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Autore: Zikiki98    27/11/2022    0 recensioni
- Avevo iniziato a scrivere questa storia qualche anno fa, lasciandola incompleta. La sto modificando e sto aggiungendo delle parti per renderla più piacevole e completa. Potete trovarla sia su Wattpad sia qui su Efp. I primi 9 capitoli li ho pubblicati tutti insieme, in modo che la storia segua lo stesso ritmo della pubblicazione su Wattpad. Spero vi piaccia -
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E se Bella provenisse da un mondo diverso da quello in cui siamo abituati a vederla?
Dopo la battaglia terrificante contro i demoni, avvenuta circa cento anni fa, non si è più sentito parlare di Shadowhunters, ovvero, di Cacciatori di Demoni. Da quella strage di Nephilim, tutte le creature del mondo invisibile, vale a dire vampiri, licantropi, maghi e fate, hanno creduto che si fossero estinti.
E se non fosse così? E se si fossero solo nascosti?
I demoni stanno ripopolando il mondo e la vita, non solo degli esseri umani, ma anche delle creature mitologiche presenti nelle favole dei bambini e nei racconti terrificanti degli adulti, è a rischio.
Chi li manda? Come possono uscire dalla loro dimensione? La terra potrà tornare ad essere un pianeta "sicuro"?
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Instagram: _.sunnyellow._
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FanFiction su Twilight e Shadowhunters.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Clan Cullen, Edward Cullen, Emmett Cullen, Isabella Swan, Quileute | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza | Contesto: Più libri/film
Capitoli:
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THE WORLD OF DEMONS
IL PORTALE DEI DEMONI


31. No Way Out
 

Caddi a terra, inerme, mettendo le mani in avanti per attutire la caduta in modo tale da non sbattere la faccia a terra. Mi voltai di scatto per rientrare nel portale, ma mi si gelò il sangue nelle vene quando notai che ormai si era già chiuso. Una volta realizzato che ero bloccata lì, in quella dimensione, a guardarmi convulsamente intorno, alla disperata ricerca di un’ulteriore via d’uscita, anche se già sapevo che non c’era, cominciai ad andare in iperventilazione.
Era tutto sui toni del grigio, tranne il cielo che era rosso fuoco. Il terreno era sabbioso, disseminato da rocce di misure differenti e l’aria era bollente e terribilmente polverosa, sentivo che mi stava bruciando le vie aeree e ostruendo i polmoni. Sicuramente, se avessi creduto nell’esistenza di un inferno, me lo sarei immaginata così.
Al momento, non mi sembrava che ci fosse alcuna creatura nei dintorni, ma riuscii comunque a trovare un nascondiglio fra tre grossi massi che creavano una sottospecie di piccola caverna.
Dovevo solo aspettare, no? Qualcuno sarebbe venuto a riprendermi, giusto?
Sicuramente, mi meritavo di essere finita in quella situazione. Non lo sapevo con certezza, ma quella doveva essere la punizione cosmica per i miei peccati, nonostante stessi cercando di porvi rimedio. Era come se ogni volta che cercassi di risolvere un problema creato da me, in automatico, si trasformasse in un ulteriore errore da sistemare. Ero proprio un disastro.
Non avevo mai preso in considerazione la possibilità di morire in una dimensione demoniaca. Essendo una Cacciatrice, ero a conoscenza che avevo delle alte possibilità di perdere la vita, anche in giovane età, ma immaginavo in uno scontro con dei demoni, in battaglia, oppure per cause naturali. Sempre avendo accanto la mia gente e la mia famiglia. Onestamente, non mi era mai capitato di pensare ad un’eventualità del genere. Di morire, così lontano da casa, in un’altra dimensione, lontano dal mio popolo, per la quale ero una ricercata, e da ciò che avevo sempre creduto essere la mia famiglia, che invece non mi voleva più vedere.
Cercai di trattenermi dal cedere al panico più totale, anche se, con tutto quello che era successo, era difficile mantenere ancora il controllo delle mie emozioni.
