Anime & Manga > Jujutsu Kaisen
Segui la storia  |       
Autore: AMYpond88    16/11/2022    1 recensioni
"Lui non fa mai cose del genere.
Mai.
È questo tutto quello a cui Megumi riesce a pensare, mentre tiene la fronte premuta contro il bancone del negozio, in quello che è il peggior post sbornia della sua vita.
Il primo e, può giurarlo, l'ultimo post sbornia della sua vita".
AU dove le vite di Megumi, Yuji e Sukuna si intrecciano in modo inaspettato.
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fushiguro Megumi, Geto Suguru, Gojo Satoru, Itadori Yuji, Ryōmen Sukuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Chiude la porta calciando all'indietro, mentre allunga la mano alla cieca alle sue spalle per girare la serratura dell'ingresso dello studio.
Con un occhio mezzo aperto, nota le luci accese in una delle cabine.
Liquida la questione in fretta: probabilmente lui o Sukuna l'avranno dimenticate.
Il pensiero, già di suo remoto, di attardarsi a spegnerle, muore su un morso che Satoru dà al suo labbro inferiore.
Suguru spezza il bacio e ride contro la pelle del collo del compagno, prima di rendere la beccata.
"Non prendermi in giro", borbotta l'uomo, irritato per il suo attimo di distrazione.
Viziato come sempre, pensa, ma deve riconoscere che sì, piazzarlo contro il primo ripiano disponibile è decisamente più urgente di spegnere le luci.
È uno di quei giorni in cui Satoru gli manca. Ha fame di lui.
Anche se vivono insieme, anche se dormono nello stesso letto.
Forse è perché a casa non capita così spesso di avere un po' di privacy. E con 'così spesso' intende praticamente mai.
O forse sente di dover recuperare il tempo perso.
Anzi, può dire di averne fatto una missione di vita.
Dal non perdersi un suo concerto o un'occasione di sentirlo suonare, che sia nella solitudine di un'aula vuota o davanti a decine di vecchi snob che si chiedono cosa ci faccia Satoru Gojo con un tipo come lui, al godersi l'uomo nella sua semplicità, con tutti i suoi difetti.
Ovviamente, la sua missione comprende anche farlo pregare per averne di più, di lui, della sua lingua, delle sue mani e del suo sesso, ogni volta che può.
Perché è un uomo fottutamente innamorato, ma non un monaco.
Quindi lo solleva per le cosce, lasciando che allacci le gambe alla sua vita, godendosi come il peso dell'altro gli si distribuisca perfettamente addosso, prima di farlo cadere sul bancone.
La sua maglietta sparisce in un secondo e mentre la tiene in pugno, Satoru lo guarda come se volesse mangiarlo.
"Quanto tempo abbiamo?" gli chiede, tirandoselo contro.
"Tutto quello che vuoi" è tutto ciò che può rispondere, che riesce a rispondere, prima di essere inghiottito da un paio di occhi azzurri.

"Quando pensi di farmi vedere il nuovo tatuaggio?"
Satoru allunga le braccia dietro alla testa, stirandosi come un gatto particolarmente soddisfatto, e Suguru deve resistere alla tentazione di darsi una pacca sulla spalla da solo.
Segue invece la direzione dello sguardo che si sente puntato addosso, arrivando fino al suo stesso polso fasciato.
"Quando te lo meriterai...", divaga.
"E non me lo sono meritato?", ridacchia l'altro, facendogli l'occhiolino.
Sbuffa, fingendosi esasperato, mentre raccoglie la camicia e i boxer di Gojo da terra, passandoli all'uomo placidamente coricato su uno dei divanetti della saletta d'attesa.
Uno di quelli destinati ai clienti, gli fa notare la sua parte razionale.
Lancia un'occhiataccia al compagno, che viene ovviamente ignorata. Satoru non pare per nulla intenzionato a mettersi qualcosa addosso, considerato come ha totalmente snobbato i vestiti che gli ha passato, lasciandoli cadere sul bracciolo del divano.
Per vendetta, Geto si accende una sigaretta, tenendola in sospeso tra le labbra socchiuse mentre si allaccia i jeans.
Ghigna all'espressione schifata che l'uomo riserva allo sbuffo di fumo che gli indirizza contro.
"Almeno mettiti le mutande... ", riprova, ma senza troppa convinzione. Non è che la vista gli dispiaccia.
"Perché? Se avevi paura che il novellino non volesse pulire l'impronta del mio culo, non avresti dovuto scoparmi sul bancone".
La risposta di Satoru gli strappa un ghigno, lasciandolo perplesso e divertito.
Volgare e arrogante, eppure disteso lì il suo ragazzo ha l'eleganza di un dipinto europeo.
Suguru viene riportato alla realtà da un leggero tonfo, come di qualcosa che cade... cerca lo sguardo dell'altro uomo, che però sembra non essersi accorto di nulla.
Verrà da fuori, conclude.

