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Autore: _the_unforgiven_    08/12/2022    0 recensioni
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La ritirata della Grande Armée fu una delle più catastrofiche sconfitte patite da un esercito lanciato all'inseguimento dei sogni di un solo individuo. Crowley e Aziraphale ci sono in mezzo, e potete immaginare ciascuno da quale parte.
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Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il serpente nella neve | seconda parte

 

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Sopra la campagna innevata, la luce di novembre era così bianca da fare male agli occhi.
Piccole nuvole di vapore salivano dal respiro dei soldati e dalle froge dei cavalli intirizziti; rompeva il silenzio solo il rumore degli zoccoli sul suolo ghiacciato.
Anche gli uccelli tacevano; gli alberi spogli, neri contro il cielo pallido, sembravano disabitati. Soltanto gruppi di corvi si sollevavano qua e là, irresistibilmente attratti dalle carogne lungo il ciglio della strada.

Aziraphale si strinse nelle spalle, imbronciato.
Aveva perso un bottone dell'uniforme.
Da quando se ne era accorto, vestendosi quella mattina, non riusciva a smettere di tormentarsi il risvolto della giacca. Chissà dove gli era caduto.
Si voltò indietro, dove la strada si perdeva in un nero nastro fangoso all'orizzonte.
Tornò a girarsi ancora più corrucciato.

Le sue precedenti permanenze in Russia non lo avevano mai portato troppo lontano dal confortante calore di un samovar. Perfino nei giorni recenti, l'accoglienza dell'alta società di San Pietroburgo era stata impeccabile.

"Scriva un memoir dettagliato, monsieur Fell." gli si raccomandava con sussiego nei salotti. "Che in Inghilterra si sappia cosa sta succedendo qui."

Ma era bastato allontanarsi di poco dalla città per capire che era la stessa nobiltà russa a non avere idea dello stato in cui versavano le campagne e i villaggi.
La Grande Armée aveva seminato il panico sul proprio cammino, arrivando agli abissi di orrore della devastazione di Smolensk e, soprattutto, dell'incendio di Mosca.
E anche dove i francesi non avevano messo piede, gli stessi contadini avevano appiccato il fuoco ai granai e distrutto ogni scorta, facendo terra bruciata davanti all'invasore.

Ma ormai le sorti della guerra si erano volte in modo irreversibile.
L'inverno avanzava a grandi passi dal fondo della taiga, incalzando come un orso il nemico in ritirata.
La piccola divisione di cavalleria leggera che Aziraphale stava seguendo era ufficialmente in ricognizione; ma di fatto si trattava di una caccia agli innumerevoli gruppi di sbandati che si staccavano come foglie morte dal corpo dell'armata in disfacimento.

Napoleone tornava in Francia, con la coda fra le gambe e senza più un esercito.
Eppure, nel grande silenzio della campagna deserta, neppure quella vittoria gigantesca sembrava contare granché.

Le dita di Aziraphale tornarono a cercare il bottone nell'asola vuota.

"Se non ci sbrighiamo a trovare qualche francese, il nostro ospite avrà ben poco da raccontare nel suo libro!" rise allegramente uno dei cavalieri in testa al gruppo.

"Potrà scrivere che la Grande Armata si è dissolta più svelta della neve in aprile!" replicò il giovane ufficiale che guidava la spedizione. "E che ci siamo dovuti contendere i nemici da battere."
Era biondo e bello, ma con una certa algida fissità degli occhi azzurri che Aziraphale trovava indisponente.

"La più grande vittoria è quella che non richiede battaglia." si limitò a citare, ricordandosi solo a metà della frase di raffazzonare un sorriso di circostanza. L'ufficiale biondo, Michail Stepanovic, increspò appena le labbra in risposta.

Il villaggio verso cui erano diretti pareva in lontananza un animale appiattato nella steppa, squallido e nerastro nella luce lattea.
Quando lo raggiunsero, Aziraphale poté constatare che era poco più di un mucchio di baracche di legno allineate lungo la strada, e per metà disabitato; ma quando raggiunsero lo spiazzo di fronte alla chiesetta si resero conto che c'era trambusto.

Un ragazzetto dalle guance rosse corse loro incontro. "Vi manda il cielo, signori! Stiamo giudicando or ora il da farsi con due di quei diavoli invasori."

Quasi per un moto di preveggenza, Aziraphale seppe che si preparavano guai.
 

