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Autore: Aracne90    22/11/2022    1 recensioni
Dal capitolo 1: [...] -Sai, Vivian… Non dovresti fumare così tanto.- disse alla fine l’uomo, carezzandosi la lunga barba argentea, mentre gli occhi blu dietro alle lenti a mezzaluna scrutavano con attenzione la giovane che aveva appena chiamato Vivian.
-Lei non dovrebbe bere tanto zucchero, professore.- rispose alla fine lei, spegnendo la sigaretta fumata a metà e dando solo un colpo di bacchetta in direzione della finestra, che si aprì immediatamente. [...]

Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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-Sono arrivati?
La voce di James era talmente alta che sovrastava il rimbombo della vecchia radio in legno. Lily alzò gli occhi dal piano della cucina, osservando il mondo al di fuori della finestra; spesse nuvole nere coprivano tutta la volta celeste, rendendo impossibile ad ogni misero raggio di luce di passare. Di lì a poco ci sarebbe stato un tipico acquazzone estivo, breve ma estremamente intenso.
Sulla strada erano accese le luci dei lampioni, unico modo per combattere il buio. Nessuno osava inoltrarsi su quel territorio ostile: la gente rimaneva chiusa nelle proprie case, al sicuro dalla pioggia preannunciata e dal vento sferzante, consapevole che, se avesse messo anche solo il naso fuori dall’uscio, non sarebbe tornata dentro completamente asciutta.
-Sono arrivati?
Due volte. Suo marito glielo aveva chiesto già due volte, di nuovo urlando dal salone, dove lui ed Harry stavano seguendo la partita dei Tornados. Era nervoso, era evidente; di solito il Quiddich per lui aveva un posto predominante, quando doveva occuparsi di quello non si lasciava distrarre da altro. Ma quella volta era preoccupato, e anche lei lo era.
Silente non era mai in ritardo, e loro lo stavano già aspettando da mezz’ora. Avevano dovuto abbassare il livello delle difese sulla casa (Gli incantesimi erano stati ridotti alla metà della loro potenza) e il loro vecchio preside ancora non si faceva vedere. Lily prese una ciocca di capelli, di un rosso ramato, e se la portò alla bocca, cominciando a mordicchiarla. Che fosse successo qualcosa? No, non era proprio possibile che Albus Silente, l’unica persona di cui Voldemort avesse paura, fosse caduto in una trappola. Eppure, i Mangiamorte erano stati in movimento ultimamente; le sparizioni erano duplicate, se non triplicate, negli ultimi due mesi.
Il campanello trillò una volta.
Improvvisamente calò il silenzio. James aveva chiuso la radio, e come da istruzioni, Harry era salito di corsa al piano superiore, infilandosi nel ripostiglio. La donna lanciò uno sguardo fuori; tutte le luci erano accese.
-Non è Silente.- concluse James quando si avvicinò a lei, la bacchetta estratta, prendendola per mano. No, non era Silente; avrebbe usato lo Spegnino, non amava farsi vedere dai Babbani. Con la mano libera, Lily estrasse anche lei la sua bacchetta; era scheggiata sulla punta, avrebbe dovuto procurarsene una nuova, ma non aveva avuto il tempo di andare da Olivander.
Erano nove anni che non ne aveva il tempo.
Il campanello trillò per la seconda volta.
Ok, c’era qualcosa che non andava. Nessuno con cattive intenzioni avrebbe mai bussato due volte al campanello. James lanciò uno sguardo alla moglie, avvicinandosi un paio di metri verso la porta, allungando l’occhio sinistro verso lo spioncino. Di colpo, abbassò la bacchetta, strinse la maniglia ed aprì la porta blindata, lanciandosi fuori con un mezzo urlo. Lily sorrise, mimando il marito nell’abbassare la bacchetta, e si avvicinò verso la soglia, dove ebbe la completa visuale di tre uomini che si rotolavano ridendo a crepapelle.
-Ehi, Potter! Fai male!
-Ouch, Sirius…. Mi hai piantato un gomito nello stomaco!
Oh, sì, erano arrivati. Sirius Black e Remus Lupin si stavano allegramente azzuffando con il signor Potter, procurandosi qualche livido. La scenetta durò ancora qualche istante, giusto il tempo per Lily di assicurare le braccia sotto il seno, e poi i tre smisero, mettendosi a ridere a crepapelle. Una lunga scia di terra aveva segnato il territorio dove la zuffa aveva preso piede, e i vestiti dei tre erano pieni zeppi di polvere; tentarono di togliersela nel momento stesso in cui si alzarono, dandosi grandi pacche sui pantaloni e sulle camicie lerce.
