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Autore: Dioni    14/12/2022    0 recensioni
In un mondo di eroi,mostri,uomini e dei,dove immense nazioni si fanno guerra per la supremazia,Milziade,un uomo dalle mille professioni e abile combattente viene contattato da Lucilla,una giovane sacerdotessa di Apollo per scortarla fino alla città-stato di Aegis,dove sa di poter trovare rifugio dalle grinfie di Nova,l'impero che lui legioni si spandono sempre più per posare il vessillo della'aquila dorata su nuove terre e su nuove razze e dal suo imperatore,Lucio Cornelio Silla,il segreto per la quale la ragazza e perseguitata,intrecciando così il suo destino con quello del mercenario,trascinandolo in un avventura che li porterà alla ricerca di un antichissimo potere,pari forse a quello degli dei stessi e che nelle mani sbagliate può cambiare il destino del loro mondo per sempre.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fu mattina e Nevia si svegliò,ancora scossa dalle forte emozioni provate la sera precedente. Riaprì gli occhi e sentì ancora lievemente il dolore dei forti colpi che Silla gli aveva inferto nel loro ultimo e tesissimo incontro. Non aveva più l'armatura,non aveva più il comando della Superba e non aveva più alcuna fiducia in se stessa,si sentiva una larva priva di qualsiasi forza. Ricordava ancora le lacrime versate per Silla,uomo dal cuore di pietra per la quale si struggeva e soffriva per un sentimento che sapeva non sarebbe stato ricambiato, n'è ora, n'è mai. Si sentiva priva di ogni energia,ogni sforzo pareva inutile,ogni gesto vano e ogni scintilla di vita sembrava volersene andare dal suo essere. Pensava solo a quanto ora l'imperatore fosse lontano da lei,sia con il corpo,che con il cuore,aveva fallito ed ora,n'è pagava le amare conseguenze. La luce del giorno non dava alcuna gioia,il lontano rumore delle masse pareva appena percettibile come un vago eco di montagna,tutto un altro mondo,tutt'altri problemi,ma a lei non importava quanto quella grande città potesse essere bella e complicata da lassù,dove si trovava lei,il suo mondo era da tutt'altra parte e in quel momento,il suo mondo,non voleva avere niente a che fare con lei. Già,il suo mondo,Silla per Nevia era il mondo,era la forza e la maestà,un porto sicuro alla quale tornare quando lei in tutto il resto vedeva un esistenza di sole guerre,barbarie,atrocità e conquiste e Silla invece era il completo opposto. Eppure lei c'era quando lui aveva iniziato la carriera militare e lei gli era rimasto a fianco,lo aveva visto conquistare la fiducia dei suoi uomini e nel contempo combattere e sconfiggere i nemici di Nova quando ancora era presente il vecchio imperatore e lui di certo,non era stato un uomo tenero,fu migliore di molti altri sotto molti aspetti,ma di certo non poteva essere considerato,un uomo tenero,n'è buono. Ma a lei importava questo? No,come poteva importargli? Era nella posizione di essere l'uomo che governava tutto un impero,che si espandeva a sud toccando il Mare Sabulum,il vasto deserto di cui gli Ameniti controllavano una grande parte,seppur piccola rispetto al resto di quel territorio sabbioso e a nord con le selvagge lande glaciali,ma per lei,restava Lucio,lo stesso ragazzo che le diede la possibilità di iniziare una nuova vita,una vita più felice e meritevole di essere vissuta a pieno. E adesso,la stessa vita che gli aveva donato...ora gli veniva tolta. Sempre per mano dello stesso individuo. Che tragica ironia la vita.

Bussarono alla porta.

Signora,signora è permesso?...”,una voce di donna si fece udire fuori dalla stanza.

Avanti.”,rispose Nevia in tono apatico.

La porta si aprì ed entrò una giovane schiava,una ragazza umana,che reggeva con entrambe le mani una veste,piegata su stessa con cura.

L'imperatore richiede che voi indossiate questo vestito e ha ordinato che una volta finito di cambiarvi vi facciate scortare dalle due guardie che aspettano fuori dalla vostra stanza. Con permesso.”

La schiava uscì dalla stanza,lasciando il vestito sopra un tavolino li vicino poggiato contro il muro. Nevia si alzò dal letto con lo sguardo che puntavano curioso su quella veste che stava attirando la sua attenzione. Lo raggiunse e lo prese con entrambe le mani,lasciando che il tessuto si mostrasse in tutta la sua mirabile figura. Una lunga tunica rossa come le veste dei legionari accompagnata dalla palla,un lungo mantello usato a mo di sopravveste per coprire la tunica sottostante per coprire le vesti più sottili e a seconda del materiale usato per tessere la dignitosa mantella,si poteva indicare lo status sociale,in questo caso, era di lana,ma non la classica lana,grezza e semplice,come quella lavorata dai pecorai più poveri,ma di un tipo particolare,ottenibile solo da un determinato tipo di pecora,la cui lana era così preziosa che era appannaggio dei cittadini di status medio-alto,costosa,ma accessibile. Era di color giallo oro,come le insegne delle aquile delle legioni e infine un cingulum,una sottile cintura per cingere la veste,di stoffa rossa scarlatta,ornamento da non sottovalutare,poiché non portare una cintura per tenere legati gli indumenti era uso comune per i poveri,i briganti e le prostitute,cosa disdicevole per una qualunque persona che voleva essere ritenuta onesta dal resto della società. Non era sua abitudine indossare abiti femminili,sempre abituata a indossare la semplice tunica del soldato,l'armatura e poco altro sopra gli indumenti intimi. Vestiti da uomo,semplici e pratici,così era abituata e così vestiva. Questo era ciò che la rappresentava. Ma quel vestito,così femminile e aggraziato,non era abituata ai costumi comuni delle donne noviane,sapeva come indossare un simile capo di vestiario,ma solo perché sapeva farlo non vuol dire che gli piacesse. Ma poi l'osservò ed ebbe il sospetto del perché di quella richiesta da parte dell'imperatore. La dignità,lui le stava facendo dono della sua stessa dignità,della dignità di lei,come donna,ma anche come soldato,di fronte a lui e all'intera camera del senato e a quel punto il suo cuore iniziò a battere più velocemente,le sue gote ad arrossirsi e sul suo viso comparve un piccolo e tenero sorriso di fanciulla. Ma allora non l'aveva abbandonata,che tenesse ancora a lei? Che non l'avesse ancora allontanata dalla sua gloriosa presenza? Era felice,non aveva la certezza per rincuorarsi di quello che credeva,ma le dava nuova energia credere che forse,molto forse,il suo destino non era ancora segnato. Si vestì pervasa da una nuova energia,sistemando la veste femminile che Silla stesso le aveva ordinato di indossare. Sistemò con cura la mantella sopra la veste e con la stessa cura si legò la cintura alla vita,per quanto riguardava i capelli non poteva farci niente,era un taglio corto e pratico,più adatta alla vita militare che quella a corte. Si fermò un attimo e fece qualche respiro,nel tentativo di calmarsi e non dare l'impressione all'intera corte di essere una donna fragile,insicura,manipolabile...debole. Lei non era una donna debole è né avrebbe dato piena dimostrazione. Spazzò via l'amaro ricordo delle lacrime che aveva versato la notte precedente e assunse la sua solita posizione da comandante: schiena dritta,sguardo fisso e fiero,espressione del viso dura e nessuna incertezza nella voce. Era pronta,la resa dei conti con le sue azioni era giunto.

