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Autore: Milly_Sunshine    23/11/2022    0 recensioni
Selena Bernard è un'imprenditrice di successo, Oliver Fischer è un affascinante giornalista sportivo che scrive di corse automobilistiche. Le strade dei due si incrociano per via di un libro che Oliver sta scrivendo: la biografia di Patrick Herrmann, pilota morto in un incidente al Gran Premio di Montecarlo avvenuto quindici anni prima e ai tempi fidanzato di Selena. L'incidente ha molti punti oscuri e Oliver decide, con l'aiuto di Selena, di ricostruire l'accaduto. I due si ritrovano così all'interno di torbidi misteri che coinvolgono tra gli altri la subdola team manager Veronica Young e il pilota Edward Roberts, ex pupillo di Herrmann e caro amico di Selena. Un mix di romance e azione, con sfumature (leggermente paranormal) thriller. Racconto già pubblicato a puntate sul mio blog nel 2021 // ambientato nello stesso universo di "Miss Vegas", che può esserne visto come sequel, ma anche come lavoro a sé stante.
Genere: Romantico, Sportivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
Capitoli:
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Keira Roberts aveva sette anni in meno del fratello - anche se sembrava molto più giovane della sua età anagrafica - e condivideva la sua passione per i motori. Si occupava di comunicazione per una squadra motoristica italiana ed era stata invitata a Imola da Veronica Young, all'insaputa del fratello, per assistere alle due gare dell'evento.
Selena l'aveva incontrata soltanto un paio di volte, in precedenza, ma se la ricordava bene. Parlava molto e il novanta per cento delle sue conversazioni vertevano sull'argomento motori. Pur lavorando per una serie vista come diretta concorrente della Diamond Formula, anche quel campionato la appassionava molto ed era al corrente di molti dettagli e aneddoti anche di un passato piuttosto lontano.
Era stata piuttosto estasiata nello scoprire da Edward, quando finalmente si erano visti, della conoscenza tra Selena e Oliver Fischer. Le aveva riferito di stimarlo molto e di provare un grande interesse per il potenziale libro che intendeva scrivere. Aveva insistito per farselo presentare e, quando Selena aveva cercato di rifiutare, Edward era intervenuto per convincerla. Sebbene l'idea di rivederlo non la facesse impazzire di gioia, si era quindi rassegnata e gli aveva dato appuntamento nel luogo stabilito da Edward e Keira per quello che era stato ribattezzato da quest'ultima "incontro per un drink analcolico a base di motorsport vintage".
Selena stava controllando l'orologio quando Oliver arrivò, in leggero ritardo. Salutò Selena ed Edward con un cenno, poi si sedette al loro tavolo, rivolgendosi alla sorella del pilota.
«Tu dovresti essere Keira.»
«Esatto, sono Keira, e sono contentissima di conoscerti.»
«Selena ti ha parlato molto di me?»
«Veramente no.»
Oliver ridacchiò.
«Spero che non l'abbia fatto nemmeno tuo fratello.»
«Se le avessi parlato molto di te» ribatté Edward, «Non sono sicuro che sarebbe stata così felice all'idea di conoscerti.»
«Nessuno mi ha parlato di te, mi sono informata da sola e ti ho menzionato per caso mentre parlavo con Edward» lo informò Keira. «Volere scrivere un libro su Patrick Herrmann è un punto a tuo favore. Anzi, sono almeno dieci o venti punti.»
Oliver azzardò: «Era il tuo idolo, quando eri una ragazzina?» Si rivolse a Edward: «Quando tu non eri ancora famoso abbastanza da farla diventare una tua tifosa, intendo.»
Keira scosse la testa.
«No, affatto, non tifavo Herrmann. Il mio idolo d'infanzia era Keith Harrison. Quindi, se ci fossimo incontrati da ragazzini, molto probabilmente io e te non saremmo andati d'accordo.»
«Da ragazzino» chiarì Oliver, «Non ero un grande appassionato di motori. Diciamo che ho scoperto Patrick Herrmann dopo la sua morte e ne sono rimasto affascinato.»
«Come tanti.»
«No, non proprio.»
«Non fraintendermi» puntualizzò Keira. «Non intendevo dire che tu sia diventato un suo tifoso postumo, o quantomeno, non in senso negativo. Ci sono molti che erano suoi detrattori quando era in vita che poi l'hanno definito il loro idolo o hanno sostenuto di avere sempre tifato per lui. Non ti stavo accusando di questo. Stavo semplicemente dicendo che quell'incidente ha contribuito a farlo conoscere maggiormente e che tanti che non l'hanno visto correre si sono affezionati in seguito alle sue imprese.»
Oliver annuì.
«Sì, è stato qualcosa del genere anche per me.»
«E di Keith Harrison che cosa ne pensi?»
«Penso che sia stato un grande pilota.»
«Quindi intendi parlare bene di lui?»
Selena ritenne fosse opportuno intervenire.
«Scusami l'intrusione, Keira, ma non mi sembra opportuno chiedere a Oliver cosa intenda scrivere nel suo libro.»
«E perché no?» obiettò Oliver. «Mi fa piacere condividere qualche indiscrezione. Siamo tra amici, dopotutto.»
«Ecco, se per te non è un problema» insisté Keira, «Posso chiederti come intendi parlare di Harrison? Lo screditerai come fanno certi sostenitori di Herrmann ancora al giorno d'oggi, oppure ne farai un ritratto positivo?»
«Io non parlo mai male di chi non ha fatto niente per meritarselo» precisò Oliver. «Il fatto che sia stato uno degli avversari più accaniti di Patrick Herrmann non significa niente per me. Provo rispetto per qualunque pilota e non potrei certo fare un'eccezione per uno che ha un curriculum come quello di Harrison.»
Edward si intromise: «Non preoccuparti, Keira, Oliver non è uno di quei giornalisti che cercano di attirare l'attenzione a tutti i costi. Non si inventerà nulla.»
Oliver azzardò: «Stai dicendo che mi stimi come giornalista?»
Edward ridacchiò.
