Anime & Manga > Haikyu!!
Segui la storia  |       
Autore: effe_95    05/12/2022    2 recensioni
[Questa raccolta partecipa al Writober2022 indetto da Fanwriter.it ]
***
31 racconti diversi, ambientati in 31 universi alternativi.
Universi in cui Tooru e Wakatoshi si incontreranno - anche in forme e generi diversi - dimostrando che l'amore, se predestinato, sceglie sempre le stesse persone, non importa quanto diverse esse appaiono.
[ Ushijima x Oikawa ]
***
28. Band
-
«Ehi Tooru, aspetta!». La voce di Tobio lo inseguì, ma lui stava correndo via.
Correva davvero, con i polmoni in fiamme. Sentiva dentro una strana tempesta.
Aveva quasi raggiunto l'altro lato della strada, quando sentì il foulard che aveva messo attorno al collo scivolare sulla pelle. Lo toccò automaticamente, sentendolo sfuggire dalle dita. A quel punto si voltò di scatto e Wakatoshi era dietro di lui, con l'affanno a sua volta, e il suo foulard stretto nel pugno della mano piena di anelli.
«Tooru» lo chiamò per la prima volta con una voce profonda e monocorde, facendo muovere quella tempesta dentro di lui come un mare agitato «ti prego, diventa il cantante della mia band!».
Genere: Angst, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Tooru Oikawa, Wakatoshi Ushijima
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: Gender Bender, Mpreg, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it”

Prompt: Supernatural

N° parole: 14.670

Note: it’s been 84 years ma eccoci qui. Questo prompt l’ho dovuto dividere in due parti (ahimè), perché me la sono presa comoda e non ho il dono della sintesi (purtroppo). Qui mi sa che devo far valere l’avvertimento OOC che ho inserito nella descrizione della storia.
Il contesto è totalmente americano (USA) e ve ne renderete conto. Potrebbe essere tutto molto interessante, come estremamente noioso … a me piace parecchio, e non mi piace mai niente di quello che scrivo xD quindi questo potrebbe essere un male … nel caso, buona lettura!
La seconda parte arriva tra tre/quattro giorni ;)





 
Come, Wake me Up


- Prima Parte -




 
But we're running out of time
Oh, all the echoes in my mind cry
There's blood on your lies




All'età di sette anni, Tooru era stato attaccato da un lupo.
Non lo ricordava molto bene. L'evento era fatto di tanti ricordi confusi.
Era nel giardino di casa, sul retro. Stava facendo un pupazzo di neve con Hajime.
La carota aveva una forma strana. Ridevano. Indossava un cappello arancione, il suo preferito. E il cielo era bianco, come l'aria.
Un dolore lancinante alla caviglia.
Hajime aveva urlato.
La neve fredda sulla faccia, nei vestiti.
Un rombo assordante nelle orecchie, come il motore di una macchina che ronzava.
Qualcosa di arancione nella neve. Le sue dita che graffiavano, viola dal freddo.
Strisce rosse sotto i suoi vestiti che sembravano papaveri vermigli spuntati dalla neve.
Il legno della staccionata che graffiava la base della schiena.


Erano frammenti, come tanti piccoli flash.


Il lupo era arrivato dal bosco dietro la casa - la avvolgeva totalmente - ma non ricordava esattamente come, né quando. Gli avevano detto che aveva saltato la staccionata - vi era un punto dove era rotta e suo padre non aveva mai tempo di ripararla.
Non aveva ricordi di quel momento.
Gli avevano anche detto che era stato Hajime ad allarmare sua madre.
Era corso dentro casa, piangendo spaventato e disperato.
Jennifer era arrivata correndo con un fucile a pompa tra le mani, ma a quel punto i lupi se ne erano andati. Il branco sparito.
Tooru era nella neve, svenuto, con la caviglia maciullata e una pozza di sangue sotto di sé.
Quello glielo avevano raccontato, ovviamente.


Era seguito il periodo in ospedale.
Il dolore, gli antidolorifici, i test per la rabbia. Non l'aveva contratta, ma quel lupo poteva esserne affetto, perché di solito non succedevano aggressioni di quel tipo dalle loro parti.
Ci erano abituati ai lupi, era zona.
Poi la terapia con lo psicologo, Mr Mizoguchi, un altro giappo-americano come lui, di modo che si potesse sentire a proprio agio. Tooru in realtà assomigliava di più a sua madre - come sua sorella maggiore - e non aveva mai sofferto di episodi di razzismo o si era sentito dilaniato dall'appartenenza a due culture diverse.


Aveva sette anni e quello avrebbe dovuto essere un trauma per lui. E forse lo era.
Lo era in un modo che non riusciva a vedere.
Ma di quel periodo in ospedale ricordava alcune cose, e non erano negative: il posto gli piaceva, era colorato e pieno di giocattoli, gli altri bambini lo trattavano con rispetto.
Hajime lo andava a trovare tutti i pomeriggi e giocavano insieme a Uno o con i dinosauri.
Mr Mizoguchi era simpatico e gli dava sempre qualche caramella durante le sedute.
Inoltre, sua nonna materna era ricoverata lì da qualche mese, nel reparto di oncologia.
Linda Meyer, una donna ossuta e forte, che profumava di boschi e camino, che gli faceva sempre l'occhiolino come se condividessero un segreto e gli aveva regalato una vecchia collana con un lupo di legno intagliato a metà busto, di profilo, che ululava alla luna.
Non devi aver paura dei lupi, Tooru. Non possono farti del male, perché tu sei speciale.
Gli diceva sempre ogni volta che la andava a trovare nella sua stanza d'ospedale, che a Tooru piaceva perché affacciava su una distesa di foglie colorate d'autunno e di neve d'inverno: direttamente sul bosco selvaggio.
La nonna era seduta sempre su una poltrona reclinabile, rivolta verso la vetrata chiusa, una coperta sulle gambe e lo sguardo distante.
Non ho paura di loro, rispondeva lui.
Ed era vero. Non aveva paura, nonostante l'aggressione. Nonostante gli adulti si aspettassero il contrario o sospettassero che avrebbe iniziato a dare di matto all'improvviso.
Che avesse sepolto il trauma dentro di sé e che sarebbe venuto fuori nel modo più inaspettato, con una crisi, magari.
Linda Meyer sorrideva e gli metteva una mano sulla testa, accarezzandolo.
Bene, bene, diceva soddisfatta.
E poi tornava a guardare fuori, come se si aspettasse di vedere qualcuno spuntare dai boschi. Non succedeva mai.


Era morta qualche mese dopo, quando Tooru era già tornato a casa, ma continuava ad andare settimanalmente da Mr Mizoguchi.


Le sedute con lui erano durate fino ai dieci anni. Tooru non credeva di averne bisogno, ma era divertente, tutto sommato, parlare con qualcuno di qualsiasi cosa gli passasse per la testa senza essere giudicato. Era un bambino molto intelligente.
Vi era solo una cosa che non aveva mai confessato a nessuno, fin dalla primissima volta che gli era stata posta la domanda.
Ricordi come sono andati via i lupi, Tooru?
Mr Mizoguchi aveva una voce morbida e delicata, perfetta per lavorare con i bambini.
La prima volta glielo aveva chiesto mentre stava disegnando, seduto al tavolino per bambini. Tooru lo ricordava ancora vividamente. Lo aveva chiesto a voce bassa e morbida, come se gli stesse confidando un segreto che non avrebbe mai dovuto svelare.
No, era stata la sua risposta immediata.
Mr Mizoguchi non ci aveva creduto e per due anni - aiutato dai suoi genitori - aveva posto quella domanda. Era convinto - e a ragione - che ci fosse una parte di quella storia che Tooru non voleva condividere. O che avesse dimenticato. Un tassello.
Non aveva mai ottenuto una risposta diversa, nemmeno i suoi genitori, e alla fine avevano lasciato perdere. Dimenticando la faccenda.


Tooru ricordava come erano andati via i lupi.


Era il frammento più chiaro di quel giorno.
Il lupo adulto lo aveva trascinato dentro il bosco, mentre lui piangeva chiamando sua madre, le unghie spezzate che scavavano nella neve inutilmente.
La caviglia era in fiamme e denti aguzzi continuavano a scavare nella carne.
Aveva sentito altri ringhi e ululati nella foresta.
Il branco che chiamava l'Alfa.
E poi era successo all'improvviso.
Con la vista appannata di lacrime e dolore, Tooru aveva intravisto qualcosa di bianco come la neve sfrecciare tra gli alberi e saltare sul lupo adulto azzannandolo nella pelliccia.
Il dolore alla caviglia era diminuito di colpo.
Le due creature erano rotolate nella neve, tra gli alberi, lontane da lui.
Tooru non riusciva a muoversi, lo ricordava.
Ricordava la sensazione degli arti paralizzati.
Ma aveva visto, quella cosa bianca spuntata dal nulla era un cucciolo di lupo.
La sua pelliccia era candida come la neve, sembrava morbida. Si era acquattato e aveva ringhiato ferocemente contro il lupo adulto, nonostante fosse solamente un cucciolo.
Tooru lo aveva trovato coraggioso.
Poi aveva perso i sensi per qualche secondo, forse minuto, non ne era sicuro.
Quando aveva riaperto gli occhi a fatica, aveva sentito qualcosa di caldo e umido tra i capelli. Un uggiolio forte gli aveva ferito l'udito. Il cucciolo di lupo era accanto a lui.
Tooru avrebbe voluto accarezzarlo, ricordava. Era accanto a lui e gli picchiava sulla tempia con il muso umido, come se volesse intimarlo ad alzarsi in piedi.
Non ci riesco. Tooru era convinto di aver pronunciato quelle parole a voce alta, ma forse le aveva sussurrate solo nella sua testa.
Il cucciolo di lupo aveva gli occhi grigi.
Tooru ricordava di aver pensato: Che belli.
Poi si era svegliato in ospedale.


Aveva solo sette anni, era un bambino, ma anche allora non aveva raccontato niente.
Era come se sapesse, fin dal principio, che quello fosse un segreto da custodire.
Era suo, e di nessun altro.
O almeno lo era stato, fino a quando non aveva compiuto diciotto anni.


Allora tutto era cambiato.

 

