Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: Alexander33    29/11/2022    2 recensioni
Una ragazza poco raccomandabile dispersa tra le pieghe del tempo, un sos misterioso, una soluzione da trovare, un cuore spezzato da guarire.
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Nuovo personaggio, Tadashi Daiwa, Yattaran
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Harlock la fissava, cercando di capire che reazione avessero provocato le sue parole.

 

«tu sei da galera. E da psicologo! Ti sei fatto tua figlia?! No, dico… e ai tuoi compagni di brigata va bene così? Prendono ordini da un… non riesco nemmeno a pronunciare la parola… »

 

Harlock in silenzio si godeva la scena, gustandosi la sigaretta come se stesse assistendo a uno spettacolo teatrale.

 

«… e la madre? Sta bene anche a lei? Capisco perché se ne è andata!!!! Avrà la psiche a brandelli! Ti rendi conto di cosa le hai fatto?»

 

Harlock spense la sigaretta «hai finito?»

 

«no! Non ho finito! Anzi: dopo questa, vorrei andarmene immediatamente. E chi ci sta a vivere con un…. Bah! Disgustoso!»

 

«Mayu era la mia figlioccia. Mi fu affidata dai suoi genitori quando aveva poco più di un anno.»

 

Kaya si zittì, subito riprese

 

«l’hanno scelto proprio bene il papà di riserva. I miei complimenti… dovrebbero richiedere un patentino speciale, prima di permettere alla gente di figliare…»

 

«la smetti di dire sciocchezze?»

 

In verità era molto imbarazzata. Finalmente aveva svelato quel segreto e adesso si sentiva totalmente inopportuna. In effetti questa storia non era nulla che non avesse già sentito. Le cronache rosa dei suoi tempi ogni tanto cacciavano fuori qualche padre adottivo che finiva per fidanzarsi con la ex figlia. Nulla di così straordinario. Aveva messo in imbarazzo quell’uomo, costringendolo a rivelare dettagli intimi della sua vita.

 

«va bene mi dispiace. Sono stata un’imperdonabile impicciona.»

 

«…forse adesso la smetterai di ficcare il naso ovunque.»

 

«peró…» non ne sembrava molto convinta «parlami di lei: che tipa era?»

 

«puoi chiederlo a chi vuoi. La conoscevano bene tutti a bordo. È stata fidanzata con Tadashi per un certo periodo…»

 

Kaya sgranó gli occhi: si era data da fare la ragazza! E aveva gusti raffinati, non c’è che dire!

 

«…e non pensare che sia una facile. Ho faticato parecchio per conquistarla…»

 

«doveva essere veramente speciale, per far innamorare due… si, insomma, voi due!» avrebbe dovuto aggiungere “due gran pezzi di manzi come voi” ma fortunatamente all’ultimo decise di non proseguire.

 

«Ci puoi giurare. Era la creatura più dolce e pulita che sia mai entrata nella mia vita. Ed era anche molto intelligente, allegra e vivace. Un vero tornado di gioia e positività. Ed era anche incredibilmente bella.» Harlock parlava e il suo sguardo divenne sognante

«i suoi occhi… ti potevi immergere in quel blu. Per coglierne il colore, dovevi avvicinarti fin quasi a sentirne il respiro, erano blu notte… a volte, quando era turbata, sembravano quasi neri…»

 

“Ecco con chi hai a che fare: la wonder woman delle fidanzate ideali. Bel colpo Kaya…” ascoltare Harlock parlare di Mayu la fece sentire più verme di come già si sentisse. Come si dice? Una bella iniezione di autostima? Già, proprio così.

 

Uscì dalla porta col morale sotto le scarpe: nemmeno farsi ferire era servito ad acquistare punti. Cioè, un po’ sì… almeno ora la considerava come un essere umano. Ma non sarebbe mai potuta arrivare in cima all’Olimpo, dove dimorava la dea che aveva incatenato il cuore del pirata.








 

«Aaaaaah!!!! Dannazione! Così non combineremo mai niente!» Yattaran gettó per aria un mucchio di fogli, sui quali stava facendo complicati calcoli matematici.

 

Tadashi lo guardó con occhi arrossati e stanchi. Oramai erano mesi che si spaccavano la testa. A volte anche per otto ore di fila, ma non si giungeva a nulla di concreto. La frustrazione era condivisa.

 

«Yattaran ti capisco. Ma cosa vogliamo fare? Abbandonarla senza nemmeno tentare?»

