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Autore: ordnassela    04/12/2022    0 recensioni
Una giovane ragazza che ha perso da poco i genitori, si ritrova a dover andare a vivere con la sorella nella vecchia casa dei nonni nel fitto dei boschi montani.
Questo cambiamento la porta a conoscere persone nuove e una nuova realtà, che non avrebbe mai potuto aspettarsi.
Nella tranquilla cittadina vicina, si annida qualcosa di innaturale; a Luna bastano pochi giorni per trovarsi in un nuovo mondo tanto incantato quanto crudele.
[PS. Ho notato che c'erano problemi per la visualizzazione su telefono, dovrei aver risolto. Buona lettura!]
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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CAPITOLO 3
La nuova alunna - Parte 3


Erano ormai le tre del pomeriggio, l’ora più calda della giornata, e Luna se ne stava beatamente rintanata in camera sua che, pur essendo la più illuminata, era una delle stanze più fresche della casa. Sapeva che sarebbe dovuta partire di lì a poco e trovò rincuorante che ora riuscisse a muovere più liberamente il polso, anche se ancora aiutato dal tutore.
Ancora una volta sprofondò la testa sul cuscino, tenendo il cellulare alto di fronte ai suoi occhi “Nulla di interessante neanche oggi” borbottò continuando a scorrere la schermata di Instagram, sempre più lenta a visualizzare le foto ‹‹Che costume potrei mettere alla festa? È Halloween quindi… qualcosa di inquietante? Bah›› si caricarono alcune foto di case addobbate con zucche e ragnatele ovunque, continuò a scorrere ‹‹Vampiro? troppo classico, mummia? troppa carta igienica, fantasma?›› si fermò a guardare le lenzuola su cui era sdraiata ‹‹Tia mi uccide se le buco, ed è troppo banale›› altre foto a tema Halloween si caricarono, tra cui una ragazza vestita da gatto che metteva in mostra ben altro oltre che al costume. Luna si ricordò le mode del momento e non ci era affatto abituata.
Ignorò la moda e continuò a pensare ‹‹Gatto, pipistrello e qualsiasi altro animale sono esclusi quindi… zombie? Penso di essere abbastanza zombie di mio, non mi serve un costume per interpretarne la parte›› sul cellulare non si caricarono foto per qualche decina di secondi finché l’ultima flebile tacca del Wi-Fi non si si spense. Con un gemito lamentoso la ragazza fece cadere le braccia sulle estremità del letto e sentì il rumore sordo della moquette che attutiva la caduta mortuaria del telefono “Questo posto fa schifo.” Si ritirò di scatto in piedi e per un istante vide tutto girare, poi con nonchalance si diresse alla scrivania e, con la spazzola, cercò di sistemarsi alla meglio i capelli, ricolmi di elettricità statica. Cercò di guardare in qualche scatolone dei traslochi per trovare dei vestiti decenti ma non aveva proprio nulla da indossare, che a lei piacesse, ovviamente, dato che gli scatoloni erano ricolmi di vestiti. Iniziò a frugare fra i cassetti dove c’era già qualcosa sistemato: i vestiti nuovi, già indossati la mattina e quindi inutilizzabili per il resto del giorno, se non della settimana, una salopette e qualche maglietta. Si infilò la salopette in jeans con una maglietta nera come tutte, o quasi, quelle che aveva. Le scarpe rosse e la giacca di pelle la attendevano al solito posto, le infilò alla svelta e si voltò indietro per vedere se avesse dimenticato qualcosa. Sì, lo aveva fatto: raccolse il cellulare da terra, ripose il violino, abbandonato sul comodino, all’interno della sua custodia e riprese la spazzola per darsi un’altra sistemata. Appena ritornata alla porta si guardò indietro un’ultima volta perdendo troppo tempo a fissare lo spazio vuoto accanto al suo letto, come se sperasse che la scala che aveva sognato le notti scorse apparisse per magia. Non accadde nulla e i suoi piedi iniziarono a discendere le scale con rassegnazione.