Uscì dalla stanza,mentre le due guardie,due membri della guardia pretoriana stavano fermi ai lati dell'ingresso,armati e protetti di tutto punto,nel caso Nevia avesse tentato qualche gesto improvviso.

Sono pronta,conducetemi di fronte al senato.”

Si aspettarono una donna impaurita e fragile è invece si dimostrò all'altezza della sua fama come imperterrito militare fermo ed orgoglioso,pronta ad affrontare il suo destino che sarebbe stato scelto da altri. Non parlarono,non risposero all'ordine ricevuto,si scostarono dalla loro posizione e rompendo la posa d'attesa accompagnarono,uno davanti ed uno dietro la ragazza verso la preziosissima scala di marmo bianco,che l'avrebbe condotta al cospetto del senato,del magister militum e di lui,Lucio Cornelio Silla. Saliva gli scalini mentre da li,si poteva vedere l'interno del palazzo imperiale, o come la chiamavano alcuni,la piccola città dell'imperatore. Da quando se ne ha memoria,il palazzo imperiale,le cui dimensioni equivalevano a quella di una piccola città fortificata,con percorsi e corridoio paragonali a strade e le stanze e i saloni potevano essere identificati come piccoli edifici a se,dov'erano presenti ai diversi piani ogni forma di amministrazione,da quella politica a quella economica,dalla zona dei banchetti a quella delle cerimonie religiose esclusivamente legate alla famiglia imperiale,che spesso si legavano alla ragione di stato. Senza contare poi la fiumana di persone che passavano al suo interno e andavano dai dignitari agli emissari,passando per cortigiani,schiavi,soldati,arredatori,cuochi,economisti e molto altro,senza contare poi lei spie,quelle imperiali e quelle straniere,che si guerreggiavano in continuazione,nell'ombra,ingaggiando battaglie segrete di spionaggio e contro spionaggio,di informazioni recuperate ed occasioni mancate. Si poteva dire che il palazzo dell'imperatore non era solo un edificio di dimensioni titaniche,non era solo un quartiere unico in tutta Orbis,no,per come funzionavano le cose li dentro,si poteva definire quel posto,come un mondo completamente differente. Una Nova dentro Nova, uno stato all'interno dello stato. Il vociare della gente più in basso per lei contava poco,quando a qualche piano più in alto,esattamente a metà tra il piano terra e il soffitto risiedeva la camera del senato,i cento posti degli uomini che amministravano la legge nell'impero,avrebbero assistito alla suo giudizio e ne sarebbero stati testimoni diretti,sia come spettatori sia come rappresentati del popolo noviano,che l'avrebbero osservata,giudicata e avrebbero partecipato alla sua sentenza finale,ma l'ultima parola sarebbe spettata a Silla,ultima voce a parlare,la più importante e solenne li dentro,come in tutto l'impero. Salì un altra rampa di scale e poi un altra e un altra ancora fino a che,non la vide,l'ingresso alla sala,con le sei colonne di marmo nero che reggevano la pesante volta di pietra,con i seggi senatoriali ai lati,muti come il marmo che rivestiva la stanza e infondo alla sala,per quanto piccolo sembrasse da quella grande distanza,la sua presenza la faceva sentire schiacciata,stritolata da una morsa più dura del ferro. L'imperatore la stava guardando,non aveva bisogno di vederlo dritto negli occhi,sapeva che era li,seduto sul trono,fiero e consapevole della propria potenza,non aveva bisogno di guardarla da così lontano,sapeva che non si sarebbe tirata indietro. Si fece coraggio e mosse altri passi verso la sua sorte e quando varcò la porta,i primi senatori che furono superati dalla figura di Nevia si sollevarono dai loro posti e nel mentre la guardarono,fu la volta della seconda fila di senatori e fecero la stessa cosa della prima e poi la terza e la quarta e così via. Da entrambe le parti della camera i senatori,vestiti nella loro preziosa toga con la striscia rossa,simbolo della loro posizione,si alzavano e la guardarono,giudicandola già in cuor loro. Poi,dopo che superò l'ultima fila vide un lungo tavolo di legno posto poco prima del trono,alla quale erano seduti cinque individui quattro erano generali di alto grado, membri dell'alto comando militare imperiale,veterani troppo vecchi per scendere sul campo ma richiesti per la loro esperienza militare,almeno ufficialmente. In verità anche tra i soldati c'è chi scavalcava i ranghi dell'esercito grazie all'aiuto del denaro e delle influenze dettata dalla politica e le sue promesse di profitto e prestigio e forse,anche quei quattro non erano esclusi dal quel sistema non proprio corretto. No,non erano loro quattro il problema,il quinto membro lo era,quello che sedeva al centro e si distingueva tra tutti i presenti nella stanza. Era un elfo,molto anziano ma con l'apparenza di un uomo di mezz'età,tipico degli elfi anziani,portava una lunga chioma argentea legata in una lunga treccia che gli cadeva dietro la schiena e portava un paio di baffi dello stesso colore e tenuta in maniera molto curata,al pari di un nobile capo famiglia. Aveva gli occhi blu scuro come il lontano e glaciale mare del nord in inverno con una cicatrice che passava in diagonale a metà volto,come a tagliarlo in due parti ,che si estendeva dalla fronte alla guancia. Indossava un abito bianco,stretto,con dettagli e ghirigori blu a motivo floreale,rarissimo caso,se non unico in tutto l'impero per quel tipo di vestiario,calzoni stretti simili alla parte superiore del vestito e stivali di pelle morbidissimi blu scuro,particolarmente raffinati. Ma nulla di tutto quello poteva battere in appariscenza con l'arma che portava al fianco,una lunga frusta,non di pelle,ma di tantissimi e piccole lame d'acciaio legate tra di loro per mezzo di sottilissimi anelli di metallo. Nevia sapeva bene chi era e tra tutti quelli con la quale aveva incrociato lo sguardo in quella mattina era il più pericoloso e il più temibile,all'infuori dell'imperatore,che se ne restava ancora seduto,inespressivo e perfettamente immobile.