«Non allargarti troppo. Ho detto solo che tutto sommato c'è di peggio.»
Oliver disse qualcosa che a Selena sfuggì: aveva percepito una vibrazione provenire dalla propria borsa.
La aprì e prese fuori lo smartphone. Aveva ricevuto un messaggio: "Ho bisogno di parlarti subito". Proveniva da un numero che non aveva memorizzato in rubrica, ma che riconobbe subito come quello del dottor Parker.
La soluzione più semplice sarebbe stata quella di bloccarlo, ma in tal caso non avrebbe mai scoperto cosa desiderasse. La conversazione telefonica che avevano avuto le sembrava ormai solo un cumulo di scuse.
Gli scrisse: "Di cosa dovrebbe parlarmi?"
Non fu necessario attendere molto.
"Chiamami subito."
Non era una richiesta, era un ordine, e Selena sentiva che era meglio non ignorarlo.
Si alzò.
«Vado un attimo in bagno.»
Edward e Oliver diedero segno di averla sentita, mentre Keira continuava a parlare di Patrick Herrmann e Keith Harrison senza fare caso a lei.
Meglio così, si disse Selena. Sarebbe stato peggio se avesse avvertito a sua volta l'impellente bisogno di recarsi alla toilette, impedendole di telefonare al dottor Parker in completa solitudine.
Giunta in bagno fu tentata per un attimo di cancellare il numero dell'uomo che si era messo in contatto con lei e di fingere che sia la loro telefonata sia i messaggi ricevuti non fossero mai esistiti, ma non era la soluzione migliore e lo sapeva. Il dottor Parker era come sua madre, non faceva niente per niente. Ignorarlo avrebbe potuto avere effetti ben peggiori che assecondarlo.
Fece partire la telefonata e attese. Sapeva che non sarebbe servito tanto tempo.
Andò proprio così. Il dottor Parker doveva avere il telefono in mano, dato che rispose dopo appena uno squillo.
«Buonasera Selena.»
«Buonasera, dottor Parker. A cosa devo l'onore?»
«Lo sai bene.»
«Oh, no, affatto. Non so se sono stata inquadrata di nuovo da qualche telegiornale.»
«Non servono tante inquadrature. Una è bastata per scatenare l'effetto che sai bene.»
«No, non conosco gli effetti» replicò Selena. «Non sono sicura che lei mi stia dicendo la verità. Se mia madre ha qualcosa da dirmi, potrebbe essere lei a mettersi in contatto con me.»
«Non scherzare, Selena, Alexandra non perde tempo a parlare con te» replicò il dottor Parker. «E poi, alla fine, anch'io so prendere le mie decisioni.»
«Cosa intende dire?»
«Che quello che pensa Alexandra mi interessa, ma solo relativamente. Io non prendo ordini da nessuno, nemmeno da tua madre.»
«Invece si aspetta che io obbedisca alle sue assurde richieste, immagino.»
«No, mi aspetto che tu obbedisca alle mie richieste sensate, Selena» mise in chiaro il dottor Parker. «Dimenticati di Alexandra. Te l'ho detto, non c'è al cento per cento con la testa. Tocca a me decidere che cosa sia giusto che tu faccia. Mi sento in dovere di tutelarla. Il fatto che tu abbia delle frequentazioni poco rispettabili, con gente pericolosa, non è di mio gradimento. Ti conviene chiudere con Oliver Fischer, prima che succeda qualcosa di spiacevole.»
Selena puntualizzò: «Oliver Fischer non è una persona pericolosa.»
«Se fosse pericoloso per te» replicò il dottor Parker, «La cosa non mi riguarderebbe. Non è la tua tutela che mi preme. Li conosco, quelli della specie di Fischer. Sono pronti a inventarsi qualsiasi cosa, pur di guadagnare.»
«Devo ricordarle cos'ha fatto lei, per soldi?»
«Non cambiare discorso, Selena. Tu stessa hai fatto la stessa cosa, per soldi.»
«Non l'ho fatto per soldi, l'ho fatto perché pensavo fosse la cosa migliore per...» Selena esitò. «Per mio figlio. Non mi sbagliavo. Sarebbe stato terribile per lui crescere con gente come voi.»
«Non divagare, Selena» la avvertì il dottor Parker. «Stavamo parlando del tuo amico Fischer.»
«Non mi sembra avessimo molto da dire sul mio amico Fischer.»
«Invece sì, Selena. Te l'ho detto, quel tipo può rivelarsi un pericolo. Le possibilità sono due: o smetti di vederlo, oppure ne affronterai le conseguenze. O per meglio dire, sarà il tuo amico a doverne affrontare le conseguenze.»
«Cosa vuole dire?»
«Voglio dire che potrebbe accadergli qualcosa di molto spiacevole... e prima che tu mi dica che non Oliver non ha niente da temere, sappi che ho contatti con qualcuno che sta molto vicino a voi anche in questo momento. O smetti di frequentare Fischer e di dargli corda a proposito di quel suo maledetto libro, oppure ne pagherà le conseguenze.»
Selena cercò di non perdere la calma.
«Sta bluffando.»
«No, affatto. Tu non sai chi sono io.»
«No, non lo so, ma dubito che abbia contatti con qualcuno che possa fare del male a me o a Oliver.»
«Te lo ripeto, non voglio che qualcuno faccia del male a te. Per questo motivo ti ho vivamente suggerito di chiudere con Fischer. Sto cercando di tutelarti, Selena, anche se non è quello che tua madre vorrebbe. Sono certo che a lei non importerebbe se qualcuno facesse del male anche a te.»
Selena fece per replicare, ma non fu possibile: il dottor Parker aveva già riattaccato.
 
******
 
«Anche la prima gara di Nakamura ce l'ho ancora in mente, fu piuttosto scatenato fin da subito e...»
Keira si fermò dopo avere ricevuto un calcio sotto al tavolo.
Scoccò a Edward un'occhiata di fuoco, senza dire niente.
Suo fratello osservò: «Si sta facendo tardi. Credo che farei meglio ad andare a dormire. Domani sarà una giornata lunga e intensa per me.»