-James, ti sei tuffato su di me!- esclamò risentito alla fine Sirius, riuscendo finalmente a mettere piede in casa, abbracciando calorosamente Lily lì sulla soglia. –Mi hai fatto un male cane… Ciao Lils.
-Ahah, che battuta spicciola- lo riprese Remus, seguendolo su per la porta, e ripetendo anche lui il saluto dell’amico verso Lily. –In ogni caso, come cavolo ti è venuto in mente di fiondarti così su di noi, Jim? Ciao Lily.- terminò abbracciandola, scoccando un’occhiata di rimprovero all’amico.
James fece spallucce, accompagnando il gesto con i palmi delle mani aperti verso su. –Non sono riuscito a pensare ad altro.- ammise alla fine, sorridendo sereno, richiudendo la porta dietro di sé, e facendo scattare la serratura. –Mi avete fatto venire una paura assurda.
-Tu sei pazzo.- rispose rassegnato Sirius scuotendo la testa, per incamminarsi verso la cucina, facendo vagare lo sguardo qua e là alla ricerca di qualcuno. –Ma completamente pazzo, Prongs. Che gli hai fatto?- domandò verso Lily, scrutandola con fare accusatore.
-Io? Me lo avete consegnato già così bacato.- si difese la donna, alzando le mani al cielo, con fare tipicamente teatrale.
-Non era così quando te lo abbiamo affidato.- bofonchiò Sirius, scuotendo la testa in segno di diniego. -Aveva qualche rotella fuori posto, ma non così.
-Ehm… Non per deludervi…- riprese il padrone di casa, battendo appena il piede sinistro contro il pavimento per richiamare l’attenzione –Ma sì, insomma… Io sarei qui, sapete?
-Dettagli, dettagli…- rispose Sirius con un gesto della mano. –Ma dov’è il mio figlioccio? Dov’è il mio piccolo, dolce, amabile, perfetto, bellissimo, elegante, buono, bravo, affascinante…
-Sta parlando di mio figlio o di se stesso?- sussurrò Lily a Remus alzando il sopracciglio destro, con sottofondo la voce di Sirius che stava ancora sgranellando aggettivi riguardo al più piccolo dei Potter.
-… attraente, avvenente, meraviglioso, idilliaco…
-Tu lo sai, Lils?- rispose Remus, scuotendo la testa.
-Lasciamogli corda, prima o poi si stancherà…- bisbigliò James, introducendosi di soppiatto nella conversazione. E guadagnandosi un’occhiataccia.
-JAMES!
-RAMOSO!
-Che c’è?
- … stupefacente, mattatore, giocoso, magnifico figlioccio? Harry? HAAAAARRY????
Dalle scale stava facendo capolino una testa nera, piano, con attenzione, scendendo le scale di legno con insolita lentezza. Harry era sicuro; le voci che aveva sentito dal piano superiore erano quelle degli zii Remus e Sirius, gli amici del padre (Anche se loro si definivano come suoi fratelli), ma come amava ripetergli quell’uomo dall’occhio blu elettrico, la prudenza non era mai troppa. Era pronto a schizzare di nuovo nel ripostiglio che l’aveva nascosto fino a quel momento se necessario: gli uomini in nero li stavano seguendo, secondo le parole dei genitori, e bisognava sempre rimanere nascosti. Giunto a due scalini dalla fine, il bambino si sporse un poco in direzione del salotto, riaggiustandosi gli occhiali leggermente storti; gli bastò la visione della capigliatura biondiccia di Remus per convincerlo a correre verso il gruppetto appena formatosi, e di saltare in braccio a Sirius, cogliendolo un poco di sorpresa.
-SIRIUS!!!!!
-Harry!- urlò allora l’uomo, aprendo le braccia per resistere al tuffo del bambino, ma con scarso successo, visto che caddero entrambi sul pavimento di parquet. –Ouch, Harry… Sei proprio uguale a tuo padre…
-Che vuole dire?- domandò James a Lily.
