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Autore: Milly_Sunshine    26/11/2022    0 recensioni
Si sta avvicinando il quarantesimo anniversario di quando la Scuderia Martinelli - una squadra impegnata in diverse categorie automobilistiche negli anni '70 e '80 - trionfò alla 24 Ore di Le Mans. L'ex pilota Adriano Fabbri, ormai ultrasessantenne, viene invitato a prendere parte a un evento celebrativo, al quale dovrebbe essere presente anche l'ex compagno di squadra Giorgio Montani, che non vede da oltre trent'anni e con cui ha interrotto ogni rapporto in seguito a un incidente controverso e a polemiche mai chiarite. Poche settimane prima, tuttavia, Giorgio gli fa sapere, tramite il proprio figlio, che non potrà prendere parte alla celebrazione a causa di problemi di salute e che vorrebbe incontrarlo per raccontare finalmente la sua versione dei fatti sulle controversie di tanti anni prima, che portarono a uno stravolgimento totale della propria vita e anche alla rottura con la storica fidanzata Valentina, con la quale Adriano è rimasto in rapporti di amicizia. Racconto pubblicato anche sul mio blog e su un forum.
Genere: Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La ventiquattresima posizione conquistata al termine della sessione di qualifiche del sabato non era esattamente ciò che Giorgio aveva sperato, ma quello che contava era essere dentro i primi ventisei. La monoposto, che già non aveva performato molto bene nella giornata precedente e nelle prove libere, gli aveva dato ancora più difficoltà che nelle prime sessioni del fine settimana, ma c'era ancora la possibilità di portare a casa un risultato che non fosse troppo negativo l'indomani. I circuiti cittadini mettevano a dura prova sia le vetture sia le performance dei piloti, ma Giorgio vi si era sempre trovato a proprio agio, sia che si trattasse di tracciati cittadini che avevano un fascino e una storia, sia che fossero indecenze, come quello ricavato all'interno di un parcheggio sul quale si sarebbe svolto il penultimo evento del campionato.
In generale i risultati con la Speed non erano stati all'altezza di quelli della stagione precedente con la Scuderia Martinelli, ma Giorgio non aveva rimpianti. Certo, il sapore della vittoria a Monza era indimenticabile e difficilmente ripetibile, così come gli anni passati con la squadra bolognese erano sicuramente da ricordare con piacere, ma a mondiale ormai terminato sentiva di avere fatto la scelta giusta. L'unico rimpianto era quello di avere firmato un biennale, tanto da essere blindato alla Speed anche per la stagione successiva. Se non era tutto rose e fiori quanto vissuto alla Scuderia Martinelli, riteneva che la squadra nella quale aveva passato i primi anni in Formula 1 e non solo avesse un senso dell'etica molto più marcato di quello del nuovo team. Il suo obiettivo era rimanere con la Speed il meno a lungo possibile. Sapeva di essere obbligato a un'ulteriore stagione sotto gli stessi colori, ma era certo che si sarebbe trattato di un anno soltanto.
Mentre rifletteva sulle effettive possibilità di iniziare, di lì a un anno, un nuovo capitolo della propria carriera, avvertì la presenza di qualcuno alle sue spalle. Si girò e, con un certo stupore, si ritrovò a tu per tu con l'ex compagno di squadra Adriano Fabbri.
«Vedo che voi piloti importanti ogni tanto vi ricordate di noi comuni mortali» scherzò Giorgio. «O forse mi vuoi accusare di avere fatto qualcosa di male? Se hai visto una Speed che ti rallentava, senza ombra di dubbio era il mio nuovo velocissimo compagno di squadra.» Accanto a lui, nel corso della stagione, se ne erano avvicendati vari, nessuno dei quali dalle performance memorabili. «Vai a lamentarti da lui, io non c'entro niente.»
Adriano fece una mezza risata.
«No, nessuno mi ha rallentato. Come hai detto, adesso sono un pilota importante. Nessuno oserebbe più mettersi in mezzo, non siamo più ai tempi in cui eravamo due sfigati qualsiasi.»
«Mi stai dicendo che io sono ancora uno sfigato qualsiasi» ribatté Giorgio. «Va beh, me ne farò una ragione. Perché sei qui? Appurato che non ti ho ostacolato e che non sei venuto a insultarmi, che cosa posso fare per te?»
