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Autore: Stillathogwarts    14/12/2022    1 recensioni
"Draco Malfoy non aveva mai avuto una scelta, finché Hermione Granger non gliene aveva data una.
Finché Hermione Granger non era divenuta la scelta stessa."
(Dalla storia)
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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CAPITOLO 61


















«Piton è morto» annunciò Harry, le mani sulle ginocchia mentre cercava di riprendere il respiro.
«Mi ha lasciato questi, sto andando a guardarli nel Pensatoio.»
I ragazzi sbatterono le palpebre, le labbra dischiuse, incerti su come sentirsi in merito a quella notizia.
«Draco, mi ha detto di dirti una cosa prima di morire», affermò cercando di prendere grosse boccate d’aria. «Mi ha detto di dirti che si sbagliava. Di non fare i suoi stessi errori. Che magari questa volta non finirà male, se te la giochi bene. Non ho ben chiaro cosa intendesse dire, ma-»
«Io sì, Potter» lo interruppe il biondino, annuendo sorpreso. «Ho capito.»
Si riferiva a lei, alla Granger. Gli stava dicendo di ignorare il suo avvertimento.
Draco scrollò le spalle. Non lo aveva comunque mai preso in considerazione e se l’aveva fatto aveva mandato il proposito al diavolo il secondo successivo.
Si divisero nuovamente. Harry diretto all’ufficio del Preside, gli altri in Sala Grande.
«Bene, bene, bene.»
Una voce fredda alle loro spalle li fece sussultare e costringere a voltarli.
Lucius Malfoy li osservava con un’espressione a metà tra il disgustato e il divertito.
Hermione avvertì la mano del biondino sulla sua vita aumentare la pressione e avvicinarla ancora di più a sé.
«Vedo che ti intrattieni ancora con la Sanguemarcio, Draco. Non hai imparato proprio niente, da me?»
Il Serpeverde strinse la presa sull’impugnatura della sua bacchetta in risposta, mentre il sangue cominciava a ribollire nelle sue vene e nella sua testa risuonava l’eco delle parole che l’uomo aveva pronunciato a Malfoy Manor, quando aveva ordinato l’omicidio della ragazza al suo fianco.
«Cosa vuoi fare, Draco?» lo schernì il padre, lasciandosi andare a una gelida risata senza ilarità. «Combattere contro di me? Contro il tuo stesso sangue? Arriveresti davvero a tanto?»
«Non giocare con la mia pazienza, Lucius» replicò atono Draco, socchiudendo gli occhi.
«Non sono più il ragazzino impaurito che ero fino a un anno e mezzo fa.»
L’uomo alzò un sopracciglio nel sentirsi chiamare per nome dal figlio.
«Ti ho insegnato tutto quello che sai», gli fece riflettere. «Credi davvero di poterlo usare contro di me? Di potermi battere, stupido ragazzino?»
«Sono disposto a scoprirlo», rispose semplicemente il giovane, in tono di sfida.
«Draco…» fece Hermione al suo fianco, tirandogli leggermente la camicia per attirare la sua attenzione, ma lui non la sentì neanche.
«La ucciderò, sai» continuò Lucius. «Quando questa patetica battaglia sarà finita e Potter sarà morto, farò in modo di mettere le mani su di lei. La torturerò fino a farla impazzire e solo quando invocherà la morte, le farò il favore di ucciderla.»
La Cruciatus lasciò la bacchetta di Draco una frazione di secondo dopo, colpendo in pieno petto Lucius.
«Draco, no!» strillò Hermione, portandosi le mani sul volto. «Non permettergli di entrare nella tua testa, ti prego!»
Se avesse fatto qualcosa di irreparabile, era certa che Draco non sarebbe mai stato in grado di perdonarsi, nonostante tutto.
«Sta’ lontano da lei», disse freddamente avvicinandosi al corpo di Lucius, che si contorceva ancora sul pavimento per via degli echi della Maledizione Senza Perdono con cui lo aveva colpito un attimo prima.
Una Cruciatus perfettamente funzionante.
