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Autore: Koa__    01/12/2022    4 recensioni
Harry e Draco sono alle prese con l’organizzazione del matrimonio e tutto sembra procedere per il meglio. Nonostante il lavoro assorba la maggior parte delle energie del suo futuro marito, con l’aiuto di sua madre Narcissa, Draco riesce a mettere in piedi una festa di fidanzamento di tutto rispetto ed è proprio allora che la storia ha inizio. All’imponente ed elegante party è presente tutto il mondo magico, ma tra professori di Hogwarts che si ubriacano ed ex Serpeverde che lo prendono bonariamente in giro, un piccolo incidente sembra voler minare la felicità dei promessi sposi. “Tutto sommato”, osserva Draco a festa conclusa, lui e Harry ne sono usciti indenni. O così credono. Ciò che non possono neanche lontanamente immaginare è che qualcuno trama nell’ombra.
Sequel di: “Un matrimonio da sogno (o quasi)” e “Say yes to the dress!”
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Wedding Disaster'
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La maledizione di Georgina Dunn





 

Draco non si riprende subito dall’articolo di Rita Skeeter. Non si riprende neanche dalla discussione con sua madre, che comunque non gli ha scritto né si è fatta vedere dalla sera della festa. Continua a sentirsi un po’ tradito da lei e sì, anche illuso. In passato non solo si è offerta di aiutarlo con i preparativi, ma anche per la scelta del vestito e quindi ha pensato che lo avesse finalmente accettato, che considerasse Harry come parte della famiglia. Invece non è così. Draco dà a tutti l’impressione di stare bene, ai colleghi, agli amici di Potter… A Weasley che stranamente non lo prende in giro, anche perché Rita Skeeter ha sbagliato a scrivere il nome suo e quello della Granger: «Siamo i migliori amici del loro favoloso eroe, possibile che nessuno in quel dannato giornale sappia scrivere i nostri nomi in modo corretto?» si lamenta una sera. Draco pensa ci sia un po’ della mentalità di Hermione in quel pensiero sputato con rabbia, però gli dà ragione. Anzi scommette che il solo motivo per cui non sbagliano il suo è per via del passato da Mangiamorte che ha alle spalle. Nessuno dimentica i nomi degli ex Mangiamorte, è una sorta di regola non scritta del mondo magico. A dire il vero non vuole realmente pensarci, né a quello né a tutte le persone che avranno letto quel dannato articolo. Non che la gente non glielo faccia costantemente presente. I suoi amici, per esempio, stentano a credere che la sua vita sia la bolla di felicità che ostenta. Incontra Zabini lunedì a pranzo, Draco gli dice: «Tutto bene!» ponendo l’accento su un punto esclamativo che quasi quasi sembra apparirgli sopra la testa da quanto forti appaiono le sue intenzioni. Ma Blaise lo fissa comunque con compatimento. Un paio di giorni più tardi, Pansy gli scocca un’occhiata consapevole quando lui le dice che non ha nessun problema e che Rita Skeeter esagera come suo solito. Pansy sembra saperne molto più di lui, come sempre quando si tratta di sentimenti repressi. Si è resa conto che la radice più intima dei suoi pensieri riguarda Lucius, Narcissa e il loro rifiuto, eppure nessuno li nomina e lei non lo forza ad aprirsi. Se è sua amica una ragione ci sarà. A Draco non importa davvero di Rita Skeeter né della Gazzetta del Profeta, a Pansy lo dice anche e a quello lei crede. Ha mandato una lettera al direttore il giorno stesso dell’articolo, nella quale esprime tutto il proprio disappunto per i numerosi errori commessi e per le illazioni lanciate ingiustamente. Gli Schiopodi non erano alti dieci metri, ma a malapena tre e non hanno devastato villa Malfoy, ma solo rotto qualche vetro dell’ingresso, prontamente riparato dagli Elfi Domestici. Lui e Harry si amano pazzamente e non vedono l’ora di sposarsi mentre Narcissa… Draco ammette di aver inventato un abbozzo malfatto di giustificazione per quanto ha detto, nonostante lui per primo non trovi scuse valide. Dice che è rimasta sconvolta dagli Schiopodi, probabilmente è anche vero. Sebbene intimamente sappia che quelli sono soltanto animali e che lo stoicismo dei Black non si piega per così poco.

 