Keira sospirò.
«Di già?»
«Sì, dolcezza, e il fatto che tu sia logorroica ha contribuito a farmi stancare ancora più in fretta» ribatté Edward. «Mi dispiace, Oliver, non te l'avevo detto, ma mia sorella a volte quando inizia a parlare non finisce più. E poi, a volte... diciamo sempre, in realtà.»
Oliver intervenne in sua difesa: «Non ci sono problemi. Mi ha fatto molto piacere parlare con lei. Non capita tutti i giorni di avere a che fare con qualcuno che conosca così bene la storia della Diamond Formula.»
«Ti avverto, non conosce solo quella» ribatté Edward. «Se resti qui ancora un po', c'è caso che si metta a parlarti anche della storia della scissione tra IRL e CART o del tentativo dell'associazione dei team di Formula 1 di avviare un campionato alternativo, lo scorso decennio.»
«Sarebbero tutti argomenti di mio interesse» lo informò Oliver.
Keira gli lanciò un'occhiata riconoscente.
«Vedi, Edward? Tu sei l'unico che si rompe le scatole quando parlo... anzi, uno dei due, dato che, a quanto pare, Selena ha deciso di trasferirsi definitivamente in bagno.»
«Potresti andare a vedere come sta» suggerì Edward. «Non vorrei che non si sentisse bene.»
«Non sarà così sensibile, mi auguro. Va bene, so che Patrick Herrmann era il suo fidanzato, ma si tratta di un sacco di tempo fa. Ormai si sarà messa il cuore in pace. Si sarà trovata un altro uomo, immagino.»
«Sì, esatto, quello che hai tartassato a proposito di Herrmann, Harrison, le sorelle Strauss, Nakamura...»
«Oh, non l'avevo capito» replicò Keira. «Mi avevi detto che erano amici, tutto qui. Allora non c'è bisogno che vada io a cercare Selena, può andarci Oliver, tanto l'ingresso del bagno degli uomini e delle donne è lo stesso, nessuno avrà niente di cui lamentarsi.»
Le parve che Fischer esitasse, ma alla fine si alzò e si diresse verso la toilette.
Keira borbottò: «Adesso lo capisci perché sono single?»
«Veramente no» ammise Edward. «Anzi, non capisco che cosa c'entri con Selena e con Oliver.»
«Quelli interessanti sono già tutti quanti impegnati.»
Edward sbuffò.
«Oh, no, non mi dire che anche secondo te Fischer è un tipo interessante!»
«Sì, perché?»
«Non riesco proprio a capire che cosa ci trovi Selena in lui. Non fraintendermi, è un tipo a posto, anche se all'inizio mi aveva fatto una pessima impressione, ma ci sono decine di uomini più interessanti di quel giornalista. Non capisco perché Selena si sia presa una cotta proprio per lui.»
«Decine di uomini più interessanti, di cui uno saresti tu?» ipotizzò Keira.
«Anche.»
«Ti auguro di coronare i tuoi sogni, allora, prima o poi.»
Edward le strizzò un occhio.
«Sono certo che succederà, prima o poi.»
«Ti vedo molto ottimista, in proposito.»
«Più ottimista di quanto dovrei sembrare ora che Oliver le sta intorno? Sì, può darsi, ma sono fiducioso. In passato Selena mi ha rifiutato perché sosteneva di sentirsi ancora troppo legata a Patrick. Il fatto che ora stia insieme a Oliver cambia le cose.»
«Giusto» convenne Keira. «Non puoi competere contro il grande amore della sua giovinezza, ma sicuramente puoi avere una chance contro un tizio uscito dal nulla. Prima o poi Selena si stancherà di lui come stasera si è stancata di starmi a sentire.»
«Diciamo che è quello che spero» confermò Edward. «Quando Selena aprirà gli occhi e si accorgerà che cosa provo per lei, magari le cose cambieranno.»
 
******
 
«Ehi, va tutto bene?»
Selena sussultò.
«Oliver, perché sei qui?»
«Non arrivavi mai, quindi ci chiedevamo che fine avessi fatto.»
«Oh, capisco.» La risposta, in effetti, era molto più semplice di quanto Selena avesse immaginato. «Scusa, ero al telefono.»
«Non c'è problema, per me» replicò Oliver. «Solo, Edward se ne stava andando...»
«Di già?»
«Ha detto che per lui è ormai troppo tardi. Voleva salutarti.»
«Ho capito. Scusa, scusatemi tutti. Mi dispiace per essermi allontanata. Non volevo dare l'impressione di non trovarmi bene con voi. Certo, Keira è un po' un vulcano, quando inizia a parlare, ma mi sono trovata bene con voi.»
«Dal tuo tono non si direbbe» ribatté Oliver, «Ma ormai credo di conoscerti abbastanza per intuire che il problema non è Keira. Ero io, forse?»
«No.»
«Mi dispiace se ho fatto qualcosa di sbagliato, non stasera, intendo, ma...»
Selena lo interruppe: «Non hai fatto niente di sbagliato, né stasera né in altri momenti. È vero, me ne sono andata lasciandoti quel biglietto, ma non hai fatto niente di male. Solo, mi sono sentita un po' a disagio e non sono sicura di quello che voglio. Hai ragione, è successo qualcosa, stasera, ma non c'entri tu.»
«Allora» dedusse Oliver, «Era colpa di quella telefonata. Chi era, ancora il dottor Parker?»
«Come hai fatto a capirlo?»
«L'altra volta mi sembravi più preoccupata di quanto volessi far credere. Cosa pensi che possa succedere? Cosa vuole quell'uomo da te?»
Selena sospirò.
«Da me niente, invece vuole qualcosa da te.»
«Me l'hai detto, tua madre non approva la nostra relazione e quel tizio ci ha tenuto a riferirtelo, ma perché dovremmo metterci dei problemi per questo? Cos'altro c'è? Ti ha minacciata di rivelare il tuo segreto?»
Selena scosse la testa.
