Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: C_Totoro    22/11/2022    1 recensioni
La Battaglia di Hogwarts è stata persa, Lord Voldemort è stato sconfitto. Antonin Dolohov, ancora una volta, si ritrova rinchiuso ad Azkaban ma, il nuovo Governo guidato da Kingsley Shacklebolt, non mira alla punizione dei carcerati quanto, piuttosto, a una riabilitazione. Niente Dissennatori, niente isolamento perpetuo, le visite sono garantite. Sarà Rabastan Lestrange, compagno di cella di Antonin, a convincere quest'ultimo a rilasciare delle interviste esclusive a Rita Skeeter di modo che la reporter della Gazzetta del Profeta possa sfornare il suo nuovo Best Seller: Vita e segreti di un buon Mangiamorte.
[Compariranno un po' tutti i personaggi, quelli con focus maggiore sono segnalati]
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Antonin Dolohov, Bellatrix Lestrange, Rabastan Lestrange, Rita Skeeter, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Antonin sbuffò. Odiava cucinare e non capiva per quale motivo fosse il lavoro che aveva scelto nel questionario ormai un mese addietro. Cosa gli era saltato in mente? Perché con tutte le mansioni possibili che potevano esserci aveva scelto proprio quella? Perché non aveva preso tutto sul serio?
“Tony, sei lento!” lo riprese per l’ennesima volta Yaxley.
“Sbucciale tu le patate, allora, se ti credi tanto più bravo di me”
Yaxley fece per aprire bocca ma Mulciber s’intromise “Chiudete il becco e rimettetevi a lavorare, tutti e due!”
Antonin riprese il pelapatate e si mise di nuovo all’opera mordendosi l’interno della guancia. Mulciber era diventato lo chef – non si capiva neanche bene come – e da Mangiamorte mediocre era diventato il re dei fornelli di Azkaban e di conseguenza Antonin doveva sottostare al suo volere. Avrebbe voluto tornare ai tempi in cui poteva cruciarlo senza neanche chiedere permesso al Signore Oscuro e invece no, doveva ingoiare rospi su rospi e stare in silenzio a subire.
“Cos’è quella faccia lunga, Tony?” chiese Rabastan quando Antonin si avvicinò al tavolo dove sedeva con Rodolphus e con Lucius. Antonin non sopportava di vedere Malfoy ma Rodolphus aveva avuto la brillante idea di sceglierselo come compagno di cella e quindi ora dovevano sorbirselo; lui e i suoi venticinque anni di prigione invece dell’ergastolo… ma aveva senso fargliela pagare? Fare l’offeso? Ormai le cose erano così e non sarebbero cambiate.
L’Oscuro Signore era morto.
Bella era morta.
E loro dovevano cercare di sopravvivere come meglio potevano.
“Non sopporto più Mulciber. Si crede di essere in un ristorante a cinque stelle e non a fare sbobba per dei carcerati”
“Chiedi di cambiare lavoro” suggerì Lucius con voce strascicata rimestando il purè di patate con fare schifato. “Io mi metterei volentieri in cucina invece della lavanderia… neanche fossimo degli elfi domestici…”
Antonin afferrò un pezzo di pane e se lo conficcò in bocca per evitare di rispondere. La sua pazienza veniva messa ogni giorno a dura prova. Prima da Mulciber, poi da Malfoy, da i due fratelli Lestrange e sì, anche da Alecto.
“È da oggi che potrai di nuovo ricevere visite, vero?” domandò Rodolphus, provò a cambiare discorso perché conosceva Antonin abbastanza bene da capire che se si fosse continuato a parlare di cucina, lavanderia e lavori ad Azkaban avrebbe cavato gli occhi a Lucius col cucchiaio.
“Sì, oggi scadono i trenta giorni di punizione per aver provato ad aggredire quei tre mocciosi”
Si era aspettato una punizione più dura per il crollo nervoso che aveva avuto e la tentata aggressione invece, ancora una volta, era stato stupito.
