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Autore: drisinil    12/11/2022    3 recensioni
[kurotsuki] [nospoiler] [canonverse] [long: 2 capitoli/settimana]
«Signor è-solo-un-club sei senza parole?» lo provoca Kuroo. «Vuoi che brindi io per te? Però poi bevi tu!»
«Okay, ma solo se il brindisi mi piace» risponde Kei con arroganza, spingendosi gli occhiali sul naso.
Kuroo storce le labbra e si riprende la bottiglia, strappandola a Kei. «E' una sfida?»
«Se vuoi...»
Kuroo distende lentamente il braccio verso Kei, con la bottiglia in mano. Si schiarisce la voce e tenta di scostarsi dalla fronte il ciuffo di capelli, che però ricade subito al suo posto. «Al muro perfetto, che ferma la palla, la devia, la smorza o la costringe. Obbliga le traiettorie, crea pressione e controlla il gioco.»
Kei sorride, gli strappa la bottiglia e beve d'impeto.
E' il vino più buono che abbia mai bevuto, forse il più buono che berrà mai.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kei Tsukishima, Tetsurou Kuroo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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30 - I baffi del gatto



17 novembre 2012


Il primissimo piano di metà faccia di Bokuto occupa quasi tutto lo schermo del cellulare.

«Hai già iniziato a resgistrare, Akaashi?»

«Sì sì, ma tu non te ne preoccupare Bokuto-san, fai finta di niente, vai avanti.»

«Okay!» risponde Bokuto gioioso, ma ancora un po' impacciato.

La telecamera segue la schiena di Bokuto lungo un corridoio anonimo.

«In fondo a sinistra» suggerisce Akaashi sottovoce.

Bokuto accelera e apre la porta scorrevole con uno strattone potente, che rischia di farla uscire dalle guide.

«Hey hey hey!» urla, catapultandosi all'interno, ormai dimentico della videocamera.

Diverse paia d'occhi si voltano verso gli ultimi arrivati e parte un coro di saluti, sorrisi, mani alzate. La stanza è semplice e spaziosa, dipinta di bianco, con due divanetti lungo le pareti, tavoli e sedie sparsi. In un angolo, due ragazze, una molto alta e l'altra molto bassa, stanno sistemando dei vassoi pieni di cibo. 

L'obiettivo si sposta su Haiba Lev, in equilibrio precario su un panchetto traballante, che tenta di attaccare uno striscione sull'architrave; poi passa su Yamamoto che si strofina i capelli e oscilla da un piede all'altro, nel disperato tentativo di fare conversazione con due ragazze carine; scivola su Inuoka e Fukunaga che parlano fra loro e infine si ferma su Yaku Morisuke, che sta guardando dubbioso lo schermo di un portatile.

«Va bene così, Yaku-senpai?» grida Lev dal suo panchetto.

«Se cadi da quel coso, giuro che... » gli grida Kai, che sta entrando in quel momento nella stanza.

«Tanto non può diventare più stupido di così» completa la frase Yaku, scocciato. «Scendi subito, o ti prendo a calci, Lev!»

Lev interpreta la minaccia come un completo assenso e scende tutto soddisfatto. La scritta "Happy Birhtday Capitain!", a parte la disastrosa ortografia, pende tutta storta da una parte.

«Ma come lo avete scritto!» Una delle ragazze si è staccata dal gruppetto di Yamamoto ed è entrata nell'obiettivo, rivolta di schiena. Ha lo sguardo alzato verso lo striscione e ride, con la mano appoggiata sul fianco. E' una bella ragazza, alta e ben fatta, che comunica un'impressione immediata di femminilità appena sbocciata e di gioventù sana e felice. «Qualcuno ha un pennarello?» chiede ad alta voce.

Nessuno le risponde.

«Yaku-san? Kai-san?» I due interpellati scuotono la testa. «Nessuno?»

