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Autore: crazyfred    29/11/2022    1 recensioni
Ritroviamo Alex e Maya dove li avevamo lasciati, all'inizio della loro avventura come coppia, impegnati a rispettare il loro piano di scoprirsi e lavorare giorno dopo giorno a far funzionare la loro storia. Ma una storia d'amore deve fare spesso i conti con la realtà e con le persone che ci ruotano attorno.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sotto il cielo di Roma'
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 Capitolo 26


 
 
Aveva fatto finta di nulla, trovandosi letteralmente bloccato da un politico di terz’ordine che si credeva un grande statista, ma l’aveva notata immediatamente, nonostante la luce del giorno stesse calando e le fiaccole illuminavano malamente la galleria che si affacciava sull’atrio interno del palazzo e girava tutta intorno al primo piano. Era con sua sorella e, a naso, con sua madre, e le tre parlottavano animatamente guardando, con scarsi risultati per quanto riguardava la discrezione, verso di lui. Sì, anche lei si era accorta di lui. Forse Monica si era messa una mano sulla coscienza e l’aveva avvertita del suo arrivo, ma a giudicare da come, salendo le scale, Lavinia lo guardava in cagnesco, decisamente non era stato così. Ma lui era lì con le migliori intenzioni, per fare esattamente quello che gli era stato chiesto: parlare dell’evento nel suo giornale; che poi questo avrebbe aiutato nel tentativo, l’ennesimo, di fare colpo su Maya, era un piccolo, minuscolo dettaglio.
Era un mese che non la vedeva e sembrava fosse passato un anno. Avvicinandosi, dovette rimanere concentrato nel ricordare come si respirava. Ora solo si rendeva conto che le era mancata da morire. Molto di più di quanto la sua mente avesse processato fino a quel momento…quelle erano solo chiacchiere al confronto della sensazione di trovarsela finalmente davanti. Tutto era straordinariamente di più: la luce che nonostante il crepuscolo irradiava dai suoi occhi, il suo sorriso a quelli a cui dava il benvenuto, la sua bellezza e la sua avvenenza che riportarono immediatamente a galla, come dei flash, le notti passate assieme, le sue labbra sulla pelle nuda di lei, le loro mani intrecciate. Improvvisamente la brezza della sera era come fuoco … o forse il fuoco gli veniva da dentro. Ricomponiti Alex …
“Buonasera!” la salutò, trovandosi finalmente faccia a faccia. Comportarsi come nulla fosse era l’unica strategia che gli veniva in mente in quel momento, tanto era sicuro che ci avrebbe pensato lei per tutti e due a metterlo sotto torchio. Anche perché era veramente difficile formulare pensieri di senso compiuto. Era sicuro che avesse messo i tacchi perché riusciva a guardarla perfettamente negli occhi e le era grato perché almeno poteva concentrarsi su quelli e distogliere lo sguardo dallo scollo a cuore del top che, generosamente, risaltava le sue curve procaci. In tutta quella situazione, doveva aggiungere gli occhi di Lavinia vagamente omicidi che sentiva puntati addosso.
"Buonasera!” rispose lei, con la stessa semplicità e una punta di distacco" “E così ti hai invitato Monica, o sbaglio?” Era irritata dalla sua presenza e non faceva nulla per nasconderlo con quel tono piccato e acido. 
“Tecnicamente l’invito me lo ha mandato la signora Matilde Caetani e come si dice: ambasciator non porta pena” rimbeccò, mostrandole l’invito che la moglie del suo amico gli aveva fatto avere una sera a cena e, mentre diceva quelle parole, a Maya si aprì un leggero sorriso furbo, con quella fossetta sopra il labbro superiore che lo faceva impazzire e gli faceva venire ancora più voglia di strapparle baci, uno dopo l’altro, come di chi ha compreso l’antifona e sta al gioco; ma tra loro era sempre stato così, un botta e risposta continuo e vediamo chi la spunta. “Scherzi a parte” continuò Alessandro, provando a distrarsi “è per questo che non ho fatto confermare da Fabio. Non sapevo se questa … chiamiamola improvvisata … ti avrebbe fatto piacere, l’ho detto anche a Monica e sono stato indeciso fino a ieri sera praticamente”
“Se mi garantisci che sei qui solo ed esclusivamente per lavoro sei più che benvenuto” lo avvertì lei.
“A dire il vero” chiarì lui “sono venuto anche per ringraziarti. Da parte mia e da parte di Giulia, che a quest’ora probabilmente avrà già colorato tutto l’album”
Maya, che per un attimo era rimasta col fiato sospeso non osando immaginare nemmeno quello che stava per dirle, si lasciò andare ad un sospiro di sollievo. “Oh quello … è stata una sciocchezza”
“Niente affatto. Hai dimostrato di pensare a lei anche se non c’eri. E questo vale tanto” Avrebbe potuto confessarle che era stata una grossa lezione anche per sé stesso, ma in quel momento il suo cervello era come il Grande Raccordo Anulare all’ora di punta, troppe informazioni tutte insieme difficili da coordinare; tuttavia c’era qualcosa nel suo modo di porsi nei suoi confronti che gli fece sospettare che lei lo avesse intuito.