Potete andare.”,disse l'elfo accompagnando le parole con un gesto della mano e le due guardie si allontanarono,dirette ognuna a un lato dell'ingresso della stanza.

Seduti.”,la voce dell'elfo si fece più forte ed echeggiò per tutta la camera del senato,permettendo a quest'ultimi di rimettersi al proprio posto,restando in rispettoso e timoroso silenzio.

L'elfo e gli altri veterani si passarono alcuni fogli di pergamena e consultandoli velocemente lesse il giusto che doveva sapere,poi si rivolse a Nevia,scrutandolo attentamente con l'unico occhio a sua disposizione.

Io,Vilnares,Magister Militum,presiedo questa questa corte militare per il processo che si tiene alla qui presente imputata,Nevia Placidia Sannita,per l'accusa di negligenza e di mancanza dello svolgimento dei proprio doveri nell'adempimento del servizio reso allo stato in quanto soldato. Si dia inizio al processo.”

Il magister Militum parlava con una tale tranquillità che faceva sembrare quell'accusa come se stesse tranquillamente conversando con un conoscente nel suo tempo libero. Per lei invece la situazione era più tesa della corda di un arco,si sentiva rigida e impacciata e per quanto stesse facendo di tutto per mantenere la sua dignità,di soldato e di donna,sapeva che Silla la stesse osservando. Non guardava i senatori,non guardava i quattro veterani o Vilnares,guardava lei,come un aquila che osservava la preda inerme nell'attesa di lanciarsi e ghermirla. Non osava ricambiare la vista per osservare ancora una volta quello sguardo carico di ira nei suoi confronti.

Allora,secondo le testimonianze e le prove a vostro carico voi,Nevia Placidia Sannita,comandante della ventiduesima Legio Superba,non avete saputo svolgere a pieno i vostri doveri di comandante,quindi,gradiremmo sapere anche la vostra versione dei fatti,se non le dispiace e non ometta niente,neanche il minimo dettaglio. Prego.”

Nevia iniziò a parlare,spiegando per filo e per segno le stesse identiche cose che aveva già detto in privato a Silla nel tempio di Libitina e proprio come il giorno prima evitò di omettere qualsiasi dettaglio e nel frattempo,piccoli mormori dovuti al cicaleccio dei senatori,sdegnati e stupiti di sentire con le proprie orecchie l'andamento dei fatti. Molti si chiedevano se fosse proprio il fatto che fosse una donna ad aver imbracciato le armi e ad avere fallito così' miseramente nel suo compito avesse portato ad una simile disfatta,sia sul piano bellico che quello politico e diplomatico. Ma da parte sua Nevia li ascoltava mentre sussurravano e chiacchieravano a bassa voce,con tono di disapprovazione quello che aveva fatto e dentro di se,Nevia si domandava schifata,con quale diritto la giudicavano? Che ne sapevano loro del campo di battaglia? Loro,che vivevano nel lusso e nell'agiatezza? Loro che vivevano al sicuro nella capitale,che frequentavano la corte imperiale,esibendo con falsa modestia le loro conoscenze e i loro possedimenti. Erano marci,individui marci,marci e smidollati,deboli e vigliacchi,non sapevano nulla e si permettevano di giudicarla? Erano porci,anzi,persino peggio.

Capisco,quindi,da come ci avete raccontato gli eventi vissuti,possiamo concordare,io e i miei colleghi,che lei,Nevia Placidia Sannita,vi siete macchiata delle accuse che vi sono state mosse contro. Avete qualcosa da dire a vostra difesa?”

Si...”,Nevia si guardò attorno,osservando con attenzione i volti dei senatori,del magister e dei suoi colleghi,ma sopratutto,il volto di Lucio Cornelio Silla,che se ne stava immobile sul suo trono di marmo nero,con la suo fare da sfinge,fermo ed enigmatico,così difficile capire cosa stesse pensando veramente e quali fossero le sue intenzioni. L'aveva sfidata e l'aveva sconfitta e se avesse voluto l'avrebbe fatta già condannare,con la prigionia,la morte,o peggio,la schiavitù,sorte che lei aveva visto da molto vicino,più di tanti altri.

Io so bene di aver sbagliato,come ovvio che sia e non nego i miei errori,le mie colpe e la mancanza ai miei doveri,come soldato e come fedele cittadina di questo glorioso impero. Ma,ho fatto ciò che ho fatto perché ho ritenuto giusto farlo. Sono stata sbeffeggiata da un volgare taglia gole che senza saperlo mi ha giocato e io,purtroppo,sono caduta nel suo inganno. Sono colpevole delle accuse che mi vengono mosse contro,ma ho agito secondo coscienza e se nel tentativo di difendere il mio onore e quello della mia legione io debba essere condannata per questo,allora lo rifarei,pur sapendo a cosa vado incontro,qualunque sia l'esito di questa sentenza.”

