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Autore: Dioni    01/04/2023    0 recensioni
In un mondo di eroi,mostri,uomini e dei,dove immense nazioni si fanno guerra per la supremazia,Milziade,un uomo dalle mille professioni e abile combattente viene contattato da Lucilla,una giovane sacerdotessa di Apollo per scortarla fino alla città-stato di Aegis,dove sa di poter trovare rifugio dalle grinfie di Nova,l'impero che lui legioni si spandono sempre più per posare il vessillo della'aquila dorata su nuove terre e su nuove razze e dal suo imperatore,Lucio Cornelio Silla,il segreto per la quale la ragazza e perseguitata,intrecciando così il suo destino con quello del mercenario,trascinandolo in un avventura che li porterà alla ricerca di un antichissimo potere,pari forse a quello degli dei stessi e che nelle mani sbagliate può cambiare il destino del loro mondo per sempre.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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In quello stesso istante, Provincia dell'Arborige.

L'arborige,terra di pascoli e allevamento,terra benedetta da campi abbondanti. Fin da tempo immemore queste praterie avevano sfamato numerose tribù e regni di antiche civiltà barbariche,dedite alla pastorizia e alla vita agraria,tanto quanto alle razzie e alle piccole guerre contro i loro vicini,fino a che non giunse Nova,con le sue legioni a imporre il suo dominio su tutti coloro che avevano posto il loro dominio su quella provincia ed ora,era una delle terre più fertile e floride di tutti i territori settentrionali dell'impero. Situata a metà tra le montagne del piccolo territorio della città-stato di Aegis e le province dal clima più temperato,L'arborige costituiva un territorio con un clima afoso in estate e freddo in inverno,con stagioni,non troppo dissimili per durata l'una dalle altre. I suoi campi erano colmi di grano, ma  anche di segale,farro e orzo e molto presente era l'allevamento di bovini,presenti in maniera molto forte nella regione. Tipici di questa zona dell'impero erano la presenza di piccoli cittadine rurali,difese da semplici palizzate di legno e poche città importanti,costruite,dopo la conquista imperiale sopra i resti di insediamenti precedenti. Ed era proprio in una di queste cittadine autosufficienti e dai ritmi lenti,tipici delle comunità agrarie,che una ragazza e i suoi compagni di viaggio,si godevano una giornata in piena tranquillità. Il sole bruciava la terra e l'aria era afosa. Se ne stavano tutti e cinque all'ombra di un grosso edificio,il granaio della comunità,mentre i tre cavalli erano intenti a dissetarsi ad un abbeveratoio posto vicino ad un piccola fontana,collegata ad una sorgente vicina. Normalmente a quell'ora sarebbero stati in viaggio come nei due giorni precedenti dalla loro fuga da Cherunensis,restando in movimento avrebbero evitato di essere scorti nel caso li stessero cercando attivamente,spostandosi sulle strade principali,solo quando la situazione lo permetteva. Ma quel pomeriggio era così caldo,che dovettero fermarsi forzatamente,in quanto ne loro ne le loro cavalcature avrebbero fatto molta strada e avrebbero speso troppe energie e perciò si fermarono,in cerca di un po' di tregua da quella arsura così feroce.  
“Oggi fa un po' troppo caldo per  continuare a viaggiare. Forse oggi ci conviene allestire un campo  qui vicino e domani mattina ripartiamo. Oppure si può convincere Apollo a  farlo salire più in alto nel cielo e allontanare il sole dalla superficie della terra. Tu principessa,hai qualche soluzione a riguardo?”
“Chiese Milziade con la schiena appoggiata con il muro,mentre si toglieva il sudore dalla fronte con il palmo della mano.
“Mi spiace,ma nemmeno un alta sacerdotessa può obbligare il proprio dio a fare quello che vuole lei,sarebbe una violazione dell'ordine naturale delle cose. Figurati io,che quando sono scappata dalla Domus Lucis era poco più di un iniziata ai suoi misteri.”
Disse Lucilla seduta con le gambe incrociate a terra e la testa abbassata,segno che era provata dal clima torrido.
“Ci fosse almeno una foresta da queste parti almeno potremmo ripararci sotto le fronde degli alberi.”,disse Nym seduto,intento ad controllare la corda dell'arco.
“O una galleria sotterranea. Una di quelle usate come ghiacciaie per tenere fresco il cibo.”,disse Gordlack disteso al suolo,rassegnato all'idea di non potersi rinfrescare più di così.
“In un caso o nell'altro,qui si muore di caldo. Nemmeno il vento osa soffiare per timore che anch'esso possa evaporare sotto il sole.” E infine anche Braxus fece il suo commento,anche appoggiato contro il muro e sventolandosi in volto con una mano,nel tentativo di ottenere dell'aria fresca,anche se per breve tempo. Chi di loro portava protezioni di metallo,come Milziade e Gordlack se le dovettero togliere e metterle all'ombra separatamente,in quanto soffocare dentro le loro stesse armature sarebbe stato come fare la fine di un pollo allo spiedo dentro un forno e questo ovviamente,cercarono di evitarlo.
“Briseide non stare sotto il sole. Se poi ti prendi un insolazione che faccio?”,disse Milziade rivolto alla giumenta,che osservando per un attimo il suo cavaliere lo guardò,per poi tornare a ignorarlo,restando in piedi,nello stesso identico punto.
