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Autore: inzaghina    02/11/2022    8 recensioni
Non è facile essere l’erede di una delle Sacre Ventotto, questo Evan lo sa bene, eppure è altrettanto consapevole che con accanto Marlene tutto possa risultare più sopportabile, per lo meno fino a quando la guerra non s’infiltrerà anche a Hogwarts…
Lui sorride, figurandosi un futuro come quello che immagina quando si sdraia accanto a Marlene sotto agli alberi del suo giardino, e i discorsi di suo padre si affievoliscono fino a diventare un rumore di sottofondo e perdere totalmente di significato.
[Questa storia partecipa al contest “Birdwriting - Pesca un dialogo indetto da Sia sul forum “ferisce più la penna”.]
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Evan Rosier, Marlene McKinnon, Sirius Black | Coppie: Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Questa storia partecipa al contest “Birdwriting - Pesca un dialogo indetto da Sia sul forum “ferisce più la penna”.

 

 
 
Non è tempo per noi — e forse non lo sarà mai

 
A cinque anni i sorrisi di Marlene sono intrisi di dolcezza. 
 
È domenica mattina, lo sciroppo d’acero inonda i pancake preparati dalla madre, la casa profuma di vaniglia e cioccolato, le risate risuonano nella cucina affollata e Marlene soffoca una risata nel vedere la madre osservarli quasi sconsolata. Suo padre è stato richiamato in ufficio il pomeriggio precedente per una pratica internazionale urgente, così quella che doveva essere una domenica in famiglia rischia di trasformarsi in una giornata chiusi in casa a causa della pioggia torrenziale. 
Gli avanzi della colazione sono ancora sparpagliati sul tavolo, lo scalpiccio di piedi nudi risuona sul pavimento in legno e il fuoco crepita nel caminetto, quando Jonathan si smaterializza all’ingresso e i figli gli corrono incontro — quasi come se non lo vedessero da anni, invece che da qualche ora. L’uomo non si prende nemmeno la briga di togliere il mantello, prima di annunciare loro di avere una sorpresa e svelargli di aver ricevuto dei biglietti per la partita del pomeriggio tra il Puddlemere United e i Montrose Magpies. I suoi fratelli più grandi, Nathan ed Elliot si scambino un cinque eccitato, mentre lei e Josh s’aggrappano al collo di papà, che nel frattempo sussurra alla mamma che può fermarsi a casa a leggere, se la sua passione per il Quidditch non è così spiccata come quella del resto della famiglia.
 
La pioggia ha lasciato spazio a un cielo plumbeo e minaccioso, quando la famiglia McKinnon raggiunge lo stadio del Puddlemere e prende posto nei pressi della tribuna d’onore. Marlene osserva ciò che la circonda con curiosità, rimanendo sbalordita quando l’arbitro apre lo scrigno contenente le quattro palle e il Boccino d’Oro si libra per qualche istante di fronte a loro, prima di svanire tra le nubi. 
È l’intervallo, quando un uomo vestito di scuro accompagnato da due bambini si avvicina a Jonathan e ai suoi figli; lo sguardo di Marlene è attirato da quello del figlio minore, che deve avere pressappoco la sua età e la fissa con occhi color zaffiro incorniciati da lunghe ciglia ricurve.
“Sono felice che tu sia riuscito a venire, Jonathan,” la voce dell’uomo è profonda e Marlene percepisce un brivido percorrerle la schiena, ma scaccia via il pensiero, continuando a scrutare il bambino biondo che ricambia il suo sguardo.
“Ti ringrazio ancora per i biglietti, Magnus,” risponde il padre, stringendogli la mano, “questi sono i miei ragazzi: Nathaniel, Elliot, Joshua e Marlene.”
“Loro invece sono Isabel ed Evan,” ribatte l’altro, continuando a mantenere un’espressione impassibile sul volto arcigno.
Evan le si avvicina e le porge la mano in una maniera elegante, che poco si addice a un bambino della sua età, Marlene ricambia la stretta e sorride quando s’accorge della luce che gl’illumina quegli occhi che le parevano tanto, troppo, freddi.

 
*
 

A dieci anni i sorrisi di Marlene si cibano di sogni.
 