Il vociare degli spettatori si fece ancora più chiassoso,erano rimasti basiti per quello che avevano sentito. Con quale impudenza quella donna osava giustificare il proprio operato? Che avrebbe rifatto ciò che aveva fatto perché lo riteneva giusto? Una simile sfacciataggine era degna di un amazzone,di quelle barbare a cavallo di cui parlavano le antiche leggende su quei popoli esotici. Se voleva fare la selvaggia allora sarebbe stata giustamente punita,questo pensavano in senatori e così protestarono. Urlavano parole come vergogna,oppure,come osi in segno di diniego di quel modo di parlare tanto osceno. L'elfo invitò i senatori ad abbassare la voce,ma quando tentò le prime volte fu subito zittito,insieme a tutti gli altri,da un solo,singolo battito di mani che lo stesso Silla lo aveva fatto,così' forte da rimbombare in tutta la sala e tutti coloro che fecero rumore furono subito intimati di smettere. Silla avrebbe potuto colpire nuovamente il trono con un pugno,ma data l'ultima crepa lasciata al bracciolo forse era meglio evitare di distruggere il seggio del suo potere,anche perché poggiare le natiche su un cumulo di ciottoli,seppur ciottoli di marmo nero,non sarebbe stato né comodo né tanto meno dignitoso,per cui no,niente più pugni sul trono. Il silenzio era tornato nella sala e così facendo Vilnares poté tornare ai suoi compiti come giudice.

Grazie...”,disse rivolto all'imperatore per aver ristabilito l'ordine,per poi rivolgersi nuovamente a Nevia, “Quindi,se ho capito bene,lei,sta cercando di dire che anche se si presentasse nuovamente l'occasione lei farebbe le stesse identiche cose che l'hanno fatta portare in giudizio di fronte a questa corte? E per cosa? L'onore della legione? Vorrei ricordarle comandante,che lei è stata invitata a parlare per avere la possibilità di difendersi e a me,oltre che ai miei colleghi qui presenti, questa non sembra una difesa,ma più ammissione di colpa.”

Si,in effetti lo è. Non mi aspetto di essere assolta né tanto meno di essere compresa, ma,ogni mia azione ed ogni conseguenza alla quale esse hanno portato solo il risultato della mia volontà di difendere la dignità dei miei uomini,che sono stati presi in giro da un sol uomo,la mia,che sono stata sbeffeggiata di fronte alla mia legione e Nova,che è stata insultata direttamente dal nostro nemico,una città ribelle che si pavoneggia di essere libera all'interno dell'impero e che solo grazie agli avvenimenti dovuta al grande sisma,l'ultima guerra civile che ha rischiato di dividere un impero e alle alleanze che essa a stipulato con i nostri nemici riesce a mantenere la sua indipendenza.”

Ed ora lei,Nevia Placidia Sannita,ha garantito alla città-stato di Aegis anche un armistizio,che se non sbaglio,ha garantito un nascondiglio sicuro alla precedente succeditrice al trono,Lucilla Equo, di restare al sicuro all'interno delle mura. Cosa al quanto sconveniente per questo governo,instaurato solo da otto anni. Lei si rende conto della minaccia che scaturisce la principessa fuggiasca al comando dell'attuale imperatore?”

Si.”

E si rende conto che se mai dovesse trovare il modo di salire nuovamente al trono,ciò potrebbe scaturire in un altra guerra intestina? Come se già non bastassero Amenosi e le orde barbare che premono ai nostri confini. Se non sbaglio,la sua legione,la ventiduesima Legio Superba è andata in soccorso della città di Magentius e con ciò,ha lasciato le mura di Aegis e così,anche del relativo controllo che avevamo sugli spostamenti della principessa,cosa impedisce alla figlia del precedente imperatore di lasciare la città,ammesso che abbia un buon motivo per farlo.”

Nevia restò stupita dalle ultime affermazioni del magister militum. Era stato troppo specifico nell'ipotesi che la principessa avrebbe potuto lasciare Aegis,cosa che per lei,purtroppo,era avvenuta. Non aveva molto da pensarci infondo,lei stessa,come tutti i soldati,sapeva che tutte le informazioni recuperate dalle forze armate e dalle squadre di spie,ricognitori,informatori e traditori passavano direttamente per l'alto comando militare e poi per l'imperatore in persona e di conseguenza,il magister militum di conseguenza sapeva già che la principessa era scappata. Che stupida si disse, a non esserci arrivata subito,colpevole anche la tensione,il timore e il nervosismo che stava provando in quel momento. Si sentì una donna sola in mezzo a tanti uomini,umani e non che la guardavano e la giudicavano dai loro scranni di prezioso marmo,nelle loro toghe linde e pinte e lei,veniva vista non per la posizione che si era conquistata,ma per quello che loro vedevano. Una donna,solo una donna,una femmina umana che pretendeva di fare qualcosa alla quale solo agli uomini a Nova, e in tante altre civiltà precedenti era stato concesso di fare,un lavoro da uomo. Era sola e nessuno l'avrebbe aiutata.

Quindi mi dica,la mia deduzione e corretta,comandante Nevia?”

Si.”

E questo comporta un problema non trascurabile a questo governo,per tanto,una tale serie di mancanze da parte di un soldato del suo rango è giusto che sia punito con la giusta punizione,ora sarà emessa la sentenza.”

Un momento...”

Un altra voce,proveniente da uno dei tanti posti a sedere,in mezzo a tanti senatori,si alzò un uomo, o meglio,una creatura in particolare. L'essere indossava la toga da senatore come tutti gli altri suoi colleghi,ma il dettaglio più evidente fra tutti non era tanto il corpo muscoloso o le zampe inferiore,muniti di due dure dite e piccoli calcagni appuntiti su arti pelosi...ma la grossa testa bovina dal pelo bruno chiaro che sporgeva dalla veste,con un palco di corna bianche, curve e lische poste sopra il capo. Era un minotauro. Si,un minotauro nella camera del senato,quello che un tempo poteva essere considerato una bestia violenta e selvaggia,priva di logica e raziocinio, ora invece sedeva tra i più illustri e rinomati membri di spicco della società noviana. Nella sua pesante mole appariva tranquillo e composto,con entrambe le mani posate sul grembo e con gli occhi,i suoi grandi occhi bovini,osservava la stanza con fare solenne.

