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Autore: Vane_26rt    08/11/2022    0 recensioni
Alyson Roberts è una ragazza americana con una passione incondizionabile per la musica e il teatro: il suo sogno più grande è quello di diventare un'attrice di musical e, durante il suo ultimo anno di liceo, riceverà una possibilità per provare a poterlo realizzare. Alyson è dotata di una forte immaginazione alimentata dal suo amore per la lettura e scrittura trasmessa dalla nonna materna. Presto la nostra protagonista capirà di poter volare libera in luoghi fantastici, vivendo un'avventura a lei familiare, con un potere ed una capacità oltre il confine della realtà. Riuscirà Alyson a raggiungere la meta o farà la stessa fine di Icaro?
Genere: Avventura, Fantasy, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Oggi inizia la scuola e per l'occasione mi sveglio molto presto, indosso classici jeans blu che non mancano mai, maglietta bianca a maniche corte e scarpe da tennis bianche, per i capelli decido di raccogliere la metà superiore in una coda e il resto lasciarli mossi.
Finito di riordinare la stanza e lo zaino, scendo per la colazione.
«Buongiorno mamma, buongiorno papà»
I miei genitori si alzano sempre presto: mio padre per sistemare le cose per il lavoro e mia madre per preparare la colazione e assicurarsi che io e Maggie arriviamo a scuola puntuali, soprattutto oggi: la piccola Mag inizia il suo primo anno di elementari.
«Ally, come mai già sveglia?» chiede mio padre.
«Oggi è il primo giorno di scuola anche per me, voglio arrivare puntuale»
«Alyson Roberts, sei sicura di sentirti bene?» sento dire da dietro le mie spalle con voce lievemente preoccupata.
«Certo mamma, sto benissimo! Non vedo l'ora di andare a scuola, questo è il mio ultimo anno e intendo godermelo al massimo!» I miei si scambiano uno sguardo scioccato e incredulo «Che c'è? Perché quella faccia?» chiedo confusa.
«No niente» risposero in coro.
Potrei avere un'idea della loro reazione ma decido di lasciar perdere la questione e di prepararmi la mia solita colazione: latte e cereali.
Avevo appena riempito la mia tazza quando vedo arrivare Alex, oggi ha la prima prova ufficiale con il gruppo; papà si è persino preso l’intera giornata pur di accompagnare i ragazzi.
«E tu che ci fai sveglia?» mi chiede, avvicinandosi al tavolo.
«Oggi mi inizia la scuola» lo informo mentre vado a posare il latte nel frigorifero e quando mi volto: «Alex! Quella è la mia tazza!» lo rimprovero fermamente vedendolo bere da essa.
«Che ne sapevo io!» si giustifica con quell'aria da finto innocente. 
«C'è scritto sopra il mio nome, genio!» 
Lui osserva la tazza e vedendo che avevo ragione: «Senti, mi sono appena svegliato, okay? Non ci ho fatto caso» 
Non mi sembra visto che era già bello e pronto, con tanto di capelli perfettamente ordinati. Riprendo il latte dal frigorifero, lo verso nella tazza con su scritto "Alex" e vado a sedermi al tavolo nel posto di fronte a lui. Dopo pochi minuti, mi chiede come mai fossi già alzata invece di essere ancora a letto come sempre; sembra che avesse assistito a un miracolo.
«Ma perché siete tutti così stupiti del fatto che sono già in piedi? Voglio solo arrivare puntuale a scuola e farmi con calma la strada!»
Alex scoppia a ridere sputando tutto il latte e cereali che aveva in bocca, inondando il tavolo: «Tu, puntuale a scuola? Bella questa battuta!» dice ridendo a crepapelle.
«Perché, che c'è di male? Guarda tu piuttosto cos'hai combinato!» il latte sparso sulla tavola mi sarebbe finito addosso se non mi fossi spostata in tempo.
«Oh niente, solo che se fosse legale, ti sposeresti con il letto e non ti separeresti mai da lui! Dimmi un po', ti baci anche il cuscino?» 
