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Autore: effe_95    04/11/2022    2 recensioni
[Questa raccolta partecipa al Writober2022 indetto da Fanwriter.it ]
***
31 racconti diversi, ambientati in 31 universi alternativi.
Universi in cui Tooru e Wakatoshi si incontreranno - anche in forme e generi diversi - dimostrando che l'amore, se predestinato, sceglie sempre le stesse persone, non importa quanto diverse esse appaiono.
[ Ushijima x Oikawa ]
***
28. Band
-
«Ehi Tooru, aspetta!». La voce di Tobio lo inseguì, ma lui stava correndo via.
Correva davvero, con i polmoni in fiamme. Sentiva dentro una strana tempesta.
Aveva quasi raggiunto l'altro lato della strada, quando sentì il foulard che aveva messo attorno al collo scivolare sulla pelle. Lo toccò automaticamente, sentendolo sfuggire dalle dita. A quel punto si voltò di scatto e Wakatoshi era dietro di lui, con l'affanno a sua volta, e il suo foulard stretto nel pugno della mano piena di anelli.
«Tooru» lo chiamò per la prima volta con una voce profonda e monocorde, facendo muovere quella tempesta dentro di lui come un mare agitato «ti prego, diventa il cantante della mia band!».
Genere: Angst, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Tooru Oikawa, Wakatoshi Ushijima
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: Gender Bender, Mpreg, Tematiche delicate
Capitoli:
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“Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it”

Prompt: Farm

N° parole: 8.605

Note: questa one-shot è particolare, e ha molto di me in se. Forse troppo.
É personale, intima. Racconta cose che non ho mai confidato a nessuno …
Spero che non vi dispiaccia troppo questo piccolo sfogo …
Non è la classica storia d’amore. Non ha un finale. Non ha un lieto fine e potrebbe assolutamente essere terribile e noiosa. Affronta solo un aspetto … diverso dell’amore. Un qualcosa che a volte può risultare scomodo, ma necessario …
Non siate troppo duri con me dovesse far troppo schifo.
Tschüss :)





 
It's Always Love
 

And even though we didn't work
It's always love, always love
And even though we hurt each other
More than once
It was love, always love




Seduto sul sedile del passeggero di quella Jeep Renegade nuova fiammante, Tooru osservava il paesaggio fuori dal finestrino con aria imbronciata.
Era da qualche minuto che si susseguivano solo campi verdi, ville sporadiche, fattorie e mandrie di animali. Dovevano ormai essere quasi arrivati a destinazione, ma era passato troppo tempo dall'ultima volta che era stato ospite nel cottage in campagna dei nonni di Hajime. Non ricordava bene la strada.
« Potresti anche solo fingere di essere contento di passare le feste alla fattoria »
Tooru tentò gli ignorare il tono di biasimo nella voce del suo amico d'infanzia.
Uno dei motivi per cui stava tenendo il broncio era perché ce l'aveva a morte con lui.
« Ero contento, infatti » Brontolò, continuando a fissare la strada fuori dal finestrino. Era nato e cresciuto in città, ma amava quei paesaggi bucolici e paradisiaci.
« Prima che tu invitassi Wakatoshi insieme al suo nuovo fidanzato »
Non glielo aveva ancora rinfacciato abbastanza.
Hajime fece un sospiro pesante e armeggiò con l'aria calda, alzandola leggermente.
Le temperature si erano abbassate fuori città.
« Andiamo, Tooru. È passato un anno »
Distolse lo sguardo dalle strade ricoperte di foglie autunnali per guardare Hajime, che era tornato a concentrarsi sulla strada.
« Solo un anno » Precisò, fulminando l'amico con un'occhiataccia delle sue.
Poi tornò a guardare fuori dal finestrino, gomito appoggiato sulla portiera e mento incastrato nel palmo della mano.
« Non mi amava davvero. Ha fatto in fretta a trovarsi un altro, quel - tsz »
Fece un sospiro e si strinse nella giacca.
Era passato davvero un anno dal giorno in cui l'avevano fatta finita, ma per Tooru era stato faticoso andare avanti con la propria vita.
Era stato un po' come se il tempo si fosse mosso a rallentatore nei mesi successivi.
Stava bene a malapena, ed Hajime ...
« Che cosa avrei dovuto fare, Tooru? Io e Wakatoshi siamo amici ... lo sai. Ho invitato gli altri, non potevo escludere solo lui » Hajime aveva ovviamente ragione, ma Tooru era troppo orgoglioso e ferito per ammetterlo. Sarebbero stati quattro giorni di vera sofferenza per lui, e addio la prospettiva di rilassarsi lontano da tutto e tutti.
« E poi stanno insieme solo da un paio di mesi ... non è che si sia messo subito con qualcun'altro » Quello poi era il colmo.
« Avrei solo voluto che tu me lo dicessi prima, Hajime! Non a metà strada verso la fattoria! » Sbottò, perdendo la pazienza.
Si voltò di scatto verso l'amico e incrociò le braccia al petto, fissandolo con astio.
Hajime gli rivolse un'occhiata veloce.
« Se te lo avessi detto prima non saresti venuto » Ammise, con voce controllata.
« Ovviamente! » Sbottò Tooru, tornando a voltarsi in avanti, con le braccia sempre incrociate al petto.
« Ma da quando sei un codardo che scappa? Ormai ti è passata, no? »
No, Hajime no. È solo quello che vi ho fatto credere! Non mi è passato un bel niente!
Rimase in silenzio, osservando l'asfalto e le foglie a margine della strada attraversate dai solchi di molteplici pneumatici.
« Come al solito sei un bruto senza cuore »
Brontolò invece, imbronciandosi come un bambino capriccioso.
« Ohi » Hajime allungò una mano e gli diede uno scappellotto violento dietro la nuca.
« Ahia! E guarda la strada, imbecille! » Strepitò Tooru, massaggiandosi la parte lesa.
Hajime gli rivolse uno sguardo assassino.
« Guarda che ti prendo a calci! »
Lo minacciò, e ci provò davvero a colpirlo con un calcio. La macchina sbandò leggermente a sinistra e Tooru si mise a strillare.
« Hajime! » La sua voce era più alta di almeno dieci decibel del normale.
« Smettila di fare l'idiota! »
« Non sono io quello che ha rischiato di farci schiantare! »
« Tooru! »
« Scusa, scusa ... bruto »
La macchina sbandò di nuovo a sinistra.


