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Autore: Milly_Sunshine    05/12/2022    2 recensioni
Aurora, giovane professoressa di matematica, viene invitata a trascorrere un weekend a casa di un'amica di famiglia. Oscar è il figlio della padrona di casa, è un giornalista che ha lasciato il lavoro per inseguire il sogno di diventare scrittore. Tra i due c'è una forte attrazione e sembrano destinati fin da subito l'una altro. Tuttavia, non sempre la realtà è facile come la si immagina e a volte basta poco perché vecchi segreti che dovevano rimanere tali possano venire alla luce: nel passato di Oscar ci sono ombre e segreti dolorosi sui quali Aurora vuole fare luce. Contesto "persone adulte che vivono negli anni '80/90" non esiste come opzione, quindi vada per contesto generale/ vago, l'unica che può essere adatta.
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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"Le vittime del devastante incidente sono il guidatore Niccolò Pizzi, di anni trentuno, e Giuliana Rossi, di anni trentasei, seduta sul sedile del passeggero. Dalle ricostruzioni, sembra che l'automobile di Pizzi sia uscita improvvisamente di strada, in un tratto sprovvisto di guard-rail..." stava leggendo Aurora, non per la prima volta, nel momento in cui il campanello suonò. Doveva essere Oscar e doveva essere arrivato in anticipo. Aveva qualche istante per nascondere il giornale - giorni prima, a casa di Nora, avevano passato in rassegna tutti i quotidiani che i genitori della sua amica avevano conservato, trovando ciò che cercavano - quindi si affrettò a infilarlo nell'ultimo cassetto del comodino, sotto agli altri due sui quali c'era un piccolo accenno ai fatti, dopo averlo accuratamente chiuso. Se Oscar l'avesse trovato, avrebbe dovuto sfogliare numerose pagine prima di trovare la notizia che Aurora aveva appena riletto.
"E poi, perché dovrebbe mettersi a frugare nei miei cassetti?"
Si diresse verso la porta e, quando attraverso il citofono, si accertò che si trattasse proprio di Oscar, aprì e attese che salisse. Avevano deciso di andare al cinema, quella sera, ma prima gradiva fargli vedere l'appartamento nel quale abitava, anche se sapeva che non avrebbe ricevuto, almeno per il momento, la stessa cortesia.
Rimase sullo stipite e lo accolse con un sorriso, che Oscar ricambiò.
«Che piacere rivederti. Mi sei mancata, in questi giorni.»
«Di già?»
«Perché, io non sono mancato a te?»
Aurora continuò a sorridere.
«Sì, ma adesso sei qui, quindi non avrebbe senso sprecare tempo a ripetere quanto abbiamo sentito la mancanza l'uno dell'altra.»
Oscar varcò la soglia richiudendo la porta.
«Cos'hai fatto in questi giorni?»
«Ho cercato di godermi una tranquillità che presto finirà» rispose Aurora, il che non era del tutto inesatto, si trattava solo di omettere le ricerche effettuate per scoprire dove e in che circostanze fosse morto il coinquilino di Oscar. «Non manca più tanto, tra un po' dovrò tornare a scuola.»
«E sei già preoccupata?»
Aurora rise.
«Sì, forse anche di più di quanto non lo siano i miei allievi. Tu, invece, cos'hai fatto?»
«Niente di che» ammise Oscar. «Sono un po' fermo, con tutti i miei progetti. La prossima settimana dovrò vedere l'editore, che sarà insistente come sempre.»
«Insistente per leggere qualcosa di tuo o per leggere qualcosa di Olivia Passante?»
«Credo qualcosa di entrambi. Dovrò fare il lavoro di due persone per accontentarlo.»
«E oltre il lavoro? Hai fatto qualcosa di interessante?»
«Ho incontrato dei miei amici, che non vedevo da un po'. Tu?»
«Ho visto un paio di volte una collega.»
«Insegna anche lei matematica?»
«No, è una professoressa di francese.»
«Giovane come te?»
«Abbiamo poca differenza di età. Come mai tutto questo interesse? Devo pensare che tu abbia un debole per le insegnanti in generale?»
Oscar le strizzò un occhio.
«Solo per quelle carine come te. Com'è questa prof di francese?»
«È una bella ragazza» ammise Aurora, «Ma fuma come una ciminiera. Mi è parso di capire che il fumo non piaccia neanche a te.»