“Credi verrà qualcuno?”
“No” rispose con tono piatto.
L’idea che nessuno volesse vederlo gli metteva addosso sempre un certo grado di solitudine. Era abituato a stare solo, lo era sempre stato, ma tutti ricevevano visite e lui rimaneva sempre indietro, come se non fosse mai stato abbastanza importante per qualcuno. Spostò lo sguardo per il refettorio cercando con lo sguardo Alecto. I pasti e l’ora d’aria erano in condivisione dato che la popolazione femminile di Azkaban era quasi inesistente: Alecto era l’unica Mangiamorte, c’erano altre quattro Ghermidori.
E Bella è morta, pensò Antonin. Era come se quella consapevolezza ogni tanto lo abbandonasse e quasi pensasse di ritrovarsela lì, seduta accanto a lui.
“Avete litigato di nuovo?” chiese Rabastan seguendo la linea dello sguardo di Dolohov.
Antonin scosse la testa come se non volesse parlarne. Da quando erano ad Azkaban, per qualche motivo a lui sconosciuto, Alecto lo stava accuratamente evitando e, ogni volta che riusciva ad avvicinarlesi, lei lo allontanava. Passava tutto il tempo con il fratello Amycus, ignorando tutti gli altri.
“Ho sempre pensato ci fosse qualcosa di bizzarro tra Alecto e Amycus” borbottò Rabastan fissando i due fratelli dall’altro lato della stanza.
“Non c’è niente di strano tra di loro” sbottò Antonin risentito da quelle illazioni “Anche tu e Rodolphus state sempre appiccicati”
“Non direi proprio” disse Rodolphus si coprì la bocca con una mano per nascondere lo sbadiglio “Rabastan ti ha preferito a me”
“Lo sai perché l’ho fatto”
Rodolphus ghignò, all’improvviso sembrava alterato, risentito “Oh certo, dovete passare le vostre giornate a fare il fan club di Bella”
Antonin distolse lo sguardo da Alecto di scatto. Non riusciva a sopportare che Rodolphus parlasse di Bellatrix a quel modo. Capiva, ovviamente, il dolore che doveva provare per essere stato tradito per anni, ma Bella per Antonin era l’unica persona che c’era sempre stata. A modo suo, certo, ma era stata lì, presente in ogni istante. Ora, invece, rimaneva solo un senso di vuoto incolmabile, ovunque guardasse. Era qualcosa di insostenibile.   
“Certo che sei proprio uno stronzo”
“Io?” ringhiò Rodolphus risentito “Io sarei lo stronzo? Non lei che se lo faceva mettere dentro da un altro, vero?”
“Hai detto che ti sei rifatto una vita” sibilò Antonin abbandonando il suo pranzo per concentrarsi su Rodolphus.
“Sì, ma dopo quante umiliazioni? Dopo quanta sofferenza? E ora sono di nuovo in questa fogna!” Rodolphus colpì il tavolo con un pugno “Per colpa del suo amante che è riuscito a farsi uccidere da un diciasettenne la cui unica arma è sempre e stata solo un cazzo di Expelliarmus!
“Non parlare male dell’Oscuro Signore” sibilò Rabastan.
“Oh, non ti ci mettere anche tu, Rabastan! Non fare quello a cui frega qualcosa di lui”
“Lo faccio per Bella! Era la mia migliore amica”
“E io sono tuo fratello! Per colpa sua la nostra famiglia non avrà eredi! E tu stai lì a piangere per lei. Dovresti pensare alla famiglia Lestrange, Rabastan. La nostra famiglia! La tua famiglia!
“Anche Bella era la mia famiglia” rispose Rabastan fissando Rodolphus dritto negli occhi con aria di sfida.
“È inutile parlare con te”
Rabastan fece per aprire bocca ma suonò la campanella che segnava la fine del pranzo e quindi tutti i detenuti si alzarono in silenzio per poi trascinarsi di nuovo nelle loro celle.