«Ah ah, molto divertente...» Rispondo sarcastica.
Senza staccare gli occhi dal giornale che teneva in mano, mio padre richiama Alex per avermi preso in giro. 
«Ma dai papà, Alyson che arriva puntuale a scuola? Sappiamo tutti che è impossibile!» continua a ridere e la voglia di dargli un pugno in faccia cresce sempre di più.
«Nulla è impossibile se ci provi con tutte le forze e tu dovresti saperne qualcosa» gli ricorda nostra madre con tono deciso, mentre prepara la colazione per Mag «Il tuo obiettivo era di creare una band e ci sei riuscito, arrivando anche ad avere un contratto discografico» puntualizza avvicinandosi al tavolo da noi «Se quello di Alyson è di arrivare puntuale a scuola nonostante la sua abitudine di essere continuamente in ritardo... ci riuscirà» mi rivolge un sorriso d’incoraggiamento e torna a guardare mio fratello con viso più severo «Io vado a svegliare Mag, tu prendi un panno e pulisci»
Così impara a prendermi in giro, penso, facendogli una linguaccia con un sorriso soddisfatto in volto. 
Guardo l'orario: sono le sette e trenta, la scuola inizia alle otto.
«Io vado» avviso prendendo lo zaino e mettendolo in spalla. Con la bici ci sarei stata dieci minuti massimo ma oggi volevo fare la strada a piedi. Esco di casa, prendo gli auricolari e via con “Beat it” di Michael Jackson, mio cantante preferito.
Arrivata a scuola, mi accomodo su una panchina all’ombra di un albero del vialetto aspettando Susan. 

Potettero passare pochi minuti dal mio arrivo, quando scorsi i suoi bei capelli rosso fuoco dall’altra parte della strada. Non ci siamo viste per tutta l’estate dato che è dovuta partire in vacanza insieme ai suoi genitori.
Mi aspettavo che vedendomi dopo tanto tempo mi sarebbe corsa incontro per abbracciarmi, ma non stava correndo verso di me per questo bensì per afferrarmi il braccio e trascinarmi verso l'ingresso della scuola: «Dai andiamo, è tardissimo!»
«Buongiorno anche a te» mi fermo liberandomi dalla sua presa «E no, tranquilla, non siamo in ritardo»
Le mostro l’orario dal cellulare, si sorprese nel vedere che avevo ragione, le si puo’ leggere chiaramente in faccia.
«Siamo in anticipo? SEI in anticipo?!» per poco non si mette ad urlare.
«Anche tu? Oggi i miei e Alex hanno avuto la stessa reazione» sono stanca di sentirmi ripetere la stessa cosa miliardi di volte in una sola ora.
«Bhe, non hanno tutti i torti visto il tuo amore per il letto. Voglio dire, se fosse per te, dormiresti ventiquattr’ore su ventiquattro e diciamo che arrivare puntuale non è proprio il tuo... Ok, scusa» si zittisce notando la mia faccia infastidita.
Va bene che mi piace dormire, ma non c’è bisogno di farne una faccenda di Stato se per una volta decido volontariamente di arrivare in anticipo.
Superato il momento di incredulità, mi rivolge uno dei suoi sorrisi e mi abbraccia facendomi scivolare via quel briciolo di rabbia che ho nei suoi confronti; è la mia migliore amica e per quanto potessi odiarla, sarebbe stata sempre una cosa momentanea, le voglio troppo bene e mi è mancata moltissimo. 
Al suono della campana, tutti gli alunni presenti nel cortile si dirigono verso l'ingresso: il mio ultimo primo giorno di scuola è appena ufficialmente iniziato e io ne sono leggermente emozionata.

Come ogni inizio anno, ci riuniamo tutti in palestra allestita con stendardi rossi e bianchi e un leopardo rappresentante della scuola, dove la preside Smith terrà il suo classico e monotono discorso. Fortunatamente per me e per la mia salute mentale, riesco a non imbattermi direttamente in Brittany; almeno il primo giorno vorrei godermelo e per ora sembra che vada tutto come desiderato.