“Giuro che a volte proprio non ti capisco. Fa come ti pare”
E tornò a rilassarsi,sapendo di non poter convincere la sua vecchia compagna di avventure e tornò alla pace che quell'ombra gli poteva offrire. Passò almeno un ora che nessuno di loro facesse niente e nessuno di loro,nemmeno Lucilla,che era la più desiderosa di tornare a viaggiare era così volenterosa di compiere neanche un passo sotto la cocente potenza del suo lucente signore. Forse una pausa poteva anche concedersela. Dopotutto era una principessa,una reale di una nobile dinastia,doveva pur approfittare dei propri privilegi,pensò lei scherzosamente. Ad un certo punto,quando tutti e cinque stavano per appisolarsi all'ombra del granaio,videro comparire,poco alla volta,una figura assai bizzarra in mezzo alla strada. Era un uomo,basso,dal petto piccolo e la pancia gonfia. Aveva la testa rotonda quasi come un pallone e un naso appuntito. Indossava solo un cappello di paglia a tesa larga e una semplice veste di semplice stoffa grezza marrone chiara e gli arrivava fino a metà coscia e ai piedi portava delle solae,dei semplici sandali di cuoio. Trascinava un piccolo carretto,tanto piccolo da arrivargli ai polpacci,quasi un giocattolo,che trascinava per mezzo di un corda lacera e rovinata. Si guardò attorno,come in cerca di qualcosa o di qualcuno,girando prima in una direzione e poi in un altra,ma tenendo le braccia strette al corpo. Nevia osservò lo strano ometto e gli parve spaesato e in qualche modo confuso.
“Perché quell'uomo e sotto il sole? Finirà per prendere un insolazione.”,disse la ragazza con cuore tenero.”
“Non è un nostro problema, prima si toglie da sotto il sole,prima potrà stare meglio. In ogni caso la cosa non ci riguarda.”, disse Milziade disinteressato della sorte del poveretto.
Ma Lucilla non lo stette ad ascoltare e senza dire nulla si alzò e uscì dall'ombra,dirigendosi verso l'ometto sotto il sole. Tutti,tranne il mercenario,volevano chiamarla a se e per istinto stavano per chiamarla con il suo titolo di principessa,ma non potevano permettersi di essere scoperti e perciò la cosa migliore che riuscirono a fare era stare muti e tenere pronte le armi,nel caso fosse stato necessario un rapido intervento.
“Mi scusi buon uomo,si è perso?”
L'ometto sembrava troppo distratto per dare attenzione alla ragazza e continuò a guardare in giro.
“Scusi,signore,mi sente?”
“Allora vediamo,doveva essere qui da qualche parte. Dunque,dovevo girare a destra due villaggi fa,poi dritto fino...o forse dovevo girare a sinistra e poi dritto...no prima a destra,poi svoltare a sinistra e infine dritto...però si nasconde così bene in mezzo ai campi...
“SIGNORE.”
Lucilla dovette alzare la voce per farsi sentire,al punto che urlò,facendo trasalire il buffo personaggio,che quasi balzo sul posto per lo spavento. Si accorse del pessimo comportamento che aveva tenuto nei confronti dell'individuo e pur non urlando con rabbia o indignazione si dispiacque per quello che fece,sapendo che una principessa e, in particolar modo una sacerdotessa non si sarebbe dovuta comportare in quella maniera.
“Le chiedo scusa signore per il mio comportamento,ma un attimo fa lo vista bloccarsi in questo punto e mi parso le servisse aiuto. Ho temuto che con questo caldo potesse prendersi un insolazione.”
“Come? Oh no,io con me ho Palea e lui mi protegge dal sole,vedi?”
L'uomo indicò con un dito il capello di paglia e poi se lo tolse,mostrando una capoccia calva e due occhietti,piccoli e innocenti,quasi fossero quelli di un ragazzino. Ora che lo vedeva bene,si comportava in maniera strana,non sapendo però dire se fosse un comportamento voluto oppure la conseguenza di qualche stranezza,ma non percependo alcun senso di pericolo provenire da lui non si allarmò.
“Si lo vedo...mi pare che stesse cercando qualcosa,o qualcuno. Forse posso aiutarla in qualche modo.”
“Oh ti ringrazio gentile ragazza,sono certo che tu lo abbia visto.”
“Di chi parlate?”
“Dello spirito del grano? E cosa sarebbe di preciso?”
“Lo spirito del grano è lo spirito del grano. Se lo vedi lo vedi e se non lo vedi non lo vedi. Lui è fatto così.”
“Capisco...”,disse Lucilla cominciando a pensare che il piccolo uomo non avesse le idee molto chiare,forse per colpa del caldo soffocante,ma sentiva che non c'era alcuna cattiveria nelle sue intenzioni e lasciarlo li in preda dell'afa sarebbe stata una cosa crudele e decise di giocare,con nobili intenti,con la sua condizione.
“Senta,le andrebbe di sedersi all'ombra con me e i miei compagni di viaggio? Sono certa che se si riposerà un attimo, e se saprà aspettare,lo troverà di sicuro. Venga.”
“Grazie,sei così gentile.”
Lei gli fece cenno con la mano di seguirlo e lui le stette dietro,portandosi dietro quel piccolo carretto di legno,con le rotelle che cigolavano ad ogni giro compiuto. I quattro accompagnatori non seppero cosa pensare di quella situazione,pronti com'erano all'azione e con armi alla mano si erano aspettati,giustamente,che potesse succedere qualcosa alla ragazza e che l'uomo in realtà la stesse raggirando,approfittando così del suo tenero cuore di fanciulla.
“Ecco siediti qui,vicino a me.”
“Grazie. Si,qui si sta proprio bene.”
L'uomo si sedette a terra vicino alla ragazza a gambe larghe,così,come fanno i bambini,mentre ancora con la mano,stringeva la corda del carretto,che sembrava custodire quasi con gelosia.
“Scusi,posso sapere perché si porta dietro quel carretto? Forse stava trasportando qualcosa prima?”
