07/11/2022
1 recensioniLA FORZA DELLE PAROLE
Noi siamo il sangue, fluiamo senza mai fermarci e trasportiamo l’ossigeno affinché il cervello funzioni a dovere.
Aveva sempre detestato quella frase e ogni volta che Kuroo la pronunciava prima di iniziare una partita alzava regolarmente gli occhi al cielo, sbuffava e ruminava parole non proprio cordiali nei confronti dell’amico. Inoltre, aveva accettato di iscriversi al club di pallavolo per far felice Tetsurō, anche se in realtà aveva scoperto di apprezzare quello sport a dispetto del fatto che lo obbligava a fare esercizio fisico, cosa che lui odiava con tutto sé stesso.
Ora Tetsurō si era diplomato e aveva lasciato il suo ruolo di capitano, il che si era rivelato l’ennesimo inciampo per lui e la sua voglia di restarsene buono e calmo a godersi la sua tranquilla routine da gamer. La squadra, infatti, con un vero e proprio plebiscito aveva deciso di dare proprio a lui il ruolo di leader, anche perché, da quando era entrato in squadra, aveva sempre dimostrato di avere una visione del gioco precisa e analitica. Che poi fosse uno di poche parole e che non avesse, all’apparenza, le capacità per spronare i propri compagni, era qualcosa che gli altri avevano allegramente ignorato, anche perché, proprio quella capacità di leggere gli avversari e, di conseguenza l’evolversi delle partite era una dote che riusciva a infondere tranquillità nei ragazzi. Se lui diceva che sarebbe andato tutto bene, loro non avevano bisogno di altro per continuare a battersi, perché lui sapeva come sarebbe finita la partita. Ovviamente non sempre le sue previsioni si rivelavano esatte, ma questo non minava minimamente la fiducia che riponevano in lui, e questo lui lo sapeva perfettamente.
Ora, alla sua prima partita da Capitano, aveva provato ad entrare in campo senza pronunciare quella fatidica, odiata e fastidiosa frase, ma qualcun altro pensò bene di fermarlo, guardarlo negli occhi e attaccare l’antifona, seguito dagli altri che, annuendo si erano accodati, creando una specie di coro improvvisato. Lui guardò in malo modo il “colpevole”, lo spilungone mezzo russo che, al suo ingresso in squadra, gli aveva fatto patire le pene dell’inferno per la sua goffaggine, poi, vedendo dove Lev dirigeva lo sguardo, si volse verso le gradinate, dove Kuroo sorrideva beffardo come quel gattaccio che era, alzò gli occhi al cielo, sbuffò sonoramente, poi, con un mezzo sorriso pensò tra sé che si, lui ora era il capitano, ma le redini della squadra le aveva ancora Tetsurō, e che tutto sommato, poteva anche accettare di sentire salmodiare i suoi ragazzi ancora per un po’. Ma decise anche che quella litania, lui non l’avrebbe mai pronunciata, MAI!... forse….
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L’angolo dell’autore
Dopo lunga latitanza eccomi di nuovo su questi schermi con un’altra flashina su un Capitano. Confesso che non sono del tutto soddisfatto di questa cosina, ma spero che a chi legge possa piacere.
Come sempre, ci si legge alla prossima volta, che non so esattamnte quando sarà, ma voi, se volete,
stay tuned 😊