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Autore: ScarletFlower    10/09/2009    3 recensioni
Si erano conosciuti in circostanze decisamente buffe, loro due. Incontrandosi - scontrandosi - avevano messo insieme pezzi di un puzzle troppo diversi tra loro; ma, nonostante tutto, quei pezzi decisamente bizzarri, accostati gli uni agli altri, stavano bene insieme. Si incastonavano alla perfezione. Tuttavia era bastato così poco per separare e far perdere alcuni dei tasselli di quel puzzle. Sinceramente, non sapeva se sarebbe riuscito a far ricombaciare quelle piccole tessere, ma doveva provarci, perché quel puzzle era tutta la sua vita. Lui, era tutta la sua vita. Un intreccio di amori e passioni, litigi, gelosie. Amici che si cercano, che si aiutano nel momento del bisogno, nel momento in cui tutte le certezze sembrano crollare. E come in un mare in tempesta, l'onda è sempre pronta a soffocarti.
[SasukexNaruto][SaixSakura, ShikamaruxInox?, altre coppie]
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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- Act III -





La corsa in ospedale era stata orrenda - e silenziosa.

Naruto non aveva aperto bocca un attimo, accucciato tremante nel sedile posteriore dell'auto, affiancato da Kiba e Shikamaru. Si era schiacciato contro il finestrino, guardando perso lo scorrere delle cose. Nella sua mente i pensieri continuavano a rincorrersi e ad accalcarsi tra di loro, creandogli un mal di testa incredibile. La paura gli faceva battere il cuore a mille e la sua cognizione del tempo era ormai confusa.

Erano stati sfortunati anche durante il viaggio: rimasti intrappolati nel traffico per un sacco di tempo ed i semafori erano quasi tutti rossi. Alla fine Sakura aveva intimato al suo ragazzo di fare anche qualche inflazione, ma di cercare di far presto.

Arrivati, Sai aveva parcheggiato l'automobile nel posto più vicino all'entrata e subito erano corsi al centro informazioni per chiedere di Sasuke.

Il ragazzo biondo era rimasto in silenzio per tutto il tempo, immobile vicino a Kiba, che lo guardava preoccupato; Sakura invece si era adoperata per acquisire le informazioni necessarie. La donna seduta dietro il bancone sfogliò il registro davanti ai suoi occhi, cercando il numero della stanza o – eventualmente – il reparto in cui era stato ricoverato.

Pronto soccorso, quarto piano.

Attraversarono decine di corridoi, tutti uguali; poi si ritrovarono di fronte alla porta del reparto. Il cuore di Naruto si fermò, quando vide la famiglia del suo ragazzo seduta in sala d'attesa, una stanza abbastanza grande ed anche essa disgustosamente bianca, con varie panche schierate le une accanto alle altre. Sua madre Mikoto, con i capelli disordinati ed il volto pallido reclinato verso il basso, era seduta in un angolo. Il padre Fugaku era al fianco della moglie, in piedi, il volto austero irrigidito in un'espressione neutrale; ma che in realtà nascondeva molta preoccupazione. Ed infine Itachi, il fratello maggiore, con il viso scavato da due occhiaie ancora più accennate di quelle che aveva naturalmente; il suo abbigliamento sempre impeccabile era in quel momento rovinato dalla camicia spiegazzata in più punti, così come il pantalone.

Fu proprio lui ad andargli incontro ed a guardarlo con la stessa disperazione che c'era nei suoi occhi. Appena gli si avvicinò, l'Uzumaki sentì la sua voce sbloccarsi e le parole uscire come una valanga dalla gola: « Dov'è Sasuke? » chiese spaventato, la prima cosa che gli venne in mente.

« Gli stanno facendo gli accertamenti. » disse algido, quasi come se la cosa non lo riguardasse, tuttavia si poteva capire benissimo che quel tono era stato usato perché non si capacitava ancora di quello che era successo. Alla notizia, il sangue di Naruto si raggelò nelle vene.

« Che cosa è successo precisamente? » domandò allora Kiba. Il ragazzo moro si irrigidì leggermente alla domanda, cercando di fare mente locale fra i suoi pensieri più che confusi; quindi cercò di raccontare quello che sapeva.

Nel frattempo l'Uzumaki si era distanziato dagli altri di qualche passo, appoggiandosi al muro della sala, rimanendo in silenzio, come se fosse precipitato in una dimensione del tutto parallela a quella reale. Si ricordò della telefonata improvvisa che gli era stata fatta poco tempo prima: i medici che avevano soccorso Sasuke avevano contattato l'ultima persona che l'Uchiha aveva chiamato, ovvero lui. Probabilmente non le avrebbe dimenticate mai più quelle parole, erano state capaci di farlo tremare nel più profondo dell'animo.




« Pronto? »

« Naruto Uzumaki? » una voce a lui sconosciuta e leggermente affaticata lo aveva chiamato dall'altro lato del telefono e questo gli fece presagire che non fosse successo nulla di buono. Era come un nodo alla bocca dello stomaco; una sensazione decisamente fastidiosa.

« Sì, sono io. » Aveva risposto, cercando di carpire il più possibile.

L'uomo dall'altro capo aveva evitato di presentarsi ed era arrivato dritto al punto della situazione che, dopotutto, era molto più importante di qualsiasi cosa. « La chiamo per informarla delle condizioni di Sasuke Uchiha, è un suo parente? ».

Condizioni?

Il suo battito aveva accelerato le pulsazioni ed aveva cominciato a preoccuparsi seriamente: i suoi presentimenti si facevano più concreti.

« Sì, mi dica, cosa è successo? » la sua voce aveva iniziato a vacillare leggermente.