Non si illude che la lettera al direttore possa servire a qualcosa, lo pensa anche mentre la redige seduto allo scrittoio quella stessa domenica mattina. Mentre intinge la piuma nel calamaio d’oro fissa le teste di serpente tempestate di smeraldi come se cercasse nei loro sguardi di rubino le parole più adatte. Alla fine dà anche il consenso a pubblicarla, ma il suddetto direttore si guarda bene dal farlo. Nemmeno è utile affinché la smettano e, invece che farli desistere, non solo incentiva la loro già fervida immaginazione, ma diventa lui il bersaglio principale. Il secondo pezzo di Rita Skeeter lo leggono una settimana più tardi. Quella mattina, come sempre, Draco sorseggia caffè divorando uno scone della signora Weasley, la quale grazie a Merlino seguita a mandarne. Questo lo ha farcito con marmellata di mirtilli e lo divora avidamente intanto che occhieggia la prima pagina de “Il Cavillo”. Il titolo a caratteri cubitali parla di loro, dopo una breve introduzione c’è un rimando alla terza pagina, dove viene fatto un accurato resoconto della festa di fidanzamento della settimana precedente, più un’intervista a Rubeus Hagrid. Draco legge tutto con interesse, è compiaciuto dalla precisione di quel Nargillus Lovegood o come diavolo si chiama. C’è anche un sottile velo di sarcasmo indirizzato a quelli che il signor Lovegood definisce: “Gli amici della Gazzetta”, che gli suona tanto di presa in giro. Sarà anche stralunato e vestirà improbabilmente di giallo, sembrerà pure un venditore di girasoli fricchettone, ma almeno è preciso e la sua scrittura pungente. La robaccia esagerata della Gazzetta del Profeta pare lontana e non importante. Almeno fino a che non ha finito l’articolo. Passa a Harry Il Cavillo e quando e poi si dedica alla Gazzetta, quasi si strozza con lo scone ed è certo che della marmellata gli sia finita sulla vestaglia di seta verde, quando nota che proprio sulla prima pagina si insinua che Potter abbia bevuto un filtro d’amore. Fa più male di quanto dovrebbe. I Malfoy da dopo la guerra sono abituati a essere trattati a pesci in faccia, anche se al processo la testimonianza di Harry lo ha assolto, la stampa gli è stata comunque addosso ed è abituato alle illazioni. In parte sente anche di essersele meritate, ma questo no. Questo è troppo. Non dovrebbe, ma è comunque una stilettata di puro dolore, quella che gli attraversa il petto. Il tarlo che già si è insinuato nella sua mente, intanto che legge, va ancora più in profondità. Forse non sono destinati, forse Harry sbaglia ad amarlo. Così come ha fatto finora però decide di ignorare se stesso. Continua a scorrere le frasi che la Skeeter condisce con sensazionalismo, retorica e una punta di cattiveria. Non si limita a leggere fra sé, la sua voce è alta, attira l’attenzione di un Potter che pare aver intuito ogni cosa già semplicemente guardandolo negli occhi.




 

Harry Potter vittima di un filtro d’amore

 

di Rita Skeeter

 

[...] il celebre Auror, orfano di entrambi i genitori ed eroe del… [...] Ci domandiamo come abbia fatto l’ex bambino prodigio e Auror del Ministero Harry Potter a innamorarsi del perfido Draco. Il Malfoy all’epoca della caduta di Colui-Che-Non-Dev’essere-Nominato era maggiorenne. Durante il suo sesto anno, dopo aver ricevuto il terribile Marchio Nero, era stato incaricato da Voi-Sapete-Chi di uccidere l’ex Preside della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, compito che tuttavia venne portato a termine da Severus Piton. Durante i suoi maldestri tentativi di uccidere uno dei maghi più potenti mai esistiti, un’alunna della scuola di Hogwarts, Katie Bell, era stata ridotta in fin di vita da una maledizione indirizzata all’allora preside Albus Silente. La poverina era successivamente stata visitata dalla medimaga Madama Chips e fortunosamente guarita. Tuttavia non è solo per questo tragico evento che nutriamo forti dubbi circa i reali sentimenti di Potter. Molti ex alunni di Hogwarts riferiscono che Draco Malfoy all’epoca della scuola fosse un vero e proprio bullo: ‘Prendeva in giro chiunque non gli andasse a genio, con i suoi amici Serpeverde sempre pronti a spalleggiarlo’ riferisce una fonte anonima. A questo punto, cari lettori, ci chiediamo come può un eroe buono e generoso come Harry Potter innamorarsi di una persona che ha commesso crimini tanto efferati. Che il signor Malfoy abbia messo in atto un oscuro piano per entrare nelle grazie del nostro amato eroe?
‘Aveva ottimi voti in pozioni’ riferisce la preside McGranitt. Sembra quindi molto probabile l’ipotesi che sia facilmente riuscito a preparare un potente filtro d’amore con cui irretire il nostro giovane eroe. Se, come i neo-fidanzatini seguitano a dire, il loro sentimento è sincero ci chiediamo perché nessuno di loro sembra disposto a sottoporsi a delle analisi per accertare la verità una volta e per tutte.


Rita Skeeter, per la ‘Gazzetta del profeta’


 

 

