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Autore: LorasWeasley    28/11/2022    4 recensioni
future|fic [sakuatsu|osasuna|arankita]
Cinque storie dove Kota, Naomi e Gen, seguendo l'esempio dei loro genitori, inizieranno a cercare la propria anima gemella.
Genere: Comico, Fluff, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Atsumu Miya, Kiyoomi Sakusa, Osamu Miya, Rintarō Suna, Shinsuke Kita
Note: Kidfic | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Future Fic with Babies'
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La ragazza del tempio
 
Kita Shinsuke credeva negli dei e non aveva mai smesso di pregarli. Tuttavia, non aveva mai costretto nessuno della sua famiglia a seguire le proprie credenze, poiché era una cosa che faceva nel privato e soprattutto perché sapeva che la fede doveva essere personale e non una costrizione.
Nonostante ciò, fin da quando Gen era stato adottato nella loro famiglia, l’adolescente aveva espresso curiosità e desiderio di visitare questi templi e conoscere di più sugli dei in cui credeva uno dei suoi genitori.
Imparò a pregarli e a far sbocciare, giorno dopo giorno, una fede indiscussa nei loro confronti.
Fu al tempio del dio Fugen che, a sedici anni, Gen si innamorò della ragazza del tempio.
La prima volta che Gen si accorse di lei, ne rimase folgorato. Era piccola e minuta, indossava dei vestiti tradizionali, i suoi capelli neri erano intrecciati con dei fiori e i suoi occhi sempre neri realizzavano un bel contrasto con il suo viso pallido. Era bellissima, era gentile, era sempre pronta ad aiutare gli altri con un bel sorriso in volto e Gen non poté non innamorarsene fin dal primo momento.
 