Ad un certo punto della mia vita credevo ingenuamente che, nella maggior parte dei casi, le situazioni difficili capitassero perlopiù alle persone cattive, che se la andassero a cercare, come fosse una sorta di punizione karmica. Eppure io non riuscivo a ritenermi appartenente a quella categoria. Avevo sicuramente commesso una quantità innumerevole di errori in quegli ultimi mesi, ma non riuscivo a credere di essere una persona così terribile da meritarsi tutto quello che le stava succedendo. O probabilmente, quella era la realtà dei fatti e io mi stavo sopravvalutando.
Avrei voluto solamente saper gestire meglio la situazione e, magari, non mi sarei trovata bloccata in un altro mondo.
Per l’Angelo Raziel, che qualcuno mi aiuti.
 
 
POV Carlisle
 
- Che cosa hai fatto?! – urlai in preda al panico, dopo aver visto Isabella sparire in quel luogo sconosciuto e spaventoso.
Jasper non ci pensò due secondi e fece per aggredirla, ma la strega lo guardò intensamente e mio figlio, all’improvviso, si bloccò, non riuscendo più a muoversi. Tentai di raggiungerlo, ma ero paralizzato anche io e, cercando di guadare Alice con la coda dell’occhio, notai che anche lei aveva lo stesso problema. Rashida doveva aver usato la sua magia contro di noi.
- Lasciaci andare! – riuscì a parlare a fatica la mia piccola Alice.
La donna si aggirò fra di noi, guardandoci uno per uno, con gli occhi pieni di vendetta e un sorriso soddisfatto in volto.
- Quando risponderete sinceramente alle mie domande, vi libererò e, se non si fa uccidere prima, recupererò anche la vostra amica Cacciatrice – rispose accarezzando i capelli di Alice, che se solo avesse potuto, ero sicuro, l’avrebbe sbranata – Perciò andrà tutto bene, da ciò che risponderete dipenderà la vostra vita e quella della ragazza -.
Sospirai – Facci le domande che devi e noi ti risponderemo – conclusi, anche se parlare era davvero molto difficile in quello stato.
- NO! – gridò Jasper – È una trappola! Avrà sicuramente un secondo fine! -.
- Lo so figliolo, ma al momento non penso ci siano altre soluzioni -.
Jasper mugugnò qualcosa di incomprensibile, ma non aggiunse altro. L’unica possibilità che avevamo per salvarci, per Isabella e poi per Edward, era assecondarla. Non era il caso di prendere in mano il comando della situazione e sovrastarla, anche perché, in quel momento, eravamo nettamente in svantaggio e non potevamo assolutamente perdere, perché se così fosse stato, avremmo rischiato di perdere delle vite e non potevo permetterlo.
Mi rivolsi a Rashida – Che cosa vuoi sapere? -.
Lei si avvicinò a me e il suo malizioso sorriso si allargò.
 
 
POV Isabella
 
Ero ancora nascosta tra quei massi polverosi e bui, mentre ogni tanto sentivo qualche demone aggirarsi in zona. Più che altro riuscivo a percepirne la puzza e, quando si avvicinavano, trattenevo il respiro sia per non vomitare sia per farmi notare il meno possibile.
I libri di demonologia che avevo studiato in passato rispecchiavano molto la realtà nelle descrizioni delle dimensioni demoniache, ma diciamo che viverlo faceva molto più effetto. E sicuramente, anche più paura.
Quando ero piccola mi ricordo perfettamente che mi divertivo tantissimo a giocare di fantasia con i miei fratelli. Ci alternavamo: c’era chi interpretava degli eroici Cacciatori e chi faceva prendere vita a degli orrendi mostri famelici. Ingenuamente, a me piaceva interpretare entrambe le parti, ma di più quella de mostri. Già da piccola Shadowhunters sentivo il peso della responsabilità di dover proteggere gli innocenti. Mentre, quando interpretavo la parte del demone… non avevo obblighi, non avevo vincoli, non avevo regole, non avevo responsabilità. Ero libera.
