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Autore: ordnassela    03/11/2022    0 recensioni
Una giovane ragazza che ha perso da poco i genitori, si ritrova a dover andare a vivere con la sorella nella vecchia casa dei nonni nel fitto dei boschi montani.
Questo cambiamento la porta a conoscere persone nuove e una nuova realtà, che non avrebbe mai potuto aspettarsi.
Nella tranquilla cittadina vicina, si annida qualcosa di innaturale; a Luna bastano pochi giorni per trovarsi in un nuovo mondo tanto incantato quanto crudele.
[PS. Ho notato che c'erano problemi per la visualizzazione su telefono, dovrei aver risolto. Buona lettura!]
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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CAPITOLO 2
Angels’ mountain - Parte 1  



Fermò la bacchetta e con essa la musica tenendo gli occhi ancora chiusi. Stava cercando di ricordare quella calligrafia quando dall’ingresso della stanza sentì un piccolo plauso, era Tia che era rimasta ad ascoltarla per tutto il tempo “Wow, sapevo che suonavi ma non pensavo fossi così brava! Soprattutto ora che hai quel polso malandato! Ricorda che non dovresti sforzarlo.” Tia aveva ragione, il polso di Luna era dolorante, ma lei non aveva sentito quel dolore mentre teneva lo strumento, era talmente assorta nei suoi pensieri che non aveva sentito assolutamente nulla. Ripose il violino nella custodia “Si bussa prima di entrare!  Perché sei venuta fin quassù?”
“Ora che ho convinto Thomas che non deve finire tutto il tetto oggi, e che è tornato a casa, ho pensato di andare a fare delle compere nella città, qui vicino, abbiamo bisogno di cibo. Non sapevo se saresti voluta venire anche tu, ma se vuoi continuare ad esercitarti continua pure, solo… non sforzare troppo il polso.” Tia le sorrise e uscendo iniziò a chiudere delicatamente la porta della stanza.
“No, aspetta!” Tia si fermò ad ascoltare Luna “Lasciami il tempo di cambiarmi e poi possiamo partire.” Tia la guardò con occhi dolci e chiuse la porta. La ragazza si mise le prime cose che aveva trovato e che potessero stare bene assieme e si diresse all’atrio.
Le due sorelle salirono sull’auto “Tia, io vengo solo per vedere com’è il luogo, quindi… non penso che ti potrò aiutare con la spesa.” “Tranquilla, non l’avevo mai sperato. E il solo fatto che tu sia uscita lo ritengo un successo!” rise e accendendo il motore partì verso la città.
Dallo stradone circondato da nient’altro se non dal bosco, passati dieci minuti, si iniziò a vedere l’ingresso alla cittadina un’insegna che dà il benvenuto: “Benvenuti ad Angels’ Mountain” Luna fu stranita de quel nome ‹‹È lo stesso nome che era scritto sul libro! Sicuramente chi l’ha scritto doveva abitare qua…›› i suoi pensieri furono interrotti nuovamente dalla sorella “Pensavo di parcheggiare nella piazza del centro, ho fatto una piccola ricerca e lì intorno dovrebbero esserci molti negozi che vendono vestiti. Per oggi hai il permesso di fare un po’ di shopping, per prenderti qualche vestito prima che riprendi ad andare a scuola. Quindi non spendere troppo signorina, mi hai capita?” ammiccò scherzosamente alla sorella che ricambiò con uno sguardo incredulo e abbastanza schifato “Mi hai mai vista fare shopping?”
Tia le sorrise “Allora vorrà dire che andrai a scuola con i tuoi soliti vestitini vecchi e bucati!” stava osservando il vestiario di Luna da cima a fondo burlandosi dei suoi vestiti, Luna arrossì voltandosi verso il finestrino
“S-sono le prime cose che ho trovato. E comunque mi posso vestire come voglio!” cercò di giustificarsi
“Ma dato che insisti mi prenderò qualcosa, sappi che lo faccio solo per non fare brutta impressione non perché me l’hai detto tu!”
“Certo! Mettila come vuoi.” le rispose Tia ironicamente mentre cercava un parcheggio nella piccola piazza della cittadina. Appena ne trovò uno vi si fiondò subito sopra e scese dall’auto assieme a Luna. Prima di separarsi Tia fermò la sorella e, frugando nella propria borsa, prese un sottile mazzo di banconote che le porse “Questi sono per i tuoi vestiti, dovrebbero essere circa centocinquanta quindi devi stare attenta a non perderli, hai capito?” la ragazza accettò volentieri i soldi anche se il comportamento della sorella le sembrò molto strano “Ceeerto… ma per cosa sono?” “Per comprarti dei vestiti! Mi sembrava di avertelo detto…”
“Sì, ok, ma… ho fatto qualcosa per meritarmeli? Oppure stai cercando di comprare la mia felicità?”
