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Autore: Hana S    27/11/2022    0 recensioni
Per 10 anni Bruno è rimasto rinchiuso fra le mura della Casíta, doveva proteggere la nipote e l’unica soluzione fu sparire e nascondere a tutti ciò che aveva visto. Lasciò indietro la sua vita e la donna che amava: Anita. Ma lei non l’avrebbe mai dimenticato e dopo tutti quegli anni il loro amore non era svanito.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 9 – Si va avanti

Anita, inginocchiata davanti alla figlia le sistemò il candido vestitino e le diede un bacio sulla guancia, controllò che le due trecce fossero in ordine e disse dolcemente: «Ecco, sei pronta!». Poi si alzò permettendo anche a Bruno di ammirare la piccola, era così felice che anche la sua principessa ricevesse il suo dono «Saremo accanto alla tua porta, mí amor» e anche lui le diede un bacio; i fratelli le fecero gli auguri e poi raggiunsero gli altri in sala. Estella passò accanto agli abitanti del villaggio e alla sua famiglia, con un misto di apprensione e gioia: quale sarebbe stato il suo potere? Sarebbe stato bello come quello di Isabela? O utile come quello di Martín?

Arrivata vicino alla nonna, quest’ultima le porse la magica candela, pochi secondi dopo era davanti alla sua porta e il suo piccolo cuoricino batteva forte; si voltò verso i genitori che sorridendo le sussurrarono «Coraggio!» e la piccola toccò la maniglia su cui era incisa la sua iniziale. La porta si illuminò, ma sembrava non accadere nulla, improvvisamente anche la piccola rifulse di luce, guardandosi le mani, vide tante piccole lucine scintillare e lanciandole verso l’alto le vide danzare sopra di lei prima di ricaderle sul vestito. Le lanciò verso la mamma e anche il vestito di Anita si riempì di stelline luccicanti, fece lo stesso con tutti i presenti prima che la porta prendesse la sua forma definitiva: Estella era ritratta circondata da tante stelline luminose.

La sua stanza, sembrava un incantevole mondo dei sogni, erano tutte nuvole collegate da ponti fatti di polvere di stelle. Dalla porta, tramite un grande ponte si accedeva alla nuvola più grande, dove venne tenuta la festa, altri piccoli ponti portavano a piccole nuvolette. Su una c’era un lettino e un armadio, un’altra aveva una scrivania, una libreria e un telescopio; su un’altra un piccolo specchio d’acqua era circondato da piccoli fiori iridescenti azzurri, le acque cadevano a piccole cascate verso … Encanto?! Era come se la stanzetta di Estella si trovasse sopra tutta la valle, e lei poteva vedere le case, i campi, gli alberi … tutto ciò che amava di più. Estella prese la rincorsa gettandosi di sotto, con grande apprensione di tutti, genitori per primi, ma ritornò fra loro sospinta da un fascio di luce dorata; Pedro non ci pensò due volte e si lanciò anche lui, venne riportato sulla nuvola da un fascio di luce come per la sorellina e questo fu il divertimento dei bambini per tutta la serata, e non solo, molti adulti vollero provare questo prodigio, sapendo che non ne avrebbero avuto più l’occasione. Quella sera quando tutti gli invitati se ne furono andati, Anta e Bruno misero a letto Estella, rimanendo accanto a lei fino a che la stanchezza non vinse sulla sua eccitazione e si addormentò; i due lasciarono la stanza silenziosamente e tornarono nella loro camera.

