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Autore: LadyPalma    14/11/2022    3 recensioni
"Vi avevo detto che per i miei servigi mi avreste ripagato a tempo debito, ricordate? Beh, quel tempo potrebbe essere adesso. Sposate me".
Alicent/Larys
What if. Segue gli eventi del libro, ma con determinati cambiamenti.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alicent Hightower, Altri, Larys Strong
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Larycent [Alicent/Larys]'
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Quinto capitolo




Il potere è un'arma sottile, ingannevole ed effimera – è questo che si ritrova a pensare Alicent ben presto – cambia facilmente padrone e, adesso, in fondo, quel padrone già non è più lei. Ché forse è stata capace di rendere Larys quello che è, ma quella trasformazione lo ha anche reso del tutto irrimediabilmente oltre il suo controllo. Ché forse lui è diventato così per colpa sua, ma cosa sta diventando lei? Giorno dopo giorno è diventata altro da se stessa, e per ogni rimorso che sente, per ogni passo indietro che prova a compiere, puntualmente viene spinta sull'orlo del baratro. Da suo padre e le sue ambizioni, da Viserys e il suo sogno sul letto di morte, e da Larys – soprattutto da Larys.

Alicent sta cadendo, sta precipitando.

La richiesta dell'occhio di Lucerys, la pugnalata quasi inferta a Rhaenyra, quella guerra che è appena iniziata e a cui lei non può proprio porre fine. “Adesso ti vedono per quello che sei" le ha detto Rhaenyra, e lei stessa in quel frangente si è vista per la prima volta, senza però riconoscersi. È diventata così, o lo è sempre stata?

Non importa, è comunque ormai troppo tardi, e la corruzione della sua anima non può essere arrestata. E come potrebbe essere altrimenti? Sono tempi in cui è impossibile capire di chi fidarsi, in cui negli alleati di sempre si scoprono i rivali e le spie sono nascoste in ogni angolo. Per Alicent è impossibile fidarsi anche di suo padre, e non solo perché l'ha ceduta due volte in matrimonio senza battere ciglio, ma perché sembra accorgersi soltanto adesso di come lui abbia un piano tutto suo, un piano che lei non conoscerà mai del tutto e di cui sarà sempre soltanto una pedina. Non ha dato istruzioni, del resto, di far incoronare Aegon ben prima della morte di Viserys a sua insaputa? L'ultimo regalo di Larys è stata solo l'ennesima conferma di questo: l'informazione preziosa di avere una spia tra le sue dame, e che suo padre ne era perfettamente al corrente.

"Quando pensavate di dirmi di Talya? Pensavate di farlo mai?"

Otto è andato a trovarla per aggiornarla su qualche altro nuovo capovolgimento politico (soltanto quelli che vuole lei sappia, beninteso), ma Alicent non gli ha permesso di dire neanche una parola. Lo ha attaccato senza esitare, con la furia evidente tanto nel suo sguardo quanto nel tono. Otto, come sempre, si riprende rapidamente dalla sorpresa, senza cedere a nessuna emozione.

"Vedo che tuo marito si rivela sempre più utile a raccogliere sussurri. Dovrebbe, tuttavia, impegnarsi di più a restare al passo anche con ciò che gli compete direttamente".

La regina madre è meno abile a mascherarsi, i suoi sentimenti sono sempre stati troppo visibili nelle espressioni e nei gesti – l'imbarazzo in uno sguardo lontano, la tristezza in un sorriso tirato, la rabbia nelle labbra serrate e nelle mani strette a pugno, la solitudine e la paura nelle ferite che si autoproduce senza accorgersene alle unghie. La sua unica fortuna è stata che nessuno ha mai perso davvero del tempo a decodificare tutti quei segnali. Anche adesso ciò che prova è palese: il silenzio che intercorre è fin troppo prolungato per non sottolineare che una risposta pronta Alicent non ce l'ha.

"E questo cosa dovrebbe significare?" domanda, invece, alla fine. 

E il sorriso appena accennato di Otto indica che quella è proprio la reazione che si aspettava.

"Sono arrivato con una notizia, prima che tu tirassi fuori una questione così inutile. E la notizia è che Daemon, proprio in questo momento, sta prendendo possesso di Harrenhal… e tuo marito, il Lord di Harrenhal, dove si trova in tutto questo? Cosa sta facendo? Sei Lady Strong da una settimana e già stai perdendo il tuo castello".