« Il signor Uchiha ha avuto un incidente stradale: uno scontro frontale con un'altra automobile. Adesso lo stiamo portando al Konoha's Hospital. » Parole secche e concise che furono come una secchiata di acqua gelida. Tutto si stava muovendo alla velocità della luce; e lui non aveva nemmeno il tempo di riflettere su quello che poteva fare. Riusciva solo a rimanere immobile, con il cellulare appoggiato all'orecchio, a “sentire” l'uomo che gli stava descrivendo sommariamente la dinamica dell'incidente.

« Pronto?, pronto! Signor Uzumaki mi sente?! » Sì lo stava sentendo, seppur in maniera molto lieve; ma non lo ascoltava: ecco dov'era la differenza.

Sentiva i suoni, ma non voleva capirne i significati – troppo dolorosi -; per lui erano solo una massa informe di parole che venivano sputate fuori dalla bocca di quell'uomo quasi come veleno.

In quel momento tutti i suoni erano confusi, lontani; la voce gli si era annodata tra le corde vocali rifiutandosi di uscire. Alla fine era rimasto imbambolato, senza reagire, perché troppo frastornato dall'improvvisa notizia; solamente lo schiaffo che gli aveva tirato Sakura lo aveva svegliato dallo stato catatonico in cui era caduto.

« Cosa è successo? » la ragazza lo aveva guardato preoccupata, scuotendolo leggermente per le spalle; e lui aveva risposto criptico, mettendosi a piangere e singhiozzare – come se ogni singulto potesse espellere il proprio dolore -: « Sasuke... ha avuto un incidente... ».

Solo allora era riuscito a mettere a fuoco cosa l'uomo della chiamata gli avesse detto e ne era rimasto più che scioccato.

Il cellulare era scivolato a terra, dimenticato sul pavimento accanto al tavolo basso su cui stavano giocando a mahjong. Un suono simile ad un ronzio aveva attirato l'attenzione di Shikamaru, il quale era riuscito a mantenere il sangue freddo; aveva preso quindi il telefono, dove la chiamata non era stata chiusa, ed aveva risposto.

« Signor Uzumaki?! »

« No, non sono il signor Uzumaki, ma può comunque dire a me. Cosa è successo? ». L'uomo dall'altro capo del telefono spiegò nuovamente cosa era accaduto: si presentò dicendo di essere uno dei medici che avevano prestato i primi soccorsi al signor Uchiha, che aveva avuto un incidente stradale; poi si sbrigò a dare le informazioni più importanti, ovvero le condizioni di salute del ragazzo e l'ospedale in cui potevano raggiungerlo.

Shikamaru si era appuntato mentalmente le informazioni necessarie e freddamente aveva avvisato Sai di prendere l'auto. In poco tempo erano saliti tutti e cinque sull'autovettura e velocemente avevano cercato di raggiungere il Konoha's Hospital, zigzagando sulla strada parecchio affollata.

Vedere la famiglia Uchiha al completo, tutti con la faccia in preda alla paura e alla disperazione, non aveva di certo contribuito a farlo tranquillizzare, anzi: la sua agitazione era cresciuta di qualche tacca.



Dopo un momento di abbandono completo nei suoi ricordi, Naruto tornò con i piedi per terra e si affiancò nuovamente al gruppo: stavano parlando delle condizioni di Sasuke e di quello che era accaduto, ma Itachi non sembrava in vena di dare ulteriori spiegazioni. Dopotutto chi è che ha voglia di parlare, quando il proprio fratello è appena uscito vivo da un incidente abbastanza grave e si sa poco e niente delle sue condizioni di salute?

L'Uchiha maggiore faceva parte di questa categoria di persone e nonostante tutto era anche comprensibile: non era mai stato uno incline alle chiacchiere, figurarsi in quel momento. Naruto pur capendo lo stato d'animo di Itachi, si sentì in dovere di chiedere come stesse Sasuke, infondo era il suo ragazzo!

Per questo si avvicinò ulteriormente e afferrò l'Uchiha per un braccio, richiamando la sua attenzione; gli altri, che cercavano almeno quanto lui di strappare qualcosa dalle labbra del moro, si ammutolirono.

« Itachi... » - la voce gli uscì fuori quasi come un lamento - « Dimmi, Sasuke sta bene? ».

Che domanda stupida.” - pensò lo stesso Uzumaki - “Se fosse stato bene, a quest'ora saremmo a casa, insieme. Avremmo cenato e avremmo fatto l'amore.” Sentì le lacrime salirgli agli occhi e premere impietose, affinché potessero liberarsi lungo le sue guance; ma si trattenne.

L'altro ragazzo guardò, quasi con tenerezza, il dolore che cercava di contenere il più piccolo e non se la sentì di negargli qualche parola di conforto – che desiderava tanto anche lui.

Sorrise, poggiandogli una mano sulla spalla. « Non lo so, ma andrà tutto bene. »

« Sì, ma lui come sta? ».

« Non ti preoccupare, per quanto i medici abbiano detto che l'incidente sia stato grave, Sasuke non ha riportato nessun danno irreparabile. »

L'altro si sentì risollevato, però non riusciva ancora a capire perché Mikoto e Fugaku fossero talmente giù. Certo anche lui era preoccupato, però sapere che Sasuke non aveva riportato nessuna ferita grave lo aveva tranquillizzato leggermente; eppure, Itachi sembrava nascondergli qualcosa, ma forse era solo la sua impressione.

« Sembra che la fortuna sia stata dalla sua parte, esclusi qualche ematoma e contusione, è quasi illeso. Qualcuno lassù deve volergli davvero bene. » continuò. Le parole dell'Uchiha maggiore risuonarono leggermente false alle orecchie di Naruto, il sorriso che gli stava rivolgendo non era pienamente sincero, era più distorto in una specie di espressione bugiarda; di circostanza. Lo stesso ragazzo non ne era pienamente convinto.

