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Autore: LadyPalma    03/11/2022    5 recensioni
"Vi avevo detto che per i miei servigi mi avreste ripagato a tempo debito, ricordate? Beh, quel tempo potrebbe essere adesso. Sposate me".
Alicent/Larys
What if. Segue gli eventi del libro, ma con determinati cambiamenti.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alicent Hightower, Altri, Larys Strong
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Larycent [Alicent/Larys]'
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Quarto capitolo





"Questo è assurdo, non ho mai voluto la morte di nessuno, io-"

Larys solleva lentamente una mano e questo è sufficiente per zittirla. Il sorriso è ancora sulle sue labbra, senza alcuna traccia di divertimento o di gioia.

"Sii paziente, Alicent, ascolta e allora capirai. Dimmi, ti ricordi il nostro primo incontro?"

Non sa dare un nome al sentimento che la pervade (non è esattamente curiosità, non è solo paura), ma Alicent si sente completamente ipnotizzata da lui – dai movimenti della sua mano, che ora torna a giocare oziosamente con il fiore sul tavolo; dalla sua voce che, tra complimenti e minacce, è sempre, invariabilmente carezzevole. 

"Intendi quando ci siamo parlati per la prima volta? Penso al primo compleanno di Aegon, quando tu hai chiesto di sederti insieme a noi donne. Prima di allora ci siamo incrociati diverse volte, ma non penso abbiamo mai parlato o-"

Il sorriso evanescente di Larys assume finalmente una sfumatura ben precisa: tristezza.

"Quindi non ricordi. Lascia che ti rinfreschi la memoria".



Se essere un secondogenito non è facile, essere un secondogenito storpio è impossibile. O, perlomeno, l'aveva sempre vista così Larys, fin da quando ha preso coscienza della sua condizione, che lo vedeva costantemente relegato nell'ombra di Harwin. I figli primogeniti ereditano il titolo, si sposano, portano avanti il nome; i figli secondogeniti invece perlopiù diventano cavalieri, dimostrano il loro valore prestando giuramento al sovrano o vincendo numerose battaglie. Forse se Larys fosse stato un primogenito, il suo difetto sarebbe passato inosservato, ma così era semplicemente imperdonabile. Non che suo padre lo avesse mai detto in modo esplicito – non gli aveva fatto mai mancare nulla e diceva sempre di avere due figli, non uno – però era innegabile la preferenza verso Harwin che, d'altro canto, era il figlio perfetto. Laddove Larys difettava in fisico e in privilegi di nascita, Harwin riuniva le due caratteristiche che un uomo altolocato doveva avere: futuro signore e guerriero. E, come se non bastasse, sapeva parlare bene e dire sempre la cosa giusta al momento giusto, con un carisma che catturava tanto gli altri Lord (coetanei o vecchi) quanto, soprattutto, le donne. 

Quanto a Larys, parlava poco, sorrideva ancor meno, leggeva molto, pensava troppo. In ogni occasione sociale, lui era semplicemente ignorato e l'unica cosa che, se era fortunato, riusciva a racimolare era uno sguardo di insopportabile pietà nei suoi confronti. Un altro ragazzo al suo posto, forse, ne avrebbe sofferto, ma non lui. Aveva imparato a sbiadire nella luce accecante di Harwin, a fingere di non notare tutte le occhiate compassionevoli o le omissioni poco casuali, ad accettare la sua posizione senza pretendere mai nulla di più. Il motivo era in fondo semplice: non odiava suo padre, non invidiava suo fratello, non incolpava dei in cui non credeva… Larys non provava niente, se non una oziosa curiosità per il mondo naturale che forse avrebbe potuto renderlo un valido maestro, un giorno.

Questo, perlomeno, fino a che all'età di diciassette anni non era stato portato a Corte e aveva posato per la prima volta gli occhi su di lei. Lunghi capelli ramati, intensi occhi scuri e un sorriso gentile – perfino per lui. Era bellissima nella sua innocente delicatezza, ma non era per questo che ai suoi occhi era differente. Era per la sensazione che vederla (anche di nascosto, mentre passeggiava con la principessa Rhaenyra, una presenza effimera ai suoi occhi) riusciva a scatenargli dentro. Aveva sempre osservato e ascoltato in silenzio, e si era accontentato di farlo, ma adesso curiosamente sentiva il bisogno di vincere qualsiasi timidezza innata e parlare con lei, anche se il solo pensiero lo rendeva ancora più impacciato del solito. Peggio ancora, sentiva il bisogno di toccarla, di passare la mano tra i suoi capelli, sulle sue labbra, sul suo collo longilineo e poi… più giù, oltre, in posti che nemmeno conosceva e improvvisamente voleva esplorare.