 
***


I nonni di Hajime avevano un cottage grazioso.
Uno di quelli che si vedevano nelle foto sui cataloghi di villeggiatura in campagna o su, in montagna. Vicino avevano la loro fattoria.
Una piccola attività di cui si occupavano personalmente, vendendo prodotti con il loro marchio in quantità limitate. Tooru non andava a far visita a Nana e Ryota da qualche anno, ormai. Ma non aveva dimenticato quanto fosse bella la loro dimora, né quanto bene gli volessero. Totalmente ricambiato.
Erano stati accolti con estremo affetto quando avevano parcheggiato la macchina nel vialetto. E nonostante Tooru avesse pregato Ryota di restare seduto - si era rotto una gamba cadendo dalla scaletta durante la raccolta dei fichi - il vecchio si era alzato testardo sulle stampelle, per abbracciarlo.
Era anche per quel motivo che avevano deciso di passare le vacanze lì e non altrove, per dare una mano alla fattoria adesso che vi erano due braccia in meno a disposizione.
Seduto sul morbido letto della stanza che avrebbe condiviso con Hajime - dato che erano gli unici a non essere in coppia - Tooru fece un respiro profondo, affondando le mani nel piumone caldo.
Adorava quell'ambiente rustico, con i mobili di legno antico, la parete di mattoni e il camino già in funzione, con il fuoco crepitante. Si strinse nella giacca a vento - che ancora non aveva tolto - e cercò il coraggio che non aveva.
Sentiva le voci nel cortile, i saluti di benvenuto, come aveva sentito le macchine arrivare con le ruote scricchiolanti sulla ghiaia.
Non era un codardo, ma non sapeva bene come avrebbe reagito.
A dargli la notizia della nuova relazione di Wakatoshi era stato Shouyou, durante una cena insieme fuori, tra amici. Tooru non aveva sue notizie da mesi, ormai.
Quella sera aveva provato a riprendere in mano la sua vita - per l'ennesima volta - accettando un invito che per troppi mesi aveva ignorato e rimandato.
Wakatoshi non usava molto i social media, ma il suo nuovo compagno si.
Shouyou aveva scoperto la cosa tramite una serie di tag e condivisioni, e poi aveva informato Tooru con tatto. E lui aveva passato una notte insonne sotto le coperte a sbirciare la pagina instagram di uno sconosciuto che odiava e invidiava.
A fissare l'uomo con cui era stato insieme per cinque anni guardare o stringere un altro come aveva guardato e stretto lui.
Gli aveva provocato una strana sensazione, oltre che una violenta crisi di pianto.
E ora che li aveva entrambi davanti in carne ed ossa - per colpa di Hajime - non sapeva bene come controllarsi o come reagire.
« Tooru è dentro, scenderà a momenti »
Sentì pronunciare dalla voce del suo amico d'infanzia attraverso la finestra aperta.
Allora fece un altro sospiro e si tirò in piedi.
Scappare non sarebbe servito a niente.
« Ah, ecco sua maestà! Ci ha degnati della sua regale presenza » Lo accolse la voce canzonatoria di Takahiro nel cortile, a cui Tooru rivolse uno sguardo truce.
« Stavo sistemando le nostre valigie » Brontolò acido, sottolineando il pronome e indicando Hajime, come per intendere che era sceso in ritardo per colpa sua.
Nel vialetto erano parcheggiate solo due macchine.
Per venire si erano organizzati in gruppo.
« Tooru! » Esplose Shouyou con la sua voce acuta, saltellando nella sua direzione per stringerlo forte tra le braccia.
« Non importunare subito la gente, idiota! »
Lo rimproverò immediatamente Tobio, tentando di acchiappare il suo fidanzato per il cappuccio della pesante felpa arancione.
Tooru accennò un sorriso e strinse le braccia attorno al gamberetto - come gli piaceva chiamare Shouyou - dandogli un buffetto sulla criniera indomabile di capelli.
« Sempre così romantico, Tobiuccio » Prese in giro il minore, facendolo arrossire « Ciao gamberetto » Aggiunse poi con voce piena di reale affetto, Shouyou gli sorrise, poi fece una linguaccia infantile alla volta di Tobio.
Salutò velocemente anche gli altri.
« Questo posto è incantevole » Intervenne ad un certo Koushi. Teneva per mano Daichi, che stava portando sulla spalla uno di quei borsoni enormi da viaggio.
« Grazie » Fu la replica di Hajime, burbero.
Proprio in quel momento si sentì chiudere il cofano di una delle due macchine.
Wakatoshi apparve in tutta la sua statura, accanto ad un trolley da viaggio.
Indossava un cappotto grigio familiare.
Un regalo di Tooru di qualche anno prima, quando si era lamentato con lui che avrebbe dovuto indossare qualcosa di più alla moda.
Non credeva che lo avesse tenuto. I loro sguardi si incontrarono e Tooru sentì come se qualcuno gli avesse appena tirato via il terreno stabile da sotto i piedi.
« Scusate, si era incastrato il trolley » Disse Wakatoshi con voce atona e profonda.
Guardava lui, con una certa insistenza, e tutti nel cortile se ne erano accorti.
Tooru si morse il labbro inferiore. Inconsciamente strinse la presa attorno a Shouyou, solo per frenare il proprio corpo dalla voglia matta che aveva di avvicinarsi a quello dell'altro. Dalla voglia di accarezzarlo.
Di dare pace a quella spiacevole morsa che gli aveva preso la bocca dello stomaco.
« Yo, salve a tutti » Intervenne una voce nuova, per niente familiare.
L'uomo comparso accanto a Wakatoshi sembrava ... particolare.
Non era bello come Tooru, ma questo non aveva importanza quando si trattava di qualcuno come Wakatoshi. Gli altri distolsero lo sguardo da loro due, imbarazzati, e lo stesso Wakatoshi smise di fissarlo, per concentrarsi sul suo fidanzato.
Quello nuovo.
« Lui è Satori » Lo presentò.
L'altro fece un sorrisetto un po' folle, alzando due dita in segno di pace per salutare.
« Tooru ... » Mormorò Shouyou quando gli altri si affrettarono a ricambiare amichevoli.
« Va tutto bene gamberetto »
Lo rassicurò con un sorriso quando incrociò il suo sguardo preoccupato.
Arrivò il suo turno di salutare, solo per non essere maleducato. Lasciò andare Shouyou e fece un sorriso cordiale, allungando una mano per stringere quella di Satori.
« Sono Tooru, piacere » La voce era calma, controllata, posata.
Satori gli strinse la mano e fece un sorriso del tutto impossibile da decifrare, un po' pigro e un po' strampalato.
« Il famoso ex » Commentò a voce alta.
Nel vialetto ci fu altro silenzio imbarazzato.
Tooru si morse la lingua per non rispondere qualcosa di sagace e piccante.
Proprio in quel momento, arrivò Nana agitando una delle sue mani venose e callose in aria, sembrava euforica e felice.
Tooru non aveva mai trovato il suo intervento tanto appropriato e provvidenziale.


