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Autore: Aurora Barone    10/09/2009    1 recensioni
Naoki:Un'assassina su commissione, uccide solo per delle "buone ragioni", come gli strupratori, di donne che non sanno come altro fare, per non venire più perseguitate, dato che le denunce si rivelano spesso inutili.
Ma un giorno riceve una particolare commissione, uccidere un commercialista, che non ha l'aria di essere affatto un uomo tanto cattivo, anzi ha l'aria di un uomo tonto e indifeso, sembra quasi una femminuccia.
Lo ucciderà? Oppure lo terrà sottosequestro o sfocerà in lui una profonda sindrome di stoccolma?
Si innamoreranno? Oppure no? E perchè le è stato commissionato di ucciderlo, cosa ha fatto quest'uomo di tanto crudele? E come mai Naoki ha deciso di fare l'assassina? Non è un lavoro comune e semplice no?
Se volete scoprirlo leggete!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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26 marzo 2009

L'amore può diventare un ossessione pericolosa


Non avevo dormito bene, mi risvegliai con gli occhi ancora affaticati, così mi rimisi a dormire, mentre sentivo la porta della stanza aprirsi, doveva essere soltanto una mia impressione pensai.

Dopo un po' sentì qualcosa di caldo che mi sfiorava il viso, riaprì gli occhi e vidi Naoki che mi accarezzava.

Provai un brivido di terrore, non sapevo perché ma d'improvviso rammentai quella volta: “In te vedo un potenziale assassino” poi altri eventi mi riaffioravano alla mente: quando mi insegnò a sparare e poi quel sogno così reale, come se fosse accaduto veramente: io che uccidevo Hitsubashi perché me lo aveva ordinato, ma nella realtà le cose erano andate diversamente.

Io avevo ucciso un uomo, ma non era Hitsubashi, ma Miamoto Osae per proteggerla e non era stata lei a chiedermelo, avevo agito di mia iniziativa.

Anche se lo sguardo di Naoki era dispiaciuto, riuscivo a intravedere un sorriso soddisfatto da quell'espressione di circostanza.

Era lo stesso sorriso che aveva nel sogno, mentre mi costringeva ad uccidere Hitsubashi.

Improvvisamente tutto mi fu chiaro, Naoki aveva progettato tutto, aveva previsto che io uccidessi Miamoto Osae era quello che lei voleva, voleva che lo uccidessi con le mie mani, voleva che diventassi un assassino come lei per trascinarmi nella sua stessa dannazione.

Tremai senza accorgermene, Naoki mi guardò stupita “Che hai Imou?” chiese allarmata, con quella sua espressione dolce di cui ero vittima.

“Tu volevi che io uccidessi Miamoto Osae?” le chiesi agitato.

Lei mi guardò con stupore, ma non volle rispondermi, ma la sua risposta era racchiusa nei suoi occhi color nocciola ed era un si.

“Allora tu avevi progettato tutto per spingermi ad ucciderlo?” chiesi scosso.

“Io non ho progettato niente, sapevo soltanto che lo avresti fatto, me lo sentivo e volevo vedere se lo avresti fatto” affermò Naoki con eccessiva calma.

“Ah, quindi il tuo era tutto un esperimento, volevi vedere quanto avrebbe retto la mia indole assassina?”domandai furioso e terrorizzato allo stesso tempo.

“No, volevo vedere fino a che punto mi ami” affermò volgendomi il suo sorriso da ragazzina, ma questa volta non avrei sorriso come un ebete, una parte di me avrebbe voluto farlo e fregarsene di Miamoto Osae, ma la mia coscienza mi diceva che tutto questo era dannatamente sbagliato e che Naoki non era normale.

“Tu volevi vedere fino a che punto ti amassi?” le chiesi piangendo di rabbia.

“Imou, capisco che ti senta in colpa, ma hai fatto la cosa giusta perché io ti amo” affermò con una gioia che mi spaventava.