Il sorrisetto si è fatto più deciso, ironico e in questo dettaglio Alicent scopre un aspetto di suo padre che non conosceva, o per meglio su cui prima non si è mai soffermata abbastanza. La sta canzonando, come se fosse una figura di rappresentanza e niente più, come se lei non capisse nulla del gioco del trono, come se ogni sua decisione fosse sbagliata.

Eccetto che, in fondo, nessuna decisione è mai stata sua.

"Non ho scelto di sposare Lord Larys" dice semplicemente, quasi in un soffio.

"Neanche io l'ho scelto. Potente come è diventato, l'unica mossa sensata era cercare di tenere quella serpe il più vicino possibile. Potevi pensarci prima di fare accordi con lui, però, prima di diventare complice dei suoi crimini – credi che non sappia della morte degli Strong? –, sei stata incauta".

Ad Alicent sfugge un sorriso, amaro. Una nuova offesa, un nuovo addebito di colpa, è sempre stato davvero così il loro rapporto oppure qualcosa è nel frattempo cambiato? Se ripensa alle morti di Lyonel e Harwin Strong, allora il sorriso diventa una risatina, perché tutto quello che riesce a pensare è: volevo riavere voi, padre, pensavo che voi sareste stato sempre dalla mia parte.

Quelle parole restano però soltanto pensieri, mentre Otto prosegue.

"Io volevo farti diventare Lady di Delta delle Acque, per tutti i Sette, Alicent, io ti ho fatto diventare Regina".

"Non ho neanche scelto di sposare Viserys, lo sappiamo benissimo entrambi".

Quelle parole sono pronunciate a bassa voce, in tono amaro e quasi incerto, ma hanno avuto la stessa valenza di un urlo. Su di lui, sul loro rapporto padre-figlia, su un passato di cui nessuno dei due ha mai voluto dare la corretta interpretazione. Perché la verità è solo una: Otto ha ordinato e Alicent ha eseguito.

"E cosa avresti voluto fare, sposare magari vent'anni fa lo storpio che hai sposato adesso?"

Otto lo dice come se fosse la cosa più ridicola del mondo e forse lo è. Ma Alicent non può fare a meno di pensare a quell'alternativa mai espressa, a un corteggiamento reale con quegli stessi fiori che riceve oggi, a una vita lontana dalle responsabilità da regina e dagli intrighi di corte. Senza neanche avere un titolo, senza neanche avere un castello. E Larys? Pensa adesso concretamente a lui per la prima volta. Non sarebbe stato male, pensa, conoscere quel ragazzo che non era ancora sceso la scala della perdizione, il ragazzo che l'aveva guardata come se fosse la cosa più bella del mondo e che in modo impacciato aveva espresso il desiderio di avere il suo favore. Quel ragazzo è ormai morto, ed è morta anche la lei che dagli spalti osservava i tornei con la sua migliore amica – e, insieme a tutte le altre morti, anche le loro forse non ci sarebbero state.

Alicent non sa se avrebbe voluto sposare Larys, non può saperlo, né davvero le importa. Sa però che darebbe qualsiasi cosa per non iniziare quella guerra, per non dover fare del male a Rhaenyra, per non dover temere per la vita dei suoi figli. E questo, pensare a ciò che non vuole, per il momento basta.

"Forse sì".

Otto spalanca gli occhi, mostrando per la prima volta un segno tangibile di turbamento così evidente. Forse non si aspettava una risposta, forse non si aspettava quella. La fissa negli occhi a lungo – Alicent non riesce a capire se la sua espressione è di delusione, o rimorso – e poi annuisce lentamente, come se fosse giunto alla conclusione di un discorso con sé stesso.

"Sei proprio come tua madre" dice infine, con quel tono addolcito che riesce a usare solo quando parla della sua defunta moglie.

Ma stavolta Alicent, nel sentir parlare di sua madre, non si addolcisce a sua volta: quel collante tra loro si è perso da tempo ed è stato usato ormai troppe volte per essere ancora efficace. È che, in fondo, lei non ha mai capito cosa quella somiglianza volesse dire, con quella somiglianza – una donna che nella sua memoria offuscata era sempre sorridente e gioiosa – non sa che farsene. 