Temo che ci sia una violazione delle regole imposte dalla forma per un processo degno di questo nome.”

Vilnares,come i suoi colleghi furono colti alla sprovvista per quell'intervento improvviso.

E lei senatore,sa che sta interrompendo un processo indetto regolarmente dallo stato? E sopratutto,posso sapere il suo nome?”

Certo,il mio nome é Seleuco...e sono un principe del foro.”

Un avvocato?...”,chiese un attimo l'elfo e poi,veloce come una brezza giocosa,un pensiero gli sfiorò la mente,come se avesse ricevuto un illuminazione.

Ah ma certo,ora ricordo. La bestia della pubblica difesa,il feroce accusatore, o ancora, colui che si aggira nei labirinti burocratici. Ne ho sentite di tutti i colori,ma non immaginavo che certe voci di corridoio fossero vere.”

Lieto di aver reso reali quelle voci.”

Certo...tuttavia,posso sapere perché siete intervenuto? Questo è un processo tenuto in ambito militare.”

Ma tenuto in un edificio civile,per tanto, il segreto militare non è applicabile a questa corte,anche perché il processo non è segreto di stato e per tanto a portata di tutti...”, il minotauro rivolse le sue attenzioni verso Silla, “Vostra Augusta Maestà,chiedo di poter difendere l'imputata.”

Nessuno osò parlare mentre Seleuco scrutava i volti stupefatti di molti suoi colleghi vedendo un senatore rivolgersi direttamente a quel titano di pura potenza seduto al suo posto,immobile come una roccia e altrettanto inespressivo.

Procedi.”

Una sola parola,una sola parola e la volontà dell'imperatore era stata espressa. Nessuno ebbe da ridire,nessuno voleva. Il minotauro si alzò in tutta la sua statura,che a vederlo bene non superava di troppo la statura di un uomo medio,ma per via della sua natura appariva forte e fisicamente spesso,caratteristica naturale della sua razza. Scese i gradini con tutta la dignità di un uomo del suo status e si incamminò,con passò deciso e sicuro verso il tavolo dei militari,fino a fermarsi vicino a Nevia che guardava l'essere con fare curiosa e stupita,chiedendosi perché mai quel minotauro,per giunta un senatore aveva deciso di difenderla,se prima era certa della sua sorte ora non sapeva più cosa pensare su come sarebbe finita quella giornata. Questa cosa di certo,l'aveva colta di sorpresa.

Bene...”,disse L'elfo sfregiato incredulo, “Dato che sua maestà a concesso all'imputata di difendersi,il suo avvocato,si prende la piena responsabilità della sua cliente. Come stavo dicendo,prima di essere interrotto,l'alto comando militare,che io rappresento,giudico l'imputata,Nevia Placidia Sannita,comandante della legio ventiduesima Superba,colpevole per inadempienza ai propri doveri.”

Obiezione.”,disse Seleuco secco e deciso,come se avesse tenuto quella parola in bocca prima ancora della conferma della sentenza.

Riguardo a cosa avvocato?”,disse l'elfo pacatamente.

Riguardo alla condanna,mi pare essere stata formulata in malo modo,magister militum.”

E su cosa basa le sue affermazioni?”

Innanzitutto bisogna guardare al contesto e alla situazione del momento,in questo caso l'intera sequenza che va dal ricevere i tre individui giunti all'accampamento,al momento in cui l'intera legio Superba viene neutralizzata prima ancora che potesse scendere sul campo di battaglia e, guardare il tutto da un altro punto di vista. Lasciate che vi spieghi attentamente dal mio punto di vista,onorevoli signori.”

Il minotauro fece qualche passo indietro,guardo Nevia,poi diede una breve occhiata a Silla,che lo ricambiò ma senza cambiare la sua espressione ed infine,si guardò attorno,interessato al vero obiettivo di un buon avvocato in ogni processo pubblico,che si svolgesse nel mezzo del foro,in un aula di giustizia o li,nella camera del senato. La vera preda dell'avvocato,non è convincere il giudice o la giuria,nemmeno l'avvocato che lavora per la parte opposta,no,la vera preda dell'avvocato e il pubblico,la calca osservante,che osserva e si intrattiene nel vedere di persona lo spettacolo dell'arena legislativa,lo scontro delle parti opposti,con l'oratoria come tecnica e le parole come armi. Già,poiché il processo infondo a Nova,non era altro che uno scontro tra gladiatori: il giudici come arbitro,gli avvocati come sfidanti,il pubblico come folla e la sorte dell'imputato,come premio della vittoria. La sete di sangue,seppur metaforica,era evidente negli occhi dei senatori li presenti,seppur di razze e provenienze diverse,che fossero nati in città o provenissero dalle parti più lontane dell'impero ora erano li,ad assistere,a guardare,ad intrattenersi. Bene,si disse Seleuco, era esattamente quello che voleva che accadesse. Era in quel momento,che i veri giochi avevano inizio.

Dunque,per prima cosa dobbiamo ricordarci del resoconto che è giunto un paio di giorni fa su ciò che è accaduto ad Aegis,ricordandoci che gli eventi avvenuti quel giorno sono stati riportati con un attenzione al dettaglio più che minuzioso,cosa che tra l'altro ci si può aspettare dall'alto comando militare. Il guaio e che qui,mi pare che si stia giudicando più la forma,che la sostanza. Mi spiegherò meglio. Partiamo dall'inizio dell'incontro che vi è stato tra i tre uomini,un nano,un elfo ed un umano e il comandante della Superba. Ora, Cercate attentamente di ricordare questo preciso momento della faccenda. L'umano che si è rivolto alla qui presente Nevia,si è espresso in maniera volutamente,volgare,irrispettosa e sopratutto ingannatrice,allo scopo di attirare l'attenzione del comandante e impedirgli di agire e disporre gli uomini per il confronto con le truppe di Aegis. Noterete bene,miei cari signori che secondo la gerarchia di comando,quando un militare di alto grado riceve una o più persone,che si identificano come emissari,portavoce e diplomatici,secondo i doveri della sua autorità di presenziare e discutere degli accordi direttamente con gli stessi,farlo,sarebbe una grave mancanza ai suoi doveri,quindi,da questo punto di vista, Nevia Placidia Sannita e innocente. Io dico che ella è innocente da questa colpa.”

