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Autore: Stillathogwarts    12/11/2022    2 recensioni
"Draco Malfoy non aveva mai avuto una scelta, finché Hermione Granger non gliene aveva data una.
Finché Hermione Granger non era divenuta la scelta stessa."
(Dalla storia)
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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CAPITOLO 46
















Si chiuse nella sua stanza con un doppio giro di chiavi e un Colloportus per buona misura; sapeva che Draco poteva essere molto insistente e persuasivo, quando voleva e le era sembrato molto ostinato a discutere di quanto fosse accaduto, - quasi accaduto -, la sera prima, contro ogni sua previsione. Hermione non ne aveva la benché minima intenzione.
Maledette Serpi e la loro determinazione.
Mise la schiena contro il legno; il suo petto si gonfiava e sgonfiava rapidamente, dato il respiro accelerato, e il cuore sembrava sul punto di sfondarle la cassa toracica da un momento all'altro, tanto forti erano le sue pulsazioni.
Respirò a fondo, cercando di calmarsi e chiuse gli occhi, mentre si lasciava scivolare lungo la porta per sedersi sul pavimento. Poggiò il capo contro il legno.
Calma, Hermione. Pensa. Non puoi... è Malfoy. Riprenditi.
«Che diavolo mi succede?», sussurrò a sé stessa, prendendosi il volto tra le mani.
E che diavolo succede a lui?
 
Sentì dei rumori provenire dal piano di sotto e guardò l'orario; dovevano essere arrivati i membri dell'Ordine. Si precipitò immediatamente fuori dalla stanza e percorse la distanza a grandi falcate.
La prima persona che incrociò sul suo cammino, ovviamente, fu Draco Malfoy.
Se ne stava con una spalla poggiata contro lo stipite della porta di ingresso del disimpegno che conduceva alla cucina. Hermione era sicura che non si sarebbe spostato per farla passare. Le avrebbe detto qualcosa tipo «Perché dovrei? Ci passi lo stesso», solo per torturarla.
Non era stupida e sapeva che non lo era neanche lui; aveva dimostrato un così scarso controllo su sé stessa e sulle sue emozioni che non c'era assolutamente modo che Malfoy non avesse capito, che non si fosse accorto dell’effetto che aveva su di lei.
Quando era successo? Quando si era lasciata assuefare in quel modo dal Serpeverde? Quando si era distratta al punto da perdere il completo controllo sulle proprie emozioni? Quando aveva abbassato la guardia? Per quanto ci avesse riflettuto sopra, Hermione non era stata in grado di individuare un momento preciso.
Si era bloccata sugli scalini, persa nei suoi ragionamenti, ma il biondino parve accorgersi della sua presenza perché si voltò a guardarla. I loro occhi si incrociarono e per la prima volta in vita sua la ragazza non riuscì a reggere il suo sguardo.
Arrossì violentemente e puntò gli occhi in un’altra direzione.
Blaise Zabini entrò in quel momento.
«Ma guarda chi c'è!», esclamò entusiasta. «La mia Nata Babbana preferita!»
La strinse in un abbraccio, che mise leggermente a disagio Hermione perché proprio non se lo aspettava.
«Cos'è, un paio di settimane con i Weasley e hai cambiato totalmente personalità, Blaise?», scherzò ridacchiando la ragazza.
Il giovane scrollò le spalle. «Non sono più obbligato a tenere il palo in culo, no?»
Hermione rise più forte, riconoscendo la battuta di Ginny nelle sue parole. Pensò che la presenza di Zabini avrebbe potuto creare dei problemi una volta arrivato anche Harry, ma scacciò il pensiero classificandolo come 'problema per dopo che spero non si presenti affatto, anche se ciò va contro ogni pronostico'.
Blaise fece un passo per dirigersi nell'altra stanza, ma si congelò sul posto immediatamente.
Draco Malfoy lo stava fissando con un sopracciglio alzato e la sua usuale espressione infastidita dalla sola esistenza sulla Terra di altre persone oltre a lui.
In realtà, Draco era solo infastidito da quella di Blaise.
«Zabini, cos'è quella faccia?», esordì sarcastico il biondino. «Sembra tu abbia visto un fantasma.»