Il più piccolo cercò di non farci caso, ignorando la vocetta che gli diceva che quella non era pienamente la verità; leggermente scosso si andò a sedere sulla panca di fronte a quella dov'era Mikoto. La donna gli rivolse uno sguardo preoccupato, terribilmente preoccupato: e Naruto sentì le rassicurati parole di Itachi venir meno. Probabilmente gli aveva mentito, lo aveva fatto per tranquillizzarlo, però... a quel pensiero un singhiozzo gli salì alle labbra, liberandosi dalla sua gola, qualche lacrima gli rigò le guance. Si coprì il volto con le mani.

Sakura se ne accorse e lo raggiunse, sedendoglisi accanto.

« Naruto, andrà tutto bene, non ti devi preoccupare: Sasuke è forte, lo sai, no?! » alla ragazza sembrò di parlare con un bambino, che ha creduto di vedere un fantasma o l'uomo nero, ma lui non era un bambino e non aveva visto né l'uno né l'altro; quella era una cosa seria. Lo attirò a sé, stringendolo al petto con fare materno e gli accarezzò leggermente i capelli dorati, cercando di fargli coraggio.

« Andrà tutto bene... » ripeté come una nenia.


*


Poco dopo, la porta in metallo, che separava la sala d'attesa dal reparto in cui era stato portato Sasuke per i vari accertamenti, venne aperta da un medico: un uomo dai capelli brizzolati, sulla cinquantina. L'attenzione di tutti venne attirata sulla sua figura.

« Siete voi i familiari di Sasuke Uchiha? » chiese avvicinandosi, mentre Fugaku gli andava incontro annuendo: « Sì, sono suo padre. »

L'uomo tirò un sospiro prima di continuare, facendo scorrere lo sguardo su tutte le persone presenti per poi fissarlo negli occhi impazienti dell'Uchiha: « Bene, il ragazzo non è grave. Dagli accertamenti è risultato tutto a posto: non è presente nessuna frattura, eccenzion fatta per ematomi e contusioni che spariranno nel giro di qualche settimana. Sinceramente penso sia stato un miracolo... L'incidente era grave, sarebbe potuto morire. »

Naruto si paralizzò a quella scampata eventualità, ma si rilassò subito dopo, così come tutti gli altri; che tirarono un sospiro di sollievo.

« Ma... »

Ecco. Doveva esserci per forza un ma...

« Ma il colpo, che il paziente ha subito in seguito all'impatto frontale con l'altra auto, ha fatto sì che ci fosse un trauma cranico. »

Fugaku aggrottò la fronte: « Cosa significa? Ci potrebbero essere conseguenze gravi? »

« Suo figlio è in coma, mi dispiace... »

A quelle parole tutti si irrigidirono; il padre di Sasuke perse tutta la sua compostezza, sul suo volto affiorò il sentimento della preoccupazione.

A Mikoto sfuggì un leggero singhiozzo dalle labbra prima che una serie di altri le scuotesse le spalle mentre scoppiava a piangere disperatamente, Itachi strinse sua madre al petto cercando di tranquillizzare entrambi. Naruto, che era stato ad ascoltare con attenzione il “verdetto” del medico, semplicemente rimase in silenzio, trovando un piccolo conforto nelle braccia di Sakura.

Le lacrime volevano sfuggire dai suoi occhi, ma lui le trattenne a forza cercando di non piangere. Sasuke si sarebbe svegliato e sarebbe tornato tutto come prima.

Lui ci credeva.

Fugaku, rimasto immobile davanti al dottore, si riscosse poco dopo assimilando la notizia; l'altro uomo lo guardò ostentando un sorriso di circostanza: « Mi dispiace... » disse solo.

L'altro, nonostante fosse rimasto visibilmente scosso, riuscì a riacquistare la propria compostezza in un tempo alquanto breve.

« Mio figlio si riprenderà? ».

« Non posso dirlo con certezza... » – il medico si passò una mano tra i capelli portandosela successivamente al mento, pensieroso - « Potrebbe rimanere incosciente per pochi giorni così come potrebbe rimanerlo mesi... anni. Ma le assicuro che faremo tutto il possibile per garantire a suo figlio una pronta guarigione. »

Fugaku si lasciò andare ad un sospiro amareggiato, tutta quella incertezza gli dava sui nervi: per uno come lui, abituato a tenere la situazione sempre sotto controllo, era fastidioso.

« Possiamo vederlo? »

L'uomo gli rivolse uno sguardo indeciso, ma quello determinato dell'Uchiha riuscì a convincerlo quindi gli fece un cenno affermativo con la testa: « Solo i familiari, però... ».

Mikoto e Itachi affiancarono Fugaku pronti a seguire il medico che li avrebbe condotti da Sasuke.

« Voglio venire anche io. »

La famiglia Uchiha si volse a guardare in direzione di chi aveva parlato: Naruto si era alzato da dove stava seduto ed aveva riacquistato, seppur in maniera piuttosto barcollante, una parvenza di sicurezza. Fugaku lo guardò con aria severa, mentre il medico si voltò con sguardo interrogativo: « E lei chi sarebbe? »

« Io... io sono il suo ragazzo » rispose in un sussurro incerto – era risaputo che il capo clan non vedesse di buon occhio la sua relazione con il figlio minore.

« Beh- » ma l'uomo fu interrotto dall'incedere di Itachi che accomodante si avvicinò al ragazzo biondo, poggiandogli una mano sulla spalla: « Può venire anche lui... ».

Il padre fu sul punto di obiettare alle parole del figlio, ma poi si lasciò andare ad un sospiro di rassegnazione, decidendo di lasciar perdere. Dopo essersi scambiato un occhiata di intesa con il medico, cinse per la spalle la moglie, che tremava spaventata, e si avviarono.