Si sistemarono, e nel frattempo si fece sera.
La notte al cottage avrebbe potuto far paura.
Erano circondati da campi, alberi e strutture che al buio provocavano un certo timore.
La verità però era che in compagnia quel posto era davvero incantevole, con la cena organizzata tra la grossa cucina in stile rustico e il bellissimo portico curato.
Il camino acceso in casa creava una certa atmosfera, come le luci che prendevano sulla tettoia del portico e lungo le colonne.
Tooru passò la serata a tagliare verdure di stagione in compagnia di Shouyou, Koushi, Nana e Ayako - la cugina di Hajime che viveva con Nana e Ryota - mentre gli altri si prodigavano accanto alla brace facendo chiasso. Rise tanto, dimenticandosi il motivo per cui non aveva voglia di uscire fuori al portico per godersi l'aria fresca delle sere autunnali. Fu piacevole, una cena amichevole.
Takahiro ed Issei intrattennero tutti con le loro battute, Ayako, Nana e Ryota imbarazzarono a morte Hajime con racconti scottanti sulla sua infanzia.
Tooru stava bene, almeno in quel momento.
Poi, ad un certo punto della serata, mentre sparecchiava la tavola raccogliendo i piattini dei dolci - una pumpkin pie deliziosa - fu distratto da una risata poco familiare.
Rimase proteso sul tavolo, con un piatto sporco in mano, mentre guardava Wakatoshi e Satori - incaricati di spazzare - fermi accanto alla scopa che parlavano di qualcosa.
Non poteva sentirli, ma Satori stava dicendo qualcosa gesticolando molto e Wakatoshi sorrise. Farlo sorridere era sempre difficile.
Rispose qualcosa a voce bassissima, poi Satori si fece vicino, appoggiandosi alla scopa. Le loro fronti si toccarono.
Lui rise di qualcosa, Wakatoshi rispose di nuovo a mezza bocca, serio ma affettuoso.
Sembravano intimi. E lui si era illuso di poterlo sopportare.
Di poter ignorare il vuoto che sentiva allo stomaco, o la sgradevole sensazione che aveva provato durante tutta la cena: di essere terribilmente solo, bloccato nel passato.
« Ehi, Tooru » La voce di Koushi lo strappò a quella scena nauseante. Guardò l'amico, e si rese conto che la sua espressione doveva essere abbastanza esplicativa, perché all'improvviso Koushi lo guardò con tristezza e una certa compassione.
« Stai bene? » Domandò dolcemente, rivolgendo solo un'occhiata veloce ai due piccioncini accanto alla scopa.
« Benissimo » Replicò freddo, riprendendo a sparecchiare i piatti con una certa fretta.
Koushi non aggiunse nient'altro.


 
***


Tooru non riusciva a dormire quella notte.
Non si trattava solo dell'ambiente poco familiare.
Generalmente faceva sempre fatica la prima notte in un letto estraneo.
Proprio non riusciva a trovare pace. Aveva un nodo allo stomaco e uno alla gola.
Si rigirò sulla schiena, posando le mani in grembo.
La luce della luna entrava dalla finestra, fredda. Il fuoco nel camino era morto, con gli ultimi rimasugli dei tizzoni ardenti nella cenere.
Fissò le travi di legno nel soffitto antico.
Poi spostò lo sguardo alla sua destra, sul lato del letto a baldacchino in cui dormiva Hajime. Russava leggermente, completamente immerso nel sonno, a pancia sotto con la schiena mezza scoperta, nonostante il freddo.
Tooru lo invidiava tantissimo.
Hajime sembrava non avere una sola preoccupazione al mondo.
Sospirando provò a rigirarsi sul fianco sinistro, dando lo sguardo alla finestra.
Chiuse gli occhi. Cominciò a pensare. Rivide la scena accanto alla scopa.
Aprì gli occhi e scostò le coperte, mettendosi seduto sul materasso, il cuore che batteva veloce nel petto, in preda ad una forte ansia.
Il freddo della notte gli morse la pelle anche attraverso la stoffa del pigiama, lontana dal tepore del piumone e delle lenzuola.
Si strinse nelle braccia e infilò i piedi nelle pantofole.
Forse del latte caldo con il miele gli avrebbe fatto bene.
Si alzò lentamente, facendo attenzione a non turbare il sonno di Hajime, afferrò un cardigan di lana e lo usò come vestaglia.
Poi scese di sotto.