Lei era pazza, ora capivo come stessero veramente le cose, mi faceva uccidere un uomo per mettere alla prova il mio amore, no, non poteva essere normale e per quanto l' amassi non avrei mai potuto perdonarla.

“Tu mi ami e per questo mi hai fatto uccidere un uomo?” urlai tremando dalla paura e dalla rabbia.

“Si, volevo essere certa del tuo amore e poi era l'unico modo per stare insieme... Continuando ad essere il bravo ragazzo ed io un' assassina non avremo mai potuto stare insieme, perché saremo sempre comunque stati troppo diversi” il suo tono continuava ad essere pacato.

“Tu mi hai fatto uccidere una persona!” urlai sconvolto, con il corpo che mi tremava, mi stavo sentendo male, mi mancava il respiro.

“Hai soltanto ucciso uno scarafaggio” affermò incurante.

“Tu mi fai paura” urlai sussultando.

“Vedi la verità è che non sono stata io ad uccidere mio padre, ma è stato Saichi, non credevo che mi amasse veramente così gli chiesi di darmi una dimostrazione del suo amore e lui allora...uccise mio padre”

Rimasi allibito da quella verità, che giustificava in parte il suo folle comportamento, ma nonostante tutto non potevo perdonarla.

Io non ero un assassino, adesso ne ero più certo e non avrei mai potuto esserlo, perché gli occhi di Miamoto Osae erano ancora impressi nella mia mente e non li avrei mai dimenticati.

“Voglio tornare a casa mia!” gridai.

I suoi occhi color nocciola erano supplichevoli, mi chiedevano di restare, erano quelle stesse iridi che avevo amato, ma adesso non le volevo più vedere.

Tuttavia ero ancora sensibile a quegli occhi, lei lo sapeva bene e continuava a fissarmi rimanendo in silenzio per impormi di restare con il suo solo sguardo.

Io mi voltai da un'altra parte, urlando per una seconda volta che volevo tornare a casa, ma lei si parò davanti ai miei occhi per costringermi a guardarla.

Io distolsi ancora una volta lo sguardo urlando di nuovo che volevo andarmene e che non volevo mai più vederla, lei allora mi guardò con un espressione triste e rassegnata

“D' accordo vai, torna a casa tua!avevo ragione sei come tutti gli altri uomini!” affermò urlando disperata.

In quell' istante la osservai era la Naoki di cui mi ero innamorato, non potevo abbandonarla, ma poi ripensai a quanto fosse successo,no, lei mi stava semplicemente ingannando per farmi restare, ma guardando le lacrime rigarle il viso il dubbio mi pervase ancora una volta.

Era uno di quei momenti, in cui la ragione entra in conflitto con il sentimento,dovevo seguire ciecamente quel sentimento assurdo e folle oppure dovevo semplicemente dare ascolto alla mia ragione?


Stavo cedendo ai suoi occhi senza accorgermene, lasciavo che si avvicinasse a me e che mi abbracciasse, ma la mia mente continuava ad essere combattuta, la ragione mi diceva che stavo sbagliando, che non potevo amare una persona come lei, che era tremendamente folle e sbagliato, ma il cuore batteva forte all'impazzata, non appena mi stringeva forte a sé.

“Tu mi hai fatto uccidere una persona” ribadii mentre ricevevo passivamente il suo abbraccio.

“Mi dispiace” affermò sinceramente addolorata.

Ma quel mi dispiace non era abbastanza per il dolore che stavo provando, il rimorso mi attanagliava la mente e il cuore, paradossalmente lo stesso cuore che batteva per Naoki, stava soffrendo per il reato di cui mi ero macchiato per lei.

Vedevo Miamoto di fronte a noi, ci osservava con i suoi occhi vendicativi e rabbiosi, la sua immagine era così viva e reale da causarmi un forte brivido.