*


Naruto tremò impercettibilmente alla vista di Sasuke privo di sensi steso sul letto d'ospedale. Il suo volto già di per sé pallido sembrava ancora più evanescente, le braccia erano abbandonate lungo i fianchi e una flebo era appuntata a quello sinistro; mentre alcuni macchinari monitoravano l'andamento della pressione e del battito cardiaco.

Fece qualche passo verso la sua direzione, senza tuttavia riuscire ad avvicinarsi completamente, come se avesse paura di fargli del male solo standogli accanto. Vederlo su quel letto gli stringeva il cuore in una morsa d'acciaio.

Itachi guardò con dolore il fratello in coma, poi passò lo sguardo sui presenti; le loro espressioni, più o meno tutte uguali. Il padre non aveva lasciato la madre e il suo braccio le circondava ancora i fianchi in una forte presa, mentre quest'ultima aveva iniziato a piangere più forte. Mikoto, presa infine dalla più totale disperazione, allontanò con uno scatto il marito per avvicinarsi al figlio in poche falcate ed inginocchiarsi al suo fianco.

« Sasuke... piccolo mio, per-... perché proprio tu? » - disse singhiozzando e accarezzando dolcemente la guancia del figlio minore - « Perché doveva succedere una cosa del genere proprio a te? ». La donna iniziò a ripetere quelle parole come una litania, piangendo e singhiozzando di tanto in tanto; e, guardandola, Naruto non riuscì a trattenere qualche lacrima. Itachi cercò di consolare la madre, avvicinandosi lentamente alle sue spalle; poggiò uno sguardo su suo fratello e e poi guardò l'altro ragazzo, facendogli cenno con la testa di avvicinarsi. Il più piccolo, sentendosi come rassicurato da quel semplice gesto, affiancò i due.

Strinse i pugni, facendo sbiancarne le nocche, si sentiva in tumulto con se stesso: avrebbe tanto voluto fiondarsi su Sasuke, e stringerlo... stringerlo cose se il suo abbraccio potesse riportarlo indietro dal suo sonno; come se infondendogli tutto l'amore che provava nei suoi confronti potesse farlo risvegliare. Ma la presenza austera e lo sguardo freddo, nonostante tutto, di Fugaku gli suggerivano che quella non era decisamente la situazione migliore per mostrare i propri sentimenti. Era incredibile come quell'uomo non si sciogliesse nemmeno di fronte ad una situazione del genere; o, almeno, riuscisse a mantenere tutto quel sangue freddo.

Dopo qualche tempo, che Naruto non sarebbe stato in grado di quantificare se gli fosse stato chiesto, nella stanza entrò nuovamente il medico che li aveva accompagnati, questa volta affiancato da una presperosa donna bionda in camice bianco.

« Mi presento, sono la dottoressa Tsunade Senju, primario dell'ospedale. » la donna bionda prese così la parola, poi si avvicinò con portamento sicuro e tronfio al padre di Sasuke.

« Come vi avranno informato, » - continuò - « il paziente è in stato comatoso a causa di una commozione celebrale. Per quanto risulta dagli accertamenti, dovrebbe risvegliarsi, tuttavia non conosciamo le conseguenze che potranno esserci al risveglio a causa di tale trauma. »

In parte felice, in parte preoccupati... Cosa sarebbe accaduto dopo?

Questa era la domanda che aleggiava nei pensieri confusi di tutti.

« Bene. Spero farete tutto il possibile in quanto mio figlio abbia una completa e sana guarigione. » Queste furono le chiare e semplici parole con cui Fugaku Uchiha fece capire di non volere alcun tipo di problema. Sasuke doveva semplicemente guarire, non era ammessa nessuna complicazione...

Tsunade lo guardò leggermente infastidita dal suo tono altero e, rafforzando leggermente la presa sulla cartella clinica che aveva appena esaminato, rispose: « Certo, ma non le garantisco nulla... Adesso però, se vuole scusarmi, il paziente ha bisogno di riposare. Vi prego di uscire. »

Naruto, rimasto in silenzio, non riuscì a trattenere la sua preoccupazione « La prego! Mi faccia restare almeno per questa notte! ». Con questa sua supplica attirò su di sé l'attenzione dei presenti, tra cui un'occhiata di rimprovero da parte del capo clan che lo fece momentaneamente pentire di aver aperto bocca. Il primario, invece, lo guardò intenerita, ma nonostante tutto fece un cenno negativo con la testa. Itachi allora gli poggiò una mano sulla spalla cercando di confortarlo.

« Allora rimarrò in sala di attesa, ma non me la sento di-... » Sussurrò.

« Naruto, è meglio se tu vai a casa a riposare, fa come ha detto... per favore. »

L'occhiata ed il tono usato dall'Uchiha gli fecero capire che era meglio non insistere, per cui annuì e si lasciò condurre docilmente alla porta, non prima però di aver lanciato un ultimo sguardo al suo ragazzo.

Ti prego Sasuke, resta con me...”


*


La serratura scattò al secondo giro di chiave; la porta si aprì ed un fascio di luce trapassò il buio. Solo silenzio ed oscurità. Un binomio piuttosto ordinario; ma ordinario era anche il fatto che questi due elementi fossero rari in quella casa.

La casa di un Teme e di un Dobe.

Il silenzio, infatti, era continuamente squassato dall'allegria prorompente, contagiosa – a volte persino seccante – di Naruto; ed il buio... beh, in pratica era eclissato dalla gioia di vivere che brillava nei suoi occhi. Semplicemente, bastava guardarlo in essi per essere abbracciati languidamente da un calore familiare ed amichevole.

Sasuke ne era rimasto avvinto non una, ma molte, moltissime volte. Persino un borioso come lui, che di divertente non aveva proprio nulla, che sopravviveva alla vita senza realmente viverla; aveva sorriso appena aveva incontrato quell'azzurro, lasciandosi travolgere. E da allora, in ogni momento, il buio ed il silenzio non erano stati più un binomio ordinario.