Era totalmente un’altra sensazione. Con il senno di poi, forse, la me bambina non aveva tutti i torti. Non sul fatto che fosse bello essere un demone, ma il principio di base che ci stava dietro. Andava bene qualsiasi cosa, bastava non essere uno Shadowhunters. Da piccolo non ci dai peso, ci scherzi anche, ma da adulto, non puoi fare altro che renderti conto della realtà dei fatti, a meno che una persona non voglia vedere. Fin da poco più che neonati, ci spacciavano la vita da Cacciatori come se fosse la più avvincente, realizzante ed eroica fra tutte. La vita giusta, per poche persone giuste. Ma quanta repressione, solitudine e falsità si celavano in realtà dietro a tutta questa gloria urlata a gran voce?
Improvvisamente, un boato, tanto forte da coprirsi le orecchie, accompagnato da una luce accecante, mi risvegliarono dai miei pensieri. Mi girai, cercando di fare meno rumore possibile e mi sporsi dal masso che mi nascondeva per vedere che cosa stesse succedendo. In realtà, non riuscivo a capire molto bene. Qualsiasi cosa stesse accadendo, il vento improvviso che si era creato aveva alzato tutta la polvere e rendeva ancora più difficile sia la visibilità sia respirare, in quelle condizioni.
Quando il polverone finalmente si abbassò, riuscii a notare perfettamente un portale. Rashida doveva averlo riaperto e, pochi secondi dopo, notai che era proprio lei che si stava affacciando in quello spiraglio di luce, probabilmente per cercare me.
C’erano due demoni poco distanti da lì, ma probabilmente, se avessi corso abbastanza velocemente, ce l’avrei potuta fare.
- Isabella! – urlò, attirando così l’attenzione anche delle altre creature, non che le importasse, naturalmente – Se sei ancora viva, ti conviene muoverti, altrimenti ti lascerò qui per l’eternità -.
Non me lo feci ripetere due volte. Non mi guardai intorno, non prestai attenzione, non persi ulteriormente tempo. Mi lanciai fuori dal mio nascondiglio e cominciai a correre come mai prima di quel momento. Sentii quasi immediatamente dei passi pensanti inseguirmi, ma non mi voltai, neanche una volta. Mi concentrai solamente sul correre sempre più velocemente.
Era un tragitto di pochi secondi, eppure mi sembrava di percorrerlo da ore. Vedevo il portale sempre più vicino, distinguendo meglio la figura di Rashida mentre continuavo a essere inseguita, senza che quei mostri mi mollassero un secondo. Non dovevo cedere.
Quando arrivai abbastanza vicino saltai all’interno del portale, sfiorando la strega con una spallata per poi cadere a terra, mentre lei si adoperava per richiuderlo. Riuscii a stento vedere i Cullen accovacciati a terra, seduti in fila l’uno vicino all’altro, accanto ad un muro, perché quando mi girai verso Rashida per chiedere spiegazioni, lei mi stava già guardando intensamente e, ad un tratto, non vidi più nulla.
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Mi risvegliai dal mio sonno senza sogni con serie difficoltà. Faticavo a ricordare che cosa fosse successo una volta dopo aver attraversato il portale. Mi sentivo fiacca e nonostante cercassi di tenere gli occhi aperti, non ci riuscivo. Era come se la forza di gravità mi costringesse a tenerli chiusi. Avevo le orecchie tappate, sentivo dei rumori, qualcuno che parlava ma non riuscivo a distinguere niente di concreto. Inoltre, ero bloccata. Avevo le braccia dietro la schiena e sentivo di non poterle muovere, lo stesso discorso valeva per le gambe, distese lungo il pavimento. Avevo la schiena appoggiata a qualcosa, forse un muro, e riuscivo a percepire di avere ancora addosso tutta la polvere che mi ero portata dietro da quel mondo demoniaco e, soprattutto, anche l’odore.
- Isa… -.
Tutta quella confusione generale mi aveva fatto venire il mal di testa. Volevo solo dormire. Tenere gli occhi chiusi e tornare a non pensare più a niente.
- Isabel… -.
Il brusio di sottofondo era parecchio fastidioso, ma aprii gli occhi di scatto quando qualcosa mi colpì la gamba.
- Isabella – sussurrò ancora una volta la voce, che alla fine Alice.