Stava girando il cucchiaino pieno di miele di castagno - prodotto in casa proprio in quel periodo dell'anno - nel latte bollente, quando lo vide entrare in cucina.
Come se fosse la manifestazione tangibile di tutti i suoi tormenti.
Rimase seduto al tavolo con una gamba piegata sotto il sedere, un gomito sul tavolo e il cucchiaino fermo nella tazza.
Wakatoshi si fermò sulla soglia, evidentemente sorpreso di trovarselo davanti.
E la sorpresa era del tutto reciproca.
Aveva i capelli scombinati e indossava la solita tuta per quando andava a dormire.
Era scalzo. Tooru dovette mordersi la lingua per non rimproverarlo, ormai non erano più affari suoi se si prendeva un malanno.
« Tooru ... ciao » Il suo nome pronunciato dalle sue labbra ... tornò a girare il miele nel latte, fissandone il colore giallastro.
« Ciao » Rispose con voce esile e bassa.
Si era tagliato una fetta avanzata di torta, perché erano le due del mattino e uno spuntino ormai ci stava bene. Trascinò il piattino verso di sé e tagliò la punta della fetta con la forchetta, facendola affondare nella crema e poi nella pasta frolla burrosa. Wakatoshi entrò in cucina, ma non si avvicinò a lui, o al tavolo, raggiunse il lavabo e vi si appoggiò contro con la schiena.
Tooru sentiva i suoi occhi addosso mentre spiluccava la torta, fissando ostinato il tavolo.
Non si vedevano da ... undici mesi, tre settimane, cinque giorni e sette ore, circa.
Ma quello era solo un calcolo approssimativo.
E quella volta era stata dura, difficile. Terribile.
Era stato il giorno in cui Wakatoshi aveva portato via tutte del sue cose da casa loro.
Tooru aveva pianto tutto il tempo, seduto sul divano.
Era Febbraio, e fuori stava nevicando.
Loro si erano lasciati già da un mese circa.
Lo ricordava come se fosse successo solo il giorno precedente.
« Come stai? » Ritornò al presente e sollevò lo sguardo.
Wakatoshi aveva incrociato le braccia al petto, sulla maglietta grigio scuro.
Una domanda innocua.
« Sto bene. Lavoro, casa ... solite cose »
Fece spallucce e prese la tazza tra le mani, soffiandoci sopra prima di bere un sorso di latte ancora bollente. Era buonissimo.
Gli scaldò il petto in modo piacevole.
« Sei dimagrito » Notò Wakatoshi. Tooru fece spallucce, bevendo un altro sorso.
« Sai ... » Cominciò, tornando a fissare il tavolo.
Sai, sono stati mesi difficili senza di te.
Ho dovuto imparare a dormire di nuovo da solo.
A non allungare la mano nel dormiveglia per cercarti.
Abituarmi alla tua assenza la mattina, appena sveglio.
All'assenza delle tue cose tra le mie.
Ho dovuto abituarmi a non trovarti in cucina di ritorno da una delle tue corse mattutine, alle sette del mattino. E al fatto che non ci saresti stato di ritorno da lavoro dopo una giornata davvero faticosa. Ho dovuto abituarmi a trovare il tappo del dentifricio sempre a posto, o la tavolozza del gabinetto abbassata. E a combattere contro il desiderio di averti lì per litigare con te di queste mie stupide fissazioni. Non ho avuto tempo per pensare di mangiare bene, o dormire le ore giuste, o socializzare ed essere felice.
O - come te - di innamorarmi di qualcun altro.
Ho dovuto prima imparare a respirare di nuovo, e poi a camminare, a muovermi a piccoli passi in quella realtà senza di te.
Non sapevo più come vivere la mia vita prima di te - quella non me la ricordavo.
Quindi, scusa, sai ... ma ci ho messo tempo.
Ci ho messo molto tempo a ritrovarmi.
Ti ho odiato con ferocia, e poi, con la stessa ferocia ti ho amato.
Non conosco le vie di mezzo, sono fatto così. Sono fatto male.
Ma la vuoi sapere la cosa più divertente di tutta questa storia?
Mi sono mosso a rallentatore mentre tu andavi avanti come un treno, ed ora sono rimasto indietro anni luce. Vorrei amare qualcun altro come hai fatto tu.
E invece sono qui, a guardarti.
E mi sento un coglione, perché sai ... ci ho provato, davvero, ma sono ancora fermo lì.
Fermo a quel giorno, su quel divano.
E tutti questi mesi sono stati solo una cazzata colossale.
Vorrei ancora che tu fossi dall'altro lato del letto quando apro gli occhi la mattina, già stanco della giornata che verrà.
Perciò si, ho perso peso.
« ... deve essere la tua immaginazione. Sono sempre lo stesso »
Bevve un altro sorso di latte. Il miele gli scivolò sul palato torbido.
Wakatoshi non disse niente per qualche secondo, poi si voltò verso la cucina, cercando qualcosa nella dispensa.
« Non riuscivi a dormire, vero? »
Tooru si irrigidì leggermente a quella domanda, tornò a fissare la schiena di Wakatoshi. Aveva preso un barattolo di quelle che sembravano spezie? Tè, si rese conto.
« Non riesci mai a dormire la prima notte in un luogo estraneo. Ricordo male? »
Wakatoshi voltò la testa per guardarlo e Tooru rimase con la tazza sospesa davanti al viso, tra le mani. Lo sguardo un po' assente.
« No, ricordi bene » Mormorò dopo qualche secondo.
Appoggiò la tazza sul tavolo ma continuò a tenerla tra le mani riscaldate.
Si guardarono, forse troppo a lungo.
Il silenzio era un filo teso pieno di parole.
« E tu, invece? Perché sei sveglio? »
Domandò Tooru, solo per riempirlo di discorsi futili che facessero rumore, molto rumore. Era strano parlare in quel modo rigido.
Fino a pochi mesi prima facevano l'amore, condividevano a volte la doccia, entravano nel bagno mentre vi era l'altro ad usarlo.
Condividevano pensieri e discorsi colloquiali di qualsiasi tipo con naturalezza.
Era strano come in poco tempo sembrasse che nemmeno si conoscessero più.
Ma la realtà era che Tooru non conosceva quel Wakatoshi. Quello dopo di lui.
Quello che amava un altro uomo, e non lui.
« Satori non riusciva a dormire » Fu come ricevere un pugno dritto nello stomaco.
Per fortuna, Wakatoshi era impegnato a preparare la tisana, girato verso la cucina, così non vide la sua espressione.
« Ho pensato di preparargli una tisana ... con te funzionava sempre »
Non siamo la stessa persona.
Per poco non gli scappò di bocca con foga.
Guardò la torta, mangiata solo sulla punta.
« Sembrate ... felici. Insieme » Buttò li, giusto per dire qualcosa di carino.
Qualcosa che facesse pensare che non gliene fregava niente, anche se non era vero.
Wakatoshi accese il fuoco sotto il bollitore e si voltò a guardarlo, incrociando di nuovo le braccia sul petto ampio.
« Satori mi fa stare bene » Disse. Nulla di più.
Tooru accennò un sorriso, combattendo contro un improvviso moto incontrollato di lacrime. Allora bevve un altro sorso di latte.
Wakatoshi non si era nemmeno chiesto cosa avesse provato ad avere quella notizia.
Non si era nemmeno messo nei suoi panni e si era presentato lì, con il suo fidanzato, dopo nemmeno un anno dalla loro separazione.
La cosa brutta di tutta quella storia era che non si erano lasciati perché non si amavano più. Lo avevano fatto perché, quando Wakatoshi aveva domandato a Tooru di sposarlo, lui aveva detto di no. Il mondo era crollato addosso ad entrambi.
Si amavano, ma, per la prima volta, avevano scoperto di volere cose completamente diverse. Tooru non voleva sposarsi, né pensare ad una famiglia futura.
Voleva la loro vita così com'era, insieme e basta, senza legami di carta o catene.
Wakatoshi no, desiderava l'opposto.
Quindi no, si erano lasciati, ma si amavano.
Era per quel motivo che era stato ancora più doloroso, e inaccettabile e terribile.
Quel non voler lasciare andare ... anche quando era solamente l'unica cosa da fare.
« E tu? Non hai ... »
Tooru rise di fronte quella domanda vaga e mosse una mano in aria, come se volesse scacciare via una mosca molesta.
« No, non ancora. Non ho incontrato nessuno che mi interessasse »
Rispose, cercando di risultare spensierato.
In realtà, non ci aveva mai nemmeno provato.
Magari, in una decida d'anni, con la rassegnazione del fatto che non esistevano possibili compromessi tra di loro, o vie di fuga - ci avevano già provato - allora forse ci avrebbe pensato davvero. Wakatoshi lo fissò a lungo. Intensamente.
Tooru amava quegli sguardi così intimi.
« So now we're strangers again, but this time with memories »
Mormorò sotto voce, una frase che Tooru aveva sentito pronunciare da qualche parte.
Lo guardò con occhi sgranati, colpito.
Ci fu qualche istante di silenzio e -
« Wakatoshi, perché ci stai mettendo tutto questo tempo per preparare una tisana? Non è che - » Satori entrò in cucina e si interruppe.
Il suo sguardo perennemente assonnato si spostò prima su Tooru, poi su Wakatoshi.
« Ho interrotto qualcosa? » Domandò. La sua voce pareva fredda.
« No, ho finito il mio latte e me ne torno a dormire »
Intervenne immediatamente Tooru, alzandosi in piedi con la tazza in mano.
Non voleva finire invischiato in quella situazione assurda di gelosia.
Non ce l'avrebbe fatta.
Raggiunse il lavabo, passando accanto a Wakatoshi, tanto vicino a lui come non lo era dal quel giorno, quando aveva provato comunque - contro ogni buon senso - a convincerlo a restare. E a rinunciare ai suoi sogni di avere una famiglia, un giorno.
Era stato egoista.
Lasciò la tazza nel lavabo pulito, sentendo il suo sguardo intenso addosso, ma non sollevò lo sguardo.
Si affrettò ad allontanarsi.
« Buonanotte » Commentò con voce incolore mentre passava accanto a Satori per uscire dalla cucina con fretta, sentì inevitabilmente il suo sguardo addosso.
Sapeva di dare l'impressione di voler scappare, ma non poteva restare solo con quei due. Era davvero troppo.
Mentre si allontanava nel buio ingresso per raggiungere le scale a chiocciola moderne, sentì le loro voci cominciare ad alzarsi.
I toni farsi più vivaci. Discutevano.
Merda, non voglio essere trascinato in mezzo.
Prese a salire le scale con più fretta.


Per il resto della notte non dormì.
Rimase steso nel letto ad osservare il volto imbronciato di Hajime, dopo avergli sistemato il piumone addosso.
Era un gesto che faceva spesso per Wakatoshi.
Non si era mai reso conto di quanto gli fosse mancato.