In quella casa - nella casa del Teme e del Dobe - con il passare delle ore, dei giorni, dei mesi, delle stagioni; quando si litigava e si urlava e ci si azzuffava, nonostante tutto, il silenzio e il buio non prendevano mai completamente il sopravvento.

Ché c'era un Dobe urlante ed un Teme borioso, ed era proprio quella l'arma che, continuamente tratta, difendeva quel calore.

In quel momento, invece, si avvertiva solo tanto freddo.

Naruto guardò tristemente davanti a sé, rimanendo qualche minuto sulla soglia della porta, poi accese la luce. Posò le chiavi sul mobile all'entrata e si diresse a passo strascicato in cucina, dove prese un bicchiere d'acqua per acquietare il senso di nausea che gli premeva in gola; mandò giù il liquido cristallino a grossi sorsi, poi poggiò la stoviglia nel lavello in cui erano accumulati alcuni piatti sporchi. L'aria era immobile, solo il ticchettio dell'orologio ed il suo respiro disturbavano il silenzio. La stanchezza lo spinse a sedersi sul divano in salotto, seminato come al solito dei suoi vestiti, affondò la testa nel cuscino e lasciò andare un lungo sospiro, tuttavia non servì a nulla; il possente senso di oppressione ed ansia continuò ad attanagliargli lo stomaco e l'aria a mancargli.

Soffermò lo sguardo sul soffitto bianco senza realmente guardarlo, passandosi una mano tra i capelli. Nessun rumore se non il persistente passare dei secondi scanditi dalle lancette. Le tre di notte. I nervi erano tesi allo stremo e Naruto ebbe voglia di piangere, di lasciarsi andare per sfogarsi; tanto nessuno lo avrebbe visto, nessuno lo avrebbe consolato. Nonostante Sakura avesse insistito per dormire da lui, così come anche Kiba, lui aveva declinato tutte le proposte gentilmente, dicendo che non era nulla di grave – ce l'avrebbe fatta, era forte! - ; eppure sapeva di aver detto un sacco di cazzate. Il fatto era che non voleva farsi vedere così fragile dai suoi amici: la sua baldanza, il suo “ Cavolo ragazzi, io sono Naruto Uzumaki!” non gli avevano permesso di abbassarsi a chiedere aiuto. Allora, come tutte le volte, si era rintanato in se stesso, come faceva da piccolo, a leccarsi le ferite in un cantuccio, da solo; in silenzio. Come quando non c'era Sasuke.

« Sigh... »

Un singhiozzo. Sommesso, strozzato, silenzioso.

La gola bruciava. I polmoni bruciavano. L'aria bruciava.

Naruto si sentiva bruciare ovunque, il cuore soprattutto; e più cercava di trattenersi più faceva male. Però gli argini stavano cedendo, i singhiozzi involontari erano sempre più frequenti, sarebbe scoppiato a breve, lo sentiva: le lacrime sarebbero straripate dagli occhi e, forse, si sarebbe sentito meglio - forse.

Era quasi una vena masochistica che lo tratteneva dal piangere; sì, ma ancora per poco: infatti dopo qualche minuto stille salate cominciarono a solcargli impietose le guance. La sua spavalderia - la sua maschera - cadde in frantumi, mostrando la smorfia tragica della sua solitudine, della sua amarezza; quel lato che tanto duramente aveva cercato di nascondere – di soffocare -, quello che quasi nessuno conosceva. Il Naruto Uzumaki debole, triste, fragile. Quel Naruto che solo Sasuke conosceva davvero e che rassicurava, abbracciandolo nei momenti di tristezza. Perché sì, non era soltanto lui a dare il suo calore all'Uchiha, anche l'altro sapeva confortarlo. Anche lui sapeva dare. Dopotutto è proprio questo l'amore: una relazione in cui si dà e si riceve da ambo le parti.

In quel momento, però, Sasuke non c'era. Era in un letto di ospedale in coma e non si sapeva se si sarebbe svegliato; ed anche se si fosse svegliato nulla era certo. Come avevano detto i medici, infatti, potevano esserci delle conseguenze.

Tutte quelle incertezze gli facevano tremendamente male, gli sembrava di impazzire. Desiderava con tutte le forze che in quel momento Sasuke entrasse dalla porta e come suo solito lo salutasse con aria superiore dandogli del “dobe” e lui avrebbe risposto a tono in quel punzecchiarsi amorevolmente a vicenda. Allora avrebbero fatto l'amore, senza troppa dolcezza... ma in preda ad una passione istintiva, quasi animale – come se in quello spingersi spasmodicamente l'uno verso l'altro potessero diventare un unico corpo per davvero, appagando quella voglia spirituale di appartenersi in maniera completa. Stanchi si sarebbero addormentati, magari lo avrebbero fatto di nuovo, insaziabili.

Tuttavia quel suo desiderio non poteva essere realizzato, la realtà era un'altra... e molto più dura; Naruto ne aveva preso pienamente coscienza e allora si lasciò andare completamente alla disperazione. Pianse sui cocci della sua persona distrutta, con il cuore a pezzi; in solitudine, a leccarsi le ferite come faceva da piccolo – come quando non c'era Sasuke .

In sua compagnia un binomio piuttosto ordinario.

Silenzio ed oscurità.


*


Erano ormai tre giorni che non vedeva Naruto, dopo l'incidente di Sasuke si era chiuso in se stesso e cercava in ogni modo di non apparire per come era – distrutto -; ed era sorprendente, anche in quella situazione così drammatica, perché nonostante tutto non aveva voluto far preoccupare i suoi amici. “Che altruismo assurdo!” - pensò ironico - “Sfocia davvero nel ridicolo...”.