«Mi dà abbastanza fastidio, in effetti» rispose Oscar. «Il mio ex coinquilino fumava, per fortuna non tanto, e alla fine avevamo concordato che fumasse solo fuori. Penso che in quel periodo non ce la facesse a pagare le spese da solo, quindi temesse che me ne andassi lasciandolo nella merda. Deve avere accettato per questo.»
Solo una settimana prima, Aurora avrebbe cercato di estorcergli qualche altra informazione. Leggendo e rileggendo gli articoli di giornale che aveva trovato, aveva dedotto che non ci fossero ombre nel passato di Oscar: semplicemente il suo coinquilino era morto in un grave incidente d'auto, insieme a una donna che era stata descritta dalle cronache locali come la promessa sposa del suo ex datore di lavoro - secondo quanto riportato dal giornale, era plausibile che Nico la stesse accompagnando in macchina a svolgere qualche commissione, per guadagnare qualche soldo. Era comprensibile che Oscar non desiderasse parlare della scomparsa dell'amico, anche se quanto narrato dai quotidiani non spiegava i contenuti della poesia che aveva abbozzato come dedica nei suoi confronti. Quei versi, ricordava Aurora, le avevano dato l'impressione che tra Oscar e Nico fosse rimasto qualcosa di non detto, consapevolezza che doveva ancora tormentare Oscar.
In quel momento lo stesso Oscar ruppe il silenzio, non per continuare a parlare del suo ex coinquilino, quanto piuttosto per distogliere l'attenzione dai suoi confronti.
«Posso vedere la casa?»
«Sì, certo. Scusa se ti ho fatto rimanere lì imbambolato davanti alla porta.»
«Non fa niente, eri tu quella imbambolata» ribatté Oscar, avviandosi lungo l'ingresso e iniziando a sbirciare dentro le stanze. «Dopotutto non mi stupisce, deve essere l'effetto che ti faccio fin dal primo momento.»
«Non dire assurdità» replicò Aurora. «Sono perfettamente in grado di comportarmi in modo normale quando sono insieme a te.»
Oscar si girò a guardarla.
«Dipende tutto da cosa significa per te comportarti in modo normale. Se ti riferisci al fatto che non mi sei ancora saltata addosso per spogliarmi, allora sì, ti stai comportando in modo normale, ma la normalità mi sembra un po' sopravvalutata.»
«Vorresti che ti saltassi addosso?»
«Perché no?»
«E il cinema?»
«Possiamo andare allo spettacolo successivo.»
«Finisce tardi.»
«Non mi spaventa l'idea di fare tardi, se è per una giusta causa. Comunque, bella cucina.» Oscar si affacciò alla porta successiva. «Anche un bel soggiorno, devo dire. È tutto così straordinariamente in ordine. Si vede perfettamente che in questa casa non ci vive un uomo.»
Aurora ridacchiò.
«Non sono affatto sicura che gradirei la presenza di un uomo che mi mette in disordine la casa.»
«Io mi comporterei bene» puntualizzò Oscar. «Insomma, non penso che sarei preciso tanto quanto te, ma sono sicuro che riuscirei a non fare devastazioni.»
«Mi stai esponendo il tuo curriculum, per caso?»
«Per candidarmi come tuo convivente? Potrebbe essere un'idea.» Oscar proseguì ancora la propria perlustrazione. «Hai anche una bella camera da letto.» Si introdusse dentro la stanza e dall'interno confermò: «Sì, proprio bella.»
Aurora lo raggiunse.
«Però non metterci troppo tempo a passarla in rassegna. Ti ricordo che dobbiamo andare al cinema.»
«Va bene, mi arrendo.»
Uscirono di casa pochi minuti dopo e si recarono a vedere il film che avevano scelto. Alla fine, quando uscirono, concordarono sul fatto che avrebbero impiegato meglio il loro tempo in un altro modo: non era stato molto interessante.
Salirono in macchina e, prima che Aurora facesse in tempo ad accendere il motore, Oscar osservò: «Mi ha fatto piacere che tu non ricominciassi con le tue domande, quando ti ho menzionato Nico, prima a casa tua.»
Aurora, che stava per girare la chiave, lasciò perdere. Rimasero a parlare, nel parcheggio, proprio di quell'argomento.
«Mi sono resa conto di essere stata un po' invadente, la settimana scorsa. Poi ho capito che non ti faceva piacere parlarne e che era stato un errore.»
«No, non è stato un errore. È normale che tu abbia un po' di interesse nei miei confronti, che ti interessi il mio passato. Sono stato io che, forse, avrei dovuto essere più chiaro.»
«No, davvero, non c'era bisogno che mi spiegassi alcunché. Non devi sentirti obbligato a raccontarmi ogni dettaglio del tuo passato.»