-Sirius Sirius Sirius Sirius Sirius Sirius Sirius Sirius Sirius Sirius Sirius….- cantinelava intanto Harry, saltando sulla pancia del nominato, che rimase senza fiato.
La donna fece spallucce. –Non ne ho idea, mica è un pazzo mio figlio…
-… Sirius Sirius Sirius Sirius Sirius…
-Pazzo a chi l’hai detto, donna?
- Sirius Sirius….
-Ehi Harry!- salutò allora Remus, prendendolo in braccio per dare un attimo di tregua all’amico, ormai paonazzo. –Come stai?
-REMUS!- urlò Harry, ormai sovraeccitato, completamente ignaro ora del padrino. Era rosso in faccia, con un sorriso a trentadue denti, e si muoveva convulsamente; negli ultimi tempi le visite degli zii si erano molto ridotte, e si vedeva perfettamente che quei due gli mancavano. –Io bene, e tu?
-Non mi sento più le costole…- disse Sirius a mezza voce, le mani sul torace.
-Benissimo!- rispose Remus, guardando con la coda dell’occhio Sirius, che piano si stava alzando, e mettendo giù il piccolo Potter, che cominciò a correre intorno ai due, completamente dimentico dei genitori, che stavano battibeccando sulla porta della cucina.
-…Beh, non puoi negare che legare il gatto di Petunia alla scopa di Harry per vedere se davvero i felini atterrano sempre su tutte e quattro le zampe non è stata proprio un’idea geniale.- gli stava facendo notare Lily, scuotendo la testa.
-Ma se tu stessa hai detto che era una cosa super interessante!- le rispose il marito, tenendole aperta la porta della cucina, nella quale i due si immersero, probabilmente per preparare del the.
-Ma continuano a fare in questo modo? Insomma, vanno avanti da 10 anni…- sospirò Remus, sedendosi sulla poltrona, mentre Harry e Sirius stavano allegramente discutendo di chissà cosa, probabilmente senza nemmeno averlo sentito.
-Hai sentito? 210 a 50! I Tornados sono grandi!- si entusiasmò il ragazzo, gesticolando verso il padrino che sorrideva radioso.
-Si, è stata una bella partita… Ma anche i Cannoni di Chudley hanno fatto un’ottima partita contro i Caerphilly Catapults….
Ah, il Quiddich. Sì, perché Harry aveva ereditato questa caratteristica dal padre; un amore incondizionato per quello sport. Remus sorrise suo malgrado, ripensando a quando, durante il loro secondo anno ad Hogwarts, James li aveva stressati in modo assurdo durante il mese di ottobre. Era appena entrato nella squadra di Grifondoro, e la sua prima partita sarebbe stata di lì a due settimane.
Era stato allora che il licantropo aveva deciso di non salire mai più, in alcun modo, su una scopa.
-… Ed allora? Insomma, li ho colorati leggermente di blu…- riprese James, con in mano un vassoio sul quale si reggeva in bilico una teiera dipinta a mano.
-Erano i baffi di Vernon, James. Ed era il suo colloquio alla Grunning’s.- rispose Lily, che con la bacchetta stava guidando tutto il set di tazze e tazzine verso il tavolino in mezzo al salone attorniato dal divano e dalle poltrone di pelle. –E ringrazia che fosse Halloween, altrimenti ora vivrebbero accanto a noi. The, Remus?
-No, grazie.- rispose cortesemente il ragazzo, prendendo però un biscotto al cioccolato.
Lily gli sorrise, rivolgendosi agli altri due. –E voi?
-SÌ!- urlò Harry, come aveva fatto nell’ultima ora. Probabilmente ci aveva preso l’abitudine.

Al di fuori della pesante porta blindata, un gatto soriano stava impettito sul marciapiede. Aveva un folto manto striato, due segni quadrati attorno agli occhi, e se non fosse stato per il continuo alzarsi ed abbassarsi del petto sarebbe stato ben facilmente scambiato per una statua.
Improvvisamente una luce del lampione più vicino si spense. No, non si spense; venne quasi risucchiata dall’uomo che era appena comparso sulla strada, con in mano qualcosa di molto simile ad un accendino di argento. Subito dietro di lui, una ragazza stava ferma, coperta da una giacca nera, ma non condivideva la stravaganza dell’uomo nel vestire; se lui aveva indosso una lunga veste color turchese con tanto di cappello a punta coordinato, lei aveva sotto la giacca solo un pantalone grigio coordinato al maglione verde scuro ed un paio di stivali neri.