La ragazza si volta, in un turbinio di lunghi capelli neri sciolti. «Kouta-san tu ce l'hai un pennarello per Mami-chan?» domanda, rivolta a Bokuto, con un gran sorriso e una malizia negli occhi più naturale che volontaria.

Akaashi vorrebbe spararle, ma ha in mano il telefono. La punisce con un primissimo piano crudele, che mette in mostra il correttore accumulato su un brufolo al lato del mento.

«Akaashi, abbiamo un pennarello?» L'inventario della vita di Bokuto ha una sola fonte. 

«No, Mami-san, mi dispiace, niente pennarelli» risponde Akaashi cortese.

Mami sbuffa. Possibile che a una festa nessuno pensi di portare un pennarello? «Fumi-chan, mi passi la mia borsa?» chiede alla sua amica, con una bella zazzera di capelli tagliati ad arte.

Fumi si guarda intorno e poi lancia verso Mami una borsetta rosa rotonda, che le atterra fra le mani in una parabola perfetta. «Nice serve» commenta Mami con il pollice rivolto in alto. Fumi ride, avvicinandosi.

Mami fruga un po' ed estrae qualcosa dalla borsa, poi la sbatte in mano alla sua amica. L'obiettivo cattura un mazzetto di pendenti di metallo che tintinnano: una mikasa, un numero 4 dorato, un numero 1 nero, un piccolo gufo, un gattino, cuoricini di varie fogge e dimensioni.

Mami sale sul panchetto e protende le braccia verso l'alto, in punta di piedi. «Non ci arrivo! Kouta-san mi aiuti?»

Yamamoto guarda con invidia Bokuto che accorre a prendere Mami sulle spalle. Non è un fuscello, Mami, sarà poco meno di un metro e ottanta, magra ma muscolosa, eppure Bokuto la solleva senza fatica.

Akaashi riprende in considerazione l'idea di spararle.

«Mami-chan, ma no! E' il tuo rossetto, quello? E' nuovo!» interviene Fumi inorridita.

«Suvvia, non posso lasciare che Kute-chan veda la scritta così» risponde Mami, mentre corregge gli strafalcioni con larghi tratti di costoso rossetto color corallo. Aggiunge qualche cuoricino, raddrizza il tutto e poi salta giù con estrema agilità. «Meglio, no?»

Bokuto approva con ampi cenni del capo, Kai applaude. 

Akaashi spegne la videocamera e preme il tasto invio.

«Quando arriva Kuroo-san?» chiede Akaashi.

Yaku continua a guardare lo schermo, digita qualche tasto «Fra poco. Aveva appuntamento con Kenma dieci minuti fa.»

«Dove li metto i regali?»

«Li abbiamo accatastati laggiù» risponde Yaku, indicando un punto generico accanto al tavolo dei rinfreschi, dove Bokuto e Lev stanno spizzicando korokke con dubbia furtività.

Su un tavolino tondo di plastica bianca sono stati disposti una serie di pacchetti. Akaashi aggiunge una busta da lettere lunga e stretta e un pacchettino cilindrico incartato con carta washi e chiuso da un nastro di rafia.

«Ma è vero che più tardi giochiamo?» chiede Bokuto a Yamamoto, senza smettere di masticare con disinvoltura.

«Sì! Certo!» risponde Tora, riscuotendosi dalla conteplazione di Haiba Alisa, che sta schiaffeggiando la mano del fratello lanciata verso il vassoio.

«Sul serio?» Bokuto si sta già entusiasmando. Se potesse, si strapperebbe i jeans, si infilerebbe una tuta e correrebbe a giocare anche subito.

«Sì» conferma Yamamoto. «C'è un campo, nell'altra palazzina. Organizziamo sempre le feste qui per questo.»

Bokuto si guarda intorno come se la rete dovesse comparire in mezzo alla stanza.

«Che posto è, a proposito?» si informa Akaashi.

«La sala condominiale dello sciccoso complesso dove abita il vice-capitano. Peccato che si diplomi, l'anno prossimo dovremo trovarci un altro posto.»