 

*


 

La caduta è un concetto complesso, ambiguo e traditore – è questa la seconda cosa che Alicent realizza più lentamente – e cadere è così facile, se cadi non smetti mai di precipitare.

Non ha ancora elaborato i cambiamenti enormi nella sua vita, non ha ancora deciso come comportarsi nei confronti di suo padre e di suo marito, quando un nuovo rovesciamento di sorte cattura completamente la sua attenzione. Aemond è appena tornato da Capo Tempesta, ma oltre a una moglie e a un accordo di pace ha ottenuto anche una vittima.

Lucaerys Velaryon è morto, e all'improvviso sia il ruolo di Talya sia la vulnerabilità di Harrenhal sembrano irrilevanti. Di fronte al racconto secco e incolore di suo figlio, Alicent si porta le mani alla bocca mentre non può fare a meno di invocare la misericordia della Madre. Sa perfettamente che quello è il punto di non ritorno che tutti stavano aspettando: il falso passo che avrebbe dato inizio a quella guerra, e ancora una volta, alla fine, la colpa sembra dover ricadere su di lei. Fino a quel momento la guerra, di cui pure tutti parlavano minuziosamente come data per scontata, è stata soltanto un concetto astratto, ma adesso… Sangue chiama sempre sangue, lo sa bene, e quell'omicidio dovrà presto, prestissimo essere vendicato. 

"Che cosa hai fatto, Aemond, che cosa hai fatto?" gli chiede con le lacrime agli occhi, invasa una paura primordiale, viscerale. 

In mezzo ai festeggiamenti quasi provocatori di quell'incauto di Aegon e i nuovi calcoli di Otto, Aemond sorride forzatamente al fratello e rifugge lo sguardo di sua madre. Soltanto nelle sue stanze, più tardi, si rifugia tra le sue braccia con la debolezza di chi è rimasto bambino e rivela, se non rimorso, quanto meno paura.

"Non volevo ucciderlo, io non volevo, madre, devi credermi, ho soltanto perso il controllo di Vhagar e–"

E proprio come fosse un bambino, Alicent lo tiene stretto a sé e gli accarezza i capelli.

Helaena, in un angolo, trema e si raggomitola su se stessa.


 

*


 

"Preferirei restare sola".

È la risposta ormai abitudinaria che Alicent pronuncia ormai da cinque sere. Non a una domanda, ma a una mera presenza, quella di Larys, a cui nega le cene, gli incontri, la reciproca compagnia.

A dire il vero, nega a sé stessa anche qualsiasi altro contatto, che non sia quello con i suoi figli; se ne sta al buio nella sua stanza oppure si reca nel tempio per pregare con fervore fino a che le ginocchia non le cedono e le lacrime cessano di scendere dai suoi occhi. Non ha più forza, dopo, per parlare, né tantomeno per ascoltare. La politica ha improvvisamente perso ogni schema logico per diventare soltanto lo specchio confuso di una ineluttabile premonizione: qualcosa di brutto sta per accadere, la vendetta la colpirà presto, da vicino, e non capisce cosa potrebbe fare per arrestare la catastrofe.

Rhaenyra ha perso una figlia e incolpa i Verdi, forse a torto; ha perso anche un figlio e incolpa anche di questo i Verdi, senza possibilità di giustificazioni.

Respira, respira, respira… ma respirare è impossibile, così come è impossibile non porsi una domanda: cosa toccherà perdere a lei?

("Occhio per occhio, figlio per figlio" sussurra Helaena ogni sera, quasi al posto del saluto, e ad Alicent vengono i brividi ogni volta.)

Tuttavia, questa sera c'è una variante. Invece di lasciare la stanza senza ulteriori insistenze, stavolta Larys avanza e prende posto di fronte a lei, come se invece di un rifiuto avesse ottenuto al contrario un invito.

"Ho detto che preferirei restare sola".

"È quello che dici ogni sera, ma mi sono reso conto che lasciarti da sola non è quello che voglio io".

La donna ruota lentamente il capo per guardarlo e il suo volto non è altro che una maschera di stanchezza.

"Larys, te ne prego" dice, con una punta di fastidio, chiudendo per un lungo attimo gli occhi. 

Ma quando li riapre, lui è ancora lì, immobile, che la scruta con attenzione, come se stesse cercando di leggere i pensieri nella sua testa.

