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Autore: Reykyra    14/11/2022    0 recensioni
Dopo molti anni Reyen Uchiha fa ritorno a Konoha con l'intento di smascherare il responsabile di un progetto che ha ridotto lui e molti altri sfortunati bambini in uno stato di schiavitù. Tuttavia, il suo ritorno avviene in un periodo particolare e ha delle conseguenze di varia natura. Molte questioni sono rimaste irrisolte e nuove realtà devono ancora realizzarsi.
La storia ha luogo in una sorta di "what if" riguardante il massacro degli Uchiha, pur non essendo la questione la tematica principale del racconto.
(Ho inserito personaggi inventati in un universo già esistente, ma con la specifica che ci saranno interazioni dirette con personaggi già esistenti nell'universo originale, quindi in particolare ci saranno interazioni con i memebri del Clan Uchiha e anche Naruto, che qui dovrebbe avere all'incirca otto anni, come Sasuke).
E' la mia prima storia! Enjoy!
Genere: Avventura, Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Clan Uchiha, Danzo Shimura, Famiglia Uchiha, Nuovo Personaggio
Note: OOC, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 1 – Torna a casa
 
Era una nottata magnifica, il cielo era cosparso di corpi celesti che riflettevano la propria luce sulla superficie dell’acqua, mentre una leggera brezza soffia sulle poche piante situate sulla superficie. Una scena tanto bella quanto priva di spettatori.
C’era tanto freddo in quella caverna e le gallerie scavate nel sottosuolo producevano un forte eco, che portava con sé sospiri, pianti e qualche preghiera. Erano per lo più bambini, perché degli adulti ne erano rimasti ben pochi, i più erano morti di stenti e di torture. Erano  soli, abbandonati alla mercé di uomini crudeli, che si stringevano tra loro la notte per avere un po’ di calore e di conforto. E anche lì, in quella mesta situazione, un bimbo se ne stava in disparte appoggiato contro la parete rocciosa che fronteggiava le sbarre della loro misera dimora. Aveva i capelli scuri come la notte, né lisci né ricci, così lunghi che gli ricadevano sugli occhi ed era coperto di sporcizia e di stracci fino alle ginocchia, poi alle caviglie portava delle catene.
Loro erano schiavi, costretti a svolgere lavori pressanti dall’alba fin’anche a notte fonda se i loro carcerieri lo esigevano. Erano sporchi, ma non importava, erano affamati, ma venivano nutriti il minimo indispensabile a sopravvivere. E c’era chi desiderava avere il volto ed i capelli puliti, chi sognava di addormentarsi con la pancia piena di leccornie mai provate prima e che forse nemmeno esistevano nella realtà. Il desiderio di libertà giaceva ormai assopito nelle loro fragili ossa, conoscevano solo quella vita e le forze in loro possesso erano appena sufficienti per arrivare al giorno successivo. Ormai tutti avevano perso la speranza.
 
Il suono del mare riecheggiava nelle sue orecchie, un mare distante, con le sue sfumature di blu e azzurro cristallino, con la sua schiuma bianca e le onde che s’infrangevano fragorose sulla bianca spiaggia. Il suono del mare e il calore del sole alto nel cielo, levigato dal vento che gli soffiava fra i capelli. Che momento pacifico, che ricordo piacevole.
Il suo passo cadenzato e deciso non lasciava trasparire quell’immagine idilliaca, il pallore della sua pelle non avrebbe mai presagito tutto il tempo che aveva trascorso sotto il sole. Il suo aspetto ricordava più quello di un comune viaggiatore, con il suo mantello scuro e i vestiti altrettanto cupi sotto di esso. Su quella figura pallida e cupa al contempo spiccava un ulteriore contrasto: iridi ambrate, rese ancora più intense dallo scuro contorno occhi dovuto di certo a troppe notti insonni.
Il viale che conduceva a Konoha era ampio, con boschi verdi e rigogliosi tutt’intorno, era una bella stagione e il viaggiatore trovava anche quella vista piacevole come il ricordo del mare. Le alte mura che circondavano il Villaggio della Foglia si facevano più visibili e imponenti man mano che ci si avvicinava e una volta che il misterioso viaggiatore ebbe raggiunto le grandi porte fu fermato, come da norma, per poter essere riconosciuto dalle autorità del villaggio. Gli chiesero di identificarsi e quali fossero le motivazioni che lo avevano spinto a recarsi a Konoha, ma appena videro i suoi documenti impallidirono e non ebbero bisogno di chiedere ulteriori spiegazioni, si fecero da parte in silenzio dopo avergli reso i suoi effetti personali.
 
Reyen, il giovane viaggiatore poco più che ventenne, si guardò intorno con sguardo rapito. Il villaggio era una visione mozzafiato, ben diversa dai paesaggi cui era abituato lui, privi di qualsiasi tocco umano; questa era una visione completamente nuova per il ragazzo. Tutto intorno a lui traboccava di vitalità, c’erano tante persone che camminavano per le strade, c’erano edifici alti e variopinti, c’erano abitazioni, servizi pubblici e negozi di vario genere, c’erano persino delle sorgenti termali.
Prima che potesse rendersene conto, Reyen stava attraversando il via vai delle strade di Konoha accompagnato dal chiacchiericcio generale, desideroso di sapere dove portassero e quali edifici o monumenti particolari vi fossero connessi; arrivò al piccolo porto collegato al fiume, dove il pesce fresco era ancora disponibile all’acquisto e altre merci venivano scaricare dalle imbarcazioni. Sembrava tutto così … normale.
 