***


La seconda volta che aveva visto il cucciolo di lupo dalla pelliccia candida era autunno.
Era l'autunno dei suoi tredici anni.
Tooru era nel giardino sul retro, ricoperto di foglie colorate, e giocava con Blue - il loro Golden Retriever di famiglia - lanciandogli una pallina di gomma da riportare indietro.
Cominciava a fare freddo.
Tooru indossava una felpa pesante di plaid in cui navigava dentro.
Aveva lanciato la palla verso le zucche ammucchiate accanto alla staccionata nuova - suo padre l'aveva fatta cambiare a seguito dell'aggressione.
Le zucche erano per Halloween.
Sua sorella maggiore, Allison, sarebbe tornata a casa per le feste dall'Università e avevano l'abitudine di intagliarle insieme per addobbare casa. Blue aveva fatto uno scatto per raccogliere la palla, ma poi si era fermato con la coda agitata e aveva ringhiato.
Tooru non aveva capito all'inizio.
Non vedeva niente da quelle parti, non riusciva a capire a che cosa stesse ringhiando il suo cane e aveva sospirato afferrando la mazza da baseball sistemata tra le carriole accanto alla rimessa degli attrezzi. Pensava fosse un procione - ne avevano trovato uno nel motore della macchina l'anno precedente -, oppure uno scoiattolo o addirittura una volpe rossa.
O una faina. Una volta ne aveva vista una.
Si era diretto verso le zucche agitando la mazza nella mano con una rotazione esperta.
Non aveva paura, per quanto assurdo fosse.
Quando era tornato a casa i suoi genitori gli erano stati addosso, così come sua sorella, che aveva solo quattordici anni all'epoca.
Credevano che per lui sarebbe stato difficile rivedere alcuni luoghi, come il giardino sul retro. Si erano aspettati urla notturne dettate dagli incubi. Avevano perfino preso in considerazione l'idea di trasferirsi altrove. Ma nulla di tutto quello era successo.
Tooru era tornato come se nulla fosse stato.
Erano loro ad avere difficoltà con il giardino sul retro, a saltare ad ogni rumore, a seguirlo qualsiasi passo facesse, a scattare nel cuore della notte per controllarlo.
Con il tempo la presa ferrea si era sciolta.
Come per ogni cosa, il ricordo terribile di quel periodo era scivolato nelle incombenze della vita di ogni giorno ed erano andati avanti.
Era per quel motivo che Tooru non aveva dato di matto quando lo aveva visto.
Lì, seduto dritto accanto al cancelletto chiuso. Avrebbe potuto sembrare un cane a prima vista, un husky, ma il colore candido e la forma inconfondibile del muso avevano presto dissipato qualsiasi possibile dubbio.
Come Tooru, il lupo non era più un cucciolo.
Era cresciuto, ma gli occhi ...
Gli occhi erano inconfondibili: grigio tempesta. Era un esemplare bellissimo.
Tooru aveva sentito il battito cardiaco accelerare e non a causa del timore, ma dello stupore.
Si era chiesto spesso che fine avesse fatto quel cucciolo di lupo che aveva osato sfidare l'Alfa del suo branco per aiutarlo. Lo aveva sognato qualche volta, nelle notti di luna piena, quando si svegliava proprio a causa degli ululati con l'affanno.
Ogni volta aveva come la sensazione che qualcuno lo stesse chiamando da lontano.
Ad ogni modo, non era spaventato.
Il lupo lo fissava seduto dritto, la sua espressione fissa, quegli occhi assurdi.
Tooru aveva abbassato la mazza da baseball inconsciamente, trascinandola nelle foglie cadute mentre si avvicinava cauto.
Se sua madre si fosse affacciata in quel momento ... probabilmente avrebbe dato di matto. Tooru non aveva paura, per niente.
Era emozionato e si sentiva fremere dentro.
« Ciao » Aveva sussurrato, raggiungendo il cancelletto chiuso.
Il lupo era rimasto fermo, con la coda che scattava nelle foglie a terra.
Cautamente, gli si era inginocchiato davanti, sporcandosi i jeans stracciati nel terreno.
« Sei tu, vero? » Aveva domandato ancora. Il lupo aveva mosso le orecchie.
Tooru aveva allora allungato una mano, perché voleva toccarlo.
Non appena sollevato l'arto tremante con movimenti lenti e accorti, Blue aveva iniziato ad uggiolare e poi ringhiare nello stesso momento.
« Smettila, Blue! Va dentro »
Lo aveva rimproverato aspramente, per paura che potesse allertare sua madre.
Il Golden Retriever era schizzato dentro casa.
Tooru era tornato a fissare il lupo, che non si era nemmeno messo a ringhiare di rimando.
Si erano guardati negli occhi e aveva provato l'assurda sensazione di avere a che fare con un essere senziente, con una persona. Scuotendo la testa aveva ripreso ad allungare la mano con lentezza, per accarezzarlo, ma a metà strada, impaziente, il lupo aveva chinato la testa e si era spinto in avanti, picchiando il muso umido contro il palmo della sua mano.
Tooru aveva trattenuto il respiro, mentre una scossa gli attraversava il corpo, e poi aveva riso a pieni polmoni quando l'animale gli aveva leccato il palmo, facendogli il solletico.
« Anche io sono contento di rivederti » Il suo era stato un mormorio appena.
Poi aveva girato la mano, affondando le dita nella pelliccia morbida di quella straordinaria creatura. L'aveva accarezzata senza timore.
Il lupo aveva prodotto un ringhio sommesso, come se fosse in preda alle fusa.
« Non ti ho mai ringraziato per quella volta »
Gli aveva afferrato il muso con entrambe le mani e aveva fatto urtare le loro fronti.
Il lupo profumava di bosco e foglie.
« Noi siamo amici, non è vero? » Ovviamente, non aveva ottenuto una risposta verbale, ma la creatura gli aveva picchiato il mento con il muso. Tooru aveva riso.
La sua coda bianca si agitava nella terra.
Poi si era irrigidito e aveva rizzato le orecchie, alzandosi sulle quattro zampe.
« Tooru! » Aveva chiamato sua madre a voce alta, sempre più vicina « Tooru! »
« Adesso va! Non farti trovare qui! » Aveva detto con fare allarmato al lupo bianco.
Lui lo aveva guardato per un istante, poi si era dato alla fuga nel bosco.
Quando sua madre era uscita nel giardino sul retro - un cipiglio nervoso nello sguardo - Tooru era ancora seduto sul terreno sporco con la mazza da baseball accanto.
« Perché non rispondi quando ti chiamo? »
Lo aveva subito rimproverato Jennifer, incrociando le braccia al petto ossuto.
« E che cosa fai per terra? Sei tutto sporco! Blue è arrivato di corsa, uggiolando con la coda tra le zampe, mi ha spaventata » Tooru aveva sospirato, tirandosi in piedi.
Sua madre era troppo apprensiva, aveva pensato con fare del tutto scocciato.
« Pensavo ci fosse un procione, di nuovo » Aveva risposto, facendo strusciare la mazza nel terreno « Blue si è spaventato, sai che è un cane molto fifone »
Jennifer lo aveva fissato negli occhi con un cipiglio severo, come se volesse in qualche modo rivelare quella bugia bella e buona. Ma alla fine aveva ceduto, annuendo.
« Entra in casa, dai » Lo aveva incoraggiato.
Tooru non si era messo a protestare, non voleva tentare oltre la sorte, ma non gli era nemmeno sfuggito lo sguardo che sua madre aveva rivolto al bosco mentre le passava accanto per rientrare in casa di fretta.


Tooru aveva creduto di non rivedere mai più il suo amico lupo.
E per qualche settimana era stato così, poi la creatura era riapparsa.
Ancora e ancora. Ogni tanto. E loro erano diventati buoni amici.
In quel modo erano passati quattro anni.


Tooru non parlò mai con nessuno del lupo bianco.
Per molto, molto tempo.


 
***


« Tooru, sbrigati! »
Alla voce totalmente priva di pazienza di Hajime - che lo chiamava dalla strada - fu accompagnato il bussare violento di un clacson. Tooru era in ritardo e lo sapeva.
Sbirciò ancora una volta oltre la tenda dalla sua camera, ma del lupo non vi era traccia.
« Tooru! » Un'altra bussata.
Sospirò e lasciò la stanza, afferrando la cartella dal bordo della sedia.
La casa era deserta, nonostante fossero solo le sette e mezzo del mattino.
I suoi genitori lavoravano come matti in quel periodo, e non erano mai a casa.
Scese le scale e si fermò a sedere sui gradini del portico, per indossare i pesanti scarponi.
Allacciò in fretta i lacci della scarpa sinistra, poi passò alla destra ed esitò di fronte la pelle cicatrizzata attorno alla caviglia.
Un'altra bussata di clacson e tornò svelto ad allacciare anche la scarpa destra.
Si alzò in piedi di scatto e avvolse la sciarpa arancione di lana attorno al collo, che si impigliò nella collana che gli aveva regalato sua nonna da bambino.
Chiuse casa e si avviò verso il pick-up mezzo rotto che guidava il suo migliore amico tentando di liberare la collana dalla sciarpa.
Hajime lo fissava con espressione truce dal finestrino abbassato.
« Siamo in ritardo, idiota! » Lo aggredì verbalmente, mentre Tooru faceva il giro del pick up color pisello - come gli piaceva chiamarlo - per raggiungere la portiera dal lato del passeggero.
Mentre la apriva per entrare, armeggiando con la sciarpa, il gancetto della collana si ruppe e cadde. Tooru la afferrò al volo, richiudendosi la portiera alle spalle.
« Cazzo! » Mugugnò, osservando il lupo intagliato che ululava alla luna.
Portava quella collana da undici anni e non si era mai rotta prima di allora.
« Perché cazzo ci hai messo tanto? »
Brontolò Hajime ingranando la marcia mentre rientrava in strada senza nemmeno guardare lo specchietto laterale. Tooru osservava il gancio con espressione accigliata.
« Non dirmi che sei rimasto sveglio tutta la notte per via dei compiti di chimica! »
Sospirò e lasciò perdere la collana, osservando gli alberi che si susseguivano veloci fuori dal finestrino, colori autunnali. Tooru non aveva fatto tardi per via dei compiti, o almeno, si era svegliato alle sei nonostante fosse andato a dormire alle due.
Aveva fatto tardi perché si era messo ad aspettare il suo lupo bianco nel giardino sul retro - come nei giorni precedenti - e lui non si era presentato. Lo faceva spesso.
« Si, sono andato a letto tardi e non ho sentito la sveglia » Disse invece « Scusa »
Sentì lo sguardo di Hajime addosso, così si voltò a ricambiarlo, il solito cipiglio.
« Mi dispiace, per quella »
Gli disse, indicandogli la collana con un cenno del mento, mentre tornava a fissare la strada.
Tooru la osservò un'ultima volta, poi la strinse nel pugno della mano screpolata.
« Non importa » Mormorò.
« Era la collana di tua nonna »
« La farò riparare » Replicò di fretta.
Hajime fece un cenno brusco, poi rimasero in silenzio nella macchina per qualche secondo.
Dalle loro case fino a scuola il tragitto era di venti minuti circa. Tooru si sporse verso la radio e la accese, partì immediatamente la voce allegra del commentatore locale, che blaterava dell'arrivo di Halloween. Poi mandarono una canzone.
Lui rimase a fissare gli alberi che passavano sulla strada familiare verso l'Haikyuu High School con la mente ingombra di pensieri.
E nel frattempo, alla radio qualcuno cantava:
I'm running with the wolves tonight
I'm running with the wolves