Harry è furioso con Rita Skeeter, con tutti quelli che lavorano a “La Gazzetta del Profeta” e probabilmente anche col mondo intero. Ce l’ha con ogni cosa gli si pari davanti quella mattina, anche con i gufi che nella mezzora che segue fanno avanti e indietro dalla cucina portando messaggi di sostegno. Quello sentitamente indignato di Kingsley arriva subito dopo Errol, il vecchio gufo degli Weasley, i quali non mancano mai di far presente quanto non sopportino quella Skeeter. Può quasi vedere Arthur scrollare il capo con disapprovazione e Molly infuriata, muoversi velocemente tra i fornelli, intanto che miscela l’impasto di altri scones da spedire ai settecento figli che ha sparsi per il mondo. Apprezza invece il silenzio dei suoi genitori e quel: “Semplicemente scandaloso” con cui la Granger apre la sua lunga lettera: “È semplicemente scandaloso insinuare che un Auror del Ministero, eccetera…” Considerato che quando la legge non sono nemmeno le otto e si chiede quando l’abbia scritta. In realtà non è nemmeno da considerarsi una lettera, quanto una lista di cose che potrebbero fare per fermare quello che lei definisce uno scempio. In parte sorride mentre gli occhi scorrono tra le righe redatte con una calligrafia perfetta; in effetti pensa sinceramente di non aver conosciuto nessuno più agguerrito di Hermione Granger. Nonostante in un recente passato abbia apprezzato il suo ingegno e la capacità di ragionamento tipicamente Corvonero, continua a ritenere che sia l’emblema del Grifondoro. C’è qualcosa di schifosamente cavalleresco nel modo in cui mette insieme un piano che coinvolge un ricatto e un animagus non registrato al Ministero. Tuttavia, quello più spaventosamente scandalizzato dall’articolo è il Capo Ufficio Auror, il signor Graves. Frank Graves, dal fisico alto e corpulento, mento squadrato, occhi piccoli e sfuggenti, si presenta con i suoi ricci capelli biondi e il suo abito di tweed alla loro porta verso le otto e un quarto. Ha una valigia in pelle marrone, che regge con l’enorme mano avviluppata attorno a un manico che sembra fintanto piccolo tra le dita, ma Draco a stento la nota. Sembra arrabbiato, molto più di quanto non l’abbia visto infuriato di solito. Non riesce davvero ad abituarsi a questo, ma nemmeno al suo forte accento americano o all’uso di termini quali “Nomag” invece di “Babbano”. Più di tutto, fatica a fare il callo agli sguardi minacciosi che gli rivolge. Secondo Potter sono una sua impressione, ma quel mattino mentre lo occhieggia dal basso si dice che no, non è affatto immaginazione.
«Potter è in casa?» La sua voce è roca e indurita, ha modi spicci, ma comunque gentili. Non è rozzo né si arroga il diritto di entrare solo perché è il Capo Ufficio Auror. Aspetta fino a che non è Draco a lasciarlo passare e a farlo accomodare in soggiorno.
«Vado a chiamarlo, un momento solo.» Malfoy è ancora in vestaglia, ma è più elegante di Potter in qualsiasi occasione si sia mai fatto vedere in pubblico. Soprattutto adesso che, già pronto, pare un ubriacone sotto a un ponte. Felpa scolorita e troppo larga per la sua corporatura, comprata probabilmente nell’89 da sua zia Petunia, naturalmente non per lui, jeans rattoppati e scarpe rotte, per un attimo pensa debba fare una missione sotto copertura tra i babbani, o nelle fogne, ma subito si ricrede. È il suo abito da lavoro. E lo sarebbe anche per una cena elegante, per una passeggiata a Diagon Alley, per una colazione tra amici… Se non fosse che da quando stanno insieme glielo proibisce. Gli permette di andare in giro ridotto in quello stato solo quando deve fare l’eroe lontano da lui.
«Graves è qui, ti aspetta in soggiorno» dice, entrando in camera e andando diretto in bagno prima di chiudere la porta dietro di sé. Gli serve una doccia e di radunare i pensieri. Ha il primo appuntamento alle dieci, può prenderla con calma. 


 

Ne esce alle nove. Vestito di tutto punto, sbarbato, profumato, capelli ingellati e perfetti. Si sente così tanto uno schianto, che si stupisce di come la sua immagine riflessa nello specchio non abbia fischiato di ammirazione. Percorre il corridoio aggiustandosi i polsini della camicia che spuntano da sotto la giacca grigia. È piuttosto sicuro che troverà un biglietto di Harry in cui gli dice che forse non tornerà per cena, quando sente delle voci in soggiorno. Una è del malvestito straccione che sposerà a giugno, (Che uomo fortunato!), la seconda è di Frank Graves e poi ce n’è una terza, femminile, acuta e penetrante. Mai sentita prima. Si rende conto che appartiene a una ragazza molto giovane, alta circa un metro e sessanta, capelli neri, ricci e corti. Veste in maniera elegante, Draco nota subito il tailleur gonna e giacca verde pisello. Così come fa caso a un mantello verdone posato sullo schienale del divano. Appena lo vedono smettono di parlare e si voltano a guardarlo.
«Credevo fossi già uscito» esordisce Malfoy, brutalmente sincero. Fa trapelare tutto il proprio stupore, ma per una volta non se ne dispiace.
«Abbiamo improvvisato una sorta di riunione, nel frattempo ci ha raggiunti anche la nuova tirocinante: Rosamund Brown. Non credo di avervi mai presentati» dice indicando la ragazza. Se ne sta da una parte, tra la finestra chiusa e il camino scoppiettante, si esprime in un lieve inchino col capo in sua direzione e un “Piacere di conoscerla” che suona fasullo tanto quanto il suo. Draco le dedica un’occhiata gelida, odia quella tizia perché da mesi è la responsabile del malumore del suo fidanzato, oltre che dei continui ritardi a cena. Ha giurato a se stesso di cruciarla appena l’avesse incontrata di persona. Eppure la saluta, educatamente, pur con tutta quella freddezza che ha ereditato da sua madre e che sbandiera in occasioni come quella. Sono le sole volte in cui ringrazia di non aver avuto una mamma amorevole, sdolcinata e gentile come Molly Weasley.
«Incantato» mormora. Potrebbe anche imbastire un discorso in cui si offre di servire del tè per tutti, anche se hanno appena fatto colazione, ma grazie a Merlino è proprio il suo ragazzo a salvare la situazione e a bloccare sul nascere ogni suo tentativo di essere ospitale. Sì, di tanto in tanto è una fortuna lo star per sposare un cavernicolo.

