Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Stillathogwarts    17/12/2022    2 recensioni
Cinque anni dopo la fine della guerra, il Wizengamot scavalca il Ministro Shacklebolt e fa approvare una Legge sui Matrimoni, nonostante lo scontento generale.
Hermione si ritrova così a dover sposare un Draco Malfoy che mostra fin da subito uno strano e incomprensibile comportamento, mentre una serie di segreti e omissioni iniziano pian piano a venire a galla.
• Marriage Law trope, ma a modo mio (per favore, leggete il primo n.d.a.).
• DRAMIONE
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
The Weight of Us



CAPITOLO 9
The Proposal





 






POV DRACO
 


Si sentiva un po’ stordito dalla notizia che Hermione ricordasse di aver sentito il suo profumo nell’Amortentia al sesto anno, anche se non ne rammentava l’associazione.
Innanzitutto, lei non gli aveva mai detto niente al riguardo, per cui Draco lo aveva scoperto quella sera, e secondo, Hermione non avrebbe dovuto ricordarlo affatto. Quel dettaglio, in un certo senso, gli faceva piacere, ma al contempo era fonte di false speranze; sapeva che non c’era modo che l’Oblivion perdesse efficacia nel corso del tempo. Non c’era un modo per invertirne o annullarne gli effetti, di fatti la pozione che stava cercando di creare procedeva a rilento e vi si dedicava assiduamente da anni, né l’effetto dell’incantesimo poteva lentamente “esaurirsi” da solo.
I progressi fatti da quando lui e Hermione lavoravano insieme alla ricerca, però, lo rincuoravano.
Il suo problema fondamentale, però, era che stava diventando impaziente; desiderava che lei ricordasse con tutto sé stesso, perché dirglielo a voce… non era sicuro che gli avrebbe creduto o che sarebbe stata disposta a seguirlo nel Pensatoio per darle le prove di ciò che stava dicendo.
Scoprire di essere stati obliviati… non c’era un buon modo di reagire a una notizia del genere.
Dopo tre mesi trascorsi costantemente in compagnia reciproca, Draco avvertiva in maniera opprimente la sua assenza quando Hermione era al lavoro; in particolare durante il pranzo, ma Sirius non gli concedeva molto tempo per rimuginare, comunque. Sembrava che le sue energie avessero fonti illimitate.
Draco era certo che il bambino sarebbe stato Smistato a Grifondoro una volta partito per Hogwarts, ma ne era quasi sollevato. Si sarebbe trovato male a Serpeverde, un ragazzino come lui, dolce, sensibile, ma tenace e coraggioso, audace come la madre… potenzialmente spericolato come Potter.
Quest’ultima cosa un po’ lo spaventava. Non voleva che suo figlio si cacciasse in un guaio dietro l’altro per spirito di avventura, non voleva che corresse pericoli, ma d’altronde, aveva ancora un po’ di tempo per instillare in lui un minimo di istinto di conservazione. A Hermione non sarebbe dispiaciuto, ne era convinto.
Uscì fuori dal Pensatoio quando avvertì il rumore di uno degli elfi che appariva nel suo ufficio.
Era l’unica stanza che teneva per sé, - aveva chiesto a Hermione di non cercare di curiosarvi all’interno -, perché temeva che avrebbe potuto trovare lo strumento, in cui vorticavano inarrestabili i ricordi di loro due al sesto anno.
Stava iniziando a elaborare un piano per raccontarle tutto, giusto per avere un piano B nel caso in cui la Pozione si rivelasse fallimentare, ma era difficile restare lucido quando andava a dormire con il suo dolce sapore sulle labbra, il profumo di gelsomino bloccato nelle sue narici e il suo desiderio di lei a bruciarlo dall’interno.