Il gatto si voltò appena verso i due nuovi arrivati ma rimase immobile, anche quando Silente spense, con il suo Deluminatore, tutte le luci nel giro di mezzo isolato e i due si avvicinarono alla casa.
-Due linee difensive.- disse alla fine la ragazza, abbassandosi il cappuccio della giacca, non ancora del tutto convinta di aver sventato la minaccia pioggia. –Solo tre incantesimi di allontanamento, e nemmeno uno di riconoscimento. È uno scherzo, vero?- domandò Vivian verso la professoressa McGranitt, appena trasfiguratasi.
-Affatto, Vivian Ellins.- rispose lei, sorridendo. –È un piacere vederti… Siete in ritardo, Albus. Pensavo non arrivaste più.
Silente annuì un paio di volte, riponendo il Deluminatore in una tasca della sua lunga veste. –Lo so, Minerva. Purtroppo…
-… Non volevano lasciarmi andare.- terminò Vivian, avvicinandosi alla McGranitt per abbracciarla. –Il piacere è mio, professoressa… Purtroppo un bambino ha trasformato un compagno in uno scarafaggio, quindi abbiamo avuto il nostro daffare.
Minerva sorrise ancora di più, alzando il sopracciglio destro. –Babbano, vero?
-Già.
-Lo immaginavo.
Fu allora che cadde la prima goccia di pioggia.
-Sapete, credo che dovremo proprio entrare.- disse alle due Silente, incamminandosi verso la porta di casa Potter, seguito dalle due.
Vivian sospirò.
Era finalmente arrivata l’ora di vedere i suoi vecchi amici.

Il suono del campanello colse impreparati tutti coloro che erano, per una ragione o per un’altra, all’interno di casa Potter. Come se mossi da invisibili fili, tutti volsero lo sguardo verso la finestra più vicina, un’ampia vetrata costeggiata da un paio di tende azzurrine. Era il più completo buio, lì fuori; non sopravviveva nemmeno il più piccolo barlume delle luci artificiali dei lampioni.
-Credo sia arrivato, James.- disse Sirius, impugnando la bacchetta con la destra, in piedi dinanzi ad Harry, col corpo rivolto verso la blindata all’ingresso. Stava digrignando i denti; probabilmente si manteneva dal trasformarsi in cane solo perché quella forma intimoriva non poco il bambino.
James deglutì vistosamente e sonoramente. Fece un passo verso la porta, imitando anche lui il suo migliore amico (Come avevano fatto anche Lily e Remus), e lo scricchiolio del pavimento di legno lo calmò appena.
Giunto dinanzi alla porta, allungò l’occhio destro verso lo spioncino, come aveva fatto circa una ventina di minuti prima, e scandì bene con voce imperiosa: -Parola d’ordine?
Per un attimo vi fu il silenzio, e tutti strinsero la presa sull’arma nella propria mano, mentre Harry si rannicchiò dietro al padrino. Poi una voce calma e squillante, evidentemente divertita, rispose con tutta l’espressività possibile: -Pallini Acidi, James.
Il padrone di casa tirò un sospiro di sollievo. Era Albus Silente, non una persona che aveva assunto le sue sembianze. Se mai qualcuno avesse mai avuto il coraggio di prendere la forma dell’unica persona di cui Voldemort avesse timore. Lasciò la presa sulla maniglia con sorpresa, non si era reso conto di essersi fatto persino male quando aveva aperto la pesante porta di acero, e si spinse indietro, per lasciare il passo all’uomo che entrò ondeggiando in casa.
-La stavamo aspettando, Preside.- esclamò James, stringendogli la mano. Silente gli fece l’occhiolino; oh, sì, il ritardo accumulato era considerevole.
-Perdonatemi, James… Lily…- rispose piano l’uomo, salutando la padrona di casa con un abbraccio. –Sono stato bloccato da impegni improrogabili. Oh, siete qui anche voi!- il sorriso di Silente si allargò considerevolmente non appena vide Sirius e Remus in salotto.
-Sì, Preside...
-Contento di vederci, eh?
