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Autore: ordnassela    08/11/2022    0 recensioni
Una giovane ragazza che ha perso da poco i genitori, si ritrova a dover andare a vivere con la sorella nella vecchia casa dei nonni nel fitto dei boschi montani.
Questo cambiamento la porta a conoscere persone nuove e una nuova realtà, che non avrebbe mai potuto aspettarsi.
Nella tranquilla cittadina vicina, si annida qualcosa di innaturale; a Luna bastano pochi giorni per trovarsi in un nuovo mondo tanto incantato quanto crudele.
[PS. Ho notato che c'erano problemi per la visualizzazione su telefono, dovrei aver risolto. Buona lettura!]
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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CAPITOLO 2
Angels’ mountain - Parte 2



Raggiunse l’auto con un quarto d’ora di ritardo ma, fortunatamente, Tia stava ancora mettendo i borsoni della spesa in bagagliaio “Sembra che io sia in orario.”  disse Luna entrando nell’auto mentre la sorella stava finendo di svuotare il carrello della spesa “No, sei in ritardo!” controbatté debolmente la sorella mentre faticava a trasportare le borse strabordanti “Mi daresti una mano?” Luna alzò il braccio fasciato in modo che la sorella lo vedesse “Giusto, l’altra mano?” Luna alzò anche quella e teneva in mano il cellulare “È troppo occupata.” Tia rinunciò ad iniziare una discussione, tanto sapeva che la sorella minore non l’avrebbe mai aiutata.
“Tornando al discorso di prima, tecnicamente dato che non hai ancora finito io sono in orario.” Tia chiuse il bagagliaio con un colpo secco ed andò al volante “Ma praticamente sei in ritardo.”
“Dipende dal punto di vista.”
“Sappiamo entrambe che non ce l’abbiamo mai avuto uguale.”
Tia mise in moto l’auto e guardò l’ora dal cellulare “Cavoli che tardi! Devo aver perso la cognizione del tempo! Appena arriviamo a casa preparo subito il pranzo, ti va una pasta?”
Luna si era appena resa conto che effettivamente non aveva mangiato nulla a parte la brioche qualche ora prima e il suo stomaco iniziava a sentirne le conseguenze “Mi va bene qualsiasi cosa, basta che sia commestibile.” “E pasta sia!”
Rientrate in casa Tia riuscì a convincere Luna ad aiutarla con la spesa, mentre lei iniziava a cucinare. Nella cucina si diffuse l’odore di salsiccia e di funghi e in men che non si dica i piatti erano pronti e serviti in tavola, le sorelle si sedettero e Luna si soffermò a guardare il piatto “Pasta funghi e salsiccia. Di solito non si fa il risotto con questi ingredienti?” Tia che non ci vedeva più dalla fame aveva già iniziato a mangiare e, colta alla sprovvista dalla domanda della sorella, cercò di deglutire il boccone velocemente “In quel supermercato non vendevano granché a parte i prodotti locali, e funghi e salsiccia a quanto pare vanno molto da queste parti. Se non vuoi la pasta la mangio io senza nessun problema!” Tia sorrise a Luna che alzando gli occhi al cielo cominciò a mangiare, non si era mai accorta di quanto la sorella fosse brava ai fornelli e si gustò la pasta fino all’ultimo boccone.
Sparecchiata la tavola Tia ricordò a Luna che il giorno seguente avrebbe cominciato la scuola “Dovrai tirar fuori lo zaino dagli scatoloni!
 “Sì, non farmici pensare! Mi vien già da vomitare.” La ragazza mise la mano sulla pancia come se stesse male
“Suvvia! Potrai farti degli amici… magari conoscerai qualcuno di speciale!” Tia diede dei piccoli colpetti a Luna con il gomito, Luna si accigliò divertita
“Sì, sì, ovviamente! Incontrerò un bellissimo ragazzo biondo con occhi azzurri e che cavalca un cavallo bianco!”
“Non si sa mai cosa ti riserva la vita!” le due sorelle risero assieme e Luna iniziava a pensare che in fin dei conti la sorella non era poi così male
“Ehi Luna, come mai non siamo mai riuscite a parlare come due sorelle normali, come ora?”
“Forse perché non c’eri mai?” rispose Luna asciugandosi le lacrime dagli occhi dopo aver riso
“No, intendevo in questo mese. Forse cambiare aria ci ha fatto veramente bene!”
“Non è il luogo, cioè forse anche quello, ma principalmente è perché sto cercando di non pensare a mamma e papà… e di come tu non c’eri quando…” l’atmosfera era diventata improvvisamente difficile da sopportare per entrambe, Tia appoggiò la sua mano sulla spalla della sorella
“Non sapevo che la pensassi così, io… mi dispiace. Ti prometto che da ora sarò sempre presente, per qualsiasi cosa.”  fece per abbracciare Luna ma la sedicenne si scansò tenendo lo sguardo basso “Vado a fare una passeggiata.” disse. Si diresse all’ingresso, si infilò la sua giacchetta nera e aprì la porta.
Prima di richiuderla alzò lo sguardo sulla sorella “Qualsiasi cosa tu faccia non cambierà il passato.” batté la porta con forza lasciando la sorella guardare nel vuoto.
 