L'altro Serpeverde, suo malgrado e malgrado lo shock, rise. «In un certo senso.»
Zabini guardò Hermione, che per qualche assurdo motivo non riuscì ad impedirsi di arrossire.
«È sotto la protezione dell'Ordine», gli spiegò, conscia che tutti i nodi sarebbero venuti al pettine; ma Blaise non disse mezza parola sulla serie di bugie ed omissioni da parte di entrambi. Lui, che non aveva fatto il nome di Malfoy per lealtà verso un compagno di Casa; lei, che non lo aveva detto a lui per proteggere Malfoy.
«Sapevo che non era possibile avessi tirato le cuoia in un modo mortalmente banale, Malfoy!», commentò il ragazzo, dandogli una pacca sulla spalla.
Ron Weasley si affacciò proprio in quel momento. «Hermione!» esclamò entusiasta, sorridendo alla sua amica e aprendo le braccia per accoglierla.
Lei gli corse incontro e si strinsero in un caloroso abbraccio.
«Li ho convinti ad anticipare il nostro arrivo», le disse il rosso con una punta di orgoglio mentre si ritraevano entrambi dal saluto.
Beh, potevi farti i cazzi tuoi, Weasel, pensò Draco irritato, ma il suo fastidio per Ronald fu presto sormontato per quello provocato dall'espressione che colse sul volto di Zabini mentre guardava il fondoschiena della sua strega.
Della Granger. Si corresse subito. Non è la tua strega. E sembra terribilmente intenzionata a non diventarlo.
Blaise si voltò a guardarlo, percependo su di sé l'occhiata truce del suo vecchio compagno di casa.
«A quello, la divisa, non rendeva affatto giustizia», commentò ammiccando nella sua direzione. Ma Draco non rise alla battuta, anzi, alzò un sopracciglio e lo fissò, se possibile, ancora più torvo.
Zabini sbuffò e gli si avvicinò. «Sai amico, dovresti provarci anche tu.»
«Come dici?», domandò perplesso Draco.
«A toglierti il palo in culo che ci hanno insegnato a metter su da piccoli.»
Blaise gli rivolse un sorriso di scherno, gli diede un’altra pacca sulla spalla e se ne andò in cucina due secondi dopo.
Il biondino sbuffò e raggiunse la mandria di nuovi arrivati, quasi tutti insopportabili teste rosse; sentiva già i nervi tendersi e prepararsi a saltare.
Individuò la Granger in un attimo e la tirò per un braccio, avvicinandola a sé.
«Granger» le sussurrò in un orecchio con fare serio e le guance leggermente arrossate. «Che cos'è questa storia dei pali in culo?»
Hermione rise e anche di gusto. «Ginny», disse soltanto, come se quello spiegasse tutto. Allo sguardo confuso del Serpeverde, la ragazza rispose posando una mano sul suo braccio. «Lascia perdere, Draco» aggiunse divertita. «Non è niente di importante, solo una vecchia battuta.»
Ma a Draco non fregava più niente della domanda che le aveva rivolto, né del fatto che stava palesemente ridendo di lui; guardava la mano della Grifondoro su di sé, in un gesto incredibilmente ordinario che lei aveva fatto spontaneamente. Nei suoi confronti. Non poté fare a meno di sorridere.
Nessuno dei due si accorse dell'occhiataccia che Ron lanciò nella loro direzione.
 
Dopo i saluti generali, i membri più adulti dell’Ordine si erano chiusi in cucina e avevano lasciato gli altri a sollazzarsi in salotto.
Draco non si stava divertendo; si era versato un bicchiere di Firewhiskey, - non c’era modo che sopravvivesse a tutto quello senza scoppiare restando sobrio -, e si era posizionato davanti alla finestra, in silenzio.
Le Donnole erano rumorose; non che non se lo aspettasse, ma da quando erano arrivati non c’era stato un singolo momento di pace. Rimpiangeva già le ore trascorse in silenzio a leggere con la Granger, o le conversazioni sussurrate di notte al chiaro di luna, in quello stesso salotto, quando non riuscivano a dormire; era stata durante una di quelle occasioni che le aveva preso la mano per la prima volta. Hermione gli stava parlando dei suoi genitori, raccontandogli della sua infanzia, e quando si era rabbuiata, lui aveva fatto lentamente scivolare la mano sulla sua e aveva iniziato ad accarezzargliela con il pollice; in risposta a quel gesto, lei si era limitata a posare la testa sulla sua spalla, sebbene avesse notato dell’esitazione da parte della ragazza.