«Non lo farebbe mai, lui e mia madre sarebbero i primi a ritrovarsi coinvolti. E poi cosa c'entri tu con il mio passato?»
«Già, cosa c'entro?» ammise Oliver. «C'è da dire, comunque, che è tutto abbastanza strano, se è come lo racconti.»
«Puoi dirlo forte. Non so nemmeno fino a che punto mia madre l'abbia incaricato di chiamarmi la prima volta. Va bene, mia madre non approva che io abbia contatti con la Diamond Formula o con gente che ci lavora, figuriamoci tu, che stai scrivendo un libro su Patrick, che lei vorrebbe cancellare definitivamente dalla storia del motorsport e non solo da quella, ma perché dovrebbe essere un problema del dottor Parker? Stasera mi ha detto esplicitamente che l'iniziativa è stata sua.»
«Eppure quel tale non dovrebbe essere turbato da un libro su Patrick Herrmann, giusto?»
«Giusto. Dubito che l'abbia mai incontrato in vita sua.»
«Quindi perché dovrebbe mettersi questi problemi per il libro?»
«Esatto, è proprio questo il punto» convenne Selena. «Mia madre potrà avere le sue ossessioni, ma un libro su Patrick in cui viene citata solo di sfuggita e per questioni puramente professionali non dovrebbe dare problemi al dottor Parker. Eppure mi ha fatto capire che, se continuo a frequentarti, potrebbe accaderti qualcosa di spiacevole, perché ha dei contatti vicino a te.»
«Contatti molto tranquilli, se potrebbe succedermi qualcosa grazie a loro» borbottò Oliver. «Ti dirò, non è la prima volta che ricevo minacce o che qualcuno vuole mettermi a tacere, ma è la prima volta che a farlo è un perfetto sconosciuto. Credo che questa situazione vada approfondita.»
«Non saprei come.»
«Dove vivono tua madre e questo dottor Parker?»
«Lontano abbastanza da non essere normale, per Parker, avere degli agganci da queste parti, in caso si presenti la necessità di costringere qualcuno a stare zitto.»
«Confermo, questa storia va approfondita. Se al dottor Parker interessa così tanto silenziare uno sprovveduto giornalista televisivo che intende scrivere un libro sulla vita e sulla carriera di Patrick Herrmann significa una cosa sola: a un certo punto, in un modo o nell'altro, la sua strada deve essersi incrociata con quella di Patrick Herrmann. È possibile che si siano incontrati grazie a tua madre?»
«Come ho già detto, mi sembra molto improbabile che si siano mai conosciuti, tuttavia non posso escluderlo completamente» ammise Selena. «Non so in quali rapporti fosse mia madre con il dottore prima del concepimento di Thomas, ma se l'ha trascinato in quella storia vuole dire che si fidava di lui abbastanza da metterlo in mezzo. Questo lascerebbe intuire che si conoscessero piuttosto bene anche prima.»
«Eppure non ti viene in mente alcun motivo per cui Parker dovrebbe avere conosciuto Herrmann» ipotizzò Oliver. «Dopotutto tra Patrick e la signora Alexandra c'era un rapporto puramente professionale, o almeno era quanto tua madre ci teneva a far credere. Di conseguenza, se Parker ha conosciuto Herrmann, deve essersi trattato di una conoscenza superficiale, dettata più da un incontro casuale che da altro. Giusto?»
«Giusto.»
«A meno che» azzardò Oliver, «La mia ipotesi sul fatto che il dottor Parker menta sulla propria identità non fosse corretta.»
Selena spalancò gli occhi.
«Mi stai dicendo che la ragione di ipotetici contatti avvenuti a suo tempo tra il dottor Parker e Patrick potrebbe avere a che fare con una sua ipotetica identità fasulla?»
«Non proprio» rispose Oliver, «Però in un certo senso potrebbe spiegare molte cose. Non so se mi segui: così come lo conosci tu, il dottor Parker non avrebbe avuto motivi per avere a che fare con Patrick Herrmann, tanto da non volere che tu ti veda con me che sto scrivendo un libro su di lui. Se però non fosse il "dottor Parker", ma un'altra persona, potrebbe avere le sue buone ragioni per avere avuto a che fare con Herrmann in passato. Solo, non sapendo chi è veramente, non abbiamo idea di quale possa essere il motivo. Il fatto che Parker abbia in qualche modo conosciuto Herrmann, inoltre, potrebbe spiegare come mai sostenga di avere dei contatti con qualcuno che potrebbe mettermi a tacere. Avendo avuto a che fare con Patrick Herrmann, potrebbe avere conosciuto qualcuno del mio ambiente.»
«E mia madre?» obiettò Selena. «Mia madre non sa niente?»
«In effetti è molto improbabile che abbia potuto mentirle per almeno quindici anni. Peraltro non abbiamo nemmeno prove che, se la sua identità di dottor Parker è falsa, utilizzi documenti falsi e si spacci effettivamente per quello che non è. Sappiamo che mente a te e che potrebbe avere mentito o mentire alla signora Alexandra...»
Selena lo interruppe: «Sospettiamo, non sappiamo.»
Oliver annuì.
«Hai ragione, mi sono lasciato trascinare un po' troppo. Sospettiamo questo, dicevo, ma non abbiamo prove che abbia mentito ad altri se non a te. Dopotutto tu stessa hai detto che, quando vivevi con lui durante la gravidanza di tua madre, non avevate mai contatti con altre persone. Quindi mi pare di capire che tu non abbia mai visto il dottor Parker interagire con persone che non fossero tua madre.»
«Proprio così.»
«E lei come lo chiamava?»
«Thomas o Tom. Non si è mai rivolta a lui chiamandolo per cognome. Erano abbastanza in confidenza già allora.»
«Questo non è molto d'aiuto.»
«In ogni caso non vedo come sia possibile che menta a mia madre da quindici anni.»
«Infatti i casi sono due: o l'ha plagiata, oppure la signora Alexandra ha accettato di reggergli il gioco. Dopotutto si tratterebbe solo di mentire a te e non credo che questo le pesi molto.»
