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Autore: Stillathogwarts    13/12/2022    2 recensioni
Cinque anni dopo la fine della guerra, il Wizengamot scavalca il Ministro Shacklebolt e fa approvare una Legge sui Matrimoni, nonostante lo scontento generale.
Hermione si ritrova così a dover sposare un Draco Malfoy che mostra fin da subito uno strano e incomprensibile comportamento, mentre una serie di segreti e omissioni iniziano pian piano a venire a galla.
• Marriage Law trope, ma a modo mio (per favore, leggete il primo n.d.a.).
• DRAMIONE
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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The Weight of Us



CAPITOLO 8
Amortentia





 






POV HERMIONE


Hermione era piacevolmente sorpresa di quanto bene lavorasse assieme a Draco.
Sembravano avere lo stesso metodo, lo stesso modo di ragionare, le loro conoscenze e le loro abilità si combinavano alla perfezione; a volte, aveva l’impressione che quello non fosse il loro primo rodeo.
Si ritrovava sempre più spesso a vivere una persistente sensazione di déjà-vu che non riusciva a spiegarsi visto che, per ovvi motivi, lei e Malfoy non avevano mai collaborato prima di quel momento.
Lavorare alla Pozione UnObliviate, così l’avevano chiamata temporaneamente, aveva estinto gran parte dell’imbarazzo tra di loro, - anche se pareva averlo avvertito solo lei -, e li aveva portati ad instaurare una sorta di complicità. Non le veniva più così difficile vederlo come un alleato.
A volte, dopo cena, quando Sirius andava a dormire, loro si fermavano nel salotto a guardare qualcosa insieme. Hermione si era tolta diversi sfizi con Malfoy, tra cui quello di farlo morire di paura. Aveva scelto il peggiore horror che le venisse in mente, senza avvisarlo sul genere che avrebbero visto, e la reazione del biondino era stata esilarante. In un momento, le aveva addirittura afferrato il braccio. Per la fine del film, lei aveva le lacrime agli occhi e lui era bianco come un lenzuolo.
«Beh, non mi sorprende che tu non ti sia trovato bene con i Mangiamorte.»
Le aveva scoccato un’occhiataccia, ma lei aveva riso ancora più forte.
«Oh, sta’ zitta, maledetta strega. Sei perfida.»               
«Ti senti minacciato?» gli aveva chiesto. «Il trono ce l’hai ancora tu.»
«E io che pensavo di averlo lasciato a Pansy. Sembrava tenerci particolarmente.»
Erano aumentati anche gli sfioramenti e i tocchi casuali, i sorrisi che si scambiavano… Hermione aveva notato che aveva preso la brutta, - bella? -, abitudine di stargli più vicino. Aveva provato a smettere, ma non ci riusciva; era come se in quelle settimane Draco si fosse lentamente polarizzato e che ora esercitasse una forza attrattiva su di lei.
Non che fosse facile stargli distante, comunque, perché lui non lo faceva affatto; aveva il vizio di mettersi alle sue spalle mentre armeggiavano con i calderoni, o quando leggevano dallo stesso tomo, e il suo respiro caldo che le colpiva la pelle sensibile del collo le faceva sentire inspiegabilmente caldo.
La cosa che più la colpiva, però, restava il modo in cui si comportava con Sirius, perché Draco sembrava quasi tenere più al fatto che le cose andassero bene con lui che con lei.
Non le dispiaceva. C’era qualcosa nel vederli insieme che le riempiva il cuore di gioia; non aveva mai visto suo figlio così felice prima. Non menzionava più suo padre, quello biologico, e chiedeva sempre meno spesso di poter restare a dormire da Andromeda. Forse, si stava ambientando meglio a Dragonshore di quanto non avesse mai fatto a Villa Granger.
Quando Hermione aveva chiesto a Draco se la denominazione della sua proprietà fosse collegata al suo nome e alla Costellazione da cui deriva, la sua risposta l’aveva completamente spiazzata; a quanto pareva, quando aveva convinto Harry a iniziare a leggere il Trono di Spade, il ragazzo aveva fatto altrettanto con il biondino, che aveva sviluppato una, - ovvia e scontata, secondo lei -, ammirazione per la Casa dei Targaryen e aveva scelto di chiamare l’area ‘Dragonshore’ perché gli ricordava la Dragonstone della saga.
Non aveva ancora superato lo shock della notizia.
Malfoy non sembrava disdegnare i manufatti di origine babbana, anzi, le chiedeva spesso di spiegargli come funzionassero o di insegnargli ad usarli, dato che se n’era portati dietro parecchi; lo aveva fatto volentieri, tralasciando però il televisore perché era uno strumento prezioso per infastidirlo, facendolo accendere all’improvviso o cambiandogli i canali mentre lo stava guardando, - si era comprata un secondo telecomando universale proprio a tale fine -, spegnendolo su un momento clou del film che stava guardando… Hermione pensava che ormai fosse sul punto di capire che era tutto provocato da lei, nascosta dietro una colonna per non farsi vedere, a ridere di gusto. Tutto ciò accadeva principalmente di notte; lei non era l’unica a soffrire di insonnia in quella casa, evidentemente.
A parte la difficoltà di abituarsi alla presenza degli elfi domestici, - Draco l’aveva quasi supplicata di smettere di togliergli il lavoro perché le due creaturine continuavano a piombare nel suo ufficio con le lacrime agli occhi e la disperazione in volto, convinti che volesse licenziarli, e lei aveva accettato a patto che si sforzasse maggiormente di fargli accettare una retribuzione -, vivere lì, con lui, ormai le piaceva quasi.