«In realtà volevo aspettarti, perché il signor Graves e la signorina Brown sono qui perché dobbiamo andare in Francia per un paio di giorni ed è necessario partire subito.» Come in Francia? In che senso? Ma hanno la prova per la torta, devono assaggiare una cosa come sedici tipi diversi di combinazioni di glasse e creme e sua madre di sicuro non verrà ad aiutarlo. Vuol dire che dovrà farlo da solo?
«Lo so che oggi dovevamo andare dal pasticcere, ma...» Sì, dovevano! Brutto stronzo di uno straccione. Ha passato mesi a cercare di tenerlo lontano dai preparativi, anche per non stressarlo troppo con dettagli che a lui, molto più basico su queste cose, non interessano e di cui non capisce la differenza. Però appena si mettono d’accordo per fare qualcosa insieme se ne deve andare? Questa è sfortuna, dannazione.
«Lo sai che non possiamo rimandare l’appuntamento, Harry» fa notare, calmo e pacato. Non sembra affatto arrabbiato, anni a crescere tra i Mangiamorte ti insegnano anche come nascondere la rabbia quando ne provi moltissima. E poi andava bene in occlumanzia. Forse Potter non se la beve, ma non è a lui che deve apparire perfetto. Graves e quella stronzetta che già non sopporta sembrano crederci, quindi va bene così.
«Lo so, mi dispiace tantissimo, ma sono mesi che siamo sulle tracce di questo trafficante di animali rari e non possiamo assolutamente…»
«Non aggiungere altro» lo ferma, abbozzando un sorriso e alzando una mano a mezz’aria come a scacciare le sue scuse. Vorrebbe vederlo strisciare, ma evita di cadere così in basso. Ci sono dei testimoni e nessuno ha il diritto di assistere a uno dei loro battibecchi amorosi.
«Oggi avremmo dovuto fare una selezione molto generica, niente che non possa fare per conto mio. E poi conosco i tuoi gusti. Facciamo così: seleziono due campioni e poi passiamo insieme quando torni dal tuo viaggio di lavoro, per te va bene?» Tanto a Potter i dolci nemmeno piacciono. O meglio, li mangia, ma non ne va pazzo. Alla fine, Draco sceglierà le due che preferisce e lo manipolerà per fare in modo che sia lui a credere di aver deciso per quella obiettivamente più buona, quando non sarà affatto così. Come in tutti i matrimoni che si rispettano c’è sempre uno che bada alle sottigliezze e un altro che se ne frega, lui è ovviamente quello col buon gusto e Potter quello che non sa neppure dove stia di casa.
«Anzi sai che faccio? Chiedo a Pansy di venire con me, non vede l’ora di lamentarsi della cellulite che non ha.»
«Tienitelo stretto, Potter» borbotta Graves, ammiccando bonario in sua direzione, intanto che Harry corre ad abbracciarlo senza pensarci due volte. Nel suo sorriso sembra metterci tutto l’amore che prova per lui e Graves, ora molto meno minaccioso, li fissa intenerito. La stronzetta neanche la guarda, non gli interessa. La verità è che Potter sembra ringraziarlo innamorato, il suo pare uno slancio romantico di un fidanzatino. In realtà, Draco nota come un’ombra furiosa nel suo sguardo.
«Cioccolato» sussurra al suo orecchio, senza farsi sentire da nessuno. «Almeno una dev’essere al cioccolato e non azzardarti a manipolarmi per fare in modo di sceglierne una che piace solo a te, brutto bastardo. La sceglieremo insieme.» Accidenti! Una volta era più bravo a fingere, ma forse l’occlumanzia non funziona con chi vai a letto e ti conosce meglio di tua madre.
«Sei uno stronzo, Potter e ti odio» replica Draco, incattivito. Battuta che sibila tra i denti mimando un sorriso che non gli verrebbe neanche se qualcuno lo pagasse e a cui Potter replica con lui, per lui romantico, io di più. Il loro strano, insolito modo di dirsi “Ti amo”.



Harry si scosta da lui dopo un veloce bacio sulle labbra, non si prendono mai eccessive libertà davanti agli estranei. Nonostante le apparenze non lo fanno nemmeno allora. Anche se immagina che per lui quelle persone siano come una famiglia. Ovviamente è così, Potter ha mezze famiglie ovunque. Per sette anni ne ha avuta una a Hogwarts, ora ha quella del ministero.
«Io e il signor Graves stavamo parlando dell’articolo della Skeeter sulla Gazzetta di stamattina» esordisce Potter dopo un attimo di silenzio. Draco nota appena quella Rosamund qualcosa guardarsi attorno. Non li ha visti baciarsi, ha finto di essere interessata a un dipinto appeso alla parete. Chissà poi perché. Il quadro non è nemmeno interessante e il suo occupante non si fa vedere da almeno due giorni.
«Un vero e proprio scandalo che si parli così di un Auror del Ministero e del suo fidanzato. Uno scandalo, signor Malfoy» sostiene Frank Graves con fare risoluto e incattivito. Potter gli ha detto che il suo capo odia i giornalisti, nel tono infervorato della voce che riecheggia per la stanza ci vede proprio questo.
«Sono abituato al veleno della stampa» annuisce, facendosi avanti e affiancando Harry che in rimando gli stringe una mano come a volerlo sostenere. «Con il nome che porto e la storia che ho alle spalle... L’espiazione è una strada lunga e tortuosa.»
«Ciò che è stato fatto durante la guerra resta durante la guerra, signor Malfoy» dice Graves, con tono duro quasi come a redarguirlo. «E a mio modo di vedere sono le azioni a parlare. Lei non ha ucciso Silente quando avrebbe potuto e ha aiutato Potter prima della caduta di Voldemort, questo a mio modo di vedere mette in chiaro di che pasta è fatta una persona. O si è dei Mangiamorte o non lo si è, e un segno sul braccio non vuol dire proprio niente.» Draco non pensa sia così facile, ma per Frank Graves è chiaro che le persone siano bianche o nere. A dire il vero lui non si è mai sentito né l’una né l’altra cosa, al contrario ha la sensazione di essere un po’ grigio. Grigio come l’abito di velluto che indossa quella mattina e che fa risaltare il pallore delle sue guance, così come il colore degli occhi che sono di una sfumatura non dissimile. La verità è che il marchio che si intravede ancora sul braccio, grigio anch’esso, è un po’ il simbolo di chi è stato al di là del suo esser diventato un Mangiamorte perché suo padre glielo ha chiesto. Un po’ è per il bullismo, per i maltrattamenti, per le idee razziste… Ma Frank Graves pare aver già stabilito che tipo di persona è Draco Malfoy e, il suo giudizio lapidario, un po’ lo invidia: lui è tutta la vita che tenta di capire se stesso, fallendo miseramente.