"Quando gli ho chiesto di spazzare il negozio ieri pensavo mi avrebbe staccato la testa..."
"Diciamo che non hai assunto un tipo tranquillo... "
"E anche un po' smemorato, considerate le luci accese quando siamo arrivati", aggiunge.
"Non ci ho nemmeno fatto caso..."
"O è stato lui, o uno dei ragazzini che da una settimana gravitano incessantemente nel mio studio".
"Chissà come mai..." continua Gojo, vago e allusivo, "anche Mimiko e Nanako non fanno che gironzolare qui da quando sono tornate..."
Aggiunge dopo un istante, con un sorriso furbo, sapendo di andare a colpire uno dei suoi punti deboli.
Ovviamente funziona.
"Sono bambine. Semplicemente hanno sentito la mancanza del loro fratello, non mi vedevano da un mese...", risponde, consapevole della trappola in cui si sta precipitando.
"Certo... sono sicuro che non dipenda nemmeno un po' dal tatuatore di un metro e ottanta che hai assunto...", ribatte vago Satoru.
"Beh si potrebbe comunque dire lo stesso di Megumi..."
Altro tonfo. Questo però sembrava arrivare da dentro.
"Hai sentito?", chiede, ma viene ignorato.
"Megumi? Con Sukuna?"
Questa volta Gojo pare sinceramente curioso e lui può godersi il vantaggio.
"Beh, mi pare capiti spesso qui... più del solito".
"Sei stato tu a dargli le chiavi..."
"Quel ragazzo a causa tua è ad una giornata storta dal rendermi vedovo..."
Suguru si blocca. Non è che avesse proprio pensato di chiederlo così.
Beh, non che abbia pensato a come chiederlo, in effetti.
Magari non ha notato, spera.
"Vedovo?"
E figurarsi. Tanto vale prendere coraggio.
"Ecco, a questo proposito...", esordisce, cominciando a slegare le bende dal polso.
Gojo però scatta seduto, ben prima che lui arrivi al punto.
"Ehi, aspetta. Ma quelle sono le chiavi di Megumi?"