«Avanti, ora me lo puoi dire che cosa c’è?!» chiese Anita mettendosi le mani sui fianchi e guardando il marito dal viso assente. «Lo so Bruno che c’è qualcosa che ti preoccupa, hai cambiato espressione non appena hai visto la porta di Estella …» Anita prese le mani del marito fra le sue e lo guardò dolcemente. Bruno sospirò «La figura sulla porta della bambina, aveva gli occhi aperti … come quella sulla mia porta, sono preoccupato che anche lei possa subire lo stesso trattamento che ho subito io …» Anita lo abbracciò.
«Bruno, hai visto il suo potere, è qualcosa di delizioso e la nostra piccolina lo meritava!» guardò il marito «Non so se c’è dell’altro che dobbiamo ancora scoprire sui suoi poteri, ma Estella ha noi e non le potrà mai accadere nulla che non possiamo affrontare e risolvere insieme!» Bruno tenne stretta la moglie per alcuni istanti, non si era mai sentito degno di averla accanto, ma ora capiva che senza di lei a fargli vedere la luce infondo alla notte oscura, non poteva vivere.

Estella dormiva tranquilla, viaggiando in un mondo fatto di sogni meravigliosi, quando tutto improvvisamente divenne buio e strane creature iniziarono a danzarle intorno; anche se fuggiva queste la inseguivano, incontrò nel sogno una bambina, la conosceva bene, giocavano spesso insieme nella piazza del paese. L’altra piccola era nascosta in una vecchia casa che cadeva a pezzi e piangeva.
«Anna? Cosa c’è?» le domandò Estella.
«Quei mostri, ogni volta che vado a letto vengono da me» Anna si mise a piangere ed Estella, presa da uno strano coraggio le porse la mano, insieme uscirono da quella casa e appena fuori dall’uscio, quelle creature si palesarono davanti a loro. Estella cominciò a brillare e urlò: «Andate via!» poi si voltò verso l’amica che si era nascosta dietro di lei «Coraggio Anna! Non posso scacciarli da sola!».

Insieme le due bambine cacciarono quelle creature e il sogno mutò, si aprì davanti a loro un cielo terso con nuvolette soffici e vaporose, il prato che circondava la casa non aveva più alberi spogli e lugubri, terreno brullo ed erba secca; ma un verde prato con tanti fiori colorati e alberi carichi di frutti maturi circondavano le bambine. La vecchia casa si era trasformata in una bella abitazione bianca con le imposte e il tetto verde, il tavolo della cucina era imbandito a festa, con tante cose buone da mangiare. Le piccole giocarono a lungo, finché stanche si assopirono sul morbido letto, le cui lenzuola profumavano di bucato appena fatto.

Estella si svegliò nella sua camera tutta felice, era stato proprio un bel sogno, intorno a lei stava rischiarando, i ponti di polvere di stelle erano meno luminosi a causa della luce del sole, ma non sparirono del tutto, permettendo alla bambina di lasciare la stanza. Dà in cima alle scale vide il papà nel patio e gli corse incontro saltandogli fra le braccia, Bruno la riempì di baci, intanto la piccola Estella le raccontava del suo sogno. Mentre facevano colazione e la piccola stordiva tutti con il suo racconto, qualcuno arrivò alla Casíta: erano Anna e la sua mamma; la donna porse ad Alma un cesto con all’interno le stoffe che lei filava ed erano molto rinomante per tutto Encanto.
«Volevo ringraziarvi e ringraziare Estella, Anna mi ha raccontato di come l’ha aiutata a scacciare i suoi incubi. Erano mesi che mia figlia non riusciva più a dormire bene!» poi prese le mani della piccolina corsa a salutare l’amica «Grazie Estella, mille volte grazie!».

Estella divenne una buona stella per la gente di Encanto, non solo scacciava gli incubi che popolavano la notte di alcuni abitanti; si scoprì che se le si confidava un desiderio questo poteva avverarsi, ma solo i bambini scoprirono questa cosa e tutti, compresa Estella, lo tennero come un segreto solo loro.

Bruno fu sollevato da tutto questo, la gente era cambiata notevolmente negli ultimi anni nei suoi confronti, ma ora con i doni di suo figlio Martín e di Estella, molti lo fermavano per parlare amichevolmente con lui, soprattutto i genitori degli amichetti dei bambini. Pedro rimaneva l’unico discolo di casa, ma non faceva mai scherzi pesanti o che danneggiavano qualcuno, solo un paio di volte, rovesciò secchi di latte o lasciò spalancate le porte dei granai cosicché i topini entravano e banchettavano, ma era tutto dovuto alla sua distrazione.