 

«A questo proposito» esordisce qualche istante più tardi. Il silenzio è sceso nel salotto del loro appartamento come una coperta scomoda. A tratti gli pare di sentire l’eco delle parole di Frank Graves, nota senz’altro la sua faccia ora più indurita dalla determinazione, e Draco invidia anche quella. Rosamund Sarcazzo ancora guarda altrove, pare distante con i pensieri anche se in effetti non l’hai mai incontrata prima e per quanto ne sa potrebbe anche essere una mezza svitata. Non è mai stata davvero parte della conversazione, ma non si chiede su cosa stia ragionando. Sono le espressioni di Potter, a catturarlo. Sembrano lontane, pensierose. Quel criceto che ha nel cervello deve star rimunginando su qualcosa di stupido perché guarda a terra, quando Draco parla lo vede sussultare: «Stavo pensando al filtro d’amore e se vuoi posso sottopormi al Veritaserum. Non ho niente da nascondere e possiamo…»
«Assolutamente no!» si infervora Harry. «Sarebbe un insulto dover scendere ai livelli di quella donna.» Lo pensa anche lui in effetti, ma magari aiuterebbe a far finire le voci. Sa che c’è gente là fuori che si beve tutta quell’immondizia, magari qualcuno penserà che è vero e che ha irretito Harry Potter con un filtro d’amore. 

«Credimi, Draco, è da quando ho quattordici anni che quella donna insinua cose che non sono vere su di me e so che l’unico modo di batterla è fare il suo stesso gioco. Ho già scritto al signor Lovegood, al mio rientro farò un’intervista per “Il Cavillo”.» Draco sa quanto gli costi, Harry non fa più interviste dai tempi in cui il Wizengamot l’ha interrogato riguardo la morte di Voldemort. Aveva rilasciato una sola intervista dopo di allora, promettendo a se stesso che non ne avrebbe mai più fatte in vita sua. A suo giudizio aveva detto tutto quello che aveva da dire, la sua vita dopo di allora sarebbe stata lontana dalla ribalta. Così non è stato. Andare da Nargillus sembra una scelta intelligente, “Il Cavillo” è lontano dalle logiche sensazionalistiche della Gazzetta, lo ha constatato proprio quella mattina. Internamente approva, esaltato, esternamente non può non chiedergli se è davvero sicuro.
«Mi fido del signor Lovegood» annuisce ed è definitivo. Prima che lo veda smaterializzarsi, Draco si raccomanda di mandargli un gufo ogni tanto, solo perché si accerti che sia vivo. L’orologio che Molly ha incantato per lui non gli basta proprio. Intanto che sparisce in un Plop, Draco non riesce a togliersi dalla testa l’occhiata che Rosamund Brown dedica al suo impegnatissimo straccione prima di andarsene. Non è geloso del modo in cui fissa Harry, proprio no. No, davvero, ripete a se stesso, altezzoso, prima di richiamare a sé il mantello di ermellino e il bastone da passeggio. Glielo darebbe in testa, a quella dannata Rosamund, così impara a tenere gli artigli lontano da Harry. Quello è il suo pezzente, suo e di nessun altro.


 

È prevedibile che Pansy si lamenti della cellulite. Così come lo è il suo strafogare ogni assaggio di torta le si pari davanti senza mai dire qualcosa di diverso da: “Prendi questa, è ottima”. Lo dice sedici volte, per ogni fetta. Draco maledice se stesso e la pessima idea che ha avuto a invitare quella svitata. Avrebbe dovuto chiedere alla Granger, almeno non si sarebbe lamentata per tutto il tempo e avrebbe alzato il livello della conversazione. Anche perché quegli assaggi gli costano un occhio della testa, ma d’altronde è una delle pasticcerie magiche più famose di Londra e lui vuole una sola cosa da questo matrimonio (a parte sposare lo straccione): far vedere a tutti quanto è schifosamente ricco. Il proprietario, lui e Harry lo conoscono. Non che questo possa essere d’aiuto nell’ottenere uno sconto, ha detto Potter un giorno, quasi rammaricato. Draco ricorda di aver estratto la bacchetta e avergliela puntata al collo, minacciando un “Crucio”: i Malfoy non chiedono sconti a nessuno. Ad ogni modo quel tale, quel pasticcere, era nella delegazione di Beauxbaton che ha partecipato al Torneo Tremaghi. Si chiama Mathieu de la Tour * ed è ovviamente francese. Dice di essere rimasto incantato così tanto dall’Inghilterra babbana, chissà poi perché, che dopo la guerra si è trasferito a Londra, dove ha aperto una “Patisserie”. I babbani sono grandi consumatori di dolci, fa presente anche quel giorno, parlando con spiccato accento francese. Draco non sa niente di quei senza bacchetta, ma se sono tutti come la famiglia Dursley, Mathieu dev’essere ricco da fare schifo.
«Tornerò con Harry per la decisione finale» se ne esce alla fine dell’incontro, dopo tre quarti d’ora di assaggi e di Pansy che sembra volersi mangiare anche le gambe del tavolo. Carenze affettive un cazzo, le sussurra all’orecchio: quella maledetta strega ama scroccare e basta.
«Direi che vanno bene quella al cioccolato con lamponi e questa qui lilla con i mirtilli. Sabato mattina per te va bene?» Alla sua domanda, Mathieu risponde con un sonoro: “Oui” prima di annotare tutto su una pergamena e domandargli i dettagli sull'incantesimo da applicare alla torta. È la moda del momento: tutte le torte nuziali sono incantate oggi. E qualcuna anche per i compleanni. Se organizzi un matrimonio senza torta con annesso incantesimo, sei un pezzente. E lui non vuole essere un pezzente agli occhi di nessuno. Quelli che vanno per la maggiore sono i messaggi d'amore, spesso cantati o recitati. Ma anche farfalle e fiori che si librano nell'aria al momento del taglio della torta, vanno di gran moda. Si è creato un vero e proprio mercato, il “Settimanale delle streghe” dedica a ogni numero almeno un articolo in cui mostra nuovi incantesimi inventati dai più famosi pasticceri magici del mondo. Ecco, per quanto Draco ami la pomposità, lui e Harry hanno optato per un qualcosa di semplice ed elegante. Niente stupide farfalle, non sono femmine e poi lui le farfalle le odia. Nessuna orribile poesia recitata, magari anche male. Solo due sposini in cima alla torta che danzano sulla superficie a ritmo di musica. Niente di più. Mathieu sembra soddisfatto dalla comanda, che la torta sia al cioccolato oppure lilla e con i mirtilli, poco cambia: sarà comunque straordinaria. Quando esce dal negozio dopo aver elargito un sonoro acconto e dato a Pansy l’indirizzo di un buon magi-psicologo dal quale andare a curarsi, si ritiene soddisfatto.