Fremetti dal terrore tra le braccia di Naoki, mentre lui avanzava verso la nostra direzione perdendo sangue dalla schiena.

Il pavimento era sporco di quel liquido rossastro, mentre lui continuava ad accelerare il passo con quella poca forza che gli rimaneva in corpo, non riusciva a proseguire a causa della ferita che gli doleva, ma non si voleva arrendere perché lui era Miamoto Osae, il grande politico, lui era così forte, non poteva lasciarsi sconfiggere da uno stupido bamboccio come me.

Riuscivo a sentire persino i suoi pensieri,mentre cercava inutilmente di raggiungermi, per potersi vendicare della ferita subita, poi lo vidi ansimante e con gli occhi tristi non reclamava più la vendetta.

“Io...ho sempre creduto di essere forte e indistruttibile e invece...tu bamboccio mi hai ucciso!” affermò angosciato, guardandomi negli occhi rassegnato dal suo triste destino.

Ascoltavo le sue parole rimanendo in silenzio, era pentito per tutte le cose ignobili che aveva fatto in vita, si diede persino dello stupido perché aveva davvero creduto di essere quasi un Dio, di potersi togliere ogni sfizio senza pagarne le conseguenze.

“Eccomi qui Dio, io non ti ho mai ascoltato e tu mi hai mandato questo bamboccio per vendicarti di me...”

Miamoto Osae piangeva pronunciando quelle parole, ma un sorriso di gratitudine si impresse nel suo volto, mi ringraziava perché adesso aveva trovato pace nel suo animo, senza vivere più con quel tormento che lo aveva assillato per tutta la vita.

Il suo tormento era quell' insoddisfazione che cercava di placare, perché lui aveva ricevuto tutto dalla vita, donne, ricchezza e poteva fare tutto senza porsi alcun limite morale, ogni cosa che lui desiderava gli veniva servito su un piatto d'argento grazie alla sua ricchezza.

Non era mai stato onesto con se stesso, aveva sempre creduto di amare l' idea che tutti lo assecondassero e che potesse fare tutto quello che voleva, perché questo lo faceva sentire forte, ma in realtà non era così, l' idea di poter fare tutto non gli piaceva come credeva, perché cominciava sempre a fare cose più immorali e sbagliate sperando primo o poi di trovare un limite anche lui, come tutti gli esseri umani, invece non aveva trovato niente e nessuno, che riuscisse a fermarlo prima di incontrare me.

Miamoto scomparve come un fantasma, incominciai a chiedermi se fosse stata solo una mia allucinazione o se fosse stato reale, no doveva essere stato un semplice abbaglio causato dall' agitazione.

Sentivo il corpo di Naoki premere contro il mio, continuando a stringermi forte, ma improvvisamente sciolse l' abbraccio, in quel medesimo istante i miei occhi si chiusero e caddi per terra.

Mi risvegliai con un forte mal di testa e con Naoki che era piuttosto preoccupata per la mia salute, ma io rimasi indifferente ad ogni suo gesto dolce, perché non potevo dimenticare quello che mi aveva fatto.

Così d' improvviso mi decisi, mi alzai dal letto, deciso più che mai a tornarmene a casa. Naoki si arrabbiò dicendomi che dovevo ancora riprendermi, ma io non le diedi ascolto e andai spedito verso la porta di casa, ormai senza alcuna esitazione ed evitando il suo sguardo, perché ero sicuro che stesse cercando di persuadermi a restare.

Quando si accorse che ormai ero fermo sulla mia decisione, si parò davanti a me per fermarmi davanti la porta di casa.

In quel momento mi puntò la pistola contro, ma non con cattiveria, il suo sguardo era supplichevole e disperato, come se quella fosse l' ultima cosa che avrebbe mai voluto fare e che l' avessi costretta io a compiere quel gesto tanto meschino.