Maya lo ragguagliò sulla mostra e sul rinfresco il più in fretta possibile; Alex pensò che ovviamente la sua presenza lì non le fosse gradita ma la realtà era un’altra: la ragazza sperava solo di poter tornare a respirare e ragionare più lucidamente il prima possibile. In ogni caso, la giovane non aveva fatto i conti con la sua famiglia che ad Alex continuava a non passare inosservata. In particolare quella che, ora ne era più che sicuro, era sua madre. Per quanto potesse sbirciare solo con la coda dell’occhio, vedendola più da vicino, esattamente come era stato per Lavinia si accorse che nonostante la somiglianza non fosse immediata i modi e la classe innati erano i medesimi.
“Converrai che prima forse è il caso di fare qualche presentazione” le suggerì, malizioso e beffardo, con un cenno del capo quasi impercettibile verso le due donne che stavano per nulla velatamente di vedetta “ho paura che qualcuno ti porterà il broncio a vita ed io passerò la serata con almeno un’ombra in più”
Maya alzò gli occhi al cielo: quella piccola smorfia riportò Alex quasi ad una vita passata, a quando lei si permetteva di mostrargli il suo mondo, quella Maya che era inaccessibile ai più dietro alla maschera glamour. Era bello che per qualche secondo fosse ancora possibile, anche solo per sbaglio, tornare ad avervi accesso. Riusciva a capire benissimo cosa passava in quella testolina e gli faceva una tenerezza assurda … quelle mille donne racchiuse in un solo corpo che lui amava, indistintamente … in un altro momento l’avrebbe fatta la pazzia, oh eccome se l’avrebbe fatta, avrebbe preso quel viso tra le sue mani, l’avrebbe avvicinata a sé e l’avrebbe baciata a lungo, al diavolo tutti … ma doveva resistere alla tentazione: non lì, non loro, non così.
 
Anche Maya aveva continuato a tenere d’occhio sua madre cercando di fare finta di niente e la donna era rimasta con sua sorella lì dove l’aveva lasciata in attesa di un suo segnale, segnale che lei non era minimamente intenzionata a dare se non fosse stato per Alex, in particolar modo perché a Lavinia non era ancora passata per la storia della loro rottura: era una ragazza a modo e non avrebbe mai rovinato la serata della madre, ma il modo per asfaltarlo con stile lo avrebbe trovato comunque e voleva evitarlo. Anche perché, alla fine della fiera, era stata lei a mollare lui … no Maya, non provare ad addossarti la colpa, ricordati di quello che lui ha fatto e soprattutto NON ha fatto. Era incredibile comunque: in qualche modo quando c’era di mezzo la sua famiglia si riusciva sempre a fare un cinema anche delle situazioni più formali.
“Mamma!” la chiamò, rassegnata “devo presentarti una persona”
La donna non se lo fece ripetere due volte. Ora che Alex la vedeva da vicino, le sensazioni erano tutte confermate: era una donna dalla bellezza sofisticata, ma non altezzosa, di quelle da tenere lontano per la puzza sotto il naso. Gli restituiva un senso di accoglienza e affettuosità, con un pizzico di eccentricità e lui difficilmente sbagliava nel leggere le persone. A differenza della maggiore delle sue figlie si stava dimostrando fin troppo entusiasta per quell’incontro, manco fosse al Quirinale ricevuta da Mattarella in persona, eppure al bel mondo e ai nomi importanti doveva essere abituata, bastava guardarsi intorno.
“Alessandro Bonelli, editore e direttore creativo di Roma Glam. Alessandro lei è Matilde Caetani, organizzatrice della mostra e mia madre”
“Madre? Avrei detto sorella” commentò Alessandro, deferente “EnchantéChe razza di ruffiano, pensò Maya.
“Lei è molto gentile, ma ho superato gli -anta da un bel po’, a differenza di Maya e ho due figli più grandi di lei. Lavinia è la maggiore, ma mi pare che vi conosciate già, vero?” Matilde sapeva che la figlia maggiore aveva conosciuto Bonelli ai tempi del trasloco e aveva sempre rinfacciato a Maya che con lei questo incontro non era mai avvenuto.
“Lavinia…” salutò l’uomo, prudente e discreto. L’ultima cosa che voleva era far scoppiare quella evidente bomba ad orologeria; ma Lavinia non si scompose, rispondendo al saluto con un sorriso tiratissimo che sembrava più un ghigno. Stranita dal comportamento delle figlie, con il dubbio che le stessero nascondendo qualcosa, Matilde intervenne personalmente per rompere il ghiaccio.