“Si,lo spirito del grano è un vero giocherellone,gli piace saltare in mezzo ai campi,a nascondersi in mezzo alle spighe e a volte gli piace fare i dispetti ai contadini quando seminano il grano,oppure quando lo mietono. Tra poco  sarà la festa del raccolto e non puoi immaginare quante né combinerà. Però, a forza di giocare in mezzo alle messi lo spirito si stanca e io mi offro di dargli un posto dove riposarsi e allo stesso tempo di postarsi. Gli piace tanto il mio carro e io lo porto sempre con me.”
“Dev'essere dura stare dietro ad uno spirito che scorrazza dove gli pare e piace.”
“Eh si,però io lo so perché fa così. Lo fa perché lui controlla che il grano cresca bene e rigoglioso,così che si possa mietere e dare da mangiare a tutti. Il grano è una cosa buona e tutti ne devono godere. Posso chiederti come ti chiami?”
“Ah si certo...io...”
Lucilla non poteva rivelargli il suo vero nome e già i suoi compagni la guardavano preoccupati. Ma non se la sentiva di lasciarlo sulle spine e così gli disse il primo nome che gli venisse in mente.
“Galla. Mi chiamo Galla. E lei invece?”
“Popilio. Tutti mi chiamano Popilio.”
“Bene Popilio. E un piacere averla incontrata.”
“Anche per me,sei una brava ragazza,mi piaci. Senti,tu e i tuoi amici non avete un posto dove stare vero?”,disse lui mostrandole un sorriso infantile.
“Che occhio lungo amico,come mai tutto questo interesse per noi?”,intervenne Milziade nella conversazione con tono ironico. Ma Popilio non sembrò influenzato dal tono del mercenario e perciò continuò a parlare come se nulla fosse successo.
“Beh,ultimamente da queste parti si sono viste delle persone cattive.”
“Persone cattive? Di chi parla?”,tornò a parlare Lucilla.
“Persone cattive. Li ho visti ogni tanto aggirarsi da queste parti mentre cercavo lo spirito del grano. E gente cattiva,non ben vista dai contadini. Picchiano i contadini,rubano il grano,poi se ne vanno e poi ritornano. Allo spirito del grano non piace questa gente. Ma loro quando mi vedono mi lasciano stare,mi ignorano,come fa la gente che abita qui. Dicono che la mia testa non è apposto e per questo la gente mi lascia cercare lo spirito del grano in pace. Però la mia testa sta bene e quindi gli altri che non capiscono niente. Lo dice sempre Clara.”
“Clara?”
“Si,Clara è una sacerdotessa di Cerere e gestisce il tempio di tutte le comunità della zona. Lei è buona e mi permette di dormire nel fienile,visto che io una casa non c'è l'ho. Se volete potete passare la notte li e a noi non dispiace avere delle persone da ospitare.”
“Per dormire anche noi sul fieno?...”,intervenne nuovamente Milziade con tono ironico, “Non vorremmo privarti dei tuoi comodi agi o nobile sign...”
Ma non terminò la frase che un dito della ragazza gli sfiorò la mano e un improvvisa e rovente scottatura lo fece sobbalzare,facendogli scattare la mano e portandosela al petto,mentre con l'altra massaggiava il punto ustionato dal potere della ragazza.
“Accettiamo con piacere,vero?”,disse lei rivolgendosi al resto del gruppo,ma puntando il suo sguardo in particolar modo verso Milziade,osservandolo con sguardo deciso.
“Vero?”
“Ma certo..Galla...sarebbe una vera scortesia rifiutare una simile generosità.”
“Eccellente,andiamo subito,così potrò farvi conoscere Clara e avvertirla del vostro soggiorno.”
L'omino,preso dalla foga della contentezza si alzò sgraziatamente e si allontanò.
“Aspetti buon uomo...”,intervenne Nym, “potrebbe aspettarci solo cinque minuti? C'è una cosa della quale dobbiamo parlare tra di noi. Non ci metteremo molto.”
“Va bene. Vi aspetto qui vicino.”
E così facendo Popilio si allontanò dalla vista del gruppo,che a quale punto,Milziade,Gordlack,Nym e Braxus iniziarono a voltare lo sguardo verso Lucilla,guardandola in maniera ammonitrice.
“Che cosa c'è? Perché mi guardate così?”,chiese Lucilla preoccupata.
“Cosa c'è? Ah non lo so,diccelo tu...Galla. Perché hai detto di si a quell'uomo?”,l'ammonì Milziade mentre ancora si massaggiava la mano.
“Io ho solo accettato l'ospitalità di quell'uomo e non mi è sembrato giusto rifiutarla. Se questo fosse l'aiuto inviato da un dio non sarebbe giusto rifiutarlo.”
“Peccato che quello li non mi pare sembri sia così divino dato il suo aspetto e a tal proposito,come sai che in realtà non sia una trappola?”
“Odio ammetterlo ma ha ragione...”,parlò Nym con tono calmo e controllato, “Dare confidenza agli sconosciuti non è una mossa molto saggia principessa. Abbiamo già un imperatore che può mandarci contro intere legioni se solo volesse e ora anche un forza d'invasione di tribù barbare che non sappiamo come,sanno del viaggio che stiamo compiendo. Maestà, arrivati a questo punto c'è da chiedersi quanti altri sono che sanno di noi e quando li incontreremo,se mai dovessimo incontrarli e quell'uomo,mia signora,potrebbe essere uno di loro. Non possiamo permetterci simili errori. Non con quello che c'è in ballo.”
Lucilla stette a sentire con attenzione le parole che l'elfo gli aveva rivolto e nell'ascoltarlo adesso si sentiva in colpa e anche un po' stupida. Abbassò la testa pentita di non aver pensato alle conseguenze della sua ingenuità,colpevole di rischiare veramente di essere finita in trappola di un probabile nemico. Come aveva fatto a non pensarci? L'eccessiva bontà del suo tenero cuore non gli aveva mostrato il probabili pericoli che adesso rischiava di correre,esponendosi a un probabile nemico e adesso si era esposta,mettendo in pericolo lei e gli altri membri del gruppo.