«Niente. Hai due minuti? C'è una cosa di cui dovrei parlarti.»
Giorgio si guardò intorno.
«Dimmi tutto. A meno che non sia qualcosa di assolutamente segreto, penso che possiamo parlare qui. Nessuno ci sta prendendo in considerazione.»
«Niente di segreto, almeno credo» rispose Adriano. «Ho saputo che ti sei lasciato con Valentina.»
Giorgio alzò gli occhi al cielo.
«Vedo che le notizie volano. Come lo sai?»
«Non importa di come lo so. Mi confermi che è vero, quindi.»
«Proprio così. La storia d'amore più bella del decennio è finita. Pazienza, è andata male.»
Adriano puntualizzò: «Se ho capito bene, sei stato tu a lasciarla.»
Giorgio confermò: «Hai capito bene, ma non è niente di cui tu ti debba preoccupare. È meglio così, sia per me sia per Valentina. Non aveva più senso continuare a stare insieme.»
«Che cos'è successo?»
Giorgio scoccò un'occhiata di fuoco all'amico.
«Io non mi sono mai intromesso nella tua vita sentimentale, anche se ho sempre saputo che vai in giro a fare casini con le donne. Ti chiedo di avere la cortesia di ricambiare il favore.»
«No, non ti sto chiedendo cos'è successo con Valentina» chiarì Adriano. «Ti ho chiesto cosa sta succedendo a te.»
«Penso che tu sappia anche fin troppo bene cosa mi è successo» replicò Giorgio, con freddezza, «E penso che tu possa immaginare che non mi va di parlarne.»
«Non parlavo di...» Adriano si interruppe, evitando di essere esplicito, e Giorgio gliene fu grato. «Parlavo proprio di te. Ti vedo strano, sfuggente. Poi viene fuori che non stai più insieme a Valentina. Nel frattempo la Colombo ha lasciato il lavoro.»
«La Colombo ha lasciato il lavoro per motivi personali, immagino» ribatté Giorgio. «Non vedo perché tu mi stia chiedendo spiegazioni per questo.»
«Non ti sto chiedendo spiegazioni, né sulla Colombo né su di te, né sul perché tu e Valentina vi siate lasciati» precisò Adriano. «Solo, sono preoccupato per te. Ti vedo strano, stai finendo per isolarti da tutti.»
Giorgio lo guardò negli occhi.
«Non ti è mai venuto da pensare che, se mi sto isolando da tutti, è perché preferisco restare da solo?»
«Sì, certo che mi viene da pensare, ma allo stesso tempo mi viene da pensare che non ti faccia bene.»
«Fammi indovinare, è stata Valentina a chiederti di farmi questo discorso.»
«No, assolutamente. Non sono convinto che Valentina pensi ancora a te.»
«Meglio così, allora. Tra me e lei è finita, meglio che finisca definitivamente, senza ripensamenti per nessuno.»
«Non è stata Valentina a chiedermelo, è stata un'iniziativa mia. Te l'ho detto, mi sto un po' preoccupando per te. Se c'è qualche problema, qualcosa di cui vuoi parlare, sai dove trovarmi.»
Senza riflettere, Giorgio pronunciò le prime parole che gli vennero in mente.
«Lo farò.»
E se l'avesse fatto davvero?
Se avesse veramente raccontato ad Adriano che cosa fosse accaduto, o almeno una piccola parte?
Lo conosceva, lo conosceva bene, sapeva di potere contare sulla sua discrezione. In più, se si fosse lasciato sfuggire qualcosa, avrebbe potuto smentirlo pubblicamente: sarebbe stata la sua parola contro quella di Adriano e il segreto che si portava dentro era inverosimile abbastanza affinché Fabbri fosse etichettato come un pazzo visionario.
Il suo ex compagno di squadra, frattanto, aveva accolto le sue parole con un sorriso.
«Va bene, quando vuoi.»
Giorgio non avrebbe saputo come replicare, ma intervenne in suo soccorso l'addetta alle pubbliche relazioni che aveva preso il posto di Emanuela.
Era una signora sulla cinquantina, ancora più fredda di quanto non lo fosse la Colombo a suo tempo.
«Montani, c'è Mister Speed che ha bisogno di parlarti.»