La musica parte a tradimento: qualcosa di ritmato, allegro e confuso, che però riscuote un certo apprezzamento generale.


Line Chat Tsukishima Kei/Akaashi Keiji

Tsukishima Kei 17:42

Tutto qui? Solo cinque minuti di video con la tizia pedante?

Akaashi Keiji 17:43

Hai capito chi è, vero?

Tsukishima Kei 17:43

Certo. Di' la verità, quanti pennarelli hai in borsa?

Akaashi Keiji 17:44

Un paio.

Tsukishima Kei 17:44

Poi dici che il carattere di merda ce l'ho io. Gentile Kouta-san a prestare le sue forti spalle.

Akaashi Keiji 17:45

Chissà cosa vuole che le presti Kute-chan...

Tsukishima Kei 17:45

Fanculo.

Akaashi Keiji 17:45

Tregua?

Tsukishima Kei 17:46

Tregua. Hanno rotto prima del ritiro, vero?

Akaashi Keiji 17:47

Sì, molto prima. Poco dopo la golden week. Per un po' ce la siamo trovata in mezzo ai piedi a tutti gli allenamenti, che cercava di convincere Bokuto-san a farle da spalla per riprenderselo. E' agguerrita. E non è stupida.

Tsukishima Kei 17:48

Che vuoi che me ne freghi? Se non è lei stasera, sarà un'altra un altro giorno.

Tsukishima Kei 17:48

Lui è arrivato?

Akaashi Keiji 17:48

Non ancora. Tu sei a casa?

Tsukishima Kei 17:49

Sì, da poco. Che musica avete messo?

Akaashi Keiji 17:51

Ci pensa Yaku-san. Per ora fa abbastanza pena.

Tsukishima Kei 17:52

Tipo?

17:52 Messaggio vocale Akaashi Keiji 00:06

*musica da discoteca di sottofondo*

Tsukishima Kei 17:52

Rumore, praticamente. Vado a studiare. Quando lui arriva poi mandami qualche altro video. Possibilmente senza la stronza.

Akaashi Keiji 17:53

Sarà dura.

Tsukishima Kei 17:53

Perché?

Akaashi Keiji 17:53

Lo vedrai.

***

Tetsurou ha lasciato Kei alla stazione tre ore prima e gli sembra che sia passato un secolo. Non è esattamente triste. Anzi. Si sente però sospeso, come se ci fosse un margine di assoluta imprevedibilità in tutto quello che circonda Kei e che lo riguarda. Ed è una cosa che lo tiene sulle spine e contemporaneamente lo manda alle stelle.

Al binario, si sono salutati come due normali amici. Kei portava scritta negli occhi la ribellione a qualsiasi prossimità. Fosse stato per Tetsurou, l'avrebbe baciato sulla banchina, davanti a tutti,  fino a farsi denunciare da qualche vecchietta. E sarebbe finita molto male. Quindi gli ha rifilato una specie di pacca sulla spalla, ottenendo in cambio un mugolio infastidito.

«Ci vediamo, scemo» lo ha salutato Kei, con uno scatto in alto del mento.

«Quando?»

«Chi lo sa. In campo, ai nazionali.»

«Risposta sbagliata: presto. Ci vediamo presto, Tsukki.»

E' comparso il sorrisetto sarcastico di Kei. «Non ci contare.»

«Tu invece contaci.»

«Basta cazzate. Bada a tuo nonno, piuttosto. E ringrazialo di nuovo per me.»

«Hai visto? I Kuroo sono tutti irresistibili» gli ha risposto, passandosi la mano nei capelli. E lo ha visto, per la miseria, lo ha visto benissimo il guizzo di luce negli occhi di Kei.

«Sei proprio super-scemo» ha detto Kei, salendo i tre gradini per entrare nel vagone. Nel voltarsi le sue dita hanno sfiorato quelle di Tetsurou per meno di un secondo.