Dall’angolo dell’anca di Sirius sbucò piano fuori la testa nera di Harry, che salutò il professore con un movimento della mano. Silente gli fece un cenno del capo, in silenzio, e gli mostrò le sue braccia aperte; sapeva che di solito il suo aspetto intimoriva abbastanza i giovani che ancora non avevano l’età per frequentare l’istituto di cui era a capo.
-Harry! Tutto bene, ragazzo?
Harry annuì un paio di volte, uscendo finalmente dal suo nascondiglio, per stringere la mano offertagli dall’uomo che sgranò appena gli occhi azzurri dietro gli occhiali a mezzaluna. Poi si avvicinò alla madre, per accoccolarsi vicino a lei, seduta sulla poltrona vicino al caminetto.
-Si accomodi, Preside...- cominciò James, indicando con enfasi il divano non occupato ancora da nessuno, ma nella sfera di competenza dei suoi due amici, che l’avevano già puntato.
Silente scosse enfaticamente la testa. –No, grazie, James… Preferisco stare in piedi.
-Allora possiamo farlo noi?- domandò Sirius verso James, che stava a mascella serrata sulla poltrona vicino alla moglie, fulminandolo con lo sguardo. Tuttavia, il ragazzo non aspettò la risposta, e si fiondò sulla seduta, portandosi dietro Remus senza tanti complimenti, per accavallare elegantemente le gambe.
Poi la stanza piombò in un silenzio imbarazzato. Nessuno mostrava interesse nel parlare; nemmeno Harry sembrava più tanto sereno, stretto contro il braccio della madre.
Erano tutti in attesa.
-Probabilmente- pronunciò alla fine il preside Silente, schiarendosi prima la voce con un paio di colpi di tosse –Vi sarete chiesti come mai vi ho contattati così improvvisamente.
Tutti continuarono nel loro stato di silenzio. Se l’erano domandato, eccome; i tre uomini avevano avuto una fitta conversazione cartacea il giorno prima ed avevano deciso di essere presenti tutti quando Silente fosse arrivato a casa Potter. Le ipotesi erano state formulate e scartate a bizzeffe; nessuno aveva idea del perché di questo incontro improvviso.
-Non siamo abituati a ricevere molte visite ultimamente, Preside.- disse alla fine Lily, squadrando con i suoi occhi verdi la figura dell’uomo. –Tuttavia, una sua visita… Non sappiamo proprio cosa aspettarci.
-È successo qualcosa?- si intromise James, sporgendosi verso il preside, facendo sobbalzare Silente non poco: aveva avuto la stessa reazione da Vivian il giorno prima. –È successo qualcosa ai miei genitori… o a qualcun altro?
-No, nulla del genere.- si affrettò a dire l’uomo, scuotendo la testa all’unisono con le mani, rincuorando con una sola frase quattro persone. –Anzi, la situazione ultimamente è stabile… No. Sono venuto qui stasera per parlarvi della vostra sicurezza.
Si ripiombò nel silenzio. La sicurezza di casa Potter era uno degli argomenti che ben pochi avevano voglia di tirare fuori durante un discorso. Tuttavia, la recente disposizione degli incantesimi era stata organizzata da Silente stesso… Cosa poteva essere mutato?
-Sicurezza?- domandò alla fine Remus, guadagnandosi un’occhiata da parte di tutti i presenti nella stanza. E creando un’ondata di senso di colpa nel petto di tre. –Cosa è cambiato, Preside? Aveva detto…
-… che la disposizione degli incantesimi che sono su questa casa è l’unica possibile.- terminò Sirius, mettendosi dritto, e mantenendo lo sguardo sull’uomo in piedi.
Silente annuì. –La disposizione degli incantesimi su questa casa è l’unica possibile, Sirius.
-Ed allora cosa la porta qui?- domandò a voce bassa Sirius, quasi ringhiando. –Non si può fare altro, quindi…
-Sirius.- lo interruppe James, stringendogli il polso. L’uomo si bloccò, adagiandosi dopo qualche secondo sullo schienale del divano ed emettendo ancora un suono basso dalla mascella chiusa quasi ermeticamente.
Silente sospirò. Con un paio di passi, si avvicinò al camino leggermente sporco di cenere (Segno dell’intenso utilizzo della Metropolvere) ed appoggiò la mano sulla mensola piena di fotografie. Sembrava davvero stanco.