Guardando quella ragazza vivere di fronte ai suoi occhi, per la prima volta si ritrovava a maledire il suo piede, e a invidiare concretamente suo fratello. Ed era stato proprio a lei che aveva rivelato ad alta voce quella sorta di risveglio che stava suo malgrado subendo. Prima di uno dei tornei tenuti a Corte, per il quale Harwin risultava già tra i favoriti, aveva approfittato della confusione per la preparazione ed era riuscito ad avvicinarsi alla ragazza dei suoi sogni prima che andasse a raggiungere la sua inseparabile migliore amica sugli spalti.

"Mi piacerebbe partecipare a un torneo soltanto per avere il vostro pegno!"

Aveva lanciato quelle parole nell'aria, quasi urlando, per mera incapacità di modulare il tono della voce e ancora di più di rapportarsi alle persone.

Lei aveva sussultato, poi si era voltata, e l'espressione spaventata si era sciolta in uno dei suoi irresistibili sorrisi, questa volta diretto a lui, solamente a lui. Nel farlo, lo aveva guardato dritto negli occhi (Larys non sapeva ricordare l'ultima volta in cui qualcuno lo avesse fatto) e lui aveva notato un delizioso rossore colorare le sue guance.

"Oh" aveva detto poi, imbarazzata, accorgendosi solo allora del piede deforme, e l'incantesimo si era spezzato.

Lui aveva abbassato lo sguardo a sua volta e balbettato qualche parola. Tuttavia, prima che potesse andarsene, lei lo aveva richiamato indietro e si era avvicinata di più, abbastanza che se solo avesse osato gli sarebbe bastato allungare una mano per toccarla. Era stata invece lei a ridurre ancora di più la distanza, rimuovendosi la ghirlanda che teneva al polso per il torneo e infilandola con un gesto rapido ma preciso sul suo bastone.

"Il mio pegno è vostro, adesso. Non bisogna essere un cavaliere per esserne meritevole".

Con un ultimo sorriso, se ne era andata e solo allora lui si era reso conto di non essersi neanche presentato, di non averle detto il suo nome. Lui però il suo lo sapeva, e tanto bastava per andare dritto da suo padre il giorno dopo e parlargli con una sicurezza che non aveva mai avuto prima.

"Ho deciso di voler prendere moglie".

Lyonel aveva sollevato lo sguardo su di lui sorpreso, tanto dalla richiesta quanto dalla fermezza che trapelava. Aveva esitato nel rispondere, ma non lo aveva schernito, non subito perlomeno. "Hai in mente una fanciulla?"

Larys non aveva esitato nemmeno un secondo invece, nei suoi occhi ardeva una luce strana mentre affermava semplicemente, "Voglio Alicent Hightower" e non solo lo affermava, lo pretendeva, con tutta l'arroganza di chi si è visto negare tutto e non ha mai chiesto niente, nemmeno un bicchiere in più di vino, nemmeno una maledetta spada che non avrebbe potuto usare. "Voglio Alicent Hightower, padre, e tu me la farai ottenere".



"Tu volevi sposarmi? Non l'ho mai saputo".

Alicent ha promesso tacitamente di ascoltare senza commentare, ma quella notizia è talmente sorprendente che non può lasciare passare sotto silenzio.

"La storia non è finita" replica Larys, in tono indulgente. La sua posa è rilassata, la voce sempre calma, come se stesse parlando della vita di qualcun altro. Forse perché è stato in silenzio fin troppo, e adesso che ha iniziato a parlare, è un fiume in piena che vuole travolgere ogni cosa.

"Non sono certa di volerla sapere, non sembra una storia felice".

"Raramente le storie lo sono, ma questa devi ascoltarla, devi decisamente perché ne sei la protagonista".