«Ti assicuro, comunque, che non volevo nasconderti niente. Nico è morto, tutto qui. Mi manca un sacco e a casa mia tutto parla di lui. Immagino che ti chiederai perché non me ne vada...»
«Veramente no, non me lo sono chiesta.» Era vero, Aurora si era fatta molte altre domande, ma non quella. «Immagino si tratti di una scelta tua, e non devi rendermi conto del posto in cui abiti.»
«La verità è che non mi sento pronto» le confidò Oscar. «Prima o poi sarei andato via, anche se Nico non fosse morto, ovviamente. Aveva dei debiti da pagare, ma lo stavo aiutando. L'avrei aiutato anche a trovarsi un lavoro stabile, avrei fatto tutto quello che potevo. Poi, è andata com'è andata, all'improvviso. Non me lo aspettavo, è stato uno shock.»
«Posso immaginarlo.»
«Non sono pronto nemmeno per comprarmi una nuova macchina. Quella che avevo prima, la stava guidando lui quando ha avuto l'incidente.»
Aurora lo sapeva, grazie a quanto letto sul giornale, ma preferì fingere di non esserne informata.
«Quindi questo spiega perché non hai una macchina.»
«Esatto. Forse troverai stupido questo mio atteggiamento...»
Aurora non lo lasciò finire.
«Atteggiamento stupido? No, affatto. Anzi, mi sembra una reazione abbastanza normale.»
«Mi fa piacere sentirtelo dire. Purtroppo non ci sono molte persone alle quali posso confidare come mi sento, forse nessuno potrebbe capirmi. So che è banale e scontato da dire, ma sei diversa. Con questo non voglio dire che tu sia una persona speciale e che tutto il resto del mondo faccia schifo, questo no, mi sembra una sciocchezza da romanzo rosa per ragazzine. Non sei l'unica donna speciale al mondo, ma sei l'unica che riesce a comportarsi in modo speciale con me.»
«Veramente non ho fatto nulla di straordinario. Mi sono solo intromessa un po' troppo nella tua vita.»
«E io apprezzo la tua intromissione. Sai, se ci fosse ancora Nico, forse capirebbe quello che sento per te.»
«Nico aveva una fidanzata?»
«Purtroppo no.»
«Perché purtroppo? Non voglio essere scortese, ma se era destinata a perderlo...»
«Sì, capisco quello che vuoi dire, visto com'è andata a finire, è stato meglio così. Parlo, però, di quando era ancora vivo. Di fatto era entrato in fissa con una donna che gli piaceva e non riusciva più a togliersela dalla testa.»
«Amore non corrisposto?»
«Nico pensava di essere corrisposto.»
«Quindi, fammi capire, tormentava questa persona?»
«Oh, no, per niente!» replicò Oscar, secco. «Nico non tormentava nessuna, né si comportava in modo ossessivo con quella donna. Anzi, Giuliana sembrava interessata a lui, ma in realtà si doveva sposare con un altro e non avrebbe mai preso in considerazione Nico. Non so dire se le piacesse, ma non volesse stare con lui perché non aveva una lira, oppure se le facesse credere di apprezzarlo solo per prenderlo in giro o perché voleva sentirsi amata.»
Ad Aurora non sfuggì il nome pronunciato da Oscar: si chiamva Giuliana anche l'altra vittima dell'incidente. Non si sarebbe affatto stupita, se si fosse trattato della stessa persona.
Non disse nulla, quindi Oscar proseguì: «Gli ho consigliato un sacco di volte di lasciare perdere, per evitare di ritrovarsi coinvolto in situazioni imbarazzanti, specie considerato che una volta Nico lavorava per il fidanzato di Giuliana, ma non è servito a niente. Anzi, a un certo punto, negli ultimi tempi, spesso andava a fare qualche piccolo lavoro a casa da lei per arrotondare. Giuliana ne approfittava per pagarlo di meno di quanto avrebbe pagato altri.»
«Quindi» dedusse Aurora, «Oscar non ha mai lasciato perdere e, alla fine, era ancora convinto che un giorno questa Giuliana l'avrebbe ricambiato.»
«Non so come sia andata esattamente, so solo che Giuliana è morta in macchina insieme a lui. Non aveva la patente, era probabile che avesse chiesto a Nico di accompagnarla a fare la spesa, o qualcosa del genere, non sarebbe stata la prima volta. Non so dove stessero andando, non ne ho la più pallida idea. Nico non frequentava la zona in cui è morto e non saprei dirti perché stesse portando Giuliana proprio da quelle parti.»