Il comandante sapeva benissimo quali fossero i suoi obblighi. Il fatto di essere stata ingannata non è una scusante.”

No,Magister? Era stata offesa e umiliata di fronte ai suoi uomini e con lei,anche l'intera legione,era normale che fosse in collera e questo,per me, è un motivo per la quale Nevia Placidia Sannita ha avviato uno scontro con il cosiddetto umano. Il lasciarlo andare senza punirlo della sua insolenza l'avrebbe fatta apparire debole e inetta di fronte alla sua legione. Uccidere colui che si era fatto beffe della Superba e del suo comandante,era l'unico modo per risanare la dignità calpestata. Quanto all'esito dello scontro è stato quel che è stato è nessuno può cambiarlo.”

Ha perso,quindi,oltre la beffa anche il danno e solo per questa ragione la condanna è più che meritata. Senatore Seleuco,per quanto ci possa provare a difendere questa donna e gli olimpi sanno solo loro il perché,l'accusa resta invariata.”

Eppure io non credo che la vicenda venga giudicata per quello che è realmente.”

E sarebbe?”

Un piano ben orchestrato.”

Si esprima meglio.”

Io sono convinto che nella disgrazia del comandante e di quello che è avvenuto dopo è stato parte di un organizzazione meticolosa,studiata ogni dettaglio. Persino la parte in cui quella strana nebbia azzurra inizia a comparire nel campo e fa svenire tutti i soldati presenti nel castrum,tranne il comandante Nevia,dando il tempo necessario ai tre uomini giunti al campo di scappare e poter tornare all'interno delle mura,al sicuro dalle mani dell'esercito. Ora vi state rendendo conto,signori miei,di quale sia la verità?”

Se deve dire qualcosa,la dica chiaramente è senza fare giri di parole.”

La verità e che per un motivo o per un altro,Il comandante Nevia Placidia Sannita,non avrebbe mai dato inizio a quello scontro,non glielo mai avrebbero permesso.”

l'individuo o il gruppo che ha fatto comparire quella strana nube dagli effetti narcotici è chiaro. Il vero obbiettivo del fautore della fuga dei tre inviati non era farli fuggire,o almeno credo che non sia solo quello,ma anche di impedire l'assedio.”

Aegis possiede numerosi mezzi a sua disposizione e un imponente esercito,per non parlare poi della magia,nella quale i maghi di quella città sono particolarmente esperti. Perché mai impegnarsi così tanto per impedire una battaglia,che sapevano già che non sarebbe mai avvenuta? La cosa non ha senso.”

Invece si,se teniamo conto che c'era una principessa fuggiasca in quella città e che adesso,ha superato i confini dell'impero,tornando così nella sua nazione d'origine. Non volevano perdere tempo è un assedio,anche nel caso fallisca,chiude ogni via di fuga,impedendo così agli assediati di uscire all'esterno,restando così isolati dal mondo. Per un motivo o per un altro, La principessa Lucilla non intendeva restare ad Aegis per più tempo del necessario. Ecco perché credo che Nevia Placidia Sannita non sia colpevole.”

Capisco...ma all'infuori di tutto questo parlare,tenuto conto che quelle che ha tirato fuori sono e restano pur sempre congetture e teorie a riguardo,ha qualche prova a favore di questa innocenza,o tutto quello che ha tirato fuori da questa interruzione e solo una grossa perdita di tempo?”

Tra Vilnares e Seleuco c'era un duello in corso,fatto di parole e rapidi scambi di domande e risposte. Ovviamente il minotauro non aveva prove a confermare le sue teorie,che anche si fossero rivelate veritiere,senza nulla che possa dimostrare la veridicità di quanto accaduto e quindi,il suo punto debole era stato scoperto di fronte all'intera camera del senato e dell'imperatore. Non aveva prove e come diceva il detto: innocente fino a prova contraria e lui di prove contrarie non né aveva a disposizione,quindi,Nevia restava l'unica colpevole imputabile.

No signore,non ho prove.”

Ha dei testimoni?

Nemmeno.”

Quindi,niente prove e niente testimoni fanno di questa arringa solo un inutile spreco d'aria,senatore Seleuco. Quindi,passiamo alla sentenza e concludiamo questo processo,visto che di tempo se n'è è perso anche troppo. Per le accuse precedentemente elencante dal sottoscritto,Nevia Placidia Sannita,siete ritenuta colpevole per le colpe della quale siete accusata. La parola infine va all'imperatore,che detterà la condanna. Prego Maestà.”

Il gigante se ne restava fermo nella stessa identica posizione da quando Nevia aveva fatto ingresso nella grande sala è da lui non giunse alcuna risposta. Restava in silenzio,con lo sguardo fisso verso Nevia,mentre il volto,piatto nella sua inespressività,non mostrava segno visibile di alcuna emozione.

Imperatore,stiamo aspettando una risposta.”

Gli occhi di Silla si spostarono lentamente verso l'elfo,che seduto al suo posto aspettava la decisione finale riguardo il destino della ragazza sotto accusa.

E una risposta avrai,ma prima,ho delle domande da porre,prima di giungere ad una conclusione.”

Signore,con tutto il rispetto,sarà meglio terminare al più presto questo processo. In quanto magister militum ho delle altre questioni da sbrigare che necessitano della mia presenza e...”