Antonin buttò via metà del suo pranzo con un’alzata di spalle, poi seguì Rabastan.
“Se ti può consolare, il tuo purè è migliorato rispetto all’ultima volta” gli disse Rab sedendosi sulla sua brandina e afferrando il libro che stava leggendo, un romanzo francese che sembrava un mattone infinito. Antonin gli sembrava più depresso rispetto al solito, non capiva se fosse triste per Bella, Alecto o forse una combo delle due. Si disse che era fortunato ad avere Rodolphus, Rita… non si sentiva mai davvero solo. Certo, con Rod litigava spesso, ma era suo fratello e mai niente avrebbe potuto davvero separarli. L’assenza di Bella, però, continuava a essere un macigno che pesava come mai avrebbe immaginato. La perdita di Evan era stata pesante, anni addietro, ma niente poteva essere comparato a non sentire la risata di Bellatrix, i suoi discorsi sconclusionati sull’Oscuro Signore, la sua magia che vibrava nell’aria.
“Yuppi”
“Dai, Tony, non fare così”
“Sai che c’è? Sono stufo di dover sempre essere io quello a fare il primo passo verso di lei. Cos’ha ora? Perché ce l’ha con me?”
Rabastan alzò lo sguardo su di lui da dietro la copertina del libro “Tu sei sicuro che tra lei e Amycus…”
“Non dire cazzate”
“Ok, ok… dicevo così, per dire” si sedette un po’ più comodo “Sai, ti serve uno svago, secondo me”
“Uno svago? Un altro? No grazie, mi basta la cucina”
“Intendo uno vero. Non puoi passare le tue giornate sdraiato su quel letto a fare nulla”
“Perché, tu cosa fai?”
“Leggo, tengo allenato il cervello. Faccio esercizio fisico. Mi vedo con Rita”
“Non è colpa mia se non ho nessuno da incontrare”
“E se invece ci fosse qualcuno che ti vuole vedere?”
Antonin storse il naso “Non mi viene in mente nessuno”
Rabastan sorrise, si alzò in piedi e si andò a sedere accanto ad Antonin mettendogli un braccio sulle spalle. Tony era guardingo, continuava a osservare Rabastan di sbieco: non si fidava.
“Ho parlato con Rita”
“Oh, Rab, ti prego, taci” sbottò Tony levandosi il braccio di Rabastan dalle spalle e si alzò in piedi.
“Non hai neanche sentito cosa ti voglio dire!”
“Non me ne frega un cazzo della Skeeter, ok?” incrociò le braccia al petto “Neanche a Bella piaceva” aggiunse, come se quel fatto mettesse fine a tutta la questione.
“Almeno ascolta cosa ti voglio dire”
“E sentiamo, allora”
Rabastan fece un sospiro “Come ben sai, Rita è una giornalista”
“Così si dice”
“Ha anche scritto dei libri”
Antonin fece schioccare la lingua sui denti.
“L’ultimo dei quali, quello su Silente”
“Ah sì” fece Antonin “Me lo ricordo…”
“Era stato interessante, no?”
Dolohov si strinse nelle spalle.
“Beh, vorrebbe scrivere un nuovo libro”
“Un nuovo libro?” ripeté Antonin alzando le sopracciglia “E cosa dovrebbe c’entrare questa cosa con me?”
“Le ho suggerito di scrivere un libro su… sui Mangiamorte e sull’Oscuro Signore. Quale altro tema potrebbe essere più hot di questo?”
“Potter?”
“A nessuno frega un cazzo di Potter! Potter è l’eroe, nessuno prova interesse per gli eroi. Guarda Silente! Credi che il suo libro avrebbe venduto così tanto se non ci fossero stati tutti i sordidi segretucci tra lui e Grindelwald?”
“Vabbè. E quindi?”
“Quindi… Rita vorrebbe intervistarti”
“Me?”
Rabastan sogghignò trattenendosi da mettersi una mano in faccia “No, guarda, il tuo fratello gemello”
“Perché vuole intervistare me?”