A Tooru piaceva chimica.
Era una delle sue materie preferite, nonostante fosse il corso dove la gente andava peggio in assoluto. Era il primo della classe, ma non si sforzava per esserlo. Semplicemente capiva.
Adorava anche l'aula dove si teneva la lezione.
Le lavagne appese alla parete, il vecchio proiettore che ricordava i tempi dell'era preistorica, lo scheletro nell'angolo - Jack - a cui avevano messo addosso un completo rigato bianco e nero con un ciondolo di Sandy agganciato alla costola del cuore.
Le file di banconi con provette varie, microscopi e vetrini, la vetrina in fondo a tutto e la vasca di rane sul davanzale della finestra e i cartelloni colorati e gli infissi di legno.
Era un posto familiare e gli piaceva davvero.
Lui e Hajime - che seguivano quella classe insieme - sedevano sempre nella terza fila sulla destra, accanto alla parete con il cartellone colorato della tavola chimica di Mendeleev.
Il professor De Luca - di origini italiane - era un uomo eccentrico e geniale.
Dalla risposta pronta e divertente. La sua lezione era cominciata da qualche minuto quando la porta della classe si aprì nuovamente con una certa forza.
Tooru sollevò la testa dal libro di chimica, come tutto il resto della classe.
« Ah, signor Wakatoshi! Vedo che oggi ci ha fatto la cortesia di unirsi a noi! »
Mr De Luca era appoggiato alla cattedra con le mani intrecciate davanti, usò un tono di voce allegro e volutamente alto. Il ragazzo appena entrato invece, rimase fermo sulla soglia, reggendo la cartella di pezza malconcia sulla spalla sinistra.
Dalla sua espressione non era chiaro cosa stesse pensando, ma sembrava ... stanco.
Aveva l'aspetto di una persona che era stata malata - magari di una brutta influenza - e aveva ancora i postumi ben visibili sul volto.
« È in ritardo » Gli fece notare il docente.
Wakatoshi si strinse nelle spalle.
« Chiedo scusa » Fu la sua unica replica.
Indossava la giacca di pelle nera che rappresentava il suo marchio di fabbrica - Tooru conosceva quel ragazzo perché faceva parte della cosiddetta "élite" scolastica - su una felpa rossa scolorita, un paio di jeans scuri e delle Vans nere un po' vecchie.
« Ha saltato una settimana di lezioni, arriva in ritardo, il suo ultimo compito era un disastro ... devo continuare? » Nella classe cominciarono i bisbigli.
Quella era una ramanzina a tutti gli effetti. Hajime tirò una gomitata a Tooru nel fianco, lui distolse lo sguardo da Wakatoshi per fissarlo con un sopracciglio sollevato.
« Non ti sembra malaticcio? » Gli bisbigliò l'amico, facendosi vicino.
Tooru fece spallucce, tornando a fissare il coetaneo, che rimase zitto sulla soglia.
« Magari ha avuto l'influenza » Mormorò.
Hajime fece un'espressione scettica.
« Si ammala spesso, allora, dato che salta la scuola almeno una settimana al mese »
Tooru non seppe che cosa ribattere.
Hajime aveva ragione, ma per quanto potesse saperne, magari era cagionevole di salute, o forse aveva una qualche malattia o una situazione familiare complicata.
La verità, però, era che Wakatoshi Smith rappresentava un mistero per tutti.
Era popolare a scuola. Giocava nella squadra di basket, era amato dalle cheerleaders e circondato da quella che lui e Hajime avevano ribattezzato come la Banda dei Misteriosi.
Era apprezzato dalle donne - e dagli uomini, per quel che avevano sentito raccontare - ma nessuno lo conosceva davvero. A parte forse quei suoi strambi amici: Satori, Reon ed Eita.
Per quanto riguardava Tooru, invece ... Lui era praticamente nessuno, a scuola.
Faceva parte di quella categoria di ragazzi anonimi, un po' nerd forse, con pochi amici al seguito - sempre nerd - e invisibili. Con Wakatoshi non ci aveva mai parlato, nonostante seguissero insieme molte lezioni. Non era nemmeno sicuro che conoscesse il suo nome, anche se andavano a scuola insieme dalle medie. E non aveva importanza che Tooru avesse una cotta per lui praticamente da sempre - da quando aveva capito il suo orientamento sessuale - perché tutti avevano una cotta per Wakatoshi.
« Non importa » La voce di Mr De Luca li riportò alla scena che avevano davanti.
Il docente sospirò e indicò la classe « Entri » Wakatoshi fece un cenno di ringraziamento con la testa ed entrò, passando in mezzo ai banconi con gli occhi di tutti puntati addosso per andare a sedersi in fondo, solo, senza battere ciglio.
Tooru fece del suo meglio per non fissarlo.
« Torniamo a noi, giovani cervelli dai neuroni ridotti ad amebe a causa del frequente uso di marchingegni infernali conosciuti come smartphone »
Mr De Luca schioccò le dita con violenza, facendoli sobbalzare.
Poi rise della sua battuta - come un narcisista - e si voltò verso la cattedra, su cui aveva posato un plico di fogli quando era entrato.
« Ne distribuisca uno a testa, grazie » Chiese al ragazzo seduto in prima fila.
Quando ricevette il foglio, Tooru lo guardò con una certa curiosità, mentre i suoi compagni di classe iniziavano un brusio di totale disapprovazione e sconforto.
« Esercizi di chimica organica » Lesse Hajime alla sua destra, lamentoso, e per marcare il concetto picchiò la fronte sul bancone bianco. Tooru accennò un sorriso.
« Forza, forza, non cominciamo con le lamentele! » Disse il professore schioccando di nuovo le dita, la voce che sovrastava esperta il brusio senza rasentare le urla.
« Ci sarà un compito simile a sorpresa la prossima settimana ... ops » Mezza classe rise, Tooru accennò un sorriso divertito « Approfittatene per esercitarvi e, meraviglia delle meraviglie, potrete farlo in coppia! » Il professore aprì le braccia in un gesto teatrale - dava davvero l'idea di un mimo - e alcuni ragazzi risero di nuovo.
« Meno male, perché non capisco niente di sta roba »
Mormorò Hajime al suo fianco, palesemente sollevato. Tooru lo guardò.
« Si, dalla F meno sul tuo ultimo compito lo avevo intuito » Gli disse divertito.
Hajime gli rivolse un'occhiataccia, per poi tirargli un calcio sullo stinco.
Tooru imprecò tra i denti.
« Bestia! » Gli soffiò contro, del tutto intenzionato a colpirlo forte sulla spalla.
« Signor Tooru! » Lo chiamò il professore prima che potesse riuscirci, e lui abbassò il braccio di colpo, voltandosi a guardare il professore come se lo avesse colto con le mani nel sacco a fare una marachella.
« Si ... Mr De Luca? » La sua voce suonò un'ottava più alta rispetto al solito.
« Il signor Wakatoshi si siederà accanto a lei per svolgere questi esercizi, è rimasto troppo indietro con il programma e confido nel suo aiuto. Il signor Hajime può lavorare con i suoi compagni del banco dietro! » Tooru battè le palpebre come se fosse diventato improvvisamente stupido, restando a fissare il professore - che era già tornato dietro la cattedra tutto contento - con quel sorriso da idiota freddato sulle labbra.
« Merda » Mormorò Hajime al suo fianco, costringendolo in quel modo a riprendersi.
Il cuore gli batteva in preda all'ansia nel petto.
Ed era una cosa sciocca! Stupida!
« Ti ho detto mille volte di venire a studiare da me il pomeriggio! » Cercò di mostrarsi disinteressato alla faccenda, sereno, mentre il cuore pompava sempre più forte e la voce gli usciva leggermente incrinata e sentiva le guance in fiamme e gli veniva da ridere!
Tutto contemporaneamente.
« Ho il lavoro part-time nel pomeriggio »
Gli ricordò Hajime, mentre raccattava le sue cose dal banco per spostarsi dietro.
Tooru cercò di ignorare i movimenti all'ultimo banco, ma quando sentì una presenza alla sua sinistra fu davvero difficile.
« Ben ti sta, allora! » Berciò alla volta dell'amico, che gli rivolse uno sguardo assassino e lo avrebbe sicuramente colpito da qualche parte - magari dietro la nuca - se non si fosse trovato a scontrarsi dritto con Wakatoshi mentre usciva dal bancone.
« Scusa » Lo sentì dire, con voce monocorde.
Hajime borbottò qualcosa di incomprensibile e passò oltre.
Tooru rimase con lo sguardo fisso sul foglio pieno zeppo di esercizi mentre sentiva Wakatoshi passare dietro la sua schiena reggendo la malconcia cartella di pezza al petto, era alto e grosso e ignorarlo era quasi impossibile. Tooru giocherellò con un angolo del proprio foglio fino a quando l'altro non si mise seduto sullo sgabello al suo fianco.
Ed era strano, perché lì c'era sempre stato Hajime e trovarci un'altra persona era insolito.
Azzardò un'occhiata alla sua destra.
« Ciao » Gli disse Wakatoshi nello stesso momento, perché lo stava fissando.
Aveva la schiena ingobbita e le braccia posate sul bancone accanto al microscopio, il foglio degli esercizi era già tutto stropicciato, ma non aveva nemmeno una penna per scriverci sopra.
« Ciao » Fu la sua risposta appena accennata, accompagnata da un sorriso teso e imbarazzato. Wakatoshi non lo ricambiò. Tooru si sentì uno sciocco.
Spostò nuovamente lo sguardo sul foglio.
« Iniziamo dagli esercizi sugli alogenuri alchilici, cosa ne - » Iniziò, imbarazzato.
« Siamo insieme anche nella classe di letteratura inglese, in trigonometria e in quella di spagnolo » Tooru rimase con la bocca aperta, sorpreso da quella interruzione.
Lo guardò nuovamente e rimase di sasso.
Non aveva mai visto il suo volto tanto da vicino prima di allora - si limitava ad osservarlo da lontano - e provò una stranissima sensazione di dejà vu.
In un primo momento non seppe dirsi perché.
« Si ... » Rispose allora, automaticamente.
Wakatoshi piegò leggermente la testa, in un gesto buffo che a Tooru ricordò il suo cane.
« Dov'è la tua collana? » Anche quella domanda lo stordì.
Un cambio repentino di argomento.
Tooru non aveva nemmeno fatto in tempo a realizzare che Wakatoshi conoscesse esattamente tutte le lezioni che frequentavano insieme, che ecco un'altra cosa di cui rimanere scioccato.
Automaticamente portò la mano al collo, dove custodiva la collana, ma poi ricordò che proprio quella mattina il gancetto si era rotto.
Abbassò le dita prima di arrivare a toccare la pelle calda.
« Hai una collana, no? » Insistette l'altro.
Lui distolse lo sguardo, ma annuì.
« Si, è vero » Mormorò, stordito.
Continuava a domandarsi come ...
« ... fai a saperlo? » E prima se che ne rendesse conto il pensiero gli sfuggì di bocca.
Si morse il labbro inferiore, ma ormai era troppo tardi.
Wakatoshi fece spallucce. Continuava a tenere lo sguardo fisso su di lui, mentre Tooru lo aveva già spostato una decina di volte.
« Ci giochi ogni tanto, a lezione » Confessò, e Tooru sentì le farfalle nello stomaco mentre un pensiero sciocco gli attraversava la mente: Mi osservi, allora?
« Il movimento cattura l'attenzione » Aggiunse Wakatoshi, facendo di nuovo spallucce.
Le farfalle nel suo stomaco morirono miseramente: Ovviamente!
Tooru ingobbì la schiena e fece un sospiro.
« Mi dispiace che ti abbia dato fastidio a lezione con i miei ... movimenti. Non era mia intenzione. Ora, vogliano vedere gli eser- »
« Posso vederla? » Un'altra interruzione, come se non avesse nemmeno parlato.
La cosa cominciava ad irritarlo parecchio. Mise da parte qualsiasi soggezione o infatuazione e si voltò a guardare totalmente Wakatoshi, girando lo sgabello mobile nella sua direzione con tutto il corpo per affrontarlo, ma si paralizzò.
Di nuovo. Perché all'improvviso gli era venuto in mente il motivo per cui aveva avuto quella stranissima sensazione di dejà vu: gli occhi.
Gli occhi di Wakatoshi erano grigi e a lui sembrava di averli già visti da qualche parte.
Il suo lupo. Il lupo bianco, erano uguali.
« Che cosa? » Mormorò allora, con il respiro bloccato in gola.
La sua domanda aveva un'inflessione diversa da quella che avrebbe dovuto avere in risposta a quella di Wakatoshi. Ma l'altro parve non accorgersene.
« La collana. Posso vederla? » Tooru battè le palpebre, lento e stordito.
Smettila, è solo una coincidenza.
Molto romantica, certo, ma pur sempre una coincidenza.
Non fare il ragazzino Tooru! Anche se hai solo diciotto anni!
Si portò una mano alla gola, impacciato, ma di nuovo si fermò prima di toccarsi il collo.
Poi la infilò nella tasca dei jeans scoloriti ed estrasse la collana.
« È - è rotta » Gli disse, facendo oscillare il ciondolo di legno che raffigurava il lupo ululante a metà busto di profilo. Wakatoshi lo osservò con attenzione, prima di tornare a guardare lui senza espressione facciale. Tooru cominciava a pensare che non lo facesse apposta.
« Il che mi dispiace » Cominciò a blaterare quando gli venne da arrossire per quello sguardo fisso addosso « Perché era un regalo di mia nonna, che aveva da quando era ragazza e ha conosciuto mio nonno - che è morto prima che mamma nascesse - e a pensarci bene era stato proprio il nonno a regalargliela! E non si è mai rotta, prima. E lei è morta quando ero piccolo e quindi mi dispiace davvero tantissimo che ... » Oh merda, pensò, vergognandosi violentemente del modo in cui aveva cominciato a perdere il controllo.
« Ed è chiaro che a te non interessi » Concluse mormorando, mortificato a morte.
Per tutta risposta Wakatoshi tese una mano a palmo aperto davanti a lui, come se volesse qualcosa. Tooru lo fissò inebetito.
« Dammela. Proverò ad aggiustarla »
Gli disse, muovendo le dita della mano avanti e indietro per ribadire il gesto.
Tooru sbatté le palpebre e capì che si stava riferendo alla collana della nonna.
Senza capirne il motivo, gliela fece scivolare sul palmo con fiducia.
Wakatoshi si voltò verso il bancone e cominciò ad esaminarla, poi trafficò con la cartella e prese un mazzo di chiavi. Iniziò ad inciarmare con i gancetti vari.
« Dovremmo fare gli esercizi »
Mormorò Tooru, tanto per dire qualcosa, ma ancora una volta non stava davvero ascoltando quello che gli usciva dalla bocca, perché era rapito dai movimenti dell'altro.
« Si, ma non ne sono capace. So che tu mi insegneresti bene, sono io che non capisco proprio. Sono stupido, pazienza. Ti sarei grato se me li facessi tu gli esercizi »
Wakatoshi parlò con una schiettezza disarmante mentre continuava ad armeggiare con la sua collana. Sembrava più portato per le cose manuali di fatto. Tooru però rimase spiazzato, immaginando che il professore non sarebbe stato troppo contento.
« Alla collana serve un gancetto nuovo, posso tenerla? Te la ridò appena pronta »
Gli chiese Wakatoshi proprio mentre si apprestava a svolgere gli esercizi - erano dieci, ma lui ci avrebbe impiegato quindici minuti prendendosela comoda - senza sollevare lo sguardo da quello che stava facendo, qualunque cosa fosse.
« Si, certo » Rispose, tanto comunque avrebbe dovuto portarla a riparare in città.
« Qui, vedi? Si è spezzato il cerchio » Wakatoshi gli fece cenno di avvicinarsi e Tooru lo fece, con la penna in mano ormai senza tappo, pronta per essere usata.
Guardò la parte che il coetaneo gli stava indicando, ma fu un altro dettaglio a cogliere la sua attenzione: l'odore di Wakatoshi. Profumava di ammorbidente per vestiti, dopobarba dolce e bagnoschiuma alla pesca, e fin lì tutto bene, ma sotto, ad uno strato più profondo, Tooru percepì odore di bosco e foglie. Un odore che gli era familiare.
« Ehi, tutto bene? »Gli chiese Wakatoshi. Lo stava fissando con una strana espressione, Tooru comprese che se n'era rimasto zitto troppo a lungo.
« Si, sto bene. Ora faccio gli esercizi »
Rapido, tornò a guardare il compito, cominciando a scriverci sopra automaticamente.
Scosse la testa. Poteva solo esserselo immaginato, ovviamente, o magari Wakatoshi viveva nel bosco, non era una cosa tanto strana, alcune abitazioni si trovavano davvero così isolate.
Tooru scosse la testa di nuovo, doveva concentrarsi sui compiti e lo fece.