«Sta’ lontano da lei, altrimenti la prossima volta andrò fino in fondo. Vuoi sapere cos’ho imparato da te? L’importanza della famiglia. Solo che è lei la mia famiglia, ora. Una famiglia per cui vale la pena lottare e morire. Per cui pensaci bene due volte, prima di minacciarla un’altra volta, perché se proverai a farle del male, Lucius, sta pur certo che non mi fermerò.»
«Credete sul serio di avere una possibilità-»
«Ho visto Potter avere la meglio in situazioni impossibili talmente tante volte che se fossi in te non punterei su Voldemort» lo interruppe in tono fermo Draco.
«Tu osi pronunciare-»
«Sì», ammise in tono di sfida il ragazzo. «Oso pronunciare il suo nome e sono innamorato di una Nata Babbana. E sì, combatterò per lei, per noi, non rinuncerò a niente di tutto ciò. E tu» aggiunse, «tu sei dal lato sbagliato di questa guerra. E te ne pentirai amaramente.»
«Non sai cosa dici, stupido ragazzino!» tuonò adirato Lucius. «Mio figlio non avrebbe mai tradito tutti i nostri valori-»
«Non sono valori» lo contraddisse il ragazzo. «Sono pregiudizi. E sono sbagliati. Cerca di rinsavire prima che sia troppo tardi, prima che tu perda tutto
«Noi vinceremo questa guerra! E per quelli come la tua sgualdrinella Sanguemarcio sarà la fine!»
Lucius si rimise in piedi e puntò la bacchetta contro il figlio.
Hermione e Ron estrassero la loro.
«Ci tieni così tanto a tornare ad Azkaban?» gli domandò Draco imperterrito, il tono di voce carico di odio e disgusto nei confronti del padre. «Ti mancano i Dissennatori? Ti piacciono più loro della tua stessa famiglia?»
Ma Lucius non ebbe il tempo di rispondere a quella provocazione, perché «»
la voce penetrante e serpentina di Voldemort invase le loro menti, distraendoli da tutto il resto.
Gli stava concedendo un’ora per occuparsi di morti e feriti.
Il Mangiamorte si smaterializzò dopo l’ordine di ritirata, lanciando un’ultima occhiata di disgusto al figlio.
«Traditore del tuo sangue», le ultime parole che gli aveva sibilato contro.
Voldemort aveva esortato Harry a consegnandosi a lui, risparmiando altre vittime al mondo magico, informandolo che lo avrebbe atteso nella Foresta Proibita.
«Non credi che ci andrà vero?» commentò preoccupato Ron incrociando lo sguardo atterrito di Hermione.
La ragazza assottigliò le labbra e fece spallucce.
«Spero di no.»
 
La Sala Grande era nel caos.
Decine e decine di corpi erano distesi sul pavimento freddo, molti coperti da un telo.
I ragazzi si fecero strada tra la gente che si affaccendava a curare i feriti, il panico che si diffondeva in tutto il corpo.
Dov’erano tutte le persone che conoscevano?
«No!» mormorò Hermione con voce spezzata, coprendosi le labbra con le mani, quando riconobbe il corpo senza vita di Colin Canon; Lavanda Brown giaceva inerme a qualche passo da lui, il corpo martoriato dalle fauci del licantropo che la stava aggredendo e che la stessa Hermione aveva schiantato lontano dal suo corpo.
Draco le circondò le spalle con un braccio e la strinse a sé.
E poi si pietrificò.
Sua cugina, Tonks, era nell’ala predisposta ai caduti; pallida e fredda sul pavimento, una mano tesa a pochi centimetri da quella del marito, come se fossero stati uccisi tenendosi per mano.
Insieme nella vita e anche nella morte.
Hermione singhiozzò quando vide i corpi di Tonks e Lupin, il pensiero immediatamente rivolto al piccolino a casa che non avrebbe mai più rivisto i suoi genitori.
Strinse Draco tra le sue braccia e il biondino sprofondò il volto nei suoi capelli.
«Meritavano di meglio» singhiozzò contro il suo orecchio. «Mi hanno accolto come un membro della loro famiglia e ora sono… andati.»
La ragazza lo strinse più forte.