“Sei un Mangiamorte, no?”
“Anche tu lo sei, Rabastan”
“Ma tu fai parte della vecchia guardia! Sei stato il primo Mangiamorte… e per anni sei stato il luogotenente dell’Oscuro Signore… non fosse stato per Bella, avresti continuato a essere il numero uno”
Antonin spostò il peso da un piede all’altro, a disagio.
“Non ho niente da dire a una giornalista”
“Sarebbe un buon modo per passare il tempo!”
“Un’ora a settimana? Non mi cambia la vita”
“È una questione di mindset!”
“Raccontale tu quello che vuole sentirsi dire”
“Certo che sei testardo! Io non ero a Hogwarts con lui”
La porta della cella si spalancò “Lestrange, hai una visita”
Rabastan si alzò dal letto di Antonin pigramente “Pensaci, hai una settimana”
“Nessuna visita per te, Dolohov”
Antonin si lasciò cadere sul letto di Rabastan e rimase a fissare le scritte lasciate anni prima da Bellatrix.

 
*
 
“Antonin, bisogna che impari a sfilettare il pesce come si deve” lo riprese Mulciber guardando con occhio critico l’orata sulla quale Antonin stava lavorando.
“È ancora pieno di lische e così lo hai rovinato!”
“Scusami tanto se io non sono un elfo domestico” sbottò Dolohov allontanando il pesce da lui e incrociando le braccia.
“Nessuno di noi è un elfo domestico ma stiamo cercando di dare il meglio di noi” Mulciber finì di esaminare l’orata poi scosse la testa “Ormai quel che è fatto è fatto” passò a guardare i dolci fatti da Yaxley “Ben fatto, Corban”
Antonin socchiuse gli occhi “Finiscila di atteggiarti: non sei il Signore Oscuro”
“No” rispose Mulciber “Non lo sono… ma io sono vivo e lui è morto. E senza magia, Tony, tu non sei nessuno”
“Non mi serve di certo la magia per rimetterti a posto”
Mulciber rise “Sei la metà di me, Tony. Non fare l’idiota” si avvicinò a Dolohov “Per oggi sei congedato”
“Ti ho detto di non atteggiarti a fare il Signore Oscuro”
“E io ti ho già detto che lui è morto e io sono vivo…”
“C’è qualche problema?” l’Auror si avvicinò a loro, la mano sulla bacchetta.
“Nulla, signore” rispose Mulciber “Dolohov non si sente molto bene, lo stavo congedando”
L’Auror fece andare lo sguardo dal Mulciber a Dolohov, poi fece segno a quest’ultimo di seguirlo fuori “Te la senti di cenare?”
Antonin annuì svogliato, superò il tavolo con Alecto e Amycus senza rivolgere loro neanche un’occhiata, poi raggiunse il suo solito gruppetto.
“Oggi hai finito prima?” chiese Rabastan non appena Antonin si sedette accanto a lui.
“Sono stato cacciato”
Lucius si mise a ridacchiare.
“Non c’è un cazzo da ridere”
Scese il silenzio poi Rabastan tirò fuori una copia della Gazzetta del Profeta “Finalmente, si sta facendo chiarezza su come Potter sia riuscito a battere l’Oscuro Signore”
Antonin fissò in viso Rabastan, poi fece cadere lo sguardo sulla prima pagina del giornale: i tre mocciosi sorridevano felici.
“Pare che l’Oscuro Signore avesse creato degli Horcrux”
“Horcurx?” ripeté Antonin confuso, afferrò il giornale e lesse velocemente l’articolo.
“Aveva diviso la sua anima” spiegò Rodolphus “E messa in degli artefatti magici… per questo continuava a blaterare di essere immortale: non poteva essere ucciso finché aveva gli Horcrux”
“È raccapricciante spezzare l’anima” si lasciò sfuggire Antonin. Era fissato con le Arti Oscure ma la suddivisione della propria anima intaccava l’equilibrio. L’idea di farlo e di farlo più e più volte metteva i brividi. Senza contare il controllo sulla magia che si doveva avere per poter raggiungere certi livelli… All’improvviso, sgranò gli occhi “Oh ma ne aveva parlato”
“A te? Ne aveva parlato con te? Ti aveva detto degli Horcrux?”