*

Una settimana prima, pomeriggio

"Ahi!"
L'archetto del violino colpisce la sua fronte, facendogli strabuzzare gli occhi e smettere di suonare.
"Ma sei completamente pazzo?", sbotta.
Gojo ignora la sua protesta e riprende a suonare.
"Sembra che tu non riesca a starmi dietro, Megumi... "
Il ragazzo gli lancia un'occhiata rabbiosa, mentre porta le dita al viso.
Storce il naso, probabilmente gli verrà il livido.
Metodi di Gojo a parte, ha poco da ribattere, l'uomo ha ragione. Però che modi...
Si lascia cadere su un gradino dell'aula, il violino al fianco, ascoltando Satoru terminare il brano su cui stava cercando di duettare con poco successo.
"È raro che tu mi chieda di esercitarci insieme... ", riprende l'altro, una volta terminato.
Megumi lo guarda riporre lo strumento nella custodia e davvero non vuole pensare a quanto possa costare, ma la provenienza italiana del liutaio gli basta e avanza come indizio.
"Paura per l'esame di prossima settimana?", insiste il suo tutore.
Scuote la testa. Ecco, non è che abbia 'paura', è che... non è soddisfatto.
Sente che manca qualcosa.
È per questo che ha chiesto aiuto a lui, per quanto la cosa lo irriti nel profondo.
"Al tuo livello non dovresti avere grandi problemi a superarlo...", l'uomo più adulto pare volerlo rassicurare con le sue parole.
"Però senti di non star suonando al meglio delle tue possibilità, giusto Megumi? Perché penso tu abbia ragione, su questo...", continua invece, confermando ogni suo dubbio.
Ed ecco perché odia rivolgersi a Gojo.
Infantile, frivolo, capriccioso come pochi, ma così dannatamente consapevole delle sue capacità da essere chirurgico nell'analizzare punti di forza e debolezze altrui.
"... non riesci a fare sul serio", conclude, fissando gli occhi nei suoi.
Megumi affila lo sguardo, mentre sente calore raggiungergli il viso.
Lui? Lui non farebbe sul serio?
Abbassa lo sguardo sulle proprie dita, coperte di taglietti e calli. Non smettono mai di fargli male.
Senza contare che può quasi sentire, anche senza toccarlo, il leggero avvallamento nell'incavo del collo, più precisamente dove poggia il violino.
Un segno che non fa tempo a svanire, che subito si riforma, a causa dalle costanza con cui si esercita.
Stesso discorso vale per le mani. Non si ricorda una ferita che abbia fatto tempo a rimarginarsi, prima che se ne formasse un'altra.
E secondo quello stronzo, non sta facendo sul serio?
"Cosa?", scatta.
"Abbassa le piume, ragazzo", ghigna Gojo, sedendosi a terra.
L'uomo si alza gli occhiali da sole sulla testa, scoprendo la fronte dai ciuffi di capelli bianchi.
"Non sto dicendo che non stai facendo del tuo meglio, sto dicendo che lo fai nel modo sbagliato".
Ancora una volta Megumi non sa cosa dire. Sente che gli sta sfuggendo il punto.
Intanto Satoru si stiracchia come un gatto assonnato, lasciando cadere una mano a grattare distrattamente la propria nuca.
"Chi ti accompagna con il piano?", chiede con noncuranza.
"Cosa c'entra?"
"Dai rispondimi... "
"Noritoshi... è all'ultimo anno".
"Kamo?"
Megumi fa un veloce gesto di assenso. Tutto si aspetta tranne di vedersi rispondere con un'espressione che trasuda sufficienza.
"Beh, sì non è male... "
Non riesce a trattenersi dallo sgranare lo gli occhi. Non si aspettava certo quella reazione.
Kamo è considerato uno dei pianisti migliori tra gli studenti.
"Molta tecnica, poca fantasia... " continua Gojo, "e tu ti stai sacrificando per fare gioco di squadra con lui ".
Non è una domanda.
"E non va bene?"
"No, se vuoi arrivare al mio livello... perché è quello che vuoi, vero?"
Gojo abbassa gli occhiali da sole, lasciandoli scivolare sul ponte del naso per non perdere il contatto visivo con lui.
"Megumi... immagina una versione di te stesso che ha superato i propri limiti".

"Sii avido..."