Spesso si era accoccolata sull’altalena a dondolo a leggere, e, quando Draco ne aveva portata una per bambini e aveva quasi avuto una crisi isterica nel suo goffo tentativo di montarla, non volendosi arrischiare a farlo con la magia “per la sicurezza di Sirius”, Hermione aveva assaporato ogni istante, prima di offrirgli il suo aiuto e risolvere in poco tempo l’enigma dell’assemblaggio, sotto il suo sguardo a metà tra l’accigliato e il contrariato; avevano anche preso l’abitudine di consumare la colazione e la cena in giardino e la sera, dopodiché lei andava spesso a fare una passeggiata sulla spiaggia, da sola, lasciando il piccolo sotto l’occhio vigile di Draco per una mezz’oretta. Era il suo modo di fargli sapere che ormai aveva capito che poteva affidarglielo tranquillamente.
Era stato il giorno in cui, rincasando da un caffè con Ginny nel primo pomeriggio, aveva trovato lui e Sirius addormentati insieme sul divano, a fare scattare qualcosa dentro di lei: una sorta di calore interno e un moto di affetto verso il biondino che non avrebbe mai pensato di provare.
Si era chinata davanti a loro e, dopo aver lasciato un bacio affettuoso sulla fronte del figlio, Hermione aveva alzato lo sguardo su Draco e lo aveva studiato come non aveva mai fatto prima: attentamente e da vicino; aveva analizzato i suoi lineamenti, che in qualche modo apparivano più dolci da quando non se ne andava più in giro tutto tronfio e impettito, la sua pelle chiara, i capelli che gli ricadevano pigramente sugli occhi. Draco aveva, senza alcun dubbio, un aspetto quasi angelico e la prepotenza con cui quella consapevolezza la colpì le fece chiedere come avesse fatto a non notarlo prima. Alla fine, aveva ceduto alla tentazione: aveva sfiorato le ciocche bionde con le dita, trovando i suoi capelli soffici come sembravano essere e poi aveva tracciato il suo profilo delicatamente, constatando che la sua pelle era incredibilmente morbida. Gli occhi di Hermione si erano soffermati sulle labbra di lui per più tempo di quanto fosse appropriato, - o forse lo era? Erano sposati! -, e inavvertitamente si era inumidita le sue. Si era riscossa appena in tempo per evitare di commettere un errore; arretrando e dirigendosi verso la cucina, non aveva potuto fare a meno di riflettere che i due erano belli da vedere insieme e si somigliavano talmente tanto, per qualche strana coincidenza, che la storia che avevano concordato suonava sempre più credibile alle sue orecchie, anche se, in realtà, non avrebbe mai potuto essere vera. Draco non l’avrebbe mai guardata, lei non si sarebbe mai trovata lì, se il Ministero non avesse forzato loro la mano. Per qualche ragione, quella consapevolezza la rendeva estremamente triste.
Prima di attuare il loro piano avevano chiesto a Sirius cosa pensasse in merito al riconoscimento e quando il bambino aveva dato il suo entusiastico consenso, Hermione non era più riuscita a trovare scuse per rimandare, così avevano proceduto. Il biondino aveva consegnato un sacchetto di galeoni al mago che aveva preso il suo campione, così le aveva detto Draco, e quello aveva assicurato che il risultato sarebbe stato ottimale e tempestivo. Due ore dopo, suo figlio portava il cognome di Malfoy.
Sirius Granger Malfoy.
Le faceva ancora più strano dell’averlo lei, quel cognome; quando aveva firmato i documenti per il riconoscimento, aveva dimenticato di scriverlo. Draco aveva sbuffato e aveva dovuto darle una gomitata impercettibile per farglielo notare.
«Oh, giusto.»
Non lo aveva fatto di proposito; era un po’ come quando da piccola tornava a scuola all’inizio del nuovo anno e sbagliava scrivendo la data di quello prima. Quella era stata la prima volta che aveva firmato qualcosa dal giorno del matrimonio.
Per festeggiare, Draco li aveva portati in un ristorante. Il posto era un po’ troppo sofisticato per gli standard di Hermione, ma l’aveva avvisata prima, per cui si era presentata preparata.
Quello a cui non era minimamente pronta era lo sguardo che le aveva lanciato quando l’aveva vista; i suoi occhi, stranamente scuriti, erano scivolati lungo tutta la sua figura, avidi, la sua lingua era guizzata a inumidirgli le labbra. «Sei… stai benissimo.»
Hermione era diventata scarlatta e gli aveva rivolto un timido sorriso imbarazzato, incapace di proferire parola.
Sarebbero andati a cena dai Potter quel sabato, Hermione non vedeva l’ora; Sirius non smetteva di parlare di quanto gli avrebbe fatto piacere trascorrere finalmente del tempo con lo zio Harry.
Dopo essere tornati dallo chalet, lei e Draco avevano concordato che fosse essenziale trovare un equilibrio tra di loro il prima possibile, così avevano cercato di restare tutti e tre insieme a Dragonshore per più tempo possibile, nel corso dei tre mesi di ferie previsti dalla Marriage Law.
Tre mesi di ferie che stavano per esaurirsi, il che voleva dire che lei sarebbe tornata al lavoro, perdendo la possibilità di lavorare a tempo pieno sulla pozione UnObliviate e… e che Ron avrebbe dovuto sposare Pansy, perché non era riuscita a trovare assolutamente niente che potesse aiutarli in qualche modo a far revocare la legge.
Non aveva intenzione di fermarsi, però.
Era certa che Pansy non avrebbe avuto fretta di consumare e, comunque, doveva ai gruppi di vittime sacrificali successive almeno un tentativo più tenace.