Itachi Uchiha vagava per il villaggio, o meglio, per i tetti del villaggio con aria tormentata. Teneva gli occhi fissi all’orizzonte, nella vana speranza di trovare un po’ di sollievo dai pensieri in fermento nella sua mente. Shisui era in missione, non sarebbe tornato che tra qualche settimana, ma anche volendo non ci sarebbe stata la possibilità di parlarne con lui.
Si alzò dal suo rifugio e scese sulla strada, iniziando una lenta passeggiata verso le vie esterne del villaggio, meno trafficate del centro. Teneva il capo leggermente chinato in giù e le mani in tasca, camminava piano come a voler rimandare l’inevitabile con ogni piccolo passo.
La situazione non era affatto semplice. Era stato messo davanti ad una scelta che non sapeva come affrontare. Una parte di lui sapeva cosa doveva fare, l’altra era restia a prendere atto della missione che doveva compiere. Shimura Danzo lo aveva messo davanti ad una scelta molto dura, dichiarando che la fine del Clan Uchiha era ormai imminente, fosse stato per sua mano e per quella di altri. A lui spettava decidere quante vittime sarebbero state risparmiate, scegliendo di rendersi esecutore di un crimine che non si sarebbe mai potuto perdonare, ma risparmiando la vita a suo fratello e a molti altri che sarebbero rimasti coinvolti nel potenziale conflitto.
 
Perso com’era nei suoi pensieri, quasi non si accorse della figura in nero che gli passò davanti, diretta ai campi d’allenamento degli Uchiha. Itachi s’accigliò, perché qualcuno doveva andare nelle zone di proprietà del suo clan proprio un momento di tensioni come quello. Poi un pensiero molto rapido gli fece correre un brivido lungo la schiena: Sasuke. Suo fratello poteva essere nei campi ad allenarsi, come spesso accadeva, e lui stupido non ne era certo perché era rimasto così a lungo con la testa fra le nuvole che non si era curato di seguire la routine del minore. Ciò nonostante, se quel tale avvolto dal mistero rappresentava davvero una minaccia per la sua famiglia, lui si sarebbe assicurato che di farlo pentire di aver messo in atto un piano così folle.
Lo seguì da debita distanza, come un bravo shinobi farebbe, notando come il misterioso intruso non si curasse troppo di essere in un territorio ad accesso limitato, si comportava quasi come un turista fermandosi di tanto in tanto per osservare qualcosa che sfuggiva agli occhi di Itachi, il che lo irritava leggermente.  Il silenzioso pedinamento andò avanti ancora per poco, giusto il tempo di arrivare al luogo dove Sasuke si stava effettivamente allenando. Itachi non esitò e mise la mano nella sua sacca, afferrando subito un kunai, pronto ad uccidere il misterioso intruso. Questi però, con grande sorpresa da parte dell’Uchiha, non si avventò contro Sasuke e non sembrava nemmeno aver intenzione di attaccare; la figura incappucciata si limitò ad appoggiarsi ad un albero come se volesse godersi una sorta di spettacolo.
 
All’improvviso una voce profonda e austera emerse da vicino Sasuke: Fugaku. Itachi non era mai stato tanto grato per la presenza del padre come in quel momento. Se lui era là con Sasuke, significava che l’aggressore avrebbe desistito con ogni probabilità. Itachi si spostò furtivamente in un’angolazione che permettesse di osservare il volto del misterioso intruso, che proprio in quel momento decise di abbassare il cappuccio, lasciando il giovane Uchiha decisamente molto sorpreso. Aveva immaginato che sotto la stoffa si celasse una figura molto più in là con gli anni e decisamente dallo sguardo risentito, invece aveva davanti a sé un giovane dalla pelle bianchissima, con capelli indisciplinati e occhi color ambra che racchiudevano tristezza, malinconia forse nostalgia, ma di certo non odio. Rimasero così ad osservarsi di nascosto gli uni dagli altri fino a quando il giovane misterioso decise di tornare sui suoi passi e prendere le distanze da lì.
Con il senno di poi Itachi non avrebbe saputo spiegare perché decise di seguirlo, ma lo fece e il desiderio di non perderlo di vista fu talmente forte che lo spinse ad uscire allo scoperto, ritrovandosi a specchiarsi nelle iridi del giovane che, forse preso alla sprovvista, forse realmente intenzionato a rappresentare una minaccia per la sua famiglia, lo attaccò. A nulla servì il kunai che Itachi aveva in mano, poiché l’altro lo spezzò con un gesto fluido della mano. Il giovane Uchiha fece un balzo all’indietro cercando di aprirsi un varco per allontanarsi, ma la stessa mano che aveva spezzato il kunai ora mirava a lui, mentre l’altra lo aveva afferrato per una spalla per tirarlo verso la traiettoria del colpo. In quel momento lo Sharingan comparve negli occhi del più giovane, pronto a scontrarsi con il nuovo nemico, ma ciò che vide spiazzò entrambi. Le iridi ambrate che aveva visto prima era scomparse, sostituite anch’esse dall’abilità innata degli Uchiha, oltre ad esse Itachi notò che la mano che stava per colpirlo era avvolta dalle fiamme. L’arte del fuoco. Dunque il giovane che tanto misterioso era quasi sicuramente un membro del Clan Uchiha.
 
Quando l’altro abbassò le mani e fece un passo indietro, Itachi ebbe certezza che non ci sarebbero stati altri attacchi; indietreggiò a sua volta e poté finalmente dare uno sguardo ravvicinato al giovane. –Chi sei?- Furono le sole parole che uscirono dalla sua bocca, il corpo non si muoveva e gli occhi non sembravano capaci di staccarsi dalla figura di fronte a lui. Il giovane sembrò tentennare un po’, incerto se mentire o dire la verità. – Reyen … Uchiha.-
   
 
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