“Mi dispiace. Non volevo mettervi nei guai. E solo che vederlo così mi ha tenerezza ed io non sono riuscita a resistere. Vi chiedo scusa.”
Nessuno nel gruppo volle replicare quella tenera affermazione,anche se Milziade voleva continuare a farle la ramanzina,ma gli altri tre sarebbero intervenuti per proteggerla dalle sue accuse e quindi non continuò.
“Adesso che facciamo? Riusciamo a togliercelo dai piedi?”,chiese Braxus preoccupato per la situazione.
“No, a questo punto ci tocca seguirlo e nel bene o nel male vedremo l'esito di incontro. Per ora accettiamo la sua offerta,mal che vada saremo nuovamente pronti a combattere. Meglio non farlo aspettare.”
E fu Nym a chiudere la faccenda sul da farsi con Popilio e uscirono tutti dal vicolo in ombra,per affrontare un altra marcia sotto la cocente stella del giorno. Quel pomeriggio Apollo,non sembrava voler allentare il suo potere su quella parte dell'impero. Usciti dal villaggio,sapevano che avrebbero dovuto seguire i passi del piccolo uomo e non volendo pesare sui fedeli equini già accaldati decisero di non salirci sopra e che li avrebbero condotti per le briglie e ciò li avrebbe alleggeriti del loro peso,ma la calura pareva davvero insopportabile e dovettero restare leggeri,lasciando le i pezzi delle armature più pesanti legate ai cavalli e sole le armi potevano essere portate senza troppa fatica. Camminavano ormai da diverso tempo,forse venti-trenta minuti,il caldo era così soffocante che ormai il sudore scendeva come rivoli di una sorgente naturale e l'intero gruppo soffriva sotto l'astro diurno nemmeno fossero stati a contatto diretto con la fucina di Vulcano in persona. Popilio invece stava bene, o almeno così pareva,non dava segni di stanchezza e l'afa non sembrava avere effetto sul suo corpo,mentre trascinava il carretto vuoto come un bambino porta con se il suo giocattolo preferito,trascinandolo con inerzia per la sottile cordicella guardando avanti per la strada,senza distogliere lo sguardo davanti a se.
“Non c'è la faccio più, ho sete,rischio un colpo di calore e tra poco userò quel carretto per farmi portare da quel matto. Se non vedo dell'acqua entro i prossimi cinque minuti giuro che svengo e muoio.” disse Gordlack con passo ciondolante e trascinava il martello,troppo stanco per impugnarlo correttamente.
“Addio Gordlack. E stato bello finché è durato,ma adesso dobbiamo separarci. Muori in pace e non ostruire la strada. Sei troppo pesante da sollevare e daresti solo fastidio” Replicò Nym sarcastico,mentre cercava di darsi un contegno,ma doveva anche lui sopportare a fatica quell'arsura,mentre tentava di resistere con tutte le sue forze al calore che investiva brutalmente la grazia del suo fisico elfico.
“Eccola,laggiù,siamo arrivati.”
Tutto il gruppo osservò Popilio,che a sua volta stava indicando un edificio in lontananza. Dall'aspetto pareva un grande edificio di legno. Una specie stalla o un granaio,non sapevano dirlo con certezza,ma nonostante l'aspetto rustico era di notevoli dimensioni. Popilio da parte sua iniziò a correre trascinandosi il carretto al meglio delle sue capacità,mentre loro,accaldati,sudati e assetati,non si capacitavano di come quel buffo personaggio non solo aveva energia che sprizzava da tutti i pori,ma era come se non si fosse mai stancato. Vederlo scattare in quella maniera li stancava ancora di più.
“Bene gente,adesso sappiamo dove vive questo lunatico. Andiamo a scoprire se ha dell'acqua potabile. Francamente mi serve un bagno.”,disse Milziade mentre si umettava con la lingua le labbra riarse.
“E perché noi no?”,rispose Braxus mentre si copriva gli occhi dalla luce con una mano posta contro la fronte.
“Io ho bisogno di acqua,non mi importa se è putrida,ho bisogno di bere.” disse la sua il nano ormai moribondo.
Vedendo ormai il luogo nella quale si sarebbero dovuti dirigere si pensò per un attimo di usare i cavalli per raggiungerlo. Ma stancarli ulteriormente per una meta così vicina,nonostante la fatica dell'alta temperatura di quel pomeriggio si resero conto che stancare gli animali non sarebbe stata una buona idea,poiché già con il peso delle loro cose che si portavano dietro era affidato alla loro capacità di carico non ebbero cuore di stancarli più del dovuto,visto che anche i tre equini soffrivano al pari loro,se non più con tutto peso che avevano addosso. Quindi si misero il cuore in pace e decisero di fare anche quell'ultimo tratto a piedi e peggio ancora,adesso la strada si faceva in salita. Giunsero alla fine di quella che parve una larga collina,circondata da campi di grano e l'intera area era priva della ben che minima presenza di vegetazione,per tanto non solo dovettero farsela in salita,ma senza la ben che minima copertura dal sole e quindi il doppio della fatica. Una volta arrivati in cima,notarono con maggior precisione cosa fosse quel grande edificio di legno che videro dalla strada. La struttura era si un granaio,o meglio, né aveva l'aspetto. Era molto simile a quello presente nel villaggio appena lasciato,ma le sue dimensioni erano più quelle di un grande edificio pubblico,come un anfiteatro oppure le terme di una piccola città,ma l'architettura stessa dell'edificio presentava delle incongruenze per essere un semplice magazzino per i cereali. La struttura consisteva in un grande edificio di legno,sostenuto però da numerose e larghe colonne di legno di legno,tanto che ad una vista più attenta si sarebbe potuto dire che i sostegni della struttura erano veri e propri tronchi,sagomati e dipinte appositamente di marrone scuro per integrarsi al meglio con il resto della costruzione. Si potevano vedere una decina di uomini,andare avanti e indietro, a scaricare grandi sacchi da alcuni carri e portarli dentro l'edificio,passando attraverso una larga entrata,con un architrave,sostenuta da due colonne nella quale erano state dipinte due grosse spighe di grano maturo e sopra sull'architrave,l'intaglio raffigurante una donna dal capo velato,intenta a stringere tra le braccia una fascina di grano,legata da un nastro. Lucilla aveva capito dov'erano giunti,la raffigurazione della donna ai suoi occhi era una figura molto nota nella religione noviana.