 
*
 
Il giorno prima del suo rientro al lavoro, Hermione aveva deciso di tediare Draco con un’altra di quelle che lui definiva “babbanate”.
La sua parte ligia al dovere le urlava di approfittarne per lavorare alla pozione, ma lei voleva godersi quel giorno con la sua famiglia. Cioè, con suo figlio e Draco.
Aveva optato per introdurre il biondino alla fantastica attività del pranzo all’aperto nella sua più rudimentale forma semplice: un picnic.
Dragonshore aveva dei giardini immensi e una meravigliosa vista mare; Hermione pensava che fosse davvero un peccato non godere appieno di tanta bellezza. Per di più, stava arrivando l’inverno, il che avrebbe reso difficile trascorrere giornate all’aperto e a Draco continuare a insegnare a Sirius a volare, anche se di quello, in realtà, era più che contenta.
Stavano guardando il bambino inseguire delle farfalle variopinte che Hermione aveva fatto fuoriuscire dalla sua bacchetta, quando si accorse che le loro mani erano poggiate così vicine che la punta delle loro dita si sfiorava delicatamente. Cercò di rimanere impassibile, con gli occhi puntati sul bambino, ma iniziò ad avvertire il calore affluire alle sue guance e, per qualche strana ragione, verso il suo basso ventre.
Sentì il pollice di Draco accarezzare il suo e poi intrecciarsi ad esso; Hermione si voltò a guardare le loro mani: il biondino stava avvicinando una ad una le dita alle sue, tremando quasi impercettibilmente. Lei non si ritrasse, così le loro mani furono completamente intrecciate dopo qualche secondo.
Deglutì. Draco aveva delle mani grandi, molto grandi rispetto alle proprie, e le sue dita erano lunghe, sottili, eleganti; alzò lo sguardo su di lui e notò che aveva il suo fisso sull’intreccio impacciato che avevano realizzato. Sollevò leggermente il braccio e si portò la mano di lei alle labbra, premendole contro la sua pelle.
Hermione non avrebbe saputo dire se aveva o meno avuto successo nel reprimere il brivido che quel gesto le aveva provocato; le sue iridi argentee, magnetiche, tenevano incatenate a sé quelle color cioccolato di lei. Deglutì con più forza.
La mano libera di Draco raggiunse il suo viso; le scostò una ciocca di capelli dagli occhi, poi sfiorò la sua guancia con i polpastrelli del pollice e dell’indice. Su e giù, su e giù, con lentezza e delicatezza estenuanti.
Hermione si sentiva la bocca secca.
Cosa le stava succedendo?
Cosa stava succedendo in generale?
«Hermione», sussurrò lui con voce roca, passandosi la lingua tra le labbra. «Vorrei baciarti.»
La bocca di Hermione si schiuse a quella confessione improvvisa, gli occhi le si sgranarono leggermente e tutto il suo corpo si tese per l’aspettativa.
«Posso?»
Si era avvicinato a lei; poteva sentire il suo respiro sul volto, la punta del suo naso sfiorare quella del proprio. Un attimo dopo, Hermione aveva le palpebre abbassate e gli stava andando incontro, tanto che, dopo, si sarebbe convinta di aver iniziato lei il contatto alla fine.
Le loro labbra aderirono le une a quelle dell’altro con fermezza e restarono sovrapposte senza muoversi per qualche istante, poi lui si tirò indietro di un millimetro.
Lo guardò: aveva ancora gli occhi chiusi e non si era ritratto neanche di un soffio; indugiava sul confine della sua bocca, sfiorandola quasi accidentalmente, come se volesse farle desiderare un ulteriore contatto, uno più profondo. E ci stava riuscendo.
Hermione era certa di essere rossa in viso, ma non era un problema; lui non la stava guardando. Sembrava avere un problemino di respirazione.