Più il tempo passava e più Gen iniziò a frequentare quel tempio, aiutando come poteva tutte le volte in cui aveva mezza giornata libera dai compiti. Nonostante ciò, tuttavia, non era mai riuscito a parlare con la ragazza e non sapeva neanche il suo nome. Questo solo perché lei scappava sempre, lo evitava o dissimulava, come se fosse solo un fantasma, un’apparizione irraggiungibile e bellissima come gli dei che pregavano.
E così Gen decise di fare quello che qualsiasi adolescente avrebbe fatto: chiedere aiuto ai propri genitori.
Quel pomeriggio nuvoloso, c’era Aran in giardino a potare e sistemare le loro piante. Era una cosa che faceva spesso Kita, ma ciò non voleva dire che il compagno non l’aiutasse.
Gen lo raggiunse, si sedette sui talloni al suo fianco e gli chiese -Posso chiederti un consiglio?
Aran gli sorrise -Certo.
-Mi piace una ragazza ma non so come farmi notare da lei. I vostri amici paragonano sempre Shinsuke a un dio inarrivabile quindi ho pensato che avresti potuto aiutarmi… come sei riuscito a conquistarlo?
Aran si bloccò, fissando un punto impreciso del terreno senza vederlo davvero, poi si voltò verso l’adolescente e sussurrò sincero -Non ne ho idea.
Gen corrugò la fronte -Come fai a non averne idea?
-Di che parlate?- Kita li raggiunse mentre si infilava dei guanti da giardinaggio, così Gen voltò la testa e si rivolse direttamente a lui -Come ha fatto Ojiro a conquistarti?
Kita sorrise intenerito, rispondendo sincero -L’ho conquistato io.
-Davvero?- quella domanda fu detta in contemporanea da un tono di voce incredulo sia da Aran che da Gen. Kita li fissò come se fosse cresciuta loro una seconda testa.
-Perché hai reagito così? Sai che ci ho provato con te.
-Davvero?- ecco, ora Aran sembrava un disco rotto.
-Quando uscivamo con la squadra ti lasciavo sempre i tuoi cibi preferiti nel piatto.
-Lo facevi anche con Osamu…
-Osamu lo rubava! E non gli ho mai detto nulla per semplice sopravvivenza.
Aran non rispose, Kita continuò -E quando ti sei sentito male, ti ho fatto la zuppa e te l’ho portata a casa.
-Ma con Atsumu…
-Ad Atsumu ho solo comprato cibo dal supermercato e gliel’ho lasciato in una busta!
Anche in questo caso Aran non disse nulla, Shinsuke riprese -Ti stavo sempre vicino! Mi sedevo accanto a te sul pullman e ti chiedevo consigli sulla squadra! Inoltre ti permettevo di fare la doccia insieme negli spogliatoi!
-Pensavo lo facessi perché ero il vicecapitano…
Gen si intromise -Ma in una squadra non è normale che tutti facciano la doccia insieme?
-Sì- rispose Aran.
Kita iniziò ad agitarsi -No… non per forza! Insomma era perché io lo volevo!
Era strano vedere Shinsuke così agitato, incrociò le braccia al petto e domandò indispettito -Se non ti sei accorto di queste cose, nella tua visione come ti ho conquistato?
-Non avevi bisogno di conquistarmi, sei perfetto così, sarei stato un pazzo a non innamorarmi di te.
Il volto di Shinsuke andò a fuoco, poi si voltò e andò via velocemente senza dire una parola.
Aran guardò Gen con gli occhi spalancati -Si è… offeso?
Gen sospirò -Mi sa di sì.
-Ma che ho fatto di male? Era un complimento!
Gen sorrise triste, abbassando lo sguardo -Lo so che era un complimento e sono sicuro che lo sa anche lui. Però… ecco vedi, è triste quando la persona che ti piace non si rende conto di quello che fai per lei, di tutto il tuo tempo usato a capire come farla sentire meglio. Il fatto che tu dica che sia perfetto è come se annullasse tutti i suoi sforzi, tutto quello che ha fatto nei tuoi confronti. Insomma… se tu mi facessi un regalo, non ci resteresti male se ti rispondessi che non avevi bisogno di farmelo perché tanto ti avrei voluto bene comunque?
-Ah, cazzo…- Ojiro si alzò -sei davvero maturo Gen, sono felice che tu sia entrato nelle nostre vite.
Poi corse dentro casa per inseguire il compagno e chiarire quella situazione.
Gen rimase solo e senza consigli, ma aveva capito una cosa da tutto quel discorso: magari lui, come Kita, pensava di essere stato evidente con le sue azioni, evidentemente però non era sempre una cosa scontata. Forse parlandole sarebbe andata meglio.
 
Gen continuò ad andare al tempio, ad aiutare tutte le volte che poteva per alleggerire il carico di compiti che la ragazza si affidava. Ogni giorno si diceva che quello sarebbe stato il momento giusto per parlarle, ma poi non lo era mai. Nonostante ciò le si era avvicinato sempre di più, lavorando spesso a stretto contatto, con gli sguardi che si incrociavano velocemente o le mani che si sfioravano. Il rossore sulle sue guance pallide era diventata la nuova cosa preferita di Gen.
Scoprì il suo nome quando sentì qualcun’altro chiamarla: Ritsuko.
-Domani, dopo la festa, vuoi venire a vedere i fuochi d’artificio con me?- fu la prima lunga frase che, dopo una enorme dose di coraggio, Gen riuscì a dirle mentre finivano di preparare ogni cosa per la festa del giorno dopo.
Lei sembrò essere presa alla sprovvista, sbattendo le palpebre più volte e arrossendo violentemente quando recepì il significato di quella domanda.
Abbassò lo sguardo e nascose le mani dentro le grande maniche del suo kimono, poi rispose in un sussurro -Non… non credo sia una buona idea.
Oh. Quindi ci si sentiva in quel modo a essere rifiutati? Ad avere il cuore spezzato? Probabilmente la delusione doveva essere palese sul suo volto, perché la ragazza si sentì in dovere di specificare -Non è per te! Tu sei… fantastico. Ma non… non sarebbe giusto nei tuoi confronti, mi dispiace.
-Perché!?
Lei fece una smorfia triste, sembrò voler dire qualcosa, per poi ripensarci e abbassare le spalle -Lascia stare.
 