 
“Sì sì, stiamo per uscire proprio ora. Oh, oggi? No no, nessun problema, verso che ora… ok. Va bene, lascio le chiavi sotto il tappeto allora.” Tia era al telefono quando Luna la raggiunse. La sorella era di schiena, non si accorse della sua presenza e la ragazza si diresse nel salotto con gli occhi sul telefono e le orecchie attente.
La voce della sorella aleggiava dolce e pacata “Ma non serve, sul serio… se insisti, però al mio ritorno ti fermi che ti offro un caffè. Non osare rifiutare!” una leggera risata sfuggì dalle sue morbide labbra, Luna riusciva a sentire le carie che quel tono melenso le stava procurando “Nessun disturbo! Torneremo in poco tempo. Va bene, ho capito. Certo che no, sarà per un'altra volta. Domani? Sì, dovrei essere libera. Allora siamo d’accordo. Sì, pure io devo scappare. Ci vediamo domani, ciao!” il saluto si protrasse ancora un po’, abbastanza per far scomodare Luna e farle fare su e giù dalla prima rampa di scale sbattendo le scarpe più rumorosamente possibile “Tia sono pronta! Andiamo!” la chiamata venne interrotta quasi all’istante e Tia comparse di fronte all’adolescente “Bene, aspettavo solo te!”
Il sole era veramente cocente quel giorno di fine ottobre, sull’asfalto si potevano vedere in lontananza piccole pozze d’acqua, scherzi del caldo, tutta l’umidità formata nei giorni precedenti stava scomparendo. La ventola dell’aria condizionata girava copiosamente, quasi stesse cercando di rinfrescare anche se stessa. Luna rigirava le dita fra i capelli a ritmo con un bellissimo brano classico che si godeva con le cuffie, gli occhi chiusi da sognatrice. Due piccoli buffetti sulla sua spalla la destarono da quel mezzo sogno che stava facendo, si tolse le cuffie e subito diede un’occhiata infastidita verso la sorella
“Che vuoi?”
“Siamo arrivate, te l’ho già detto tre volte! Possibile che tu non abbia sentito?”
“Avevo le cuffie.” Tagliò corto Luna e le ripose nel cruscotto.
Uscirono dall’auto dirigendosi speditamente verso il bizzarro negozio di costumi.
“È qui che volevi andare?”
“È qui che vendono costumi. Sì!” rispose la ragazza con tono svogliato.
“Bene!” esclamò Tia entusiasta, lanciandosi all’interno del locale, facendo risuonare la campanella all’impazzata “In veste di sorella maggiore sono qui per aiutarti!”
“Che fai?!” esclamò imbarazzata Luna.
Tia si bloccò un metro dopo la porta, avendo incrociato lo sguardo della commessa riccioluta, seduta dietro al bancone. Pile di vestiti si ergevano attorno al suo sguardo confuso e smarrito, Lothiel si alzò in piedi, con aria turbata, prima di mettersi a cercare freneticamente in mezzo a quel grumo indistinto di tessuti.
“Ciao. Scusami, lavori qui?” Tia fece qualche passo verso la ragazza, non ricevendo alcuna risposta.
“Siamo qui per un costume. Per una festa di Halloween. Ne hai sentito parlare? Sei stata invitata anche te?” Lothiel alzò una mano, come per dirle di aspettare, poi, a passo svelto, si diresse dietro uno scaffale. Tia rimase perplessa a osservare la ragazza finché non svanì del tutto.
“È muta! Stupida di una sorella! Si può sapere perché sei entrata anche te?!”
“Povera ragazza, non ne avevo idea! Sai cosa le è successo? E la benda? Povera ragazza, quanto avrà sofferto.” Luna superò la sorella, ignorandola, e raggiungendo la giovane commessa. Sembrava abbastanza agitata, aveva perso totalmente l’abbronzatura e i suoi capelli da riccioluti e biondi ora parevano solo molto mossi e color paglia, vicino al grigio.
Luna pensò che la ragazza avesse saltato la visita dall’estetista, il giorno prima, o qualcosa di simile.
“Devi scusare mia sorella, non sapeva delle tue… condizioni.”