“Mia figlia sosteneva che la sua rivista non si occupa di eventi fuori Roma e non valeva la pena invitarla. Eppure eccola qui … proprio come per Sanremo”
Eccola lì, pensò Maya, pronta a tirare l’intero arco anziché una semplice freccia e quell’occhiataccia che le aveva riservato parlava da sé.
“Sua figlia ha ragione, ma sa anche che in estate proviamo a sperimentare con nuovi format. E visto che d’estate Roma si svuota, ho pensato che siamo noi a dover andare dove vanno i romani. E vedo che qui ce ne sono tanti”
“La crème de la crème” garantì la donna “certo non posso garantire che il numero di neuroni presenti sia lo stesso degli invitati, ma immagino che ai suoi lettori interessi poco”
“Ci intendiamo perfettamente”
Alessandro notò nella donna tutto la fierezza per aver fatto centro con lui: Maya gli aveva accennato come lo ritenesse uno degli uomini più in vista di Roma, e la sua presenza lì non faceva che dare lustro alla serata. Morale della favola: era diventato un trofeo. Matilde invitò sua figlia minore ad accompagnarlo a fare il giro della mostra “Maya fai da Cicerone al signor Bonelli, qui ti sostituisce Lorenzo” d’improvviso, anche il figlio prediletto era passato in secondo piano. Tutta quella situazione aveva assunto una vena comica: per Matilde, Maya lo sapeva bene, in quel momento esisteva solo Alessandro Bonelli, da esibire come un modello della mostra di fronte alle vecchie amiche del bridge e alle altre dame di carità che era grasso che colava quando riuscivano ad ottenere un trafiletto sul Tempo o quando si vantavano di aver avuto uno spazio su Vanity Fair e le trovavi dietro un campioncino di profumo, nelle ultime pagine che nessuno legge. Alessandro scorse ancora disagio ed esitazione nel volto della giovane alla richiesta della madre e così risolse di intervenire personalmente. Anche se rimanere solo con lei era una delle non troppo velate speranze per la serata, non l’avrebbe mai messa in situazioni sgradevoli o in cui non voleva essere.
“Mi perdoni signora, ma credo che qui in mezzo sia lei la migliore guida possibile, non trova? È o non è lei la mente dietro a tutto questo”
“Infatti” incalzò Lavinia, che per la prima volta da quando si erano incontrati quella sera sembrava essere in accordo con l’uomo, anche se di sicuro per motivazioni opposte alle sue “e non solo la mente, nell’ultima settimana ha lavorato come un mulo per mettere in piedi tutto”
“Ora … un mulo … non esageriamo. Ma solo se per lei sono una compagnia sufficientemente adatta”
“La migliore possibile. E poi non dimentichi che ho un articolo da scrivere, ho tanto da chiederle”
“Allora la accompagno molto volentieri” confessò, lusingata e affascinata da quell’uomo così attraente e adulatore. Sì, la stava ossequiando più del dovuto e non ci provava nemmeno a fingere che non fosse così ma a lei stava bene se serviva a far schiattare di invidia le sue ospiti. “Però mi deve chiamare Matilde e ci dobbiamo dare del tu, questo lei mi sa tanto di suocera al primo incontro”
Maya, che aveva avuto la brillante idea di bere un sorso d’acqua da una bottiglietta proprio in quel momento, per poco non fece una doccia a tutti i presenti. “Tutto bene, cara?”
“Sì sì” rassicurò sua madre, dopo qualche colpo di tosse. Con Alex si scambiarono uno sguardo fugace che, per quanto lo riguardava, non lasciava dubbi ad interpretazioni: hai fatto una cazzata a venire qui, mia madre si sta mettendo in testa strane idee, guarda la mostra e vai via il prima possibile. Il messaggio, urlato senza dire una parola, era stato recepito forte e chiaro.
 
“Come ti senti?” Lavinia domandò a sua sorella una volta che Matilde e Alessandro le avevano lasciate sole. Gli invitati erano ormai pressocché tutti arrivati, qualcuno stava persino iniziando ad andare via, e Lavinia aveva costretto Philippos a dare il cambio a Maya all’ingresso, il tempo per una boccata d’aria in santa pace in un corridoio vuoto a piano terra. Non avrebbe fatto danni.
“Dici che al bar me lo fanno un Long Island?” Erano sedute su una vecchissima cassapanca di legno intarsiata.
“Maya…rispondi…”
“E io ti ho risposto” sottolineò “volevo una serata tranquilla e mi sono ritrovata con mia madre che scorta per la mostra quello che non sa essere il suo ex genero e se continua così conoscendola a fine serata proverà a combinare qualcosa tra me e lui. Ho bisogno di tanto alcool”
Provava a buttarla in caciara e a fare dell’ironia perché c’era seriamente di che andare a rinchiudersi nei sotterranei del castello e assicurarsi che buttassero via la chiave, ma Lavinia era determinata ad accertarsi che stesse bene “Che effetto ti ha fatto rivederlo?”