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Aziraphale riconoscerebbe Crowley ovunque.
Lo riconoscerebbe anche senza vedere la fiammata dei capelli, i rivelatori occhiali scuri.

Lo riconosce immediatamente anche adesso.
La sua scompaginata eleganza spicca perfino qui, nero contro il cielo bianco come uno schizzo a china, una sciarpa di seta rosso sangue gettata negligentemente attorno al collo, un livido sotto lo zigomo sinistro delicatamente marezzato come un dipinto ad acquerello.

"...e quindi, buona gente, la decisione spetta solo a voi," arringa la folla raccolta intorno come un predicatore, anche se ha le mani legate dietro la schiena, anche se l'uomo immobilizzato al suo fianco ha il naso rotto e gli occhi sbarrati, "Potete giustiziarci subito, e nessuno vi potrebbe biasimare! Il giudizio è vostro, e vostro soltanto. Oppure, oppure -" la voce suadente riesce a farsi udire anche sopra l'improvviso tumulto dei presenti, li seduce di nuovo all'ascolto; " - oppure, potete riservarvi questa scelta per dopo; in vostro potere farlo quando vorrete..! Ma prima, potete scegliere di servire la patria e lo Zar, permettendoci di offrire i nostri servigi con importanti informazioni sullo stato dell'Armata, e sui piani di Napoleone, che altrimenti andrebbero perdute per sempre insieme alle nostre misere vite."

I contadini intorno si guardano sgomenti; il drappello di uomini a cavallo si avvicina lentamente, prestando ascolto.

Ma è adesso che Crowley alza lo sguardo, e dal modo in cui vacilla, Aziraphale comprende che l'ha riconosciuto; ma è solo un momento, il tempo di mandar giù la sorpresa e di riprendere a parlare, protendendo il collo da cui la sciarpa comincia a scivolare come un serpente cremisi. "Considerate cosa avreste da perdere, scegliendo di aspettare, e cosa invece potreste guadagnare. L'ultima parola è vostra; scegliete saggiamente!"

"Il diavolo parla con lingua d'argento!" esclama, in francese, Michail Stepanovic, avvicinandosi ai prigionieri.
Lo sguardo di Crowley e dell'uomo ferito al suo fianco saetta istantaneamente su di lui, mentre i contadini fanno ala al passaggio dei cavalli.

"Eppure non è certo il diavolo che vi porta qui, eccellenza." replica Crowley accennando un breve inchino. "Giungete in tempo per impedire un barbaro linciaggio."

 Michail Stepanovic sorride senza muovere gli occhi. "Fatemi indovinare, monsieur; vi siete fatti pescare a rubare in qualche pollaio."

Crowley esibisce un sorriso feroce. "Touchè!" risponde, scrollando le spalle. "Complimenti alla vostra perspicacia, è proprio così. Ma ciò non rende meno interessante quel che abbiamo da rivelare sull'Imperatore."

Un colpo di vento porta via la sciarpa color sangue, lascia scoperti il collo bianco e l'uniforme lacera , e nello stesso istante Aziraphale ha la certezza che si tratta di un bluff, e che se poteva forse riuscire davanti a dei contadini spaesati, è impossibile che tragga in inganno gli ufficiali.

Per un momento, nel silenzio bianco si ode solo lo scalpitio nervoso delle cavalcature.
Poi il sorriso tagliente di Michail Stepanovic si fa più largo, mentre porta il cavallo a fare un mezzo giro intorno ai due prigionieri, facendo mostra di osservarli come fossero curiosi animali. "Sono certo che sarà interessante davvero!" commenta beffardo.

Poi, in russo, si rivolge agli abitanti del villaggio: "Questi rubagalline vi prendono in giro: non sono altro che pezzenti e disertori, e per giunta ladri." annuncia, sollevando immediatamente un tempestoso vociare.  Crowley digrigna i denti, Aziraphale stringe convulsamente le briglie fra le dita guantate. La vita dei prigionieri è appesa a un filo. "...tuttavia, sarebbe sciocco passarli per le armi senza averli prima interrogati. Sono da adesso formalmente prigionieri dello Zar!" esclama con voce stentorea, così da essere udito sopra il brusio. "Rinchiudeteli: pranzeremo e poi, con più calma, risolveremo insieme la questione."

E nel tumulto che segue Aziraphale sente lo sguardo di Crowley trafiggerlo come un colpo di spada: resta impietrito, nel mattino bianco, a guardarlo trascinare via.

 

   
 
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