“Cerere. Non è un semplice granaio,questo è un tempio dedicato a Cerere. Ed anche abbastanza importante a giudicare dalle dimensioni.”,disse Lucilla con tono meravigliato.
“Per essere corretti signorina...”,disse uno degli uomini che stava trasportando un sacco di grano su di una spalla,un umano dalla fisico robusto e la pelle abbronzata,tipica dei contadini,che lavoravano molto tempo sotto il sole. Aveva una folta e disordinata chioma nera,occhi marroni,una folta barba e una semplice veste sgualcita, “Questo tempio fu edificato dalla nostre gente circa trecentosette anni fa,quando coloni proveniente da terre più a sud cercarono fortuna tra questi campi per costruire delle nuove comunità e quando videro tutti questi campi di grano credettero che fosse un dono di Cerere per i nuovi arrivati e costruirono qui,su questa collina,un tempio degno della patrona di tutte le messi ed infondo ci crediamo anche noi. Anche voi siete viaggiatori?”
“Si. Siamo giunti fin qui seguendo un uomo,forse la visto. E piccolo e si trascina dietro un carretto vuoto,lo so sembra strano.”
“Popilio? Lo visto passare qualche attimo fa e andava di corsa dentro il tempio. Probabilmente è andato da Clara,forse oggi avrà visto lo spirito del grano. Buon anima quell'uomo,ma la sua testa non funziona come dovrebbe,però lui qui e di casa. Oh che sbadato,non mi sono presentato,sono Florio,lavoro nel tempio e accolgo i visitatori e i viaggiatori,oltre che aiutare a riempire il magazzino del tempio. Abbiamo delle camere libere e anche dei bagni se volete darvi una sciacquata...e a giudicare da questo caldo vi farebbe un gran bene.”
“Saremo ben lieti di fermarci per la notte e...” Ma Lucilla non finì di parlare che vide con la coda dell'occhio un nano correre all'impazzata,con un maglio stretto nel pugno correre dentro il tempio. Cosa che lasciò tutti spiazzati.
“ACQUA,ACQUA,TOGLIETEVI,STO MORENDO DI SETE.”
Era Gordlack,così accaldo e stanco che ormai,ha sentire la parola bagno,non ci aveva pensato due volte e si era lanciato a tutta velocità,scattando con le piccole gambette che si trovava a cercare un po' d'acqua.
“Lui è con noi. Ma faremo finta di non conoscerlo per almeno qualche ora,o tutta la notte se ci è possibile. Dove possiamo lasciare i cavalli?”,disse Milziade con noncuranza dopo aver fatto dell'ironia sul nano.
“Si,ecco...non abbiamo una stalla nel vero senso della parola,visto che la maggior parte dei viandanti sono contadini e fattori della zona,ma abbiamo un pagliaio ed è abbastanza grande per tenere i vostri animali. Sempre se non è un problema.”
“Aspetta chiedo.”
Milziade si girò verso il muso della giumenta.
“Che ne dici,a te sta bene?”
La cavalla in tutta risposta gli nitrì in faccia.
“Si a lei sta bene.”
“Bene...se non vi di spiace potete lasciarmi i cavalli e nel frattempo potete rivolgervi alla sacerdotessa. Sarà ben lieta di darvi un alloggio.”
Floro passò per tutte e tre le cavalcature e se le portò dietro,diretto chissà dove,mentre percorreva tutto il giro del tempio.
“Bene. Andiamo a recuperare Gordlack,prima di vederlo affogare nel primo secchio per i pavimenti che trova.”
Disse Nym con tono rassegnato,conoscendo il vecchio compagno dalla corta statura,oltre che di pazienza e prendendo l'esempio dell'arciere si diressero tutti all'interno del tempio. Passata l'entrata recante l'effigie della dea,si trovarono subito nell'area dedicata al culto di Cerere. L'ambiente mostrava una lunga ed alta sala centrale,dove i fedeli e alcune giovane ancelle erano intente a pregare, i primi e a  officiare i riti,le seconde,benedicendo le numerose spighe di grano ammucchiate sull'altare e poste dentro cesti di vimini,insieme ad altre offerte,come grosse forme di pane di farina di grano,ma anche di segale,farro,orzo e con gli stessi cerali,erano presenti anche numerose focacce,secche,morbide e alcune bagnate con olio d'oliva. La sala in se invece,dal punto di vista architettonico era stato costruita con un tipo di legno molto resistente,quercia o faggio,di una lavorazione semplice,ma adatta ad una popolazione di ceto basso come lo erano i contadini e gli allevatori e sui muri erano stati attaccati,per mezzo di corde o chiodi,numerosi attrezzi agricoli,come falcetti,roncole,zappe e c'era anche una ruota di pietra appartenente ad una macina per la farina. Un offerta curiosa per Lucilla,seppure ovvia,per una dea legata alle coltivazioni e anche tutto ciò che riguardava i cerali in generale.