 

La sorpresa di Lyonel era aumentata ancora di più e poi aveva fatto la cosa peggiore che potesse fare: era scoppiato a ridere. Non era una risata cattiva, per essere onesti, era più dettata dal nervosismo e dall'incredulità; ma per Larys era stato il primo, insignificante dettaglio stonato di suo padre verso di lui che aveva trovato insopportabile. E forse questo fastidio era evidente, perché lentamente l'uomo aveva smesso di ridere e assunto un'espressione meditabonda.

"Posso provare a parlarne con Lord Otto, ovviamente, ma sarò onesto con te, devi capire che ci sono ben poche possibilità che possa accettare una simile unione".

"Parlate della mia disabilità?"

Lyonel aveva sospirato stancamente e si era degnato quanto meno di abbassare lo sguardo. "Otto Hightower è un uomo alquanto… ambizioso, e tu sei un secondogenito. E sì, sei uno storpio".

Aveva usato un tono basso e delicato, quasi cauto, eppure alle orecchie di Larys ogni parola era arrivata come un urlo brutale. Un attacco alla cui difesa aveva sfoderato, quindi, un sorriso freddo.

"Vi ringrazio per la sincerità, padre. Finalmente chiamiamo le cose con il loro nome".

Un'ombra di compassionevole era apparsa allora sul volto di Lyonel. "Larys, io-"

"Parlate con Lord Hightower, chiedo solo questo".

E Lyonel aveva parlato, in effetti, quella sera stessa, come gli avrebbe riferito in seguito quando avrebbe edulcorato di molto l'inevitabile rifiuto. Ma Larys non aveva dovuto aspettare, era riuscito a scoprire il primo di molti passaggi segreti nella fortezza, e da quella posizione era riuscito a sentire l'intero dialogo tra i due lord nella versione originale.

"Parlate pure, Lyonel, qual è questa questione di cui volevate parlarmi".

"A dire il vero è una questione personale, vedete, ci conosciamo ormai da anni e abbiamo avuto le nostre divergenze, ma le nostre sono due casate importanti che forse potrebbero beneficiare di una unione matrimoniale, di una alleanza. Vostra figlia non è ancora promessa, giusto?"

Una pausa, lunga. "Per il momento, no. Volevate forse proporvi voi, Lyonel?".

Lyonel aveva riso. "Oh, no, ormai ho superato l'età per un nuovo matrimonio da un pezzo. Ma ho due figli come ben sapete, e uno dei due ha espresso molta simpatia per la vostra Alicent e ha solo le intenzioni più onorevoli".

"Vostro figlio è un giovane prestante e vigoroso, e non disdegno l'idea di far diventare mia figlia Lady di Harrenhal, tuttavia–" Un colpo di tosse, una brusca interruzione. "–Aspettate, non intendete forse l'altro figlio, lo storpio?" Una risata forte, questa, sì, crudele e glaciale.

"Larys è un bravo ragazzo-"

"Questo è un insulto e lo sapete benissimo!"

Un silenzio lungo, estenuante, e poi le parole che Larys non avrebbe mai voluto udire, quelle che Lyonel non avrebbe mai ripetuto fuori da quella stanza e che, inconsapevolmente, avrebbero segnato il suo destino per sempre.

"E se invece proponessi l'altro mio figlio, Harwin?"

Era stato in quel momento che Larys aveva provato il contraccolpo di quella recentissima scoperta delle emozioni. Ché non ce ne sono soltanto di buone, ma anche negative, e così lui era caduto.

L'amore è una caduta, perché trattiene la mano tanto quanto la arma. E se non poteva avere l'amore, allora, cadendo, sarebbe precipitato verso l'odio, la vendetta, l'ambizione, da quieto storpio sarebbe diventato un agente del caos.


 

"E poi cosa è successo?" 

Alicent è rimasta talmente rapita da quel racconto da rimanere indispettita adesso che all'improvviso Larys ha bruscamente smesso di parlare. Non ha fretta, anzi, si prende tutto il tempo per tagliare una fetta della torta al limone sul tavolo e porgergliela in un silenzioso invito, per poi tagliarne una anche per sé.