Prima che potesse decidere se allontanarsi definitivamente o spingersi di nuovo contro di lui, però, Draco la baciò di nuovo, catturando interamente il suo labbro superiore e poi abbassando leggermente le labbra per catturare quello inferiore.
Il terzo contatto fu più deciso, accompagnato da una sonora espirazione simile a un sospiro di sollievo soffocato, da parte di lui; la mano di Draco si spostò dalla sua guancia alla sua nuca, le sue dita sprofondarono tra i suoi capelli, finché le radici non si scontrarono con le sue nocche.
Hermione si avvicinò ulteriormente al biondino, portò una mano a coppa sulla sua guancia e rispose a quel bacio con crescente ardore; gemette lievemente quando le loro lingue si scontrarono per la prima volta e la presa di Draco si strinse sui suoi capelli in seguito a quel suono incoraggiante.
Quando si separarono avevano entrambi il fiatone e i loro sguardi erano accesi e sopresi e spaventati allo stesso tempo.
Fu la voce di Sirius a rompere il momento, facendoli girare di scatto; correva verso di loro, con le lacrime agli occhi. Piangeva. Hermione vide subito il punto sul suo ginocchio laddove il pantalone si era strappato e un rivolo di sangue luccicava alla luce solare.
«Mamma, mamma!»
Le gettò le braccia al collo e singhiozzò più forte. «Sono caduto, ho strappato i pantaloni, scusami!»
Hermione rise. «Non preoccuparti per i pantaloni. Stai bene?»
Lo allontanò e lo studiò con attenzione; il bambino tirò su col naso e annuì con fervore. «È solo un graffietto.»
«Pff, Grifondoro», soffiò Draco, ma sorrideva mentre gli scompigliava i capelli.
I due elfi apparvero accanto a loro con un sonoro pop! e il terrore era evidente nei loro occhioni verdi.
«Padrone…»
«Padrona…»
«Ci dispiace…»
«Non abbiamo fatto in tempo…»
«Fermare la caduta…»
«Ci puniremo…»
«Sì, sì!»
Hermione li guardò orripilata. «No, no! Non c’è assolutamente bisogno, non è successo niente!»
Ma gli elfi iniziarono a colpirsi ugualmente.
«DRACO FERMALI PER FAVORE!» trillò la giovane, orripilata dalla scena che si dipanava davanti a loro.
Sirius ricominciò a piangere. «Fanno così per colpa mia?»
«No, no tesoro. Non preoccuparti, ora risolviamo tutto», lo rassicurò lei, dandogli un bacio sulla tempia.
Draco riuscì finalmente a fermare i due elfi e li spedì in cucina a preparare una torta. Sospirò sonoramente e tornò a controllare che il piccolo stesse bene. «Tutto bene, ometto?»
Il bambino, ancora con gli occhi colmi di lacrime, annuì debolmente. «Perché si picchiavano?»
Hermione gli spiegò pazientemente che gli elfi erano stati sfruttati e maltrattati per secoli dai maghi e che avevano delle abitudini malsane che lei si stava prodigando per abolire, al Ministero.
«Non è giusto che vengano trattati così», esclamò Sirius, tirando su col naso. «Poveri elfi! È terribile!»
«Sì, lo è, ma sto cercando di fare il possibile per migliorare la loro condizione, promesso. Adesso dobbiamo andare dentro, però, perché bisogna disinfettare e curare la ferita, va bene?»
Fece per prenderlo in braccio, ma Draco lo afferrò per primo. Il piccolo si ancorò a lui, chiudendo le braccia attorno al suo collo; il biondino tese poi una mano a Hermione per aiutarla ad alzarsi, un gesto più per galanteria che per utilità, e lei la afferrò, per poi venire spinta subito contro il petto di lui.
Draco le circondò le spalle con un braccio, osservandola attentamente come se fosse in attesa di una sua conferma, della sua approvazione. Hermione alzò timidamente lo sguardo su di lui e si perse nelle sue pozze argentee. Arrossì violentemente, ma alla fine un angolo delle sue labbra si sollevò di qualche millimetro e posò la tempia sul petto del giovane, assecondando il suo tentativo di avvicinamento e incamminandosi verso la villa stretta a lui.
 