Era stata lei a darmi il calcio e, quando mi voltai a guardarla, ricordai tutto l’accaduto con la stessa violenza di uno schiaffo in faccia.
Diedi un’occhiata a ciò che mi circondava. Alla mia destra, seduti a terra come me, c’erano Alice, Jasper e Carlisle ma, guardandoli meglio, non potei non notare che erano bloccati da delle trappole che di solito usavamo noi Cacciatori contro i vampiri. Come faceva quella strega a possederle e a sapere come usarle?
Io, a differenza loro, avevo delle semplici manette sia ai polsi sia alle caviglie. Di Rashida, in quel momento, nessuna traccia.
- Finalmente! Stavo cominciando a preoccuparmi! – sospirò Alice, con vero sollievo.
La guardai confusa e, con qualche difficoltà, riuscii a biascicare qualcosa di sensato – Per quanto sono rimasta incosciente? -.
- Poco più di cinque ore – mi informò Carlisle – È quasi l’alba ormai -.
- Cos’è successo mentre non c’ero? -.
- Ci ha riempito di domande – disse mesto Jasper, guardando dritto davanti a sé – E non è una cosa buona -.
Li guardai allarmata – Cosa vi ha chiesto? -.
- Tutto – ammise Carlisle – Quanti sono i membri del nostro clan in totale, dove si trovano gli altri, come si chiamano, qual è il cognome della tua famiglia di Cacciatori, perché dobbiamo andare a Idris… Per far sì che lei ti riportasse qui, ho dovuto rispondere a tutto -.
- Perché tutte queste domande? – chiesi retoricamente, non riuscendo a trovare alcun collegamento.
- È chiaro che ha un secondo fine – si limitò a dire Jasper – Per questo motivo non volevo venire da lei -.
Sospirai, terribilmente in colpa – Mi dispiace, davvero. Sembra che ogni volta che voglio rimediare ai miei errori, io faccia di peggio -.
- Non è colpa tua – mi guardò teneramente Alice – Vedrai che ce la faremo! -.
Annuii cercando di sorriderle, ma la verità era che non la pensavo proprio come lei. Eravamo in trappola, nelle mani di una strega estremamente pericolosa, senza scrupoli. Non avevamo più il controllo della situazione. In quel momento, tutto era in balia degli eventi e delle decisioni altrui. La nostra vita era in mano a chissà chi. Per non parlare del fatto che, più il tempo passava, più rischiavamo che Edward fosse già morto. Se solo mi fossi costituita al Conclave dal primo giorno, invece di eseguire le preghiere dei miei fratelli, tutto questo non sarebbe successo. Era chiaro che avessero preso Edward per usarlo come esca. Ero scappata per non mettere in pericolo nessuno, perché sapevo che se mi avessero presa mi avrebbero torturata e interrogata finché non avrei parlato, ma degli innocenti stavano comunque soffrendo. E allora, che senso aveva avuto tutto?
Proprio in quel momento, Rashida rientrò in salotto, dove ci aveva abbandonati. Si era cambiata, non indossava più la vestaglia da notte, ma bensì un maglione nero a collo alto, dei jeans aderenti blu scuro e dei tacchi a spillo neri lucidi.
Deglutii a fatica dato che avevo la gola secca, un po’ per la stanchezza un po’ per la sete, ma persi un battito quando notai che in mano aveva un pezzo di carta arrotolato e chiuso con la cera. Si avvicinò al camino, dove al suo interno il fuoco crepitava ancora caldo, e ci lanciò la lettera che costudiva poco segretamente fra le sue dita. Aveva scritto un messaggio di fuoco.
Sentii il sangue ribollirmi nelle vene.
- A chi lo hai mandato? – digrignai i denti.
Lei si voltò, guardandomi con un sorriso, quasi radioso – Non so a cosa ti riferisci -.
I Cullen sembravano abbastanza confusi, ma mi lasciarono fare.
- Non fare finta di non capire – la sbeffeggiai – A chi hai mandato quel messaggio di fuoco? -.