Stavo per addormentarmi se non fosse stato per la vibrazione del mio telefono: con il sottofondo della preside che recita ancora il suo monologo, apro un messaggio da parte di mia madre e devo fare ricorso a tutte le mie forze, tappandomi la bocca con la mano per non gridare. Susan, che è vicino a me, si volta a guardarmi in modo interrogatorio, sostituendolo con un sorriso malizioso e divertito dopo aver letto il messaggio: «Allora forse è meglio che non venga stasera»
«Scherzi? Adesso a maggior ragione devi venire! Non mi puoi abbandonare in una situazione del genere!» la tensione si percepisce chiaramente nella mia voce nonostante mi sia concentrata a tenere un tono basso. 
Perché a mia madre vengono queste idee sempre all'ultimo?
«E va bene! Se insisti ci sarò» sospira «Almeno mi evito di ritrovarmi il cellulare pieno di tuoi messaggi dove sei nel panico». La guardo ormai rassegnata, non è lei se non se ne esce con qualche sua battuta punzecchiante ma ormai ci ho fatto l'abitudine.
Volto il mio sguardo di nuovo verso la preside pensando che finalmente stesse per finire il discorso ma accanto a lei noto un uomo dai capelli scuri, alto e con un viso affascinante nonostante possa avere una quarantina d'anni circa. Un nuovo professore, penso, eppure ha un’aria così autoritaria che dubito sia la sua professione e poi, quale insegnante dovrà sostituire?
«Ora, date un caloroso benvenuto al Signor Henry Higgins, direttore del Majestic Theater di Broadway» le parole della preside vengono seguiti da un fragoroso applauso ed io quasi mi pietrifico: Broadway, il mio sogno fin da bambina, chiunque voglia fare l’attore da teatro aspira ad arrivare fin lì. Ma da qui a Broadway ci sono cinque ore di volo, che ci fa uno come lui dall’altra parte della nazione? Per la prima volta in quattro anni di scuola, la preside ha l'attenzione di tutti.
«Assisterà ai corsi di canto, ballo e recitazione per poter scegliere, a fine anno, alcuni di voi che riceveranno la possibilità di partecipare alle audizioni della sua nuova opera teatrale musicale»
L'esaltazione è alle stelle, quest'anno sarà una specie di gara per tutti. Dentro la propria mente, ogni singolo studente presente in questa sala sta già analizzando ogni sua conoscenza per vedere quanta possibilità ha di prendersi un posto tra i casting.
Io sono sicura delle mie capacità, ho studiato molto fin da bambina solo per fare questo. Riuscire ad andare a Broadway sarebbe già un sogno, tanto più recitare in uno spettacolo, ma comunque proverò a dare il mio massimo e tenere le dita incrociate per tutto l'anno.

Solitamente durante il primo giorno di scuola lo passavamo a raccontarci cosa avevamo fatto durante le vacanze, quest'anno invece il plesso è in delirio: tra i corridoi non si fa altro che parlare dei provini, del signor Higgins, soprattutto di Broadway.
Susan ricevette il permesso da sua madre per poter venire a casa mia e restare fino a sera per la festa, ce l’aspettavamo come risposta.
Arrivate a casa, la suoneria del telefono mi avvisa che è arrivata una notifica: Sam mi ha mandato una foto insieme a Peter e Alex con il panino in mano chiedendomi com’era andato il mio primo giorno di scuola. Mi incanto qualche secondo a guardare il viso sorridente di Peter prima di poter rispondere al mio migliore amico: “Tutto bene, ti racconto i dettagli più tardi”.
Dopo aver divorato letteralmente tutto ciò che c’era nel piatto, incominciamo a preparare le cose per la festa di stasera. 