*
 
Ginny la osservò di sottecchi mentre finiva di cucinare le ultime cose per la cena; era la seconda settimana di fila che si riunivano. Hermione e Draco avevano deciso che per la prossima li avrebbero invitati a Dragonshore.
Harry e il biondino, in quel momento, erano in giardino con Sirius, a dargli consigli sul volo, per la gioia di Hermione.
«Harry ha preparato tutto il resto», le disse sghignazzando Ginny. «Ma me ne prenderò il merito.»
Hermione rise, scuotendo leggermente la testa.
«Ehi, in fondo, ho finito io, no?» si difese la rossa. «Credo che presto dovrà richiamare Kreacher dalle cucine di Hogwarts, però.»
La ragazza corrugò la fronte in una muta domanda.
«Ne parliamo in un altro momento», liquidò la faccenda l’altra. «Allora… tu e Malfoy…»
Hermione si irrigidì leggermente. «Io e Malfoy…» ripeté in un sussurro stanco.
«Come procede?»
«È… complicato», ammise la giovane. «Insomma, meglio dei primi giorni, ma… sempre strano. Almeno per me, lui non sembra farci caso.»
«Nobili Purosangue e le loro discutibili tradizioni medievali», commentò Ginny, arricciando il naso. «Sicuramente per lui un matrimonio combinato è normale e fingere gli viene facile perché ha sempre saputo che avrebbe potuto incappare in questa eventualità. Credi che gli abbiano fatto frequentare un corso su come comportarsi in questo caso, da piccolo?»
Hermione fece una smorfia. L’idea la ripugnava. «Ti prego, no.»
Nonostante tutto, si rese conto, che non aveva mai considerato la possibilità che Malfoy stesse fingendo; che ogni passo verso di lei, ogni bacio, ogni carezza, non fosse reale, ma un semplice compito che andava eseguito il prima possibile. Storse il naso. Non le sembrava il caso, ma d’altronde non aveva neanche modo di capire da sé se si stesse sbagliando, non ancora. Posò i gomiti sul tavolo e si prese la testa tra le mani. «Sono così confusa, sai?»
«In che senso?» indagò Ginny.
«Beh… innanzitutto, lui è strano», le confidò. «E secondo, abbiamo… ecco, ci siamo baciati.»
«CHE COSA?» trillò Ginny, spegnendo il gas con un colpo di bacchetta e prendendo posto davanti a lei.
«S’, insomma, noi… siamo più vicini ora…»
«Mi stai dicendo che provi qualcosa per lui?» sussurrò concitata ed elettrizzata la rossa. «Attrazione? Qualcosa di più? Cavolo! Credevo che vi sarebbero serviti più di tre mesi!»
Hermione alzò le mani e le sventolò nella sua direzione. «Calma, calma. Vacci piano» sussurrò allarmata, guardandosi alle spalle per accertarsi che gli altri tre fossero ancora fuori in giardino. «Non so… non so cosa provo. Insomma, è una cosa bizzarra. È come se il mio corpo prendesse il sopravvento ogni volta che mi si avvicina. Come se ricordasse qualcosa che io non so, come se fosse normale volerlo
«Per Godric!», esclamò la rossa, fischiando. «Te lo vuoi scopare.»
«Non essere sciocca!» bisbigliò avvampando lei. «Io… è solo che è premuroso e… Malfoy è premuroso, Ginny! E devi vederlo con Sirius… io non ci sto capendo nulla!»
Ginny si morse un labbro. «Premuroso», ripeté stupita. «Malfoy
Hermione fece un gesto estremamente teatrale con le sue mani come a dire “Ecco, è quello che ho detto anche io!”. «Capisci la mia perplessità, ora?» le chiese. «Si comporta in questo modo attento e gentile… non dovrebbe tipo sbuffare tutto il tempo ed evitarmi il più possibile? Invece fa sempre di tutto pur di trascorrere quanto più tempo possiamo insieme.»
«Di sicuro è… ehm… curioso» commentò la rossa, mordicchiandosi il labbro inferiore, come se stesse valutando quelle informazioni.
«Esatto! Anche il fatto che abbia voluto riconoscere Sirius…»
«Sì, Harry me l’ha detto», disse Ginny. «Insomma, non me lo aspettavo. Credevo che sarebbe impazzito una volta scoperto del bambino.»
«Gliel’ho detto subito pensando che avrebbe fatto di tutto per impedire il matrimonio e lui mi ha chiesto di incontrarlo! Non ha senso… non… arrrgh!» ringhiò di frustrazione Hermione.
«Senti, non pensarci. Continua a conoscerlo e vedi che succede», le suggerì Ginny. «Non è che abbiate molta scelta. Magari riuscirai a comprenderlo meglio, con il tempo.»
«Ginny, posso farti una domanda?» azzardò Hermione dopo una pausa di silenzio e l’amica la incoraggiò con un cenno della testa. «Hai mai avuto una sensazione di déjà-vu?»
«Mmh, mi è capitato, sì.»
«E… ti succedeva anche al secondo anno, in merito a quei vuoti di memoria dovuti al diario di Tom Riddle?»
Ginny si fece improvvisamente tesa e seria. «No», rispose. «Perché? Credi di essere stata posseduta per qualche strano motivo?»
«No, no… solo… a volte, con lui… mi sembra di aver già parlato di alcune cose o che sappia più di quello che dovrebbe sapere su di me. Non so come spiegarlo.»
Ginny corrugò la fronte. «Magari ha fatto delle indagini. Hai chiesto a Harry se è andato a parlargli?»
«Non ne ho ancora avuto modo», rispose lei, pensierosa. «Appena tornerò al lavoro, alla prima occasione, gliene parlerò.»
La conversazione si interruppe in quel momento, perché i tre si fiondarono in casa e Ginny dovette spostarsi nel salotto per invitarli ad accomodarsi.
«Possiamo cenare, se avete finito di svolazzare. Tanto sono io quella più indicata per darti dei consigli in merito, Sirius.»
I due uomini sbuffarono e la giovane si accigliò. «Beh, sono io la giocatrice professionista, no?»
«Quidditch e volo sono due cose differenti» borbottarono all’unisono Harry e Draco.
Hermione lo trovò inquietante.
Quella sera, Ginny e Harry annunciarono loro di aspettare il primo bambino.
 