«Teddy…»
«Avrà te e Harry» gli mormorò con dolcezza. «Lo sai, che è il suo padrino? Gli racconteremo dei suoi genitori e del motivo per cui sono morti, lui… sarà orgoglioso di loro e lo capirà.»
Il biondino alzò lo sguardo per incontrare i suoi occhi. «Che esempio credi possa dare uno come me a quel bambino? Lo sai come sono stato cresciuto, lo hai visto l’esempio che ho avuto io.»
Hermione gli sorrise con dolcezza. «Ti basterà fare l’opposto di quello che farebbe tuo padre.»
Draco le sorrise suo malgrado e tirò su col naso, per poi sussultare entrambi, quando l’urlo di dolore di Ron perforò i loro timpani.
Quel lieve sorriso morì sul loro volti, mentre si voltavano di scatto e lo vedevano... Il corpo senza vita di Fred Weasley, circondato dal resto della sua famiglia che lo piangeva.
Ginny e Ron si abbracciavano tra le lacrime, mentre George restava ancorato al fratello gemello; Molly e Arthur erano visibilmente distrutti.
Percy, Charlie e Bill cercavano di consolarli.
Hermione vide Harry sbucare dalla porta di ingresso e si strinsero in un abbraccio.
Il moro si lasciò andare a un singulto di dolore nel constatare i decessi avvenuti quella sera.
«Credevo fossi andato nella Foresta» mormorò sollevata, ma con voce spezzata, la giovane.
«Ci sto per andare» tagliò corto Harry.
«Che cosa?» esclamò lei con la mascella a terra. «No, Harry, non puoi!»
«C’è un motivo per cui li sento, Hermione» mormorò mesto, comunicandole con lo sguardo la parte finale di quella spiegazione. «Credo tu lo sappia già da un po’.»
La ragazza scoppiò a piangere. «Vengo con te…»
Sentì gli occhi di Draco perforarle la schiena a quelle parole, ma non si scompose.
«No. Uccidete il serpente», le rispose Harry. «Dopodiché resterà solo lui. E, Hermione… Promettimi che ti prenderai cura di Teddy per me.»
Hermione annuì, trattenendo a stento le lacrime.
Salutando suo fratello con un muto addio, mentre lo guardava dirigersi verso la sua fine, verso la sua morte.
 
«Harry Potter è morto!»
La voce di Voldemort riecheggiò nel castello e nell’ambiente circostante.
Hermione urlò di dolore, stretta tra le braccia di Draco, mentre Ginny provava a correre incontro a Hagrid, che stringeva il corpo di Harry tra le braccia.
Blaise la afferrò per le braccia e la tirò indietro, stringendola con decisione.
«Harry Potter è morto e d’ora in avanti riporrete la vostra lealtà in me.»
Voldemort parlava, ma Hermione non registrava a pieno quello che diceva.
Faceva male, troppo male.
Harry non c’era più.
«Draco» udì Lucius Malfoy chiamare quando Voldemort aveva invitato la gente ad unirsi a lui.
Quel nome la riportò alla realtà.
Aveva un ghigno stampato sul viso, il signor Malfoy, il ghigno del vincitore, di chi era convinto che il figlio avrebbe scelto una vita di compromessi al posto della morte. Che alla fine avrebbe rinunciato a lei pur di salvare sé stesso.
Draco strinse la mano di Hermione nella sua.
«Tutto sarà perdonato, giovane Malfoy» lo incoraggiò il mago oscuro.
Il ragazzo fu tentato di ridergli in faccia, ma ingoiò l’ilarità mentre un piano prendeva forma nella sua mente.
«Ti permetteremo persino di tenere il tuo giocattolino, se per te è così importante, giovane Malfoy» aggiunse ancora Voldemort, indicando con una smorfia di disgusto e un cenno del capo la Grifondoro al suo fianco.
Narcissa deglutì visibilmente alla scena, l’ansia evidente nel suo sguardo, ma al contempo ostentando anche la sicurezza di chi sapeva qualcosa in più rispetto a tutti gli altri.
Draco afferrò il braccio di Hermione e fece un passo avanti.
La ragazza si pietrificò sul posto, opponendosi a lui, guardandolo con occhi sgranati. «Muoviti, Granger» le sibilò in tono irremovibile, dandole un leggero strattone.