Hermione era diversa rispetto al sesto anno, ma d’altronde, anche lui non era la stessa persona; allo stesso tempo, in qualche modo, erano sempre loro. A volte aveva come l’impressione che lei avesse cominciato a sospettare qualcosa, perché gli poneva domande strane o la sorprendeva a studiarlo di sottecchi, con un’espressione concentrata sul viso, anche se poi finiva sempre per arrendersi. O il modo in cui le sue mani scivolavano sui punti più sensibili del suo collo o del suo busto, come se ricordassero dove gli piaceva essere sfiorato…
«Signore, mi dispiace disturbare, signore», disse l’elfo, a disagio. «Ha una visita, signore.»
Una visita?
A parte Hermione e i Potter, nessuno sapeva dove abitasse. In realtà, lo sapevano anche i suoi genitori, ma Lucius non poteva lasciare il Manor e Narcissa era troppo educata per piombare lì all’improvviso, senza previa comunicazione.
«Di chi si tratta, Tippy?»
«La signorina Parkinson» rivelò con voce tremula la creaturina.
Draco corrugò la fronte. «Credo che di questi tempi il suo cognome sia Weasley.»
«N-non è quello che ha detto lei, padr-signore.»
«Ditele che sono impegnato.»
«La signorina Parkinson vede perfettamente che sei libero, Draco.»
Era da tanto tempo che non sentiva la voce di Pansy; era rimasta civettuola e cantilenante come la ricordava e neanche lei era cambiata molto, né negli atteggiamenti, né fisicamente.
«M-mi dispiace, padr-signore» trillò Tilly. «Non ha voluto aspettare e Tilly non poteva usare la magia contro una strega, signore.»
«Signore?» commentò Pansy ridacchiando. «Un’idea della Sanguemarcio, senza dubbio.»
Draco serrò i pugni. «Non chiamarla così. Sei in casa nostra, porterai rispetto o quella è la porta, Pansy. Non sei la benvenuta a prescindere, ma se pensi che ti permetterò di parlare così di mia moglie…»
La ragazza sbuffò, si richiuse la porta alle spalle, avanzò nella stanza e gettò la sua borsa e il suo mantello sul divano; disse bruscamente agli elfi di lasciarli soli, - e nel vedere il cenno di assenso da parte del biondino i due si Smaterializzarono -, poi si accomodò sulla poltrona davanti a lui.
«Falla finita», esordì scocciata. «Sono qui per parlare di una cosa importante e urgente.»
Il giovane imprecò mentalmente e, decidendo che fosse più saggio farla parlare e mandarla via il più in fretta possibile, si obbligò a trascinarsi sulla poltrona dietro la scrivania.
«Cosa vuoi?»
Pansy ignorò completamente il suo tono tagliente.
«Mi sembra di capire che tu sia al corrente della mia attuale condizione di disagio» iniziò a spiegare. «Non sono stata molto più fortunata di te, per quanto riguarda il match…»
«Io mi reputo più che fortunato, Pansy.»
La giovane sghignazzò. «Certo, per la tua reputazione finire con la Sang-Granger è stata una circostanza fortuita. Ma sappiamo entrambi che, per altri versi, non è così.»
«Granger-Malfoy» la corresse lui, secco.
Lei lo ignorò di nuovo.
«Ho pensato a una soluzione, ovviamente» riprese, «perché non ho la minima intenzione di farmi sfiorare da quel poveraccio di Weasley, ma al contempo non è possibile raggirare la Legge. Per cui, ho trovato l’opzione più conveniente per tutti.»
Il biondino le rivolse un’occhiata annoiata, il volto privo di espressione mentre lei procedeva nei suoi vaneggiamenti.
«Credo che sia importante per te che i tuoi eredi siano consoni al retaggio della tua famiglia», specificò Pansy, «cosa che per ovvie ragioni tua, ehm, moglie, non può garantirti, ma io sì. Sarebbe la situazione ideale per tutti, se… riequilibrassimo le coppie, almeno a porte chiuse.»
La mascella di Draco cadde a terra. «Partendo dal fatto che credi male su parecchi fronti, qui», sibilò incredulo tra i denti, «ho capito bene? Mi stai chiedendo di fare uno scambio di coppie?»