 

In realtà è successa una cosa, tra la colazione e l'appuntamento dal pasticcere, ma anche se Draco forza se stesso a non pensarci proprio, la “Cosa” gli viene in mente di tanto in tanto. Di nuovo è quel maledetto tarlo che continua a dargli il tormento. Tutta colpa di Weasley, tanto per cambiare. Quell’allampanato pezzo di… Figlio di… Beh, insomma Ron irrompe nel suo ufficio poco dopo mezzogiorno. Oltrepassa la soglia senza nemmeno bussare o annunciarsi, con la segretaria che gli corre dietro provando a fermarlo. Malfoy le fa cenno di uscire, alzando gli occhi al cielo prima di tornare a dedicarsi ai documenti che ha davanti e che deve spedire al committente entro le due. Non ha alcuna intenzione di tardare sul lavoro per colpa dell’amico non propriamente a posto con la testa di Potter. Sente Ron fissarlo e per un istante si concede di guardarlo: la sua espressione è dura, la fronte corrucciata appena un poco nascosta dietro la zazzera di capelli rossi che gli ricade sugli occhi. Ce l’ha con lui per qualche motivo? Forse sì, pensa appena lo sente sbattere i pugni sul tavolo con talmente tanta violenza che fa tremare il calamaio, il quale è perfettamente allineato all’orologio da tavolo e alla fotografia di lui e Harry intenti a baciarsi. La piuma che tiene tra le dita e con la quale stava per firmare gli scivola dalle mani per lo spavento, macchiando il foglio. Qualcuno pagherà per questo e quel qualcuno è un metro e novanta di magrezza e capelli rossi, occhi spiritati e vestiti rattoppati che ancora lo fissa come se lo volesse uccidere. Draco non può dire di odiarlo come faceva ai tempi della scuola, ma non è che sia esattamente il suo migliore amico. Non ci metterebbe molto per cacciarlo fuori a pedate. Di sicuro non ha intenzione di iniziare la conversazione, quindi lo osserva in silenzio per almeno trenta, lunghissimi secondi fatti di lui che sfarfalla le ciglia e Ron che sembra posseduto. Forse non se ne accorge, ma gli sta facendo pesare terribilmente quella macchiolina sulla pergamena, oltre che il fastidio per averlo interrotto sul lavoro.
«Georgina Dunn!» esclama Weasley, gridando a squarciagola in una maniera che lo fa sembrare ancora più pazzo. Non che ci voglia molto.
«Chi?»
«Georgina Dunn» dice, tirando fuori da Draco non sa dove (E non lo vuole sapere), un vecchio libro polveroso che butta sul tavolo con poca grazia. Quasi è sicuro che là fuori una Hermione Granger sia morta per il pessimo trattamento riservato a quello che sembra un tomo centenario, o forse di più. Non ha idea di cosa si tratti e non lo vuole nemmeno sapere. Il libro è aperto circa a metà e comunque la nuvola di polvere che si è levata, e che gli sta facendo pizzicare il naso, per un attimo gli impedisce di leggere con chiarezza. C’entra una certa Georgina Dunn, Draco ci pensa davvero per almeno tre secondi: no, non conosce nessuna che si chiami così.
«Parente tua o della Granger?» chiede; in verità non capisce, ma presume sia per il matrimonio. «Se è per il ricevimento ti ricordo che abbiamo detto che vogliamo invitare solo i parenti e gli amici più intimi, non pagherò per dar da mangiare alla prozia di tuo nonno, Weasley, anche se è la più cara vecchina del mondo. Se è fan di Potter invece, mettila sul suo conto. Prosciugate un po’ i suoi, di averi milionari invece dei miei.»
«Ah, lascia stare» insiste Ron, allungando il libro proprio sotto al suo naso e indicando con la punta del dito una specifica frase. Draco allunga lo sguardo, un po’ curioso e legge: “La maledizione di Georgina Dunn”, il nome del titolo del capitolo è scritto in grassetto, a chiare lettere. Mh, non ha mai sentito di una maledizione che si chiama in questo modo.
«Interessante» replica, grattandosi la nuca e infilando anche un po’ di sarcasmo. «O forse no, non lo so. Che diavolo vuoi, Weasley?»
«Tutta quella cosa degli Schiopodi Sparacoda che piombano a una festa di fidanzamento… Mi ricordava qualcosa e poi un giorno ho capito: Georgina Dun! La maledizione.» Ah, ma si sono fissati tutti con sta storia della maledizione. Non gliene importa niente, in che lingua glielo deve dire? La sola maledizione che gli è toccata è amare un poveraccio senza nessun senso dello stile e della moda, educato da dei rozzi babbani di provincia. Tutto qua.