“No” rispose Antonin “A Hogwarts… era fissato con… con alcune pratiche più estreme e continuava a ripetere che il numero magico più potente fosse il sette…”
“Effettivamente, ha diviso l’anima in sette parti… o otto, non è chiaro da quello che c’è scritto. È come se ancora non volessero rivelare tutto”
“Il primo che ha creato pare sia stato un diario”
Come un flash, Antonin si ricordò di quel diario in pelle nera che Tom Riddle aveva sempre con sé e sul quale annotava magie, pensieri, piani futuri.
“È il diario che mi aveva dato da custodire” aggiunse Lucius “Non mi aveva detto cosa fosse, mi aveva solo detto di custodirlo e poi di darlo a Draco quando fosse stato il momento”
“Tramite quello la Weasley ha aperto la Camera dei Segreti, no?”
Lucius annuì “Non avevo assolutamente idea di cosa in realtà fosse”
“Non ti è mai venuto il dubbio che potesse essere qualcosa di tanto prezioso?”
“No, me lo ha consegnato, anzi, con una certa noncuranza”
“Il Diadema di Corvonero?” lesse Antonin confuso “Ma non era andato perduto?”
“Pare lui lo avesse ritrovato”
Antonin scosse la testa “Non posso credere che un mago di questo calibro sia stato ucciso da un poppante che non sa fare nulla se non disarmare le persone!”
“Eppure…”
“Medaglione di Serpeverde… beh, ha senso… ne era un discendente”
“Sì, ma non ha vissuto in un orfanotrofio babbano?” chiese Rodolphus “Dove l’ha preso il Medaglione di Serpeverde?”
Antonin ci pensò su “Per un periodo… per un anno, credo, subito dopo Hogwarts… ha fatto il commesso da Magie Sinister”
COSA?” la domanda uscì contemporaneamente a Lucius, Rodolphus e Rabastan.
Antonin li fissò divertito “È sempre stato ossessionato dagli artefatti magici e diceva che alcune cose si possono imparare solo sul posto… e che Magie Sinister era una bottega interessante” si accarezzò il mento con una mano “Credo avesse anche bisogno di un posto dove dormire, non mi è mai stato chiaro ma credo che i Babbani al compimento dei diciotto anni lo abbiano cacciato da dove stava”
“Probabilmente è da Borgin che ha trovato anche la Coppa di Tassorosso, allora” fece Rabastan “Che è ciò che hanno rubato dalla nostra camera blindata”
“Sarei curioso di capire come ci è entrata, nella nostra camera blindata” aggiunse Rodolphus “Io non l’ho mai portato alla Gringott”
Rabastan alzò le spalle “Oh, non guardare me, credo di non essere mai rimasto solo in una stanza con lui…”
“Mi sembrate scemi” interruppe Lucius “Mi pare ovvio che sia stata Bellatrix”
Bellatrix?
“E chi altro sennò?”
Rimasero in silenzio per alcuni istanti, ancora increduli di quelle scoperte, poi Antonin si mise a ridere.
“Che cazzo hai da ridere, Tony?”
“No niente” si affrettò a dire Antonin “Davvero, nulla”
“Non mentire!”
“È che… scusa ma è quasi romantico”
“Romantico?”
Le ha dato un pezzo della sua anima!
Rabastan lo fissò con sguardo vacuo per alcuni istanti, poi scoppiò a ridere anche lui.
“Chissà se Bella lo sapeva!” fece “Se sapeva cos’era la coppa… oh me la immagino con quello sguardo trasognato… Oh, mio Signore, mi state dando la vostra anima da custodire?”