“Vuoi spararmi, sparami!” le urlai contro, non avevo più paura di quell' arma, perché se dovevo scegliere tra vivere come un criminale e morire, preferivo quest'ultima possibilità.

“Che succede?” chiese Naimi.

Naoki riuscì a nascondere appena in tempo la pistola, mentre io la spinsi con violenza via dalla porta facendola cadere per terra, così da potermene andare una volta e per tutte.

Ormai ero fuori dalla porta e fuori dalla sua vita, c'ero riuscito per davvero pensai con un certo rimpianto.

No, non dovevo rimpiangere niente, era l' unica cosa giusta da fare, ma sentivo dietro di me dei passi era Naoki.

“Lasciami andare!” le urlai spaventato.

“Non posso farlo, io ti amo!” disse con le lacrime agli occhi.

Mi spaventava il suo amore, anche se da una parte mi rendeva felice, dall' altra mi rendeva irrequieto, perché la rendevano folle e ossessiva, ero sicuro che non mi avrebbe mai lasciato andare con tanta facilità.

“Non ti lascerò mai andare via, perché tu ami me ed io amo te, vuoi forse negare di amarmi?”

“Io non posso amarti, è tutto così sbagliato!” le urlai contro, ma lei non si arrendeva, qualunque cosa le dicessi rimaneva ferma sulla sua decisione, non mi avrebbe mai lasciato andare.

Accelerai il passo cercando di seminarla, ma lei continuava a seguirmi, incominciavo a provare sempre più paura, così mi trovai costretto a fare una cosa che non avrei mai voluto fare: andare alla stazione di polizia più vicina.

Naoki così smise di seguirmi ed io me ne tornai a casa, nella mia vecchia e adorata casa, sarei tornato ad essere il solito Imou Kikuchi, un giapponese dedito al lavoro e a nient'altro.

Osservai il mio quartiere, ogni rumore alle mie orecchie mi suonava talmente familiare tra i quali vi erano le urla dei bambini dei vicini, poi guardai le strade e i palazzi, quel grattacielo blu come mi era mancato e dire che non mi era mai piaciuto, ma in quel istante rivedendolo provai un' inspiegabile calma

Entrai nel portone di casa, era tutto come lo avevo lasciato, i quadri di Hiroshige( un pittore giapponese realmente esistente)erano ancora sul pianerottolo di casa mia .

La porta che era davanti a quella mia, si aprì, uscì fuori una vecchietta sdentata che mi salutò chiedendomi che fine avessi fatto e che si era impensierita per me.

Io feci il vago dicendo che ero partito per un paio di giorni per affari di lavoro, lei mi sorrise contenta perché si era seriamente preoccupata per la mia salute, pensava mi fosse successo qualcosa di grave e aveva chiesto informazioni agli altri vicini, ma loro le avevano risposto che non ne sapevano niente.

Era una delle tante vecchiette, che aiutavo sempre a portare la spesa ed era pure la mia vicina più affezionata, mentre gli altri si mostravano sempre un po' diffidenti o erano troppo presi da altre cose per curarsi del proprio vicino di casa.

La salutai trattenendo una lacrima, era l' unica persona che sembrava essersi preoccupata per la mia assenza, quando aveva detto quelle parole, mi ero sentito circondato da un calore, che avrebbe dovuto darmi un familiare e non una semplice vicina di casa.

Ripensai a Naoki, sapevo che non dovevo più pensarci tuttavia mi ossessionava, mi cercava e mi perseguitava anche nei pensieri.

Poi ci pensai su, lei sapeva dove abitavo, ero sicuro che sarebbe venuta per riportarmi a casa sua, pensai questo con timore, ma se da una parte ne ero spaventato, dall' altra volevo che lei venisse, che continuasse a supplicarmi e ad insistere dimostrando quanto realmente mi amava.

Continuavo ad essere circondato da sentimenti e da sensazioni contraddittorie, da lì a poco avrei rischiato di impazzire, ma dopo un po' sentì il campanello suonare.