«Mi manchi già» ha detto Tetsurou con il fischio della partenza in sottofondo. «Non ho ancora capito perché non stiamo insieme.»

«Crepa!» ha risposto Kei mentre la porta si chiudeva.

«Trentacinque» ha mimato con le labbra, mostrando un tre e un cinque con le dita. E Kei ha riso. Un riso breve, che il treno si è portato via in un attimo.

Adesso, mentre cammina verso casa di Kai, fingendo di non sapere che lì si tengono quasi tutte le feste di compleanno della squadra, Tetsurou sta immaginando Kei seduto nel vagone. Può quasi vederlo, con le cuffie sulle orecchie e il cellulare sul tavolino, la testa appoggiata al sedile, gli occhi socchiusi. E invece di dormire, o di giocare con il cellulare, o di leggere, come farebbe qualsiasi persona normale, Kei sta pensando. Rimugina, riflette, analizza, ripercorre. E Tetsurou vuole rubare tutti questi pensieri, e vuole essere in ognuno.

«Kuro?» Kenma gli sta sventolando una mano davanti alla faccia.

«Sì?»

«Torna fra noi. Siamo arrivati» gli dice, indicando il cancello di accesso al complesso condominiale.

***

Akaashi riaccende la videocamera quando Kuroo entra nella stanza e tutti gridano "Sorpresa!". Nessuno pretende che sia davvero sorpreso, ma solo che si sforzi di esserlo. Kuroo recita bene la sua parte.

Piovono auguri, risate, pacche sulle spalle e Mami-chan gli corre incontro, come se dovesse saltargli in braccio. Poi la timidezza la coglie all'improvviso, arrossisce e si inchina come un'educanda. Anche lei recita bene.

Da quel momento, gli si appiccica addosso. Sorridente, pimpante, kawaii come non mai. Gli sussurra all'orecchio, gli si appoggia addosso, gli indica questo e quello, gli chiede opinioni, non smette un secondo di chiacchierare. Se Kuroo è infastidito da quel comportamento non lo dà a vedere, certo però non lo incoraggia.

Akaashi continua a filmare per qualche minuto e poi, appena il baricentro della festa si sposta verso il rinfresco, chiude la ripresa e la invia. Non è sicuro se Tsukki abbia fatto bene o male a non venire. Forse, tutto sommato, ha fatto bene. Con Mami in mezzo ai piedi in modalità seduzione, tenere un profilo basso sarebbe stato quasi impossibile.

«Oya, ma che ci fa Mami qui?» chiede Tetsurou a Bokuto, mentre si riempie il piatto. E' appena riuscito a scollarsela di dosso. Ora lei sta chiacchierando fitto con Fumi vicino alla finestra.

Bokuto si stringe nelle spalle «Non ne ho idea, non l'ho portata io. E' carina come sempre, però.»

«Accomodati. E' tutta tua» commenta Kuroo, con una gomitata allusiva, ignorando lo sguardo assassino di Akaashi.

Bokuto ride imbarazzato, ma non riesce a mettere insieme una risposta.

«Mi sa che è colpa mia» interviene Tora, con la testa bassa.

«Tua? Dopo ti uccido!» Kuroo minaccia di morte Yamamoto con un largo sorriso, mentre saluta con la mano Mami che si sta sbracciando da lontano. «Non ti è bastato il mese scorso? Vuoi fare un altro video di scuse? Questa volta te lo faccio girare in mutande!»

Yaku si mette in bocca un onigiri e tira uno scappellotto sulla nuca di Yamamoto. «Sei un cretino. Devi tenerla chiusa quella boccaccia larga.»

«Ma che potevo dirgli? Sono venute lei e la sua amica a parlarmi ieri dopo scuola, per chiedermi se festeggiavamo. Mi è andato un po' in corto il cervello. Non mi parlano tanto spesso, le ragazze.»

«Ce l'hai nelle mutande, il cervello!» sbuffa Kuroo.