L’estate è da sempre la sua stagione preferita e non solo perché non si va a scuola, né perché il suo compleanno coincide con uno degli ultimi giorni di libertà, quanto per via delle possibilità che la caratterizzano: le giornate che paiono infinite, trascorse con gli amici, le serate davanti al fuoco acceso in giardino, a raccontarsi storie dell’orrore, il frinire delle cicale che fa da colonna sonora alle partite di Quidditch, con fratelli e amici. Marlene è solita lasciarsi coinvolgere da tutto ciò che viene organizzato nella loro villa gallese, ma fa sempre un’eccezione quando Evan viene a trovarli con Isabel, preferendo passare il tempo da sola con lui ad ascoltare le onde infrangersi contro gli scogli, a osservare le mille sfumature diverse che colorano il cielo, a mangiare biscotti fino a sentirsi scoppiare. Si raccontano aspirazioni e desideri, progettano un futuro che sembra non arrivare mai e che al tempo stesso s’avvicina a grandi passi, si confidano segreti che nessun altro conosce — promettendo di non rivelarli mai ad anima viva. 
 
“Credi che tutto sarà diverso quando saremo a Hogwarts?” la domanda di Evan la coglie di sorpresa.
“Immagino di sì, per noi sarà la prima volta lontani da casa.”
“E non ti fa paura?”
“A te sì?”
Evan annuisce con un’espressione grave che gl’incupisce gli occhi color del cielo, sembrando molto più grande dei suoi dieci anni, “temo di deludere mio padre...”
“Non puoi viverla in questo modo, sono i tuoi sogni quelli che devi sperare di realizzare, non quelli di qualcun altro!”
“Ma io sono l’erede di una delle Sacre Ventotto, il mio avvenire è già scritto.”
“E tu riscrivilo, Evan! Il protagonista devi essere tu...”
Lui sorride, figurandosi un futuro come quello che immagina quando si sdraia accanto a Marlene sotto agli alberi del suo giardino, e i discorsi di suo padre si affievoliscono fino a diventare un rumore di sottofondo e perdere totalmente di significato.


 
*

 
 A tredici anni i sorrisi di Marlene si rispecchiano in quelli altrui. 
 
La vita a scuola non è così diversa da come l’ha immaginata: è una Grifondoro, come i genitori e i fratelli prima di lei, la sua materia preferita è Incantesimi e quella che ama meno è Storia della Magia, lungo i corridoi tanti la salutano e lei trova tempo per ognuno di loro — anche se nessuno sa farla sorridere come Evan. L’essere stati smistati in case diverse non ha influito sulla loro amicizia, come aveva temuto lui nonostante tutte le rassicurazioni di Marlene, e lei non manca di farglielo notare ancora e ancora, solo per vederlo rabbuiarsi e osservare i suoi occhi scurirsi come il cielo prima della tempesta.
“Sapevo che ti avrei trovata qui,” sussurra la voce di Evan, lasciandosi cadere accanto all’olmo sotto al quale sono soliti studiare.
“Nel luogo in cui ci siamo dati appuntamento?” lo deride svelta.
“Ma sono in anticipo,” fa notare lui, piegando gli angoli delle sue labbra in un sorriso impertinente che scatena uno stormo di farfalle nello stomaco di Marlene.
“Questo effettivamente è sorprendente,” concede la Grifondoro, inarcando le sopracciglia.
“Il tuo sarcasmo mi ferisce.”
“Potrai mai perdonarmi per questo affronto?”
“Forse,” dichiara pensieroso Evan, “ma dovrai chiudere gli occhi...”
“Che hai in mente?”
Lui scuote la testa, facendole segno di serrare le palpebre e lei sbuffa, prima di accontentarlo. Evan fa passare un secondo, poi dieci, venti, forse addirittura trenta, rimanendo assolutamente immobile, Marlene apre la bocca per protestare, quando lui la sorprende posandovici sopra le proprie labbra, assaporando il cioccolato dei biscotti che è solita portare con sé per le loro sessioni di studio. Il primo bacio è più impacciato di quanto si sarebbe aspettata, ben consapevole che Evan abbia avuto maggiore esperienza di lei, quando libera le sue labbra, posa la testa sulla sua fronte e spalanca gli occhi zaffiro su di lei, prima di sospirare e baciarla una seconda volta con lentezza. 
“Dicono che la pratica renda perfetti, Lene.”
“Abbiamo parlato anche troppo, Evan...”


 
*
 
 
A quindici anni i sorrisi di Marlene s’infrangono contro la realtà.
 