Maya, dal canto suo, non le avrebbe detto che, nonostante tutto, era lo stesso che le faceva quando si rivedevano dopo che era stato via per lavoro o aveva passato il weekend con i figli: sollievo, benessere, completezza e pure un pizzico di eccitazione. “Non saresti contenta se te lo dicessi” ammise, tuttavia: una volta le riusciva così tremendamente facile dire bugie, ora non sarebbe più stata in grado neanche su Whatsapp, via messaggio. Soprattutto se si trattava di sua sorella.
“Una persona di mia conoscenza” le disse Lavinia, strizzando l’occhio e facendo l’eco a quello che lei le aveva detto qualche giorno prima “mi ha detto che siccome sono sua sorella lei è felice se io sono felice. E lo stesso vale per me … in questi mesi non lo sei stata, diciamocelo.” L’immagine della sua sorellina in lacrime, seppur sbronza, sul divano di casa, che le confessava quanto le mancasse l’uomo che diceva di amarla era difficile da cancellare. Ed era proprio quell’immagine che le si era ripresentata quella sera rivedendolo, lei non poteva farsela passare tanto facilmente. Ma Maya e la sua felicità venivano prima di tutto “Questo non significa che se ci fosse un ritorno di fiamma non starei come un segugio pronta ad evirare il signorino se necessario” precisò, puntandole un dito contro con fare sinistro.
“Ora ti riconosco” sogghignò Maya, poggiando la testa sulla spalla di sua sorella “comunque non ti preoccupare, anche se la tentazione è forte non ho intenzione di ubriacarmi e paccarmelo in qualche angolo nascosto del castello. Una cosa è rendersi conto che ci sto ancora sotto, un’altra è riprendere da dove ci siamo lasciati e per quello bisogna lavorarci ancora un bel po’”
E fare le cose per bene nella sua testa significava andare fare veramente un passo per volta, lavorando su di sé giorno per giorno come si erano promessi ma non erano mai riusciti a fare veramente.
 
Alla fine Maya aveva ceduto all’alcool. Niente di pesante, un rosato toscano fresco e profumato, adatto a tenere alto il morale senza conseguenze indecorose. Mentre girava il vino nel calice, addossata ad una parete del corridoio – non osava staccarsi per paura che il bianco della parete non le avesse impolverato la mise nera - Alessandro sbucò dalla porta alla sua sinistra, solo.
“Allora, mia madre ti ha rilasciato?” Cazzo Maya, adesso richiami pure la sua attenzione? Ma sarai deficiente!
“Solo perché è arrivato tipo un monsignore o qualcosa del genere …” rispose Alessandro, ridacchiando e scuotendo un po’ la testa, avvinandosi.
“Meglio così, ti ha trattenuto fin troppo”
“Beh ci siamo soffermati su diversi pezzi e poi mi ha presentato ad alcuni ospiti. E a tuo fratello naturalmente” aggiunse “finalmente ho conosciuto il proprietario della tshirt che mi hai prestato tante volte … ah, e anche il tuo patrigno, il famoso Ruggero” Pure!…Qualcun altro?! Avanti il prossimo …
“Non è proprio il mio patrigno, lo sai. L’ho conosciuto che avevo 23 anni” Però su una cosa poteva dargli ragione: era la cosa più vicina ad una figura paterna che avessero lei e i suoi fratelli e non andavano semplicemente d’accordo: negli anni avevano, lo ammetteva, imparato proprio a volersi bene. “Come ti è sembrato?” Maya finiscila o i buoni propositi si andranno a farsi fottere.
“Perfetto per tua madre, per quanto ho potuto vedere. Di gran classe, ma stravagante al punto giusto da renderlo simpatico, anziché patetico”
“Non avrei saputo descriverli meglio”
“Ho anche rimediato un invito, sai?”
“Cioè?”
“Ha scoperto che sono un amante di auto e moto d’epoca e mi hai invitato a vedere la sua collezione. Ti lascio immaginare tua madre”
“Non penserai di accettare, spero …”
“L’invito di Ruggero? Lo accetto molto volentieri”
“Alex …”
“Non ti metterò in imbarazzo, ho quasi 46 anni e mia madre mi ha insegnato le buone maniere a suon di ciabattate da bambino. Educazione testaccina.” Maya non poté fare a meno di ridere. Se voleva farle perdere il filo del discorso buttandola sul ridere ci stava riuscendo benissimo, ma doveva resistere, doveva tornare seria. Non poteva immaginare però che la situazione per l’uomo non era tanto migliore: appena la ragazza sorrise fu costretto ad inventarsi qualcosa, a far finta che gli fosse vibrato il cellulare in tasca o qualcosa del genere … cazzo, di nuovo la fossetta no! … Alex non hai più gli ormoni da quindicenne in circolo!