La prima cosa che vede, uscito dall'ascensore, è il muso di Demondog schiacciato contro il vetro della portineria del conservatorio.
Appena mette piede nella stanzetta, il cane comincia a saltare come un forsennato, ignorando i richiami del povero Ijichi.
Il custode è evidentemente terrorizzato e, nonostante cerchi di non darlo a vedere, non riesce a trattenere un sospiro di sollievo vedendolo entrare.
Shinigami, più tranquillo, continua a sonnecchiare in un angolo, godendosi le coccole della segretaria.
Scuote la testa. Non sarà facile farlo muovere da lì.
"Ijichi, la ringrazio per aver badato a loro, spero non siano stati di troppo disturbo".
Sorride, allungando una mano verso Demondog, tentando l'impossibile: calmarlo e di mettergli il guinzaglio.
"Sono adorabili, resterei a coccolarli tutto il giorno", risponde veloce l'impiegata, Amanai, impedendo all'uomo di dare la sua versione.
Lo sguardo del custode vaga sconsolato dietro alle sue spalle, puntando all'orologio alla parete. Sono quasi le sette di sera.
"Fushiguro, sai se il professor Gojo si tratterrà ancora a lungo?"
"Non dovrebbe, credo", risponde, guardando la faccia sconsolata di Ijichi.
Saluta ed esce in strada, intenzionato a dare un colpo di telefono a Suguru perché richiami all'ordine il compagno, nel caso non si accorga di far fare il turno di notte al povero custode.

Con Demondog e Shinigami al guinzaglio, infila le cuffie nelle orecchie. Controlla il cellulare, lasciato abbandonato in fondo allo zaino per tutto il pomeriggio.
Più di un centinaio di notifiche lampeggiano aggressive dallo schermo del suo telefono.
Una decina sono di Tsumiki che, una volta saputo dalla chiacchierata avuta con Geto quella mattina, ha subito preso a tormentarlo per il regalo di nozze.
Alza gli occhi al cielo, all'ennesimo pacchetto di viaggio che la sorella condivide con lui.
Da Okinawa all'Hokkaidō, dalla Thailandia alla Cambogia, fino tipo a Mosca e New York, ad ogni messaggio la ragazza dimostra di sopravvalutare il loro budget.
Decide di ignorare il gruppo in cui si è fatto convincere ad entrare da Itadori, sotto minaccia di Nobara e un po' per pietà verso il povero Junpei.
È quello che capita se mandi più di novanta messaggi in un pomeriggio.
Apre l'ultima conversazione attiva, quella con Mimiko, la sorellina di Geto. Si chiede cosa abbia fatto di male quando ne vede il contenuto: un vocale di cinque minuti.
Lo apre e quasi salta, mentre allontana la cuffia dall'orecchio. La voce che attenta ai suoi timpani è quella di Nanako, l'altra gemella. Quella agitata.
Abbassa il volume, rimette la cuffia e imposta avanti veloce.
Sunto del messaggio: torneranno a casa una settimana prima, saranno a casa da lì a due giorni, niichan*non deve saperlo.
Scende i gradini della metro, scrivendo un messaggio a Junpei perché gli riassuma il contenuto della chat di gruppo.
Non ha assolutamente nessuna intenzione di leggere quello che probabilmente si rivelerebbe solo un flusso delirante di pensieri di Yuji e Nobara... diviso in un centinaio di messaggi.
Tempo di arrivare sul binario e gli arriva la risposta: l'indirizzo della caffetteria scelta per l'indomani, seguita da un messaggio di scuse ed uno smile imbarazzato.
Il fatto che ci fossero più di novanta messaggi per la scelta del locale gli confermava che sì, ha fatto un errore madornale a cedere all'insistenza di Itadori.