“Non hai fatto assolutamente nulla per meritarteli! E non mi interessa una finta felicità creata dal denaro. Devi considerarlo più come un… anticipo! Esatto! Tra l’altro non lascerei mai andare la mia sorellina a scuola conciata così?”
“Un anticipo, eh? Come mai sei così sicura che me li meriterò?”
“Nessuna sicurezza! Solo una speranza!” dal volto di Tia si allargò il più dolce e ingenuo dei sorrisi “Bene, io vado a perlustrare il posto, tu vai dove vuoi ma ti consiglio calorosamente di andare in un negozio d’abbigliamento!” salutò e, dando le spalle a Luna, andò per la sua strada. La sedicenne si ritrovò a vagare per le sconosciute vie di quell’angusta cittadina osservando le vetrine decorate per Halloween dei negozi, in cerca di un luogo dove poter comprare qualche nuovo vestito. Si era allontanata abbastanza dalla piazza e ormai sentiva di essersi completamente persa, cercò di ritornare al punto di partenza ma le fu impossibile ‹‹Che diamine! Sembra di essere in un labirinto: è tutto dannatamente uguale!›› stava ribollendo di frustrazione per non avere idea di dove si trovasse e perché era la sesta volta che passava davanti alla stessa gelateria dove il gelataio le proponeva ogni volta il nuovo gelato alla zucca, anche se sceglieva sempre di cambiare percorso! Decise di fermarsi a mangiare il gelato alla zucca e ne approfittò per guardare in Internet la piantina della città, decise di raggiungere il negozio d’abbigliamento più vicino seguendo le indicazioni. Il gelato si stava sciogliendo velocemente, per essere ottobre quelle ultime giornate iniziavano ad essere calde come se fosse Estate.
Ad un certo punto Luna sentì molte voci in lontananza e vi si diresse incontro. Rischiò di perdersi altre tre volte e fece in tempo a finire il gelato prima di raggiungere la fonde del brusio ed il negozio di vestiti, poco distante da lì.
Le voci provenivano dalle classi del liceo di Angels’ Mountain, nonché l’unico liceo nell’arco di duecento chilometri. Le finestre erano aperte per via del caldo e tutte le voci si rigettavano nella strada di fronte ‹‹Magnifico, sarebbe questo l’inferno dove verrò stipata? Sembra un casermone abbandonato, orribile›› Luna osservò riluttante la scuola e non curante di dove posasse il suo sguardò si ritrovò ad osservare una delle classi del primo piano, erano tutti molto agitati all’interno e il professore sbraitava inutilmente dietro ai ragazzi, ma ad attirare maggiormente la sua attenzione fu una ragazza che stava tranquillamente appoggiata alla finestra dell’aula mentre fumava una sigaretta. La ragazza aveva i capelli verde acqua, impossibili da non notare, li teneva raccolti in una treccia ed erano molto curati. Luna la fissava con disapprovazione, odiava il fumo e detestava chiunque fumasse, ma di colpo la faccia rosea della giovane alla finestra si spostò su quella Luna, che rimase pietrificata dai suoi occhi grigi come la cenere e minacciosi come quelli di un predatore che ha trovato la sua preda. La ragazza lasciò cadere il mozzicone di sigaretta sul prato sottostante mentre rientrava sorridendo compiaciuta.
Luna ebbe per un momento la pelle d’oca ‹‹Non bastavano città e scuola orribili, anche le persone sono terrificanti. Spero solo di non ritrovarmi in quella classe›› distolse lo sguardo dalla scuola e riprese a camminare.
Raggiunse la vetrina del negozio dalla quale erano esposti costumi per l’imminente Halloween e maschere ‹‹Sarà veramente il luogo giusto?›› ricontrollò il cellulare e segnava che era a due metri davanti alla destinazione. Dopo un breve sguardo nei dintorni capì che era proprio lì che doveva entrare.
La campanella sulla porta echeggiò per il negozio, fin da subito Luna capì che quello non era il posto che stava cercando, era pieno come un magazzino e da qualsiasi parete, persino dal soffitto, penzolavano costumi di ogni genere, per Halloween, per carnevale e persino costumi usati nelle ricostruzioni di antiche battaglie, dal medioevo fino al ‘800. La ragazza fece per voltarsi ed uscire quando d’un tratto sentì un frastuono provenire da dietro uno scaffale, andando a controllare trovò una ragazza, avrà avuto la sua età, stava inginocchiata a terra e si stava tastando dolorante la testa “Ehilà! Tutto ok?” le chiese Luna.