“Siete due idioti!” sbottò Rodolphus risentito. Se c’era una cosa che lo aveva sempre confortato era il fatto di sapere che Bellatrix non era mai stata amata da Lord Voldemort “Lo ha dato anche a Lucius, allora!”
Mah” borbottò Malfoy “Non è che a me lo abbia proprio dato con l’intento di tenermelo per me, sembrava più che altro lo volesse utilizzare come arma per entrare a Hogwarts in seguito”
Bella, ti dono la mia anima, custodiscila nella tua camera blindata
“Non avrebbe mai detto una cosa del genere!”
“Oh, dai, Rod, stiamo scherzando. Non ci è rimasto più molto da fare sai”
Rabastan e Antonin continuarono a ridere e Lucius li seguì dopo alcuni istanti, senza più riuscire a trattenersi.
“Andate a farvi fottere, tutti e tre” Rodolphus si alzò come una furia e li lasciò lì a ridere.
“Non capisco perché si offende tanto” disse Antonin ormai con le lacrime agli occhi “Bellatrix e l’Oscuro Signore hanno scopato per… anni… da sempre. E sono morti, tutti e due… cosa c’è ormai da fare?”
“Rod non vuole ammetterlo” fece Lucius all’improvviso di nuovo serio e impassibile “Ma sta soffrendo per la morte di Bella”
“E a te invece, come a tua moglie, non frega un cazzo”
“Bella ed io non ci siamo mai potuti sopportare, lo sai. E Cissy… Cissy ha altro a cui pensare”
“Narcissa è stronza”
“Non insultare mia moglie, Lestrange”
Ancora una volta, fu la campanella che segnava la fine della cena a mettere fine alla discussione.
 
*

I giorni trascorrevano tutti uguali in una monotonia senza fine ma, tutto sommato, non era terribile come quando c’erano stati i Dissennatori: Antonin si era aspettato di peggio. Tuttavia, il dolore lo accompagnava ogni giorno con insistenza e non riusciva a scrollarsi di dosso quel senso di solitudine e frustrazione che gli si era annidato nel petto. Ogni tanto si domandava se i Dissennatori, pur non essendo più fisicamente presenti, non avessero lasciato qualcosa di sé nelle mura di Azkaban.
“Ci hai pensato?” gli chiese Rabastan.
Antonin non aveva fatto in tempo ad aprire gli occhi che si era ritrovato tempestato di domande dal suo compagno di cella.
“Pensato?” sbadigliò Antonin, senza capire. A cosa doveva aver pensato? Erano le sette del mattino e l’unica cosa che voleva fare era continuare a dormire.
“A quell’intervista con Rita”
“Oh, Lestrange, sei una piattola” Antonin si rigirò nel letto e diede le spalle a Rabastan. Richiuse gli occhi per non vedere le scritte lasciate da Bellatrix. Gli provocavano sempre un certo disagio, quel vi amo, inciso nella pietra quasi sporco di sangue. Era un bel simbolo del sentimento che Bellatrix aveva provato per Lord Voldemort.
“Nessuno di noi sapeva le cose che hai detto l’altro giorno. Il numero sette, il fatto che abbia lavorato da Magie Sinister! Il suo passato all’orfanotrofio”
“Ma cosa te ne frega a te” mugugnò Antonin “Mi sembra di sentire Bella, mi ammorbava sempre con questo genere di domande” e all’improvviso, si rese conto che forse era quello il motivo per cui gli costava fatica, gli provocava dolore, il pensiero di mettersi a parlare di quell’argomento con una giornalista: gli avrebbe troppo ricordato le sue discussioni con Bellatrix.
“È solo che ci tengo a Rita… e ci tengo a te, Tony” la voce di Rabastan era diversa dal solito “Ti serve uno scopo, qualcosa che ti dia la forza e la voglia di andare avanti”
“E credi che un’intervista possa fare il miracolo?”