Silla si alzò dal trono e non curandosi di Vilnares si incamminò lentamente verso la ragazza,mentre l'osservava dritta negli occhi e lei,non aspettandosi quel mossa da parte dell'imperatore si irrigidì,osservandolo a sua volta,mentre cercava di trattenere i piccoli brividi dettati dalla paura e dalla tensione che solo il possente dominatore sapeva esercitare su di lei. Nemmeno Seleuco si sarebbe aspettato un comportamento simile,da quando si era seduto per la prima volta nella camera del senato,circa quattro anni prima,non gli era mai parso che Silla si fosse comportato in quel modo. Sapeva bene che l'imperatore era un uomo che difficilmente tendeva ad ascoltare il consiglio altrui e buona parte delle volte faceva di testa sua,senza preoccuparsi troppo dell'opinione altrui,ma alzarsi di punto in bianco ed ignorare completamente un proprio funzionario imperiale,per di più il magister militum,secondo di grado solo all'imperatore per importanza sul piano militare di tutta Nova,snobbato e lasciato a se stesso come un qualunque e petulante cortigiano,rompeva qualsiasi legge di comando dettata dalla norma della sua posizione. E ora invece si stava avvicinando a loro due,con passo calmo e cadenzato,forte e possente,con quel corpo massiccio e al contempo armonico nelle forme,un passo dopo l'altro,come un lupo o un leone,il passo di un predatore,la camminata di una bestia che non si fa ingabbiare ma al contrario,non esita a mostrarsi in tutta la sua maestosità...ed era una visione sconvolgente e allo stesso tempo intimidatoria. Si fermò di fronte a lei,la fissò per un attimo e disse niente,non fece niente, se non guardarla,con sguardo freddo e indifferente. Nessuna emozione,nessuna espressione e l'ansia di Nevia crebbe ancora di più,non perché si stava mostrando violento verso di lei,ma perché non stava facendo assolutamente nulla.

Senatore Seleuco...”,disse improvvisamente l'imperatore senza distogliere lo sguardo da Nevia, “Sei convinto dell'innocenza di questa donna?”

Signore?”

Rispondi alla domanda.”

Beh,secondo la legge ogni cittadino a diritto ad un giusto processo....

Non ti ho chiesto cosa ne pensa la legge,ti ho chiesto se sei convinto dell'innocenza di questa donna.”

S-Si...”,rispose il minotauro intimorito,ma non per questo meno deciso nelle sue convinzioni, “Assolutamente convinto.”

E tu magister? Sei convinto della sua colpevolezza?”,disse ancora una volta Silla senza togliere gli occhi di dosso dalla ragazza,che anche lei,vibrante di timore verso di lui e quello che poteva fargli non riusciva a distogliere lo sguardo.

Si,sono convinto della sua colpevolezza.”

Capisco.”

L'imponente sovrano fece un paio di passi indietro,osservò con attenzione i molti senatori presenti nella sala,tutti catturati dalla sua possente figura,forte e gloriosa. I loro sguardi erano su di lui e l'attesa straziante del suo verdetto aumentava la tensione presente li dentro,come il gladiatore che si appresta a finire l'avversario in un incontro importante o come il commediante finisce di interpretare la scena più importante dell'opera. Tutti lo stavano guardando,ansiosi di sapere come sarebbe concluso il processo al comandante della Superba. I senatori aspettavano,Seleuco e Vilnares aspettavano e Nevia,aspettava con il cuore in gola e le membra tremolanti,non lo dava a vedere,o meglio,non voleva darlo a vedere,ma lui lo notava facilmente,non poteva nasconderglielo,la conosceva da tutta una vita.

Sono giunto ad una conclusione...”,immediatamente i suoi gelidi occhi azzurri tornare a fissare Nevia,ma questa volta parevano più feroci e implacabili,proprio come il giorno prima nel tempio di Libitina,la stessa gelida sensazione provata la sotto,le percorreva la pelle,come se l'anima avesse lasciato il corpo e adesso ne restava solo un freddo guscio ricolmo di paura e incertezze,che temeva divenissero realtà.

Nevia Placidia Sannita,comandante della legio ventiduesima Superba, per le colpe attribuite di negligenza e mancanza ai propri doveri....colpevole.”

Infine la sentì,colpevole,quella parola che tanto temeva,che non avrebbe voluto sentire,non da lui. Colpevole,la colpa era stata ammessa e adesso non aveva più speranze di salvezza,abbassò la testa sconfitta e chiuse gli occhi. Era condannata e adesso niente avrebbe potuto salvarla.

Sia subito rimessa in libertà.”

Rialzò la testa e osservò l'imperatore con sguardo confuso,incredula a quella contraddizione che aveva sentito,come tutti i senatori ancora seduti al loro posto,come Seleuco che non seppe interpretare il verdetto di Silla e dal magister militum e dai suoi illustri colleghi,che non sapevano come rispondere,senza ingarbugliare i propri pensieri in quella matassa caotica che era divenuto il contenuto della razionalità che albergava nelle loro menti.

Come ha detto imperatore?”,chiese Vilnares confuso.

Nevia Placidia Sannita è colpevole,rilasciatela.”

Non capisco.”

Non devi capire. Hai ricevuto un ordine...eseguilo.”

Vilnares non poté fare a meno di obbedire,anche se questo andava contro ogni logica esistente. Non sapeva cosa pensare,non sapeva come controbattere a quell'assurda richiesta,per tanto,eseguì la richiesta.

Comandante Nevia Placidia Sannita,con l'approvazione di questo consiglio e di sua maestà...siete libera di andare.

Sentendo quelle parole il cuore della ragazza riprese a battere di gioia e il timore di una severa punizione si era sciolto come neve in primavera. Non ricordava da quanto tempo aveva sentito il petto così pesante il petto,la bocca così secca e i brividi di paura prendere il sopravvento sul suo autocontrollo,non che fosse mai stata famosa tra i soldati per la sua pazienza,che a dire il vero era poca. Il sollievo della assoluzione era qualcosa di così idilliaco,anche con le voci di dissenso dei senatori,contrari a questa svolta era lampante,dalle loro parole e ai numerosi gesti e movenze per tale finale.

Maestà...”,disse Nevia,prendendo l'ardire di rivolgersi direttamente a Silla, “Vi ringrazio per la vostra immensa pietà,non so come ringraziarvi...”

Pietà? Pietà dici? E di chi avrei avuto pietà?...” Disse lui posando il suo gelido sguardo sulla ragazza,che se prima era tornata ad essere la Nevia di sempre adesso pareva nuovamente confusa.

Beh,avete detto che sono libera.”

Infatti,libera. Ma il prezzo della libertà e alto mia cara e tu dovrai pagarlo appieno. La tua colpa ti ha portata qui e a quella colpa dovrai trovare rimedio. Questa è la tua condanna....e la tua unica salvezza...”