Si avvicinò lentamente a me, in modo seducente, facendo rimbombare il suono dei suoi tacchi in tutta la stanza, finché non su vicina abbastanza per abbassarsi sulle ginocchia e arrivare alla mia stessa altezza.
- Al Conclave, Tesoro -.
- Perché?! – urlai, non riuscendo a controllare il tono di voce.
Rise, passandosi una mano fra i lunghi capelli neri – Cara, tu ti devi calmare. Siete stati voi a dirmi che volevate andare a Idris. Io vi ho solamente procurato un passaggio! -.
- E dopo che ci avrai costituiti al Conclave, cosa credi che faranno con te? – domandai, totalmente fuori di me – Pensi che ti daranno un premio? -.
Si sporse per accarezzarmi la guancia, nonostante tentai di spostarmi per evitare quel contatto – Non è un premio ciò che mi interessa – rivelò, con uno sguardo strano negli occhi – Io ho proposto uno scambio. Il Conclave tiene in prigionia qualcuno che mi interessa. Perciò ho pensato a cosa potessi offrirgli per riavere ciò che volevo. Una Cacciatrice ricercata e sei vampiri “imparentati” con il prigioniero che hanno già… Mi sembra un buon compromesso -.
Guardai immediatamente i nascosti accanto a me, che cominciarono a dimenarsi dalle loro trappole per cercare di liberarsi ma, naturalmente, senza successo. Ecco perché Rashida gli aveva fatto tutte quelle domande, in modo da poter arrivare a Esme, Emmett e Rosalie e riuscire ad aumentare il suo bottino di scambio. Così avrebbe avuto più possibilità di ottenere ciò che voleva.
- Sappi solo che se succederà qualcosa alla mia famiglia, appena potrò, ti troverò e ti ucciderò – minacciò Jasper, con uno sguardo assassino negli occhi.
Dal canto mio, cercai di evitare le minacce, perché sapevo che sarebbero servite a poco in quella situazione. Cercai di puntare piuttosto sul renderla più ragionevole e consapevole.
- Tu sei sicura che questa persona, che è finita nelle mani del Conclave, sia ancora viva? – le chiesi, facendole escludere tutte le diverse possibilità.
Magari si era adoperata per avere uno scambio che ormai non esisteva più. In questo caso, se la persona che cercava era già morta, non solo avrebbe perso tempo ma anche messo a rischio la sua stessa vita.
La vidi arrossire per la rabbia – Come sei presuntuosa! Il mio Amore, la mia Emily, era un’abile Cacciatrice! Una delle migliori che il Conclave avesse mai avuto nel suo esercito! Sai, lei mi ha raccontato tutto! – esclamò, alzandosi in piedi e cominciando a marciare su e giù per la stanza nervosamente – Quando c’è stata l’Invasione di demoni a Alicante, lei era tra i soldati che difendevano le barriere e i confini di Idris! È stata ferita brutalmente e, invece di curarla, l’hanno abbandonata nei boschi fuori dallo stato. Io l’ho trovata, l’ho curata e l’ho amata. Ci siamo innamorate – ammise con gli occhi lucidi e, per la prima volta, vidi quella donna in modo diverso – Siamo sempre state insieme, alla fine, il Conclave la credeva morta. Convivevamo qui, ci nascondevamo da tutti. Nessuno sapeva chi era davvero, la credevano una semplice mondana. Aveva recuperato alcune delle sue armi preferite e aveva trasformato alcuni umani in Dimenticati, sempre per precauzione, per proteggerci – questo spiegava come Rashida possedesse quelle trappole - Ma tre anni fa il Conclave la ritrovò e me la portarono via, probabilmente qualche mio nemico aveva fatto la spia – sospirò sconsolata – Farò tutto ciò che è in mio potere per riportarla a casa, tutto -.
Rimasi talmente colpita da quella storia, così simile e così lontana dalla mia, che non potei fare a meno di metterla in guardia – Tu non hai idea di quanto possa essere severo il Conclave. Potrebbero ucciderti e prendere noi comunque! -.
- Fidati, lo so – mormorò – Ma preferisco morire per aver tentato, che non tentare affatto e continuare a vivere la mia vita senza di lei -.