*
 
Era fuggita dal Ministero come un razzo.
Finito il suo turno di lavoro, Harry era piombato nel suo ufficio e le aveva detto che era uscita un’edizione speciale del Settimanale delle Streghe, - quel magazine di gossip raccapricciante e poveramente gestito, ora dalla Skeeter, che normalmente Hermione non si sarebbe mai abbassata a leggere -, e che c’era un articolo che la riguardava; ciò aveva indotto la stampa ad accalcarsi all’uscita della struttura.
Hermione aveva usato il camino per Smaterializzarsi direttamente a Villa Granger, in modo da evitare i giornalisti. Le mancava quella casa, ma non si soffermò molto a ripercorrere il viale dei ricordi, che oramai erano perlopiù malinconici; anche quelli felici si erano tramutati in ricordi tristi da quando non aveva più i suoi genitori al suo fianco.
Uscì dalla porta sul retro e corse verso il punto di Apparizione vicino, per poi Smaterializzarsi e riapparire direttamente sulle rive di Dragonshore. Stringeva una copia del Settimanale tra le mani. Si fermò un attimo per riprendere fiato, poi si incamminò verso la villa.
La passeggiata la aiutò a calmare i nervi.
Poggiò il giornale sul tavolo e si mise a leggere prima ancora di togliersi il cappotto. C’erano una foto sua e una di Draco in prima pagina, perché ovviamente non ne avevano una insieme che la stampa potesse usare. Il loro matrimonio era stato tenuto così segreto che i giornalisti non avevano saputo niente finché la notizia che il biondino aveva riconosciuto suo figlio, tenuto fino a quel momento altrettanto segreto, non si era diffusa. La fuga di notizie aveva infine portato a quella situazione incresciosa.
 
“RIVELAZIONE SHOCK: DRACO MALFOY RICONOSCE FIGLIO SEGRETO E ILLEGITTIMO DI HERMIONE GRANGER, ORA GRANGER-MALFOY.”
 
Nessuno sapeva dell’esistenza del figlio di cinque anni di Hermione Granger, Ordine di Merlino di Prima Classe per i servigi resi alla comunità magica durante la Seconda Guerra ed eroina stimata e ammirata da tutta la Nazione, così come la notizia del matrimonio con Draco Malfoy è stata tenuta fuori dai radar, per venire fuori solo nei giorni scorsi, quando il Signore e la Signora Malfoy si sono presentati al Ministero per avviare le procedure di riconoscimento del misterioso bambino, risultato essere effettivamente figlio di Malfoy ai test di paternità condotti dal laboratorio di analisi del Ministero della Magia.
A questo punto il dubbio sorge spontaneo: il loro matrimonio rientra tra quelli obbligati dalla nuova Marriage Law, varata e approvata dal Wizengamot pochi mesi fa, o i due nascondono una lunga, torbida e burrascosa storia d’amore risalente ai tempi della guerra? Il riconoscimento del bambino cela dei trascorsi tra i due neosposi o si è trattato esclusivamente di una mossa ‘politica’?
I motivi per i quali la Granger abbia voluto tenere nascosta l’esistenza del bambino sembrano essere molto ovvi, ma nessuno si sarebbe mai aspettato di vedere Malfoy reclamarne la paternità, né tantomeno di vederla confermata. Questo non solo per la storica rivalità tra i due quando si trovavano tra le mura di Hogwarts, - notizia confermata da fonti affidabili, vedere pag. 7 per informazioni più dettagliate al riguardo -, e per le loro divergenze di pensiero, ma anche perché i due erano schierati in prima linea su due fronti diversi nella guerra.
Granger, Nata Babbana, membro attivo dell’Ordine della Fenice e migliore amica di Harry Potter e Ron Weasley.
Malfoy, Purosangue, noto sostenitore della linea purosanguista, ai tempi Mangiamorte al servizio di Voi-Sapete-Chi, poi graziato dal Wizengamot su intercessione di Potter, ma comunque figlio di Lucius Malfoy che, a sua volta, è stato confermato essere stato un Mangiamorte egli stesso.
La situazione qui è, come potete immaginare, molto complicata: i due avevano una storia segreta tra le mura del castello che entrambi frequentavano nello stesso anno di corso? O le voci diffuse in merito a tale rapporto sono solamente una copertura? Malfoy semplicemente non poteva accettare i sussurri della gente in merito al figlio illegittimo della moglie e ha architettato un piano per ‘regolarizzare’ la cosa?
E se invece fosse veramente il padre del bambino, come sono andate le cose tra di loro?
Hanno continuato la loro relazione per tutti questi anni, mantenendola segreta, o c’è stata una rottura dovuta alle azioni di Malfoy durante il ‘regno’ del terrore di Voi-Sapete-Chi? Il rampollo di una delle famiglie più antiche e nobili della comunità magica ha tradito la sua fiducia e il loro amore giovanile continuando a sostenere il Mago Oscuro che voleva eliminare gli stessi Nati Babbani o c’è qualcosa sotto di cui non siamo a conoscenza?
Malfoy è tornato con lei e l’ha sposata per riabilitare la sua immagine e dare credibilità alle sue recenti prese di posizione, nonché alla dissociazione dal resto della sua famiglia?
È stata la Legge sui Matrimoni a riunirli o non si sono mai separati?
Acquistate i prossimi numeri per scoprirlo, stiamo già indagando per trovare le risposte di cui avete bisogno e svelare al mondo magico la verità su questa faccenda scoppiettante!
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Pag. 13: Tutto su Hermione Granger e il suo rapporto con Ronald Weasley.
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Pag. 29: Ronald Weasley sposa Pansy Parkinson: le foto esclusive scattate alla coppia in uscita dal Ministero e la palese aria nauseata sul volto di entrambi.
 