Manca solo una mezz'ora all’arrivo degli ospiti, io e Susan saliamo in camera mia per sistemarci: indosso un crop top bianco con scollatura a barca, una gonna di jeans e sneakers bianche e nere, sciolgo i capelli lasciandoli liberi lungo la schiena. A Susan ho prestato un vestitino bianco abbastanza semplice, dalla gonna morbida e lunga appena sopra le ginocchia, decorata con diversi fiori colorati. Avendo la stessa corporatura, è solito scambiarci e prestarci vestiti.
Suonano il campanello, appena in tempo. 
«Alyson, apri tu che sto finendo di sistemare tua sorella?» mi chiede mia madre dal corridoio. 
Scendo in salotto insieme a Susan, pronte per accogliere i primi ospiti: davanti l’ingresso mi ritrovo una donna e un uomo entrambi dai capelli scuri e corporatura magra, i signori Cooper, genitori di Sam. Oltre alla coppia, alle loro spalle, giunge un ragazzo anch’esso dai capelli e occhi marroni, un viso più fine e una corporatura più robusta e solida di quello che ricordavo.
«Ciao ragazze, come state? è da tutta l’estate che non ci vediamo» ci regala un sorriso bianco e perfetto facendo rivelare le due fossette ai lati.
«Ciao Alan, noi tutto bene. A te piuttosto cos’è successo? Sei cambiato molto dall’ultima volta» sposto lo sguardo istintivamente verso Susan notando le sue guance arrossate e lo sguardo assente, evidentemente qualcuno ha fatto colpo.
«Mi sono allenato molto quest’estate, volevo mettermi in forma per l’ultimo anno»
Alan è il fratello minore di Sam e frequenta il nostro stesso anno, è un ragazzo che sta abbastanza sulle sue, circondandosi solo da persone legate strettamente a lui. A differenza di suo fratello ha una particolare dedizione verso gli strumenti a corda, in particolare per il violino.
Do una piccola gomitata alla rossa vicino a me in modo da farla riprendere e farle dire qualcosa: «Non ti abbiamo visto oggi a scuola»
Quanto vorrei  che qualcuno la riprenda in questo momento. 
Le guance di Alan si colorano leggermente e la sua voce rivela un lieve imbarazzo: «Sono arrivato un po’ più tardi del solito, giusto in tempo per il discorso della preside Smith» 
Effettivamente non è suo solito arrivare in ritardo e sì, è più un tipo che si imbarazza per queste cose che per altro. Chissà come mai questo cambiamento fisico improvviso? Sarà la pubertà o c’è di mezzo una ragazza? Non so perché ma il mio istinto opta di più per la seconda motivazione.
«Non ti sarai scambiato di ruolo con Ally, vero? Oggi è arrivata perfino prima di me» ovviamente non possono mancare le battute di Susan sulla mia puntualità di questa mattina. Scarichiamo pure l’imbarazzo sulla propria migliore amica!
«Come io mi sono puntato di cambiare fisicamente, non è detto che Alyson non possa convincersi di arrivare in orario»
«Oh! Grazie Alan, davvero. Finalmente qualcuno che mi supporta invece di ridermi in faccia» Lo abbraccio istintivamente come gesto di ringraziamento, dovrebbero fare una statua a questo ragazzo!

Successivamente suonano nuovamente alla porta ma questa volta è andata mia madre ad aprire. A fare il proprio ingresso, sono i signori Anderson, i genitori di Peter, accompagnati dalla sorella maggiore. La famiglia Anderson e la famiglia Cooper, come colori, sono praticamente gli opposti: sia la madre che il padre di Peter hanno capelli biondi e occhi chiari, compresa la sorella.
Mentre offriamo da bere a tutti, il motore della macchina di mio padre che parcheggia nel garage ci comunica che i ragazzi sono arrivati. Disposti tutti davanti alla porta con i calici in mano, accogliamo il trio urlando al loro ingresso: «Viva i Musical Fire!»