Per quanto si fosse comportata male nei nostri confronti, la riuscivo a capire. Era disposta a tutto per riavere con sé le persone che amava. Di conseguenza, non era poi così diversa da noi. C’è un detto che dice: “in amore e in guerra, tutto è lecito”. Anche io sarei stata disposta a tutto per proteggere i miei fratelli, la mia famiglia. Rashida era sicuramente una strega pericolosa, ma era stata costretta ad esserlo… chissà che esistenza dolorosa aveva passato per arrivare fino a quel punto.
Il fatto che avesse atteso tre anni, che in realtà per la sua lunga vita potrebbero anche non essere niente, aspettando sue notizie, mi stringeva il cuore.
Ormai, quello che era fatto era fatto. Eravamo tutti in pericolo. Perlomeno, a quel punto, speravo che tutti i suoi sforzi venissero ripagati e che almeno qualcuno riuscisse a cavarne qualcosa di buono da quella storia.
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Non sapevo dire quanto tempo era passato, ma sicuramente parecchio. Stavo morendo sia di sete sia di fame. La mia gola era secchissima, tanto che ero praticamente rimasta quasi senza salivazione, e il mio stomaco, brontolava talmente tanto che non era necessario avere l’udito di un vampiro per sentirlo. All’inizio ero imbarazzata, ma alla fine mi abituai.
Carlisle non riusciva più a nascondere la sua preoccupazione. Adesso che il Conclave sapeva dove recuperare Emmett, Rosalie e Esme sicuramente stava continuando a pensare se li avessero già trovati o no, se fossero riusciti a scappare… Accompagnato naturalmente al pensiero su che cosa sarebbe successo a noi e ad Edward.
Jasper era impassibile, si guardava le punte delle scarpe ciondolandole un po’ a destra e un po’ a sinistra. Probabilmente, era l’unica parte del corpo che ancora riusciva a muovere.
Alice, invece, aveva gli occhi chiusi. Forse, si stava concentrando per utilizzare il suo potere, controllando come se la stessero cavando gli altri membri del clan.
Rashida, invece, era seduta sul divano, con le gambe incrociate e un calice di vino fra le mani, mentre con lo sguardo contemplava il nulla. Non sapevo quanti bicchieri avesse bevuto fino a quel momento, ma sicuramente quello non rientrava fra i primi tre. A farla sobbalzare furono dei colpi alla porta.
Appoggiò il calice sul tavolino che si trovava davanti a sé e si alzò dal divano. Andò alla porta e quando la aprì c’erano tre figure, apparentemente maschili, in tenuta da combattimento e incappucciati. Erano altissimi e con le spalle molto larghe. Per intenderci, avevano una costituzione fisica simile a quella di Emmett, anzi, forse loro erano addirittura più grossi. Erano tre Cacciatori e, sicuramente, erano gli stessi che avevano catturato Edward nella sua radura.
Quando tirarono giù il cappuccio, capii decisamente chi erano. Era impossibile non riconoscerli. I tre sicari preferiti dal Conclave, quelli che eseguivano il lavoro sporco che nessuno voleva fare. D’altro canto, qualcuno se ne doveva pur occupare. E loro, i fratelli Graymark, rispettivamente in ordine di nascita, Joy, Ector e Matthew, erano i più temuti da tutti gli Shadowhunters. Se si imbattevano sul tuo cammino, significava che eri in guai seri, potevi starne certo. Io ne ero l’esempio.
Non riuscivo a fare e meno di fissarli, con un mix di curiosità e terrore, ma quando si accorsero di me e ricambiarono lo sguardo, distaccato e spietato, sentii dei brividi gelidi percorrermi tutta la schiena. Il più grande era quello che faceva più paura anche se, bene o male, si assomigliavano tantissimo fra di loro. Tutti e tre avevano i capelli scuri, lunghi fino alle spalle, la barba e gli occhi verdi, ma il primo, a differenza degli altri, aveva delle terribili cicatrici in viso che facevano accapponare la pelle.
Ero contenta che Alice non potesse vederlo.
Joy Graymark si rivolse a Rashida, incombendo su di lei – Credevo che avessi mentito -.