“Non è quello. Mi…mi fido” farfugliò lei “è solo che tu non conosci mia madre, se le dai la mano si prende ben più di un braccio"
“Di cosa hai paura?” “Io … io…”
“Ragazzi!” Monica e Paolo uscirono sotto braccio dal salone principale. Paolo con il suo solito entusiasmo energico e sempliciotto e Monica aprendosi in un sorriso a trentadue denti vedendo i suoi amici insieme. Era chiaramente quello il suo intento, ma non ci sperava di trovarli a parlare da soli senza bisogno di una spintarella.
“Ahò Maya, fai i complimenti a tua madre per la serata!”
“Piaciuta la mostra?” domandò Maya a Paolo.
“Interessante …”
“Non c’ha capito niente” decretò Alex.
“Nooo chi l’ha detto?!” esclamò l’amico, sulla difensiva “è solo che … cioè per me è strano che delle stoffe possano interessare a tal punto da finire in un museo. Boh io ho fatto Scienze Motorie, nun so’ raffinato come tutta sta gente che pare vestita di stracci ma parla tutto sofisticato” Su una cosa Paolo aveva ragione: il look capalbiese era sempre lo stesso, di generazione in generazione, dalle nonne alle nipoti: total white o al massimo color sacco, abiti o completi lunghi e comodi e broncio immancabile che fa tanto sinistra intellettuale. Sia Maya che Alex ne conoscevano a bizzeffe di soggetti del genere, in tutte le loro declinazioni più o meno radical, più o meno chi.
“Ma cosa vuoi capirne tu, che è grasso che cola se distingui il cotone dal sintetico” replicò Monica, infervorata “sono pezzi unici, lavorazioni artigianali con tecniche particolarissime e a volte antichissime”
“Bravissima!” si complimentò Alex “e la maggior parte sono anche piccole realtà locali che di certo non hanno possibilità di farsi conoscere ai grandi nomi della moda e del cinema. E la madre di Maya fa proprio questo, dà loro una grossa visibilità. E in più fa beneficenza, che non guasta mai”
Era in quelle occasioni che Alex la faceva incazzare da morire. Perché quando era nel suo elemento, nel lavoro, non aveva rivali nell’impacchettare una storia. Mr Bonelli, come a volte lo chiamava il vicedirettore Stefano, era l’uomo perfetto: abile negli affari, penna sopraffina, ruffiano al punto giusto quando si trattava di corteggiare inserzionisti e personalità per ottenere quel che voleva. Ed era proprio per quello che lei si incazzava, perché aveva il terrore che non fosse Alex, bensì Mr Bonelli quello che l’aveva corteggiata e fatta capitolare. Però Mr Bonelli era un capitalista: conquistava, usava e buttava ed Alex non lo aveva fatto con lei. E la sua testa girava di fronte a quel rompicapo.
“Si direbbe quasi che l’hai messa in piedi tu la mostra, Alex” scherzò Monica.
“Oh no” rise lui “è che ho avuto una guida d’eccezione che mi ha spiegato tutto per bene”
“Ti ho visto prima lì dentro e mi stava venendo quasi voglia di dirle ah signò, pe’ poco nun diventavate parenti
“Paolo non sei divertente!” lo rimproverò sua moglie.
“Vabbeh ma mo che ho detto? Stanno qui tutti e due e non mi sembra si stiano scannando”
“Vai a prendere qualcosa da bere piuttosto che fa caldissimo … te non senti caldo Maya?”
“Ti accompagno” disse Alessandro al suo amico, prontamente, constatando quanto Maya fosse in difficoltà in quel momento. Si era come irrigidita ma allo stesso tempo smaniava con il calice che, a causa del caldo e del sudore, si era opacizzato con le impronte.
“Maya prendiamo qualcosa anche per te?” domandò Paolo.
“Dell’acqua andrà benissimo, grazie” Avrebbe preferito qualcosa di forte, ma aveva già buttato le bollicine al momento dell’inaugurazione formale e quel bicchiere di rosé a stomaco vuoto e, anche se reggeva abbastanza bene l’alcool, era meglio non esagerare se voleva mantenere un minimo di lucidità. I suoi limiti li conosceva e in quella situazione sul filo del rasoio era meglio non avvicinarcisi neanche per sbaglio.
“Allora …” la incalzò Monica, appena i due uomini si erano allontanati, prendendola sottobraccio.
“Allora ti rendi conto cosa hai fatto?” la rimproverò a bassa voce, slacciando la presa “L’hai fatto venire qui e nemmeno mi hai avvertita, neanche 5 minuti prima, hai aspettato che lo vedessi con i miei occhi”
“Ok forse ho sbagliato ma non avresti mai permesso che venisse e tua madre sembrava tenerci davvero!”
“Seee…mia madre…non la mettere in mezzo! Lo sappiamo perché gli hai fatto avere un invito di straforo. Tanto a te che te frega, la scema che ha dovuto gestire tutto so’ io, mica tu”
“E ha funzionato?” ma Maya tacque, guardandola in cagnesco.