«Dai, ma mica potevo mentire. E se vedevano le foto online da qualche parte?»

«Potevi dire che non ne sapevi niente. Che avremmo organizzato all'ultimo momento...» risponde Yaku.

«Io le avrei chiesto il numero con la scusa di richiamarla per darle i dettagli. E poi domani l'avrei chiamata per scusarmi di non averlo fatto. Così ci guadagnavi sia il numero che un buon motivo per chiamarla» suggerisce il proprietario di un braccio che s'intromette per afferrare un korokke.

Tutti si voltano a guardarlo. E' un ragazzo non troppo alto, con qualche chilo di troppo e un paio di occhiali neri rotondi.

«Chi cazzo sei?» domanda Yaku diplomatico.

«E' un genio!» risponde Yamamoto, ammirato.

«E' mio cugino» spiega Kuroo, mettendogli una mano sulla spalla.

«Hachimura Toshiro» risponde il diretto interessato, con un inchino.

«Quello degli scacchi» chiarisce Bokuto, con la bocca piena. «Lo abbiamo conosciuto ieri. Ha promesso che farà una partita con Akaashi. Vero Akaashi?»

Akaashi sorride, Kuroo completa le presentazioni. Toshiro è incredibilmente a suo agio per essere l'intruso che nessuno conosce. I suoi occhi attenti registrano tutto.

«E' dov'è il famoso Tsukishima Kei?» domanda Toshiro al cugino. «Volevo conoscerlo!»

«Famoso?» Yamamoto aggrotta le sopracciglia. «Ma chi è?» 

«Eddai, Tsukishima, il quattrocchi del Karasuno» risponde Yaku.

 «Come chi è?» Bokuto interviene scandalizzato. «Tsukki!  E' venuto per...»  Akaashi stringe il braccio di Bokuto, che tace.

Toshiro tiene gli occhi fissi sul cugino, che ha abbassato lo sguardo e gioca con il cibo che ha nel piatto.  «E' partito» risponde a Toshiro, in tono quasi casuale. 

Yaku coglie quella risposta e si acciglia, dubbioso. 

Yamamoto si è già disinteressato, preso da Mami che si sta avvicinando a Kuroo, con il suo passo elastico e il suo sorriso luminoso.

«Kute-chan, ma in questa festa non si balla? Che ci sta a fare la musica?» domanda Mami.

«Devi proprio chiamarmi con questo nome stupido?»

«Una volta ti faceva un certo effetto.... » sussurra Mami.

«Perché non prendi un taiyaki? Sono i tuoi preferiti!» risponde Kuroo, piazzandole in mano un grosso pesce di cialda. Sta cercando di ricordarsi com'era stare insieme a lei. Cosa esattamente gli piacesse. E non ci riesce un granché.

«Ma sono a dieta!»

«Che sciocchezza, sei in gran forma» risponde Kuroo, sincero.

Mami sorride compiaciuta. «Quindi pensi ancora che Mami-chan sia carina?»

«Carina, sì» conferma Kuroo, masticando.

Mami gongola.

«Solo carina» aggiunge Kuroo.

Mami incassa con eleganza. «E' un ottimo inizio.»

«Non direi» osserva Kuroo, contraddicendo la risolutezza dell'affermazione con un tono leggero.

«Lo vedremo» dichiara Mami, trascinandolo per un braccio verso il centro della stanza, dove Fumi sta saltando forsennatamente sul ritmo dei bassi, insieme a Lev.

Il lento che Mami aspetta, Yaku ha giurato di non metterlo.

Akaashi, seduto in disparte, gira venti secondi di video. Ci riflette e poi li cancella.

Toshiro ha il piatto pieno di dorayaki e li divora spensierato, mentre fissa Akaashi: sta studiando le dinamiche di quel gruppo. Anche Bokuto, accanto a lui, ha il piatto pieno di dorayaki, e anche lui guarda Akaashi, ma con uno sguardo tutto diverso.