La strega, che aveva perso la sicurezza con cui l’avevo conosciuta, rispose – E invece no, questi sono i vostri prigionieri – fece una pausa, per poi aggiungere a voce tremante – Ma solo se voi accettate il mio scambio -.
In tutta risposta, Joy le voltò le spalle e si incamminò verso di me. Sentivo già il cuore che mi scoppiava nel petto ed ero sicura che i Cullen potessero sentirlo a tutto volume. Si fermò, guardandomi dall’alto per qualche secondo, con ribrezzo. Con la coda dell’occhio vidi il suo stivale muoversi, arrivandomi direttamente nello stomaco, causandomi un dolore atroce. Gemetti, cercando di mantenere la mia reazione il più moderata possibile, nonostante il dolore. Non ebbi tempo di difendermi e, anche se ce l’avessi avuto, avevo polsi e caviglie legate, quindi non avrei comunque potuto fare nulla.
Cominciai a mugolare per il dolore, respirando in modo irregolare, mentre cercavo di controllare i conati di vomito. Ero quasi sicura che mi avesse incrinato un paio di costole, se non addirittura rotte.
Senza guardarli, perché non avevo le forze in quel momento per alzare la testa, potei percepire Jasper e Carlisle che si muovevano, nel tentativo di liberarsi e intervenire, ma era tutto inutile e, nonostante continuassero a provarci, lo sapevano anche loro.
Perciò, il capo clan dei Cullen decise di intervenire a voce – Non è necessario utilizzare la violenza! -.
Il più grande e il più temuto dei fratelli Graymark ignorò le parole di Carlisle, anzi, non lo guardò nemmeno, fu come se non avesse mai parlato, e si rivolse nuovamente a Rashida, rispondendole – Il Conclave non scende a compromessi – e aggiunse, cambiando totalmente argomento – Che cosa sai di quello che è successo a Seattle, qualche settimana fa? -.
La strega, palesemente confusa e contrita, si adattò alla nuova conversazione, spostando il peso da un piede all’altro – Non so di cosa parli -.
- Demoni che una volta uccisi non svaniscono nel nulla – rispose spazientito, alzando gli occhi al cielo - Non mentirmi, non mi piace chi mente -.
- Ti sto dicendo la verità – confermò Rashida, sinceramente – Non vedo come questo argomento possa centrare con la mia richiesta nel messaggio che ho inviato al Conclave -.
Il Cacciatore si avvicinò in modo lento e minaccioso a lei, facendole un’altra osservazione – Inoltre, noto che possiedi un portale non segnalato al Conclave -.
Avevo una brutta sensazione. Potevo percepire il panico di Rashida senza problemi. La situazione non si stava mettendo bene nemmeno per lei. L’idea che aveva pianificato non stava andando come aveva sperato. Mi sforzai di alzare la testa, per vedere meglio cosa stava succedendo e sì, la strega era decisamente nei guai. Era praticamente circondata dai tre Cacciatori, armati fino ai denti, senza alcuna via di fuga. Non sarebbe finita bene, me lo sentivo.
La strega deglutì a fatica – Ce l’ho da diversi secoli -.
- Resta comunque un portale non segnalato – ribadì il concetto Joy – A cosa ti serve, da strega, se non per servirti del potere dei demoni? – per poi aggiungere – Perciò, dimmi cos’è successo a Seattle -.
Vidi per la prima volta Rashida vacillare e mi lanciò uno sguardo veloce, che chiedeva aiuto. Ma ero bloccata. Sia per il dolore fisico che provavo, sia perché ormai mi ero arresa. Ci avevano trovati e, arrivati a quel punto, ero sfinita, soprattutto mentalmente. Non avevo più la forza di lottare per la mia vita. Ero assetata, affamata, assonata ed esaurita totalmente da ogni energia e motivazione. Volevo solamente lasciarmi andare. Non avevamo scampo, non c’era più niente da fare.
E lei, purtroppo, fece l’errore di rispondergli con un’altra domanda.
- Dov’è la mia Emily? – chiese stremata, con le lacrime agli occhi.