Il parco di Hogwarts è, da sempre, il loro rifugio, un posto che non hanno la necessità di condividere con nessun altro: è lì che si ritagliano del tempo solo per loro, lontani da sguardi indiscreti e dai troppi giudizi che l’inseguono tra le mura del castello. Perché il loro legame è qualcosa di inspiegabile per la maggior parte dei loro coetanei, anche se loro due non sono soliti dare importanza alle opinioni altrui. Eppure Marlene non può fingere che tutto sia immutato, non quando le voci riguardo a Evan si fanno insistenti ogni giorno di più — e il timore che lui sia cambiato non la fa dormire. Nella tiepida notte estiva, Marlene raggiunge l’olmo sotto al quale si sono dati il loro primo bacio e si siede a osservare le stelle riflettersi sulla superficie del Lago Nero. 
“Sapevo che ti avrei trovata qui,” esordisce la voce di Evan, replicando il momento avvenuto due anni prima. 
“È sempre qui che ci diamo appuntamento,” ribatte, senza riuscire a impedirsi di suonare sconfitta.
“Cosa ti turba, Lene?” sussurra Evan nel buio, sfiorando l’incavo del suo collo.
Tu. Vorrebbe rispondergli con quanto fiato ha in gola, ma ha paura di rovinare tutto e, più ancora, teme di scoprire che quelle voci sono vere.
“Sai che puoi dirmi qualsiasi cosa, vero?” insiste lui, prima di baciarle il punto del collo che le fa perdere il controllo ogni volta.
“E tu invece? Mi nascondi qualcosa, Evan?”
Il ragazzo si blocca, il suo respiro affannato le risuona nelle orecchie, accelerando il battito del suo cuore.
“Di che parli?”
Marlene s'abbandona al coraggio che dovrebbe contraddistinguere i Grifondoro e prende un respiro profondo. “C’eri anche tu insieme a Mulciber e Avery quando hanno aggredito il fidanzato della sorella di Mary?”
Evan rimane bloccato, come sospeso di fronte a lei. “Si è trattato di una goliardata...” ammette infine.
“Chris è stato ricoverato al San Mungo!”
“Le cose ci sono un po’ sfuggite di mano...”
“Non ti riconosco più, Evan...”
“Hai sempre saputo tutto della mia famiglia d’origine,” le fa notare lui.
“Questo cosa c’entra?”
“Conosci il futuro che mi attende…”
“Ma ti credevo diverso da tuo padre!”
“Certo che lo sono. Ti ho già detto che non ci saranno problemi a convincerlo a farmi sposare te, sei una Purosangue di lignaggio abbastanza nobile, i nostri genitori si conoscono da anni... nessuno si aspetta che anche tu prenda il marchio, Lene.”
“Tu vaneggi, Evan!”
“Cosa?”
“Sei pazzo, se credi che io abbia intenzione di sposare un Mangiamorte!”
“Io ti amo, Lene,” mormora lui, baciandola con disperazione, “credevo m’amassi anche tu.”
“Lo credevo anch’io, ma evidentemente era solo di un’idea che ero innamorata...” dichiara, prima di alzarsi e correre via, lasciandoselo alle spalle.


 
*

 
A diciassette anni i sorrisi di Marlene si rifanno strada faticosamente sul suo volto.
 
Ha giurato a se stessa che non si sarebbe più aperta alla possibilità dell’amore — non dopo tutte le sofferenze patite. Il destino però ha dimostrato di avere altri piani, facendola avvicinare a Sirius, prima lentamente e poi sempre più precipitosamente, dimostrandole quanto le apparenze fossero ingannevoli, anche nel suo caso. Perché nonostante Evan abbia sempre sostenuto di essere diverso dal padre, è Sirius che ha scelto di andarsene da casa sbattendo la porta, se Evan le ha sempre giurato che avrebbe messo la sua felicità al primo posto, è Sirius che le dimostra ogni giorno quanto tenga a lei, e se Evan era disposto a convincere il padre a lasciargli sposare Marlene, è Sirius che le ripete continuamente quanto sia stato fortunato ad aver avuto una possibilità con lei. 
Quando incontra Evan nei corridoi, Marlene sostiene il suo sguardo, ripensando con malinconia al passato che hanno condiviso e a tutti i sogni che hanno lasciato infrangere. Sirius combatte quotidianamente con la gelosia che prova nei confronti del passato di Marlene, ma fa del suo meglio per dimostrarsi migliore di chi l’ha delusa.
“Avresti mai immaginato di finire con me?”
“C’è molto di peggio di te, Sirius Black,” sorride la ragazza, baciandolo con trasporto nella rientranza del settimo piano nella quale sono soliti fermarsi ogni volta che raggiungono la Stanza delle Necessità.
“Questo lo so, ma diciamo che non ero famoso per le mie doti di fidanzato, ecco tutto...”
“La gente parla di cose che non conosce, l’ho imparato a mie spese.”
“Parli di quando stavi con lui?” Sirius non pronuncia mai il nome di Evan — non ce n’è bisogno.
“Non solo, parlo anche di quando eravamo semplicemente amici e nessuno sembrava capirlo... col senno di poi evidentemente avevano ragione loro.”
“Non dire così, Lenie,” mormora il ragazzo, utilizzando un soprannome simile a quello che aveva coniato Evan, eppure così diverso pronunciato dalla sua bocca.
“Credi che io sia stata una stupida a credere che fosse diverso da suo padre?”
“Credo che tu l’amassi e sperassi che questo fosse sufficiente...”
“Già,” ammette in tono sconfitto. “Scusa, non volevo finire a parlare del mio ex ragazzo...”
“Non importa, è solo che odio l’idea che ti abbia fatto soffrire.”
“Fa parte della vita, si impara la lezione e si va avanti,” dichiara Marlene, prima di afferrare la mano di Sirius e condurlo nella stanza, pronta a dimenticare ogni tribolazione.