“Monica, sono buona e cara e generalmente non amo la violenza. Ma dammi solo un buon motivo per cui non dovrei sbatterti fuori a calci nel sedere dopo quello che hai fatto”
“Ahoo ma che mi stai a imbruttire? A me?”
“Sono serissima, l’hai fatta sporca”
“Eddai Maya, seriamente, adesso ti stai accollando! Lui sta lavorando e non mi risulta che ci stia provando, se non vuoi averci a che fare lo eviti e basta e comunque se proprio vuoi sto buon motivo … perché sono in dolce attesa e di solito le donne in dolce attesa si trattano bene”
Maya sorrise e la mandò a quel paese con un gesto plateale “Dai non fare la scema, ok provare a farsi perdonare ma così è da disperati”
“Non era mia intenzione, sono davvero incinta”
Maya, presa alla sprovvista si tirò indietro per osservarla meglio, soffermandosi sulla pancia, ma non era né più né meno la pancia piatta e tonica di una ex atleta che si teneva in forma. Si accorse, però, di una pallina d’argento che pendeva dal suo collo. “Davvero?” domandò, ancora incredula. Monica annuì solamente, sorridendo commossa e con gli occhi che le brillavano. Anche la pelle, ora che lo sapeva, le sembrava persino più luminosa e tonica. Maya si lasciò andare ad un gridolino che sembrava quasi uno squittio, ancorandosi al collo dell’amica in un abbraccio. “Oddio ma è bellissimo!!! Da quando lo sai? E Paolo? Ma era in programma?”
“Piano piano, Maya, una cosa per volta!” esclamò l’amica, staccandosi dalla presa leggermente sopraffatta dall’amica che non ricordava così impulsiva ed energica nelle sue esternazioni. “Sì ovviamente Paolo lo sa ed è contentissimo”
“Mi sorprende che sia riuscito a tenerselo per sé”
“Per forza ... è sotto minaccia. Gli ho detto che se lo diceva a qualcuno senza il mio permesso non lo avrei portato alla prima ecografia” Le due ridacchiarono complici. “Comunque lo so da poco, un paio di settimane, ma ho avuto la conferma dopo che siamo state da tua madre … e sì era un po’ che ci stavamo provando, non dico che avevo perso le speranze ma stavo quasi iniziando a preoccuparmi”
“No vabbeh sono troppo contenta, davvero, e scusami per quello che ho detto prima. È l’esaurimento…”
“No, ok, un po’ me lo meritavo, ma voi siete due testoni e prima lo capirete e meglio è”
“Non è facile, mi ha chiesto di fidarmi una volta e guarda come è andata … non so se ce la faccio a fidarmi ancora, nonostante tutto il bene che gli voglio”
Mentre parlava però i due uomini si facevano largo tra la folla con dell’acqua e qualche finger food. Monica chiese a Maya di non fare parola della gravidanza ancora per un po’ e i due coniugi, dopo aver scambiato qualche parola tranquilla con gli amici, se ne andarono, lasciandoli soli.
“Senti” esordì Maya, in fretta “per quello che ho detto prima…ci puoi andare da mia madre, ovviamente.” Dopo la sparata con Monica aveva capito di aver esagerato anche con lui. Certo, non era una situazione ortodossa, ma lei l’aveva causata tanto quanto lui e doveva imparare a conviverci. Avevano la stessa cerchia di conoscenze e non poteva, né doveva, impedirgli di vivere la sua vita perché lei non era in grado di far pace con il suo cervello. “È che la vedo più entusiasta del dovuto e la cosa non mi piace per niente” spiegò.
“Pensi abbia capito?”
Scosse la testa “Peggio…penso che si sia messa qualcosa in testa e non vorrei scoprirlo”
“Però chi non rischia non ottiene nulla, no?” Già, come diceva sempre suo padre solo a chi non fa nulla non accade nulla. Anche se suo padre non era esattamente il migliore dei pulpiti. “A proposito di rischiare” continuò Alessandro “non per farmi gli affari tuoi ma come va il lavoro?”
“Bene dai, ho fatto dei colloqui e sto aspettando la risposta” rispose, fiera. Non voleva dargli a vedere che la situazione non era delle migliori. Era vero che aveva fatto dei colloqui, e questi erano andati anche bene ma purtroppo si era scelta un brutto periodo per cambiare lavoro; d’estate infatti le assunzioni si contano col contagocce. Probabilmente nessuno l’avrebbe contattata prima di fine agosto o settembre.
“E stai facendo quello che ti ho detto?”
“Continuare a scrivere?”
“Sì”
“Sto leggendo in realtà, adesso ho più tempo libero di quanto ne vorrei, nonostante mia madre mi abbia tenuta occupata negli ultimi giorni. La lettura aiuta la scrittura, no? Me lo dicevi sempre”
“Sì certo” Quando avevano scritto insieme i reportage per Roma Glam le aveva creato un elenco sul pc con una serie di libri che secondo lui avrebbe dovuto leggere, qualcuno glielo aveva anche scaricato in formato Kindle così lo aveva sul cellulare e non aveva scuse per non leggere.