Alcune volte Shikamaru non riusciva proprio a capire il suo amico, che si faceva carico sempre di tutto. Quando, ad esempio, qualcuno era in difficoltà lui era il primo a farsi avanti per aiutarlo; quando ad esserlo, invece, era lui si chiudeva a riccio – e ce ne voleva per farlo uscire!

Per quanto riguardava se stesso, aveva un appuntamento e stava giusto dirigendosi verso il luogo dell'incontro con la sua solita ed innata flemma, sbuffando continuamente. Per lui le donne sarebbero state sempre una seccatura. Sempre.

Procedette dritto per la strada che stava percorrendo, poi svoltò in un piccolo accesso che dava in un parco, abbastanza lontano dalle zone che frequentava di solito. Si inoltrò in esso sempre più a fondo, osservando con distacco gli alberi spogli che costeggiavano le stradine di ghiaia.

Alzò lo sguardo al cielo autunnale, splendidamente pulito, illuminato da un sole che riscaldava tiepidamente. Nemmeno una nuvola... peccato: si sarebbe divertito ad ingannare l'attesa osservandole; così per rilassarsi si sedette su una panchina vuota e si accese una sigaretta portandosela alla bocca. Aspirò una lunga boccata di fumo, lasciando che questo stazionasse qualche momento in gola e si concentrò sul suo sapore che lasciava l'amaro in bocca, ma allo stesso tempo era in grado di rilassarlo come un vero toccasana. Poi lo lasciò andare all'esterno e allo stesso modo ne fece altri di seguito... inspirava, assaporava, espirava e ancora, da capo.

« Quando la smetterai di fumare? » una folata di vento gli spettinò i capelli, portando con sé un intenso profumo femminile; il suo profumo. Era arrivata, silenziosa, come un leggero guizzo di vento: non si sente, ma si avverte.

« Non so... » - rispose vago, continuando a guardare davanti a sé - « Come va? » chiese, poi.

« Bene, non mi lamento. Tu, invece... sempre la solita storia? »

Shikamaru, arrivato al filtro della sigaretta, fece un ultimo tiro e la buttò a terra, spegnendola con la suola della scarpa; si strinse leggermente nel giubbotto, affondando la testa nel bavero.

« Sì. »

Si voltò poi a guardarla, incrociando i suoi occhi chiari, i capelli lisci e biondi - quella volta sciolti – che si sparpagliavano ribelli al vento.

Sì. Sì. Sì. La risposta era sempre la stessa: la situazione era spiacevole, perennemente in bilico, stancante per entrambi. Ma lui non si decideva, persisteva in quello stupido gioco di menzogne che pesava ogni giorno di più. Da bambino pensava che la vita fosse una passeggiata, una bella favola in cui tutto andava bene; a volte, certo, vi erano momenti brutti, ma poi tutto passava. Ignorava quale fosse il significato di “consapevolezza” e, nella sua ingenuità, pensava che avrebbe continuato a guardare le nuvole nel cielo, giocato con i suo migliore amico Choji e dormito quanto gli pareva.

Crescendo, però, aveva imparato che prima o poi le situazioni erano inevitabilmente destinate a peggiorare; e che non sempre le cose si risolvevano o andavano per il meglio. Quella era la realtà.

« Che seccatura! » sbuffò, non accorgendosi di aver parlato ad alta voce.

La ragazza lo guardò spazientita con un'espressione tra il rimprovero e la rassegnazione, poi i suoi tratti duri si addolcirono in un sorriso e Shikamaru la guardò stupefatto, rilassandosi.

Quella mattina era molto bella, anzi bellissima – ma dopotutto lo era sempre - ; seduta accanto a lui, leggermente infreddolita, stringeva le mani tra loro per non far perdere calore e, anche se aveva la pelle d'oca per via della minigonna a pieghe che indossava, rimaneva composta senza far trapelare la sua sensazione di freddo. “Orgogliosa persino in questo!” pensò il ragazzo e sorrise.

Lei lo guardò interrogativa, corrugando nuovamente le sopracciglia mentre la bocca e gli occhi si serravano in un'espressione seccata. « Che c'è, adesso?! »

« Niente, stavo pensando... » le rispose, per cui lei congedò la questione con un “Tsk!” borbottato. L'altro si spostò leggermente, avvicinandosi alla ragazza e piano lasciò scivolare un braccio attorno alle sue spalle, attirandola a sé con l'intenzione di riscaldarla e godersi contemporaneamente il suo contatto fisico. Le strofinò il braccio per poi tuffare la mano nei suoi capelli biondi, infilando le dita al di sotto di essi, fino a toccare la nuca dove la pelle era morbida e piacevolmente calda.

La ragazza sospirò, rilassandosi al massaggio delicato in quel punto per lei particolarmente piacevole, mentre il suo respiro si condensava in piccole nuvolette di vapore nel freddo di quella giornata di fine novembre.

Shikamaru disegnò immaginari cerchi concentrici in una carezza delicata e accorciò le distanze baciandole una guancia, appoggiò la fronte contro quella di lei: « Stavo pensando a te. » - le sussurrò appena sulla bocca profumata di burro cacao - « Stavo pensando a quanto sei strana! ».

Uno schiocco di labbra. Un bacio.

« Già, sono strana; ma penso che tu mi batta su tutti i fronti! »

« Non ne ho dubbi... » rise guardandola negli occhi chiari.

Un altro schiocco di labbra. Un altro bacio. Più profondo.

Shikamaru la strinse ulteriormente a sé, assaporandola; lasciando che una sensazione calda – e umida – lo avvolgesse, che la passione bruciante prendesse il sopravvento – che sconfiggesse il freddo di novembre. La ragazza gli circondò il collo con le braccia, mentre lui le accarezzava una gamba. Come due perfetti fidanzati – in apparenza.