Appena la giovane si accorse di essere vista si rialzò immediatamente cercando di sistemarsi i capelli ricci meglio possibile e, voltandosi verso Luna, annuì con la testa. Luna rimase abbastanza stupita dell’aspetto della coetanea ‹‹Che strana ragazza…›› pensò. Indossava una gonna corta azzurra ed una maglietta arancione scuro a maniche corte con lo sbuffo, aveva una foglia come fermacapelli, di un verde brillante che spiccava circondato dai riccioli dorati della giovane. Il volto liscio era la parte più particolare della ragazza, la pelle era scura da abbronzatura e sull’occhio sinistro aveva una benda, era simile a quella che solitamente hanno i pirati ma la sua era di soffice stoffa bianca.
La ragazza fece qualche gesto con le mani, sembrava il linguaggio dei segni, ma Luna non era molto portata in queste cose e si limitò a far intendere di non capirci un bel niente, scuotendo la testa. Vedendo che Luna non conosceva il linguaggio dei segni, la ragazza raccolse un taccuino e una penna da terra, dove prima era caduta, tese il braccio sinistro a Luna e con l’altro aprì il taccuino sulla prima pagina “Piacere, io sono Lothiel.” Luna lesse attentamente
“Che nome… particolare, ma mi piace! Poi io non posso certo giudicare, mi chiamo Luna!” sorrise a Lotiel e fece per stringerle la mano quando ricordò di avercela fasciata e la tirò indietro al suo fianco. Lothiel abbassò la mano e la guardò stranita “Scusa, mi sono fatta male, non farci caso…”  la ragazza rise, alzò le spalle ed indicò la sua benda come segno solidale, poi riprese il suo taccuino e iniziò a scrivere
“Sei nuova di queste parti?”
“Sì, sono qui con mia sorella solo da ieri. Stavo cercando un negozio dove comprare nuovi vestiti, ma mi sono imbattuta in questo negozio di travestimenti, è tuo?”
“Di mio padre, però lavoro sempre io. Se ti serve un costume per Halloween chiedi, facciamo anche consegne a domicilio, per favorire gli affari.” Lothiel le sorrise imbarazzata. Aveva una calligrafia facilmente leggibile ed era molto veloce a scrivere. Le diede un biglietto
“Se vuoi questo è il biglietto da visita, il numero scritto è il mio.”
“Grazie ma, senza offesa, non penso che indosserò un costume per Halloween. Non sono una bambina!” rispose Luna facendosi scappare un sorriso. Lothiel alzò le spalle e imperterrita le chiese dove abitava, continuò a scrivere “Scusa se chiedo tante cose, solo che mio papà si arrabbia se non lo faccio – è fissato con gli affari.”
“Fa’ nulla. Non conosco il nome della via, ma posso descriverti il posto. Sai, ora abito in quella vecchia, grande, casa bianca in mezzo al bosco poco fuori città, era dei miei nonni ma ora…” Luna si fermò quando notò che la pupilla di Lotiel si era ridotta ad una fessura e le stava scendendo una lacrima dall’occhio, sembrava terrorizzata. La pelle era diventata pallida e l’abbronzatura pareva scomparsa, iniziò ad accarezzarsi nervosamente i capelli nascondendoseli il più possibile dietro la testa. Si asciugò l’occhio e scrisse in modo agitato e disordinato “TU sei la nipote di quelli che abitavano là??” era agitatissima.
Luna non capiva la reazione della ragazza “Sì, perché...?” Lothiel scosse velocemente la testa e, quasi impazientemente, accompagnò Luna fuori dalla porta mentre scriveva un’ultima frase su una pagina che strappò e mise in mano alla ragazza, dopodiché la salutò frettolosamente con la mano. Luna ebbe malapena il tempo a dirle un ciao che Lothiel aveva già chiuso la porta ed era già sparita nelle viscere del negozio. Luna aprì la palla di carta che le era stata messa in mano e ne lesse il contenuto “Scusa se mi sto comportando così ma non mi sento bene - è stato bello conoscerti, ciao a presto” sulla terza e ultima riga Lotiel aveva scritto l’indirizzo di un negozio di abbigliamento lì vicino ‹‹Sono proprio tutti strani in questa città?! E pensare che questa Lothiel iniziava a starmi simpatica, bah!›› pensò contrariata Luna mentre trascriveva l’indirizzo che aveva ricevuto su Internet.