 
***


Tooru era nella merda. Letteralmente.
Imprecò a denti stretti osservando la pila fumante di letame che lo avevano mandato a spalare vicino ai campi. Gli facevano male le braccia solo a guardare.
Inoltre, la puzza lo avrebbe fatto vomitare prima di pranzo, ed era una brutta cosa, perché non aveva nemmeno fatto colazione.
Fingendo di aver dormito benissimo, si era alzato con un sorriso smagliante e Nana ne aveva approfittato per metterlo subito al lavoro. Così aveva raccolto le uova nel pollaio in compagnia di Shouyou e Ayako, facendosi inseguire malamente dal gallo impazzito mentre Hajime rideva riprendendolo con il cellulare. Poi aveva aiutato a mungere le mucche, ma si era arreso dopo qualche palpatina a quelle mammelle spaventose, di conseguenza, si era spruzzato del latte in faccia e sugli stivali di gomma.
Koushi, che era con lui, aveva riso.
E anche Daichi e Tobio, ma l'ultimo si era beccato uno scappellotto dietro la nuca.
E infine quello: il letame.
Tooru era stanco. Molto stanco.
Fissò la carriola sudicia, le mosche che ronzavano e ripensò alla propria esistenza.
Era andato a passare il ponte di ferie alla fattoria per distrarsi, rilassarsi e invece ...
« Usa questo » Si voltò di scatto, sorpreso.
Wakatoshi era dietro di lui e gli porgeva un fazzolettino immacolato. Stringeva in mano una pala come la sua, indossava stilavi di gomma e un giaccone pesante per il freddo.
Quella notte aveva fatto la brina sul terreno.
Tooru sollevò un sopracciglio.
« Nana mi ha spedito a darti una mano »
Lo informò con voce monocorde.
Fantastico, pensò con voce piena di acido.
Si domandava che cosa ne pensasse Satori dopo la notte precedente.
« Grazie » Disse invece, prendendo il fazzoletto per legarselo attorno a naso e bocca come aveva fatto Wakatoshi.
Non indugiò oltre e cominciò a spalare con foga, lui lo seguì a ruota.
Lavorarono alacremente per una buona mezz'ora, poi Tooru cominciò a stancarsi.
Guardò Wakatoshi, perfettamente tranquillo.
Avete litigato per colpa mia ieri sera?
La domanda gli pungeva la lingua.
Doveva averla pensata forse con troppa forza, perché Wakatoshi lo guardò.
Distolse lo sguardo, lasciando cadere il letame nella carriola piena per la terza volta.
« Non finisce mai » Si lamentò, osservando la pila ancora consistente.
Era sicuro di non profumare come suo solito.
E con il fazzoletto andava meglio, ma ...
« Ne avremo fino ad ora di pranzo » Lo informò Wakatoshi. Tooru lo sapeva già.
« Sono stanco » Si lamentò ugualmente.
Strinse le mani attorno alla carriola per portarla via, quando Wakatoshi gli si avvicinò.
« Faccio io questa volta » Le loro braccia si toccarono, e così anche le mani guantate.
Tooru lasciò subito andare la presa e fece un passo indietro, a disagio.
Wakatoshi non disse niente e si allontanò.
Tooru tornò alla pila di letame e continuò a spalare, riempiendo una seconda carriola più piccola che avevano recuperato dal fienile.
« Attento! » L'avvertimento arrivò alle sue spalle, inaspettato.
Si voltò di scatto, in tempo per vedere Wakatoshi lasciare andare la carriola svuotata in mezzo alla strada sterrata e fare uno scatto atletico verso di lui.
Lo afferrò per la collottola del giaccone, ma troppo tardi, la pila di letame oscillò e li travolse. Tooru aveva scavato troppo sotto.
Si ritrovò schiacciato per un momento, steso dritto sul petto di Wakatoshi, stordito.
Quando realizzò quanto appena successo inorridì e si tirò a sedere di scatto, ma era troppo tardi. Erano sudici, entrambi.
E lui stava letteralmente per vomitare. Rabbrividì e scrollò le braccia.
« Siamo ricoperti di merda! » Strillò, agitato.
Nel frattempo, Wakatoshi si mise a sedere.
E inaspettatamente, scoppiò a ridere.
Tooru lo fulminò con lo sguardo.
« Wakatoshi! » Esclamò, colpendolo sul braccio con una manata, come era solito fare quando l'altro lo prendeva in giro in quel modo.
« Almeno non ci è andata in bocca » Fu il suo unico commento composto, indicando i fazzoletti luridi che ancora avevano sulla faccia.
Wakatoshi sorrise, Tooru se ne accorse perché abbassò l'indumento, mostrando la faccia mezza pulita e mezza sporca.
A quel punto non resistette, rise anche lui.
« Che situazione ... »
« ... di merda? » Lo aiutò Wakatoshi.
E lui rise più forte, abbassando a sua volta il fazzoletto. Gli era passata la nausea.
Si guardarono.
E senza rendersene conto, mosso forse dall'abitudine, allungò una mano guantata e gli scostò una ciocca di capelli dalla fronte.
« I tuoi bei capelli, che disastro ... » Mormorò distrattamente, cercando di pulirli alla bell e meglio. Incrociò gli occhi di Wakatoshi e allora si rese finalmente conto di quello che stava facendo. Merda, pensò, ritraendo la mano di scatto.
Il cuore cominciò a battergli nel petto impazzito, alimentato dalla vergogna.
« Scusa, questo - no ... » Impallidì.
Si voltò, chiudendo gli occhi qualche secondo per maledirsi, ma prima che potesse alzarsi un braccio lo avvolse.
Wakatoshi appoggiò la fronte sulla sua schiena e Tooru ne sentì tutto il peso.
Sentì la forza del suo braccio attorno allo stomaco, la presa salda della sua mano sul fianco, il suo respiro regolare e il suo calore.
Nelle notti di inverno, di quelle fredde, dormivano in quel modo nel loro letto.
« Vorrei ancora che tu cambiassi idea »
Tooru sentì immediatamente le lacrime montare, si morse il labbro inferiore.
Sentiva che Wakatoshi avrebbe voluto aggiungere altro, ma se avesse ceduto in quel momento ... non poteva permetterglielo.
« Questo non è giusto » Disse allora con foga, liberandosi dal suo abbraccio « Non è giusto nei confronti di Satori » Era solo un momento di debolezza.
La tentazione di volerci riprovare, quando non sarebbe cambiato niente.
Avevano già tentato. Tooru avrebbe continuato a desiderare una relazione priva di vincoli, Wakatoshi a volere una famiglia. Anche andarsi incontro non era servito.
Nessuno dei due sarebbe mai stato felice.
Tooru si alzò in piedi e prese a camminare con passo veloce, allontanandosi dai campi, senza guardarsi indietro. Non sarebbe stato in grado di andare via se lo avesse fatto.