 
*
 
 
A vent’anni i sorrisi di Marlene sono sporcati dal rimpianto.
 
È stato Remus a comunicarle della sua morte e Marlene si sente svuotata da ogni emozione, rabbia inclusa, nonostante per anni si fosse convinta di odiare tutto ciò che Evan rappresentava ed era diventato. Sirius la trova seduta al buio, a osservare il panorama ormai indistinguibile che si staglia davanti a lei, trincerata dietro a un silenzio che non le appartiene.
“Hai saputo?” sussurra nell’oscurità.
Marlene annuisce senza voltarsi, impreparata ad affrontare le lacrime che le imperlano le ciglia.
“Mi dispiace che tu soffra, Lenie. È stato il tuo primo amore, avete un passato al quale, in certi momenti, avrei voluto che tu rinunciassi, nonostante sarebbe stato ingiusto.”
La ragazza rimane in silenzio, ansiosa di scoprire dove Sirius stia andando a parare.
“Forse sono immaturo, ma avrei tanto voluto che la nostra prima volta insieme fosse la tua prima volta in assoluto, perché per mesi mi è sembrato di essere in competizione con un fantasma contro il quale era impossibile prevalere...”
Marlene solleva finalmente lo sguardo, incontrando quello grigio di Sirius, leggendovi un’amarezza che credeva ormai sopita. “È stato tanto tempo fa e non è come pensi. Insomma, è come pensi ma sai com’è quando la vita ti scappa via e tu pensi che potresti morire da un momento all’altro!”
“Mi sento sempre così quando sono con te,” confessa lui, mettendo a nudo delle incertezze che ha paura di ammettere perfino con se stesso.
“Non ne avevo idea, Sirius...”
“Come avresti potuto? Sono stato bravo a farti credere di reputarmi superiore a tutto questo.”
“Per quanto può valere, anche se è con Evan che ho vissuto le mie prime volte, è con te che vivrò tutte le ultime.
“Vale tantissimo, Lenie. Nonostante sia un pensiero un po’ macabro...”
“Forse, ma siamo pur sempre in guerra,” gli ricorda lei, mentre il dolore per la perdita di Evan la travolge come le onde in risacca sul bagnasciuga.
“So quanto lui sia stato importante per te...”
“Non sarei quella che sono se non fossi stata con Evan.” 
“Così come io non lo sarei se non fossi scappato da casa...”
“Sai che ti amo più di quanto abbia mai amato lui, vero?”
“Ho capito che non era una gara, anche se me ne sono reso conto troppo tardi,” ammette Sirius in un sussurro, prima di baciarla con disperazione, ansioso di farle comprendere quanto lei sia stata fondamentale per salvarlo.
“Anche io ti amo, Lenie,” mormora in seguito, prima di spogliarla dei vestiti e dei fantasmi contro i quali ha combattuto per tutto il giorno.


 



Inizio con il dirvi che il pacchetto che ho scelto è Kiwi, che prevedeva l’inserimento del seguente dialogo:
“È stato tanto tempo fa e non è come pensi. Insomma, è come pensi ma sai com’è quando la vita ti scappa via e tu pensi che potresti morire da un momento all’altro!”

“Mi sento sempre così quando sono con te.”
E il bonus: Best friends to lovers, che spero sia stato abbastanza ben delineato all’interno del testo.
Ormai questi personaggi mi sono veramente entrati sottopelle e non potevo che scrivere di loro, anche dopo un intero mese dedicato ai Malandrini e ai loro amici, nel quale Marlene e Sirius si sono ritagliati una bella fetta di spazio. Ho voluto declinare il pacchetto in una maniera forse un po’ poco adatta a una storia con un limite di 2500 parole, ma spero che il risultato sia comunque apprezzabile, nonostante io abbia dovuto tagliare un po’ corto e abbia lasciato intendere tante cose. Spero che la crescita parallela di Marlene ed Evan è il loro successivo distacco sia stato comprensibile, così come l’avvicinamento di lei a Sirius.
Grazie a tutti coloro che hanno letto, ma soprattutto a Silvia per aver indetto questo contest super stimolante. ❤️
 
 
 
 
 
 
   
 
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