Hermione liberò la sua mente, sperando che la sentisse, mentre se la trascinava dietro, verso Voldemort, verso i Mangiamorte.
«Che cazzo stai facendo?»
«È chiederti molto, se ti chiedo di fidarti di me?» le rispose nella sua testa, suonando ferito. «Il serpente, Granger! Saremo a due passi da lui dall’altro lato. Non posso credere che tu abbia pensato che-»
Sentì Ron muoversi dietro di lei e Hermione sollevò leggermente la maglietta per fargli vedere la punta della zanna di Basilisco conservata nella sua tasca anteriore, per fargli capire il loro obiettivo.
E funzionò, perché il rosso si immobilizzò nuovamente.
«Non è il momento per bisticciare, Draco» tagliò corto lei, continuando a comunicare con il pensiero e sentendosi in colpa per aver nuovamente messo in dubbio le intenzioni di Draco; per un attimo, aveva davvero pensato… Nonostante avrebbe dovuto capire immediatamente che se la sua intenzione fosse stata veramente quella di ricongiungersi con l’altro lato, il Voto l’avrebbe ucciso all’istante.
Quel pensiero peggiorò i suoi sensi di colpa. Era il suo ragazzo e aveva ancora bisogno di quel Voto per fidarsi a pieno di lui. E il problema non era Draco in questo, perché lui glielo aveva dimostrato più volte, di essere dalla sua parte.
Si scrollò il pensiero di dosso.
Non era il momento.
Voldemort stava abbracciando Draco, la bacchetta puntata su di lei nel mentre.
Erano entrambi visibilmente rigidi, ma il biondino stringeva deciso la sua mano, infondendole sicurezza.
Oltrepassarono il mago oscuro e Narcissa fu immediatamente al fianco del figlio, pronta ad allontanarlo da Lucius; il giovane si teneva Hermione stretta a sé con fare protettivo.
«Ovviamente, vale anche per te, giovane Zabini» disse incoraggiante Voldemort e, dopo un cenno impercettibile del capo da parte di Draco, anche Blaise si accinse a raggiungerli, sperando che Daphne non lo seguisse, augurandosi che capisse che avevano un piano di qualche tipo e che restasse con i membri dell’Ordine e i professori di Hogwarts.
Lucius Malfoy si parò davanti a Hermione proprio quando Blaise era a metà strada; posò le mani sulle spalle e con forza la spinse sul pavimento, costringendola ad inginocchiarsi.
Sentì la presa di Draco sulla sua mano aumentare.
«Così va meglio» asserì gelido Lucius, guardando negli occhi il figlio, sul cui volto era appena apparsa una smorfia d’odio, e rivolgendogli un sorriso falso e glaciale.
Hermione sentì le lacrime rigarle le guance prima che potesse anche solo pensare di occludere; non era più nel pieno di una battaglia, alle spalle di Voldemort, circondata da Mangiamorte… era in uno degli atri della scuola, mentre veniva umiliata attraverso gli occhi di Justin Finch-Fletchley.
In lontananza, sentiva Neville parlare ma non riusciva a distinguere le sue parole.
«Granger», la voce di Draco rimbombò nella sua mente. «Hermione
Draco si era inginocchiato davanti a lei e le aveva preso il volto tra le mani.
Hermione era consapevole del fatto che tutto ciò stesse accadendo nella sua testa, ma non le importava.
Lo vide deglutire.
«Non significa niente, d’accordo?» le diceva spaventato. «Ti amo. E questo non significa niente. Ti prego…»
La ragazza annuì debolmente e gli permise di catturare le labbra tra le sue.
Quando riaprì gli occhi erano di nuovo nel mezzo della battaglia.
E Harry si stava gettando dalle braccia di Hagrid, vivo, ritrovandosi in piedi davanti a un Voldemort sconvolto e spiazzato.
Vide Ron, Luna e Ginny alzare la bacchetta e disintegrare l’incantesimo di protezione che circondava il serpente con un attacco congiunto; un attimo dopo, Draco, Hermione e Blaise provarono a colpirlo da tre direzioni diverse al contempo, una zanna ciascuno, ma con uno scatto il rettile li scansò tutti e tre.