Quello di cui necessitava Draco era un po’ di tranquillità per pensare a come agire, a come comportarsi con lei da quel momento in poi; era certo che la Granger provasse almeno un minimo di attrazione nei suoi confronti e voleva capire come sfruttare ciò a suo vantaggio. C’era un’altissima probabilità che la giovane fosse spaventata da quel sentimento.
È un sentimento? Si domandò incerto.
Era sparita non appena i membri dell’Ordine avevano iniziato la riunione; era salita su per le scale con Weasley e si erano chiusi in una stanza. L’idea di ciò lo stava torturando.
Sbuffò all’ennesimo strillo di Ginny, a cui i gemelli avevano fatto gonfiare i capelli con un incantesimo; lasciò il bicchiere sul tavolo e si diresse verso le scale, con tutta l’intenzione di rinchiudersi nella sua stanza, isolarla e non uscire di lì fino al momento in cui sarebbe stato trasferito altrove. Si sarebbe fatto portare i pasti dall’elfo, almeno avrebbe avuto un’utilità quella stupida e vile creatura.
Se non altro, lo avevano lasciato in pace. Lo avevano totalmente ignorato, il che era comunque preferibile alla schiera di insulti, minacce e provocazioni che si era prefigurato. Forse i capostipiti Donnola gli avevano fatto una bella strigliata prima di giungere sul posto, intimando loro di mantenere toni calmi e un clima di convivialità.
«Sai, non c’era bisogno di far accelerare le cose» udì dire alla Granger inavvertitamente; non solo quei due geni non avevano neanche avuto l’accortezza di lanciare un Muffliato sulla porta, ma l’avevano anche dimenticata socchiusa. Probabilmente la Donnola ci aveva trascinato dentro Hermione, se la conversazione fosse partita da lei ci avrebbe pensato.
«Non mi sentivo a mio agio all’idea di lasciarti sola qui con Malfoy», le aveva risposto Weasley.
Draco strinse la mascella e serrò i pugni.
Quell’idiota.
«Quante volte te lo devo ripetere, Ronald?», disse stancamente la ragazza. «Draco non è un pericolo per me. Non è un pericolo per nessuno
Il Serpeverde non poté fare a meno di sorridere a quelle parole, alla convinzione che trasudava dalla voce della strega; aprì la porta della sua stanza. Non era sua intenzione origliare, lei non avrebbe apprezzato e il punto era che ormai la rispettava troppo per superare quei limiti che un tempo non si sarebbe fatto alcuno scrupolo a oltrepassare.
Se ne rendeva perfettamente conto di quanto lo stesse cambiando, di quanto lo stesse aiutando a diventare una persona migliore, una persona che non avrebbe mai immaginato di poter diventare; né aveva mai voluto farlo, prima di conoscerla.
Ma quello che venne dopo attirò la sua attenzione, facendolo fermare sui suoi passi.
«Cos’è questa storia che lo chiami per nome?» sentì chiedere a Weasley. «Vi ho visti prima, gli hai toccato il braccio come se foste amici di vecchia data e lui ti stava praticamente appiccicato. Da quando vi toccate
«Merlino, Ron! Non ho intenzione di avere questa conversazione», ribatté la giovane. «Non iniziare. Smettila di fare il bambino.»
Lui sbuffò a quel rimprovero. «Mione, vorrei solo che tu riflettessi…»
«Non devo riflettere proprio su nulla. Sei appena venuto a conoscenza delle cose, per me va avanti da mesi» lo bloccò sul nascere lei. «Fidati di me e basta. Il mio rapporto con Malfoy non è affar tuo. Solo… cercate di non ammazzarvi a vicenda, mentre siamo tutti insieme.»
«È a lui che devi dirlo, non sono io il Mangiamorte qui.»
Quelle parole fecero raggelare Draco; si portò istintivamente la mano alla bacchetta e la strinse tra le dita, avvertendo il sangue ribollire nel suo corpo per la rabbia.