Dimenticò presto la storia dell'odore.


 
***


Wakatoshi gli riportò la collana un paio di giorni dopo. Era la pausa pranzo.
Tooru si era messo seduto ai tavoli da pic-nic fuori al cortile interno della scuola, perché faceva freddo, ma non aveva ancora nevicato.
Nel suo vassoio della mensa se ne stava del purè di patate commestibile, un hamburger che forse non avrebbe dovuto mangiare e una mela grossa e rossa, che gli aveva fatto pensare immediatamente a Biancaneve.
Probabilmente piena di steroidi o chissà che.
Stava mettendo in bocca un cucchiaio di purè quando l'altro gli si mise seduto davanti senza complimenti, infilandosi con grazia nella panca. Anche quel giorno, nonostante Novembre fosse alle porte, Wakatoshi indossava la sua giacca di pelle su una maglietta nera a collo alto. Tooru rimase con la bocca aperta, il cucchiaio ad un passo dalle labbra, e nel silenzio totale un pezzo di purè cadde nel piatto con un pomf sonoro.
« Ciao » Lo salutò Wakatoshi, ignorando la cosa. Non si erano né salutati, né parlati dopo la lezione di chimica, quindi Tooru non sapeva davvero come interpretare quel comportamento. Si schiarì la voce, abbassò il cucchiaio nel piatto e si guardò attorno.
Nei tavoli vicini un po' di persone li guardavano con aria curiosa.
Tooru cercò di non pensarci troppo.
« Ciao » Rispose, il tono sorpreso.
Wakatoshi accennò un piccolo sorriso tutto denti bianchi e canini appuntiti, poi sollevò una mano e dal pugno chiuso fece penzolare nel vuoto il lupo di legno intarsiato.
« La mia collana! » Esclamò Tooru, allungando immediatamente le mani per afferrarla, Wakatoshi gliela fece cadere nel palmo. Tooru se la portò al petto e sorrise.
« Grazie » Gli disse con sincera gratitudine.
L'altro incrociò le braccia al petto e lo guardò.
« Hai un bel sorriso » Se ne uscì. Le guance di Tooru andarono subito a fuoco.
Distolse lo sguardo, allacciando con fare esperto la collana attorno al collo - lo aveva fatto talmente tante volte nel corso della sua vita che il gesto gli era caro e familiare.
« Scusa, forse il mio commento ti ha turbato o è stato inopportuno »
Tornò a guardare Wakatoshi di sottecchi, sistemandosi la sciarpa attorno al collo mentre il freddo familiare della collana gli toccava la pelle.
L'altro aveva un'espressione impassibile.
Gli ricordava il suo lupo bianco.
« Lo penso davvero, comunque »
E gli accennò un sorriso interessato. Tooru sbatté le palpebre, scioccato.
Era sempre stato il ragazzo dotato, intelligente, carino, ma normale. Invisibile.
« Ci stai provando con me?! » Gli scappò.
Il secondo successivo divenne viola come il succo di mirtilli nel suo vassoio.
Avrebbe voluto seppellirsi sottoterra. Subito.
Era impensabile che uno come Wakatoshi - avvolto da quell'aurea di mistero inavvicinabile - potesse provarci con lui. Per Tooru vi erano ragazzi come Mike - capitano del club di scacchi, ci era stato insieme un paio di mesi al terzo anno - oppure come Bob - collezionista di fumetti occidentali, si era lasciato con lui circa tre mesi prima. Ed era tutto lì quello che sapeva.
Rosso di imbarazzo fissò il tavolo ipnotizzato. Voglio morire, pensò.
Wakatoshi incrociò le braccia al petto.
« Si, ci sto provando. Tooru » Ammise.
Tooru si freddò, scioccato, poi sollevò lo sguardo, incrociando quei perturbanti occhi grigi come la tempesta. Irrazionalmente familiari.
« Ho capito! » Sbottò con aria trionfante, puntandogli un dito contro « Hai fatto una scommessa con i tuoi perfidi amici! » Tentò di indovinare, sentendosi molto intelligente
« Conquistare il nerd sfigato di turno entro il Prom di fine anno e poi scaricarlo dolorosamente davanti a tutta la scuola! » Concluse infervorato.
Aveva visto tonnellate di film con quel tema.
Wakatoshi rimase impassibile, poi sollevò un sopracciglio in un arco perfetto.
« Hai una bella fantasia » Commentò.
Tooru rimase con la bocca spalancata per qualche secondo, Wakatoshi allungò una mano e gliela posò sul mento - era bollente al tatto - per chiudergliela con gentilezza.
« Ci entreranno le mosche » Lo prese in giro con espressione del tutto seria, mentre Tooru realizzava che lo aveva appena toccato proprio quando l'altro aveva ormai ritirato la mano per intrecciare di nuovo le braccia.
« Nessuna scommessa? » Borbottò, accarezzandosi distrattamente il mento.
Wakatoshi fece guizzare un muscolo della mascella - voleva ridere, ma si tratteneva.
« Spiacente, no. Mi interessi davvero »
Tooru maledisse l'assenza di Hajime, che si era beccato l'influenza stagionale a lavoro ed era bloccato da una diarrea feroce sulla tazza del gabinetto.
Avrebbe voluto dare di matto, ma il suo migliore amico non era lì.
E lui non sapeva che cosa replicare, perché sentiva solamente il battito del suo cuore, che pompava troppo sangue.
« Volevo invitarti alla partita di sabato »
Wakatoshi lo riportò al presente. Lo guardò.
Si sentiva accaldato, ed erano all'aperto.
« Non sono un tipo sportivo » Ammise.
L'altro si strinse nelle spalle.
Non era un mistero per nessuno, Tooru non si era mai interessato ai successi della squadra di basket della scuola. Lui preferiva passare i sabato sera a chattare su Telegram con il suo gruppo Aliens Do Exist dei nuovi eccitanti avvistamenti o delle nuove teorie aliene.
Era una faccenda seria, insomma.
Ma Wakatoshi lo aveva invitato ad una partita.
La sua cotta era interessata a lui.
« Wakatoshi! » Quel richiamo infranse i suoi pensieri veloci e confusi.
Si voltarono entrambi a sinistra, verso l'entrata secondaria della mensa, quella con le porta-finestre di vetro tutte spalancate. Era la banda misteriosa di Wakatoshi al completo.
Tooru sentì un brivido freddo scendere lungo la schiena quando percepì il loro sguardo addosso - non era amichevole.
« Ai tuoi amici non piaccio » Notò. Non era una novità per lui.
Era sicuro si stessero domandando proprio in quel momento perché l'amico avesse dimostrato quell'improvviso interesse per un nerd sfigato. Wakatoshi si spostò sulla panca, tirandosi in piedi con un movimento agile, Tooru si ritrovò a guardarlo dal basso, ancora seduto.
« A loro non piace nessuno » Gli disse, sistemandosi meglio la borsa a tracolla sulla spalle sinistra « Spero tu ci sia, sabato »
Aggiunse, facendogli un cenno del capo come saluto mentre andava via.


 
***


Tooru andò alla partita del sabato sera.
Accompagnato da un Hajime decisamente scocciato e insofferente, imbronciato nella calca assordante della palestra.
Tooru non era mai stato a scuola di sera, e doveva ammettere che aveva il suo fascino illuminata a notte. Vi erano tutte le premesse per un film dell'orrore avvincente, poteva quasi essere stata una buona idea quella di dare buca ai suoi amici dell' Aliens Do Exist.
Quasi. Per vedere Wakatoshi con la divisa bianca e viola della scuola addosso sicuramente.
Ma non gli piaceva la calca.
« Ripetimi perché devo farlo »
La voce di Hajime era piena di astio, mentre guardava con espressione assassina un bambino che faceva chiasso e lo spintonava, seduto proprio accanto a lui. Tooru soffocò una risata con un pugno sulla bocca, solo perché non gli andava di prenderle.
« Perché a fine serata ti offro del cibo » Gli disse con voce divertita.
Per convincerlo a venire con lui, Tooru gli aveva promesso una cena a base di porcherie, che includeva: panini abominevoli con carne di dubbia provenienza, anelli di cipolla, salse di tutti i tipi e patatine fritte nell'olio riciclato del giorno precedente.
« Non so più se ne valga la pena » Commentò Hajime con aria disgustata, mentre il bambino accanto a lui esplorava la propria narice con tutto il dito indice.
Tooru lo trovò spiacevole a sua volta e fece una brutta smorfia.
Quelle creaturine graziose sapevano essere disgustose.
« Se riesci a resistere ti prendo doppio cheeseburger! »
Propose allora, alzando la voce nella folla che faceva chiasso.
Hajime tornò a fissarlo con espressione truce.
« E doppia porzione di anelli di cipolla »
Trattò, sapendo bene che Tooru avrebbe disapprovato ardentemente quell'alimentazione diabolica. Lo aveva tediato spesso e volentieri sulle percentuali di morti per infarto nel loro paese a causa dell'eccessivo consumo di carne rossa e di una scorretta alimentazione.
« Okay, okay! » Brontolò, fissando il campo.
Sentiva ancora lo sguardo di Hajime addosso.
« Ma tu poi che cosa ne sai di basket? »
« Niente » Ammise senza vergogna, sereno.
Scrutava il campo, dove si stavano riscaldando tutti schiacciando a canestro.
« Non posso crederci che sei venuto a vedere una partita di basket - sport che odi - solo per un ragazzo! » La sua voce era carica di indignazione.
Tooru fece un gesto vago della mano, come se stesse scacciando via una brutta mosca.
« C'è una prima volta per tutto »
« Ti sta prendendo in giro, idiota »
Tooru rivolse uno sguardo ad Hajime, che stava incrociando le braccia al petto.
Avrebbe voluto rispondergli con qualcosa di brillante, ma proprio in quel momento ci fu un gran boato di approvazione e incoraggiamento. Si voltarono entrambi verso il campo, giusto per vedere Wakatoshi - ancora appeso al cerchio del canestro in cui aveva appena schiacciato con violenza - atterrare sul pavimento lucido nella zona del pitturato con un balzo aggraziato.
« Mi hai fatto perdere il canestro »
Brontolò Tooru guardando Hajime come se fosse una brutta piattola da schiacciare.
L'amico, di rimando, gli afferrò la mascella con una mano e gli girò la testa verso il campo. Wakatoshi stava scrutando tra la folla e quando lo individuò, nonostante la confusione, alzò la mano per salutarlo. Tooru, imbarazzato, ricambiò il gesto con la mano di Hajime che ancora gli schiacciava le guance, facendolo boccheggiare come un pesce.
Arrossì violentemente e Hajime lo lasciò andare, guardandolo con disgusto.
« È un esibizionista. E tu fai schifo »