Due occhi verdi smeraldo guardarono increduli, sbarrati; poi un tonfo: il pacchetto stretto tra le mani era caduto a terra e queste ultime andate a coprire la bocca, anch'essa spalancata.

« Non-ci-posso-credere... »


*


Due settimane.

Esattamente erano passati quattordici giorni da quando Sasuke era in coma e Naruto non era mancato nemmeno una volta in ospedale, per andare a fargli visita, a vedere come stava – a sperare. Le sue condizioni, però, non erano migliorate; si erano stazionate al giorno dopo l'incidente e così erano rimaste. Ogni volta, vederlo così indifeso e debole su di un letto di ospedale, perso in chissà quale mondo, era per lui un dolore sempre più forte. L'odore asettico che aleggiava continuamente nell'ambiente medico, se prima gli dava fastidio, ormai non gli faceva più effetto. Per quanto soffrisse, però, non si arrendeva, non aveva smesso di credere, non poteva; perché lui era l'unica cosa per cui valeva la pena di vivere, di lottare. Inoltre - quasi follemente in una situazione del genere – si fidava davvero di lui: semplicemente era un Uchiha... Sasuke Uchiha, e per questo si sarebbe svegliato.

In quel momento stava correndo più forte che poteva per i corridoi dell'ospedale, urtandosi con persone – pazienti, medici -, balbettando scuse di fretta e furia senza fermarsi; il cuore che gli batteva come impazzito nel petto. I suoi occhi brillavano, in essi si riflettevano una marea di sentimenti contrastanti tra loro: felicità – una gioia assurda -, incredulità, paura... perché temeva che quel sogno potesse spezzarsi.

Poco tempo prima, infatti, aveva ricevuto una chiamata da parte di Itachi: Sasuke si era svegliato. Dopo due settimane di coma aveva finalmente riaperto gli occhi, le sue preghiere erano state esaudite e questo significava che sperare era servito a qualcosa. Sarebbe ritornato tutto come prima. Questi pensieri gli affollavano la testa rendendolo euforico, se avesse potuto avrebbe gridato la sua gioia al mondo intero. Attraversò il reparto di cardiologia tutto di corsa, svoltando l'angolo in cerca degli ascensori – ormai conosceva quei corridoi come le sue tasche. Pigiò il pulsante attendendo che le porte si aprissero, intanto approfittò dell'attesa per riprendere fiato, piegandosi in due appoggiando le mani sulle ginocchia e inspirando grosse boccate d'aria.

Stanco di aspettare oltre, ripartì svelto, prendendo le scale rincarando la velocità dei passi, nonostante i suoi muscoli chiedessero pietà ed i polmoni bruciassero.

Finalmente intravide la stanza numero 237, quella di Sasuke. Davanti alla porta semiaperta c'erano il primario Tsunade Senju insieme alla sua assistente Shizune che parlavano con la famiglia Uchiha. A Naruto sembrò davvero di stare per raggiungere il paradiso.

« Sono arrivato! » gridò, non riuscendo a trattenere la sua gioia trepidante; il gruppetto si voltò a guardarlo e stranamente – notò – non avevano delle facce molto allegre. Ed anche se quello avrebbe dovuto metterlo in guardia, l'Uzumaki preferì non farci caso.

« Dov'è Sasuke? Voglio vederlo! » continuò, facendosi spazio tra i presenti, riuscendo ad arrivare alla porta della camera che fu aperta di slancio. Itachi cercò di fermarlo seguendolo all'interno - « Aspetta, Naruto. C'è una cosa che devi sap- … » - ma l'altro era già entrato.


« Sasuke! »

Naruto non credeva ai suoi occhi, ebbe voglia di piangere tanto era felice: lui era davvero sveglio e, seduto sul letto, lo stava guardando con un'espressione turbata. Rincontrare i suoi occhi neri e profondi come due pozzi, eppure così rassicuranti, gli provocò una scarica di adrenalina lungo la colonna vertebrale.

« All'inizio ho pensato che fosse tutto perduto, ma alla fine mi sono detto che tu non potevi non svegliarti! » continuò dirigendosi a grosse falcate accanto al letto; ma quando fece per abbracciarlo il ragazzo lo spinse via malamente, regalandogli un'occhiata infastidita.

« M-ma che ti prende?! » il biondo non riusciva a capire il perché di quella reazione tanto brusca, non sarebbe dovuto essere felice di rivederlo? - pensò. « Teme, ma che hai? ».

« Tu... chi sei? »


Naruto rimase leggermente interdetto: « Cosa vuol dire “Chi sono?”, ti sei per caso bevuto il cervello?! », ma l'altro continuava a guardarlo confuso. Fu Itachi ad intervenire, prendendolo per il braccio: « Naruto, vedi... » - esitò leggermente prima di proseguire - « ... vedi, a causa del trauma Sasuke... ha perso la memoria. »

Il ragazzo lo fissò smarrito, come se non avesse capito quello che gli era stato appena detto.

« Non ricorda nulla. Non ricorda chi siamo, chi è... nulla. » finì, abbassando lo sguardo addolorato.

Nulla.

Quella parola rimbombò nella mente dell'Uzumaki come un'eco, talmente forte da essere in grado di distruggere, nel tempo di un nanosecondo, tutto il suo mondo. Si sentì come se la terra si fosse appena aperta sotto i suoi piedi e lui stesse per precipitare in un baratro senza fine; e poté giurare di aver sentito il suo cuore fare “crack”. Era incredibile come tutte le sue speranze si fossero volatilizzate in un istante.

Deglutì a vuoto, spostando lo sguardo da Itachi a Sasuke, per poi fissarlo definitivamente su quest'ultimo. All'improvviso si accorse di qualcosa di umido e caldo scendergli lungo le guance: lacrime. Purtroppo l'incubo non era affatto finito, anzi quello era soltanto l'inizio...