«E non guardarmi così, non a tutti piace fraternizzare con il nemico.»
«Draco non è il nemico» replicò gelida lei. «E finiscila con la storia di Krum, che tra parentesi, non era un nemico neanche lui. Cos’è che ti scoccia tanto, comunque, che mi abbia portata al Ballo o che non ci abbia portato te?»
Il rosso divenne paonazzo e Draco dovette mordersi la lingua per non scoppiare a ridere alla battuta della Granger.
«Non è questo il punto. Non mi piace l’idea che tu e Malfoy-»
«Ron te lo ripeto per l’ultima volta, tu fai che vuoi. Ma resta fuori dal mio rapporto con lui o avremo dei problemi di cui al momento non abbiamo affatto bisogno.»
Fu la risposta di lei a impedirgli di fare irruzione nella stanza e affatturare Weasley; forse contava qualcosa per lei, forse… forse era un pochino importante, quello che c’era tra di loro, anche se si rifiutava ancora di dargli un nome.
«Sei seria? Come fai a prendere le sue parti?»
«Prendo le sue parti, Ronald, perché lui ci sta provando a fare di meglio. E ci sta riuscendo. Tu in un mese non sei neanche stato in grado di considerare l’idea di fare altrettanto ed è alquanto deludente, da parte tua.»
Si richiuse immediatamente la porta alle spalle, appena in tempo per udire quella della camera in cui erano i due Grifondoro sbattere e i passi arrabbiati e inconfondibili della Granger scendere le scale.
Sorrise al pensiero che lei credesse in lui fino a quel punto, fino ad arrivare a difenderlo dalle accuse e dai sospetti di uno dei suoi migliori amici.
 
Hermione sgattaiolò fuori dal suo letto e uscì dalla stanza che condivideva con Ginny cercando di non fare il minimo rumore. Fece scorrere le dita sul legno della porta della camera in cui dormiva Draco, esitante. Trasse un profondo respiro prima di bussare appena.
L’ultima volta che lo aveva visto era stato quando le aveva chiesto spiegazioni sulla battuta di Zabini; non era sceso a cena, ed era sinceramente preoccupata.
Lo sentì mormorare un «entra» appena udibile. Spinse con cautela la porta e se la richiuse alle spalle, lanciandovi contro un paio di incantesimi non verbali.
Capì immediatamente che gli stava bruciando il Marchio dal pallore e dalle goccioline di sudore sul suo viso, dalla posizione in cui si era rannicchiato sul letto. Da quella smorfia di dolore sul volto.
Gli si avvicinò lentamente e si distese al suo fianco, portandosi il capo del giovane sul petto per accarezzargli i capelli in maniera più agevole; lo vide immediatamente chiudere gli occhi e rilassare i muscoli a quel contatto.
«Stai bene?», gli domandò sommessamente.
Draco annuì.
Hermione evocò una bacinella e la riempì d’acqua; poi evocò un asciugamano e prese a pulire il volto del giovane; gli si era alzata la temperatura corporea e quella era una novità.
Si obbligò a non farsi prendere dal panico.
«Da quanto tempo stai così? Non eri a cena…»
Il Serpeverde deglutì. «Ho mangiato qui, non mi sento a mio agio, di sotto.»
«Non devi farti di questi problemi, Draco…» iniziò lei dolcemente.
«Meno mi faccio vedere, meglio è» si sforzò di parlare il ragazzo. «Sai benissimo che non sono ben accetto dagli altri.»
«Sei ben accetto da me», obiettò Hermione. «Non dobbiamo più… odiarci, sai? Neanche davanti a loro…»
Lui non rispose, ma sospirò.
«A meno che tu non… insomma… ti vergogni di me, Draco?» chiese con un fil di voce.
La mano del giovane si chiuse tremante sul fianco di lei. «Mai, Granger», le disse. «Fosse stato per me non avrei finto neanche a Hogwarts.»
Fosse stato per me ti avrei baciata davanti a tutti questo pomeriggio, aggiunse poi nella sua testa.
La Grifondoro non riuscì a reprimere un sorriso a quelle parole.
«Resti qui, Granger?»
Hermione acconsentì e si sistemò meglio per assumere una posizione più comoda per entrambi.