Tooru stava cercando il coraggio.
Fuori dalla porta degli spogliatoi giocava distrattamente con i lacci del cappotto pesante, prendendo tempo. Molti dei componenti della squadra erano già andati via, euforici dopo una vittoria schiacciante, ridendo quando lo vedevano lì impalato fuori dalla porta o facendo battute sconce. Uno di loro gli aveva fatto anche kabedon con il braccio, affermando che fosse carino e di non averlo mai notato prima di allora - Tooru si era liberato di lui all'istante.
Gli era bastato aprire bocca e blaterare di alieni.
Ed era ormai sicuro che Hajime stesse per perdere la pazienza ad aspettarlo nel pick-up.
Si era già lamentato della sua decisione di andare negli spogliatoi per salutare.
Tooru fece un respiro profondo e annuì a sé stesso con aria decisa, poi si staccò dal muro ed entrò negli spogliatoi.
Erano deserti. Almeno, fu quella la sensazione che ebbe all'inizio.
Il gocciolare nelle docce era l'unico rumore apparente. Tooru rimase sulla soglia, guardandosi intorno con aria nervosa - era notte e la luce della luna filtrava a malapena.
Forse Wakatoshi era andato via e non se ne era accorto.
Decise di lasciar perdere e si girò, pronto a tornare indietro, quando sentì un ringhio.
Si immobilizzò sul posto, un brivido lungo la schiena. Quel suono gli era familiare.
Si voltò, scrutando il fondo buio della stanza, tra le panche e gli armadietti.
Non era impossibile che qualche creatura - un lupo - fosse entrata nella scuola.
Era capitato spesso, gli abitanti della zona erano abituati ad episodi del genere.
Tooru sapeva che avrebbe dovuto lasciare la stanza, lo sapeva anche per via della sua esperienza pregressa, ma contro ogni buonsenso possibile avanzò.
Mosse ogni passo con cautela, scrutando le ombre.
Quando ebbe raggiunto le docce lo sentì di nuovo, un ringhio lupesco e feroce.
Il cuore gli saltò nel petto.
Sei tu? Pensò, immaginando il suo lupo bianco. Era un pensiero sciocco.
Poi successe una cosa inaspettata.
Sentì un rumore di passi e l'istante successivo due figure si stagliarono nell'arco della porta, sotto la luce al neon. Spaventato, si nascose dietro gli armadietti.
« Non mi piace quello che stai facendo, Wakatoshi » Aggrottò le sopracciglia.
Non conosceva quella voce maschile.
« Sei stato chiaro a riguardo, Satori »
Tooru si sporse leggermente, sbirciando.
Intravide Wakatoshi, con ancora il corpo bagnato dalla doccia e un asciugamano stretto in vita. Si morse il labbro inferiore, mentre non poteva fare a meno di scannerizzare con gli occhi la sua tartaruga. Notò che aveva una cicatrice strana sul fianco, frastagliata e gonfia.
Sembrava stranamente simile alla sua, come se fosse il morso di un -
« Gli altri sono preoccupati »
Le parole del suo amico - quel Satori - interruppero i suoi pensieri. Era arrabbiato.
« Lo so. Ma non ve n'è motivo » Wakatoshi invece sembrava tranquillo.
Emanava una certa aurea di potere.
« Non ti resta molto tempo, Wakatoshi »
La voce di Satori si fece pesante, greve di qualcosa e Tooru aggrottò le sopracciglia.
Non riusciva a capire il senso di quelle parole.
Poi ripensò alle sue continue assenze da scuola. E pensò anche che forse era malato.
« No » Confermò l'altro, sereno. Tooru sentì una morsa al petto.
« Proprio per questo ho deciso di avvicinare Tooru di persona »
Quelle parole lo confusero. Aggrottò le sopracciglia e tornò a guardare dritto davanti a sé, schiacciando i polpastrelli dritto nel muro.
« Ma alla fine soffrirai. E anche lui »
« Si, probabile. Ma non ne varrà la pena? »
Tooru sentì il cuore accelerare.
Forse dopotutto Wakatoshi era davvero malato, aveva una cotta segreta per lui - ricambiata senza che lo sapesse - e si era fatto avanti per non avere rimpianti.
Aveva senso. E Tooru era pronto a vivere il suo film hollywoodiano, ma non quella sera.
Facendo attenzione, fece un passo indietro e poi un altro ancora e in men che non si dica correva nel corridoio per raggiungere Hajime.


Fu distratto per tutto il resto della notte.


 
***


Successe gradualmente.
Tooru prese la strana abitudine di fermarsi il pomeriggio a studiare sugli spalti della palestra, in solitaria. Si metteva gli occhiali, le cuffie pelose e studiava, fino a quando gli allenamenti non terminavano e Wakatoshi lo raggiungeva.
A quel punto parlavano a lungo, fino a quando uno dei suoi amici - che non sopportavano palesemente Tooru - non lo chiamava.
Wakatoshi invece prese l'abitudine di fargli degli agguati lungo i corridoi.
Quando usciva da una lezione per accompagnarlo a quella successiva, quando se ne stava in biblioteca a studiare. Una volta, volle anche partecipare ad una partita di Dungeons and Dragons con i suoi amici del club, rendendo l'atmosfera terribilmente tesa, oltre a perdere miseramente. Divennero amici.
Tooru cercava di non pensare al motivo per cui avesse smesso di interrogarsi sul perché del comportamento di Wakatoshi. Se era malato, ancora non glielo aveva detto.
Ma lui, d'altra parte, era pronto ad accettare quella sfida, con tutte le sue conseguenze.
Wakatoshi non gli parlava davvero di sé. Non gli raccontava mai nulla della sua famiglia, non nominava un padre o una madre, o anche dei fratelli, nonni o zii.
Non parlava dei suoi hobby o delle sue aspirazioni future. Viveva il presente.
Era sempre un mistero, ma per Tooru lo divenne di meno.
Divenne un mistero familiare.
Poi finalmente successe, un pomeriggio qualsiasi, mentre usciva dalla biblioteca con dei libri stretti al petto di trigonometria avanzata. Wakatoshi spuntò da dietro l'angolo come faceva sempre, dove se n'era rimasto appoggiato per chissà quanto tempo.
Tooru non si spaventò - ormai ci aveva fatto l'abitudine - ma notò immediatamente che qualcosa in lui non andava: Wakatoshi aveva una brutta cera. Era pallido, con le borse viola sotto gli occhi, le pupille dilatate e le narici che fremevano senza un motivo apparente.
Il suo profumo naturale di foglie e boschi era intenso, e copriva quello alla pesca.
Inoltre si reggeva lo stomaco con le braccia come se avesse dei crampi molto forti.
Tooru si allarmò immediatamente, toccandogli la fronte per vedere se scottasse.
Fu un gesto spontaneo, dettato anche dalla familiarità che avevano preso entrambi nel toccarsi nel corso di quelle settimane.
Fu anche un gesto decisivo.
Wakatoshi gli prese il polso con la mano sinistra, poi gli avvolse un braccio attorno alla vita e se lo strinse contro. Tooru ebbe appena il tempo di percepire il suo respiro sulle labbra, al sapore di miele, prima di sentirle premere su quelle dell'altro.
Erano screpolate e ruvide, ma anche morbide.
E gli girava la testa quando Wakatoshi si staccò e fece scontrare le loro fronti.
Sembrava ustionante la sua pelle.
« Per qualche giorno non verrò a scuola »
Anche il suo respiro al miele - poteva essere il sapore di qualche medicinale? - era bollente mentre si infrangeva affannato sul suo volto. Wakatoshi non disse niente sul loro bacio.
Tooru ne aveva dati alcuni - non era andato oltre con nessuno - ma non si era mai davvero sentito come in quel momento: felice. Innamorato, forse. Un po' folle, anche.
« Stai bene? » Domandò, arrossendo mentre abbassava gli occhi sul petto dell'altro.
« Starò bene » Fu la replica sicura.
Tooru annuì, incapace di domandare oltre.
Non aveva la minima idea di come affrontare l'argomento, non aveva nemmeno la minima idea in che cosa si stesse cacciando. Wakatoshi non aveva un cellulare, un numero di telefono, un'email, Tooru non sapeva dove abitasse, non avrebbe potuto contattarlo.
Automaticamente, senza rendersene conto, sollevò una mano e si aggrappò alla sua giacca di pelle - il suo corpo mandava ondate di calore davvero strane.
« Ci vediamo a scuola. Poi andiamo da qualche parte per il nostro primo appuntamento, okay? » Tooru annuì, sollevando gli occhi. Sentiva le guance bollenti e uno stranissimo magone alla bocca dello stomaco, come se volesse mettersi a piangere.
« Okay. Ora ci metto il pensiero » Gli lasciò andare la giacca « E comunque, voglio salire sulla tua moto da praticamente sempre! »
Wakatoshi sorrise, mostrando due canini appuntiti sulle labbra pallide e screpolate - Tooru si domandò se li avesse sempre avuti tanto affilati, ma non ricordava - e annuì.
« Ti darò il casco nero » Acconsentì.
Tooru rise, staccandosi da lui quando vide passare alcune persone, che li guardavano incuriositi e con una certa insistenza.
« Quello rosa mi piace, sai? » Gli disse.
Wakatoshi allargò il sorriso.
Poi si guardò di nuovo attorno, aspettò che passasse un gruppetto di ragazzi, poi si chinò e gli diede un altro bacio a timbro.
« A prestissimo, allora »


Il giorno successivo Wakatoshi smise di venire a scuola. E Tooru si ritrovò a pensare a quanto le cose potessero cambiare velocemente in un solo mese di vita.
Di controparte, il suo lupo bianco apparve nel giardino sul retro una sera di luna piena.
Tooru era particolarmente malinconico, seduto sul davanzale della finestra con le cuffie nelle orecchie e una tuta per casa addosso, la nebbia che sporcava l'aria.
Il lupo era apparso nella foschia, bellissimo.
Tooru aveva avvolto le braccia nella sua pelliccia calda, stringendosi a lui con forza.
Crogiolandosi della sua presenza.
Aveva parlato con lui a lungo di quanto successo in quel mese.
Gli aveva confessato di essersi innamorato.


Poi era successo una cosa terribile.
Inaspettata. Una cosa che aveva cambiato tutto. Una cosa che aveva sconvolto il suo mondo così come lo aveva sempre conosciuto.