Lothiel annuiva, eppure Luna era sicura di non essere affatto ascoltata dato che la ragazza non la guardava nemmeno. Le si avvicinò con calma e le appoggiò una mano sulla spalla, la commessa si girò a guardarla come se si fosse appena risvegliata da un incubo.
“Senti, non voglio disturbarti, mi basta solo un costume per la festa. Non vorrei neanche andarci, a essere onesta, ma se non lo facessi sembrerei asociale…” Luna si interruppe un attimo alzando le spalle e sorridendo “È la prima impressione che conta. Comunque, tu che mi consigli di mettere? Va bene tutto, magari nulla di troppo appariscente.” Luna ostentò un altro sorriso che, rincuorandola, venne ricambiato dall’ascoltatrice. Lothiel partì, con una nuova luce in volto, e si diresse verso Tia invitando Luna a seguirla, con un gesto della mano. Davanti alla sorella maggiore fece un piccolo inchino, come saluto; non riusciva a guardare la donna in faccia ma Luna non ci fece caso.
La ragazza muta fece qualche gesto incomprensibile agli occhi di Luna, sperando di essere compresa.
“Scusa ma, come ti avevo già detto, noi non conosciamo il…”
“Parla per te, Lu! Certo che siamo sorelle, non si vede? Sarà per i capelli…” Tia interruppe la sorella che rimase per un attimo sbigottita e non capiva il nesso fra la risposta di Tia e i gesti della commessa.
“Quando hai imparato il linguaggio dei segni?”
“Ci sono tante cose che non sai di me, sorellina.” Luna la guardò, infastidita dal continuo tono soave di Tia “Iniziamo con lo shopping?” incitò le ragazze.
I venti minuti successivi furono un continuo cambio di vestito per Luna e una ricerca dietro l’altra per Lothiel, Tia osservava la sorella e commentava discreta, ma comunque sprezzante, come una critica ad una sfilata di moda.
A Luna sembrava essere passata un’ora da quando era entrata nel negozio, ed era felice di come stava andando la giornata. Era forse la prima volta, da quando i suoi genitori se n’erano andati, che si sentiva realmente allegra, non sforzandosi nel sorridere o a mantenere un tono vivace. Uscì dal camerino con l’ennesimo costume, uno senza tema, non risaltante e decisamente non adatto ad una festa per ragazzi. Luna camminò scalza per qualche metro, sentendo lo strascico che la rallentava nel raggiungere Tia.
“Troppo esagerato?” scrutò la sorella da dietro la maschera nera veneziana che aveva addosso; la faccia di Tia parlava più di mille parole: l’abito bianco e nero le stava talmente bene che la bocca rimase asciutta da quanto era bella la ragazza.
Tutte e tre sapevano che quell’abito era troppo per una festa di liceali.
Per qualche istante il cuore di Lothiel si alleggerì, come se nell’aria qualcosa fosse cambiato e, con un sorriso gentile, porse a Luna un nuovo abito. La ragazza lo accettò facendo un cenno con il capo in segno di riconoscenza, poi si voltò e s’incamminò nuovamente al camerino.
“Sei bellissima! La mamma sarebbe fiera di vederti così.” una stretta incrollabile avvolse il cuore di Luna e grandi lacrime iniziarono a scenderle dai giovani occhi blu.
“G-Grazie.” la voce le si ruppe appena finì di parlare, entrò nel camerino e tirò la tenda.
Si guardò un’ultima volta allo specchio ‹‹Vorrei che tu fossi qui, lo vorrei con tutto il cuore...›› le lacrime formarono un piccolo cumulo sull’orlo della maschera, coprendole la palpebra inferiore, per poi scendere e poggiarsi sul suo sorriso tremolante ‹‹Ovunque tu sia, voglio che tu sappia che sto bene e che sono felice. Lo sono sul serio.››
Si cambiò, asciugandosi ripetutamente gli occhi, appese con cura l’abito bianco e nero e finalmente posò l’attenzione al suo riflesso, fece due profondi respiri e uscì dal camerino.
“Questo è perfetto! Niente di troppo vistoso, secondo me va bene.”