***

Kei preme il tasto play.

L'obiettivo è centrato su Tetsurou, in piedi accanto al tavolo pieno di regali, circondato dagli invitati e con Mami (ce l'avrà un cognome, la stronza?) appiccicata addosso.

Kuroo apre i pacchetti, strappando la carta con foga e lanciando via i nastrini. Dedica a ogni regalo il tempo di stupirsi e di ammirarlo e poi ringrazia come sa fare lui, lasciando negli altri la vivida impressione di essere speciali e che lui lo sia ancora di più. Ci sono ginocchiere, un berretto di lana rossa, un romanzo, una sciarpa, una scatola di latta per il tè, un bento colorato.

«E tu Kenma?» chiede Mami, sperando di metterlo in difficoltà.

La gelosia per Kozume è la seconda delle due cose che Kei ha in comune con lei.

Kenma scuote la testa. «Ho mandato a Kuro il mio regalo stamattina.»

«E' un segreto solo fra voi due?» lo provoca Mami.

Kuroo ridacchia.

Kenma alza gli occhi dalla playstation e la guarda con una smorfia di compassione che è un capolavoro e si merita un fermo-immagine da parte di Kei. «Tanto se te lo dico non lo capisci.»

«Scommettiamo?» lo sfida Mami.

«Criptovaluta» risponde Kenma, che è tornato a fissare lo schermo.

«Cosa?»

«Bitcoin.»

Mami si guarda intorno cercando sostegno. Kuroo scuote la testa: «Non ci ho capito granché neanche io. Sono una specie di... soldi finti...»

«Valuta virtuale» precisa Kenma.

«Sarebbe?» domanda Mami scettica.

Kenma sospira. «Non ho voglia di spiegartelo.»

«Sì, ma che ci devi fare?» chiede Mami, direttamente a Kuroo.

«Li tengo da parte finché non varranno un sacco di soldi veri, giusto testa-a-budino?»

«Esatto. Fra qualche anno.»

Che sia un regalo assurdo lo pensano tutti, compreso Kei. Del resto, Kozume non è normale. Ma che non sia saggio sottovalutarlo, Kei lo ha imparato sul campo di pallavolo. Un giorno ci ripenserà: alcuni fra i momenti più memorabili della sua vita futura saranno possibili proprio per merito di quel regalo assurdo.

Quando Kuroo scarta il pacchetto di Mami, lei è così rossa in faccia ed eccitata che sembra debba esplodere come una pentola a pressione. Dalla scatola piena di cuoricini e disegnini stupidi spunta fuori una maglietta tecnica, di una marca famosa e costosa: semplice, nera, aderente, senza maniche. La stronza dev'essere piena di soldi e ha anche buon gusto: Kuroo Tetsurou dentro quella maglietta farà voltare la gente per strada.

Il dono riscuote l'apprezzamento generale, mentre Mami lo sminuisce in modo molto convincente.

«Perché non te la provi?» cinguetta all'orecchio di Tetsurou, ma a voce abbastanza alta perché tutti possano sentirlo.

«Adesso?»

Mami annuisce con la testa.

«Ma ti pare il caso? Fa un freddo cane!»

«Per favore...» supplica lei, sbattendo le ciglia. Ha due occhi magnifici. «Kute-chan, perfavore. Fammi vedere come ti sta...»

«Non se ne parla» sorride Kuroo, scostandole la testa con due dita sulla fronte e ripiegando la maglietta.

Mami mette il broncio. «Ma dopo giochiamo, ti scalderai...»

«Allora se ne parla dopo» dice Kuroo, in tono conclusivo. La fine della discussione è sancita dalla ricerca del prossimo regalo da scartare.

«Gufaccio, è la tua questa?» esclama Kuroo sventolando la busta lunga e stretta contro il braccio di Bokuto. «Cos'è, una lettera d'amore?» ghigna, ammiccando.

Bokuto ride. «Beh, in un certo senso, ma...»