«Ho capito Georgina Dunn, ma chi diavolo è?» Ron inspira lentamente, poggia entrambe le mani sulla scrivania e nel farlo emette un lungo sospiro, pare stia cercando da qualche parte la pazienza per non picchiarlo. Buffo che siano in sintonia su qualcosa, almeno una volta.
«Georgina Dunn è una strega vissuta trecento anni fa, la sua storia è raccontata in questo libro di Maledizioni che ho trovato nella biblioteca del Ministero.» Nel parlare afferra il libro e lo richiude, pur tenendo aperto il segno alla pagina giusta. La copertina è impolverata, in pelle marrone e a caratteri che un tempo probabilmente erano stati d’oro, c’è scritto proprio: “Strane maledizioni”. Dev’essere una cosa da Auror perché lui non l’ha mai sentita prima.
«La sua famiglia di Georgina era molto ricca e tenuta in considerazione da tutti, un giorno lei si innamorò di un uomo. Un certo “Cavaliere”. Il cavaliere viene descritto come valoroso, pieno di coraggio e molto buono. Un eroe di guerra.»
«Sì, conosco il genere» sogghigna, pensando subito al suo, di cavaliere coraggioso.
«Il cavaliere e Georgina si innamorarono perdutamente l’uno dell’altra e lui quindi la chiese subito in sposa. La famiglia di lei era felicissima e accettò di buon grado. Quello che nessuno sapeva era che il cavaliere era perseguitato da una donna, una strega che era innamorata del cavaliere. Lui l’aveva più volte rifiutata e non era caduto nemmeno nella trappola di un filtro d’amore che lei aveva provato a dargli. Quando la strega seppe che si sarebbe tenuto un ballo in onore dei fidanzati, richiamò a sé due draghi e li scatenò contro il castello. Dopo che il cavaliere riuscì a domare le fiamme e a catturare i draghi, tutto sembrò tornare alla normalità e il padre di Georgina iniziò ad organizzare le nozze. Quello che nessuno immaginava era che la strega aveva gettato sui fidanzati una maledizione. Georgina e il cavaliere erano stati maledetti e questo fece sì che non riuscirono mai a sposarsi.»
«Ma che bella storia!» commenta Draco sarcastico. «La domanda è: per quale motivo decidi di raccontarla in orario d’ufficio? Non devi inventare strani oggetti spiritosi con tuo fratello o andare a caccia di mosche con qualche tuo amico immaginario?»
«Perché è la stessa cosa, Malfoy» replica Ron, sbattendo con forza le mani sul tavolo. «Non erano Schiopodi quelli di Georgina Dunn, perché non esistevano ancora a quell’epoca **, ma è la stessa cosa: tu ed Harry siete stati maledetti.» Ha sentito bene? Draco sbatte le palpebre: una, due, tre volte forse. Non riesce a credere alla storia che ha appena sentito. D’accordo, Weasley è uno di quelli che ha sempre una citazione pronta, a una favola che ha letto o un qualcosa che ha sentito da uno dei suoi ottocento svitati fratelli, i quali probabilmente lo prendono costantemente per il culo senza che lui tuttora se ne renda conto. Draco ci ragiona sopra, pensa a Georgina e al cavaliere, ai draghi e agli Schiopodi e no, non c’è proprio niente nella faccenda che hanno vissuto alla festa di fidanzamento che somigli a quella favoletta che ha appena raccontato. Non c’è davvero niente di uguale, proprio nulla. Certo è assurdo che nella testa di Weasley, Potter sia un cavaliere e lui una principessa… Un momento, qualcuno ha detto principessa? Nessuno qui ha detto principessa, lo ha pensato da solo. Potter non c’è e non l’ha chiamato “Principessa”, non lo fa dalla sera della festa. A Draco quasi dispiace, anche se non lo ammetterebbe mai.
«Io non vedo nessuna somiglianza» dice, gelido, riprendendo il lavoro. «Hai una fervida immaginazione, Weasley, questo te lo concedo. Dovresti fare lo scrittore.»
«Ma come fai a non vederle?» domanda lui, parlandogli come se si stesse rivolgendo a uno stupido. «Georgina Dunn e il cavaliere siete tu ed Harry. Due bestie giganti hanno fatto irruzione alla vostra festa di fidanzamento e ora la sfortuna ha già iniziato a colpirvi. Prima Rita Skeeter e poi anche Harry che se ne va in Francia mancando la prova per la torta, è la maledizione.»
«No, si chiama lavoro. Quello che io e un sacco di gente fa a quest’ora del giorno, persino Potter lavora. Di’ un po’, Weasley, hai sbattuto la testa da piccolo o deficiente ci sei nato?» lo rimbrotta, sarcastico. In realtà mente, soprattutto a se stesso. Quel tarlo che già si è insinuato nella sua testa e che sua madre tuttora sembra volergli cacciare a forza giù nel cervello, con il suo silenzio soprattutto, si è rifatto vivo appena ha sentito la parola maledizione. In effetti qualche somiglianza c’è, a dire il vero potrebbe anche essere che...
«Non credermi, non mi importa» replica Ron, alzando le mani e indietreggiando. «Però leggi il libro almeno, anche solo la parte in cui si parla delle maledizioni dell’antica Scozia, dove c’è Georgina Dunn. Se ho ragione, se tua madre ha ragione vi è stata fatta una maledizione. Siamo ancora in tempo ad agire prima che sia troppo tardi e che tu finisca solo come Georgina e il mio migliore amico trafitto da una freccia mentre va a cavallo.» Ma porc… Potter non va a cavallo, vorrebbe dirgli. C’è solo una cosa che cavalca e non è un animale. Però Weasley se ne va via prima che possa aprire bocca. L’ultima volta che l’ha visto tanto arrabbiato erano ancora in guerra, Voldemort era vivo e loro erano su fronti opposti. A Draco pare assurdo tutto quanto, soprattutto che sia stato proprio lui a collegare i fili e non la Granger. O forse non ha collegato un bel niente e quella è solo paranoia, o appunto: una fervida immaginazione. Con l’eco delle parole di Weasley che riverbera per l’ufficio e quel libro abbandonato sulla scrivania, fa spallucce e torna al lavoro. Non lo leggerà e questo è quanto. 