Hermione pensò che, in quel momento, era lei quella nauseata.
Avevano creato l’intero numero solo speculando con cattiveria sulla loro famiglia e sui loro amici.
Sussultò leggermente nell’avvertire la presenza di Malfoy alle sue spalle e rabbrividì quando le sue labbra si chiusero sulla sua tempia a mo’ di bentornato.
La ragazza sentì i suoi muscoli tendersi: non era ancora molto a suo agio con la nuova intimità che condivideva con lui e al contempo non voleva fare un passo indietro, perché la sua vicinanza, per qualche motivo che non aveva ancora compreso, la confortava.
«Brutte notizie?» le chiese, sfilandole il cappotto.
Hermione era troppo presa dalla sua indignazione per fare caso a quel gesto.
«Guarda con i tuoi occhi.»
Gli porse il giornale, sfilò il suo cappotto dalle sue mani e si diresse nuovamente verso l’ingresso per riporlo.
Quando lo raggiunse, Draco si era spostato nel salotto e leggeva l’articolo con un sopracciglio sollevato.
«Ce lo aspettavamo, no?» commentò quando ebbe finito e poi gettò il giornale nel fuoco; anche se si stava sforzando di essere stoico, però, la sua espressione rimaneva visibilmente corrucciata.
«Ci stanno andando giù pesante, con te», gli fece notare lei. «Le accuse che ti hanno rivolto…»
«Ci sono abituato», replicò lui, tagliando corto, il tono della sua voce che lasciava trapelare un misto di rassegnazione e indifferenza.
Hermione annuì distrattamente. «Vorrei che lasciassero fuori Sirius dai pettegolezzi. Non mi importa quello che dicono su di me.»
«Vale lo stesso per me», convenne Draco. «Vedrò cosa posso fare per metterli a tacere.»
«No!» esclamò lei, sussultando allarmata. «Non farai altro che dargli la conferma che ci sia una storia da svelare. Ignoriamoli e basta, si stancheranno tra qualche settimana, quando non troveranno nulla.»
Il biondino annuì, poi cambiò discorso. Non aveva senso dare troppo adito a quel giornale da quattro soldi.
«Sirius si è già addormentato. Dovremmo svegliarlo per la cena o…»
«No, lascialo dormire o non si riaddormenterà più», rispose la giovane, sbadigliando. «Che rientro traumatico.»
«Problemi?» chiese il biondino, all’apparenza realmente interessato a ciò che aveva da raccontare sulla sua estenuante giornata lavorativa.
Oh, non gli avrebbe detto di McLaggen e del suo terzo grado, della gente che l’aveva avvicinata per farle le condoglianze e di quelli che l’avevano tartassata per sapere come fosse il biondino a letto.
«Solo un mucchio di scartoffie arretrate.»
Draco annuì distrattamente. «Tornerai sempre così tardi?»
Rincasare a quell’ora era inusuale per lei, ma tre mesi di assenza avevano avuto la prevedibile conseguenza di una marea di arretramenti e pasticci alla cui risoluzione avrebbe dovuto provvedere lei.
«Solo finché non avrò sistemato il caos che i miei colleghi hanno scatenato in mia assenza», rispose lei. «Normalmente, lavoro dalle nove alle cinque.»
«Quindi non… non è fatto di proposito per passare meno tempo con me?»
Hermione unì le sopracciglia. «Credi che sacrificherei il tempo con mio figlio per evitare te?»
Il biondino incassò il colpo con un cenno del capo.
Per un momento, la ragazza si chiese se non fosse stata un po’ troppo brusca con quella risposta, ma l’accusa, dopo il bacio del giorno prima, a cui era seguita un’intensa serata di pomiciate, l’aveva leggermente indispettita.
«Ho chiesto a Tilly e Tippy di preparare la cena», disse allora Draco, sospirando stancamente.
«Grazie», rispose distrattamente lei, ma due secondi dopo era seduta sul divano e aveva tirato fuori dei documenti che non aveva fatto in tempo a finire di leggere prima dell’arrivo di un Harry molto agitato.
«Dovevo immaginare che eri il tipo da portarsi il lavoro a casa», borbottò il giovane, sedendosi sul posto accanto a lei.
«Succede raramente», ribatté piccata Hermione. «Mi piace stare con Sirius quando torno dal lavoro. E vorrei continuare a lavorare alla pozione con te.»
Draco assottigliò le labbra. «E riguardo a… ieri
Hermione divenne scarlatta. «C-cosa?»
«Oh», fece lui. «Capisco. Hai intenzione di fingere che non sia successo nulla.»
«Sarebbe alquanto impossibile, non credi?» soffiò in risposta. «Volevo dire, riguardo a ieri cosa
La guardò sbattendo le palpebre per dei lunghi secondi che le parvero interminabili, poi lo vide deglutire.
