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Autore: Doux_Ange    01/12/2022    1 recensioni
Una raccolta di one-shot su momenti random tra Anna e Marco durante DM11-12-13, basati sui prompt che danno il titolo ai capitoli.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna Olivieri, Marco Nardi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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RED LIPSTICK
 
La mia infanzia è costellata di ricordi non proprio belli. Escludendo quelli strettamente legati a mia madre e al tempo che passavo con lei, quelli riguardanti mio padre hanno sempre portato una nota negativa. Da qualunque lato io cerchi di analizzarli, c’è sempre qualche dettaglio che si insinua e rovina anche momenti apparentemente scollegati.
 
A volte, questi istanti saltano alla mente senza motivi particolari, ma non mi migliorano la giornata, ecco.
Come adesso.
Sono in tribunale, in attesa di ricevere alcuni incartamenti di un processo, quando il mio sguardo si posa su una collega in tailleur scuro che sta discutendo animatamente al cellulare. Ma ciò che mi colpisce non è il suo tono furente, né il suo abbigliamento impeccabilmente curato.
I miei occhi vengono attirati immediatamente dal rossetto rosso che le colora le labbra.
Da bambino, il rossetto rosso era l’unico vezzo che mia madre si concedeva di tanto in tanto, quando capitava di uscire la sera. Quando ancora mio padre cercava di fare il padre. Mi piaceva tantissimo osservarla mentre se lo passava sulle labbra, con estrema attenzione, per poi rivolgermi uno sguardo divertito e cercare di lasciarmi un bacio sulla guancia, con me che scappavo dalle sue grinfie perché non volevo. Anche se sapevo che scherzava e il suo era affetto.
Era un bel momento, finché mio padre non decise di sporcarlo portando a casa camicie col colletto macchiato di rosso, sì, ma una tonalità di vermiglio che non era quella usata da mia madre.

E, da allora, ho sempre associato quel belletto a sensazioni negative. Come se ogni donna che lo indossa mi riportasse alle giornate in cui, nascosto dietro la porta, osservavo mamma piangere mentre strofinava le camicie di papà, cercando di lavare via il segno dei suoi tradimenti.
Col tempo, ho cercato di convincermi che fosse un’assurdità, e ho tentato di accettare che Federica mettesse praticamente solo quello ogni giorno. Inutile dire che i risvolti della nostra storia mi hanno fatto fare mille passi indietro.
Sospiro, ringraziando l’impiegato che finalmente mi consegna il fascio di documenti e mi avvio all’uscita del tribunale, cercando di sbrigarmi perché stasera io e Anna abbiamo un invito a cena e non possiamo fare tardi.

Salgo in macchina, allaccio la cintura e metto in moto, ma la mia mente torna sempre allo stesso argomento.
Con Anna il problema non si è mai posto, in verità. Lei non si trucca praticamente mai, e se lo fa si limita a qualcosa di leggero. Non che le starebbe male, un rossetto rosso, ma nella sua poco fornita trousse non ve n’è traccia.
Scuoto la testa, dopotutto il mio è un assurdo pregiudizio. Non devo certo fare di tutta l’erba un fascio. Però...
Però niente, mi rimprovera la mia coscienza. Ed è vero, perché io conosco Anna, e so quello che ci lega. Non sarebbe certo una cosa del genere a minare la purezza dei nostri sentimenti.
 
Quando arrivo a casa e apro la porta, di Anna pare non esserci traccia. La chiamo ma non ricevo risposta. Non mi preoccupo più di tanto, però, perché probabilmente deve ancora rientrare da lavoro, non sarebbe la prima volta che succede.
Mi avvio verso la camera da letto con l’intenzione di recuperare i vestiti prima di dirigermi in bagno. Mi serve decisamente una doccia prima di andare via, ma quando sollevo la mano per aprire la porta del wc, mi accorgo che non solo questa è già aperta, o meglio socchiusa, ma la luce al suo interno è accesa, e un piccolo fascio di luce illumina il pavimento all’esterno, attirandomi come una falena al lampione.

Mi avvicino silenziosamente, preoccupato di dover affrontare un qualche pericolo, o un ladro. Certo, di tutta la casa sarebbe il posto meno adatto dove cercare delle refurtiva, per cui mi dico che al massimo, avremo dimenticato di spegnere l’interruttore...
Quando raggiungo la porta, dalla fessura lasciata aperta vedo però una figura che conosco bene riflessa nello specchio appeso sopra il lavandino.
Quello che mi colpisce non è tanto l’insieme di quella figura, quanto le sue labbra. Tinte di un rosso fuoco che rievoca in me, ancora una volta oggi, ricordi che di positivo non hanno nulla.

