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Autore: berettha    09/12/2022    3 recensioni
Famiglie di sangue, per scelta, ritrovate e famiglie sbagliate. Ho voluto dedicare ad ognuna di loro una brevissima flashfic, per omaggiare il legame all’interno di esse durante il periodo natalizio, cercando di cogliere il buono anche dove sembrava impossibile potesse nascere.
Cap.1 Neville – Calza di Natale
Cap.2 Harry e Remus - Campanelle
Cap.3 Luna - Yule
Cap.4 Percy - Christmas cracker
Cap.5 Hagrid - Shepherd's pie
Cap.6 Ginny - Soldatino di stagno
Cap.7 Narcissa - Stella cometa
Cap.8 Aurelius - Spirito del Natale futuro
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alice Paciock, Famiglia Dursley, Famiglia Weasley, Neville Paciock, Rubeus Hagrid
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Percy – Christmas cracker  

 

Percy aveva appena tirato giù la maniglia della porta, quando il caldo del camino e l’odore di pasticcio di noci lo investirono in pieno petto, sciogliendo velocemente tutto il freddo che gli si era annidato nelle ossa durante il viaggio.  
Stelline, animali vari quali tigri, salmoni, gatti –e pure gnomi- di carta era appesi ovunque nella sala, e il pavimento era già ricoperto di coriandoli, segno che svariati christmas cracker erano già stati scoppiati.  
Molly corse ad abbracciarlo, affondando il volto nel suo maglione. Era una sua impressione o era più bassa dall’ultima volta che l’aveva vista? Aveva anche qualche capello grigio in più, e qualche ruga nuova a segnarle il volto. Ma l’affetto era rimasto immutato.  
Aveva appena finito l’ennesimo tirocinio a Cardiff, dopo la Guerra aveva deciso di lasciare totalmente l’ambiente del Ministero per dedicarsi all’insegnamento nelle scuole babbane, un mondo talmente lontano da quello in cui era cresciuto che a quasi 30 anni si era ritrovato a dover imparare tutto da capo. Non che gli dispiacesse, aveva scoperto che le materie di studio babbane potevano essere interessanti tanto quanto quelle magiche, se non di più: avevano una vastissima cultura letteraria, teatrale, musicale. Miliardi di storie, poesie, ma anche la più semplice filastrocca per bambini sapeva prenderlo per la gola, lasciarlo senza fiato.  
Una volta aveva deriso il padre, per la sua passione per i babbani, ma adesso lo capiva.  
E lo guardava con affetto, sedere davanti al camino con i nipotini in braccio: Fred Jr, i capelli neri e crespi come quelli della madre e la pelle color caramello, su una gamba, sull’altra la piccola Victoire, bella come la madre, Fleur. Indossavano tutti e tre delle coroncine di carta, e nonostante non riuscisse a sentire cosa stesse dicendo il loro nonno, era sicuro dovesse essere la cosa più divertente del mondo a giudicare dalle risate.  
Accanto all’albero, George e Charlie parlavano del negozio di scherzi, e seduti su un divanetto poco lontano Hermione e Ron discutevano animatamente, tra le mani di lei un libro sulla Legge Magica. 
In cucina, Fleur e Angelina decoravano dei muffin, provenire dal giardino sul retro sentiva chiaramente le urla di divertimento di Harry e Ginny, mentre giocavano a Quidditch col piccolo Teddy. Più piano, sentiva anche quello di Andromeda Tonks, che preoccupata ordinava al nipote di scendere subito da quel trabiccolo infernale. 
“Sono così felice che tu sia riuscito a venir per Natale, Percy! Ma ti danno da mangiare in quella scuola babbana? Guarda come sei sciupato, guarda quanto larga ti cade questa giacca! Toglitela, mettila lì sul cesto da cucito che appena posso te la sistemo.”  
“Ovvio che mangio mamma...”  
“Ma lo so, lo so! È che mi preoccupo, sei così lontano!” 
Il profumo del cibo, della legna che ardeva nel camino e dell’amido che la madre usava per lavare le federe del divano lo portarono subito in un’altra dimensione, una di cui era più piccolo, stupido, i gemelli erano ancora due e puzzavano eternamente di polvere da sparo e uova di Doxy, e Percy continuava a sentirsi il figlio di mezzo. 
Charles e Bill avevano l’uno la compagnia dell’altro, i gemelli erano sempre stati attaccati, uno l’ombra dell’altro e viceversa, e quando era nato Ron lo aveva seguito a ruota Ginny, diventando i piccoli della casa. 
E mentre la madre sembrava apprezzare più Ginevra, la sua unica figlia femmina, col padre non era mai riuscito a creare un profondo legame, perso tra il lavoro, gli oggetti babbani e quelle stramberie nel suo garage.  
O forse, Percy, non ci aveva mai provato, a creare un legame. Tanto esuberante, spesso giudicato anche arrogante dai più, si era però sempre tenuto ai margini della sua stessa famiglia.  
Una sola domanda, fin da bambino: ma io davvero piaccio a loro? 
Certo, si sentiva amato. Ma era loro simpatico? Soffocato da tutto quell’affetto, c’era davvero il piacere della sua compagnia?  
Aveva quindi dedicato la sua intera giovinezza al risplendere più degli altri, per sopperire a questa solitudine: prima accademicamente, poi sul lavoro. Si era forzato così tanto, di far brillare la sua luce sopra a quella degli altri, più forte, ma più fredda.  Che sciocco, pensò. 
È quando chiamò a rapporti tutti i suoi nipotini, aprendo la grande valigia piena di regali che si portava al seguito, che sentì l’ennesima conferma che, assieme agli altri, la propria luce era più forte. Fred jr si tolse la coroncina di carta, per posarla sulla testa di Percy, prima di prendere il suo regalo. 
E pensare, che gli c’era voluto così tanto per capirlo... 

   
 
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