Il mio sguardo cattura immediatamente i dolci e delicati lineamenti del viso di Peter, i suoi capelli biondi che sembrano brillare ad ogni ora del giorno e gli occhi azzurri come un cielo limpido d'estate.
Mi sta guardando, cerco di non arrossire. Mi saluta con un gesto della mano, ricambio a distanza.
Mi costringo a concentrare la mia attenzione altrove. 
Voltandomi, mi precipito ad abbracciare il mio migliore amico dai capelli e occhi color cioccolato, appena lo vedo. Lui ricambia con gioia il mio gesto facendomi volteggiare aggrappata al suo collo, ridendo entrambi.
«Come sta il mio batterista preferito?» chiedo appena mi rimette a terra, dandogli una lieve pacca sulla spalla.
«Un po’ stanco dalle prove ma tutto bene. Tu piuttosto cosa mi devi raccontare? Mi hai messo troppa curiosità con il messaggio di stamattina» anche su di lui il sorriso rivela le fossette ai lati delle labbra.
L’avrei fatto subito volentieri se mio fratello non si fosse intromesso con quell’aria d’impiccione che si ritrova: «Prima magari potresti salutare tuo fratello maggiore» rimprovera «Okay che mi vedi tutti i giorni e abitiamo sotto lo stesso tetto, ma almeno un "ciao" credo di meritarlo» 
«Ecco che fa il fratellone geloso di turno. Tranquillo Alex, non ho intenzione di rubarti la sorella» ride Sam dando una pacca sulla spalla all’amico.
«Per me puoi anche tenertela, l’importante che non ti fai contagiare dalla sua pazzia, non vorrei perdere un amico» 
«Per quello ormai è tardi» la mia voce e quella di Sam si pronunciano all’unisono.

I festeggiamenti iniziano ufficialmente tra cibo, chiacchiere, risate e musica. Siamo tutti radunati nel salotto, chi ancora mangia attorno al tavolo, chi sorseggia lo spumante, chi si rilassa sul divano.
«Allora, vi sentite troppo stanchi o credete di poterci deliziare con almeno una canzone?» la voce calda del padre di Peter cattura l’attenzione di tutti mentre si rivolge con lo sguardo verso la band. 
Alex, Sam e Peter si guardano annuendo con sorriso e  prendendo ognuno il proprio strumento: mio fratello la chitarra, il biondo il basso e il batterista un tamburo, non c’è spazio per la batteria. 
Al contrario di me, che cercavo di non incantarmi nel guardare Peter, c’è qualcuno che guarda fisso verso la stessa direzione, la stessa persona: Susan.
«Se continui a fissarlo, finirà per accorgersene» le sussurro all’orecchio «Tanto vale che vai a parlargli direttamente no?» 
Il suo sguardo color nocciola si sposta su di me con tono di rimprovero: «Vedi da che pulpito arriva la predica! Tu perché non parli con Peter?»
Lascio indifferente l’ultima frase: «Ti ricordi che viene a scuola con noi, vero? Non potrai ignorarlo per tutto l’anno»
Non finisco neanche la frase che mi accorgo che non mi sta più ascoltando: sta cercando Alan, non essendo più seduto al suo posto. Per sua sfortuna, sono io a trovarlo per prima: era al tavolo dietro di noi per servirsi da bere. Riesco a catturare l’attenzione del ragazzo facendogli il gesto di raggiungerci per sedersi con noi e beccandomi un'occhiata piena di odio da parte di Susan. Sono convinta che lei possa avere una possibilità, si vede che c'è chimica tra loro e anche se farle da cupido mi porterà a subire qualche sua malignità riguardo me e Peter o qualsiasi altro debito mi vorrà far pagare, non posso farmi scappare un'occasione del genere: è da tre anni che mi punzecchia per Peter. 

Il trio ha smesso di suonare prendendosi un fragoroso applauso da tutti i presenti e qualche urlo da parte di noi giovani, ringraziando il loro pubblico con un profondo inchino come se fossimo ad un vero e proprio concerto.