Luna passò del tempo nel bosco, ascoltava musica classica cercando di rilassarsi ‹‹Stupida! Sono solo una stupida! Mi stavo per far intortare da quella strega, è colpa sua se sono morti!›› presa dalla rabbia tirò un pugno ad un albero, poi un altro e un altro ancora finché non fu costretta a fermarsi dal dolore al braccio sinistro. Strinse i denti e si lasciò cadere a terra trattenendo le lacrime. Vivaldi non aiutava affatto e con uno strattone si tolse le cuffiette facendosi ancora più male “Non ne faccio una giusta, eh?” si distese e rimase ferma, come le foglie, a fissare le fronde degli alberi e le nuvole vorticose nel cielo azzurro. Chiuse gli occhi lasciandosi sfiorare la faccia dall’aria fresca ricordando nostalgicamente le morbide mani delicate di sua madre che dolcemente le accarezzava il volto quando era triste, la felicità del momento le fece scendere una lacrima dal suo occhio e la fece sorridere sinceramente dopo tanto tempo che non provava più la vera felicità.
 
Il cinguettio degli uccelli venne interrotto dal rumore delle foglie calpestate da qualcuno che si stava avvicinando, Luna si alzò di scatto togliendosi le foglie secche di dosso. Guardò attorno a sé cercando di trovare chi c’era assieme a lei fra gli alberi “Ehm, ciao.” la ragazza rimase immobile a fissare il ragazzo che l’aveva salutata: aveva i capelli castano chiaro e occhi verdi, reggeva un fucile fra le braccia “C-Chi sei?” Luna non riusciva a mantenere la voce calma, dato che non lo era affatto. Non si era mai trovata faccia a faccia con un estraneo armato in mezzo ad un bosco e sperava che una cosa del genere non accadesse mai. Il ragazzo le si avvicinò mettendosi il fucile in spalla “Allora… stavi cercando di diventare cibo per orsi, lì distesa, o…” soffermò il suo sguardo sulla lacrima di Luna, la quale si strofinò gli occhi e si sistemò i capelli “…o forse volevi solo stare sola.”
“Non sono affari tuoi! E un ragazzino come te che cosa ci fa da queste parti con un fucile?”
“Oh, questo?” ridacchiò imbarazzato il giovane mostrando il fucile “Ultimamente da queste parti ci sono state sempre più tracce di orsi, io e dei miei amici abbiamo pensato di prevenire qualunque sorta di incidente. E non chiamarmi ragazzino, avremo la stessa età, io e te!”
“Non mi interessa, ragazzino, so solo che da queste parti non ho mai sentito parlare né ho mai visto un orso!”
“Sei nuova della zona, vero? Io sono Daniel e tu sei?”
Luna passò a fianco a Daniel, come se lui non ci fosse neanche e continuò a camminare
“Almeno sai dove stai andando?” chiese il ragazzo
“Sì! Lontana da un ragazzino che mi sta dando fastidio!”
“Se è proprio questo il tuo scopo allora non ti impedisco di andare. Solo, non perderti! Non vorrei avere la tua vita sulla coscienza, dato che continuando da quella parte uscirai dal bosco per circa… domani pomeriggio; se non rallenti il passo e non fai pause, ovviamente. Divertiti!” Luna era già molto lontana da Daniel e lui aveva finito la frase urlando, per farsi sentire.