 
*

Draco si era svegliato in un letto vuoto; se lo aspettava, che la Granger sarebbe sgattaiolata via prima che gli altri si fossero destati, ma trovò sgradevole la cosa ugualmente.
Si passò una mano sul volto; quantomeno era riuscito a dormire qualche ora, avvolto tra le braccia della Grifondoro.
Sembrava che ormai riuscisse a dormire solo avendola accanto; il che era sostanzialmente problematico, visto che se ne sarebbe andata a breve e lui aveva apertamente flirtato con lei solo il giorno prima e aveva provato a baciarla, - quante volte a quel punto? Tre? -, nessuna delle quali era andata in porto.
Il timore di essersi immaginato tutto stava lentamente iniziando a svilupparsi dentro di lui, ma faceva del suo meglio per ignorarlo.
Quello di cui era certo era il fatto che aveva bisogno di una nuova strategia; non poteva flirtare liberamente con la Granger con tutte quelle teste rosse irritanti in giro per la casa.
Ron, in particolar modo, le stava perennemente addosso; ogni qualvolta la ragazza si trovava da sola con lui, infatti, Weasley compariva magicamente nella stanza e se la portava via con qualche ridicola scusa o si piazzava sul divano accanto a lei, cercando di attirare la sua attenzione con qualche stupidaggine.
Non ha proprio idea di come intavolare un discorso stimolante con la Granger, aveva pensato più volte Draco.
Se non si fossero trovati nel bel mezzo di una guerra e il Marchio non gli avesse tolto lucidità un giorno sì e l’altro pure, lui e la Granger a quel punto avrebbero benissimo potuto trovare il modo di velocizzare l’effetto di ricrescita delle ossa dell’Ossofast o scoprire come renderlo meno doloroso.
Sussultò, quando udì la porta della sua stanza aprirsi.
«Non si bussa, Granger?» le domandò più acidamente di quanto intendesse fare; pensare alla Donnola lo irritava sempre.
«Ho bussato!» esclamò lei voltandosi immediatamente di spalle; era a petto nudo.
Perché ultimamente è sempre a petto nudo? Si chiese scocciata.
Non le dispiaceva davvero, ma non riusciva più a guardarlo senza arrossire o iniziare a sentire inspiegabilmente caldo.
E non era dovuto al tempo.
«Sei diventato sordo?»
Draco ghignò e le si avvicinò alle spalle.
«Da quando ti imbarazza vedermi a torso nudo, Granger?», la stuzzicò con tono provocatorio. «Non è mica la prima volta!»
La ragazza deglutì. «Sono venuta a chiamarti per la cena», lo informò ignorando il quesito che le aveva appena rivolto.
«E io ti ho fatto una domanda, Granger» insistette lui sussurrando; la sua voce sembrava carezzarle la pelle quando usava quel tono, e il suo respiro, che si schiantava direttamente sul suo collo, non la aiutava a restare lucida.
Si voltò di scatto, probabilmente con tutta l’intenzione di colpirlo, ma lo trovò a pochi centimetri dal suo viso… che le sorrideva. E lei dimenticò che volesse tirargli uno schiaffo sulla spalla.
«La cena è pronta», gli disse di nuovo.
Ovviamente, non si era infilato una camicia nel frattempo.
«Sì, Granger. Lo hai già detto» le fece notare, senza riuscire a trattenere una risata.
Rifletté che sarebbe stato veramente esilarante continuare a giocare in quel modo, se solo non avesse avuto tempi ristretti; la sola espressione sul viso della Grifondoro valeva la tortura di attendere.
Non voleva tirare troppo la corda, però.
Afferrò la camicia che aveva accuratamente poggiato sul letto e se la infilò, richiudendosela con un po’ più di lentezza del necessario.
«Non scendi?» gli chiese.
Il ragazzo fece una smorfia. «Penso che mi farò portare qualcosa quassù da Kreacher. Ci ho provato, Granger… Preferisco così.»
«Draco, non isolarti…»
«Troppi Grifondoro, Granger… e me ne piace solo uno» ribatté lui ammiccando nella sua direzione.
Hermione arrossì a quelle parole, ma un angolo delle labbra scattò incontrollato all’insù.
«C’è anche un altro Serpeverde» gli fece notare.