«Esatto. Tu avresti eredi Purosangue e loro…»
«Se pensi che permetterò a qualsiasi altro uomo di sfiorare mia moglie, o che io farei altrettanto con un’altra donna, sei completamente fuori di testa, Pansy», ringhiò lui. «E non voglio degli eredi, voglio dei figli! Non me ne frega niente dello status di sangue, da tanto tempo ormai.»
«Suvvia, Draco» esclamò con aria divertita lei. «Ci siamo solo noi due qui, puoi tranquillamente ammettere di non volere di certo che quella… donna insozzi il tuo albero genealogico contaminandolo con il suo sangue impuro.»
Le nocche delle mani di Draco divennero bianche per la forza con cui serrava i pugni. «Sono un gentiluomo, Pansy. Non costringermi a tirare fuori la bacchetta.»
«Farti tirare fuori la bacchetta è quello per cui sono venuta», commentò Pansy, con un ghigno malizioso.
Il biondino dilatò le narici. «Quella particolare bacchetta è destinata all’esclusivo piacere di mia moglie.»
La ragazza sbuffò. «Beh, non sempre è stato così» constatò con aria scocciata. «Tu eri mio.»
Il viso di Draco si aprì nell’accenno di un ghigno che sembrava un eco proveniente direttamente dal passato. «Non lo sono mai stato.»
Pansy strinse le labbra in una linea sottile. «Puoi almeno prendere in considerazione la mia proposta?» berciò stizzita, pur lasciando trasparire una nota di supplica nella voce. «Non voglio avere dei figli con la Donnola! Se sei preoccupato per la riconoscibilità, al Ministero non importa veramente di chi siano, purché ci siano due pargoli per coppia! Saremmo tutti più contenti se facessimo lo scambio e potremmo sistemare la questione del riconoscimento dopo i cinque anni…»
«Credevo di essere stato chiaro», ringhiò il biondino. «Non sono interessato ad assecondare questa proposta agghiacciante e oltraggiosa! Sei riuscita a rendere peggiore una legge che era già abbastanza ripugnante in partenza. Weasley almeno lo sa che sei qui?»
Pansy grugnì. «Weasley non sa niente» soffiò irritata. «A malapena ci vediamo. Siamo bravi a evitarci. Ma scommetto che preferirebbe entrare nelle mutande della Granger piuttosto che nelle mie.»
Draco scattò in piedi e batté le mani sul tavolo con un tonfo, livido in volto.
La ragazza divenne gravosamente seria, ridusse gli occhi a due fessure e lo studiò con attenzione.
«Merlino e Morgana», sussurrò scioccata, probabilmente riconoscendo immediatamente la gelosia nei suoi occhi. «Tu… tu la vuoi veramente.»
Il biondo si obbligò a recuperare il proprio contegno. «È così dal sesto anno.»
Pansy rise. «Se credi che quest’ammissione possa convincermi che tu sia davvero il padre del moccioso della Granger…»
«Lo sono» ribatté gelidamente lui. «E non chiamare mio figlio così.»
«Stavi con me a scuola, non mi prendi in giro.»
Draco le rivolse un sorriso beffardo. «E ti ho lasciata, se non erro, all’incirca a metà novembre del sesto anno
Pansy sbiancò. «No… non puoi essere serio…»
Lui non rispose, ma continuò a guardarla tronfio. «Non sono mai stato così serio in vita mia.»
«Mi hai lasciata per la Granger?» ripeté, come se quel concetto fosse inammissibile per lei. «Che problemi hai? E che problemi aveva lei? Eri un Mangiamorte, Draco!»
Draco sbuffò dal naso, serrò la mascella, la rabbia che iniziava a prendere il sopravvento dentro di lui. «La tua presenza mi sta tediando, Weasley» chiosò, enfatizzando sul cognome giusto per irritarla. «Credo che tu abbia sprecato già abbastanza del mio prezioso tempo.»