“Avere qualcosa a cui guardare… qualcosa da aspettare, ogni settimana, può solo che farti bene. Prova, fallo per me. Non dovesse andare allora ok, non te lo chiederò più”
Antonin rimase in silenzio, pensieroso. Quel giorno non si curò neanche troppo di Mulciber che si atteggiava. Il momento delle visite si avvicinava e lui ancora non aveva deciso se provare a fare quella chiacchierata con Rita Skeeter oppure no.
Le tre del pomeriggio arrivarono prima ancora che lui si fosse schiarito la mente e quando l’Auror aprì la cella, come al solito senza annunciarsi, Antonin si mise a sedere di scatto.
“Dolohov, hai una visita”
Rabastan chiuse il libro che stava leggendo e si volse verso Tony con un sopracciglio alzato.
“Allora?” lo spronò l’Auror “Vuoi vedere la persona o no?”
Antonin esitò ancora per una frazione di secondo, poi annuì e si alzò dal letto uscendo dalla cella senza guardare Rabastan. Per qualche motivo si sentiva nervoso, attraversò il corridoio con lo sguardo fisso davanti a sé.
“Avete un’ora” disse l’Auror prima di aprire la porta della stanza dei colloqui e sospingervi dentro Antonin.
“Oh, Antonin Dolohov!”
Tony socchiuse gli occhi. Rita Skeeter era esattamente come la ricordava: i capelli biondi, il vestito verde acido e le unghie smaltate di rosso. Che cosa Rabastan ci vedesse in quella donna era per Dolohov un mistero ma, d’altro canto, era più che evidente avessero gusti diametralmente opposti in fatto di donne: Rabastan non sopportava Alecto.
Antonin fece qualche passo avanti, ignorò la mano che Rita gli stava tendendo e si sedette di fronte a lei.
“Non stringo mani a Mezzosangue” disse quasi a mo’ di scusa.
Il sorriso di Rita si allargò e Antonin notò un dente d’oro brillare “Una volta Mangiamorte, per sempre Magiamorte, dunque? Il lupo perde il pelo ma non il vizio!”
Antonin rimase in silenzio, le braccia incrociate sul petto.
“Grazie per aver acconsentito a incontrarmi”
Antonin si strinse nelle spalle.
“Un uomo di molte parole, vedo” commentò Rita sistemandosi gli occhiali “Non ti dispiace se uso questa, Tony?” chiese indicando la penna prendi-appunti “Posso chiamarti Tony, vero?”
“Chiamami un po’ come ti pare”
“Ottimo!” rispose Rita con un altro sorriso smagliante, sembrava essere immune alla ritrosia di Antonin.
“Immagino che Rabastan ti abbia accennato il progetto”
“Non molto, a dir la verità”
“Dopo il best seller Vita e Menzogne di Albus Silente, sento essere arrivato il momento per il mio nuovo libro… Vita e Segreti di un Buon Mangiamorte
“Cosa ti fa pensare io sia un buon Mangiamorte?”
“Mi stai dicendo che qui seduto di fronte a me dovrebbe esserci qualcun altro?”
Antonin fece scioccare la lingua sui denti “Consiglio Lucius Malfoy”
Rita alzò un sopracciglio, poi scoppiò a ridere scuotendo la testa “Rab non mi aveva detto fossi così simpatico”
“Ho diverse doti nascoste”
“Stavo dicendo… che vorrei scrivere un nuovo libro. Tutta la comunità magica sente la necessità di capire meglio come… come fosse Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, quale fosse il procedimento per entrare a far parte del Cerchio dei Mangiamorte, cosa fosse necessario fare o avere per essere il migliore
“Avresti potuto chiedere a Rabastan”
Rabastan!” ripeté Rita tamburellando le mani sul tavolo di fronte a loro. La penna verde acido continuava a volare sulla pergamena “Mi ha detto di non essere mai stato da solo in presenza di Tu-Sai-Chi… ma tu, Tony, tu… mi sembra di aver capito fossi suo compagno a Hogwarts, giusto?”