 
***


Tooru stava tornando da scuola.
Hajime lo aveva riaccompagnato a casa, come ogni giorno, prima di andare a lavoro.
Tooru sapeva di essere solo. Sua sorella sarebbe tornata la settimana successiva per qualche giorno, in vista del ponte di Halloween, mentre i suoi erano sicuramente a lavoro.
Sua madre impegnata con il negozio di famiglia - vendeva articoli di elettronica - e suo padre nel noioso ambulatorio di paese per animali - era un veterinario.
Infilò le chiavi nella toppa di casa ed entrò ignorando le foglie che ricoprivano il portico, cadute dai rami dei due alberi di quercia piantati uno a destra e uno a sinistra della casa, cresciuti tanto da arrivare al secondo piano e sulla tettoia del portico stesso.
Avrebbe dovuto spazzare, ma si scocciava.
Entrò in casa, che era un disordine caotico, e andò dritto in cucina, perché aveva fame.
Voleva farsi un sandwich grondante burro d'arachidi, sedersi sul divano sotto una copertina calda e continuare a vedere quella serie TV sugli alieni che stava spopolando in quel periodo nel suo paese e all'estero. Aprì il mobiletto della credenza e prese la busta del pane morbido, il barattolo con il burro d'arachidi, che infilò sotto il braccio, e si apprestò a raggiungere il frigorifero, per versarsi anche un bel bicchiere di spremuta d'arancia fresca.
Posò tutto sull'isola al centro della spaziosa cucina e fu a quel punto che lo vide, solo quando si trovò di fronte la portafinestra aperta della veranda.
Il vetro era macchiato di sangue - l'impronta di una zampa - e il suo lupo bianco giaceva riverso sul pavimento di legno della veranda.
Tooru rimase paralizzato per qualche secondo.
Il cuore che aumentava le pulsazioni nel petto a causa della paura.
Non reagì immediatamente, ma quando realizzò pienamente la situazione si precipitò fuori. Esitò un istante, prima di inginocchiarsi accanto alla creatura riversa su un fianco, ignorando la scia di sangue sul portico bianco e le impronte imbrattate.
Con gli occhi lucidi di pianto, allungò una mano tremante verso il muso della creatura.
Respirava ancora, notò con sollievo.
Il pelo bianco era sporco su un fianco, dove sembrava esserci una brutta ferita, un taglio rosso, forse causato da qualche arma da fuoco.
Era illegale dare la caccia ai lupi, ma non tutti rispettavano la legge.
« Va ... va tutto bene » Disse alla creatura con voce tremante, senza domandarsi se lo stesse dicendo davvero a lei o a sé stesso « Tu ... tu resta qui. Torno subito, okay? »
Esitò un istante, prima di alzarsi e correre in cucina, guardando il lupo ancora un istante - aveva gli occhi chiusi. Una volta raggiunta l'isola afferrò il cellulare con mani sudate e instabili e compose il numero di cellulare di suo padre.
Era un veterinario, avrebbe saputo che cosa fare. Tooru non poteva pensare alle conseguenze in quel momento. Si sarebbe sorbito qualsiasi ramanzina dopo.
Portò l'apparecchio all'orecchio, voltandosi verso la vetrata aperta sulla veranda e a quel punto - troppo scioccato da quello che vide - mollò la presa e quello cadde a terra sul tappeto con un rumore sordo, di faccia.
Dove prima se ne stava steso un lupo, ora giaceva un essere umano, nudo.
Tooru lo fissò con occhi sgranati. Dal tappeto giunse la voce ovattata di suo padre che lo chiamava insistentemente, ma lui nemmeno se ne accorse.
Oltrepassò il cellulare e raggiunse la veranda.
Si aggrappò con la mano allo stipite della portafinestra aperta, per reggersi.
Conosceva il ragazzo disteso svenuto su un fianco, i capelli scombinati e pieni di foglie.
Umettandosi le labbra, valutando che cosa fare, si inginocchiò di nuovo accanto a lui.
Tese una mano nel vuoto, sulla sua testa, ma prima di toccargli i capelli si arrestò.
« Wakatoshi » Sussurrò, le labbra tremanti.
Non successe niente di niente.
Spaventato, gli osservò il fianco. Era sporco di sangue, ma lì dove avrebbe dovuto esserci una ferita, vi era solo una striscia di pelle rosa in via di rapida guarigione.
« Non è possibile ... » Mormorò a sé stesso, incredulo, senza fiato, sconvolto.
Facendosi coraggio gli toccò una spalla - era caldo al tatto - e lo spinse leggermente, facendo in modo che cadesse supino sul portico. La sua testa seguì il movimento e si spostò a sinistra, totalmente lasca. Tooru gli osservò il petto, in preda al panico: respirava.
Fece un sospiro di sollievo mal contenuto.
Con le dita tremanti gli scostò i capelli dalla fronte, per vedergli meglio il viso.
Non vi erano dubbi. Era lui. Wakatoshi.
Ma era ... era folle.
Poi si rese conto che era nudo. Dappertutto.
Tooru abbassò lo sguardo automaticamente, ma poi lo rialzò di colpo, arrossendo violentemente.
« Okay, direi che vederlo così non sarebbe corretto. Ne romantico »
Borbottò tra sé e sé. Poi fece un altro respiro profondo e annuì.
Facendosi coraggio gli prese il viso tra le mani, girandogli la testa nella sua direzione mentre gliela sollevava leggermente da terra.
« Wakatoshi, devi svegliarti, okay? Non posso portarti al piano di sopra da solo »
Gli disse con voce ferma, scuotendolo. Lui non si mosse.
« O andiamo! Ti prego, sto per impazzire! » Lo scosse di nuovo. Niente.
Tooru rimase frustrato a fissargli il viso, poi il suo sguardo si posò sulle labbra leggermente dischiuse e carnose e morbide. Gli venne in mente Biancaneve.
« Davvero? Sul serio? » Sbottò, fissando il coetaneo come se fosse davvero quella la soluzione al problema « Se funziona, vorrei che tu non mi denunciassi affermando che il bacio non era consensuale! » Borbottò. Poi si chinò e lo baciò. A timbro.
Le loro labbra si sfiorarono appena, come la prima volta. Tooru si scostò, per osservare il risultato della sua stupida trovata, quando una mano calda scivolò inaspettatamente nei suoi capelli, dietro la nuca, bloccandogli la testa in quella posizione.
« Non ho intenzione di denunciarti » Disse una voce roca e divertita, mentre un respiro caldo che sapeva di miele si infrangeva sulle sue labbra.
Tooru tirò leggermente la testa indietro e incrociò un paio di occhi grigi offuscati.
Gli venne stranamente da piangere e si rese conto - per la prima volta da quando si erano visti fuori la biblioteca - che gli era mancato.
« Idiota » Mormorò, mordendosi il labbro inferiore per non piangere come un moccioso.
Wakatoshi sollevò l'angolo sinistro della bocca, accennando appena un sorriso.
Poi fu scosso dai brividi, e Tooru si rese conto che era ancora nudo.
« Giusto » Commentò, arrossendo « Ho bisogno che mi aiuti ad alzarti, perché sei troppo pesante e da solo con ci riesco » Wakatoshi chiuse un attimo gli occhi, ma poi annuì e si tirò a sedere di scatto, oscillando immediatamente verso sinistra, stordito.
Tooru si affrettò a mettergli un braccio sulle spalle e aiutarlo ad alzarsi.
Era talmente pesante che rischiò di ruzzolare a terra insieme a lui quando vacillò sotto il suo stesso peso. Ma riuscirono a restare entrambi in piedi, in qualche modo, e tenendo lo sguardo sempre fisso in avanti - la tentazione di abbassarlo per Tooru era forte - salirono al piano di sopra. Sudò. Letteralmente.
Lasciò cadere Wakatoshi sul suo letto con un grugnito per nulla umano e portò le mani sui fianchi quando lo vide perdere nuovamente i sensi, poi lo sentì russare, rumorosamente.
« Ma tu guarda - » Brontolò. Stava cercando di non pensare al fatto che il ragazzo di cui era innamorato se ne stesse steso prono - e tutto nudo - sul suo letto, nella sua cameretta e che - cosa fondamentale - era piuttosto sicuro prima fosse un lupo.
Era follia allo stato puro, eppure ...
Sospirando, mentre tentava di calmarsi, cercò di sistemargli addosso il piumone pesante.
Proprio mentre glielo rimboccava sulla schiena sentì squillare il telefono di casa.
Scese al piano di sotto con fretta, staccando il cordless mentre osservava il casino che aveva lasciato in cucina, la veranda sporca ...
« Pronto? » Rispose distratto.
« Tooru » La voce di suo padre lo riportò al presente. Sbatté le palpebre, ricordandosi del cellulare sul tappeto e del fatto che lo avesse chiamato poco prima.
« Papà, ciao ... »
« Mi hai chiamato prima, tutto bene? » La sua voce era piena di preoccupazione.
« Davvero? Non me ne sono accorto ... forse la chiamata è partita per sbaglio »
Sperò di essere stato abbastanza convincente. Non era mai stato un grande attore, infatti, alle recite scolastiche gli facevano fare sempre l'albero o la luna.
« Ti ho sentito fare un nome ... un certo Wakatoshi, possibile? »
Merda. Alzò gli occhi al cielo e si morse il labbro inferiore, pensando a qualcosa mentre vagava con lo sguardo in giro per la cucina.
« È un amico ... studiamo insieme » Scusa davvero banale. Ridicola. Inutile.
Non con uno come suo padre, che sembrava avere il radar rintraccia menzogne.
« Solo un amico, Tooru? » Lo disse con quel tono di voce, quello dei genitori apprensivi.
« Papà, solo un amico. Giuro » La sua voce suonava petulante al punto giusto.
Sollevò lo sguardo sul soffitto, al piano di sopra, sperando che Wakatoshi non decidesse di svegliarsi proprio in quel momento.
« Uhm » Qualche secondo di silenzio « Ha un nome giapponese. È nella comunità? »
La comunità di giappo-americani che abitava in quello stato, proprio in quel paese e di cui anche suo padre faceva parte.
« Si. Ma come per me, i tratti occidentali sono un po' più marcati … » Mentì.
Non aveva idea di chi fossero i genitori di Wakatoshi, dove vivesse ne cosa facessero.
« Solo amico, dunque »
« Papà! » La sua risata familiare.
« Okay, okay » Silenzio « Usate le precauzioni, tu e il tuo amico »
« Papà, no! Cielo, sta - sta zitto! »
Un'altra risata divertita, mentre urlava nella cornetta del cordless e arrossiva furiosamente. Chiuse la chiamata senza salutare e fece un respiro pesante, maledicendo il suo vecchio.
Tornò a fissare il soffitto.
Aveva cose più serie a cui pensare.