« Ehi Tooru, che hai combinato?! »
Lo chiamò a gran voce Hajime quando raggiunse il cortile del cottage.
Alcuni di loro stavano raccogliendo delle zucche bellissime dal campo vicino ed erano affaccendati ad accatastarle, altri invece se ne stavano seduti ai tavoli ad intagliarle.
Servivano per addobbare lo stand durante la fiera che si sarebbe tenuta la sera successiva in paese, la notte del 31 Ottobre.
Tooru non si fermò, proseguendo dritto.
« Tu e Wakatoshi vi siete rotolati selvaggiamente nel letame? »
Arrivò la battuta di Takahiro, agghiacciante.
Lo stesso interprete si rese conto troppo tardi della gaffe.
Satori stava intagliando una zucca e aveva sentito tutto.
Cadde un silenzio pesante e teso.
« Ci è caduto addosso, grazie »
Fu il suo commento acido e infastidito, un tentativo di ignorare la battuta.
« Devo levarmi questa roba di dosso. Ora! »
Issei scoppiò a ridere, per stemperare un po' la situazione, e anche gli altri lo imitarono.
« Peccato non aver fatto un video » Commentò Hajime, sghignazzando.
Tooru gli puntò un dito contro mentre si sfilava gli stivali di gomma sulla soglia di casa per non sporcare dentro.
« Ti stai divertendo un po' troppo, tu! »
Lo minacciò, lasciando le scarpe fuori, sul vialetto ricoperto di foglie autunnali.
« Quando ti sei ripulito vieni ad intagliare le zucche! » Lo istruì invece Nana, divertita.
« Si, vieni Tooru! » Esclamò Shouyou dandole man forte.
Lui era troppo di cattivo umore per quello.
« Si, vediamo » Brontolò. Poi entrò in casa di corsa.
Prima che riuscisse a raggiungere le scale qualcuno gli strinse un polso, senza preoccuparsi che potesse essere sporco.
Spaventato dalla prospettiva che potesse trattarsi di Satori - intenzionato ad un confronto - si voltò di scatto, i nervi tesi a mille. Ma era solamente Hajime.
« Ohi, ma che ti prende? » Sbottò l'amico.
Tooru sospirò e chiuse gli occhi.
« Niente » Mormorò.
« Ehi, mica tu e Wakatoshi avete davvero … »
Aprì gli occhi di scatto e divincolò il polso dalla stretta ferrea di Hajime, che lo guardava con una strana espressione preoccupata. Una certa urgenza nella voce.
« No, cielo Hajime. Certo che no! » Sbottò.
Voleva muoversi a fare quella doccia.
Era totalmente sporco di merda di mucca.
« Non siete ... »
« No, non siamo ... niente! Lui è fidanzato, diamine. E io ... io voglio farmi questa cavolo di doccia, se non ti spiace! »
Lo aggredì, per poi pentirsi subito di quello scatto improvviso di mancata pazienza.
Hajime annuì, abbassando lo sguardo.
Tooru si sentì immediatamente in colpa.
« Va, scusa » Gli disse l'amico infilando le mani nelle tasche della giacca pesante.
Tooru esitò un istante ma, non sapendo bene che cosa dirgli, rimase in silenzio.
Poi salì le scale.


Hajime lo osservò sparire oltre la curva.
Ci fu qualche secondo di silenzio, poi:
« Sei ridicolo, cugino »
Saltò dallo spavento quando quella voce sussurrò a pochi millimetri dal suo orecchio.
« Ayako, cazzo! » Strillò, grattandosi il lobo mente si allontanava da lei infastidito « Da quanto sei qui a spiare?! »
Ayako rise birichina, nascondendo le mani intrecciate dietro la schiena.
« Da abbastanza tempo » Replicò. Il che voleva dire fin dal principio.
Hajime sospirò, grattandosi la nuca. Sua cugina aveva dieci anni meno di lui - venti - ed erano cresciuti più come fratello e sorella.
« Quando glielo dirai? » Domandò lei oscillando sul posto.
Hajime aggrottò le sopracciglia, rivolgendole un'occhiata di puro sospetto.
« Dire cosa e a chi? » Domandò con cautela.
Ayaka si fece vicina e mise una mano davanti alla bocca, come se volesse raccontargli un segreto. Hajime alzò gli occhi al cielo - non erano più due bambini - ma si avvicinò.
« A Tooru, che lo ami tipo da ... sempre? »
Bisbigliò lei, e Hajime fece uno scatto indietro. La fissò con espressione sorpresa.
« No! Come ti viene che - ma tu - come ... come cavolo lo sai? » Sbottò alla fine.
Era sicuro di essere arrossito malamente. Ma con Ayaka era inutile mentire, altrimenti gli avrebbe dato il tormento fino alla morte.
Lei ridacchiò, palesemente soddisfatta di sé.
« Si vede, idiota. Inoltre, io ti conosco meglio di chiunque altro. Non lo dimenticare »
Hajime alzò gli occhi al cielo di fronte quel tono di voce così saccente e sicuro.
Anche se era la verità. Si grattò la nuca e tornò a fissare le scale a chiocciola.
« Va bene così. Tooru non - non potrebbe accettarlo ora come ora » Sospirò.
« Ti sei sentito sollevato quando ha detto che tra lui e Wakatoshi non era successo niente, vero? » Bisbigliò Ayaka, che nel frattempo gli si era avvicinata.
Hajime distolse lo sguardo dalle scale per concentrarlo su di lei. Fece un altro sospiro.
« Non sai quanto » Confessò « Il che è da stronzi. Perché sono entrambi miei amici. Stanno soffrendo e io - io faccio il coglione che spera di ottenere qualcosa da tutta questa storia oltraggiosa e ridicola »
Tornò a grattarsi la nuca, frustrato e stanco.
Aveva sopportato molte cose in silenzio nel corso di quei cinque anni.
Dopotutto, non aveva mai avuto il coraggio di dire a Tooru quello che provava, anche quando ne aveva avuto la possibilità, alla fine del liceo. Era stato lui a spingerlo verso Wakatoshi, e considerata come era andata a finire ... si sentiva idiota anche per quello.
E forse ormai era davvero troppo tardi. Ayako gli diede un colpetto dietro la schiena.
« Non demordere, cugino. Tooru ha solo bisogno di un po' di tempo, tutto qui »
« Si ... ma temo che anche se dovesse succedere un miracolo ... lui non potrebbe mai amarmi allo stesso modo » Forse quella era la paura che lo frenava di più.
Era strano confidarla ad una ragazzina.
« Certo che no, Hajime! » Affermò, scocciata. Lui la fissò basito, allibito.
Ayako sospirò di fronte la sua espressione.
« Ogni forma di amore è diversa, troglodita. Tooru ti amerebbe in modo diverso perché ... tu sei diverso » Alzò gli occhi al cielo « Idiota che non sei altro »
Hajime la fulminò con lo sguardo. Anche se le sue parole avevano senso.
« E se lui non ... non volesse andare avanti, o non ci riuscisse? Perdere anche me per lui forse sarebbe ... troppo » Ayako gli diede un'altra pacca sulla spalla, più forte questa volta, come se volesse fargli male intenzionalmente.
« Non ci hai nemmeno provato e hai tutto il tempo e la pazienza per farlo! Inoltre ... quando dicono che il tempo guarisce ogni ferita, è vero. O quanto meno, subentra la rassegnazione, i sentimenti cambiano e noi ... semplicemente andiamo avanti » Lo guardò « Credo sia anche istinto di sopravvivenza, in un certo senso »
Hajime la guardò per qualche secondo, poi accennò un sorriso sghembo divertito.
« Sei saggia » La prese in giro, passandole una mano nella matassa di capelli neri.
Lei gli scacciò via la mano infastidita.
« Te ne rendi conto solo adesso? Tooru ha ragione, sei solamente un bruto! »
Hajime rise mentre la sentiva borbottare.
Tornò a fissare le scale. Aveva così tanti dubbi su quello che sarebbe potuto succedere se le cose tra lui e Tooru in futuro ... ma scosse la testa.
Un passo alla volta, si disse.