Diego aveva organizzato una sorpresa per Mirabel, preparandole un pic-nic sulla riva del fiume, chiese aiuto a Isabela per i fiori e Luisa per tenere distratta l’amata fino a che tutto non fosse pronto e perfetto. Passarono il pomeriggio insieme, scambiandosi baci e parole dolci, fra un assaggio e l’altro.
«Ma hai cucinato tutto tu? Diego sei fantastico!» l’uomo arrossì alle parole di Mirabel, poi prese il regalo che le aveva fatto. Una scatola porta oggetti intagliata e pitturata, sul coperchio erano raffigurata una jacaranda in fiore, mentre i lati della scatola erano decorati da farfalle in rilievo.
«è bellissimo Diego, sei un artista …» diceva Mirabel correndo con le dita lungo tutti gli intagli perfetti.
«Mirabel …» Diego le prese una mano «Sei la ragazza più forte che io conosca, sei determinata e hai un amore per la tua famiglia che non passa inosservato, che a me non è passato inosservato. Non ho poteri speciali e non sono perfetto, ma so che se vorrai diventare mia moglie ogni giorno passato insieme a te riempirà la mia vita. Mirabel …» non fece in tempo a formulare la domanda che la ragazza gli saltò addosso facendolo cadere all’indietro, dopo un lungo bacio Mirabel disse di ‘si’. La notizia fu portata la sera stessa alla famiglia e in poco tempo tutto Encanto gioì per il loro fidanzamento.
...

Il giorno delle nozze arrivò, Mirabel si era lasciata crescere i capelli e Isabela glieli sistemò in una bella treccia laterale decorata da fiori viola e blu, Julieta le sistemava il vestito bianco, mentre Augustín piangeva abbracciato a Luisa che cercava di consolarlo. Lungo la navata, più volte Augustín fu tentato di prendere la figlia e tornare indietro, ma ogni volta che la guardava vedeva come la sua piccola Mirabel era cresciuta e si rendeva conto che non poteva cambiare quello che stava succedendo, perché il sorriso sul volto della figlia non aveva paragoni per lui, ed era tutto per l’uomo che l’attendeva davanti all’altare. Fu una festa allegra e piena di musica, Alma era più contenta di chiunque altro, la sua Mirabel che per anni aveva trascurato, ora viveva uno dei suoi momenti più felici. Ma la vita è fatta anche di momenti tristi.

Alma era ormai molto anziana, si stancava facilmente e non aveva più le forze di un tempo, si era affezionata enormemente ad Estella, perché in cuor suo sapeva, che non avrebbe visto altri suoi discendenti ricevere altri doni. Se ne andò una bella notte stellata, nel sogno fu proprio Estella ad accompagnarla fino a quando non vide un uomo dall’altra parte di un fiume.
«Abuela, io …» la bambina si fermò davanti alle placide acque, consapevole di qualcosa di solenne che aleggiava in quel luogo «Io non posso portarti dall’altra parte» la donna si inginocchiò vicino alla piccola e le diede un bacio sulla guancia.
«Non preoccuparti piccola mia, c’è abuelo Pedro ad aspettarmi, non sarò sola» la donna guardò verso l’uomo e si sorrisero, poi cominciò a camminare nelle basse acque del largo fiume, tante farfalle dorate la accompagnarono, circondandola completamente fino a che non restituirono alla vista dei presenti una donna molto più giovane, che Pedro accolse fra le sue braccia e sulle sue labbra. I due salutarono la piccola e poi le voltarono le spalle avventurandosi nella verde foresta «Ciao abuela».

