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Autore: Misaki Starlyght    09/11/2022    2 recensioni
[IN REVISIONE - cap 1 di 20]
|| M e r t h u r || M a g i c A U || S c h o o l A U || C u r s e d A U || H a t e to L o v e || S l o w B o r n ||
Long ambientata ai giorni nostri. Cosa succederebbe se un Arthur ribelle e problematico e un Merlin apatico e solitario si incontrassero da adolescenti frequentando la stessa scuola? E cosa accadrebbe se la magia esistesse ancora e venisse praticata
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Balinor, Merlino, Morgana, Principe Artù, Uther | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione
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Cos'era la luce?
Era mai esistita prima?
C'era mai stato qualcosa prima di quella oscurità?
Non ricordava.
Il ragazzo si sforzò con tutte le sue forze, ma non riuscì a ricordare nulla.

Non esisteva nulla al di fuori di quella densa oscurità terrificante e disorientante.
Il tempo e lo spazio non esistevano in quel luogo, come non esistevano più un sopra e un sotto.

Era forse lo spazio?

No. Ci sono le stelle nello spazio e ovunque fosse non c'erano luci. Non c'è n'erano mai state e mai ci sarebbero state in quel luogo maledetto.

Era fatto della stessa sostanza del nulla e dentro il nulla galleggiava senza meta. Senza via d'uscita.
Da quanto tempo era lì?  Non lo sapeva. Potevano essere pochi minuti, ore o perfino giorni. Forse era sempre stato lì...
Come si poteva vivere in un luogo così spaventoso?
Non c'è vita...e lui era vivo o morto?

Poteva sentire il suono del suo fiato uscirgli dalla bocca, insieme ad un ronzio sempre più crescente.
No. Non era un ronzio. Erano urla.
Chi stava urlando e perché?
Lui...lui stava urlando.
Chi era lui? 
Il nulla non urla. Era forse qualcosa di diverso da esso? Chi era allora se non il nulla?

Merlin. Lui era Merlin. Era il suo nome.
E più urlava, più aveva la sensazione che quella densa oscurità lo avvolgesse, lo stringesse e lo soffocasse.

Perché stava urlando?
Dolore...stava soffrendo.
Il suo intero corpo stava bruciando sotto il fuoco di mille soli neri. Ogni parte del suo essere...pelle...muscoli...ossa...tutto bruciava, scioglieva e sbriciolava.

Desiderò morire, tanto era insopportabile il dolore. Desiderò che quel fuoco lo consumasse definitivamente, per poter non sentire più nulla...ma lui non smetteva mai.
Come una ruota infinita respirava e bruciava, viveva e moriva. E per quanto lo desiderasse, non raggiungeva mai la fine. C'era sempre qualcosa da consumare, mangiare e nutrire.
Quello faceva il nulla. Si nutriva di lui implacabile...mai sazio, mai stanco.

Da qualche parte sentì i suoi occhi bruciare per le lacrime, insieme alla gola sfiancata dalle urla.
Sarebbe mai venuto qualcuno in suo soccorso?
Chi mai avrebbe potuto sentirlo in quel luogo?
Era solo.
Solo nel suo dolore.
Solo nella sua paura.
Come era sempre stato e più prendeva dentro di sé questa consapevolezza, più aveva la sensazione di sprofondare dentro quel nulla, sempre più giù, sempre più a fondo.
Artigli d'ombra placcano e avvolgono il suo corpo nudo ed indifeso. Gli strappano le corde vocali e gli fanno sanguinare l'anima, mentre bocche demoniache si abbeverano della sua essenza, strappando carne pezzo dopo pezzo.
Quello è il suo banchetto e lui è la portata principale.

Aspetta... c'è qualcosa laggiù...che cosa è?
Quella cosa...brilla...ed è calda. Ma non fa male e più la guarda, più capisce quanto sia importante raggiungerla.
Le spire malefiche sembrano capire le sue intenzioni e lo stringono più forte a loro ma Merlin non vuole mollare. Non può mollare.

Frenetico, il ragazzo, cerca le sue braccia e le sue gambe nell'oscurità per nuotare fino a quella luce.
Allora esiste la luce!
Non sa dire quanto sia bella. La vuole...la desidera disperatamente.
L'oscurità stringe la sua presa ma la disperazione e la speranza sono due alleati potenti e più si avvicina, più sente l'energia benefica che trasmette.
Sana le sue ferite, colma il suo vuoto e rinvigorisce le sue membra fragili e doloranti.
Lascia che quella luce lo avvolga come un abbraccio protettivo e rassicurante.
È lo scudo dietro al quale difendersi e la spada con la quale fendere l'oscurità.
I demoni ombra si ritraggono e svaniscono alla sua venuta, mentre voci rassicuranti e amorevoli riempiono le sue orecchie.
L'inferno si dissolve alle sue spalle mentre le porte del paradiso si spalancano di fronte a lui.
È accecante.
È bellissima.
È al sicuro.