«Che mi piace ancora meno» terminò sardonico per lei.
«Qual è il problema tra te e Blaise?»
Draco fece spallucce. «Non ci siamo mai andati particolarmente a genio.»
«Sembra ben disposto nei tuoi confronti, però. Dai, dà loro una possibilità» insistette la giovane; non le andava di lasciarlo solo in quella stanza, temeva… temeva che si sarebbe richiuso nuovamente in sé stesso. E non voleva che credesse che ora che ci sarebbero stati gli altri, lo avrebbe abbandonato.
Se c’era una cosa che aveva capito di Draco, e che era sepolta molto profondità rispetto al range di emozioni o tratti della personalità che lasciava trasparire all’esterno, era che in realtà fosse estremamente insicuro. Lo aveva dimostrato ampiamente in passato cercando continuamente la validazione del padre, cercando di fare di tutto per vivere secondo le sue aspettative e all’altezza di esse; cercava anche la validazione dei docenti ed era per quel motivo che spesso si erano scontrati dopo le lezioni a Hogwarts: competizione. Lo aveva provato anche quando si rifiutava di credere che lei ci vedesse veramente del buono in lui.
Gli tese una mano.
Ah, pensò Draco a quel gesto. Questa non me la posso lasciare scappare.
La afferrò. «D’accordo, Granger» asserì, «ma se finiamo per affatturarci, la colpa sarà tua, non mia.»
Lei gli sorrise.
 
I membri più adulti dell’Ordine erano andati a dormire già da un po’.
Hermione aveva avuto la brillante idea di preparare una roba babbana chiamata frappé e tutti ne erano stati entusiasti; Draco non aveva idea di cosa fosse, ma lo stava preparando la Granger e aveva deciso di restare.
I gemelli le stavano ronzando intorno da diversi minuti.
«Perché non portate le tazze in tavola, voi due?» domandò spazientita a un certo punto.
«Portale tu le tazze in tavola!» ribatté Fred.
«Noi vogliamo fare quello» aggiunse George, indicando il frullatore babbano che la ragazza si era portata dietro.
Aveva detto che era un dolce o una bevanda? Draco non ne era sicuro. Forse entrambi.
La giovane gli passò una tazza e gli rivolse un mezzo sorriso, mentre si accomodava sulla sedia accanto alla sua.
Il Serpeverde sapeva che la Donnola li stava fissando; li aveva guardati corrucciato per tutta la sera. Al biondino quasi divertiva la cosa.
«Ecco qua!» trillarono in simultanea i gemelli e presero a riempire le tazze di tutti i presenti.
Dopo che tutti ebbero assaggiato il dolce estasiati, la porta della cucina si chiuse con uno scatto.
Hermione corrugò la fronte ed andò ad aprire, ma quella non voleva saperne. Tirò fuori la bacchetta.
«È inutile, mia cara!» esclamò Fred con un ghigno malizioso sul volto.
«L’abbiamo incantata. Si riaprirà tra un’ora e mezza.» spiegò George altrettanto entusiasta.
Un mormorio si diffuse nella stanza.
«Che state combinando, voi due?» chiese Hermione accigliata.
«Nulla!» affermò con finta aria innocente Fred.
«Abbiamo solo fatto scivolare del Veritaserum nel frappé!» aggiunse ridacchiando soddisfatto il gemello.
«Che cosa?» sbottò la Granger allibita.
«Abbiamo pensato che sarebbe stato interessante…»
«…Una sorta di… esperimento sociale!»
Si giustificarono i gemelli, sempre più elettrizzati.
Ginny impallidì; il suo sguardo incrociò immediatamente quello di Blaise e poi prese a fissarsi le mani.
Draco scoppiò a ridere.
«Perché tu non sei arrabbiato?» borbottò Ron con gli occhi assottigliati. «Che c’è di divertente?»
«C’è di divertente» rispose il biondino, con la sua voce fredda e strascicata. «Che è una cosa così Serpeverde da fare, che non riesco neanche a prendermela, Weasel.»
Anche Zabini ridacchiò e gli diede una gomitata d’assenso.
«Che orribile uso di una pozione come quella» commentò Hermione indignata, tornando a sedersi al suo posto.