Pansy si rialzò con aria offesa, afferrò il suo mantello e la sua borsa e si diresse verso la porta, ma prima ancora che potesse raggiungerla si udì bussare e l’anta si spalancò, rivelando una Hermione incredibilmente pallida e provata.
La preoccupazione lo assalì immediatamente. Era rincasata prima del solito e aveva un aspetto malaticcio; il biondino si alzò subito e fece per accennare un passo verso di lei, quando il viso della giovane si distorse in un’espressione ferita, poi in uno sguardo glaciale che gli fece congelare il sangue nelle vene.
No, no, no…”
«Non era mia intenzione interrompere», asserì freddamente, la testa alta e la postura rigida. «Volevo solo dirti che sono già tornata.»
Pansy sogghignò, soffermandosi per un momento accanto a lei, prima di lasciare la villa. «Non preoccuparti», le sussurrò con una smorfia allusiva. «Avevamo finito
Draco avvertì un moto di panico misto a collera assalirlo; se Pansy non fosse stata così rapida nel dileguarsi, l’avrebbe sicuramente colpita con la Fattura più dolorosa a cui sarebbe riuscito a pensare.
«Hermione, non è come sembra» iniziò subito, ma lei fece ruotare gli occhi.
«Adesso capisco perché mi hai chiesto di non curiosare nell’ufficio» constatò, ma il tono della sua voce era piuttosto debole e assente, come se stesse parlando con sé stessa e non con lui.
Non era così, dannazione!
Hermione prese a correre per i corrido, sembrava mantenere a fatica l’equilibrio e Draco la seguì a passo svelto. «Hermione, per favore, aspetta!»
Raggiunta la porta della sua stanza, lei si fermò e si voltò finalmente a guardarlo; c’era disgusto e indignazione nel suo sguardo.
«La prossima volta, cerca almeno di essere più discreto al riguardo», gli sputò contro. «Mio figlio dormiva nella stanza accanto!»
Draco deglutì. «Nostro figlio», la corresse. «E non stavo facendo niente. Non è successo niente!»
«Oh, per l’amor del cielo!» ringhiò lei, dandogli nuovamente le spalle e aprendo la porta.
Il biondino non comprese se l’esclamazione si riferisse alla sua puntualizzazione sulla legittimità della sua paternità o al fatto che non credesse a una virgola delle sue rassicurazioni.
«Hermione…»
«No», lo interruppe lei. «Non mi importa se stavi aspettando solo che tornassi a lavorare per poter ricominciare a scopartela, se lo fai sotto questo stesso tetto, se speravi che non lo scoprissi. E non mi importa neanche di saperlo! Ma per amor di Merlino, ti assicuro che se Sirius si accorge di qualcosa, io ti trasfiguro in un pavone e ti spenno, Draco Malfoy!»
«Non è così!» gridò lui, agitato. «Ricordi? L’ho voluta io la postilla sulla fedeltà… e valeva da entrambe le parti!»
«Non provare a prendermi in giro, Malfoy!» ribatté lei. «Volevi solo assicurarti che qualsiasi figlio avessi aspettato un giorno non sarebbe stato di qualcun altro, lo hai detto tu stesso. Non c’era bisogno di farmi credere che volessi costruire una vera famiglia, avremmo potuto trovare un altro compromesso.»
«No, Hermione, ti giuro che stai fraintendendo» provo a giustificarmi, ma lei si limita a scuotere la testa lentamente, il naso arricciato, la bocca distorta in una smorfia di disgusto palesemente rivolta a me.
«Sai, fai persino più schifo di quanto pensassi all’inizio. Sta’ alla larga da me, Malfoy.»
Si sbatté la porta alle spalle con un rumore sordo che riecheggiò attraverso tutte le ossa di Draco, facendole tremare una ad una. Si portò le mani tra i capelli in preda al panico, poi provò a bussare alla sua porta, ma quella restò sigillata.