***

L'uomo continuava a parlare implacabile mentre Merlin si accartocciava sempre di più su sé stesso.
Una mano, aggrappata alla porta nel disperato tentativo di rimanere in piedi, mentre l'altra stringeva la testa nel vano tentativo di non sentire nulla e bloccare quella voce maledetta. -B...b...basta...- sussurrò Merlin disperato -T...ti...p...prego basta...-
Arthur lo chiamò per l'ennesima volta. Era in preda al panico, inerme di fronte a quello che stava succedendo. Lo stava perdendo, senza sapere il come ed il perché.

L'uomo tentò ancora una volta di avvicinarsi ma Arthur gli ringhiò contro *Stai lontano da lui lurido figlio di puttana!*  ma quando si rigirò di nuovo verso Merlin, vide che le sue gambe avevano ceduto. Le ginocchia ora poggiavano scomposte sul legno della veranda, entrambe le mani stringevano le tempie e le orecchie arrossate, mentre copiose lacrime gli sgorgavano dagli occhi chiusi e strizzati dalla sofferenza provata. -F...a...ale...fa m...male...- rantolò improvvisamente il ragazzo.

Non sapendo cos'altro fare, il lupo, poggiò la sua fronte contro quella del moro. Se avesse potuto piangere in quel momento, lo avrebbe fatto. Avrebbe pianto per la paura, per la rabbia e la frustrazione.
Non sapeva se tutto quello fosse opera di sua sorella o di un agghiacciante scherzo del destino ma dentro di sé pregò che finisse.

Vedere Merlin ridotto in quel modo lo straziava e ancora di più lo straziava la sua inutilità. *Merlin...ti prego. Se riesci a sentirmi. Ti devi alzare...devi aprire la porta ed entrare. Merlin... ti prego! Non c'è la faccio da solo! Ti prego!*
Ma Merlin non gli rispose.
Lo sapeva, lui non era più lì. Il suo corpo era scosso da forti tremiti, il cuore gli batteva all'impazzata nel petto e anche se dalla sua bocca uscivano parole spezzate, la sua mente era altrove. Persa chissà dove e irraggiungibile.
*Mi dispiace Merlin...mi dispiace di essere così inutile. Perdonami...mi dispiace così tanto.*

-Merlin?-
Una voce femminile e familiare squarciò l'aria all'improvviso. Era Hunith, la madre di Merlin e voltato lo sguardo la vide avvicinarsi potente e minacciosa come mai prima di allora. -Che cosa ci fai qui Balinor?- chiese la donna scioccata e al tempo stesso severa.
Arthur ormai era sempre più sconvolto. Hunith conosceva quell'uomo? Come?

-Sono solo passato a salutare nostro figlio.- rispose l'uomo con la sua ormai conosciuta calma glaciale.

Che cosa? Suo figlio?

-Vattene Balinor. Non hai alcun diritto di stare qui!- ringhiò la donna. -Al contrario. Nessuno ha più diritti di me di stare qui. Guardalo.- rispose Balinor girandosi nella direzione di Merlin. -È come me.- 
-No che non lo è!- ribatté la donna sempre più furiosa.
-Mi hai sentito figliolo?-
-Merlin non ascoltarlo!-
-Un po' mi dispiace di averti passato una così pessima compagnia. Ma io e te siamo uguali. Tu sei mio.- e a quelle parole un fuoco negli occhi di Hunith si accese dandole la forza di spintonarlo. -Smettila!! Lui non è tuo e non lo sarà mai!-
-Io sono l'unico qui che ti capisce, Merlin. L'unico che può insegnarti come liberartene.-
-Merlin- urlò di nuovo la donna -Entra in casa. Subito!- e a quelle parole il corpo del ragazzo sembrò finalmente rispondere, riemergendo per qualche secondo dal suo inferno.
Non era lucido, ma il suo corpo rispose all'ordine della madre e con fatica iniziò a rimettere in piedi il suo corpo, aggrappandosi dolorosamente alla porta d'entrata. Arthur fece quello che poté per sostenerlo. Il moro girò la chiave e appena Arthur sentì lo scatto della porta e la vide aprirsi, prese fra i denti un lembo della sua maglietta e con tutta la forza che aveva in corpo lo trascinò dentro casa.

