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Autore: berettha    06/12/2022    3 recensioni
Famiglie di sangue, per scelta, ritrovate e famiglie sbagliate. Ho voluto dedicare ad ognuna di loro una brevissima flashfic, per omaggiare il legame all’interno di esse durante il periodo natalizio, cercando di cogliere il buono anche dove sembrava impossibile potesse nascere.
Cap.1 Neville – Calza di Natale
Cap.2 Harry e Remus - Campanelle
Cap.3 Luna - Yule
Cap.4 Percy - Christmas cracker
Cap.5 Hagrid - Shepherd's pie
Cap.6 Ginny - Soldatino di stagno
Cap.7 Narcissa - Stella cometa
Cap.8 Aurelius - Spirito del Natale futuro
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alice Paciock, Famiglia Dursley, Famiglia Weasley, Neville Paciock, Rubeus Hagrid
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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                                                                                                                      Neville - Calza di Natale 

Il San Mungo per Natale quell’anno era decorato con centinaia di piccoli Babbo Natale che guidavano la loro slitta per i reparti. Nella loro, altrettanto piccola slitta, sacchettini contenenti cioccolatini, caramelle mou, Cioccorane...
 
Neville li osservava col naso all’insù, aspettando solo che uno gli si fermasse davanti per poter prendere qualche leccornia e riempirsi le tasche di dolcetti. Gli occhi brillavano riflettendo le palline di luce che vagavano per il corridoio, e nelle mani teneva stretto un bigliettino di Natale, di quelli che suonavano se aperti. 
Per mamma e papà, da Neville e nonna. Tanti auguri! Recitava. Sul dorso, una foto stregata di Neville con i suoi genitori, scattata qualche mese prima: vestito di tutto punto, si trovava tra di loro, sdraiati sui letti d’ospedale; si era allenato per giorni con l’incantesimo, ma alla fine era riuscito a far figurare nella foto un albero di Natale per coprire lo sfondo ospedaliero e sulle loro testi dei cappellini di Babbo Natale, rosso fuoco. 
“Pulisciti il naso Neville, ti sta colando il moccio.” Sua nonna lo prese per un braccio, avvicinandolo a lei. Dalla tasca tirò fuori un ruvido fazzoletto di cotone, che usò per pulire il nipote.  
Un po’ trovava fastidiosa l’apprensione della nonna, un po’ lo faceva sentire coccolato, quindi era raro opponesse resistenza a questo tipo di invasioni dello spazio, anche se ormai sapeva di esser un po’ troppo grande per lasciarsi soffiare il naso da qualcun altro. La nonna dovette mettersi sulle punte per arrivare al suo viso, ancorandosi con la mano alla sua spalla per non perdere l’equilibrio. 
L’infermiera uscì dalla stanza, tenendola aperta dietro di sé. “Potete entrare, adesso, la visita quotidiana è finita. Sono in grande salute, come sempre! Oh, e buon Natale signora Augusta, buon Natale, Neville.”  
“Grazie Rosalyn.” risposte la nonna, prendendo il nipote sotto braccio e avviandosi verso la porta.  
Lo staff del San Mungo aveva fatto un bellissimo lavoro anche all’interno delle camere dei degenti, a giudicare dai piccoli alberi di Natale ricoperti di neve magica accanto ad ogni letto, gli angeli di carta con le ali piene di brillantini d’orati appesi al soffitto e il vago odore di biscotti al burro.  
Tutto sommato, era molto confortevole. 
Alice e Frank occupavano due letti vicini, a separarli solo un piccolo comodino decorato con una tovaglia a scacchia rosa. Qualcuno era passato i giorni prima a trovarli, perché figurava su essa ancora un regalo incartato.  
“Auguri, carissimi. Come vi sentite oggi? Lo sapete che è Natale, vero?” la nonna lasciò andare Neville, per avvicinarsi al figlio e alla nuora. Baciò loro le guance, accarezzò i loro capelli.  
Loro restituirono le delicatezze con un sorriso confuso, non parlavano mai molto. 
Neville si sedette ai piedi del letto della madre.  
“Vi ho portato un regalo, vi piace?” Mostrò loro il biglietto. Frank si alzò dal letto e si mise seduto anche lui, avvicinandosi per poter guardare meglio. 
Dondolava i piedi nudi, poggiando i gomiti sulle ginocchia e tenendosi la testa con le mani come un bambino. Neville provò un moto di tenerezza. “Se lo aprite suona, e poi guardate: questi siamo noi. Mamma” e indicò il volto di Alice con l’indice, “papà...” il dito scivolò alla sua destra, sul volto del padre “e questo sono io. La nonna non c’è, perché è lei che ha scattato la foto. È stato un incantesimo difficile, ma sto migliorando.”  
Alice prese in mano il biglietto, senza rispondere. Lo posò sul tavolinetto annuendo, il volto però rimaneva indecifrabile.  
"Sono felice che ti piaccia, mamma”.  
Frank tornò a letto, coprendosi fino al mento con la spessa coperta di lana. 
“Non avete aperto questo regalo, ancora? Volete una mano? Lo faccio io per voi.” Chiese, allungano la mano verso il pacchettino.  
Frank annuì energicamente da sotto le coperte.  
“Posso nonna?”  
“Se per Frank va bene, non vedo perché dovresti lasciarlo così.”  
Neville prese in mano il regalo, notando che era stato impacchettato da mani inesperte. La carta era un po’ stropicciata, e il fiocco sbilenco.  
Ma quello che lo colpì fu il bigliettino poggiato sopra, scritto in uno stampatello grande ed infantile: NEVILE. 
“Nonna, c’è il mio nome, guarda.”  
“Ah sì?” Fu il turno di Augusta, che maneggiò con cura il pacchettino per non rischiare di rovinare la carta. “Forse è per te. Frank, Alice, è per Neville? Lo avete fatto voi?”  
Frank annuì nuovamente, questa volta con meno entusiasmo.  
“Sarà uno di quei nuovi progetti che fanno con quel curatore nato babbano, queste medicine alternative da babbani... lo chiamano pissichiatra mi pare...” Mormorò, ripassandolo al nipote, gli occhi sgranati per lo stupore. 
A Neville invece, gli occhi, pizzicavano già di lacrime, mentre lo apriva con tutta la cura che disponeva sulle sue ginocchia.  
Dentro, un singolo calzino rosso, decorato con delle piccole candele ricamate, contenente delle caramelle alla frutta.  
“Mamma... papà... Lo avete fatto voi?” 
Frank si era assopito. Fu il turno di Alice, di annuire. 
“Grazie... è bellissimo.”  
“Vogliamo bene a Neville.” mormorò la madre. 
“Anche io ve ne voglio.”  
   
 
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