In realtà Draco era d’accordo con lei, il Veritaserum era una pozione molto difficile da preparare e di certo quello non era un utilizzo brillante… ma c’era del genio in quel piano; i gemelli erano malvagi.
Il Serpeverde lo sapeva bene; avevano ammesso spudoratamente di aver pensato di renderlo il target numero uno dei loro scherzi, ma avevano cambiato idea quando lui li aveva beccati a organizzare uno scherzo per Ronald e li aveva aiutati. Da quel momento, avevano iniziato a fare squadra; un’alleanza davvero improbabile, ma Lenticchia stava andando su tutte le furie a via di doversi guardare le spalle e Draco non poteva essere più soddisfatto di sé stesso.
«3,2,1… Via alle domande, ragazzi!» esclamò Fred saltellando fino al suo posto.
«Quali domande?» domandò Ginny terrorizzata.
«Ognuno di noi farà una domanda e a turno dovremo rispondere tutti» specificò George.
«Non se ne parla!» trillò Hermione, portandosi le braccia al petto.
«Qualcosa da nascondere, Granger?» la provocò Blaise.
«Sì!» rispose lei, salvo poi portarsi le mani alle labbra.
Oh, maledizione!
Draco si inumidì le labbra; quella sarebbe stata una bella occasione per ottenere la verità dalla Granger… ma se si fosse approfittato di quella situazione, lei si sarebbe arrabbiata a morte e non gli avrebbe più rivolto la parola, probabilmente per il resto della loro vita.
«Questa conta come risposta.»
«Non se ne parla, Mione» affermò Ron. «Tutti abbiamo qualcosa da nascondere, era scontato!»
La ragazza sbuffò.
«Bene, inizio io. Malfoy» proseguì il rosso, con un ghigno stampato sul volto. «Hai veramente cambiato fronte? Possiamo davvero fidarci di te?»
Draco gli rivolse un’occhiataccia. «Sì», disse secco.
Lo sguardo di Hermione saettò su di lui, sorpresa dalla semplice affermazione del biondino.
Quel bastardo di una Serpe! È così bravo in Occlumanzia da non straparlare sotto Veritaserum.
Avrebbe dovuto articolare molto di più, ma evidentemente Draco esercitava un ottimo controllo sulla sua mente, al punto da limitare l’effetto del Veritaserum.
Quella rivelazione non le impedì di guardare Ron con aria truce; gli aveva detto chiaro e tondo di lasciare perdere Malfoy.
«Hermione», chiese ancora il ragazzo. «Eri gelosa di me e Lavanda?»
Fu il turno di Draco di voltarsi a guardare la Grifondoro, studiandola attentamente.
«No», disse lei.
«Ma se ci evitavi come la peste!» commentò ridacchiando l’altro.
«Ron, io non vi evitavo perché ero gelosa» argomentò la giovane. «Vi evitavo perché eravate vomitevoli
Fred e George si alzarono in piedi. «Ron-Ron!» esclamò il primo.
«Oh, Lav-Lav!» ribatté il secondo, in una perfetta imitazione dei due.
Ron divenne un tutt’uno con i suoi capelli, mentre diverse risatine si levavano nella stanza. «E voi due che ne sapete? Non eravate nemmeno a Hogwarts!»
«Ginny!», risposero all’unisono ridendo.
La ragazza scoppiò a ridere. «Sapevi che glielo avrei detto!»
Draco si morse un labbro per non scoppiare a ridere.
«Turno mio» prese parola Fred. «Zabini, sei attratto da qualcuno in questa stanza?»
«Draco e vostra sorella» disse con nonchalance il Serpeverde. «Anche se la Granger sta iniziando a piacermi sempre di più» aggiunse facendole l’occhiolino.
Ginny e Hermione diventarono scarlatte, Draco fissò il compagno di Casa con la mascella a terra.
Zabini fece spallucce. «Sono bisessuale e non mi imbarazza ammettere che-»
«Va bene, va bene!» lo interruppe Malfoy. Era infastidito dalla sua uscita sulla Granger, in realtà; quando aveva fatto il suo nome aveva ghignato divertito.
E così, Blaise è attratto da me, eh? Questo spiega le occhiatacce disgustate che regolarmente lanciava a me e Pansy a scuola…
«Qualche speranza per una cosa a quattro?» domandò poi Zabini, spostando lo sguardo sui tre che aveva menzionato.