“Perché tutte queste domande?”
“No niente…”
No niente un corno, Bonelli, parla chiaro, lo vedo che stai pensando a qualcosa” Perché tutta sta confidenza, sei rincretinita di botto? Sì, lo sapeva bene che era capace di intuire quello che gli passava nella mente, era questo che li rendeva un team affiatato a lavoro e una coppia praticamente perfetta nella vita. Cosa fosse andato storto, nel frattempo, era una lunga lista di cazzate per cui lui stava ancora pagando dazio, e chissà fino a quando.
“È che … pensavo … come ho detto a tua madre d’estate introduciamo idee nuove da sperimentare, nuove rubriche, nuovi format … e io avrei pensato a te, ecco. Quando torni a Roma fissa un appuntamento con Alice”
“No Alex, non ricominciamo, per favore” tagliò corto Maya, finalmente allontanandosi da lì come avrebbe già dovuto fare, considerò, da un pezzo.
Ma Alex la bloccò: ok fare i melodrammatici ma doveva avere senso e, in quel momento, non ne aveva. “È lavoro Maya” mise in chiaro “almeno senti cosa ho da dirti, se poi non ti sta bene la strada per uscire dagli uffici la conosci.”
“E di cosa si tratta? Non puoi dirmelo qui, ora?”
“Una persona che conosco una sera mi ha detto di godermi la serata anziché pensare sempre al lavoro e da allora tengo fede a quell’impegno” chiosò, sornione.
Il suo solito tono imponente e suadente, con quel pizzico di strafottenza di chi sapeva come ottenere quello che voleva e sapeva che lo avrebbe ottenuto. Si sentiva letteralmente una marionetta tra le sue mani quando lo usava, ma doveva essere forte. Sei un bastardo Bonelli.
“Posso dire una cosa? Una sola. Prometto. E poi mi taccio. Anzi, se vuoi me ne vado pure”
“Avanti, sentiamo” lo incalzò Maya, arrendevole. Sarà stato il caldo, saranno state le montagne russe che il suo povero cuore e il malcapitato cervello avevano dovuto subire quella sera, ma era sfinita; a quel punto, purché se ne andasse, avrebbe accettato qualsiasi cosa.
“Sei bellissima stasera … no ok, tu sei bella sempre, chi voglio prendere in giro, però c’è qualcosa di speciale stasera” disse lui, tutto d’un fiato, prima che lei potesse fermarlo, prima che il suo raziocinio potesse fargli cambiare idea. Lo pensava dal primo momento che aveva messo piede in quel palazzo e non c’era stato un momento più adatto di quello per dirglielo: con le padelle di cera che stavano andando ad esaurimento, gli ospiti che stavano lasciando la location e la musica che tornava a prendere il posto del chiacchiericcio di fondo.
Maya sentì il respiro mancarle e un pugno stringerle cuore e stomaco. Era da tanto che non si sentiva così, che non la faceva sentire così. Un’altra parola ed era pronta a mandare a puttane la promessa fatta a Lavinia, senza nemmeno bisogno dell’aiuto degli alcolici. Era quello giusto, ma era arrivato nella sua vita al momento sbagliato e faceva male da morire. “Sarà la luce delle fiaccole, non mi vedi bene” provò a difendersi, girando il volto da un’altra parte, evitando il suo sguardo ma era allo stremo delle forze e la penombra non impediva ad Alex di notare il rossore che imporporava sue guance e impreziosiva la sua pelle di porcellana.
“No Maya” nella testa di Alessandro quel nome suonava più come amore “è qualcosa che viene da dentro ed è una cosa che non ci crederai ma ho sentito anche nella tua famiglia. Si vede che il bel mondo è casa vostra, ma voi siete una spanna sopra a tutta questa gente”
“Forse perché per noi è una parentesi anziché l’unica ragione di vita” nonostante il pericolo sembrasse momentaneamente scampato, Maya aveva il terrore che tornasse di nuovo alla carica con quella disarmante semplicità che riusciva a sopraffarla ogni volta. Così prese a camminare, con lui al suo fianco, verso uno dei corridoi che portava al camminamento sulle mura del paese, dove le luci artificiali dell’illuminazione rendeva tutto giallo.