I ragazzi fissarono Nagini con occhi sbarrati e terrorizzati, e proprio mentre il serpente stava per scagliarsi contro di loro, una lama si levò alta in corrispondenza del suo capo e gli tranciò via la testa di netto.
«Figo, no?» esclamò Neville. «Mi è apparsa nel cappello. A me
Hermione rise, sollevata, ed estrasse la bacchetta pronta a combattere i Mangiamorte.
L’esercito nemico alle loro spalle si era dimezzato; molti di loro erano fuggiti non appena Harry si era rivelato vivo.
«Ottimo tempismo, Paciock» si complimentò Draco sardonicamente. «Ma se non ce ne andiamo di qui saremo comunque tutti morti tra qualche secondo.»
Si alzarono con uno scatto.
«Draco…» fece Hermione, per raccomandarsi con lui di stare attento, ma il biondino le sorrise.
«Sono un Serpeverde, Granger» le disse. «Sopravvivere è quello che mi riesce meglio. Resta viva.»
Lei si sforzò di sorridergli di rimando. «Anche tu.»
E con quello, si divisero nuovamente.
Narcissa apparve davanti a lui qualche istante dopo.
«Madre» mormorò sorpreso lui. «Da che parte state?»
La donna gli rivolse un sorriso. «La tua, figlio mio. Sempre
E lo seguì decisa verso il centro del combattimento.

 
*

Hermione si scontrò con Dolores Umbridge poco prima di raggiungere la Sala Grande, dove la battaglia vera e propria imperversava.
La donna, sempre più simile a un vecchio rospo decrepito, era nell’atrio e probabilmente tentava di lasciare il castello.
Draco l’aveva intercettata, tagliandole ogni via di fuga, ma la Umbridge era riuscita a colpirlo con la Cruciatus.
Hermione non aveva esitato ad intromettersi, lanciandole contro una fattura che la fece cadere all’indietro e sbattere la testa contro il muro.
«Come vede, professoressa», le disse in tono di scherno la ragazza, «avrebbe dovuto ascoltarmi al quinto anno. Le Fatture sono utili per difendersi in caso di attacco.»
La Umbridge diventò scarlatta, mentre cercava di rimettersi in piedi, impugnando la bacchetta e puntandola nella sua direzione.
«Glacius!» esclamò prontamente Hermione e, prima che la loro ex professoressa finisse congelata dalla sua seconda Fattura, fece in tempo ad ammiccare trionfante nella sua direzione.
Si chinò su Draco con aria preoccupata e gli prese il volto tra le mani.
«Stai bene?» chiese apprensiva e lui annuì, tossendo.
«Sai, a volte, Granger» si sforzò di scherzare per tranquillizzarla. «Sai essere estremamente terrificante, specialmente quando hai l’occasione di vendicarti per qualcosa.»
La ragazza gli sorrise suo malgrado e lo aiutò a rialzarsi.
«Forza, dobbiamo raggiungere gli altri», la esortò il Serpeverde, ma fece un passo per dirigersi verso la Sala Grande solo dopo aver dato un bacio sulle labbra a Hermione.
«Resta viva», le ripeté. «Ti prego.»
«Anche tu, Draco.»
 
Draco schiantò Doholov con un colpo deciso; poi si voltò a guardare Hermione che lottava con Rowle in un punto poco distante della Sala Grande.
Quei pazzi stavano resistendo, nonostante Voldemort fosse morto.
Lucius sedeva in un angolo della stanza, con un’espressione indecifrabile dipinta sul volto e le mani tra i capelli.
La Grifondoro pietrificò Rowle, e si voltò di scatto a cercare Draco nella folla, appena in tempo per vedere Lucius Malfoy sollevare la bacchetta contro di lui e leggere il labiale dell’incanto che stava pronunciando.
«Oblivion
Draco non avrebbe mai dimenticato l’urlo che lasciò le labbra di Hermione in quel momento.
«Draco, attento!»
Tre cose accaddero contemporaneamente: la ragazza iniziò a correre verso di loro, Ron schiantò Lucius, facendolo finire contro la parete opposta con un tonfo e Draco si girò appena in tempo per vedere Cormac McLaggen frapporsi tra il fascio di luce e il suo corpo, per poi ricadere confuso sul pavimento.