Sotto la doccia, nel frattempo, con l'acqua bollente che cadeva copiosa sulla pelle ustionata e arrossata per essere stata strofinata con foga, Tooru rimase con la fronte appoggiata alle mattonelle umide.
Vorrei ancora che tu cambiassi idea.
Forse Wakatoshi non era andato molto più lontano di lui dopotutto.


***


Tooru non scese mai ad intagliare le zucche.
Si addormentò sul letto, rilassato dalla doccia calda e stanco dalla notte insonne e dal pesante lavoro fisico a cui non era abituato.
A svegliarlo fu Hajime.
Quando aprì gli occhi assonnati, lo trovò inginocchiato davanti al letto che gli stava accarezzando i capelli scombinati.
Sbatté le palpebre, chiedendosi se se lo stesse solamente immaginando. Non era così.
« La cena è pronta. Hai dormito saltando il pranzo, sai? » Tooru sbatté le palpebre.
Si rese conto che la stanza era in penombra, e il cielo fuori la finestra scuro.
Quando si era steso per un momento sul letto, era sicuro ci fosse il sole fuori.
Si mosse leggermente, rendendosi conto di essere avvolto da un piumino caldo.
« Te l'ho messo io addosso »
Gli spiegò Hajime, smettendo di accarezzargli i capelli.
Era ancora un gesto strano. Hajime non era affettuoso, solitamente.
« Avevi ancora i capelli un po' umidi quando ti ho trovato addormentato »
Tooru annuì leggermente, strofinandosi il volto.
Si sentiva ancora assonnato e stordito.
« Non hai dormito stanotte, vero? »
La domanda di Hajime lo costrinse a guardarlo di nuovo negli occhi.
« Avrei dovuto saperlo. Non riesci mai a dormire la prima notte a casa di estranei, scusa » Tooru scosse la testa, fissando Hajime come se lo stesse vedendo per la prima volta, e non lo conoscesse da quando avevano quattro anni o giù di lì.
« Non è colpa tua, sai? » Gli disse con voce ancora roca di sonno, mettendosi a sedere.
Il freddo della notte gli morse subito il corpo.
Si strinse nella tuta pesante.
Hajime lo fissò per qualche secondo, poi gli arruffò i capelli e si tirò in piedi, scappando al suo sguardo perplesso e interrogativo.
« Andiamo a cena, avrai fame » E in effetti, ne aveva parecchia.
Niente colazione o pranzo ... sarebbe svenuto molto presto. Ne era certo.
Così trascinò i piedi foderati di calzettoni sul pavimento e si mise a sedere sul bordo del letto. A quel punto Hajime gli porse una mano. Tooru la guardò per un istante.
Poi guardò lui.
« Forza » La prese con fiducia.