Il giorno dopo, durante la festa, non riuscirono a incrociarsi neanche per sbaglio, ma Gen non si era fatto bastare quel “lascia stare” e scoprì da altri una delle cose più importanti: Ritsuko aveva una malattia.
Passò una settimana prima che riuscisse ad aprire l’argomento. Lo fece un pomeriggio che finirono i loro compiti prima del previsto. La ragazza si era andata a sedere fuori sulle scale in legno del tempio, era il tramonto e già le prime stelle iniziavano a spuntare nel cielo.
Gen la raggiunse, si sedette al suo fianco ma lasciando un metro a dividerli, senza voler invadere in alcun modo il suo spazio vitale, poi sbottò -Stai morendo?
Lei sorrise leggermente, lo sguardo fisso sui fiori di fronte a loro -No… non è una malattia che porta alla morte.
Non gli chiese come lo avesse saputo, probabilmente non era mai stato un segreto.
-Allora cos’è?
-Si chiama Anemia falciforme- iniziò Ritsuko, per poi raccontargli tutto: di quello che provava ogni volta che si manifestava una crisi, del perché questo avvenisse, della forma dei suoi globuli rossi, delle trasfusioni di sangue che doveva fare e di tutto quello che, invece, non poteva fare.
-I miei genitori mi hanno abbandonato in questo tempio quando ero piccola, probabilmente nella speranza che il dio delle malattie si prendesse cura di me. O semplicemente perché non mi volevano e pensavano che questo fosse il posto più adatto, data la mia situazione.
Sospirò, poi riprese -Non voglio essere un peso per le persone e non voglio essere un peso per te. Ti ho osservato in questi mesi e sei… speciale. Sei così gentile e carino e sempre pronto a prenderti cura degli altri… meriti di uscire con una bella ragazza sana che può fare una passeggiata in riva al mare senza rischiare di perdere il fiato.
Gen rimase in silenzio, riflettendo per diverso tempo su quelle frasi, poi parlò a sua volta -Anche io non ho mai conosciuto i miei genitori biologici, da che ho memoria sono sempre stato in orfanotrofio. Quando ero piccolo ho sempre sperato che qualcuno venisse ad adottarmi, che scegliesse me. Ma così non è stato e, crescendo, mi sono sempre fatto da parte, perché era giusto che quei genitori scegliessero un bambino che aveva ancora tutta la sua infanzia davanti. Poi, tre anni fa, Shinsuke e Ojiro mi hanno scelto, diventando i miei papà. Loro mi hanno insegnato che tutti meritano una famiglia, che tutti meritano di essere felici e che tutte queste limitazioni che ci facciamo sono solo paranoie nostre. Anche io pensavo di essere un peso, ma mi hanno insegnato che se le persone ci vogliono bene, perché prendersi cura di noi dovrebbe essere un peso?
Ritsuko non disse nulla, ma le sue guance si erano fatte rosee e si era voltata a guardarlo.
Gen arrossì a sua volta e concluse -So che probabilmente neanche sai il mio nome, quindi non dovrei avere alcuna pretesa su di te. Ma sei stupenda, sia internamente che esternamente, e mi piacerebbe tanto se tu mi concedessi un appuntamento, perché non saresti un peso. Non potresti mai esserlo.
 