Il pavimento umido sotto ai suoi piedi, ricoperto di foglie scrocchianti, sembrava ripetersi in una trama infinita di colori caldi tra il giallo e il rosso. Luna non conosceva affatto il luogo e iniziò a ripensare a ciò che le era stato detto “Uscirai dal bosco per domani pomeriggio e bla, bla, bla. Scommetto che stava solamente cercando di spaventarmi! Questa è la stessa strada che ho fatto all’andata… giusto?” Luna iniziava a preoccuparsi, si girò attorno: tutto uguale. Il respiro continuava ad accelerare, si era persa e sentiva l’ansia crescere. Tentava di calmarsi ma ormai, benché fosse presto, si poteva già intravedere il sole tramontare tra le fronde dei pini.
Prese il cellulare per contattare qualcuno ma non c’era campo “Diamine!”
Fece qualche passo indietro tentando di ritornare al punto in cui aveva incontrato il ragazzo. Passò un’altra mezzora scandita dalla musica che aveva ripreso ad ascoltare, il bosco si scuriva sempre più e ad ogni passo senza precisa meta Luna si sentiva sempre più abbattuta dalla situazione.
Gli occhi di Luna guizzavano a destra e a sinistra sempre più intimoriti. Le scarpe rosse della ragazza, benché tremolanti, avanzarono imperterrite finché non furono rallentate da qualcosa di viscoso che ristagnava rendendo l’aria intrisa del su odore dolce e ferroso. Luna si guardò i piedi notando di essere finita in una pozzanghera scura, ma non era sicura di cosa fosse precisamente, per via della scarsa luminosità nel bosco. Accese la torcia del telefono quasi scarico e appena vide il rosso sotto di sé fece un balzo in indietro ‹‹Quello è sangue!?›› il suo cuore riprese a battere all’impazzata “Calma, devo stare calma… dannazione!”
Cercò di pulire le sue scarpe grattando via le foglie che le erano rimaste appiccicate “Magari è un caso! Magari non è stato un orso a farlo!” ogni altra possibilità le rigirava nella testa: un mostro o un pazzo omicida o….
Chiuse la mente e cercò di non pensare a nulla se non ad uscire da quel dannato bosco.
Mentre camminava si accorse che il rumore dei suoi passi era accompagnato da un secondo scrocchiare di foglie che si avvicinava sempre più.
Luna non vide nessuno fra le sagome d’ombra degli alberi, eppure lo scricchiolare del fogliame continuava. Le sue gambe iniziarono a tremare. Pur avendo un barlume di speranza che fossero dei soccorsi e la sua ragione le diceva di aspettare, Luna scelse di ascoltare la sua paura e di scappare.
Corse il più lontano possibile, corse finché non finì il fiato. Sentì i passi che si avvicinavano sempre di più, qualcuno la stava inseguendo. La ragazza notò fra le foglie dei cespugli una luce blu come di una torcia “C’è qualcuno?” una voce gridò e a Luna si illuminò il viso “Sì! Sono qui!!” rispose la ragazza correndo in contro alla fredda luce. La vedeva avvicinarsi sempre di più, sempre di più, poi… non vide altro che le foglie bagnate e sentiva solo un calore che si estendeva dalla sua fronte fino a terra, sulla quale era appoggiata la sua faccia ‹‹Sono inciampata di nuovo? Sul serio!? Ma che…›› fu l’ultimo pensiero che riuscì ad avere prima di perdere conoscenza.
 