Il treno arriva e salendo chiede scusa preventivamente. Sa che i suoi cani faranno qualche danno.
Ed infatti trovano la loro vittima dopo un istante.
"Oh non preoccuparti, sono così belli".
A rispondergli è una ragazza con un neonato addormentato nel marsupio che tiene al petto e un bimbo per mano, ferma vicina alle porte.
La donna gli sorride, mentre il bambino più grande si attacca al collo del lupo nero. Megumi fa per fermarlo, ma a quanto pare Demondog non aspettava altro che un po' di coccole extra.
"Belli eh, però ragazzino non è che dobbiamo bloccare tutto il vagone...", sente commentare con acidità alle sue spalle.
Non fa tempo a voltarsi, chiedendosi dove diamine abbia già sentito quella voce, che un ragazzo sguscia al suo fianco, superandolo.
Ormai gli da le schiena, ma Megumi riesce a vedere i capelli rosa spettinati e il cappuccio di una felpa gialla.
Yuji?, pensa incredulo.
Non può dire di conoscerlo ancora bene, ma non gli è sembrato un tipo tanto maleducato, da usare un tono così scontroso.
Rumoroso, chiacchierone, ma una delle persone più gentili che abbia mai incontrato.
"Itadori?" Non riesce a trattenersi, il tono tra il sorpreso e lo scocciato.
Nel momento stesso in cui parla però, si trova a sperare che l'altro non l'abbia sentito, perché davvero qualcosa non torna.
Il ragazzo si ferma, voltandosi leggermente, e lui ha la sua conferma: ha sbagliato persona. Quello non è Yuji.
Sguardo torvo, sopracciglia e fronte agrottate.
Megumi cerca di ripetersi che non avrebbe potuto evitarlo per sempre, mentre anche l'altro ragazzo pare realizzare.
Sukuna infatti inclina la testa e gli rivolge un sorriso che è un ghigno.


"Ehi, moccioso... "

*

"Come è andato il primo giorno?"
Sono quasi le cinque del pomeriggio e Sukuna sta ripulendo il lettino e il tavolo degli strumenti, quando Geto si affaccia sulla porta della cabina.
"Bene direi..."
In parte è vero, in parte però avrebbe voluto strozzare almeno un paio dei clienti, a partire dall'armadio a due ante che ora sta girando con il nome di una idol sul pettorale sinistro.
Aoi Todo, così aveva detto di chiamarsi il tizio, aveva passato la seduta ad elencare tutte le occasioni in cui aveva incontrato La piccola Takada, chiedendo più volte con le lacrime agli occhi se il suo gesto sarebbe servito a convincerla ad uscire con lui.
Per il bene della ragazza, sperava proprio di no. Avrebbe passato tutto l'appuntamento a sentir parlare di sé.
Dopo era arrivata una tipetta con la frangia azzurra, timida. Così tanto timida che ci aveva messo mezz'ora buona a farsi dire cosa voleva tatuarsi.
Ma era arrivato a fine giornata senza insultare nessuno, quindi 'bene' poteva davvero essere una risposta appropriata.
"I clienti erano soddisfatti... molto", sorride Geto, "forse un pochino intimoriti, ma giusto un paio".
Si sente uno stronzo. Il suo nuovo capo è così affabile e gentile da far passare a qualsiasi anziano intento a sbraitare contro i giovani qualsivoglia pregiudizio su piercing e tatuaggi.
All'opposto di lui. Lui è uno di quelli che i pregiudizi li conferma tutti.
Forse ne fa nascere anche di nuovi.
Geto fa per prendere la porta, poi si blocca. Sembra indeciso.
"Hai voglia di fare ancora un pezzo? Nulla di troppo grande..."
"C'è un cliente dell'ultimo minuto?", chiede incuriosito. Nello studio sono solo loro due e non sente il telefono da un po'.
"Una specie", Suguru si siede sul lettino, e prende il cellulare in mano.
"I tuoi disegni in stile realistico sono i più belli che vedo da tempo, ma sono tutti su modelli abbastanza grandi..."
Comincia, scorrendo la galleria.
"Voglio vedere come te la cavi con il colore su disegni piccoli".
Muove le dita a zoomare su una foto, inclina la testa mentre sorride. Sembra soppesare quello che vede.
"Prepara un... no, almeno tre tipi di azzurro e un paio di blu".
Borbotta un 'sono un idiota' e gli passa il cellulare.
"Ti serviranno".
Sukuna guarda la foto e quasi si strozza con la saliva. Meno male che almeno il telefono ha un'ottima risoluzione.