Tre «no!» categorici raggiunsero le sue orecchie in contemporanea.
Blaise scrollò le spalle. «Peccato. La perdita è vostra.»
Ron era ancora rosso in viso; Hermione non sapeva se fosse ancora per la storia di Lavanda o per via delle recenti uscite di Zabini.
«Credevo avessi detto che non ti piacciono le persone, Blaise», gli fece notare Hermione; l’altro le rivolse una smorfia.
«Caratterialmente. Non ho mai detto che non mi piace andarci a letto.»
«Va beeeeeene!» esclamò George, poi ghignò. «Immagino che questo ci riporti alla nostra cara sorellina».  
«Ginny!» trillò contento Fred. «Allora, dicci un po’. Harry è stato la tua prima volta?»
La sorella arrossì violentemente, ma scosse il capo.
«Uh, allora chi?» chiese George rizzando le orecchie.
Ginny imprecò. «B-Blaise.»
Un silenzio assordante cadde nella stanza.
«Che cosa?» tuonò Ron, alzandosi dalla sedia e battendo le mani sul tavolo. «Credevo fosse Dean! Ti è dato di volta il-»
«Oh, chiudi il becco Ronald!» ribatté caustica la ragazza.
Fred alzò un sopracciglio in direzione del Serpeverde. «Credevo che non vi fosse permesso avere rapporti fuori dal matrimonio.»
George terminò il concetto. «Per non rischiare di produrre eredi involontari e illegittimi che potrebbero reclamare la precedenza rispetto a quelli ufficiali.»
Hermione scosse il capo allibita a quelle informazioni e borbottò qualcosa sull’assurdità della politica purosanguista-tradizionalista.
Zabini fece ruotare gli occhi. «Se vabbè!», esclamò sbuffando e Draco non riuscì a trattenere una risata a quella esclamazione.
«Hanno smesso di controllare dopo lo scandalo di qualche anno fa in cui quasi nessuno risultò essere ancora vergine, indipendentemente dal sesso» terminò di spiegare Blaise, con le lacrime agli occhi. «Gli idioti… Dimmi Malfoy, tu te lo sei tenuto nei pantaloni fino ad ora?»
Il biondino ridacchiò più forte. «Certo che no.»
Il compagno di casa aprì le braccia con fare teatrale. «Visto?»
«Ma forse Crabbe e Goyle riusciranno nell’impresa», affermò Draco divertito.
«Loro non contano, sono abbastanza sicuro che non sarà per scelta loro» convenne Blaise sghignazzando.
«Farebbero prima ad insegnarvi ad usare i contraccettivi, come si può bandire il sesso fino al matrimonio?» intervenne Ginny scioccata.
Fred e George scrollarono le spalle contemporaneamente.
«Beh, i Purosangue tradizionalisti si sposano abbastanza presto», considerò Blaise. «Poco dopo aver finito a Hogwarts… e in teoria, a scuola è vietato avere rapporti sessuali, per cui…»
I gemelli scoppiarono a ridere. «Come se rispettassimo anche solo mezza regola del regolamento scolastico.»
Nessuno controbatté a quella constatazione.
Chi più, chi meno, avevano tutti violato le regole del castello almeno una volta.
Ron ignorò quello scambio di battute e si voltò verso la sorella, riprendendo a criticarla per le sue scelte di compagnia, incapace di trattenersi.
«Come hai potuto fare una cosa del genere?»
Ginny sbuffò e si incrociò le braccia al petto.
«Smettila, Ron! Non sono affari tuoi» lo ammonì Hermione stufa, andando in aiuto della sua amica.
Il rosso si voltò a guardarla di sottecchi. «E tu? Chi è stata la tua prima volta, Mione?»
La ragazza sbiancò e deglutì.
No, non mi sta davvero facendo questo.
Strinse i pugni sotto il tavolo.
Resisti. Occludi. Puoi opporti.
«Lo sapevo che stavi mentendo, è stato McLaggen non è vero?»
E poi Hermione sentì l’effetto del Veritaserum abbandonare finalmente il suo corpo; la porta si aprì con uno scatto, e lei corse via.

 
   
 
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