“Secondo te sta bene?” chiese preoccupata una voce giovane e familiare
“Oltre ad un gran mal di testa non dovrebbe avere altro, la febbre è già scesa.” la voce profonda e tranquilla sicuramente era quella di Thomas, Luna l’avrebbe riconosciuta fra mille; si rigirò sulla schiena cercando di ricordare cosa fosse successo.
“Ehi! G-Guardate si sta svegliando!” un altro ragazzo interruppe la conversazione. Luna aprì gli occhi e si mise seduta barcollando, sentiva la sua testa battere come se avesse un martello pneumatico nel cranio. Luna era ancora rintronata e per qualche secondo vide tutto doppio “C-Cos’è successo? Ricordo che ero nel bosco, era buio, avevo visto una luce e…” la ragazza chiuse gli occhi e si tastò la fronte con la mano “Potreste spegnere la luce? Ho un mal di testa che mi sta uccidendo e questa luce peggiora solo le cose.” i due ragazzi si guardarono perplessi
“Mi dispiace è un falò, non possiamo farci un granché.” Luna riaprì di poco gli occhi per vedere con chi stesse parlando, era Daniel che reggeva ancora il suo fucile sulle spalle
“Sta zitto ragazzino, potevi dirmi subito che non eravamo al chiuso. Ora capisco tutto questo freddo.” la ragazza si ridistese a terra bagolante mentre si rannicchiava vicino alle braci in cerca di calore. L’altro ragazzo del gruppo era molto più agitato dei suoi compagni e non riusciva a smettere di battere il piede a terra “Ha f-freddo Tom! Le si sta rialzando la febbre, d-dovremmo chiamare il pronto soccorso!”
“Tranquillo, ho già chiamato sua sorella, la sta venendo a prendere.” rispose molto pacato Thomas, che nel frattempo si era alzato e aveva coperto Luna con la sua felpa “Spero che questo basti al momento.” le disse a bassa voce, lei rispose con un breve cenno del capo.
Passò qualche minuto, o qualche decina di minuti, Luna non riuscì a capirlo, intuì soltanto di essere stata salvata e portata in un accampamento provvisorio a lato della strada in attesa di Tia.
I fanali dell’auto di sua sorella, pur deboli, accecarono Luna. L’auto parcheggiò sul fango vicino al furgone di Thomas.
Luna si sforzò a mettersi in piedi, Daniel le porse una mano per aiutarla ma la ragazza gli diede una fulminata con lo sguardo e continuò testarda ad alzarsi con le proprie forze. Sentì la voce di sua sorella, sembrava agitata ma non riusciva a capire cosa stesse dicendo. In men che non si dica si ritrovò tra le sue mani, le stavano tastando la fronte e la sorreggevano al contempo.
Luna venne aiutata dai due ragazzi a sedersi in auto mentre Tia li stava ringraziando. Guardò, attraverso il finestrino, i tre amici e Tia parlare, le sembrava di assistere ad un vecchio film muto.
Poco dopo li vide spegnere il fuoco e salire sul furgone, Tia si sedette al volante accanto a lei appoggiandole una mano sulla gamba “Vedrai che ti passerà tutto, capito Lu?”
La ragazza non diede segno di aver sentito anche se quella fu una delle poche frasi che era riuscita a comprendere e a cui avrebbe voluto rispondere
‹‹Non chiamarmi Lu…›› voleva specificare Luna mentre continuava a ripetersi questa frase nella mente, si sentiva troppo male per pensare ad altro.
Con la testa appoggiata al finestrino e la capacità fisica di un vegetale, non le rimase altro da fare che guardare il cielo notturno intervallato dalla luce gialla dei lampioni.
I neon che vedeva ad intermittenza le facevano battere il cervello sempre di più. Decise di chiudere gli occhi per riposare e si addormentò.



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CARO LETTORE,
questo capitolo mi è venuto di getto e non credo di averlo neanche mai modificato da allora. Spero di non aver commesso errori ortografici né qui né nei capitoli precedenti haha. In caso avvisate che correggo!
Grazie per aver letto fino a qua, buona giornata e buona lettura!

 
   
 
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