 

«no! Certo che no, ha solo noi! Ma lo capisci anche tu che senza dei dati concreti tutto il nostro lavoro è inutile? Stiamo sgobbando su ipotesi! Abbiamo bisogno di fatti!»

 

«gli unici dati li aveva mio padre, ma lui ormai non c’è più.»

 

«non aveva un laboratorio? Dei documenti? Avrà lasciato qualcosa!!!!»

 

«il laboratorio è stato distrutto da quelle maledette piante, lo sai!»

 

«va bene, ma a casa avrà portato pur qualcosa! Io mi portavo sempre il lavoro a domicilio!»

 

«cosa vuoi che ti dica? Sono passati più di dieci anni. Il nostro appartamento è abbandonato da allora e per quel che ne so le mazoniane potrebbero aver fatto piazza pulita anche lì.»

 

«non c’è altro da fare. Dobbiamo tornare per vedere se riusciamo a trovare qualcosa. In caso contrario Kaya resterà bloccata qui per il resto della sua vita.»

 

Messa così era una responsabilità terribile sulle spalle dei due uomini.

 

«ha solo noi…» mormorò Tadashi, sconsolato.




 

Harlock passeggiava avanti e indietro mentre ascoltava il suo primo ufficiale.

 

«… non c’è altra scelta. Dobbiamo andare sulla terra e cercare tra i documenti del dottor Daiba. Senza i suoi studi abbiamo le mani legate.»

 

«Ma non possiamo restare troppo a lungo sulla terra. Lo sai anche tu. Cosa suggerisci?»

 

«semplice: ci lasci li. Quando abbiamo finito ci vieni a riprendere.»

 

«dovrei fare a meno dei miei due ufficiali più preziosi? E per quanto? Settimane? Mesi?»

 

«…anni?» azzardó Tadashi.

 

«Anni!!!» Harlock li guardó come se fossero folli.

 

«baaah! non dargli retta capitano! Se troviamo qualcosa possiamo elaborarla anche qui… ma è l’unica possibilità che abbiamo per riportare a casa la ragazza. Non vorrai lasciarla al suo destino, senza fare nemmeno un tentativo?!»

 

«no. Certo che no!» Harlock era pensieroso «e va bene. Se non c’è altro modo, faremo così. Ma voglio rapporti giornalieri! La vostra incolumità è essenziale.»

 

«hei capitano! E che ti preoccupi per noi? Siamo grandicelli e capaci di difenderci da soli!» come il suo solito Yattaran sdrammatizzava anche la situazione più tragica.

 

«mandatemi la ragazza. È bene che lei sappia.»



 

Kaya era in piedi davanti ad Harlock e aspettava.

 

«per favore siediti. Non sei una scolaretta che deve ripetere la lezione.»

 

Kaya sedette. Non aveva la minima idea del perché fosse stata convocata. Ultimamente si era comportata bene: nessun furto, nessuno scherzo, nessuna rissa.

 

«Yattaran e Tadashi ci lasceranno, per un certo periodo.» 

Kaya lo fissava.

«stanno lavorando al tuo caso da mesi. E…» non aveva idea di come potesse prendere la notizia: la prospettiva di non poter più tornare a casa doveva essere terribile. «…senza dati concreti è impossibile aiutarti. Li lasceremo sulla terra. Se saranno fortunati, grazie al padre di Tadashi, potremmo riportarti a casa. Dipende tutto da questo. Mi dispiace, vorrei poter fare di più.»

 

Kaya non rispose subito. Aveva smesso di pensare a casa da tempo. La vita di adesso era molto più interessante e serena della sua precedente e poi c’era lui. Un po’ padre un po’ amico… un po’ qualcos’altro. L’idea di andarsene, di separarsi da tutti loro, da lui, non era allettante per niente, ma preferì tenere per se i suoi sentimenti.

 

«Capisco» disse semplicemente.

 

Da quando Kaya aveva saputo di Mayu s’era incupita e s’era fatta più taciturna.



 

Tadashi e Yattaran sarebbero sbarcati a breve, prima di lasciarli al loro lavoro si decise per una puntata in un’isola tropicale, salutando degnamente i loro compagni.


Forse era un illusione, ma Kaya sentiva il profumo dell’oceano dalla sua cabina, ma non aveva voglia di uscire. Dall’obló il colore dell’acqua era di un abbagliante azzurro, invitava a bagnarsi nelle sue acque cristalline come quelle di una piscina. 