Gli stessi occhi che in quel momento supplicavano pietà, qualche ora prima ci guardavano spietati e pieni di potere.
- Mi ricordo di lei. Ero stato io a catturarla. Vuoi ricongiungerti alla tua amante? – chiese il Cacciatore, con un tono che non seppi decifrare – Io posso farlo -.
- Non è la mia amante, è la mia fidanzata – lo corresse bruscamente, ma con gli occhi pieni di speranza – Dov’è adesso? -.
Rashida era talmente aggrappata a quella piccola possibilità che l’amore della sua vita fosse ancora in vita, da non accorgersi che Ector e Matthew si erano posizionati dietro di lei e che, quest’ultimo, aveva la mano appoggiata sull’elsa della sua spada.
Joy le sorrise compiaciuto – È morta. Adesso puoi raggiungerla all’inferno -.
Rashida non ebbe neanche il tempo di elaborare le sue parole che Matthew, alle sue spalle, sguainò
la sua spada angelica e, con una forza e una velocità inaudita, la roteò in aria per decapitarla. In pochi secondi, il suo corpo fu a terra, mentre il pavimento si riempì di sangue. La testa di Rashida mi rotolò vicino, con le palpebre spalancate e i suoi occhi scuri rivolti verso di me. Nonostante avessi uno stomaco abbastanza forte, dopo aver visto una scena del genere, con tutto lo stress di quegli ultimi giorni, non riuscii più a controllare gli istinti, perciò vomitai, più succhi gastrici che altro.
Alice era ancora persa nel suo mondo e non dava alcun cenno di risvegliarsi da lì a breve. Jasper, essendo più sensibile al sangue rispetto agli altri vampiri, entrò in uno stato di trance. Carlisle, come me, era rimasto l’unico a mantenere un barlume di lucidità. Ci voltammo entrambi dall’altra parte quando i tre Cacciatori cominciarono a fare a pezzi la strega, per poi bruciarla nel fuoco del camino. La puzza era insostenibile.
Faticavo talmente tanto a tenere gli occhi aperti, che avevo cominciato a vedere sfocato, tanto da non notare che Joy stava venendo da me finché non fu abbastanza vicino. Senza che dovetti attendere troppo, sentii la sua mano stringermi forte il collo, sollevandomi da terra e togliendomi così il respiro. Eravamo occhi negli occhi.
- A casa ti aspetta una bella festa di “bentornato”. Sei pronta a rimettere piede a Idris, troietta? -.
Avevo fame d’aria. Il mio cuore batteva all’impazzata. Non percepivo più le estremità del mio corpo da quanto formicolavano. Non riuscivo a pensare anche se, effettivamente, avevo un’immagine nella mia testa che non riuscivo a togliermi: la sua mano che, con tutta la forza che possedeva, mi spaccava l’osso del collo.
Dopo qualche altro secondo, non vedendomi reagire, si stancò e mi lasciò cadere a terra, facendomi sbattere la testa contro il parquet.
Carlisle, che era l’unico fra noi, oltre a me, a essere ancora presente mentalmente, domandò preoccupato a bassa voce – Come stai, Isabella? Senti dolore da qualche parte? -.
A quel punto non riuscii più a controllarmi e, nella più totale disperazione e autocommiserazione, singhiozzai – Non ce la faccio più… Sono distrutta… -.
Proprio in quell’istante, Alice riaprì gli occhi e, con il fiato corto, disse una sola parola, afflitta – Catturati -.
I miei occhi si riempirono di lacrime. Era finita.
 

 
Ragazz*, vi annuncio che questo è l’ultimo capitolo.
Il prossimo che leggerete, sarà l’epilogo, ma non disperate, perché ci sarà una seconda parte!
Possiamo definirlo, un “secondo libro”.
Preferisco separare la storia perché è come se si dividesse in diverse “ere”.
Ho calcolato che in totale, per le idee che mi disturbano il cervello, dovrebbero uscirmi tre parti, quindi “tre libri”.
 
Grazie per aver letto il capitolo :-)
Se vi fa piacere, lasciate una stellina e un commento.
Besos :-*
 
Zikiki98
  
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