 
13 anni dopo…
 
Saori si aggrappò con più forza al braccio del suo ragazzo per non cadere e sussurrò piano -Potevi dirmelo che lo stavano festeggiando in un prato, avrei evitato questi tacchi a spillo che non fanno altro che infilarsi nel terreno.
-Ti ho avvertito- rispose tranquillo Kota mentre le cingeva i fianchi con un braccio per renderla più stabile.
Lei mise il broncio -è che stanno così bene con questi pantaloni!
Miya-Sakusa Kota indossava un vestito blu che gli stava da dio, era elegante e bello nonostante avesse guidato per mezz’ora. Anche Iizuna Saori, al suo fianco, era bellissima con i suoi pantaloni a sigaretta dello stesso colore del completo del proprio ragazzo, la camicia bianca e i tacchi a spillo dello stesso colore.
Kota aveva appena individuato i suoi genitori e stavano per raggiungerli, quando a metà strada furono intercettati da Suna Naomi e dalla sua ragazza Kamiko. Anche loro erano bellissime ed eleganti, la prima in un vestito verde smeraldo e la seconda in uno rosso fuoco.
-Ehy microbo- lo chiamò la cugina -dove li hai lasciati i tuoi pazienti? Sei sicuro che possono stare un giorno senza di te?
-Sopravvivranno. E i tuoi ricchi clienti? Possono stare senza la tua magica cucina?
-Sopravvivranno.
-Voi due non riuscirete mai a salutarvi in modo normale, vero?- chiese Saori ormai abituata a tutto quello.
Kota e Naomi sorrisero in risposta.
Kamiko chiese -State bene tutti e due? Non farete una scenata perché Gen si sta sposando, vero? Perché già riesco a vederlo su tutti i giornali di domani: cuoca stellata e psicologo affermato rovinano luogo sacro e matrimonio al tempio di una cittadina in mezzo al nulla.
Saori alzò un sopracciglio curiosa -Perché dovrebbero fare una scenata?
-Perché lo sposo è tipo la loro cotta da sempre.
Saori fu ancora più sorpresa, poi guardò il proprio ragazzo e in un misto di eccitazione chiese -sei bisessuale?
-Assolutamente no. E neanche Naomi lo è.
-Sono confusa…
Naomi spiegò meglio -A nessuno dei due piacciono i ragazzi. Ma Gen è un caso a parte, tipo un dio. Dobbiamo essere certi che Ritsuko sia giusta per lui.
Kota annuì solennemente.
Kamiko mise una mano sul braccio della sua ragazza e disse in modo dolce -Sono sicura che sia una donna carinissima. Piuttosto, perché non andiamo a vedere se quelle tartine sul tavolo si possono già mangiare?
Così com’erano arrivate, le due ragazze andarono via. Kota si rese conto che Kamiko era perfetta per sua cugina poiché nonostante avesse sempre questo comportamento dolce e tranquillo che era tutto l’opposto di quello di Naomi, riusciva a gestirla nel migliore dei modi, soprattutto quando voleva distrarla con il cibo.
Saori si avvicinò al suo orecchio e sussurrò -Ogni giorno scopro sempre cose più strane su te e la tua famiglia.
Kota rise mentre se la stringeva contro -Spero che non ti faranno scappare.
Lei gli baciò la guancia -Scherzi? Hai completamente migliorato la mia vita.





n.a. Ed eccoci alla fine di questa storia!
Penso che non scriverò più di Gen, Naomi e Kota in questa serie, quindi spero che abbiate apprezzato tutte le loro storie all'interno della serie.
Ho voluto dare un finale a tutti citando (come spero abbiate capito) che Kota finisce a fare lo psicologo mentre Naomi la cuoca stellata. Kota farà lo psicologo perché con la famiglia di pazzi con cui è cresciuto (ricordiamo la storia "Tema: la mia famiglia") ha capito che aiutare le persone gli veniva facile, quindi ha studiato per questo. Naomi invece ha seguito le orme di Osamu ma, al contrario del padre, si è aperta un'attività esclusiva, uno di quei ristoranti di lusso per soli pochi eletti.
Anche Gen ha avuto il suo lieto fine riuscendo a conquistare la ragazza del quale si era innamorato e, a proposito di lei, avrei voluto scrivere di più sulla sua malattia ma poi ho visto che stonava come lunga spiegazione e gliel'ho solo fatta accennare, se volete sapere di più vi basta cercare su internet!
Spero abbiate apprezzato tutte le storie fino a qui!
Alla prossima,
Deh <3
  
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