In preda all' agitazione e al dubbio mi chiesi se fosse lei, continuando a provare quei sentimenti contrastanti che non avrebbero dovuto coesistere, così mi avvicinai lentamente alla porta guardando dallo spioncino, era lei riconoscevo il suo viso grazioso e i suoi capelli color sangue.

Una persona normale cosa avrebbe fatto? Cercai di concentrarmi pensando a cosa avrebbe fatto una persona normale cercando di non lasciarmi sopraffare e confondere dalle mie sensazioni, ma sentivo il mio cuore che batteva fortissimo, mentre la guardavo dallo spioncino, no non potevo farlo, non dovevo aprire quella porta nonostante la tentazione fosse forte.

In preda all' agitazione, cercai di fare chiarezza, dovevo chiamare la polizia una persona normale avrebbe fatto questo, ma non appena presi il cordless fra le mani non riuscì a comporre il numero, le mie mani erano immobile mentre udivo il campanello che suonava con insistenza.

Rimase dietro quella porta per tutto il giorno, ancora una volta ero un suo ostaggio, ma questa volta nella mia stessa casa, non aveva alcuna intenzione di andarsene.

Ancora una volta provai a comporre il numero della polizia, ma per quanto ci provassi non ci riuscivo, finivo per rimanere fermo a spiarla dallo spioncino anch'io nel suo stesso modo ossessivo, rendendomi conto che quel mio comportamento era folle quasi quanto il suo.

Cercai di controllarmi, ma non ci riuscivo, l' amavo e per quanto cercassi di reprimere quel sentimento non ci riuscivo, così ripresi a guardarla dallo spioncino, ormai si era fatta notte e c'era la luce del pianerottolo ancora accesa, ma non intravidi la figura di Naoki, così in preda ad uno scatto di follia aprì la porta di casa addolorato dal fatto che se ne fosse andata, ma invece la trovai lì distesa sul pavimento freddo davanti la mia porta.

Tornai ad essere spaventato, anche se una parte di me era contenta che fosse lì, l'altra continuava a pensare che fosse tutto così folle.

Nessuna ragazza sarebbe stata così ossessiva e determinata, nessuna ragazza normale amava nel modo in cui mi amasse lei.

Presi una coperta per coprirla perché quella notte faceva veramente molto freddo e dopo

rientrai a casa addormentandomi anch'io davanti la porta, l' unica cosa che ci separava era quella porta, anzi no, non era questo a separarci per davvero, non lo sapevo neanch'io cosa fosse, forse la nostre menti erano a separarci: io ero una persona normale mentre lei era disturbata, ma non riuscivo davvero a odiarla per quello che avesse fatto, le sue azioni acquisivano tutte un senso, l' unica cosa che non mi spiegavo era perché stesse diventando così ossessiva nei miei confronti.

Ripensai ancora a quello che mi aveva detto:” in realtà Saichi ha ucciso mio padre”, cosa aveva voluto comunicarmi con quella frase?

Cercai di andare affondo al senso vero e proprio di quella verità, forse aveva semplicemente voluto giustificare il suo comportamento, perché l' unica dimostrazione pratica dell' amore per lei era quella:uccidere qualcuno per proteggerla.

Dopotutto Saichi era stato l' unico uomo di cui si era fidata, forse proprio per quel suo gesto estremo e insano, ma ciò nonostante Naoki non lo aveva ricambiato e Saichi come aveva reagito di fronte al suo rifiuto, dopo che lui aveva fatto qualcosa di così folle per dimostrarle il suo amore?

Sapevo che si era drogato, ma forse c'erano delle cose che non conoscevo, dopotutto non avevo mai conosciuto Saichi per davvero e avevo soltanto letto si e no due pagine del suo diario, quindi in realtà non ero conoscenza di tutto quello che in realtà fosse avvenuto tra lei e Naoki.

   
 
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