«Hey, Granger» esclamò McLaggen non appena la giovane li ebbe raggiunti.
Hermione si teneva le mani premute sulle labbra, orripilata ma sollevata allo stesso tempo.
Se Draco fosse stato colpito… Non avrebbe avuto alcun modo di riaverlo indietro.
Lo avrebbe perso per sempre.
«Ci vieni allora alla festa del Lumaclub con me?»
Le lacrime fuoriuscirono dai suoi occhi senza che potesse impedirlo in alcun modo, prima ancora che se ne accorgesse.
«Mi dispiace, Cormac» mormorò Hermione, singhiozzando. «Temo di essere già impegnata.»
Il ragazzo scrollò le spalle. «Peccato. Forse lo chiederò alla Weasley, allora.»
Si rialzò come se niente fosse e poi prese a osservare l’ambiente circostante con aria spaesata.
Madama Chips li raggiunse in quel momento e Ron le spiegò cosa fosse accaduto, affidando McLaggen alle sue cure.
Le braccia di Draco furono attorno alle spalle di Hermione qualche istante dopo; la ragazza si aggrappò a lui con tutte le sue forze, come se il biondino fosse un’ancora di salvezza, e iniziò a piangere più forte.
«È finita, Granger» la tranquillizzò, accarezzandole i capelli. «È tutto finito. E stiamo bene.»
«Per un secondo ho temuto di perderti per sempre» mormorò tra le lacrime lei, stringendosi ulteriormente contro il suo corpo.
Draco deglutì. «Per un secondo l’ho temuto anch’io.»
 
«Dray, dovresti andare dentro» lo avvertì Zabini, raggiungendolo di corsa. «Hermione sta aiutando i feriti e tua madre aveva un taglio sul braccio, non è… diciamo che non è stata carina, con lei.»
Draco corrugò la fronte. «Cosa le ha detto?»
Blaise si mordicchiò l’interno della guancia destra, ma a un secondo cenno del capo dell’amico parlò. «Che anche se ha combattuto al fianco dell’Ordine e mentito a Voldemort riguardo alla morte di Potter, Hermione resta sempre e solo una Sanguemarcio per lei.»
Il biondino imprecò e raggiunse la Sala Grande a grosse falcate; aveva aiutato gli Auror a portarsi via Lucius, motivo per cui si era allontanato dalla ragazza, ma non aveva avuto il tempo di parlare con Narcissa del suo rapporto con la Grifondoro.
La raggiunse a grosse falcate; stava sorridendo ad Astoria Greengrass dopo averle medicato un taglio sulla fronte.
La giovane Serpeverde lo salutò con un cenno della mano quando lo vide dirigersi verso di loro e Draco rispose con un breve sorriso; poi afferrò Hermione per un braccio e la voltò verso di lui.
Una frazione di secondo dopo la stava baciando, davanti a tutta la Sala Grande.
Davanti alla sfilza di Serpeverde che non avevano partecipato alla battaglia; davanti ai Mangiamorte che venivano arrestati; davanti all’intero Ordine della Fenice e al corpo docente della scuola; davanti a tutti gli studenti e ai loro amici e alle famiglie; davanti allo sguardo furente di Pansy Parkinson, livida in volto e, soprattutto, davanti agli occhi esterrefatti di Narcissa Malfoy.
Quando si staccarono, Hermione era scarlatta.
«Ci stanno guardando tutti», constatò arrossendo se possibile ancora di più.
«Bene» commentò Draco, sorridendole. «Adesso che sono ufficialmente resuscitato, non abbiamo più motivi per non far sapere al mondo che stiamo insieme, no?»
«Un motivo c’era, veramente…» mormorò debolmente lei, mordicchiandosi il labbro inferiore e facendo un cenno impercettibile del capo verso la madre del biondino.
Draco scrollò le spalle. «Se è veramente dalla mia parte, alla fine se ne farà una ragione» le disse, stringendola forte a sé.
Andromeda Tonks fece il suo ingresso qualche attimo dopo; si diresse verso di loro e strinse Draco in un caloroso abbraccio.