Merlin che era troppo debole per reggersi in piedi cadde malamente sul pianerottolo, iniziando poi a strisciare sul pavimento nel tentativo di raggiungere la sua camera.
Arthur lo seguì con lo sguardo ancora fermo all'entrata, indeciso se aiutare Merlin o dare manforte a Hunith.
I due ora stavano litigando ma la donna rispondeva con decisione ad ogni battuta dell'uomo.
Per un momento pensò di azzannarlo, ma cambiò subito idea quando sentì Merlin urlare dall'interno della casa.

Mai come in quel momento Arthur avrebbe voluto il potere di sdoppiarsi, per poter contemporaneamente prendersi cura di Merlin e tenere d'occhio Hunith, e assicurarsi che Balinor non le facesse nulla di male. Ma la situazione lo costrinse a scegliere il ragazzo e lasciare da sola la madre, che in tutta onestà, se la stava cavando benissimo da sola.

Veloce come un fulmine si precipitò da Merlin che aveva quasi raggiunto la sua stanza. Il moro si era bloccato per terra agonizzante. *Merlin!* urlò il lupo terrorizzato, accostando il muso al suo viso *Merlin, mi senti?*
-M...male...fa male...* sibilò il ragazzo piangendo. *Dove ti fa male?*gli chiese Arthur, che non riusciva a capire l'origine del suo dolore. Non aveva ferite, nonostante ciò si comportava come se coltelli invisibili gli stessero lacerando la carne.
Balinor aveva detto qualcosa riguardo all'avergli passato una brutta compagnia, che si trattasse di una malattia genetica? Eppure non gli aveva mai visto prendere farmaci di alcun ché. -Tu...tto.- rispose di nuovo il moro.

Quanto avrebbe voluto che Merlin gli dicesse cosa avesse e cosa fare. Nelle sue condizioni non era in grado di mettere un cerotto, figurarsi curare un male invisibile. *Merlin, ascoltami. Dobbiamo arrivare in camera tua. Ci siamo quasi, non manca molto. Ma devi aiutarmi. Da solo non c'è la faccio.* lo pregò il lupo, che ancora una volta, rimpianse il suo corpo umano. Se lo fosse stato, avrebbe potuto prenderlo fra le sue braccia e sollevarlo come una piuma, portarlo nella sua stanza senza fargli fare il minimo sforzo e depositarlo nel suo letto con estrema cura.
Ma non poteva. Perciò si limitò ad aspettare che Merlin reagisse alle sue parole, posasse un braccio intorno al suo collo e con il suo aiuto iniziasse a gattonare fino alla sua stanza.

Raggiunsero il letto con fatica e una volta sdraiatosi, Merlin si raggomitolò su sé stesso, portando entrambe le mani alle tempie.
In cuore suo, Arthur, aveva sperato che raggiungendo il letto e allontanandosi dal trambusto sarebbe stato un po' meglio, invece sembrò peggiorare.
I tremiti ripresero a scuotergli le membra sfinite e il dolore aumentare di nuovo perché riprese ad urlare e piangere, implorando che smettesse.
*Merlin non so che cosa fare. Dimmi cosa devo fare." lo implorò Arthur, ma tutto quello che Merlin gli restituì furono solo frasi sconnesse dove implorava di essere salvato.

Hunith era sua mamma e avrebbe sicuramente saputo cosa fare, d'altronde era stata l'unica a riuscire a farlo muovere, ma ora non era lì. Era ancora fuori, intenta a mandare via Balinor. Poteva sentire con il suo orecchio fine, le frasi concitate della donna.

-Basta...Basta!- supplicò Merlin -Mandalo via...ti prego mandalo via!- e al suo grido di aiuto, Arthur fece l'unica cosa che era in grado di fare. Salì sul letto del ragazzo e si adagiò accanto a lui. Con cautela si sistemò a mezzaluna dietro la sua schiena, così da dargli la sensazione di essere abbracciato e protetto. Infilò il muso nell'incavo tra il collo e la spalla e iniziò a sussurrargli all'orecchio.

*Andrà tutto bene.*
-Basta!-
*Passerà presto.*
-Mandalo via!-
*Lo mando via, te lo prometto.*
-Male...Fa male!-
*Lo so, sono qui. Passerà presto, vedrai *

Il corpo di Merlin era bollente al contatto con la sua pelliccia morbida, la maglietta era fradicia di sudore. Aveva la febbre e Arthur continuò a sussurrargli per aiutarlo a calmarsi, almeno finché non fosse arrivata la madre. Finché nuove parole non si aggiunsero alle altre, costantemente ripetute come un disco rotto.