Mi blocco. Osservo la donna controllare - con evidente orgoglio - sull’immagine del proprio riflesso la precisione con cui ha applicato il tocco finale del suo make-up.
Non avevo idea che, nella sua ridotta collezione di trucchi, fosse presente anche uno stick di rossetto rosso. Non lo avevo mai visto prima d’ora. E forse era previsto non dovessi mai vederlo. 
Al solo pensiero, per un momento la mia razionalità si blocca. Non può essere. Non anche lei. Soprattutto non lei.
Mi lascio sfuggire, inconsapevolmente, un respiro sorpreso per quanto appena visto e pensato. Sarebbe potuto passare inosservato a tutti, ma non a lei, che per la prima volta dal mio rientro a casa e quel mio ‘spiarla’, incrocia il mio sguardo tramite il riflesso nello specchio.
Sgrana gli occhi, sorpresa di trovarmi lì, a fissarla da dietro la porta.
Non so se per riflesso incondizionato o volutamente per occultare alla mia vista le sue labbra rosso fuoco, alza una mano a coprirsi la bocca.
«Marco…» sussurra, evidentemente spaesata. «Non è come pensi…»
Spalanco la porta, perché è inutile continuare a celarmi dietro di essa, come invece facevo da piccolo quando spiavo mia madre intenta a cancellare le tracce dei tradimenti di mio padre.

La osservo meglio, facendo scorrere il mio sguardo sulla sua figura minuta. È splendida nel suo vestito verde scuro, i capelli leggermente raccolti e i tacchi rossi. Non è un look da tutti i giorni per lei, so che non è mai pienamente a suo agio in questo tipo di panni, ma non sfigurerebbe affatto sulle copertine delle riviste patinate in mezzo a modelle di fama mondiale.
Il rossetto che indossa si intona perfettamente con gli accessori che vi ha abbinato. Oltre alle scarpe, noto i gioielli che indossa, adornati da pietre rosse e una pochette dello stesso colore appoggiata su una delle mensole accanto al lavandino.
«Perché, cosa dovrebbe sembrare?» le chiedo infine nel tono più neutro che mi riesce, ancora imbambolato ad ammirarla.
«Il rossetto… sì, insomma, non dovevi vederlo. Ma non per il motivo che sicuramente pensi tu…» mi dice lei, abbassando lo sguardo.
«Da quanto tempo lo tieni nascosto?» le domando però con cautela, interrompendola e  prendendo il tubetto dorato tra le dita.
«Da quando mi ha raccontato di tua madre e di cosa ha fatto tuo padre…» prende a dirmi, un’ombra di vaga colpevolezza nello sguardo. «Lo sai che non mi trucco quasi mai, anche se il rossetto rosso mi è sempre piaciuto molto, ma…» si ferma, sospirando e lanciandomi uno sguardo di sottecchi. 
«Ma rievoca in me brutti ricordi e non vuoi contribuire a far sì che ciò accada…» concludo io per lei.

«Quando mi hai raccontato della storia dei tuoi genitori non stavamo già più insieme e tra noi le cose non erano idilliache, ma… non so, dopo il nostro confronto sul pianerottolo di casa, quando mi hai detto che ero ‘la parte migliore di te’, qualcosa mi ha portato a nascondere quel rossetto anche alla mia, di vista, non solo alla tua…» mi spiega a bassa voce. Sento che è incerta, e che non le piace la piega che questa conversazione ha preso.
«Ora me lo levo. Mi spiace. Non volevo mi vedessi così…» conclude infine, dispiaciuta, mentre si gira verso lo specchio per accingersi a toglierselo, allungando una mano verso un dischetto di cotone bianco.
«No,» le dico però, bloccandola e incrociando il suo sguardo tramite il riflesso. «Non toglierlo. Sei bellissima…»  
Un’altra tonalità rosso si fa largo sul volto. Non pensavo si sarebbe imbarazzata così tanto al mio complimento, ma capisco perché non se lo aspettasse, così continuo, schiarendomi la voce.
«Una volta, una persona saggia mi ha detto che i ricordi brutti possono essere stemperati, come i colori, mischiandocene dei nuovi insieme…» mormoro, senza mai rompere il nostro intreccio di sguardi.
«Forse dovevo ritrovarmi a spiare da dietro a una porta la donna che amo mettersi del rossetto rosso, per riuscire anche io nell’impresa di superare i pregiudizi che avevo legato a un così piccolo dettaglio come due labbra rosse…».
Anna si apre a un sorriso commosso, prima di girarsi e darmi di slancio un bacio sulla guancia. Al contrario di come succedeva quando ero piccolo, stavolta non ci penso neanche, a scappare o ritrarmi. Anzi, attiro Anna tra le mie braccia, stringendola lievemente a me.
L’impronta rossa che mi rimane dal contatto delle sue labbra con la mia guancia, appena sopra la barba, si aggiunge al mio riflesso nello specchio.

Osservo questa inaspettata immagine di noi due insieme con un sorriso, e una ritrovata serenità.
E sono felice di ricredermi: il rossetto rosso non è poi così male, in fondo.
 

Ta-daaaaaaan! Questa non ve l'aspettavate, vero? Beh, a dire il vero nemmeno io e Marti. Sì, avete ragione, avevo messo la story con i prompt ma non avevo avuto tempo e modo di lavorarci su. Però vi anticipo che arriverà qualcos'altro del genere a breve, perché la mia Socia si è lasciata ispirare a sua volta. Mi spiego: queste storie sono una 'botta d'ispirazione' dell'una o dell'altra, e a turno comunque revisioniamo. Speriamo vi piacciano! 
A presto,

Mari e Marti

 
   
 
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