«Però, se il dottor Parker avesse avuto a che fare con Patrick, le ragioni per mentire sulla sua identità potrebbero essere diverse da quelle che avevamo ipotizzato finora» suggerì Selena. «Magari, per qualche ragione, temeva che io potessi riconoscerlo o ricollegarlo a qualcuno.»
«Anche questo è vero, ma a una condizione» rispose Oliver.
«Ovvero?»
«Ovvero che ci sia qualcosa di torbido. Altrimenti perché fingere di essere un'altra persona? Solo perché aveva conosciuto il tuo fidanzato?»
«Esatto... ma appunto, perché dovrebbe avere qualcosa in contrario al fatto che tu stia scrivendo un libro in proposito, se non avesse niente di torbido da nascondere? Il fatto che Patrick fosse il mio fidanzato, di per sé, non è sufficiente a giustificare un simile comportamento.»
Oliver concluse: «Questo dottor Parker deve avere degli scheletri nell'armadio piuttosto grossi e difficili da nascondere, se si è scomodato di contattarti dopo tanti anni nella speranza di allontanarti da me. Questo suggerisce che sia proprio la nostra vicinanza ad apparirgli come un pericolo. Altrimenti, se anche conoscesse persone capaci di convincermi con qualsiasi mezzo che scrivere un libro su Herrmann non è una buona idea, avrebbe evitato di coinvolgerti.»
«Questa mi sembra un'ottima considerazione» convenne Selena. «Il vero obiettivo di Parker doveva essere quello di spaventare me, perché ha paura che possa rivelarti qualcosa che potresti scrivere nel tuo libro.»
«Già, ma cosa? Che cosa sai che potrebbe fare luce su quanto accaduto a Herrmann?»
«Non ne ho idea. È proprio questo il punto, non ne ho la più pallida idea.»
«Credo che sia doveroso farti una domanda. Non vorrei, ma devo.»
«Quale?»
«Cosa sai, effettivamente, della morte di Emiliano Diaz?»
Selena spalancò gli occhi.
«Emiliano Diaz? Cosa c'entra...»
Oliver non la lasciò finire.
«Non preoccuparti adesso di cosa c'entra. Dimmi solo cosa sai di Emiliano Diaz.»
«Solo ed esclusivamente quello che sanno gli altri. Patrick non mi parlava molto di faccende legate alle gare. Sapevo che era in costante polemica con la Whisper Motorsport per certe sue dichiarazioni e che il team principal di quella squadra ce l'aveva con lui, ma non credo di potere aggiungere altro.»
«Però sai che Patrick, poco prima di morire, aveva incontrato Keith Harrison per parlargli di una questione legata a un fatto avvenuto nel Gran Premio di Imola, immagino.»
Finalmente una domanda a cui Selena potesse rispondere con certezza: «Sì, c'ero anch'io e ho ascoltato parte della loro conversazione. La squadra per cui correva Patrick e quella per cui correva Keith volevano accordarsi su come far finire il mondiale, ma Patrick non era d'accordo. Quello che era successo l'aveva scosso, al punto tale da convincerlo a confidarsi con il suo nemico giurato. Patrick era convinto che ci fosse qualcosa di ancora più losco di quello che gli era stato spiegato e non voleva piegarsi alle volontà di chi riteneva corrotto. Oltre a questo, purtroppo, non so dirti molto. A un certo punto mi ha riferito che, per evitare di destare sospetti, non avrebbe parlato direttamente con Keith nel weekend imminente, ma che, se ci fosse stata la necessità impellente di qualche comunicazione, Keith avrebbe mandato Emma ad avvertirmi.»
«Lo so.»
«Te l'ha detto Emma?»
«Sì, mi ha raccontato la sua versione dei fatti.»
«Volevi accertarti che coincidesse con la mia?»
«Non proprio, in realtà. Mi fido sia di te sia di Emma. A proposito di Emma, immagino che non si sia mai messa in contatto con te.»
«No.»
«Ricordi di averla vista, il giorno di quella gara fatale?»
Selena rifletté un attimo.
«Sì, mi pare di sì. Mi era anche sembrato che venisse verso di me, a un certo punto, nel pre-gara, ma a ripensarci ne dubito. Ero con mia madre, forse voleva strapparle qualche parola per la TV. Deve avere rinunciato perché c'ero io.»
«No» replicò Oliver. «Non è andata proprio così. Emma voleva venire a parlare con te, ma la presenza della signora Alexandra le ha fatto cambiare idea.»
«Sai anche cosa dovesse dirmi Emma?»
«In un certo senso sì. Voleva informarti che Keith doveva parlare con urgenza con Patrick e che era una questione di vita o di morte. Purtroppo ha preferito aspettare di trovarti da sola. Non si rendeva conto di quanto fosse urgente avvertirvi.»
«Avvertirci di cosa?»
Oliver fece un profondo sospiro.
«Credo che tu sia pronta per affrontare la mia ricostruzione.»
«Di cosa parli?»
«Parlo dell'incidente di Patrick Herrmann... che non è stato un incidente.»
Selena sussultò.
«Come non è stato un incidente? Allora chi è stato a...»
Oliver la interruppe: «Parla piano. Non so chi è stato. O meglio, tutto è partito da Gigi Di Francesco, ma non so chi l'abbia aiutato. Keith l'aveva scoperto, aveva scoperto che la monoposto di Patrick era stata sabotata. Per quello voleva metterlo in guardia, prima di quella gara.»
Selena dedusse: «Eppure non ha potuto farlo, perché io non ero sola. È questo che vuoi dire?»
Oliver replicò: «Diciamo che Emma non pensava che la situazione fosse così drammatica, altrimenti avrebbe trovato un altro modo per mettersi in contatto con Patrick. Non c'era niente che tu potessi fare. Lo stesso Keith si è reso conto... mhm... deve essersi reso conto che non c'erano molte possibilità di evitare una catastrofe. Per quella ragione ha fatto quello che ha fatto.»
«Di cosa parli? Non capisco.»