"Lo sai benissimo da sola, suppongo" dice alla fine, "i nostri padri hanno trattato per qualche giorno in privato per combinare un possibile matrimonio tra te e Harwin, finché il re non ha annunciato che tu saresti stata la sua nuova moglie. Una scelta sensata, non sarebbe potuta esistere una regina più adatta, se chiedi a me… Eppure il pensiero che tu avresti potuto appartenere a Harwin, che io stesso ti avessi in qualche modo spinta tra le sue braccia mi era intollerabile, come del resto quello di saperti con il vecchio Viserys ma in un modo molto differente".

Alicent deglutisce a vuoto, mentre prova a fare i conti con la verità che si distende lentamente davanti ai suoi occhi. "Hai ucciso tuo padre e tuo fratello perché ti hanno impedito di avere quello che volevi? E tu volevi… me".

"Tu rappresentavi tutto quello che io non avrei mai potuto avere e quando ho realizzato questo io… ho iniziato a volere di più, a capire che avrei potuto fare, oh, meglio di mio padre e infinitamente meglio di Harwin. Loro erano… soltanto un intralcio, in fondo. Non posso fare nulla per il mio piede, ma adesso sono il Lord di Harrenhal, non è così? E tu non eri più il mio scopo, non potevi esserlo, ma ora sei una deliziosa aggiunta".

"Se sono una deliziosa aggiunta aggiunta, allora come può essere colpa mia?"

Gli occhi Larys brillano, ardono perfino, un'immagine paradossale per due occhi di ghiaccio. "Non capisci, Alicent? Forse quando mi guardi dovresti chiedere a te stessa che cosa sono diventato, che cosa mi hai fatto.Tu sei il motivo per cui sono diventato tutto quello che sono, tu sei la mia caduta, la mia rovina".

Il sussulto di Alicent è un suono distinto. Questo è perfino peggio di ciò che immaginava: Larys non ha ucciso perché lei glielo ha chiesto, e nemmeno per averla, ma semplicemente perché lei esiste. Sulle sue mani c'è, in fondo, non solo il sangue di Lyonel e di Harwin, ma anche di tutti i singoli uomini che lui ha ucciso, perché è lei, senza saperlo, senza volerlo, ad averlo reso quello che è adesso. È una verità talmente terribile che dovrebbe riempirla di terrore molto più di quanto lo è già. Quanto può essere folle un uomo che decide di sterminare i suoi consanguinei perché è ossessionato da una donna che è stata gentile con lui? E quanto può essere, d'altronde, folle una donna se invece di tremare dal disgusto, freme di commozione e una strana forma latente di desiderio?

Perché è questo che Alicent sente dentro di sé, a dispetto di tutto. Avere un potere così grande su una persona non credeva fosse umanamente possibile, di certo non credeva potesse averlo lei, e non è sicura di riuscire a rinunciarvi ora che sa cosa si prova. Larys è sempre stato un uomo freddo, ambiguo, apatico perfino, e pensare che lei sia stata capace di essere la sua caduta fa germogliare uno strano, impossibile, senso di onnipotenza – in lei, che si è sempre sentita debole, incapace, invisibile.

"Larys, io-"

"Non dire nulla, mio piccolo fiore, ti lascio il tempo per elaborare".

Ma insieme al tempo, prima di sparire, le lascia sul tavolo anche un altro regalo. Non un fiore stavolta, ma una ben famigliare e incredibilmente intatta ghirlanda.







 


NDA: In questo capitolo ho voluto dare un background a Larys ben preciso: un ragazzo abbastanza indifferente a tutto, che non prova niente, e per questo abbastanza innocuo... finché qualcosa non scatta nella sua testa e si rende precisamente conto da un lato di cosa si perde per colpa della sua posizione, dall'altro di quanto sia molto più sveglio degli altri. La vendetta incontra l'ambizione e il mix è letale. E in questa storia a far scattare tutto è Alicent. Da qui l'interpretazione un po' diversa che ho voluto dare della frase pronunciata da Larys per farla quadrare con quello che avevo in mente. Ancora una volta, Larys riesce a lusingare e a terrorizzare Alicent.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, dal prossimo capitolo il focus si sposta anche sui macroeventi della storia, che qui c'è pur sempre una guerra da combattere ahah

   
 
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