Come solito, Giorgio si sforzò per non scoppiare a ridere. Il titolare della squadra aveva un nome e un cognome, ma la nuova PR si ostinava a definirlo "Mister Speed", soprannome che ormai era comunemente accettato all'interno del team e anche dal diretto interessato.
«Ti devo lasciare, Giorgio, buona fortuna per la gara di domani e complimenti per la qualifica.» A quel punto Giorgio si rivolse alla PR. «Vengo subito. Non voglio certo far attendere "Mister Speed".»
Giorgio credeva si trattasse di qualche faccenda di routine o, molto più probabilmente, visto l'andazzo generale, di una questione legata a qualche sponsor. D'altronde, da quando aveva lasciato la Scuderia Martinelli, passava più tempo a sentire parlare di patrocinatori e di marchi da esibire piuttosto che di competizioni, tanto da avere avuto in più occasioni il dubbio che fosse quella la ragione per cui la squadra sembrava non riuscire a fare il salto di qualità, diversamente dall'avversaria Scuderia Martinelli. Perfino chi aveva sempre visto le due squadre come nemiche giurate stava iniziando a dimenticare la loro rivalità, adesso che Adriano Fabbri lottava per il mondiale con Carlos Reutemann e Nelson Piquet.
Non era una faccenda di routine, venne a scoprire ben presto, né tantomeno una questione di sponsor. Si ritrovò solo, insieme a Mister Speed, che prese a fissarlo in un modo che a Giorgio non piaceva per niente, che non faceva presagire nulla di buono. Si domandò se ci fosse qualche problema, se l'essersi qualificato soltanto due posizioni più avanti rispetto al suo compagno di squadra non fosse stato apprezzato.
Purtroppo non era nulla di così semplice.
«Ricordi i bei tempi in cui ero sul punto di ingaggiare tuo fratello, quando tu eri ancora alla Scuderia Martinelli?» gli chiese Mister Speed, con voce subdola.
«Sì, perché?»
«Perché tuo fratello era il pilota ideale, giovane, determinato e disposto a oltrepassare limiti che ad altri piloti sembrerebbero insuperabili.»
Giorgio rabbrividì.
«Che cosa significa? Perché stiamo parlando di mio fratello?»
«Perché quel povero ragazzo non c'è più e mi dispiace tanto per lui, ma tu sei ancora qui. Devi finire il lavoro che Bruno aveva iniziato.»
Giorgio spalancò gli occhi.
«Che cos-...»
Mister Speed lo interruppe: «Ho buoni informatori e sono certo che la Scuderia Martinelli sia in difficoltà economiche. Nulla di grave, non rischia di fallire, ma di sicuro, se non riesce ad attirare nuovi investitori, nelle prossime stagioni non potrà ripetere l'exploit di quest'anno... e se Fabbri vincesse il mondiale, è certo che gli investitori arriverebbero. Noi, come squadra, non possiamo permettere che uno dei piloti di Martinelli diventi campione del mondo.»
«Adriano non è il favorito» obiettò Giorgio. «Non...»
Ancora una volta, Mister Speed non lo lasciò finire.
«Non mi interessa che i favoriti siano altri, l'importante è la sicurezza che Fabbri non vinca il mondiale. Sei l'unico che può darmi la certezza matematica che la Scuderia Martinelli rimanga una squadra di centro classifica. Bruno non avrebbe esitato a fare quello che gli chiedevo. Adesso mi aspetto lo stesso da te.»
«Bruno è sempre stato un bravo ragazzo, ma non si può negare che fosse un arrivista. In cambio della promessa di un futuro di gloria era disposto a compromettersi. Io non sono così.»
Mister Speed rise, sprezzante.
«Sì, lo so, tu sei quello che non si vende, per nessun motivo. Sai, ti ammiro. Anch'io vorrei avere un'etica come la tua, dei principi sani a cui essere fedele. È proprio per questo che non accetteresti mai l'idea che tuo fratello venga sputtanato pubblicamente e che il suo ricordo venga infangato. Peccato che sia esattamente quello che succederà - e ti assicuro che posso farlo uscendone completamente pulito. A meno che tu non mandi fuori pista Adriano Fabbri, ovviamente. Non pretendo niente di esagerato, solo che non finisca la gara, oppure che la finisca nelle retrovie. Il ritiro di Fabbri in cambio del mio silenzio. Ci stai?»
   
 
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