 
Ci mise un attimo a trovare il negozio dell’indirizzo. La ragazza passò più di un’ora provandosi ogni vestito che le sembrasse anche minimamente interessante; non aveva proprio idea di cosa avrebbe potuto prendere. Rimase nel camerino, cambiando di continuo abbigliamento ‹‹Non mi sta bene nulla!›› pensò inorridita guardandosi allo specchio. L’ultima maglietta che si era provata le faceva anche da gonna e Luna se la tolse immediatamente. Le squillò il telefono, era Tia ‹‹Che palle›› prese il cellulare e rispose “Cosa c’è?”
“Sì, è bello anche per me sentire che stai bene!” Luna alzò gli occhi al cielo
“Hai fatto la spesa?”
“Sono alle casse, ti ho chiamata per sapere se ti serve qualcos’altro oltre a quello che avevi scritto sulla lista.”
“Sì: dei vestiti decenti. Sembra che in sta città orribile non ne esistano.”
“Non devi mica andare ad un galà! Basta qualcosa di appropriato e di comodo per l’inizio della scuola. E ti prego Lu, non prendere solo abiti scure, ok?” disse scherzosamente Tia
“Quante migliaia di volte ti devo dire di non chiamarmi così!”
Luna sentì ridere dal telefono mentre una commessa le bussò alla porta “Tutto bene signorina?”
“Certo! E mi lasci in pace se non vuole che stia qui un’altra ora per poi uscire senza comprare nulla!”
Luna non ricevette nessuna risposta, riavvicino il cellulare all’orecchio “Luna? Luna, ci sei? Con chi stai parlando?” “Eccomi! Ci sono! Che stavi dicendo??”
“Non far finta di nulla, Luna! Era uno dei ragazzi che lavora in quel negozio vero?” Luna non rispose, la sorella capì subito “Te lo dico sempre! Non devi trattare male i commessi, stanno solo facendo il loro lavoro!”
“Un pessimo lavoro.” la ragazza sentì la sorella fare un grosso respiro
“Va be’. Io sono alle casse e fra poco avrò finito. Ci incontriamo alla macchina fra mezz’ora, ok?”
“Va bene, sarò là fra mezz’ora… forse.”
“Cosa vorrebbe dire for…?!” Tia non fece in tempo a finire la frase che Luna aveva già riattaccato.
Luna si provò qualche altro vestito finché notò fra il mucchio di vestiti che si era presa un paio di leggings blu scuri ‹‹Perfetti! Manca solo una maglietta…›› frugò ancora un po’ e decise di prendere una maglietta nera con sopra una scritta composta da glitter argentati. Uscì dal camerino con i leggings e la maglietta in mano dirigendosi verso le casse. Notò due commesse che stavano parlando a bassa voce fra loro e la fissavano con aria di disprezzo, lei ricambiò lo sguardo e si diresse verso uno scaffale vicino a loro, si zittirono e fecero finta di sistemare dei vestiti. Luna guardava gli abiti che aveva davanti dando qualche sguardo soddisfatto alle commesse.
Una delle due si voltò vero di lei e con un finto sorriso le parlo “Ha bisogno di qualcosa signorina?”
Luna riconobbe la voce, era la stessa con cui aveva parlato prima, freddamente decise di risponderle “No, non ho bisogno di qualcuno che mi sparli alle spalle, grazie. Tra l’altro so decidere da sola, sia qui… che in un camerino!” finì con lo stesso sorriso finto della sua conversatrice, la quale aggrottò la fronte e aprì la bocca in segno di indignazione ma dando un breve sguardo agli abiti dietro di Luna sembrò compiacersi “Allora se è tanto sicura di sé, signorina, potrà sicuramente dirmi cosa voleva prendere da questo reparto… così glielo porto alla cassa.” Luna accettò la sfida e voltandosi si rese conto di essere nel reparto giacche da uomo, fece una piccola smorfia ‹‹Mi ha fregata…›› passò brevemente a rassegna ogni capo del reparto e scelse quello che le sembrava più decente ‹‹…o forse io ho fregato lei!›› prese il capo che aveva scelto, una giacchetta in pelle nera, e se la mise “Mi pare perfetta, non crede?” Luna sapeva che le stava bene e anche le signore lo vedevano, la commessa alzando gli occhi al cielo le diede conferma e si diresse alla cassa.
Appena uscita dal negozio e aver girato un angolo Luna si appoggiò di schiena alla parete e sbuffò ‹‹Che città di merda!›› riprese il navigatore del cellulare dirigendosi alla piazza.
 



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CARO LETTORE,
un altro capitolo è andato e vi ringrazio se state ancora leggendo. Spero di aver descritto una prima impressione di Angels’ Mountain soddisfacente, per quanto cerco sempre di tenere le descrizioni soggettive dal punto di vista di Luna.
Grazie ancora per eventuali commenti e critiche!
Buona giornata e buona lettura!

 
   
 
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