« Ayako diventerà una cantante famosa »
L'esclamazione di Nana risuonò traboccante di orgoglio davanti al fuoco scoppiettante del falò, attorno cui si erano riuniti dopo cena.
« Non imbarazzarmi, nonna! »
Replicò la diretta interessata stretta alla sua chitarra acustica.
Tooru sorrise, stringendosi nel pesante cardigan di lana che Hajime, seduto accanto a lui sul tronco spesso, gli aveva avvolto attorno alle spalle.
« Suonaci qualcosa, dai, mentre le castagne si abbrustoliscono per bene! »
La incitò Takahiro, chino davanti al fuoco a scuotere i vassoi di metallo pieni di caldarroste. Era una bella atmosfera, calda e amichevole.
E loro se ne stavano seduti stretti in cerchio, abbastanza vicini da sembrare un bel gruppo assortito e compatto. Tooru si sentiva anche più tranquillo, rilassato.
Dormire gli aveva fatto bene, inoltre presto sarebbe stato un giorno nuovo.
E ogni giorno era diverso dal precedente.
Ayaka si sistemò la chitarra addosso, cominciando a pizzicarne le corde.
Istantaneamente, come se fosse stato un richiamo degli angeli, tutti si fecero attenti e zitti, l'unico rumore era prodotto dal crepitare vivo del fuoco.
« It's kinda hard waking up in the morning without you » Cominciò a cantare con un tono graffiante e intenso, Tooru sentì un lungo brivido dietro la schiena, come il preannuncio di qualcosa « When I reach over and realize it's over, I just let the memories wash over me, through me and out of me »
Arrivò come un vero pugno nello stomaco.
Con lo sguardo perso nelle fiamme scoppiettanti, ripensò alle mattine che si era svegliato in quel letto troppo grande e aveva allungato una mano nel vuoto.
Strinse inconsciamente le ginocchia al petto.
« But they're still on the sheets and they stay there so I lay there with you »
E le ore passate steso senza sapere che cosa farsene del suo corpo. Della sua vita.
Perché in quelle lenzuola sembravano raccogliersi tutti i ricordi.
« Even though we didn't work it's always love, always love » Inevitabilmente spostò lo sguardo lì dove non lo aveva posato intenzionalmente per il resto della serata.
Incrociò subito lo sguardo di Wakatoshi.
Ed era strano, guardarsi in quel modo mentre Satori se ne stava seduto tra le sue gambe e lui lo stringeva forte con le braccia.
Era un controsenso, ed era ... terribile. Ma era così vero.
« And even though we hurt each other more than once it was love, always love »
Si guardavano negli occhi e Ayako sembrava parlare al posto loro, muti e incatenati.
Ed era così ingiusta l'inevitabilità di quel finale: si amavano, ancora, ma stare insieme non avrebbe fatto altro che ucciderli piano.
Era ancora amore. E lo sapevano tutti.
Tooru non ascoltò il resto della canzone, l'ultima nota vibrante, non si rese conto dei secondi di silenzio che avevano seguito l'esibizione, né di come tutti si fossero inconsciamente avvicinati - Shouyou abbracciato a Tobio, Koushi e Daichi che si tenevano per mano, perfino Issei e Takahiro con i mignoli intrecciati - non si rese nemmeno conto di quando si mossero.
Rimase fermo a fissare Wakatoshi attraverso il fuoco, seduto sul tronco e stretto nel suo cardigan pesante. E una lacrima gli cadde sulla guancia, una sola, veloce.
« Tooru, ehi, Tooru! » Voltò lentamente la testa alla volta di Hajime, passandosi in tempo la mano sulla guancia.
Lui gli teneva il braccio con una mano.
« Cosa? » Chiese, poi si accorse del silenzio.
Lo stavano fissando tutti, in attesa.
« Le castagne » Intervenne Shouyou con voce esitante, mostrandogli un involucro di carta arrotolato in un cono perfetto pieno di caldarroste ancora ustionanti « Ne vuoi? » Merda, pensò. Si era tanto estraniato da perdersi un pezzo intero di conversazione.
Non aveva nemmeno fatto i complimenti ad Ayaka. Una bella figura del cavolo.
Scosse la testa, soffocando il nodo che aveva in gola.
« No, grazie. Sono stanco e andrei a riposare se non vi dispiace »
Annunciò invece a voce alta e spensierata, alzandosi in piedi.
Hajime gli lasciò andare il braccio.
« Ma hai dormito tutta - »
« Buonanotte! » Si affrettò a dire con voce giuliva, sovrastando la protesta del suo migliore amico. E senza aspettare una parola di congedo cominciò ad andare via.
Il suo passo era svelto, forse troppo, ma fece appena in tempo a chiudersi la porta alle spalle che cominciò a respirare male. Si portò una mano sul petto e strinse, lasciando che le lacrime trovassero la strada per uscire.
Cominciò con un singhiozzo strozzato, poi un altro e infine si morse il labbro inferiore, sfogando quello che aveva accumulato nel petto in quei due giorni.
« Tooru ... » Mormorò una voce alle sue spalle, e lui si voltò di scatto.
Riconobbe Hajime, che lo fissava allibito.
Lo aveva seguito, probabilmente. Si asciugò di fretta il viso, come a voler cancellare qualcosa di sorprendentemente evidente, ma alla fine si arrese.
Guardando il suo migliore amico negli occhi si arrese, allungò le mani verso di lui e gli artigliò la felpa, chinando la fronte in avanti.
« Sono un bugiardo, Hajime. Il bugiardo più grande del mondo » La voce era strozzata.
E le lacrime cadevano sul pavimento di legno seguendo la curva del suo naso perfetto.
La stretta sulla felpa era dolorosa.
« Non mi è passata per niente. Sono ancora fermo lì, allo stesso punto e - » Rischiò di soffocare « - e - e non riesco a sopportare l'idea che stia con un'altra persona! Perché ci amiamo, ed è così ingiusto che - cazzo »
Non lo aveva mai ancora ammesso ad alta voce. Che non era andato avanti.
Che quell'anno aveva solo mentito a tutti.
Che si era mosso per inerzia e lo aveva capito solamente in quel momento.
« Tooru » Commentò Hajime, prendendogli i polsi. Liberò la felpa dalla sua stretta e lo aiutò a mettersi seduto sui primi gradini di un rialzo del pavimento, poi si accovacciò davanti a lui, continuando a tenergli le mani.
« Scusami, Tooru » Gli disse, a voce bassa.
E quello riuscì a farlo smettere di soffocare nel suo stesso pianto disperato.
« Ma Hajime, non è - »
« Non ho capito che stavi ancora così male. Se fossi stato un po' più attento ... non avrei insistito tanto a farti venire » Era strana la voce di Hajime, Tooru lo guardò negli occhi, erano verdi e limpidi come sempre.
« Non credi che io sia una persona orribile a desiderare di stare ancora con lui? »
La voce gli si incrinò di nuovo.
Hajime scosse la testa, subito, convinto.
« No, certo che no. Non vi siete lasciati perché il vostro amore era finito, questo rende la cosa ancora più difficile » Parlavano a voce bassa, anche se nel cottage non c'era nessuno, ed erano tutti fuori attorno al falò a mangiare le castagne e divertirsi.
Tooru osservò le sue mani in quelle di Hajime.
Erano affusolate, morbide, al contrario di quelle dell'altro, ruvide e venose.
« Wakatoshi mi ama ancora » Mormorò.
« Certo che ti ama ancora » Gli diede man forte Hajime « Vorrà bene a Satori, ma tu sei tu, Tooru » Ed ancora una volta il suo tono era strano « Ti amerà per sempre »
Hajime prese ad accarezzargli le nocche.
Come tu amerai lui per sempre.
Parole sottintese. Tooru annuì.
« So che non è giusto nei confronti di Satori, ma io - io voglio tornare con lui - io - »
« Tooru » Il suo nome fu pronunciato con gentilezza, una cosa inedita da parte del suo migliore amico. Lui scosse la testa, ostinato.
« - posso mettere da parte i miei desideri. Lo posso fare! Lo sposerò e poi potremmo - »
« Tooru, basta » Cadde il silenzio.
Hajime non aveva nemmeno urlato o alzato la voce, aveva solamente detto due parole.
Tornò a guardarlo negli occhi, anche se non voleva davvero farlo.
« Sarebbe una vita miserevole, per entrambi. E lo sai. Ti sentiresti soffocare, poi cominceresti ad odiarlo e alla fine ... »
Hajime aveva ragione. Sarebbe andata a finire esattamente così.
« Wakatoshi mi ha confidato una cosa » Mormorò l'altro, continuando a tenergli le mani con forza « Forse avrei dovuto dirtelo prima ma ... non importa. Quando mi ha raccontato di Satori - una sera che siamo andati a bere una birra insieme - lui ... »
Hajime sospirò, come se stesse tentando di trovare le parole adatte « Non se la stava passando molto bene, Tooru. Gli mancavi, e ti voleva indietro e si stava sforzando »
Proprio come te. Ma non lo disse.
« Mi ha detto che Satori era il suo modo di andare avanti. Di mettersi un freno »
Tooru sentì le lacrime tornare e non voleva.
« Gli vuole bene e forse lo ama, in modo diverso ... » Hajime qui fece una faccia strana, sorrise amareggiato « Perché sa, nel profondo del suo cuore, che può dargli esattamente quello che desidera. Che loro due la vedono allo stesso modo »
Mentre per me non è affatto così.
Anche quello non venne detto. Silenzio.
« Ma non è facile, Tooru, lasciare andare. Nemmeno per lui »
Vorrei ancora che tu cambiassi idea.
Comprese in quel momento che Wakatoshi si era lasciato andare alla debolezza nel letame. Che forse non avrebbe voluto farlo.
Tooru lo aveva fermato prima che potesse dirglielo.
Vorrei ancora che tu cambiassi idea, ma non saremmo mai felici.
Perciò devi lasciarmi andare.
Probabilmente avrebbe voluto dirgli qualcosa del genere e lui lo aveva interrotto.
Wakatoshi voleva chiedergli di lasciare la presa per sempre e lui ...
« Ma è così difficile Hajime » Mormorò.
La consapevolezza che lo torturava.
La presa sulle sue mani si fece più forte.
« Lo so. Ma Tooru, a volte, il più grande atto di amore che una persona possa fare nei confronti di un'altra è lasciare andare » Hajime si fece un po' più vicino e nel buio della stanza i suoi occhi verdi erano come un faro nella notte.
A Tooru tornarono in mente tutte le volte che da bambini si erano trovati nella stessa posizione, lui a piangere e Hajime dalla sua parte, con pazienza infinita.
« Ci vuole coraggio. E sarà dura e farà male, ma come per ogni cosa ... passerà »
E resterà sempre l'amore.
Rimasero in silenzio per qualche minuto.
Tooru sentiva il volto umido e freddo, avrebbe voluto asciugarselo - gli colava anche il naso - ma non voleva lasciare le mani di Hajime.
Erano calde e salde, familiari. Sicure.
« Voglio che Wakatoshi sia felice » Disse.
Hajime annuì, accennando un sorriso triste.


E anche se insieme non abbiamo funzionato, diceva la canzone, è amore, sempre amore.


Anche lasciare andare qualcuno per il proprio bene era amore.
Tooru lo aveva capito.
E aveva lasciato andare.





 
For all those times that we locked eyes
When I was yours and you were mine
It's always love, always love


( Always Love - Lauren Jauregui )
  
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