Silla si interruppe momentaneamente,voleva assicurarsi che tutti ascoltassero,che tutti fossero attenti alle sue esatte parole. Doveva dirne solo due,il loro significato sarebbe stato più che chiaro.

Ignominiosa missio.”

Ignominiosa missio,la condanna al congedo con disonore. Una macchia indelebile sul nome del soldato che veniva marchiato come vergogna dell'esercito,che veniva privato dei suoi privilegi come militare e non più idoneo a svolgere il servizio militare. Per Nevia questa era una condanna troppo pesante da subire,persino per lei e nemmeno il minotauro accanto a lei sapeva come ribattere a quella sentenza,inaspettata persino per lui,che di solito era bravo a rovesciare il favore dei giudici e delle giurie a suo favore.

Ma,poiché sei stata ritenuta degna di essere difesa,anche da uno solo dei presenti,ti concedo il diritto di salvare la reputazione,la carriera e la dignità, se accetterai di svolgere un ultima missione,accetti?”

Si.”

Nessuna esitazione,nessun pentimento. Rispose in fretta e con decisione. Se questo fosse servito a salvarla dalla pena. Se questo fosse servito a renderla di nuovo degna agli occhi dell'imperatore...il suo imperatore.

Bene. Rintraccia la principessa,trovala e portami la sua testa...e sappi che non intendo in senso figurato. Non mi interessa come farai o quanto tempo ci metterai,ma non farai nient'altro che compiere questa missione,che si concluderà solo con la morte di Lucilla o la tua. Recluta una piccola squadra se devi...”

Silla si girò verso Seleuco e lo fissò con aria pensierosa.

Puoi cominciare da lui...”

Scusi signore io,ma non credo di essere il più adatto per questo genere di cose,senza contare che sto seguendo alcune cause molto importanti e...”,disse Seleuco preoccupato per quel azzardato consiglio.

Il mio non era un suggerimento. Tu hai voluta difenderla e ora tu te ne prendi la responsabilità. Se ti consola,il tuo intervento è stato più utile ad influenzare la mia decisione. Potete ritirarvi e aspettate nuove istruzioni.

E fu così che Silla si allontanò e si diresse verso le sue stanze,ma prima si fermò di colpo,inclinò leggermente il capo a voler dietro le spalle ancora una volta Nevia.

Un ultima cosa,comandante.”

La ragazza restò immobile,come un soldato semplice in attesa di ordini.

Si?”

Quando hai firmato la tregua con Aegis c'era un vecchio che accompagnava la principessa vero?”

Si signore.”

Forse mi è sfuggito qualcosa,ma per caso,ti ha detto qualcosa in privato? Qualcosa che ha rivelato solo a te?”

No signore.”

Capisco.”

Poi se ne andò,senza dire nient'altro raggiunse la porta e si diresse nelle sue stanze,lasciando la sala e tutti i suoi occupanti a se stessi. Nevia si girò improvvisamente verso Seleuco con espressione irata,con il fuoco dell'astio a infiammargli lo sguardo.

Perché sei intervenuto?”,chiese lei bruciante di disprezzo.

Beh,ho visto che nessuno ha preso le tue difese e non mi pareva giusto che ti accusassero in quel modo senza darti la possibilità di difenderti. Era tuo diritto comandante.”

Mi stavo difendendo più che egregiamente minotauro. Ascoltami attentamente,non mi interessa quale carica ricopri né di quali potenti amicizie puoi fare affidamento,ti avverto...” Nevia si fermò un attimo per puntargli un dito contro il muso della testa bovina,in segno di minaccia.

Se mi sarai d'ostacolo,se mi sarai d'intralcio o non farai altro che darmi fastidio,ti assicuro che con te ci farò un spezzatino,sono stata chiara?”

Seleuco non pareva troppo preoccupato dalle minacce della ragazza,ma di certo non osava prenderla sotto gamba. Il solo fatto di minacciare un senatore e già di per se darsi una zappa sui piedi a livello legale,in quanto minacciare o mostrarsi violento contro un individuo che ricopriva una carica statale era già di per se un crimine punibile con l'incarcerazione per un breve periodo di tempo,nei casi più innocui,se così si poteva dire. Ma gli altri senatori erano già impegnati a spettegolare tra di loro sull'andamento del processo e stavano ignorando i due che rischiavano di dar spettacolo. Forse si erano presi qualche occhiata di sfuggita,ma nulla di serio. Seleuco da parte sua restò calmo e comprensivo e decise di mantenere un atteggiamento amichevole.

Trasparente. Ora, Io devo dare la notizia ad alcuni miei clienti della mia nuova situazione,mentre lei comandante,cosa intende fare?”

Vado agli alloggi della guardia cittadina. Anche vestita così non ci metteranno molto a riconoscermi e fornirmi dell'equipaggiamento di base. Ti troverò io.”

Si ma....”

E fu così che anche Nevia si allontanò dalla sala dei senatori e senza aspettare il suo nuovo compagno di missione. Era stata graziata? Oppure era stata condannata? Non sapeva cosa pensare dell'operato di Silla. Era stata processata,giudicata colpevole e nonostante ciò,era stata liberata per compiere un ultima missione,uccidere la principessa Lucilla. Il sangue della figlia del precedente imperatore gli avrebbe permesso di ripulire l'onta del disonore,ma ancora meglio,avrebbe avuto l'opportunità di potersi vendicare di quell'animale che si era permesso di sbeffeggiarla,insultarla,umiliarla e quel che peggio l'aveva anche scampata. Non sapeva il suo nome,non sapeva chi fosse o da dove venisse,ma una cosa era certa. Se Lucio Cornelio Silla le aveva ordinato di portargli la testa della principessa fuggiasca allora lei si sarebbe presa quella dell'uomo che era venuto a parlare per conto di lei e di tutta Aegis. Non importava quanto tempo ci avrebbe messo,non gli importava come ci sarebbe riuscita, si sarebbe presa la sua vita e lo avrebbe punito come meritava. Si,non solo si sarebbe impegnata con tutta se stessa nel farlo,ma ne avrebbe anche goduto. Il tempo del riscatto e della vendetta sarebbero giunti,ma per ora,gli servivano un arma e un armatura. Il resto,sarebbe venuto da se.

  
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