«Keith sperava che per evitare la catastrofe bastasse far sì che Patrick rimanesse al volante di quella vettura il meno a lungo possibile. Appena ha avuto un'occasione per farlo, l'ha speronato, per metterlo fuori gioco. Il suo unico obiettivo era quello di impedire che qualcuno finisse per farsi troppo male.»
Selena scosse la testa.
«No, non è possibile.»
«Sì, invece» insisté Oliver. «Non potrò mai scriverlo nel mio libro, ma deve essere andata proprio così.»
«Non lo metto in discussione, tutto è possibile» obiettò Selena, «Ma se anche fosse, come puoi saperlo? Nessuno sapeva. Nessuno poteva sapere. Se anche Keith avesse avuto quelle intenzioni, non le aveva certo confidate a qualcuno. Si è portato il segreto nella tomba.»
Oliver ribadì: «Si tratta di una mia ricostruzione, infatti. Non volevo sconvolgerti, non...»
«No, non mi hai sconvolto» mise in chiaro Selena. «Quell'incidente è stato molto strano, di tanto in tanto mi è capitato di sentire qualcuno che azzardava l'ipotesi che non si fosse trattato di un normale incidente. Però nessuno può avere delle certezze come le tue. Chi sei davvero?»
«Di sicuro non sono la persona dietro all'incidente» ribatté Oliver. «Ai tempi ero troppo giovane.»
«Non sospetto di te, idiota. Solo, mi viene il sospetto che tu sappia più cose di quelle che è umanamente possibile sapere. Hai detto che senti di avere una parte dei ricordi di Patrick, ma se anche così fosse, com'è possibile che tu sappia cosa passava per la testa di Keith?»
«Non lo so, infatti» puntualizzò Oliver, pur dandole l'impressione di mentire. «Faccio ipotesi, che potrebbero un giorno trovare almeno una parte di conferme, tutto qui.»
 
******
 
Keira era seduta da sola da parecchio tempo quando Selena e Oliver tornarono finalmente al tavolo.
«Pensavo di dovere denunciare la vostra scomparsa» furono le parole con cui li accolse. «Ormai Edward se n'è andato.»
«Mi dispiace» disse Selena, con freddezza. «Mi sarebbe piaciuto salutarlo.»
«Se ti sarebbe piaciuto salutarlo» ribatté Keira, «Avresti potuto tornare prima. A questo punto dovrai accontentarti di rivederlo domani.»
Selena annuì.
«Sì, hai ragione. Scusa, devo essere sembrata scortese, sia a te sia a Edward. Mi dispiace per essere sparita così a lungo. Purtroppo avevo una faccenda da sbrigare e...»
Oliver la interruppe: «Non ti devi giustificare. È in parte colpa mia, sono stato io che ti ho fatto perdere tempo. Scusami, Keira, anch'io devo esserti sembrato piuttosto maleducato.»
Keira fece un mezzo sorriso.
«No, figurati. Sei l'unico che mi è stato a sentire con interesse, stasera.»
Selena non diede segno di essere infastidita da quella considerazione.
Oliver, da parte sua, replicò: «Hai una conoscenza enorme della Diamond Formula, ci può stare che altri si perdano un po', quando ti stanno a sentire.»
Keira ridacchiò.
«Alcuni non ci provano neanche.»
«Non preoccuparti, funziona così anche con me.»
«A proposito, tu sei esperto solo della Diamond Formula o ti intendi anche di altre serie?»
«Un po' di cultura generale c'è. La Diamond Formula, comunque, rimane il mio focus, anche perché ci lavoro.»
C'era un dubbio che balenava nella testa di Keira già da quel pomeriggio, pertanto decise di fare un tentativo.
«Ti ricordi Vanessa Molinari?»
«Mhm... Formula 3 italiana, metà anni '90, con qualche partecipazione in Formula 3000. Giusto?»
Keira sentì di provare una certa ammirazione per Oliver.
«Complimenti, in tanti l'hanno dimenticata.»
«Intorno al 2000 o giù di lì si è ritirata anonimamente dalle competizioni, se non sbaglio» rievocò Oliver. «Era considerata una dei più grandi talenti del motorsport al femminile. In molti erano convinti che sarebbe arrivata in alto e i suoi risultati lo dimostravano. Aveva avuto dei contatti con alcune squadre di Diamond Formula e perfino Gigi Di Francesco, che aveva sempre espresso posizioni piuttosto sessiste, si era detto impressionato dai suoi risultati, a un certo punto. Qualcuno aveva addirittura ipotizzato che potesse esserle offerto un ruolo come pilota titolare alla Whisper Motorsport, poco prima del suo improvviso ritiro.»
«Pare effettivamente che abbia guidato una vettura del team Whisper in alcuni test privati tenuti segreti, avvenuti nella sua ultima stagione agonistica» aggiunse Keira, «Ma non era di questo che volevo parlare. Credo di averla vista tra gli ospiti della Whisper, oggi pomeriggio. Anche se la proprietà del team è cambiata, così come la sua dirigenza, qualcuno deve avere ancora un occhio di riguardo per lei.»
«Come hai fatto a riconoscerla?» obiettò Oliver. «Le sue foto che conosciamo risalgono a quasi vent'anni fa.»
«Non è cambiata molto, se non nell'età» puntualizzò Keira. «Sono abbastanza sicura si trattasse di lei.»
«Se fosse lei, sarebbe molto interessante.»
«In che senso?»
«Mi piacerebbe scambiare qualche parola con lei, se fosse d'accordo. Domani riusciresti a indicarmela? Magari, con un po' di fortuna...»
Keira azzardò: «Non c'entra niente con il tuo libro su Herrmann, comunque.»
«No, non c'entra nulla, ma chi può dirlo» ribatté Oliver. «Se ha fatto dei test segreti per la Whisper, può comunque illuminarmi a proposito di Gigi Di Francesco.»