“Mia sorella a quasi quarant’anni vive ancora in un appartamento con altri inquilini, come ai tempi dell’università” confessò, con una semplicità che ricordava ma a cui non era più abituata “mia madre e Ruggero vivono nel loro buen retiro di Grottaferrata e il massimo della mondanità per loro sono le cene con gli amici ma detestano Roma e le sue feste, mio fratello ha le sue amicizie ma per il resto vive per la finanza” “E tu?” “E io … io non vedo l’ora di tornare a casa, togliere i tacchi e salire in shorts e maglietta su in terrazzo con un bicchiere di vino e addormentarmi lì al fresco della sera” Nei loro aperitivi in terrazza, con la primavera alle porte, fantasticavano delle calde notti d’estate, quando il sole a Roma scioglie anche le pietre. Quel terrazzo di Testaccio era già pronto ad accoglierli dopo il tramonto, con quel poco che per loro, innamorati, era tutto ciò che serviva: un futon, qualche candela alla citronella, dei tramezzini e due birre. Bastava poco per essere felici ma lei non era stato in grado di dirgli quanto fosse importante per lei e lui non aveva fatto mai seguire i fatti alle belle parole. Incerto, Alex portò le sue dita tra le onde dei suoi capelli color cioccolato, giocandoci con gentilezza e prudenza, attento ad ogni minima reazione di rifiuto.
“Ho sbagliato tutto Maya” sussurrò “e non so cosa fare per farti capire che ora lo so e che sono pronto a dimostrarti che stavolta sarà diverso se mi vorrai ancora”
“Meno male che doveva essere solo una cosa …” scherzò lei, persa in quel profumo che tornava a farsi vicino e familiare “la verità Alex è che ho bisogno di tempo. Io non sapevo come si stava in una relazione, mi hai chiesto di fidarmi e l’ho fatto, totalmente. E sappiamo come è andata. Non è facile buttarsi di nuovo.”
“Non è più un no, però, o me lo sto sognando?!” Forse era un caso, forse no, ma erano le stesse parole che aveva usato quando era tornato indietro dopo la loro passeggiata insieme nel centro di Roma. Forse era il segno che aspettava, anche se immaginava qualcosa di più concreto: ora lo sentiva, stava tornando da lei.
“No, non stai sognando. Dammi tempo Alex, ti chiedo solo quello”
“Tutto il tempo di cui hai bisogno” le disse, prendendola per mano e portando le sue labbra sul dorso.
 
Un colpo di tosse, alle loro spalle, troncò quel momento di beatitudine. Era Olivia, che non si era vista per tutta la sera e si era palesata nel momento meno opportuno. “Scusate” balbettò, impacciata e mortificata “Maya, ti sta cercando tua madre”
“Ok … vengo”
“Allora io vado” tagliò corto Alex, tirandosi indietro e muovendo verso l’uscita “prometti che ci vediamo in ufficio? Ci conto!”
“Ci penso…” fu solamente capace di rispondere Maya.
“Il bianco è intramontabile ma penso che un tocco di colore ci voglia…” commentò Olivia, mentre tornavano nei saloni dell’esposizione.
“Come prego?”
Olivia bloccò l’amica, guardandola con lo sguardo di chi ne sapeva una più del diavolo. “Dico, per le tue nozze…perché te quello lì te lo sposi, lo sai vero?” domandò, poggiando un braccio sulla spalla dell’amica.
Maya si lasciò andare ad una risata sommessa, quasi un soffio, a capo basso, arrossendo e mordendosi il labbro. “Temo proprio di sì”
E niente …. pur provandoci con tutte le sue forze, doveva arrendersi all’evidenza: era rimasto tutto com’era, nel suo cuore non solo non era cambiato nulla, ma anzi sentiva che, rivedendolo, era come se tutto fosse persino tornato in ordine. Avrebbe volentieri urlato un grosso vaffanculo a lui e a sé stessa, ma cosa potevano farci, in fondo?! Si erano fregati con le loro mani fin da quel pranzo a base di sushi e non si era più tornati indietro. Era dell’opinione che distanza sarebbe stata la cartina di tornasole per testare i propri sentimenti, separandoli per sempre o facendoli ritrovare. E anche se ci sperava, la paura di soffrire di nuovo la portava razionalmente a pregare che quello che stava succedendo in quel momento non fosse vero.
Persino quella straordinaria confidenza, quella naturale capacità di scherzare tra di loro si era fatta strada prepotente ed impertinente per poter tornare a galla: senza particolari sforzi il puzzle si stava ricomponendo e, che avesse paura o meno, ne era tremendamente felice.



 

Eccoci qua gente, un piccolo ENORME passo per questi due testoni che non riuscivano finora a trovare un punto d'incontro. Ora, invece, è finalmente tutta un'altra storia. Che dite, Maya andrà a sentire la proposta di Alex adesso o vorrà tenere lavoro e vita privata separate? E che ne pensate delle parole di Olivia, non sarà un po' presto per parlare di abiti nuziali?
Comunque in una giornata di belle notizie si aggiunge anche il lieto evento di Monica e Paolo, non ci siamo fatti mancare proprio nulla in questo capitolo. 

Piccolo avviso: il prossimo capitolo arriverà tra venerdì e sabato, tutto dipenderà dagli impegni di lavoro. A presto!
Fred ^_^
 
   
 
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