“Bisogna riconoscerlo,per essere un tempio somigliante ad una stalla ha il suo fascino. Rustico,ma ha comunque fascino.”,Disse Braxus guardando osservando l'area principale dell'edificio.
“Già è dire che questo posto è stato costruito con materiali piuttosto comuni. Ha dell'incredibile come gente abituata al lavoro nei campi abbia eretto qualcosa di così bello e al contempo umile. La fede nell'animo dei devoti è in grado di fare cose magnifiche.”,disse Lucilla contemplando la struttura
“Mentre la fede nell'animo degli stupidi bastardi gli fa compiere atti della peggior specie.”,disse il mercenario non curante del luogo in cui si trovava.
Lucilla a sentire quelle parole si indignò e diede un occhiataccia a Milziade,fulminandolo con lo sguardo. Lui d'altro canto non sembrò meravigliarsi della cosa e restò passivamente piatto a quella reazione molto poco regale.
“Cerca di vederla dal mio punto di vista. Tu puoi contare sui poteri concessi da un dio è questa non è una cosa comune. Le canaglie prezzolate come me devono ingegnarsi su come arrivare al giorno dopo senza contare sull'aiuto di nessuno e c'è l'ho sempre fatta. Quindi non stupirti se questo posto non mi rende un anima pia. Non ricordo di aver mai avuto un dio, o una dea,al mio fianco.”
Lo sguardo di Milziade non sembrava né arrabbiato né tanto meno provocatorio,ma qualcosa nella sua voce tradiva un certo cinismo,come a voler lanciare una sfida verso le convinzioni più profonde della ragazza che gli stava di fronte,sottolineando con il tono di voce,una certa ostilità quello che per lei era realtà,presente e concreta, e per lui,solo un concetto astratto,tanto indefinibile quanto incalcolabile. Due persone completamente opposte riguardo allo stesso argomento.
“Forse hai ragione,ma questo non vuol dire che non esistano o non ti tengano in considerazione e dovresti essere più rispettoso verso di loro. Meglio avere un dio che ti ignora che uno che ti punisce. Forse sanno essere ben più feroci di quello che raccontano nei miti e io spero,con tutto il cuore,che tu non lo venga mai a sapere,tanto quanto non voglio saperlo io.”
Finirono di confrontarsi sullo stesso tema e quando terminarono le parole si accorsero che nella loro direzione si stava avvicinando una figura già a loro nota. Era Popilio che zampettava felice verso di loro,ma stavolta senza il carretto di legno e accanto a lui vi era una donna. La figura femminile era un umana,anziana,ma ancora in forze e il suo fisico presentava ancora i segni di una buona salute. Portava una lunga chioma raccolta in una coda di cavallo che gli si appoggiava su di una spalla e poi scendeva vicino al seno. Gli occhi erano di un blu acceso e sulla pelle ben poche rughe solcavano il volto gioviale. Indossava una lunga veste di bianco cotone,ornata da una striscia verde che percorreva il contorno dell'abito,che gli scendeva fino alle caviglie e gli copriva le braccia fino ai polsi,lasciandogli scoperte le mani. Sopratutto sulla parte frontale della veste era presente un elaborato disegno,composto da una serie di spighe di grano,dorate,ritte e cariche di semi. La donna si avvicinò ai quattro mostrandosi ben disposta verso di loro,anche perché sul volto era stampato un sorriso smagliante.
“Voi dovete essere i viaggiatori che Popilio ha condotto fin qui,vero?”,chiese lei con tono accomodante.
“Si signora,lei chi sarebbe?”,chiese Nym con tono garbato.
“Sono Clara,sacerdotessa di Cerere presso questo santuario, la casa dello spirito del grano. Siate i benvenuti e riposate le vostre stanche membra. I miei trasportatori stanno portando i vostri averi verso le vostre stanze.”
“Le siamo grati per l'ospitalità che ci sta offrendo signora. Lasceremo una piccola donazione per il disturbo.”
“Nessun disturbo,siamo lieti di ospitare dei viaggiatori stanchi e offrirvi del pane fresco,così da poter riprendere il viaggio.”
“Scusi signora...”,disse Lucilla con tono incuriosito, “Prima ha chiamato il tempio la casa dello spirito del grano, prima anche Popilio ha accennato a qualcosa di simile,cosa sarebbe?.”
“Ah capisco,immagino che lo abbiate trovato a gironzolare sperduto in cerca di qualcosa giusto?...”
La donna si girò verso l'ometto e lo guardò con espressione ammonitrice,ma non severa, “Popilio,quante volte ti ho detto di non andare in giro alla ricerca dello spirito del grano? Lo sai che ultimamente girano i banditi in questa zona e poi, adesso fa troppo caldo è se ti succedesse qualcosa? E pericoloso.”
“Lo so,ma io lo so che lo spirito del grano gira sempre da queste parti è se mi succedesse qualcosa lui interverrà ad  aiutarmi. Io lo so,lui è buon con me ed è giusto che io lo aiuti come posso.”
“Va bene,ma la prossima volta sta più attento. Ora va a riposarti che più tardi si mangia.”
Tutto felice,Popilio si allontanò a gran velocità superando i presenti,scattando,come avrebbe fatto un bambino. Nel vederlo allontanarsi il viso di Clara,ora sembrava incupirsi e divenire più cupo e triste. Lucilla notò la cosa e volle chiederle il perché di quell'espressione,ma non fece in tempo,perché un nano di loro conoscenza,comparve all'improvviso,completamente zuppo d'acqua,con gli abiti fradici e stretto ancora a se il suo fedele maglio.
“Dovreste provare i bagni che hanno qui,per essere una gigantesca stalla non sono certo messi male in quanto a servizi.”,disse Gordlack tutto contento,mentre si strizzava la folta barba gocciolante.