Questo diede il giusto tempo a Susan per pianificare una piccola rivincita: «Ei Alyson» il suo tono di voce nel pronunciare il mio nome basta a rivelare le sue intenzioni «Perché non ci canti qualcosa anche tu?» un sorriso finto cristallino le cresce sul volto e questo mi permette di affermare la mia teoria. 
«Vorresti accompagnarmi tu, amica mia?» Non posso fare altro che reggerle il gioco, scendere nel campo di battaglia e provare a trascinarla con me.
«Mi piacerebbe ma stasera non sto molto bene con la voce e non vorrei sforzarla» Sa che il trucchetto da finta malata non attacca con me ma non posso insistere davanti ai signori Cooper e i signori Anderson, non la conoscono bene come me.
«Potresti farti accompagnare da Peter magari» ed ecco che lancia la prima bomba «Se a lui non dispiace, ovviamente» si affretta ad aggiungere.
Non saprei se essere al settimo cielo o sprofondare la testa nel terreno come uno struzzo, perché Peter accetta la proposta di Susan con un radioso sorriso sul volto.
Anche sul viso di Susan appare un sorriso ma il suo è decisamente maligno, malizioso, desideroso di vendicarsi. Mi sorprende che ci sia andata così leggera anche se per me è comunque una tortura.  «Hai qualche richiesta?» Ormai che siamo in ballo, non ci resta che ballare.
Era ovvio che avesse già in mente anche la canzone e in tutta questa situazione è proprio codesta scelta che mi preoccupa di più: «Guarda, voglio farti un regalo: visto che so della tua ossessione per High School Musical, potreste fare "Start of Something New"» ora si che la odio.
Tra tante canzoni, proprio quella doveva scegliere? Ricreare lo stesso momento di un film, di certo non renderà reale anche il resto della storia! Per non parlare che da ora in poi collegherò questa canzone a lui ed a questo momento che ricorderò per molto tempo. Nonostante conosca perfettamente la canzone a memoria, adesso ho paura di dimenticare il testo per colpa dell'ansia.

All'inizio l'atmosfera è fredda, siamo entrambi immobili, ma più si avvicina il ritornello e più è impossibile non farsi trasportare dalla musica: prima un movimento con i piedi, poi la testa, poi le spalle e infine tutto il corpo si muove a ritmo di musica con il battito di mani dei nostri parenti e amici come accompagnamento.
Arriva la parte terrificante ma inevitabile: gli sguardi.
Per quanto volessi impedirlo a me stessa, non posso fare a meno di guardarlo con la coda dell'occhio e accorgermi che lui sta facendo lo stesso. La musica mi travolge completamente prendendo il controllo del mio corpo e qualche strofa dopo ci ritroviamo faccia a faccia, cantando e ballando come se fossimo i soli presenti in questa stanza. Probabilmente lo siamo davvero in questo momento, almeno per me.
La canzone finisce ma lui è ancora qui, davanti a me, che mi guarda e mi sorride; credo di essere diventata rossa in faccia.
Approfitto dell'applauso dei presenti per darmi la forza di distogliere lo sguardo da lui e tornarmene a sedere vicino ad Alan, catturando un sorriso soddisfatto sul volto di Susan e uno divertito su quello di Sam, adesso seduto alla mia destra.
La serata continua per un'altra mezz'oretta fino a che non arriva l’ora per gli ospiti di andare via. Io e Susan salutiamo Alan per poi rivederlo l'indomani a scuola, abbraccio Sam promettendo di venirmi a trovare al più presto e infine saluto Peter sempre a distanza e con lo stesso gesto della mano di quando arrivò.
Andati via tutti, ci dirigiamo ognuno nelle proprie stanze, Susan in quella degli ospiti. Io e lei non ci scambiamo nemmeno una parola riguardo a questa sera, siamo troppo stanche, desiderose di essere accolte tra le braccia di Hypnos.
Ce ne saremo dette di tutti i colori la mattina seguente e con la mente più lucida. 
   
 
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