Bussò con più energia. «Hermione, per favore, fammi spiegare» riprovò a persuaderla, ma niente, la porta restò chiusa.
«Sono preoccupato» aggiunse in un sussurro, «non sembri stare bene. Lasciami entrare...»
Ancora niente. Voleva che gli stesse lontano. Era appena riuscito a portare il loro rapporto su un livello più intimo e in meno di un’ora aveva fatto più passi indietro persino rispetto all’inizio di tutta la faccenda del matrimonio combinato. E aveva ottenuto quel risultato senza fare niente.
Rassegnato, Draco corse verso il suo ufficio e si sfogò gridando e scagliando oggetti sul pavimento. I suoi capelli divennero in breve tempo un disastro totale, laddove li aveva afferrati o tirati per la disperazione.
Avevano appena iniziato ad avvicinarsi… era appena riuscito a riportarla tra le sue braccia… e perché era così provata? Cos’era successo?
Dolore, preoccupazione e ansia si mischiarono insieme, opprimendogli il petto in maniera quasi intollerabile. Si portò le mani sul viso e cominciò a piangere.
 
*

Non aveva più rivisto Hermione quel giorno. Avrebbe voluto parlarle, spiegarle cosa fosse accaduto veramente, farle capire che non avrebbe mai rovinato quello che avevano, che non l’avrebbe mai tradita… ma perché avrebbe dovuto credergli? Lei non aveva la più pallida idea di quanto l’amasse.
Tilly gli aveva detto che la signora era stata a letto per tutto il tempo e che Sirius era rimasto con lei.
Draco sospettava che da quel momento in poi non gli avrebbe più permesso di trascorrere del tempo con il bambino e la sua teoria venne confermata al mattino seguente, quando si era alzato al solito orario e si era diretto nella stanza di Sirius per svegliarlo e l’aveva trovata vuota.
Se lo aspettava, dato che credeva che avesse tradito la sua fiducia, che era già appesa ad un filo fin dal principio. Chiuse gli occhi e sospirò, ricacciando indietro le lacrime e la frustrazione.
Domandò agli elfi se Hermione fosse già uscita e loro confermarono.
«La signora ha portato il piccolo Sirius da Andromeda» squittì Tippy. «È uscita presto, signore.»
Passò la giornata facendo avanti e indietro tra biblioteca e laboratorio. Si era abituato subito ad avere il bambino a cui stare dietro e ora gli sembrava di avere troppo tempo libero a disposizione, cosa che lo stava mandando altamente fuori di testa.
La pozione, però, sembrava più importante che mai in quel momento, solo che ci aveva lavorato per anni e da solo non era mai riuscito a finirne la creazione, anche intensificando le ore dedicate a quella ricerca non gli sembrava di avere molte speranze di successo. Hermione lo avrebbe comunque aiutato a proseguire il lavoro, una volta calmatasi, per via dei suoi genitori, ma sarebbe tornata ad essere lontana, distaccata, fredda. Non poteva sopportare quel tipo di lontananza emotiva e fisica una seconda volta.
I suoi baci gli avevano ridato vigore, poterla stringere tra le braccia sul divano quando si faceva sera gli dava una parvenza di tranquillità e felicità. Gli era mancato troppo sentirla contro il proprio corpo, avvertire il suo sapore sulle labbra.
Quella sera, Hermione rincasò più tardi del solito. Si diresse direttamente nella stanza di Sirius e vi rimase a lungo, probabilmente per accertarsi che il bambino si facesse il bagno e filasse a letto, pensando sicuramente che se avesse tardato abbastanza sarebbe riuscita ad evitarlo completamente.
Ma Draco era proprio lì fuori ad aspettarla. «Possiamo parlare?»
«Non ho niente da dirti.»
«Beh, io sì! Devo spiegarti cos’è successo» le disse a denti stretti, seguendola rapidamente mentre scivolava a marcia spedita lungo i corridoi.