“Vedo che ti sei dato alla pazza gioia piccolo uomo. Sicuro di non aver rischiato l'annegamento?”, disse Milziade intento a volerlo prendere in giro.
“Seriamente Gordlack si può sapere che ti è preso? Ti sei lanciato come un matto e poi sei completamente sparito.”, parlò Braxus confuso sulla scena che Gordlack aveva fatto una decina di minuti prima.
“Ah voi creature alte non potete capire. Nani e gnomi hanno problemi quando si tratta di disidratazione lo sapevi? Siamo piccoli e quindi questo ci impedisce di tenere tanti liquidi all'interno del corpo e dobbiamo bere più frequentemente di altre creature.”
“ E per quanto riguarda gli alcolici invece? Anche quello riguarda il problema della disidratazione?”
“In parte,soprattutto per noi nani. Gli alcolici in generale sono più igenici dell'acqua e quindi per noi e più una questione di salute...inoltre sono anche buoni.”
“Signori,vedo che conoscete questo nano bisogno di un po' d'acqua.”
“Si,ci spiace se ha creato problemi.”,disse Nym vergognandosi al posto del nano.
“Io non creo problemi,semmai rendo le conoscenze più interessanti.”,si difese il nano con tono deciso.
“Ma no non fa niente,siamo sempre disposti a offrire aiuto ad un viaggiatore stanco o assetato...anche se devo ammettere che quando è entrato mi sono preoccupata un po' del suo stato. Si è precipitato qui dentro come una furia e quando Popilio mi ha detto che era stato lui a condurlo qui ho capito che aveva bisogno di aiuto. Aveva chiesto dove poteva trovare una vasca e gli ho indicato i bagni. Mai visto nessuno di così' bisognoso di acqua.”, disse Clara divertita,mentre sul suo viso si formava nuovamente un espressione distesa e rilassata.  
“Il vostro amico non è di certo il peggior individuo che sia passato da queste parti,anzi è un bene che sia giunto fin qui,proprio come voi,in questo luogo. Ora se volte scusarmi mi devo occupare di alcune cose,ma voi accomodatevi pure e prendete una stanza. Ci vediamo a cena.”
E Clara si allontanò lasciando il gruppo alle prese con le propria sistemazione.
“Avete sentito? Non sono il peggior individuo passato da queste parti.”,disse Gordlack tronfio per quell'affermazione.
“E sono certo che non sei nemmeno tra i migliori.”,disse Nym al nano,con tono accusatorio.

Passarono altre quattro ore. Il sole stava calando sulle colline,mentre il cielo si colorava poco a poco da un intenso arancione ad un violetto pallido pallido,segno che la sera si stava facendo più scura. Lucilla se ne stava da sola nella camera che aveva scelto,con una finestra che dava su due colline che nel mezzo davano spazio per far passare la dorata luce di Apollo,mentre la ragazza,immaginava che il dio alla quale era devota stesse passando con il suo carro e lo stesse portando a riposare,li,dove solo gli olimpi poteva dimorare. In realtà sapeva che il suo mondo,Orbis per l'appunto,era una sfera e che molto probabilmente il sole faceva un giro completo del mondo,ma aveva il vizio di far volare l'immaginazione e spesso si ritrovava a fantasticare su cose che riteneva belle e sorprendenti,forse inutili,ma era un suo piacere personale,il suo vizietto privato. Ma quel pomeriggio vide qualcosa che l'aveva colpita al cuore. Quel buffo ometto,Popilio, era parso nel suo campo visivo come qualcuno che avesse bisogno di aiuto,lo aveva visto indifeso,piccolo e debole, in cuor suo sentiva di dover fare qualcosa. Eppure ora che ci pensava non aveva dato segni di aver bisogno di aiuto,era un piccolo uomo che si portava dietro un carretto vuoto e per quanto potesse bizzarro,non era una cosa stranissima,o almeno non troppo fuori dalla norma.  Ma allora perché sentiva pietà per lui? Perché mai sentiva il bisogno di aiutarlo? Cosa attirava la sua attenzione verso di lui? Non sapeva darsi una risposta. Gli altri gli avevano detto che era stata una sciocca a fidarsi così ciecamente di uno sconosciuto,eppure qualcosa in lei gli diceva che aveva fatto la cosa giusta a seguirlo fin li. Stava alla finestra,con i gomiti appoggiati alla finestra,da dove poteva vedere,sotto di lei,gli uomini intenti a ritirarsi per la sera,dopo la giornata di lavoro. Molti entravano nel tempio,mentre altri si allontanavano scendendo per la collina e imboccando la discesa che li avrebbe riportati sulla strada principale. Sentì bussare alla porta.
“Chi è?”,rispose lei tranquilla.
“Sono Braxus,stiamo andando a cenare.”
“Cinque minuti e arrivo.”
Lucilla si mosse verso il letto,dove trovò il libro che gli aveva dato il mago e che fino a mezz'ora fa stava leggendo in cerca di informazioni. Lo prese e lo rimise tra le sue cose,che erano state portate su dai lavoratori presenti al tempio nel pomeriggio,facendo lo stesso anche con l'attrezzatura dei loro compagni. Controllò che tutto fosse a posto,aprì la porta ed uscì in corridoio. Ci mise poco tempo a giungere nella zona delle cucine,passando prima per i bagni,dove tutto il gruppo, a turno si fece un bagno per togliersi il sudore e lo sporco che due giorni di viaggio,da quando avevano lasciato Cherunensis,che si erano trovati addosso,dovendo dormire all'agghiaccio e sopportando quell'afa che colpiva la provincia dell'Arborigie. Si ritrovò nella sala principale,dove alcuni viaggiatori e anche alcune officianti del tempio,erano intenti a cenare. Vide qualcuno seduto ai tavoli in lontananza alzare un braccio per farsi notare da lei,era Milziade,che gli fece segno di raggiungerli e poco dopo,districandosi tra i tavoli la ragazza era tornata in mezzo ai suoi protettori.