«Cos'è successo?»
«È uscito di strada, finendo in uno strapiombo, e nessuno a parte Nico sa come ci sia riuscito. Sia lui sia Giuliana sono morti sul colpo.»
«Mi dispiace.»
«Almeno non è durata molto. Dal momento in cui è finito fuori strada a quello in cui è morto devono essere passati pochi secondi. Mi auguro che non abbia fatto in tempo a realizzare cos'era successo.»
Non dissero altro per qualche istante, rimanendo in silenzio dentro al parcheggio. Aurora non sapeva cosa dire, ma per fortuna fu Oscar a rompere il silenzio.
«Cosa facciamo adesso?»
«Ti porto a casa?»
«È presto, non sono neanche le undici.»
«Intanto possiamo andare in là» suggerì Aurora. «Non ho detto che, dopo averti accompagnato, devo andarmene via subito.»
«Se stai cercando di autoinvitarti a casa mia, non attacca» ribatté Oscar. «Ti ho detto come la penso.»
«Non ti ho chiesto di salire a casa tua.»
«Né saresti particolarmente interessata a vedere l'appartamento, se salissi, immagino.»
Aurora avvampò.
«Mi stai mettendo in bocca parole che non ho detto.»
«Quando eravamo al mare, non vedevi l'ora di entrare nel mio letto» replicò Oscar. «Mi viene spontaneo pensare che la situazione non sia cambiata.»
Aurora azzardò: «Non è necessario un letto. Ce l'hai un garage o una cantina?»
«Ho una cantina, ma...» Oscar rise. «No, dai, piuttosto andiamo a casa tua. Poi, se non hai voglia di accompagnarmi, prendo un taxi.»
«Peccato» ribatté Aurora. «L'idea della cantina mi attizzava.»
«Solo perché non hai visto la cantina. Ti assicuro che la tua stanza da letto è mille volte meglio.»
Aurora si arrese.
«E va bene, allora andiamo da me.»
Avviò finalmente il motore e si allontanò dal parcheggio di fronte al cinema. Percorsero quasi tutto il tragitto il silenzio, un po' come se Oscar non volesse disturbarla mentre era al volante. Erano appena entrati in cortile, quando Oscar le chiese: «Cosa facciamo domani e domenica?»
«Non è meglio pensare a come finire la serata?» obiettò Aurora. «Mi sembrava che avessimo dei piani ben precisi.»
«Sembra anche a me» concesse Oscar, «Ma non vorrei che ci sfuggisse che abbiamo un weekend davanti. Hai da fare? Ti va di vederci anche domani e domenica?»
«Certo che mi va di vederti» rispose Aurora. «Decidi tu cosa vuoi fare. Non sono sicura che avrei delle proposte interessanti.» Le venne da ridacchiare. «Per il momento sto ancora pensando alla tua cantina.»
«Se vuoi venire a riordinarla, sei la benvenuta!» ribatté Oscar, spalancando la portiera e scendendo. «Va bene, ci pensiamo in un altro momento.»
Aurora lo vide girare intorno alla macchina e si affrettò ad aprire la portiera e a scendere.
«Che intenzioni hai?»
«Mi è stato insegnato che gli uomini galanti aprono lo sportello alle loro partner.»
«Non è necessario. Accanto a me non voglio un uomo che mi apra la portiera della macchina e che mi tenga aperte le porte.»
«Che tipo di uomo vuoi?»
«Uno che corra con me, per fare a gara a chi arriva primo alla porta.»
Oscar rise.
«Ti adoro, prof. E ora sbrigati a chiudere la portiera della macchina. Non mi piacerebbe cercare di barare iniziando a correre verso il portone prima di te.»
Quella di Aurora era stata solo una battuta, ma fu piacevolmente sorpresa nello scoprire che Oscar l'aveva presa sul serio. Si lanciarono entrambi verso il portone e fu costretta ad accodarsi, rischiando anche di inciampare sui tacchi.
Risero insieme, mentre Aurora rovistava dentro la borsa alla ricerca delle chiavi di casa.
«Ti adoro anch'io» gli rispose, finalmente, prima di avvicinarsi a lui e baciarlo.
Mentre saliva le scale, si chiese come avesse fatto a non sentire mai la mancanza di qualcosa, nella sua vita, prima di rivedere Oscar la settimana precedente. Fu un pensiero che non durò molto: la serata era ancora lunga e non valeva la pena di sprecarla con inutili elucubrazuioni.

   
 
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