«Credo non ci sia bisogno di illuminare molto, su di lui» obiettò Keira. «Pare sia stato una figura controversa, ma è sempre stato rispettato per i suoi meriti nella gestione del team. A quei tempi la Whisper era davvero un'altra cosa. Chissà come sarebbe stato per Vanessa Molinari avere un'opportunità. Magari sarebbe stata lei, e non Claudia Strauss, la prima donna vincente della storia della Diamond Formula.»
Oliver azzardò: «Di Francesco non ne sarebbe stato molto soddisfatto. Probabilmente aveva pensato per lei, se davvero voleva offrirle un posto nel team, a un ruolo di secondo piano. D'altronde ai tempi dovevano esserci ancora Harrison, Herrmann...»
«Harrison, Herrmann e Diaz» lo corresse Keira. «Diaz era ancora vivo, ai tempi. Anche per questo temo che la Molinari possa essere poco utile alle tue ricerche per il libro.»
«Lascia decidere a me che cosa è utile e che cosa non lo è» ribatté Oliver. «Ovviamente, se non si tratta di lei oppure non desidera collaborare, non farò nulla per forzarla. Non preoccuparti, Keira, non sono così assillante come tuo fratello mi descrive.»
«Veramente Edward non ti ha mai descritto in termini così negativi» lo rassicurò Keira. «Al massimo pensa che tu sia un po'... come dire, sopravvalutato.»
Oliver non fece in tempo a dire nulla, in quanto Selena intervenne: «Sta iniziando a fare tardi anche per me.»
Si alzò in piedi, ormai pronta per andare via.
«Ti accompagno» si offrì Oliver.
Selena scosse la testa e affermò, in tono categorico: «No, non ce n'è bisogno. Vado da sola.»
Oliver fece per replicare, ma Keira si intromise per impedirglielo: «Hai ragione, tanto vale fare un tentativo.»
Oliver aggrottò la fronte.
«Di cosa parli?»
«Di Vanessa Molinari.»
«Ah, capisco.»
Selena li salutò, pronta ad allontanarsi. Keira ricambiò il suo saluto e Oliver fece la stessa cosa.
Rimasta da sola con il giornalista, Keira osservò: «La tua ragazza è una donna di poche parole. Me la immaginavo molto diversa.»
«La mia... mhm... ragazza?»
«Edward mi ha detto che state insieme. Sinceramente non l'avrei capito da sola: Selena è molto fredda nei tuoi confronti.»
«Selena mi piace esattamente com'è» chiarì Oliver, sulla difensiva.
Keira replicò: «Non stavo cercando di farti cambiare idea. Ciascuno ha i suoi gusti, dopotutto.»
«Preferirei non parlare della mia vita privata» mise in chiaro Oliver. «Io e Selena ci frequentiamo da poco e non c'è molto da dire.»
Keira azzardò: «Vi frequentate da poco e lei sta già iniziando a pentirsene?»
Oliver ribadì: «Ho detto che preferisco non parlarne.»
«Va bene, come vuoi» si arrese Keira. «Parliamo d'altro. Ti ho già detto che cosa penso del tuo lavoro, ora tu dimmi cosa ne pensi di quello che faccio io.»
«Prima dovresti spiegarmi in cosa consiste il tuo lavoro.»
«Non mi riferivo alle mie mansioni, quanto piuttosto al fatto che lavoro per una squadra di un certo campionato che un tempo era molto celebre.»
Oliver precisò: «Non ho niente contro i campionati che un tempo sono stati gloriosi e attualmente sembrano avere perso un po' del loro smalto. Dopotutto è una ruota che gira: oggi come oggi nulla sembra interessare al grande pubblico, ma un giorno o l'altro potrebbe accadere qualcosa che attiri di nuovo i tifosi.»
«Si dice che in quella categoria ormai possa vincere chiunque.»
«Non direi, gli ultimi campionati sono stati di fatto dominati dalla stessa scuderia. Non è proprio che vincano cani e porci. Neanche cavalli e tori, in realtà, al giorno d'oggi, se capisci cosa intendo.»
Keira ridacchiò.
«Mi piacciono le tue metafore, Fischer.»
«Non si tratta esattamente di una metafora.»
«Lo so, ma rimane comunque una considerazione molto poetica.»
«Come la vedi per cavalli e tori, quest'anno?»
«Meno tragica che nelle scorse stagioni, ma non è affare mio. Io, dopotutto, mi occupo solo di marketing e lo faccio per una squadra che poco ha a che vedere con questi individui.»
«Ne sei proprio sicura? La squadra per cui lavori sembra il frutto dell'amore tra quelle due scuderie. Certo, un frutto rimasto sempre un po' acerbo, ma...»
Keira lo interruppe: «Sono certa che prima o poi faremo di nuovo qualcosa che possa sorprendervi.»
«Non mi sembra che la squadra per cui lavori abbia mai sorpreso.»
«Infatti tu lavori per la Diamond Formula.» Keira gli strizzò un occhio. «Senza offesa, credo sia il posto giusto per quelli come te, incapaci di comprendere la bellezza delle piccole cose.»
Oliver sospirò.
«Cosa ci vuoi fare, sono finito lì e ho scoperto di sentirmi bene nella mia posizione. Immagino che per te sia stato lo stesso. Credo che non dovremmo demonizzare le categorie motoristiche tanto per hobby. Non ce n'è una che rasenta la perfezione assoluta mentre le altre fanno schifo. Mi sembra un discorso troppo da bar, quello.»
Keira annuì.
«È proprio così, infatti, però tutti, nel nostro piccolo, ogni tanto ci comportiamo come tifosi da bar, magari anche solo quando commentiamo cose che nulla hanno niente a che vedere con i motori. Io, per esempio, ho giudicato male il tuo rapporto con Selena senza motivo, basandomi sulla prima impressione, un po' come la gente che non se ne intende giudica i piloti alla prima prestazione negativa...»
Oliver sbuffò.
«Dobbiamo per forza parlare di me e Selena?»
«Sì» ribatté Keira, «Perché non posso fare a meno di pormi una domanda. Chissà come deve essere mettersi insieme a colei che è stata la fidanzata del nostro idolo. Perché Patrick Herrmann è il tuo idolo, mi è parso di capire.»