«Aprila» lo interrompe Akaashi, sorridendo. «E' da parte di entrambi.»

Dalla busta escono fuori due cartoncini verdi, lunghi e stretti e uno più piccolo, azzurrino, che è facile riconoscere a occhio: un biglietto dello shinkansen.

Il sorriso di Kuroo, in primo piano, si allarga a dismisura quando legge le scritte.

«Beh? Cosa sono? Biglietti per una partita?» chiede Lev, rubandone uno dalle mani di Kuroo.

Yaku se ne appropria tirando al kohai un pugno sul braccio. «Maleducato!».

«Frogs contro Elephant il 14 febbraio a Sendai» recita Yaku ad alta voce. Guarda Akaashi e Bokuto perplesso. «E' pieno di partite della prima divisione a Tokyo. Perché dovrebbe andare fino a Sendai a vedere la seconda divisione?»

Kuroo gli sfila il biglietto di mano, dall'alto. «Sono tifoso dei Frogs» dice, con un sorrisetto impudente, del tipo che Kei ha inserito nella categoria "pensieri impuri e schiaffoni".

«Davvero? E da quando?»

«Da adesso» risponde Kuroo, rimettendo a posto i biglietti nella busta. Prima di richiuderla scatta una foto.

«Ci andiamo insieme?» azzarda Mami. 

«Non credo proprio» risponde ridendo Kuroo, prima di saltare addosso a Bokuto in un abbraccio orsino di gratitudine. Finiscono quasi per terra. Bokuto sta per dire qualcosa, ma Kuroo gli tappa la bocca e ridono entrambi.

«Cosa manca?» chiede Kuroo, ravanando con la mano fra i brandelli di carta da regalo.

«Questo» risponde Akaashi, mettendogli in mano il pacchetto cilindrico.

«E' sempre vostro?»

Akaashi non risponde, Kuroo ha già sciolto il nastro e sta strappando la carta washi.

E' un'altra maglietta, arrotolata con cura. Una maglietta semplice e anonima, di cotone bianco, a mezze maniche. Sul davanti, a sinistra, c'è una scritta calligrafica, in verticale, evidentemente fatta a mano: tre versi di un haiku.

L'amore del gatto

indifferente anche al riso

rimasto sui baffi.

 

Sull'angolo in basso, al posto del sigillo del calligrafo, c'è una minuscola falce di luna calante.

Tetsurou solleva verso la videocamera uno sguardo emozionato e confuso e poi lo rivolge a destra e a manca, cercando con gli occhi l'autore di quel dono, come se si nascondesse da qualche parte nella stanza. Poi, senza pensarci, si sfila maglione e camicia (tre splendidi secondi da slow motion), per indossare la maglietta nuova.

L'espressione offesa di Mami, i suoi tentativi di attirare l'attenzione, Kei non li nota nemmeno. Tutto quello che vede è il sorriso di Tetsurou, gli occhi accesi di gioia, quel nero così profondo che cattura la luce non si sa da dove. Anche con addosso una normalissima maglietta bianca rubata dall'armadio di Akiteru, lo scemo farà voltare la gente per strada.

L'inedito abbinamento fra Kuroo Tetsurou e Tan Taigi procura a Kei una vertigine di compiacimento e un rimescolamento interiore mai sperimentato, a cui non sente alcun bisogno di appiccicare un'etichetta.

Senza che se ne sia reso conto, le cose importanti della sua vita iniziano a convergere.

Kei si accorge in quel momento che la musica che Yaku ha scelto è anche il brano di apertura della playlist che Kuroo gli ha regalato. Una canzone difficile, scura e oscura, che cerca redenzione senza puntare alla luce. Kei ne subisce più il potere che il fascino. Non è il suo genere, eppure, in qualche modo, è perfetta.

Perfetta per Tetsurou. E quindi, per quella bizzarra proprietà transitiva delle emozioni, che è diventata realtà negli ultimi giorni, perfetta anche per Kei.

   
 
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