-Non lasciarmi! Ti prego non lasciarmi!-
*No, che non ti lascio Merlin. Sono qui, non vado da nessuna parte.*
Non sapeva dire se Merlin fosse cosciente di averlo accanto, se si stesse riferendo a lui, a sua madre o a qualcosa di indefinito. Ma se rispondere alle sue richieste di aiuto lo faceva stare meglio, anche solo per poco, lo avrebbe fatto. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui. -Non lasciarmi!*
*Sono qui, Merlin. Resto qui con te.*

Lentamente il corpo di Merlin iniziò a girarsi nel letto e con le mani doloranti, cercare la sua salvezza. Arthur di rimando gli sfiorò delicatamente il viso con il muso. Aveva la tremenda sensazione che se avesse osato fare più pressione di quanto fosse necessario, lo avrebbe rotto in mille pezzi da quanto fosse delicato Merlin, in quel momento.
*Va tutto bene. Sono qui. Sei al sicuro ora.*
Le mani di Merlin, si mossero di nuovo, facendo scorrere le dita sul pelo morbido e setoso del lupo, per poi stringerlo fino a farsi sbiancare le nocche.

Si stava letteralmente aggrappando a lui e Arthur glielo lasciò fare, diventando la sua ancora di salvezza nel mare oscuro nel quale il moro stava navigando.
E dopo interminabili minuti, finalmente Arthur percepì un cambiamento positivo da parte del ragazzo.
Le frasi sconnesse diminuirono, il pianto interrotto divenne un flebile lamento e il corpo da prima rigido iniziò finalmente a rilassarsi.
L'unica cosa che Merlin non mollò fu lo stretto abbraccio disperato su Arthur.
Ciò nonostante, il lupo non smise un solo secondo di sussurrargli frasi dolci e rassicuranti. Anche quando sentì la presa della sua mano allentarsi sulla sua pelliccia e vide scomparire la maschera di dolore che fino a pochi minuti prima aveva distorto i suoi lineamenti affilati.

Parecchi minuti dopo, Arthur non seppe dire quanti, vide Hunith precipitarsi sulla soglia della camera del ragazzo. Ma appena la donna vide che sui figlio stava dormendo serenamente fra le braccia del lupo con il viso e le mani affondate nella sua pelliccia d'ebano tirò un sospiro di sollievo.
Lentamente e senza fare rumore si avvicinò e si sedette accanto a loro. Aveva il viso stanco e provato, gli occhi gonfi e arrossati, segno che aveva pianto poco prima di entrare.
La lite con Balinor l'aveva messa a dura prova, ma aveva pianto dopo. Di questo ne era certo. Lui era un lupo, ma lei era una leonessa.
Con una mano, accarezzò con delicatezza i capelli neri e scompigliati del figlio, stando attenta a non svegliarlo. Con l'altra accarezzò Arthur e un lieve sorriso le si disegnò sul volto. -Grazie.- disse rivolta ad Arthur - Qualunque cosa tu abbia fatto. Ti ringrazio.-
Detto ciò, li baciò entrambi ed uscì dalla stanza.

Arthur non seppe cosa pensare di tutta quella storia, se non che la faccenda fosse più seria e dolorosa di quanto credesse. All'inizio aveva supposto che suo padre fosse morto o che sua madre essendo ancora giovane, fosse rimasta incinta per sbaglio e avesse deciso lo stesso di tenere il bambino. E di conseguenza per quello non c'erano foto sue in casa. Ma questo andava oltre ogni sua congettura.
Hunith inoltre, lo aveva ringraziato e le parole che aveva usato gli fecero pensare, che quella non era la prima volta che succedeva una cosa del genere a Merlin.

Un lungo sbadiglio lo colse, sintomo di quanto fosse esausto. Non avevano cenato e fuori dalla finestra era calato il buio. Era passato più tempo di quanto credesse, ma si era talmente concentrato su Merlin da ignorare tutto il resto. Sentì Hunith coricarsi a letto e decise che anche per lui era meglio dormire e recuperare le energie.
Merlin stava finalmente dormendo serenamente fra le sue braccia, Hunith tutto sommato stava bene e Balinor se n'era andato. Tutto era tranquillo. Tutto era finalmente silenzio. Al resto ci avrebbe pensato domani.

 

  
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