Poteva scorgere i pirati che allestivano i faló per la serata, Masu San gridava ordini a destra e a manca: 

 

«razza di fannulloni! Se volete riempire le pance stasera, vi conviene darvi da fare! Portate fuori la griglia!»

 

C’era anche chi avrebbe dormito in spiaggia: stavano allestendo un accampamento in piena regola.

“Pensa un po’” si disse Kaya “nel duemilaecredici fanno ancora i campeggi… robe da matti.”





 

Era buio quando decise finalmente di uscire dalla sua tana. L’aria fuori era profumata di mare e di fiori esotici, faceva caldo ma era piacevole. Si sedette su una roccia a guardare gli altri, in disparte, abbastanza lontana da non dare nell’occhio.

 

Le si fece vicino Harlock

«non ti unisci agli altri?»

 

«non mi piacciono le feste… detesto la folla» lo disse col tono imbronciato.

 

«allora abbiamo qualcosa in comune» gli si sedette accanto «mayu invece adorava le feste e avere tanta gente intorno.»

 

Kaya alzó le spalle «figurati… miss perfezione non poteva essere diversa…» le sfuggì in un borbottìo appena accennato.

 

«come dici?»

 

«niente… ma credo che andró a bere qualcosa» prendersi una sbronza era senz’altro meglio che stare lì, ad ascoltare l’uomo delle sue utopiche fantasie intessere le lodi della sua ex.

 

Raggiunse il faló più vicino dove qualcuno aveva iniziato a cantare a squarciagola.

 

Con la birra ci avrebbe messo una vita a sbronzarsi, era meglio ingranare la quarta con del gin.

Si avvicinó Yattaran e le mise un braccio attorno alle spalle.

«coraggio! Beviamo alla salute della nostra turista venuta dal passato!»

 

Si alzarono i bicchieri ben volentieri, e altrettanto volentieri si vuotarono. Poi ci fu il brindisi per Yattaran e Tadashi che presto li avrebbero salutati. Dopodichè uno fu dedicato alla vecchia signora Masu che provvedeva a riempire giornalmente le loro pance. E i brindisi si susseguirono finché molte bottiglie furono svuotate. I cori si moltiplicarono.

 

Kaya aveva sufficientemente annegato nell’alcool le sue pene, e si sedette ai piedi di una palma, lontana dalla luce dei fuochi, con la sabbia fine come borotalco che le si infilava tra le dita dei piedi, morbida e calda.

La testa le girava piacevolmente, si sentiva leggera e senza pensieri. Intanto in lontananza le arrivavano i canti, continuavano i balli e le bevute.

Era più piacevole sentire la risacca del mare che la cullava come una ninna nanna.

Si stava assopendo, ma una voce la riscosse

 

«posso sedermi?»

 

Aprì un occhio per vedere chi fosse, anche se aveva riconosciuto la voce

«no. Preferisco restare da sola.»

 

Il nuovo venuto l’ignoró, sedendosi accanto a lei.

 

«Mi stai evitando?»

 

«sì»

 

Di poche parole ma totalmente sincera: l’effetto dell’alcol.

 

«perché?»

 

«lasciami in pace. Non siamo fuori servizio?»

 

«sì, possiamo considerarci in licenza, o qualcosa di simile.»

 

«bene: allora buonanotte.»

 

«sei gelosa?»

 

Sbuffó «sei un gran rompicoglioni. Te l’hanno mai detto?»

 

«avevo ragione a darti della pescivendola.»

 

«vuoi litigare?»

 

«voglio parlare»

 

Kaya era gelosa di Mayu, ma voleva sentirlo da lei.

 

«non mi piacciono le donne volgari»

 

«e chi se ne fotte?» rispose Kaya mostrandogli il dito medio «vai a dire qualche bella parola a tutta quella gente» indicó il falò più vicino «che ti sta dedicando la vita. La meritano più di me la tua attenzione.»

 

Più si comportava così, più accendeva il suo interesse. Attirato da ogni sfida, quella ragazza stava stuzzicando la sua curiosità. Di una cosa era sicuro: aveva fame d’amore, lo chiedeva senza nemmeno rendersene conto.

 

Kaya si stiracchió, stendendo le gambe e alzando le braccia, sbadigliando.

Era un po’ più in carne di Mayu, aveva curve generose piazzate nei punti giusti.

 

«beh? Che hai da guardare?»

 

«È un vero peccato…» disse Harlock tirandosi in piedi.

 

«che cosa?»

 

«che una ragazza così bella si comporti come uno scaricatore» rispose, mentre era avviato a raggiungere la sua ciurma festante.

   
 
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