“È così”
“Come prima cosa… puoi ricordarmi il nome di Tu-Sai-Chi? Quello vero?”
“Tom… Tom Orvoloson Riddle” Antonin si mosse a disagio sulla sedia. Era quasi strano pronunciare quel nome ad alta voce, come se nulla fosse.
“Riddle, Riddle…” Rita si passò l’indice sul mento con fare pensieroso “Non mi viene in mente nessuna famiglia Purosangue”
“Lui era… era Mezzosangue, il padre Babbano, la madre… strega… maganò”
Rita sgranò gli occhi “Maganò?”
“Forse”
“Forse?”
Antonin si grattò l’avambraccio sinistro laddove prima c’era stato impresso a fuoco il Marchio. Non capiva se fosse una sua sensazione o se davvero stesse pizzicando.
“Non amava parlare della sua famiglia, del suo passato. So solo che da parte di madre era discendente dei Gaunt, Eredi di Serpeverde”
“Figlio di un Babbano e di una Maganò… interessante. Si vocifera sia cresciuto tra i Babbani, è la verità?”
“Sì” rispose Antonin, quella era un’informazione che si sentiva a suo agio a condividere. L’Oscuro Signore non aveva mai nascosto quella parte del suo passato “È cresciuto in un orfanotrofio… un posto dove i Babbani raccolgono i bambini senza famiglia”
“Ti ha mai parlato di quel posto?”
“No… non molto… lo odiava”
“Come mai?”
“A te piacerebbe?” domandò Antonin, all’improvviso aggressivo “Crescere senza genitori in mezzo a sudici Babbani che neanche sanno che sei un mago? Un essere superiore?”
“Mi piace che sei così focoso nel difendere un Padrone ormai morto”
Antonin scosse la testa e distolse lo sguardo da Rita.
“Va bene, torneremo su questo punto in seguito, allora. Ricordi la prima volta che lo hai incontrato?”
Antonin ci pensò un po’ su. La cosa incredibile era che sì, ricordava perfettamente la prima volta in cui aveva incontrato Tom Riddle. Annuì brevemente.
“Quando? Cosa hai pensato?”
“Sull’Espresso per Hogwarts”
“Che impressione ti ha fatto?”
Antonin socchiuse gli occhi, ricordando quella mattina di tanti anni prima in cui era entrato nello scompartimento dove sedava, da solo, Tom Riddle.
“Triste” rispose Antonin, spalancando di nuovo gli occhi “Ho pensato fosse un bambino molto triste”
“Avevi intuito sarebbe diventato un pericoloso Mago Oscuro?”
“Non sono un Veggente” rispose con tono piatto Antonin “Ma… c’era qualcosa… qualcosa che faceva intuire non fosse… normale
“Gli hai stretto la mano?”
Antonin si mise a ridere “Te l’ho detto, non stringo le mani a Mezzosangue”
“Cosa direbbe Tu-Sai-Chi se fosse qui di questa tua battuta?”
“Mi darebbe ragione”
“Non ti crucerebbe per averlo definito Mezzosangue?”
“Io stavo parlando di Tom Riddle, non del Signore Oscuro”
Rita si mise seduta più comoda, composta “Pensavo stessimo parlando di… di Tu-Sai-Chi”
“Toglimi una curiosità, Skeeter” disse Antonin sporgendosi verso di lei “Hai ancora paura a pronunciare il suo nome?”
“Tutti hanno ancora paura a pronunciare il suo nome” rispose Rita arrossendo.
“Ma non hai problemi a dire Tom Riddle, no?”
“Giusto”
“Ecco, la differenza è tutta lì”
Rita strabuzzò gli occhi, confusa. Fece per aprire di nuovo la bocca ma l’Auror la bloccò “Il tempo è finito, forza Dolohov”
Antonin si alzò in piedi fece un cenno con la testa alla Skeeter e poi le diede le spalle.
“Alla prossima settimana, allora, Tony”
“Alla prossima settimana, signorina Skeeter”
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: C_Totoro