"Dimmi come posso essere d'aiuto, potrei sbarazzarmi di Daemon e Rhaenyra, potrei farlo, dammi solo l'ordine. Dimmi di farlo e lo farò. Non si può più tornare indietro dopo quello che ha fatto Aemond, una trattativa non è più possibile, ma il segreto è che i morti non possono vendicarsi".

La stanchezza di Alicent si dissolve in una risatina incredula, così come la disperazione si tramuta in rabbia – e un bersaglio perfetto verso cui dirigerla è esattamente davanti a lei.

"Comincio a credere che non sei così onnipotente come dici. Parli di uccidere i nostri nemici, ma intanto il tuo castello è perduto, o forse questo dettaglio ti è sfuggito?"

"È Harrenhala essere solo un dettaglio, se tu avessi la capacità di vedere l'intero dispiegarsi degli eventi–"

"Perché non me lo spieghi tu, visto che sembri sempre sapere tutto? E visto che ci sei, spiegami davvero il motivo per cui non stai muovendo un dito per difendere Harrenhal. Stai forse pensando di non schierarti apertamente contro i Neri, perché sarebbe–"

"Ah, quindi non è il mio potere che stai mettendo in dubbio, ma la mia lealtà. Ancora dubiti di me, nonostante tutto quello che ti ho raccontato?"

Il silenzio è una pausa bene accetta in quella rapida schermaglia in cui le loro voci si sono accavallate senza respiro, accusa e difesa che si alternano e cambiano di ruolo. Si scrutano e Alicent – ché dovrebbe essere il suo turno – tace, immersa nuovamente per lo spazio di qualche istante a ripercorrere la storia del suo passato che ancora non riesce ad elaborare del tutto. E così è Larys a parlare, invece.

"Ti ho già dimostrato quello che sono in grado di fare, quanto conoscere – punti deboli, segreti, le persone giuste – sia molto più importante che agire. Spesso una singola mossa dietro le quinte può essere più decisiva di mille battaglie. E ti ho dimostrato anche quanto sono leale a te, in un mondo dove ho guardato con distacco tutti quanti corrotti dalle loro debolezze, ti ho detto che tu sei la mia caduta, non è questo abbastanza?"

"No! Forse non sei caduto abbastanza!"

Le parole le escono dalle labbra con impeto, e immediatamente si ritrova a coprirsi la bocca con una mano come se potesse rimangiarsele. Non sa di preciso cosa voleva dire, ma sa benissimo il modo in cui lui potrebbe interpretarle: un invito a fare di più, a uccidere di più, a versare altro sangue impossibile da lavare via, a innescare altra vendetta. Perché su questo lui ha torto, Alicent ne è certa: la sete di vendetta non finisce mai, mai, mai. 

"Lasciami sola" ripete, alla fine, in un sussurro.

E Larys stavolta sembra fin troppo disposto ad accontentarla. Forse perché ha ottenuto quello che voleva: parole, una risposta, una reazione.

Ma, mentre stringe il suo bastone e muove il primo passo in direzione della porta, una voce sconosciuta e inaspettata irrompe nella stanza. Sulla soglia del passaggio segreto che Larys ha usato così tante volte per raggiungere Alicent, due loschi individui vestiti di nero li fissano con un identico ghigno sul volto.

"Che peccato che ci siamo noi allora, Vostra grazia".








 

NDA: Non era prevista la presenza così massiccia di Otto in questo capitolo, ma un confronto tra padre e figlia era secondo me necessario, in modo più diretto e trasparente di quello che abbiamo visto. 

Questo capitolo si situa esattamente dove abbiamo lasciato la serie: Aemond ha causato la morte di Luke e torna ad Approdo del Re con la notizia. Da questo punto in poi, seguirò più o meno la cronologia del libro. A proposito di questo, preciso che ho inserito la caduta di Harrenhal (bypassata per ora dalla serie) proprio perché avviene prima dello scontro di Aemond e Luke a Capo Tempesta. 

Per chi ha letto il libro o comunque sa cosa sta per succedere, i due loschi individui sono proprio Sangue e Formaggio… ma in ogni caso questo è il primo punto significativo in cui cambierò il corso degli eventi, quindi aspettatevi un twist (:

 
   
 
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