«Per fortuna stai bene», gli disse sollevata, mentre Draco ricambiava la stretta, ma senza riuscire a trovare la forza per sorriderle.
La donna deglutì e sospirò, capendo che qualcosa non andava.
«Dove sono?» chiese facendosi forza. «Dove sono mia figlia e Remus?»
Hermione tese le braccia e la donna lasciò che prendesse in custodia il piccolo Ted, mentre Draco le indicava il gruppo di Weasley riunito attorno ai corpi privi di vita di Fred, Tonks e Lupin.
Andromeda annuì, si fece forza e li raggiunse, ma non fu in grado di sopprimere il dolore quando si trovò davanti il corpo inerme della figlia e il suo grido di dolore arrivò come una stilettata nei cuori dei presenti.
Neanche Narcissa Malfoy riuscì a rimanere impassibile di fronte a quell’immagine, sebbene non le si avvicinò.
Narcissa spostò lo sguardo nuovamente su suo figlio, che distraeva Teddy, ignaro di ciò che stava accadendo attorno a loro; Draco rideva delle buffe facce che la creaturina tra le braccia della Granger faceva trasfigurando il suo volto.
E in quel momento Narcissa comprese che non avrebbe mai avuto il coraggio di privare Draco di quell’affetto che lei e suo marito non erano mai stati in grado di dargli apertamente.
Gli si avvicinò lentamente e posò una mano sulla sua spalla.
I due ragazzi si irrigidirono visibilmente nel trovarsela davanti.
«Non posso negare che avrei preferito qualcuno di più… tradizionale, per te, figlio mio» affermò, rivolgendosi direttamente a Draco, come se Hermione non fosse presente e non potesse udire quelle parole.
La Grifondoro piantò lo sguardo sul pavimento, mentre cercava di convincersi a non lasciarsi scalfire da quell’affermazione e tentava di concentrarsi esclusivamente su Teddy.
«Ma non mi opporrò a questa cosa, se è quello che vuoi veramente. Se ti rende felice.»
Draco la guardò sorpreso per un attimo e sentì lo sguardo di Hermione volgersi verso di loro con uno scatto repentino.
Non si aspettava che sua madre fosse contenta per lui, né entusiasta della cosa, ma pensò che per il momento quel suo passo verso l’accettazione della loro storia potesse essere abbastanza.
Era qualcosa da cui poter partire, qualcosa su cui potevano lavorare, quantomeno.
Allora sorrise.
«Non sono mai stato felice quanto lo sono con lei al mio fianco» disse schiettamente.
E sua madre annuì in risposta, senza aggiungere altro.
 
Padma Patil piangeva disperata a qualche passo dalla famiglia Weasley; stringeva la sua gemella, Parvati, tra le braccia… un’altra vita spazzata dalla follia di Bellatrix Lestrange.
Ron le si avvicinò con cautela e le mise una mano sulla spalla; capiva esattamente cosa stesse provando la ragazza, anche lui aveva perso suo fratello in quella battaglia.
«Come faremo?» gli chiese la vecchia compagna di scuola. «Come faremo senza di loro?»
Ron la abbracciò e sospirò. «Immagino che dovremo farci forza a vicenda, Pad.»
 
«La Bacchetta di Sambuco non apparteneva a Piton, ma a Nott» spiegò loro Harry, rigirandosi l’oggetto tra le mani. «Quella notte, sulla Torre, lo aveva disarmato lui. E io ho disarmato Nott a Malfoy Manor, quindi…»
«Quindi in realtà è tua» dedusse Ron esterrefatto, guardandola con aria trasognata. «La bacchetta più potente al mondo.»
Il moro gli rivolse un sorrisetto.
«Cos’hai intenzione di farci, Harry?» chiese Hermione, incerta su quello che avrebbe fatto lei al suo posto.
«Ho riaggiustato la mia», affermò il giovane, sventolando la sua vecchia e fedele bacchetta davanti al volto dell’amica. «Non ho intenzione di sostituirla e quella di Sambuco crea più problemi che altro.»
La prese tra le dita con entrambe le mani e la spezzò in due, sotto gli occhi increduli dei due ragazzi.