-Come ho già detto, sotto il punto di vista di incantesimi non si può far nulla, la disposizione può essere solo quella.- si bloccò, riaggiustandosi gli occhiali a mezzaluna sul naso. Era giunto il momento, doveva dirlo. –Tuttavia, se analizziamo la Trasfigurazione, si può fare ancora qualcosa.
Tutti seguivano come incantati le parole dell’uomo, tutti a parte Harry che osservava ammaliato le evoluzioni della barba dell’uomo. Era così morbida, e setosa… Doveva avere una consistenza davvero soffice, pensò il bambino, con un mezzo sorrisetto.
-Analizzando la Trasfigurazione?- domandò James, a bocca semiaperta. Non aveva mai pensato alla Trasfigurazione come modalità di difesa, ed era uno dei più bravi del suo anno.
-È una branca ancora da studiare- spiegò Silente, spostando in maniera regolare lo sguardo tra i vari presenti –Ho scoperto un modo per eliminare completamente i tre incantesimi che gravano su questa casa, e ne ho parlato con un’esperta in materia, che ha confermato le mie supposizioni.
-Un’esperta?- domandarono all’unisono Lily e Sirius, affascinati. Se si poteva evitare di stare ogni due giorni a rinnovare per più di cinque ore gli incanti che stavano sulle loro teste, beh, loro ne sarebbero stati ben felici. Inoltre, Silente aveva usato il femminile, quindi stava parlando sicuramente di…
-È qui fuori che sta osservando i dintorni.- spiegò l’uomo, interrotto subito dopo dallo scampanellio proveniente dall’ingresso –Oh, no, è qui davanti… Con permesso, vado ad aprire io.- e scomparve nel corridoio, producendo subito dopo un click che dava ben poco adito all’immaginazione. Tutti rimasero con l’orecchio teso, anche quando dei passi prodotti sicuramente non dalla stessa persona che era andata ad aprire la porta risuonarono nel corridoio, insieme ad una voce bassa ma decisa.
-… Si sta davvero guastando, non credo che tu debba andare a Hogsmeade stasera, sono sicura che Aberforth capirà…
Il mantello stringeva fermo la figura di Minerva McGranitt, che avanzava decisa, ma sinceramente curiosa, all’interno del corridoio. Il cappello ricadeva leggermente di lato, mostrando i capelli stretti in una crocchia rigidissima da un elaborato fermaglio color bronzo; e, non appena mise piede nel salotto adornato dal fuoco scoppiettante, alzò gli occhi verdi dietro gli occhiali squadrati sui presenti, analizzandoli uno per uno con la stessa smorfia che aveva rivolto loro per sette lunghi anni.
-Conosco abbastanza bene mio fratello, Minerva, per capire quando ha bisogno della mia presenza. Oh…- la voce di Silente si incrinò appena, quando si accorse della folla strettasi attorno alla McGranitt, e la osservò con un certo divertimento, lanciando un misero sguardo alle sue spalle.
-Beh, buonasera.- disse alla fine Minerva McGranitt, dopo aver fatto il giro degli abbracci, ai padroni di casa e non, dando persino una pacca sulla testa al piccolo Potter.
-Oh, Professoressa, che piacere!- Lily si sporse in avanti, prendendo la donna per un braccio, e portandola al posto che fino a qualche minuto prima aveva occupato Silente. –Non avevamo capito che c’era anche lei… Avremmo organizzato qualcosa… Vuole un thè?
Minerva McGranitt alzò gli occhi verso Lily Evans, abbandonando leggera, ma decisa, la sua presa. –No, grazie, Lily... Non vorrei abusare dall’ospitalità.
-Ma che abusare e abusare! Lei qui è la benvenuta!- le diede manforte James, afferrandola per l’altro braccio, seguito da Sirius e Remus, che gli stavano dietro come due guardie del corpo.
-Più che benvenuta…
-Si potrebbe dire che questa è casa sua…
Nessuno badava più a Silente, nessuno a parte Harry, che aveva ancora gli occhi fissi sulla barba argentea dell’uomo, decisamente più interessante di quella strana signora con i capelli sempre tirati. E fu per questo che solo lui si accorse della ragazza appena sbucata dalla porta, con le braccia conserte, che osservava interessata tutti i presenti, con una mezza smorfia sul viso. E che, portandosi l’indice destro alle labbra, gli chiese il suo silenzio, mentre lei si accingeva a parlare.
-Ma che quadretto delizioso.
E di nuovo, stasi.
   
 
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