Angolo dell'autrice:


Allora, che dire? Di questo capitolo sono abbastanza soddisfatta, forse anche perché ci ho messo un po' dei miei sentimenti all'interno. Spero di essere riuscita a trasmetterne almeno una parte.

E sì, anche nel mio caso è colpa di uno stupido, che è assurdamente dobe, ma anche un po' teme. Fortuna che dopo una lunga serie di rimuginamenti sono riuscita ad accettare il fatto che da lui non posso aspettarmi niente se non una serie di infinite delusioni su tutti i campi; insomma: nonostante la sua età è ancora un bambino col moccio al naso... Tsk!

Ma adesso vi risparmio i miei scleri mentali.

Passando al capitolo:

Come avete potuto vedere Sasuke è vivo e vegeto – o quasi -; dopo due belle settimane di coma è pronto a partire in quarta per allietarci con la sua boriosità, torturando il povero Naruto. Adesso inizia la parte difficile, ma la storia è tutta nella mia testa, l'unico problema rimane trascriverla... Uff!

Comunque, il carissimo Teme, come avrete capito, ha perso la memoria – peccato che nessuna di voi ( almeno credo ) abbia indovinato; nonostante abbia lasciato qualche indizio sparso nella storia (Es. il titolo “S. Valentine's day – Empty Memory” dove appunto “Empty Memory” significa “memoria vuota” o, meglio, “senza memoria”).

A parte questo, mmh... beh, Naruto si dispererà tanto nei prossimi capitoli. Sìsì!

Per quanto riguarda gli altri personaggi li inserirò con l'avanzare della storia. Si prospettano tante belle congiure! Kukuku! - Shikamaru nasconde qualche scheletruccio nell'armadio, sfido a indovinare cosa. XD

Adesso vi lascio, alla prossima! Baciozzi, blumoon.



Risposte alle recensioni:



ryanforever: sei sempre gentilissima!^^ Beh, sì: come hai potuto vedere tu stessa Sasuke ha avuto un incidente, ma dopo un periodo di coma si è svegliato; adesso dovremmo aspettare i prossimi capitoli per saperne di più. Ma credo che si sia capito anche in questo su cosa si baserà la storia. Shikamaru ed Ino... sì, Nara non la racconta affatto giusta e, a breve, saranno svelate tutte le carte; per ora persiste una leggera nebbiolina – mi metto a fare anche la meteorologa adesso! XD

Ti sfido a fare qualche ipotesi, magari ci azzecchi! Baci.


YUKO CHAN: grazie mille per i complimenti, mi ha fatto davvero molto piacere! Però non mi crogiolerò negli allori, nono!... farò del mio meglio per migliorarmi ancora! Eh, sì! E' vero, noi donne siamo un caso disperato quando si tratta di shopping, io ne sono un esempio lampante!

Tornando alla storia, questo momento di allegria è stata una sorta di “la calma prima della tempesta”, infatti dopo è successo quel che è successo. Per Shikamaru ed Ino dovrai pazientare ancora un po', invece. Baci.


Shinku66: neh Teme! Sì, lo so che sei pigra; anzi, tremendamente pigra! Ma dopotutto io sono una della categoria quindi ti capisco, non preoccuparti. Che dire, ci ho voluto davvero un secolo per aggiornare questa fanfiction nonostante i tuoi continui rimproveri, ma la voglia è poca, cosa vuoi farci! Poi credo che quest'anno sarà ancora peggio: tra maturità, corso per la patente, amicizia e amore... Spoff! Mi sa che mi rincitrullirò ancora di più. Ma comunque, pensiamo a risponderti... dunque, dunque! Sì, siamo fan SasuNaru ed ovviamente questa meravigliosa coppia regnerà sovrana nella storia, dopotutto l'ho scritta appositamente per loro! E ti ringrazio per i complimenti, ma sai che ti voglio più critica! - Vuole il pelo nell'uovo. -_-”

Anche a me è dispiaciuto molto per il capitolo precedente e la perdita delle recensioni – sigh!, sono proprio sfortunata –, però che ci vuoi fare, sono cose che capitano.

Poi, continuando: 1) Beh, far sentire a Naruto la mancanza del suo ragazzo era d'obbligo, quando si è innamorati si cerca la persona amata dappertutto e sempre, ogni attimo.

2) Infatti, Sasuke più grande è molto affascinante! 3) Effettivamente quella parte era una specie di “calma prima della tempesta” e poi sì, ho anche bisogno di esprimere la mia vena comica. 4) Lo sai che purtroppo ho sempre paura di cadere nell'OOC, ma è anche vero che bisogna sempre considerare la possibile reazione del carattere di un personaggio in una determinata situazione. Per questo credo che Shikamaru, anche essendo un tipo abbastanza schietto, dovrebbe avere un comportamento del genere – dopotutto è la prassi ( tu sai perché ).

5) Il finale: la tua parte preferita?, beh... questo capitolo è tutto di quel genere; e, sapendo come tu sia (melo)drammatica, te lo dedico per il tuo compleanno. Consideralo come un regalo – in ritardo. Ma che vuoi farci, sono una mezza Dobe, per giunta ritardataria. Tanti Auguri! Baci.


Azzusam: già, povero Naruto; io mi diverto un sacco a torturarlo ed in questa storia il nostro eroe dovrà soffrire ancora un po'. Effettivamente è davvero terribile ricevere una notizia del genere, io stessa ci sono passata di recente – fortuna che non è successo nulla di grave, però la notizia è bastata a farmi venire il latte alle ginocchia!

Un flashback del primo incontro raccontato dal punto di vista di Naruto? Mmh, grazie dell'idea. Ci saranno molti flashback nel corso della storia, per cui una cosa del genere potrei anche inserirla. Vedrò... Baci.









S. Valentine's Day – Empty Memory © di blumoon


   
 
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