Quando tornò in camera sua, reggendo tra le mani un vassoio pieno di sandwich al burro di arachidi e succo di frutta, Wakatoshi era sveglio, seduto al centro le suo letto con le braccia incrociate al petto nudo. Tooru esitò sulla soglia per qualche istante, poi si chiuse la porta alle spalle e fece un respiro profondo. Si voltò e andò da lui, mettendosi seduto ai piedi del letto.
Gli mostrò il vassoio strapieno.
« Immagino avrai fame » Nella sua cameretta non vi era mai stato tanto silenzio.
« Non proprio. Ho mangiato una lepre giusto stamattina »
Fu la risposta data con nonchalance, con estrema serenità.
« Ah, capisco » Fu il solo commento che Tooru riuscì a fare, invece, un po' nauseato, fissando una parete qualsiasi proprio di fronte a lui.
Sarebbero andati subito al nocciolo della questione, dunque. Bene.
« Ma uno lo prendo » Lo informò Wakatoshi, allungando una mano per prendere un panino.
Tooru lo sbirciò di sottecchi, e proprio mentre lo vide addentare il pane con i suoi denti bianchi e i canini appuntiti, fece la domanda: « Dunque. Sei un lupo mannaro ... tipo? »
Cercò di buttarla lì, come se gli avesse appena chiesto che tempo facesse fuori.
Wakatoshi si pulì un angolo delle labbra con il pollice, Tooru tornò di fretta a guardare la parete di fronte quando lo vide sollevare gli occhi nella sua direzione.
« Sono un licantropo » Fu la risposta sincera.
Tooru non conosceva la differenza.
Per lui erano tutti uguali, lupi mannari, licantropi o muta-forma.
« Tipo Jacob di Twilight? » Domandò, sentendosi immediatamente stupido.
E oltre a stupido si sentì anche preso in giro.
« No. Non di quel tipo. Mi trasformo solo con la luna piena »
Tooru guardò automaticamente fuori dalla finestra.
Vi era ancora troppa luce nel cielo per vedere la luna fare capolino, ma era stata piena.
Lo era stata fino a qualche notte fa.
E aveva tutto un senso, all'improvviso, in maniera quasi sconcertante: le assenze di Wakatoshi circa una volta al mese, il suo aspetto quel giorno nel corridoio.
Wakatoshi non era malato, ma era ... un lupo. Il suo lupo bianco.
Tooru fu travolto dalla consapevolezza di quella realizzazione.
Gli girò la testa e si aggrappò con maggior forza al materasso, affondando le mani.
« Ti - avevi una brutta ferita sul fianco »
Trovò il coraggio di voltarsi verso di lui e gli indicò la zona, coperta dal piumone.
Wakatoshi non guardò nemmeno, fece semplicemente spallucce.
« Non sono scappato abbastanza in fretta dai cacciatori. Un proiettile mi ha preso di striscio, ma guarisco in fretta ... se non è argento » Tooru spalancò la bocca.
« Ma è illegale cacciare i lupi! » Era indignato oltre ogni dire, anche se aveva sospettato fin dal principio che fosse stata l'opera illegale di alcuni cacciatori.
« Non a tutti importa » Wakatoshi fece di nuovo spallucce.
Tooru lo fissò allibito.
« Sei venuto da me » Era a disagio.
« È stato l'istinto » Anche quella risposta arrivò subito, sincera.
Rimase in silenzio per qualche secondo, non sapendo bene che cosa dire. Cosa provare.
« Perché? » Chiese in fine, con un filo di voce appena.
Lo sapeva, in cuor suo, ma voleva comunque sentirglielo dire.
« Perché vengo sempre da te quando sono trasformato, Tooru. È più forte di me »
E Wakatoshi non gli negò la verità. Non lo aveva fatto fin da quando aveva riaperto gli occhi nella veranda, eppure gli aveva comunque mentito per anni.
E sicuramente lo aveva fatto nel mese in cui si erano frequentati. Di fronte all'evidenza palese, semplicemente non aveva potuto mentire. Tooru si sentì profondamente deluso.
Distolse di nuovo lo sguardo da lui.
« Eri tu ... allora. Il lupo che ... » Automaticamente si portò il ginocchio al petto, appoggiando il tallone sul bordo di legno del letto, e sollevò l'orlo dei jeans scoprendo la brutta cicatrice di un morso proprio sulla caviglia.
« Si, ero io. All'epoca ero solo un cucciolo »
Quella conferma gli fece tremare le dita.
Poi sussultò, scostandosi automaticamente quando sentì un paio di dita bollenti sfiorargli la caviglia sensibile - la cicatrice tirava ogni volta che il tempo era particolarmente umido.
Wakatoshi si era proteso in avanti nel letto.
Tooru lo fissò, occhi sgranati e cuore in gola che batteva violento e veloce.
L'altro ritrasse le dita con calma, tornando a posare le mani sul suo grembo.
« E mi hai salvato la vita. Perché? » Tooru caricò quella domanda di disperazione.
Voleva davvero saperlo, con tutto sé stesso. Soprattutto perché aveva sempre avuto la sensazione di parlare con una persona dietro il lupo per tutto quel tempo.
« Perché tu sei il mio compagno, Tooru » Di nuovo cadde un silenzio attonito.
Tooru non aveva idea di che cosa significasse quella parola: compagno.
Immaginava significasse anima gemella ...
Ma non riusciva a provare niente sul momento. Né sorpresa né shock.
« Ti ho visto in pericolo e ... sono scattato. L'Alfa ... il branco era debole in quel periodo. Venivamo uccisi dai cacciatori in continuazione. Lui voleva rinforzate il gruppo mordendo i bambini della zona » Tooru sentì un brivido freddo lungo la schiena « Ma quando ti ho visto e lui ti ha morso ... ho perso la testa. E l'ho sfidato. Ho perso, ovviamente, avevo sette anni, ma mi ha risparmiato perché tu eri il mio compagno » Poi arrivò la realizzazione, il sottinteso di quel racconto che gettava una luce diversa su tutta la faccenda.
« Ma allora io - » Scattò, guardando Wakatoshi con gli occhi sgranati mentre tornava a toccarsi la caviglia, solo che non riuscì a terminare la frase. A dirlo.
« Si, avresti dovuto trasformarti »
Fu Wakatoshi a dare voce alla sua paura, al suo sgomento, alla realtà scioccante.
« E ho aspettato, Tooru. Ti ho aspettato ad ogni luna piena, ma tu ... non sei mai arrivato »
Vi era dolore nelle sue parole, una sofferenza che attirò la sua attenzione e si propagò anche dentro di lui « La prima trasformazione è molto dolorosa, poi ci si fa l'abitudine. Volevo essere con te. Ma tu non ti sei mai trasformato. Allora ho pensato che se non potevo stare con te in quel modo, allora avrei almeno potuto ... esserti amico come lupo »
Tooru si strinse la caviglia nella mano.
La cicatrice sembrava pizzicare all'improvviso, come mossa da un fantasma.
« Andiamo a scuola insieme da ... praticamente sempre! Avresti potuto - »
Si interruppe, frustrato, domandandosi perché avesse deciso di impuntarsi proprio su quella sciocchezza, pur di evitare la domanda che avrebbe dovuto fare comunque.
« Cosa? Avrei potuto avvicinarti e dirti: Sai, sono un licantropo e ti ho salvato dai lupi. Vuoi restare con me per il resto della vita? » Intervenne Wakatoshi, facendogli sgranare gli occhi. Tooru arrossì, poi si strinse a sé stesso. Si sentiva sopraffatto.
Wakatoshi aveva ragione. Se avesse fatto una cosa simile Tooru lo avrebbe creduto come minimo pazzo. Credeva nell'esistenza degli alieni, ma se non avesse visto con i suoi occhi - come aveva fatto - avrebbe dubitato come chiunque altro.
Così si morse il labbro inferiore e rimase zitto. Almeno fino a quando non si costrinse finalmente a domandare: « Perché non mi sono trasformato? »
La risposta non arrivò immediata come le precedenti, Wakatoshi sembrò esitare.
Tooru sollevò la testa di scatto, ma i suoi occhi grigi non erano titubanti o dubbiosi.
« Non lo so per davvero » Gli disse, sicuro.
Tooru decise di lasciar cadere l'argomento.
« Sei stato morso quando ... »
Provò a chiedere, perdendo coraggio a metà strada di quella domanda fiacca.
« Avevo sei anni quando è successo »
Cominciò a raccontare Wakatoshi senza problemi apparenti e Tooru sussultò.
Era così piccolo ...
L'altro gli mostrò il fianco, dove se ne stava una brutta cicatrice da morso.
Tooru ricordò di averla notata negli spogliatoi perché gli era sembrava così simile alla sua, ma non aveva capito all'epoca. E come avrebbe potuto?
« La prima volta che mi sono trasformato ... i miei genitori non hanno preso bene la cosa. Mio padre ha imbracciato un fucile ... era spaventato. Sono scappato e lui mi ha trovato, il mio Alfa. Da allora viviamo tutti come una famiglia, qui, nel bosco. Nella villa gialla, hai presente? » Tooru aveva presente. La grossa villa nei boschi, bellissima.
Era gestita da un uomo di una certa fama, sapeva che aveva adottato molti ragazzi ...
Ma non si era mai interessato oltre.
« Mi dispiace tanto ... » Mormorò, senza sapere bene che cosa altro dire a riguardo.
Non poteva nemmeno immaginare un padre che imbracciava un fucile contro il proprio figlio di sei anni, probabilmente spaventato da quello che gli stava succedendo …
Tooru provò il fortissimo impulso di poggiare la testa sul petto di Wakatoshi. Stringerlo.
E si rese conto che doveva essere una conseguenza del fatto che fossero compagni, e che la cotta che aveva avuto per lui tutto quel tempo ... E la scossa che aveva provato nel toccarlo la prima volta. O la sensazione di essere chiamato da quegli ululati quando era un bambino.
Ora capiva. Era lui: Wakatoshi.
Era stato sempre lui. Si sentiva svenire.
« A me no. Sto bene, ho il mio branco »
Wakatoshi lo sorprese con quelle parole, strappandolo ai suoi pensieri molesti. Pronunciò la parola "branco" con un calore dolce nel tono, che sapeva di famiglia.
« Ho trovato te » Tooru si mosse sul letto, a disagio. Lasciò andare la caviglia.
Calò un silenzio pesante nella stanza.
Stava cercando di metabolizzare tutto.
Eppure, una parte di lui aveva sempre saputo, ne era sicuro. Fin da quella aggressione.
Non era sorpreso quanto avrebbe dovuto.
« Sei spaventato da me, Tooru? »
Wakatoshi infranse di nuovo i suoi pensieri. Tooru sollevò la testa per guardarlo, gli tornarono in mente le parole di sua nonna. Era ancora scioccato, ma gli sorrise con dolcezza, improvvisamente calmo.
« Non ho mai avuto paura di te. Lo sai »
Prima che se ne rendesse conto, Wakatoshi gli fece scivolare una mano nei capelli, dietro la nuca, le loro fronti si toccarono e lui si ritrovò steso nel suo stesso letto, affossato nel piumone, con il corpo schiacciato da quello pesante e caldo di Wakatoshi.
Era circondato dal suo odore intenso di boschi e foglie secche, legna e pesca, affogava nei suoi occhi grigi, che erano esattamente gli stessi del suo lupo.
Perché Wakatoshi era il suo lupo bianco.
Finalmente provò emozione a quella verità.
« Il mio bel lupo » Mormorò, sollevando una mano per accarezzargli il viso.
Wakatoshi produsse una sorta di ringhio.
Non era minaccioso, ma piuttosto una specie di fusa, di apprezzamento per quel gesto.
A Tooru tornò in mente il ringhio che aveva sentito negli spogliatoi della scuola.
C'era anche qualcos'altro che gli stuzzicava la mente legato a quel giorno, ma non ricordava cosa ... non in quel momento, comunque.
« Tutti gli altri del tuo gruppo ... loro sono il tuo branco. I tuoi fratelli » Indovinò.
Wakatoshi annuì. Aveva senso.
Tutto ormai aveva quasi trovato il suo senso.
Tooru era sovrappensiero, non era pronto a quello che successe. Gli uscì una specie di strillo - più simile allo squittio di un topo - quando Wakatoshi si chinò e gli baciò il collo.
Prima che potesse realizzare, in preda al panico, si trovò con la felpa sollevata fin quasi al collo e le mani di Wakatoshi sui fianchi. Fu percorso dalla pelle d'oca.
« Ehi, ehi, fermo! Wakatoshi, hiiii »
Si agitò come un matto, per poi strillare di nuovo quando lui lo baciò sullo stomaco.
A quel punto gli bloccò i polsi con forza.
Wakatoshi sollevò la testa, osservandolo dal basso come un predatore. Era un predatore, dopotutto. E Tooru solo una preda, che sentiva il proprio cuore pompare nel petto impazzito e una strana sensazione alla bocca dello stomaco e in mezzo alla gambe.
« Che - che fai? » Gli chiese, la voce tremante.
Wakatoshi risalì su di lui, togliendogli il fiato con il suo peso.
« Quello che ha suggerito tuo padre. Da semplice amico, ovviamente »
Tooru spalancò la bocca, indignato e scioccato contemporaneamente.
« Hai sentito? » Nella sua voce l'incredulità era quasi palpabile. Wakatoshi sollevò le labbra in un sorriso spaventoso, mostrando i canini bianchi e appuntiti.
Faceva paura, ma era dannatamente affascinante.
« Ho l'udito sviluppato. Posso sentire una conversazione anche a un chilometro di distanza »
Si picchiettò l'orecchio.
Doveva essere terribile, e fastidioso, per Tooru sicuramente lo era. Si imbronciò.
« Per esempio, so che eri negli spogliatoi la sera della partita. Perché ho sentito i tuoi passi e il tuo respiro. E l'odore, ovviamente. Hai un odore fantastico, a proposito »
Tooru spalancò di nuovo la bocca. Lo stava facendo troppo spesso, ormai.
Balbettò parole senza senso, imbarazzato a morte. Sentiva il volto in ebollizione.
« Anche se poi sei scappato via »
Continuò Wakatoshi, ignorando i suoi deliri.
« Non sono scappato! » Sbottò, indignato.
« E usare i tuoi super-poteri non è giusto! »
Wakatoshi rise lievemente. Poi Tooru si ricordò improvvisamente che era nudo.
« Comunque no, mi spiace deluderti ma non faremo niente di quello che ha suggerito mio padre! Quindi ... ora spostati, grazie » Tentò di spingerlo indietro e mettersi seduto, ma non ci riuscì. E non perché non fosse forte, lo era, semplicemente Wakatoshi lo era di più. Cominciava a detestare quella cosa. Il fatto che fosse un maledetto licantropo.
« Non l'hai mai fatto prima? » La domanda lo fece imbarazzare di brutto.
Tentò di nuovo di sgusciare via.
Wakatoshi lo bloccò sul materasso inchiodandogli i polsi al letto con le mani.
Tooru guardò a destra, verso la sua scrivania, in particolare Mr John, il pupazzetto dell'alieno verde che gli aveva regalato sua sorella. Non aveva mai fatto niente con nessuno, no.
Ma non voleva dirlo a voce alta.
« Niente di niente? Con Mike? Bob? »
Il tono annoiato di Wakatoshi lo convinse a guardarlo di nuovo. La sua espressione era neutra - come sempre - ma non era felice.
Tooru avrebbe detto che fosse ...
« ... geloso? Sei geloso? » Gli uscì come una domanda scettica, del tutto incredula.
Wakatoshi gli diede una botta sulla fronte.
« Ahia! » Strillò lui, incredulo.
« Sei vergine »
« Lo sai che lo sono! Ti ho raccontato praticamente tutto quando eri un lupo, credendo che tu fossi solo un semplice lupo, appunto! » Strepitò di rimando, totalmente viola in faccia dall'imbarazzo. Poi si rese conto delle sue stesse parole.
Aveva raccontato tante cose a Wakatoshi, dopotutto. Molte. Anche imbarazzanti. Merda.
Voleva seppellirsi nella terra, subito.
Tentò di farsi piccolo piccolo nel letto e tornò a guardare tutto tranne che lui.
« Mi domando se ... quando sei nella tua forma lupesca, tu puoi - »
« Capire tutto quello che mi viene detto, si. E ricordo tutto anche molto bene, Tooru »
« Si, come temevo » Tooru si umettò le labbra « Quindi ricordi anche quando - »
« Quando hai praticamente confessato di avere una cotta per me dalla prima media? Si Tooru, lo ricordo. E la cosa mi ha reso molto felice » Ma non rendeva felice lui, no.
Rendeva solo il tutto davvero imbarazzante.
« Si, bene, ma ... non sono pronto, sai, per il grande passo. Potresti ... »
Wakatoshi rise di nuovo, lievemente, poi gli lasciò andare i polsi e si tirò indietro, mettendosi a sedere a gambe incrociate sul materasso. Per fortuna, si era coperto l'amico Frizz con le lenzuola e il piumone.
Tooru si alzò di fretta dal letto, indietreggiando mentre si strofinava i polsi.
« Dei vestiti. Ti devo trovare dei vestiti »
Farneticò, andando a sbattere con la schiena contro la scrivania - una foto con sua sorella cadde, facendo rumore. Wakatoshi sembrava maledettamente divertito.
« I tuoi non mi staranno, Tooru »
« Mio padre! I vestiti di mio padre, aspetta qui! » Saltò, andando verso la porta.
Quando gli passò accanto, furtivo e veloce come un serpente, Wakatoshi si allungò e gli diede una pacca sul sedere. Tooru strillò saltellando sul posto: « A cuccia! »
Si girò di scatto e portò le mani davanti.
Wakatoshi rise di stomaco, forte, ringhiando.
Quando si lasciò la stanza alle spalle - cercando di non correre troppo - Tooru aveva nella testa l'immagine di lui che si lasciava cadere sul materasso ridendo di gusto.
Era fottutamente innamorato, dannazione.