«Evidentemente io e Patrick Herrmann abbiamo lo stesso gusto in fatto di donne» si limitò ad affermare Oliver.
«Rimane comunque qualcosa di strano e improbabile.»
«Sì, è vero, è strano e improbabile, ma preferirei non mettermi problemi per questo. Non possiamo continuare a parlare di Diamond Formula, di ragazze che correvano in Formula 3 negli anni '90, di cavalli e di tori come abbiamo fatto fino a questo momento? È stata una bella serata, dopotutto, possiamo prolungare ancora un po' la bellezza di questo momento, non credi?»
«Sì, lo credo anch'io» convenne Keira. «Dopotutto immagino tu ne abbia abbastanza di quella musona di Selena quando ce l'hai intorno, forse quando sei in compagnia di donne allegre e brillanti non hai bisogno di sentirtela nominare di continuo.»
Oliver le scoccò un'occhiata di fuoco.
«Non sei divertente, Keira.»
«Stavo cercando di scherzare, ma lo ammetto, non è il mio forte» concordò Keira. «Meglio continuare a dibattere delle più nascoste sfaccettature dei campionati di automobilismo, dopotutto.»
 
******
 
Durante una piccola deviazione dettata dall'esigenza di prendere una boccata d'aria prima di dirigersi in albergo, Selena controllò il cellulare, che aveva totalmente lasciato da parte durante la conversazione avuta con Oliver alla toilette. C'era un messaggio e per un attimo si chiese se fosse ancora il dottor Parker.
Non era il dottor Parker, era Edward, e le aveva scritto appena dieci minuti prima.
"Scusa se sono andato via, ti auguro una buona notte."
Leggere quelle parole le strappò un lieve sorriso.
Gli rispose: "Scusami tu, ho avuto un contrattempo. Ci vediamo domani."
Non si aspettava che Edward avesse ancora il telefono a portata di mano o che stesse ancora pensando a lei, ma il suo amico la smentì con prontezza.
"Spero niente di serio. Qualche problema con Fischer, per caso?"
Selena alzò gli occhi al cielo. Qualunque cosa fosse accaduta, Edward sarebbe sempre stato almeno un po' prevenuto nei confronti di Oliver.
"No, figurati, solo una telefonata che avrei preferito non dovere fare, per noiose questioni di famiglia. Non preoccuparti per me."
Sapeva essere convincente, con Edward, e infatti il suo amico smise di scriverle, evidentemente rassicurato.
"Meglio così" pensò. Non voleva coinvolgerlo in affari strani, non dopo avergli taciuto per tanti anni ciò che era accaduto quindici anni prima. Non meritava di esserne travolto e Selena avrebbe fatto il possibile per evitare di metterlo in mezzo. In più Edward non aveva tempo da perdere per stare dietro al dottor Parker, aveva un campionato da vincere e, con un po' di fortuna, sarebbe stato più vicino all'obiettivo se il giorno dopo fosse riuscito a tagliare il traguardo della main race davanti a tutti.
I quindici punti della vittoria l'avrebbero portato a salire da novantotto a centotredici punti in classifica, garantendogli un distacco minimo da Christine Strauss di almeno sei punti: se anche fosse arrivata seconda, sarebbe arrivata a centosette, un gap che rendeva il campionato ancora molto aperto, ma che avrebbe portato Roberts a venire considerato una volta per tutte come il favorito.
Certo, Nakamura sarebbe partito dalla pole position e non dava segno di volere fare sconti a nessuno, ma spesso si era reso protagonista di prestazioni occasionalmente non all'altezza ed era doveroso non perdere le speranze.
Selena si scoprì a sognare a occhi aperti l'outcome della gara del giorno successivo, salvo poi tornare alla realtà quando urtò un passante.
«Mi scusi» mormorò, in italiano.
Fece un passo indietro, assicurandosi che l'uomo non perdesse l'equilibrio. Teneva una bottiglia di vetro in mano, magari non era propriamente sobrio...
Il volto del presunto ubriaco le apparve rischiarato dalla luce, seppure fioca, di uno dei lampioni che costeggiavano quella strada isolata. Lo fissò, sentendosi fissata a propria volta, non da occhi annebbiati dall'alcool, ma dallo sguardo di una persona perfettamente lucida.
Lo riconobbe all'istante, seppure fossero passati tanti anni dall'ultima volta in cui l'aveva visto dal vivo e parecchio tempo anche dall'epoca in cui gli era stata scattata la foto più recente che Selena avesse visto.
Sperò di non essere stata identificata, ma fu un pensiero che poté durare soltanto per un attimo.
«Sorpresa di vedermi, signorina Bernard?»
Selena raggelò e a quel punto calò il silenzio, ma il suo interlocutore decise di romperlo.
«Sì, lo so, non si aspettava di incontrarmi, ma sono felice di averle fatto questa sorpresa.»
Selena trovò la forza di balbettare: «C-cosa vuole?»
«Domanda interessante» ammise l'uomo che aveva di fronte. «Mi aspettavo che mi chiedesse come fosse possibile, per me, essere qui. Tanto meglio, se non vuole spiegazioni. Sono solo una perdita di tempo, non crede?»
Selena fece un altro passo indietro, seppure certa che fosse inutile. L'uomo alzò la bottiglia e colpì.
A quel punto Selena sprofondò nelle tenebre. Il giorno dopo, grazie a una splendida partenza, Edward avrebbe vinto il Gran Premio di Imola rimanendo in testa dall'inizio alla fine e staccando di sei punti Christine Struass, seconda classificata proprio come si era immaginata prima, ma non sarebbe stata nel box della Dynasty ad assistere a quegli eventi. Si sarebbe risvegliata in una camera di ospedale, con qualche ricordo frammentato dell'aggressione. Avrebbe trovato ad assisterla sua madre Alexandra e il dottor Thomas Parker, giunti in Italia dopo avere appreso la notizia, e sarebbe stata costretta ad accettare un'amara realtà: la sua vita, almeno per un po', sarebbe stata nelle loro mani.
 
   
 
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