 

Draco non lo legge, lo ha giurato a se stesso. Eppure non rimanda indietro il libro. Potrebbe usare la famigerata furbizia Serpeverde e far finta di averlo fatto, alla fine è stato proprio Weasley a raccontargli tutta la storia. Che idiota! Non ha bisogno di ficcare il naso tra le pagine, inoltre ha di meglio con cui occupare il tempo. E quindi non lo apre, non subito. Nemmeno lo guarda, però lo porta a casa. Lo fa in automatico, radunando le proprie cose a fine giornata e infilandolo sotto al braccio prima di smaterializzarsi. Intanto che si sveste lo lascia sul comodino, non ci fa caso nemmeno prima di addormentarsi. In realtà legge spesso quando lui e Potter non sono in vena per il sesso, ma quella sera Harry non c’è e lui ha preso una pozione soporifera per non sentire la sua mancanza. Odia il pensiero di non potergli dare calci gratuiti mentre dorme. Ma il libro è ancora lì il mattino successivo e anche la sera dopo, quando torna a letto. Harry non è tornato. Non rincaserà fino ad almeno domani pomeriggio o così ha detto nel gufo che gli ha mandato quella mattina. E quindi Draco occhieggia quello stupido libro intanto che si prepara per la notte. Niente pozione soporifera stasera, quella che si è fatto ieri l’ha stordito così tanto che si è alzato alle otto e mezza. Inaudito per un giorno lavorativo.
«Per Salazar e va bene!» sbotta, fra sé, mettendosi sotto le coperte e prendendo il volume che apre alla prima pagina. Quella notte si addormenta alle due e fa più incubi di quanti non ne abbia mai fatti in tutta la vita. 


 

“Weasley, ti odio” scrive velocemente su un foglio di carta che infila dentro al libro che ha ben impacchettato così che un uccello possa trasportarlo. Il gufo in realtà lo guarda come se volesse dirgli che nemmeno sotto tortura si deciderà a volare sopra Londra con quel coso enorme agganciato alle zampe. Ma il libro alla fine non è così grosso né pesante e Draco riesce a corrompere Bingley con un biscottino, d’accordo due biscottini. Sì, Malfoy odia Weasley con tutto quanto se stesso. A parte che al mondo esistono maledizioni così strane che molte gli sono sembrate quasi inventate, un paio le ha addirittura sognate e non erano piacevoli. Quando è arrivato alla fine del capitolo in cui è raccontata la storia di Georgina Dunn e del cavaliere (che tra l’altro non ha nemmeno un nome), Draco ha chiuso di scatto il volume e ha deciso che odierà Ron Weasley per il resto delle loro vite. Il cavaliere è morto e Georgina è rimasta sola e infelice per sempre, a piangere sul suo amore perduto. Loro non faranno quella fine. Prima di tutto perché avrà anche un fidanzato pezzente dentro, ma è un ottimo mago e non si fa di certo catturare e uccidere come un idiota. E comunque lui e Harry non sono stati maledetti, è solo che… Che Draco ha un fidanzato con molti amici e, si dà il caso, che uno di questi è un gigante puzzone con la fissa per le bestie strane. Poteva succedere anche a Weasley e alla Granger, eh. Il loro è stato solo un caso e poi, diciamocelo, non è che sia successo chissà che. Erano due dannati Schiopodi, mica acromantule. Probabilmente se Hagrid fosse stato in fissa con i gatti avrebbe regalato loro un certosino, ma si sa che più si è grossi e più si amano le cose enormi… No questa gli è uscita male. Ma comunque, Draco non sa perché Hagrid abbia deciso di regalargli degli Schiopodi, sa solo di non essere in nessun modo Georgina Dunn. Lui e Harry non sono stati maledetti, proprio per niente. 



 

Continua




 

*Mathieu de la Tour è un personaggio inventato, ma mi piaceva che avesse un legame con Harry e Draco, anche se di conoscenza superficiale. In realtà c’è un easter egg in questo nome, in quanto “De la Tour” è il cognome dell’attrice che ha interpretato Madame Maxime.

**Gli Schiopodi non esistevano nemmeno all’epoca di Animali Fantastici, dato che in “Animali Fantastici e dove trovarli” non vengono menzionati. Si pensa sia un incrocio recente tra una manticora e un fiammagranchio. Fonte: Harry Potter Wiki Schiopodi Sparacoda | Harry Potter Wiki | Fandom

 

Note: La storia di Georgina Dunn e del cavaliere è bellamente inventata, non trae spunto da niente di mia conoscenza. Se ci sono somiglianze con qualcosa che avete sentito è una casualità, ma eventualmente fatemelo sapere che aggiungo i crediti. Non ho letto niente neppure in Harry Potter e non so se al ministero esista un libro sulle maledizioni più strane create al mondo. Forse l'ho già detto, ma nel caso ribadisco... Sono inventati anche il personaggio di Frank Graves, il Capo Auror e di Rosamund Brown, la giovane tirocinante che avranno un ruolo rilevante più in là nella storia.


Un grazie alle persone che hanno letto fino a qui, a chi ha recensito e a chi ha inserito la storia nelle preferite, seguite e ricordate.

Koa

 
   
 
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