 
***


Furono due settimane felici quelle che seguirono.
Wakatoshi lo portò in città sul dorso della sua moto, e passarono un primo appuntamento che non aveva mai avuto con nessuno prima. Nemmeno Mike e Bob.
A scuola era fantastico stare insieme.
Wakatoshi lo andava a baciare ad ogni pausa che facevano durante gli allenamenti, dove Tooru se ne stava ormai seduto sugli spalti a studiare come posto fisso.
Non si preoccupavano più della gente, o degli sguardi curiosi che arrivavano puntuali ogni volta che camminavano nei corridoi abbracciati, Wakatoshi con un braccio possessivo sulle sue spalle e le mani che si intrecciavano, ridendo e parlando.
Si inseguivano nel cortile interno della scuola, dove ormai le foglie stavano sparendo, lasciando spazio ad alberi sempre più spogli.
Wakatoshi ringhiava inseguendolo, con riflessi sempre più veloci dei suoi.
E finivano per cadere a terra ogni volta, a riempirsi di baci.
Era bello, era divertente. Tooru era felice.


Sua sorella tornò a casa l'ultima settimana di Ottobre. Tooru la adorava - Allison.
Aveva sette anni più di lui, ma questo non aveva impedito ad entrambi di formare un bel legame. Solo che quella volta sua sorella lo mise davvero a dura prova.
Allison ebbe la bella pensata di invitare Wakatoshi ad Halloween da loro, solo perché voleva a tutti i costi conoscere il suo ragazzo. E lo fece a sua insaputa, con l'aiuto di Hajime il traditore. Tooru tenne il broncio ad entrambi per ben tre giorni, ed era bravo a farlo.
Poi arrivò il giorno fatidico.
Fu una serata meravigliosa, contro tutte le aspettative. Wakatoshi si integrò perfettamente. Conobbe sua madre, suo padre e poi Allison, che lo trattò come se lo conoscesse da tutta la vita e fosse un vecchio amico di famiglia. Tooru la adorò.
E poi c'era Hajime e avevano invitato anche Satori e Reon ed Eita, per mettere più a loro agio l'ospite. E nonostante non si conoscessero bene, si divertirono parecchio.
Tooru era contrario al film horror, e per tutta la proiezione se ne stette seduto sul divano rannicchiato accanto a Wakatoshi, attaccato al suo fianco, ad urlare come un invasato.
Sua madre gli scattò una foto con la polaroid.
Finì attaccata al frigorifero con una calamita.
In quello scatto, dove Tooru aveva gli occhi chiusi e la bocca spalancata in un grido di paura, Wakatoshi lo guardava con un sorriso divertito e una tale intensità da gridare amore folle a gran voce. Era bella. E mentre la osservava - molte ore più tardi - Tooru cercava di non pensare a quanto avrebbero dato di matto i suoi genitori se avessero saputo di avere in casa quattro licantropi. Ma era felice, per la prima volta, e non vide arrivare la valanga.
Lo colse di spalle.


 
***


Successe a scuola, un pomeriggio.
Era appena iniziato Novembre e gli alberi erano ormai completamente spogli.
Avrebbe cominciato a nevicare molto presto.
Tooru era seduto in biblioteca quando Satori occupò il posto davanti al suo.
Non se lo aspettava. Rimase con la penna in mano, sollevata sul quaderno dove stava svolgendo gli esercizi di matematica avanzata. Le cuffie pelose sulle orecchie.
Satori era tutto imbacuccato in un cappotto, appena uscito dagli allenamenti con i capelli ancora un po' umidi - i licantropi non si ammalavano come i comuni mortali.
Tooru si tolse le cuffie, la musica che continuava a filtrare tramite i fori.
La stoppò premendo il dito sullo screen del telefono.
« Ehm, ciao » Salutò Satori, sorridendo teso. L'altro - che aveva l'espressione un po' folle - fece un sospiro pesante, stravaccandosi sulla sedia. Sembrava di cattivo umore.
« Devo dirti una cosa e Wakatoshi mi ucciderà. Probabilmente. Ma devi sapere »
Tooru posò la penna in mezzo al quaderno.
Non gli piaceva quel tono di voce, e nemmeno le parole che aveva sentito.
Satori vagò con lo sguardo nella stanza, poi lo posò su di lui, che aspettava paziente.
« Non ti ha detto una cosa. Importante »
Iniziò, e Tooru sentì una stretta allo stomaco.
« Non so se sai che era destinato ad essere il prossimo Alfa del branco. E io il suo Beta »
Tooru aggrottò le sopracciglia. Si, Wakatoshi glielo aveva detto e -
« Era? » Domandò, soffermandosi su quella parola in particolar modo.
Satori sospirò, poi, con un gesto scattoso, tornò a protendersi in avanti appoggiando le braccia sul tavolo. Lo guardò dritto negli occhi.
« Devi sapere che ci sono alcuni licantropi le cui trasformazioni hanno effetti collaterali a lungo andare » Tooru rimase in silenzio, intrecciando le mani sul grembo, aveva la sensazione che avrebbe dovuto aggrapparsi a qualcosa « Alcuni di noi continuano a passare da una forma all'altra per tutta la vita, come James - nostro padre, il lupo che ti ha morso - oppure io, Reon, Eita ... » Tooru rafforzò la presa delle sue dita.
Non conosceva James.
L'uomo che se ne era andato in giro a mordere ragazzini per rafforzare il suo branco.
Tooru avrebbe dovuto essere uno di loro.
Sarebbe dovuto crescere lontano dall'amore della sua famiglia, ma ad un passo da loro.
Non riusciva a capire come Wakatoshi, Satori o tutti gli altri riuscissero a restare con lui.
Ma supponeva che fosse una questione di appartenenza al branco che lui - da essere umano qualsiasi - non poteva capire.
Era altro a preoccuparlo in quel momento, tuttavia: la pessima premessa di Satori.
« Wakatoshi è il più forte, tra noi. Anche il più anziano in termini di appartenenza al branco. James lo voleva come suo successore, ma ... le sue trasformazioni hanno quegli effetti collaterali, Tooru » Cadde un silenzio pesante, di qualche minuto.
Le mani di Tooru iniziarono a tremare, era sicuro di non avere una bella cera né una bella espressione, ma strinse con forza.
« Che genere di effetti collaterali? » Chiese.
La voce era roca, e non seppe spiegarsi dove trovò il coraggio di fare quella domanda.
Satori fece un respiro e intrecciò le dita delle mani davanti a sé, sul tavolo.
Pareva soffrire molto.
« Ad ogni trasformazione ha cominciato a fare sempre più fatica a tornare umano. È iniziato tutto qualche anno fa » Mormorò a voce bassa.
A Tooru si contrasse lo stomaco in una morsa. Non fu una sensazione piacevole.
Non era come quando Wakatoshi lo baciava dietro l'orecchio e lui sentiva le farfalle.
« Anche questo mese ... quando lo hai trovato sul portico. Avrebbe dovuto già essere umano, perché la luna piena era passata da qualche giorno, solo che - che non è riuscito a tornare indietro. È stato lo shock causato dal proiettile a far scattare la trasformazione inversa »
Satori cominciava a mostrare una certa difficoltà nel proseguire a raccontare.
E Tooru invece sentiva le lacrime montare.
« E prima o poi resterà bloccato, Tooru. Per sempre » Una lacrima cadde.
Tooru non ebbe la prontezza di spazzarla via.
Rimase fermo con le mani strette in grembo, la schiena incurvata, a fissare Satori.
Poi gli tornò in mente una cosa. Una cosa che aveva dimenticato.
Quella parte di conversazione tra Wakatoshi e Satori negli spogliatoi: Non ti resta molto tempo. Il lupo rossiccio aveva usato quelle parole.
Tooru non le aveva capite, ma ora avevano un senso. Un senso terribile.
Aveva creduto che si riferissero alla trasformazione imminente, al fatto che Tooru avrebbe potuto scoprirlo. Come per la malattia. In realtà non era malato davvero, ma saltava la scuola con la luna piena. Tooru si era sentito in pace. Ma ora.
Ora aveva una tempesta nel petto. Violenta.
« E ricorderà ogni cosa. Noi, te. »
Sarebbe stata una sofferenza terribile e Wakatoshi ne era consapevole.
Cadde un'altra lacrima silenziosa.
Satori tirò su con il naso.
« Tooru » Lo chiamò, e si guardarono, il dolore uno specchio riflesso nei loro occhi.
« La prossima potrebbe essere l'ultima luna per lui »
Una settimana, due, al massimo. Tooru sentì il volto accartocciarsi.
Portò le mani al viso e nascose il pianto dietro i palmi, soffocando i singhiozzi nel petto. Perché?, pensò, perché, Wakatoshi?


Lui e Satori rimasero nella biblioteca di scuola per molto tempo, con le spalle curve.
A piangere un caro amico e un amore appena nato come se lo avessero già perso da molto tempo.




 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Haikyu!! / Vai alla pagina dell'autore: effe_95