“Ma è nero, non volevi che non ne mettessi più di vestiti così?” Tia le sorrise scuotendo la testa.
“Tu che ne pensi, ti piace?” Luna restò esitante, le piaceva molto quel vestito, ma pensava che sarebbe dovuto piacere agli altri più che a lei, cercò aiuto in Lothiel rivolgendole uno sguardo insicuro, la commessa rispose con dei sicuri pollici in su.
“Perfetto direi!” Tia si alzò in piedi sgranchendosi le gambe “Vai pure a cambiarti, penso io al resto.”
 
Poco dopo Luna reggeva in mano un sacchetto di carta con dentro il nuovo abito e Tia stava rimettendo nel portafoglio la carta di credito “Sono proprio felice! Ti sta perfettamente, non trovi?”
Luna alzò lo sguardo dalla cassa, ancora immersa nei suoi pensieri
“Come? Oh, sì sì.”
“Tutto bene? Ti vedo pallida.”
“Bella battuta! Anche tu lo sei, se è per questo!” cercò di sdrammatizzare Luna
“Sono seria: sati bene? C’ è qualcosa che vuoi dirmi?” Luna si guardò attorno e notò che Lothiel si stava allontanando
“Scusa, stavo ripensando a mamma.” Tia d’istinto, quasi materno, le accarezzò dolcemente la schiena, ma la ragazza si allontanò. Luna afferrò la maschera nera che aveva indossato con il vestito bianco e nero
“Lothiel, questa quanto viene?”
La bionda le si avvicinò incuriosita, osservando l’oggetto, poi, dopo una rapida valutazione mentale, fece no con le mani e le la mise nella borsa.
“Che gentile, grazie mille!” ringraziò Tia e Luna la seguì a ruota.
 
La cena non era stata molto saporita e Luna se la sentiva ancora nello stomaco, probabilmente era lo stesso per Tia che aveva lasciato le stoviglie sporche nel lavello e faceva zapping, distesa sul divano.
“Ti va di guardare qualcosa?” Luna non rispose, aveva il portatile di fronte a sé sul tavolo del salotto, stava rivedendo lo spartito di un brano complicato di violino che voleva imparare e con una cuffietta all’orecchio ascoltava la melodia.
“Questo potrebbe essere interessante. Che te ne pare, Lu?” la ragazza alzò lo sguardo dallo spartito allo schermo, pareva una classica commedia romantica.
“Sembra carino, ma non penso lo guarderò tutto: sono stanca e domani ho scuola…”
“E la festa! Non sei eccitata? Sono agitata io, non immagino quanto lo sia tu!”
“È una festa, non il diploma.” scherzò Luna, cercando di nascondere l’agitazione che aveva dentro. Come se le avesse letto nel pensiero, Tia rispose con il solito tono dolce “Vedrai che andrà tutto bene, poi quella… Mary - giusto? - che ti ha invitata ci sarà, potrai conoscerla meglio.” Luna si limitò a sorridere e a continuare a leggere lo spartito.
Il film si dilungava molto fra lei che doveva scegliere fra il suo fidanzato noioso e il nuovo collega belloccio che, fatalità, l’aveva conosciuta in aereo, innamorandosi di lei, e i litigi fra amiche. Così Luna, dopo molti sbadigli, decise di andare a dormire. Chiuse il portatile, lo lasciò dov’era, l’avrebbe preso il giorno seguente. Salutò Tia e iniziò l’interminabile, almeno così le parve, rampa di scale. Si lavò i denti, impiegò quasi quindici minuti a struccarsi interamente, fra un’appisolata e un’altra. Entrò finalmente in camera alle undici e mezza, solo alla vista dell’orario maledisse il cellulare e si cambiò lasciando i vestiti in giro per la stanza, il suo pigiama le sembrava morbido come un peluche e senza pesarci due volte, si sistemò a letto per dormire.



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CARO LETTORE,
grazie per aver letto fino a qui! Spero ti stia godendo la lettura. Sto continuando a rivedere i capitoli passati e a migliorare quelli che ci saranno in futuro!
Grazie ancora del tuo tempo!
Buona giornata e buona lettura!
   
 
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