La bambina si sveglio e mestamente lasciò la sua camera, la prima che vide fu Dolores appena fuori dalla sua porta, l’aveva sentita parlare nel sonno e aveva sentito il respiro di Alma rallentare e cessare per sempre. Le due cugine si abbracciarono e poi andarono a svegliare il resto della famiglia. Anita si svegliò subito non appena Estella entrò in stanza, la piccola singhiozzava, ma fu avvolta dal calore dei genitori e poi di tutta la famiglia che si radunò davanti alla porta della matriarca, i figli entrarono per primi e quando Bruno uscì, aveva lo sguardo di chi aveva appena finito di piangere «Ha un viso così sereno» Anita si strinse a lui e lo stesso fecero i loro bambini.
Il cimitero di Encanto sorgeva sopra una collina ed era una zona molto verde e ricca di fiori, Alma fu sepolta lì e sulla lapide furono incisi sia il suo che il nome del marito, tutti la piansero e nei giorni seguenti la famiglia fu spesso visitata dagli amici che portavano conforto e qualcosa da mangiare come segno di affetto.

«Venite tutti! Presto!» Antonio gridò dal piano superiore e il padre si precipitò a chiedere cosa fosse accaduto «La porta di abuela!» tutta la famiglia si radunò davanti alla porta e guardarono il pomello su cui era comparsa un’altra iniziale, si voltarono verso Mirabel che si avvicinò e dopo un po’ di esitazione ed essersi asciugata più volte le mani sudate, si voltò a guardare il marito che la incoraggiò ad andare avanti. Mirabel toccò la maniglia e sulla porta comparve la sua figura che reggeva la candela, alle sue spalle Alma aveva le mani unite sul grembo. Mirabel guardò a lungo il suo nome su quella porta, l’aveva sognata tanto da bambina, aveva lottato con la sensazione di vuoto dentro di sé, aveva fatto pace con i suoi sentimenti e con la nonna e ora capiva che non solo riceveva un potere, ma lo ereditava dalla donna che per lei era stata la più importante della sua vita.
«Ora tocca a te» disse Julieta mettendole la mano sulla spalla; Diego le si avvicinò e la strinse fra le braccia.
«Te lo meriti Mira, lúz de mí vida … sarà così bello quando sarai tu a donare anche al nostro piccolo amore un talento speciale» Diego le accarezzò la pancia, facendola arrossire. Julieta e altri della famiglia capirono subito, fu Augustín a metterci un po’ di più, prima di svenire e cadere a terra come un sacco di patate.

Un anno dopo …
Mirabel era la più agitata di tutti quella sera, indossò lo scialle della nonna e si strinse in esso «Abuela, guidami tu» chiese nel silenzio della stanza; sentì bussare alla porta «Avanti» Diego entrò con la piccola Alma in braccio «Sei pronta Mira?» la donna annuì e prese la candela.
Questa era un’occasione importante, era la prima cerimonia senza Alma, la prima di Mirabel e una nuova generazione di Madrigal pronta a ricevere il dono magico. Toccava alla prima pronipote di Alma e Pedro, Helena la vivace figlia di Camilo e Alegra. I due guardavano con orgoglio la loro primogenita; Alegra si accarezzava la pancia di otto mesi e Camilo le cingeva le spalle con un braccio, mentre con l’altro teneva il piccolo Manuél di tre anni. I nonni, Pepa e Féliz la guardavano raggianti, come lo zio Antonio. Isabela e Luisa erano vicino ai genitori, tutti eccitati per l’importanza di quella sera, ma con un velo di amarezza sapendo che mancava una persona importante.

Bruno aveva il mento appoggiato sulla spalla di Anita e la teneva fra le braccia, i figli erano vicino a loro. Lui guardò la nipotina passare e poi guardò Anita, il tempo passava, ma lui la vedeva ancora come tanti anni fa, quando lei le confessò di amarlo, qualche capello grigio le colorava la chioma corvina, ma per lui erano fili d’argento che le donavano valore.
«Ti amo» le sussurrò mentre Helena, giurava di usare il suo potere per aiutare la gente e arricchire la sua vita e quella di coloro che l’amavano, nuovo giuramento ideato da Mirabel.
«Anche io, mí amor» rispose lei, mentre il miracolo si realizzava ancora nella famiglia Madrigal.
 

Fine

  
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