“Vi siete riposati?”,chiese Lucilla con genuino interesse.
“Beh bambina mia,dopo essermi fatto un bagno e aver bevuto più acqua di quanto avrebbe fatto un bue,sono andato nelle mia stanza e mi sono addormentato. Mai stato così bene da quando abbiamo lasciato Cher....quel posto li insomma.”,disse Gordlack evitando di voler rivelare il nome dell'avamposto di confine,nel timore che qualcuno potesse averli seguiti fin li.
“In ogni caso abbiamo potuto tirare un po' il fiato per un paio di giorni senza che ci attaccassero. Dovremmo prendere in considerazione l'idea di fermarci più spesso in luoghi che possiamo considerare sicuri e,quando possiamo,percorrere le strade principali solo in punti che possiamo ritenere sicuri per poter agevolare il nostro viaggio.”,disse Milziade mentre tamburellava le dita sul tavolo in attesa che arrivasse da mangiare.
“Non saprei,essendo un piccolo gruppo potremmo spostarci  anche solo per strade secondarie. Il nostro viaggio sarebbe più lungo,ma almeno avremmo la possibilità di viaggiare con minori probabilità di essere riconosciuti ed evitare così altri eventuali personaggi che sanno dei nostri spostamenti.”,disse Nym replicando con tono piatto le parole del mercenario.
“E qui ti sbagli caro il mio biondino. L'uomo che ci ha teso l'imboscata nelle stalle e lo stesso che ci ha attaccato in quel villaggio abbandonato e approfittava proprio di luoghi stretti oppure isolati per attaccare e chiaro che sapeva chi siamo,o meglio,chi siete voi. Per non parlare poi di quel gigante d'uomo,stanchi e affaticati com'eravamo avremmo faticato a combattere anche con lui,ma fortunatamente si è ritirato.”
“Però sapeva del Demiurgo.”
“Proprio come l'altro maledetto mezzelfo. E chiaro che ci sono troppi poteri in gioco in questa storia per potersi definire una semplice casualità. In ogni caso dovremmo stabilire un percorso ben preciso e cambiare strada solo quando necessario. Possibilmente uno che attraversi anche delle città importanti. Necessitiamo di rifornimenti e le nostre scorte non dureranno per sempre. Raggio di sole ,hai già in mente un idea della nostra prossima destinazione?”
“Beh,se devo essere sincera non ho un percorso ben preciso. Ho studiato la mappa e molte delle strade percorribili sono probabili punti che potremmo  attraversare. Sia la tua proposta che quella di Nym sono entrambe fattibili. Ma se fossi io a decidere,in questo caso potremmo raggiungere Clotovis.”
“Clotovis? Non ci sono mai stato,ma ho sentito dire che è una splendida città. Dicono che li ci siano delle sorgenti termali che alimentano delle grandi terme. Mi piacerebbe passarci se possibile e poi,un giorno di riposo non ci farà male...anche due.”, disse Braxus stiracchiandosi le braccia verso l'alto,come di chi sia ripreso da una pennichella pomeridiana.
“Ehi ragazzo,non siamo mica in vacanza,abbiamo un compito da svolgere e se non te ne sei reso conto più tempo passa più rischiamo di fallire miseramente. Non devi alloggiarti sugli allori,così rischi solo di rammollirti.”,intervenne Gordlack serio.
“E va bene rilassati,stavo solo scherzando...quasi.”
Lucilla a sentire Braxus e la sua risposta gli scappò un sorriso,quasi si mise a ridere.
“Beh in effetti non sarebbe male,ma anche se dovremmo passare di li,credo che non ci resterebbe molto tempo da impiegare per le frivolezze. Però di tanto in tanto un po' di riposo non guasterebbe. Proprio come adesso.”
Ci volle ancora qualche minuto di attesa ed infine arrivò la cena,portata da due giovani novizie del tempio. Pane e focacce secche,accompagnate da alcuni formaggi di capra e olive e da bere solo dell'acqua. Un pasto frugale,buono,seppur non eccezionale. Mangiavano tranquillamente senza fare battute,senza parlare della missione,del viaggio o di quello che sarebbe successo il giorno dopo. Nulla di nuovo e nulla di che solo un po' di pace e di tranquillità. Un bene raro per il loro gruppo. La sera proseguì tranquilla e così anche il resto della serata e  finito di mangiare si pensò bene di voler godere della serata,ormai scura e con le stelle che brillavano in cielo, andando fuori e godere un po' di quella pace,breve,ma preziosa,perché il giorno dopo sarebbero ripartiti. Uscirono dal tempio e con tutta calma decisero di godere della quiete notte che si prospettava. Ma neanche il tempo di prendere una boccata d'aria fresca e subito,nella notte,un nitrito nervoso ruppe il sacro silenzio di quel luogo. Aguzzarono la vista e videro in lontananza una serie di piccole luci rosse poste più in alto della normale altezza d'uomo. Cavalli,uomini e cavalli, più in là,vicino all'entrata del santuario.
“E quelli chi sono?”,disse Braxus,ponendosi la domanda ad alta voce.
Nemmeno il tempo di ricevere una risposta che il misterioso gruppo emise un urlo all'unisono e subito dopo,si lanciarono contro di loro all'unisono. Non avevano con loro ne le armi e nemmeno le armature,le une erano state trasportate in camera insieme al resto della loro attrezzatura e le altre,riposte insieme alle prime,credendo che non avrebbero avuto problemi per quella notte. Quanto si erano sbagliati.
  
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