Un'ora dopo, può dire di aver ritrattato tutto ciò che ha detto sul suo capo. Sente ogni pensiero positivo svanire, mentre intinge l'ago nella quarta? quinta? tonalità di azzurro.
Quello stronzo ha deciso di farsi disegnare in modo indelebile sul polso il fottuto occhio azzurro del suo fottutissimo fidanzato ed è decisamente la cosa più complessa che lui abbia mai tatuato.
Oltre che la più schifosamente sdolcinata.
Se voleva metterlo alla prova, Geto ci è riuscito.
Però c'è da dire che almeno l'uomo è fermo come se fosse una tela vera e nemmeno parla.
Non controlla, non gli mette pressione. Semplicemente lo lascia concentrare sul suo lavoro.
È però impossibile che i suoi occhi non cadano sugli altri tatuaggi dell'uomo.
Praticamente una collezione di Yokai*, da far impallidire i motivi geometrici che gli decorano braccia, gambe e torace.
Sono quasi tutti in bianco e nero, se si esclude un drago con qualche lieve sfumatura di colore che gli sia arrampica lungo il braccio, dal polso fino alla spalla.
E qui gli sorge una domanda.
"Ti stai chiedendo a che punto della mia vita mi sia bruciato i neuroni per un paio di occhi azzurri, vero?"
No, mi sto chiedendo quanto può essere un problema un capo che legge nel pensiero, pensa, ma si limita a alzare un sopracciglio, senza smettere di tatuare.
Geto sembra pensarci su, poi continua: "Direi verso i quindici, sedici anni..."
Questo un po' lo colpisce. Non è un romantico, ma la stessa persona dai tempi del liceo?
Non lo crede possibile. Lui ogni volta che ha pensato di fare sul serio, si è stufato dopo una settimana.
"State insieme da allora?"
Più che altro vorrebbe chiedere come fa a sopportare quel tizio da così tanto, ma si trattiene. È il tuo capo Sukuna, non far cavolate, si ripete.
"Ufficialmente solo da qualche anno..." risponde Geto, "... è una storia complicata".
Sì, gli occhi di Sukuna cadono sul perché è stato complicato.
La risposta infatti è lì, quasi coperta dal particolare del viso sfigurato della Kuchisake-onna* tatuata sul braccio, nell'interno del gomito: una serie di piccole cicatrici, quasi invisibili, all'altezza della vena.
"Tranquillo, sono pulito", lo rassicura l'uomo. Si deve essere accorto, a differenza sua, della sua mano improvvisamente ferma.
"Da un buon numero di anni..." aggiunge, con un sorriso mesto.
"Non giudico, non sono nella posizione di poterlo fare... ", ribatte, alzando appena lo sguardo dal lavoro.
"Che cosa?"
Gli basta uno sguardo a Geto per capire che la domanda è 'cosa ti ha fatto smettere' e non 'cosa ti facevi'.
"Yuji. Volevo essere un fratello appena decente per lui... anche se io ero fuori casa e lui dal nonno, non volevo mi odiasse".
Il silenzio in cui sono sprofondati dopo, cadenzato dal ronzio dell'ago, è quasi confortante.