«La rimetterò al suo posto, la riporterò da Silente. Ma nessuno la userà mai più.»
Hermione udì Ron borbottare qualcosa di simile a un ‘fottutamente pazzo’ alle sue spalle, mentre si incamminava per seguire lei e Harry che si erano indirizzati verso la fine del ponte semidistrutto per osservare il panorama attorno alla scuola che tutti loro amavano immensamente.
«Ci credete che è finita veramente?» mormorò il rosso quando fu al loro fianco.
Il moro rivolse loro un caloroso sorriso e tese le braccia per stringerli a sé entrambi.
Restarono in quel modo per un bel po’, in silenzio, a guardare il paesaggio attorno a loro.
Hogwarts era ferita, mezza distrutta, ma meravigliosa nonostante tutto.
Casa.
Si voltarono per dirigersi nuovamente al castello e i loro occhi incrociarono quelli grigi di Draco Malfoy che li scrutava in lontananza, con una spalla poggiata a una colonna e le braccia conserte.
Harry e Ron rivolsero un sorriso a Hermione e si allontanarono, mentre lei attendeva che il biondino la raggiungesse.
Draco la strinse forte a sé e la baciò con dolcezza.
Si voltarono nuovamente verso il punto in cui avrebbe dovuto esserci il ponte che Neville, Seamus e Dean avevano fatto saltare in aria durante la battaglia, dimezzando l’esercito di Greyback.
Si sedettero, lasciando penzolare le gambe nel vuoto.
«Perché credi che McLaggen lo abbia fatto?» le domandò confuso dopo quelle che parvero ore di silenzio, ma che in realtà avrebbero potuto essere solo un paio di minuti. «Perché credi si sia frapposto tra l’Oblivion e me? Voglio dire, era totalmente intenzionato a separarci…»
«Avevo lasciato una lettera anche a lui, prima di andarmene da Villa Conchiglia» ammise la ragazza interrompendolo. «Speravo capisse quello che provo per te.»
Il biondino si inumidì le labbra. «Direi che sei stata chiara. Mi piacerebbe sapere cosa gli hai scritto.»
Hermione ridacchiò. «Sai cosa succede quando il cuore di un Babbano si ferma?»
Draco corrugò la fronte, perplesso. Cosa c’entrava quello con l’argomento della loro conversazione?
«I medici provano a farlo ripartire con la rianimazione artificiale, a cui di solito si unisce la defibrillazione. In sostanza, inviano delle scariche elettriche al cuore del paziente per ripristinare un ritmo cardiaco efficace e sano…»
Non capiva bene cosa volesse dire con quel discorso, ma restò in silenzio ad ascoltarla senza fare domande, permettendole di finire.
«Gli ho detto che dopo la morte di Cedric il mio cuore non ha più battuto normalmente, finché non sei arrivato tu a darmi quella scossa di cui avevo bisogno per ricominciare… per… per amare di nuovo. E sembra che Cormac sia bravo a comprendere le metafore.»
Il giovane dischiuse le labbra, avvertendo il proprio cuore accelerare i suoi battiti; la strinse a sé e le lasciò un tenero bacio sulla tempia.
«Ti amo, Draco Malfoy.»
«Ti amo anche io, signora Malfoy
Hermione arrossì violentemente e si voltò a guardarlo sbalordita. «Come mi hai chiamata, scusa?»
Draco scrollò le spalle. «Si chiama foreshadowing, Granger. Non ne hai mai sentito parlare?»
La ragazza non ebbe il tempo di chiedergli come facesse a conoscere un concetto in realtà babbano, perché il biondino catturò immediatamente le sue labbra in un bacio lento e appassionato, impedendole di commentare ulteriormente quella battuta.
Minuti, o ore dopo, la ragazza tornò a fissare il vuoto sotto le loro gambe.
«Cosa faremo ora, Granger?»
Hermione si voltò a guardarlo e intrecciò la mano con quella di lui.
«Faremo meglio di quello che abbiamo fatto prima», disse semplicemente.
Lui le sorrise. «Insieme?»
«Insieme» convenne lei, ricambiando il sorriso.

 
   
 
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