«Te ne sei pentita?» le chiese con un filo di voce.
I suoi occhi erano imperscrutabili come la maggior parte delle volte, mentre la studiava con attenzione. Hermione lo odiava, perché lui occludeva continuamente e lei non riteneva giusto che lei fosse l’unica esposta tra i due. Non riuscendo a proferire parola, scosse leggermente il capo.
«Quindi…», Draco deglutì con forza un’altra volta e gli occhi di Hermione guizzarono sul suo collo, sul suo pomo d’Adamo che si alzava e si abbassava rapidamente.
«Quindi a che punto siamo?»
«Come scusa?» esclamò la giovane, agitandosi sul posto, nervosamente.
Il biondino si spostò più vicino a lei. «Posso baciarti, ora?» le chiese, sollevando una mano per carezzarle le labbra con un dito. «Senza rischiare di venire trasfigurato in un furetto?»
«Dannazione», soffiò Hermione. «Avrei dovuto farlo almeno una volta!»
Le pesava enormemente non averci pensato prima... Che occasione sprecata!
«Non mi sono offeso, tranquilla», stette al gioco lui, passandosi poi la lingua sulle labbra e chinandosi lentamente verso di lei. «Allora, posso?»
Hermione deglutì, il cuore le pulsava rapido dentro al petto. «Sì, se è quello che vuoi.»
Un sorriso sbiadito apparve sul viso del biondino, mentre chiudeva una mano a coppa sulla sua guancia. «Tu lo vuoi?»
Hermione avvertì il calore sulle guance, ma annuì con un breve cenno del capo.
Draco chiuse gli occhi. «Dillo.»
Le guance non erano più l’unica parte del corpo dove avvertiva calore, dopo il modo in cui aveva pronunciato quella semplice parola.
«Sì.»
La risposta venne fuori in un sussurro tremulo, quasi un soffio silenzioso.
Non appena le loro bocche si scontrarono, fu di nuovo giorno dietro le loro palpebre chiuse.
Il bacio partì con una certa incertezza ed esitazione, ma divenne presto deciso, sebbene Draco tenesse un ritmo particolarmente lento. Con il proprio corpo, la guidò fino a farla quasi distendere sul divano e Hermione glielo permise, muovendo le sue dita tra i capelli di lui, - Merlino, adorava accarezzarli! -, accogliendo con ricettività il cambio di ritmo che si fece presto più passionale e travolgente.
E poi, all’improvviso, la colpì: un profumo intenso, fresco e sensuale, che la fece paralizzare da capo a piedi.
Posò le mani sul petto del biondino, allontanò leggermente il viso da lui e lo fissò con sguardo quasi perso. «Cos’è questo profumo?»
«La mia colonia?» fece lui confuso, la voce poco più di un mormorio roco.
«È diversa da quella che hai usato fino a ieri» constatò la giovane donna.
«Preferivi l’altra?»
Draco sembrava perplesso mentre cercava di trovare un senso all’improvviso interesse di Hermione per il suo profumo.
«Non è questo» mormorò lei, assorta. «È che mi è familiare.»
Il biondino fece una lunga pausa di silenzio, stringendo il labbro inferiore tra i denti. «Io… è quella che usavo a Hogwarts, ma…»
«Oh», sospirò Hermione, quasi delusa. «Devo essermi confusa, allora.»
«Non ti sto seguendo.»
«Per un momento ho pensato che fosse la stessa fragranza che ho sentito nell’Amortentia al sesto anno e che non ho riconosciuto, credo», disse, scrollando le spalle. «Ma devo sicuramente ricordare male. Insomma, noi al sesto anno non eravamo di certo in buoni rapporti, non è possibile che io l’abbia sentita da te, no?»
Draco deglutì e le rivolse uno sguardo indecifrabile. «N-nell’Amortentia?»
«La cena è pronta, signori!» esclamarono entusiasti gli elfi, apparendo davanti a loro con l’usuale pop! che anticipava la loro Apparizione.
Hermione era riuscita a convincerli a smetterla di chiamarli padroni, finalmente; la faceva sentire troppo a disagio, quel termine.
Ringraziando il cielo per il loro tempestivo intervento, la giovane si mise in piedi e si diresse verso la cucina con più entusiasmo di quello che provava veramente.
Non era molto affamata, solo terribilmente stanca, ma voleva mettere un punto a quella conversazione scomoda e imbarazzante.
Cosa le era saltato in mente?
Non era mai stata abbastanza vicina a Malfoy da sentirne il profumo quando andavano a scuola, lui non lo avrebbe mai permesso. Era un pensiero assolutamente ridicolo.
Non si accorse neanche che Draco la seguì solo dopo aver indugiato per qualche altro minuto nel salotto, incapace di rialzarsi dal divano dopo quello che gli aveva appena detto.

 
   
 
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