Fanculo, ripete nella sua testa. Sta di nuovo rischiando di perdere il treno.
Ha promesso a Mahito e Choso di vedersi al pub, è già in ritardo e ci dovrà andare con la maledetta felpa gialla di Yuji, visto che il ragazzino non è riuscito a portargli il cambio.
L'izakaya* dove lo aspettano è a poche vie da dove abita, ma di passare da casa manco se ne parla, rischia di collassare sul letto se varca la porta dell'appartamento.
È stravolto, ha mal di testa e odia l'azzurro con tutto il cuore.
Vuole solo una birra fresca e un piatto di yakitori* con cui riempirsi lo stomaco.
Sale sul treno al volo, sperando di trovare un posto a sedere.
Lo addocchia e, miracolo, non vede né anziani né donne incinta a cui doverlo cedere.
L'unica contendente pare una ragazza con due marmocchi, ma sembra essere sul punto di spostarsi verso le porte, in attesa della prossima fermata.
Sbuffa, infastidito. Il sedile pare destinato a rimanere un miraggio.
Gli piacerebbe arrivarci, ma il figlio più grande della passeggera si è bloccato a giocare con due cani lupo.
"Belli eh, però ragazzino non è che dobbiamo bloccare tutto il vagone...", sputa fuori, infilandosi tra le porte e il padrone dei cani.
Aspetta, sono gli stessi di questa mattina?, si chiede e lancia un'occhiata al ragazzo.
Ora non indossa la giacca, che tiene sotto braccio.
Lo supera rapido, scivolando tra i passeggeri, ma quasi inconsciamente il suo sguardo cade sui capelli neri spettinati e sul profilo delicato.
Il suo cervello va decisamente spesso rallentatore, ma non da non riconoscere uno che si è quasi fatto su un lavandino qualche sera prima.
...Non ci posso credere, pensa e quasi contemporaneamente si sente chiamare da una voce che riconosce, anche se decisamente più sobria di quando l'ha sentita.
"Itadori?"
Si volta, anche se è certo di non avergli detto il proprio nome quella sera, figurarsi il cognome.
E comunque il ragazzo non era di sicuro nella condizione di ricordarlo.
Nemmeno il tono da maestrino gli torna, è come se lo avesse scambiato per qualcuno, e infatti, quando lo guarda, l'altro lo fissa come se non si aspettasse di vedere lui.
E Sukuna ricambia, per capire se può essersi sbagliato, ma no.
Nella sua mente torna l'immagine di un ragazzo con i capelli contro lo specchio, le labbra socchiuse, le mani aggrappate alla sua camicia. Le iridi blu.
Tutto corrisponde con quello che ha di fronte.
Inclina la testa e accenna un mezzo sorriso divertito.
Dalla situazione, e soprattutto dal fatto che il ragazzo abbia la faccia di chi ha visto un fantasma.
Però, pensa, forse ha trovato un paio di occhi che potrebbe farsi tatuare.


"Ciao moccioso..."




* Niichan, vezzeggiativo per "oniisan", fratello maggiore, in giapponese.
* Yokai, traducibili come "apparizioni", "spettri", o "demoni", sono un tipo di creatura soprannaturale della mitologia giapponese.
* Kuchisake-onna, donna protagonista di una leggenda metropolitana giapponese decisamente terrificante. SPOILER MANGA:
La Kuchisake-onna viene citata nel vol. 9 di JJk, nello scontro tra Geto e Toji. La trovate anche disegnata nella quarta di copertina.
* Izakaya, tipico locale giapponese in cui si servono bevande accompagnate da cibo. * Yakitori, spiedini.


Cervello di Amy: Quanto vuoi fare problematici Geto e Sukuna?
Sempre cervello di Amy: SI.
Ecco il nuovo capitolo. Scusate, è lunghissimo, ma mettere tre Pov è impegnativo.
Direte, perché il pov di Suguru? Semplice, perché chi scrive adora scrivere pov di Suguru. E poi perché, pur avendo come protagonista Megumi, questa os vuole essere abbastanza corale.
Finalmente Megumi e Sukuna si rincontrano, dopo cinque capitoli.
Comunque, stiamo arrivando timidamente a livello di rating arancione, con un Satoru che fa il Gojo Desnudo sul divano (Goya, perdonami) e tutte le varie problematiche passate dei nostri personaggi... che a quanto pare hanno un solo posto dove andare a fare sesso e un tempismo perfetto per andarci a tempo. E sì, nel prossimo capitolo vedremo il punto di vista di Megumi e... eheh. Mica voglio fare spoiler.
Tornando seria, non penso serva dirlo, il confronto Gojo/Megumi vuole ricalcare la scena dell'anime e del manga che precede il momento Fushiguru impazzisce e ci butta lì un dominio.
Spero il capitolo sia piaciuto, grazie a chi legge e commenta, scusate se i tempi sono biblici, ma guardate che brava, vi ho anche messo le note.
Amy
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Jujutsu Kaisen / Vai alla pagina dell'autore: AMYpond88