«È tutto abbastanza chiaro.»
La freddezza e il distacco nella sua voce erano come una lama conficcata nella sua carne ogni volta che proferiva parola, la definitività delle sue affermazioni una piccola sentenza.
«No! Non è come sembra!», ripeté ancora lui. «Hermione, non ho fatto niente! Te lo giuro!»
«Non offendere il mio intelletto», ribatté piccata la donna. «Non sono così ingenua.»
La vide mettersi a cercare qualcosa nel salotto, massaggiarsi le tempie. Draco era certo che lo stesse facendo giusto per tenersi occupata, perché aveva capito che non l’avrebbe lasciata scappare anche quella sera, ma al contempo si rifiutava di guardarlo in faccia. La capiva, anche lui non avrebbe voluto vederlo, al posto suo.
«Hermione, per favore, ascoltami» disse per l’ennesima volta, supplichevole. «Lasciami spiegare…»
Lei si voltò verso di lui e sbuffò, dilatando le narici. «Non devi spiegarmi niente», berciò fredda. «Questo non è un vero matrimonio, me lo ricordo benissimo. Non mi importa di chi ti porti a letto, Malfoy, chiedo solo che tu mostri un minimo di decenza quando Sirius è in casa.»
Draco arricciò il naso e sospirò rumorosamente, poi, quando la vide dirigersi verso le scale per risalire al primo piano e andare a richiudersi nella sua stanza, scattò. Chiuse le braccia attorno a lei, facendo aderire la sua schiena contro il proprio petto.
Hermione iniziò a dimenarsi subito, cercando di liberarsi dalla sua presa. «Lasciami andare!»
«No», ribatté lui, irremovibile. «Non prima di aver ascoltato quello che ho da dirti.»
«Ti ho detto che non mi importa!»
Draco deglutì ma la strinse con più forza; posò il mento sulla sua spalla. «Sì che ti importa» sussurrò tra i suoi capelli. «Ti importa più di quanto sei disposta ad ammettere persino a te stessa.»
Qualche istante dopo, Hermione aveva smesso di agitarsi; era sempre rigida, ma stava immobile, con gli occhi chiusi. La vide tirare su col naso e sforzarsi in tutti i modi di non piangere davanti a lui. Draco avvertì il cuore stringersi in una morsa.
«Non sono stato con lei», scandì lentamente. «Non sono stato con nessun’altra donna. Ci sei solo tu, Hermione. Io ti sono fedele.»
Cazzo, ti sono fedele da sette anni…”
 «Non potrei mai… non sono quel tipo d’uomo» continuò ad assicurarle, mormorando piano nel suo orecchio; poteva sentire i capelli di lei contro le proprie labbra, il suo profumo nelle narici. «Non ti tradirei mai.»
Hermione emise un verso di protesta, molto lamentoso. «Lasciami andare…» sussurrò ancora, ma il suo respiro andava regolarizzandosi pian piano e i suoi tentativi di scrollarselo di dosso si stavano facendo sempre più flebili.
Un angolo della bocca di Draco si incurvò; aveva la bacchetta a portata di mano, se avesse voluto allontanarlo, avrebbe potuto almeno provare a tirarla fuori.
Quando finalmente sentì i muscoli di lei arrendersi definitivamente, la voltò per guardarla negli occhi; le prese il viso tra le mani e la fissò intensamente.
«Ci sei solo tu», ripeté, giusto per assicurarsi che le entrasse bene in testa.
Una lacrima sfuggì al suo controllo e lui la catturò posandovi sopra le sue labbra. La strinse forte sé. «Non piangere, per favore. Non è successo niente.»
Hermione serrò le braccia attorno alla sua schiena e affondò il volto nel suo petto.
Il cuore di Draco batteva così forte che era certo potesse sentirlo.
«Mi importa» mormorò con un filo di voce strozzato. «Di tutto.»
Il biondino sorrise, mentre le carezzava i capelli con dolcezza e un ritmo rassicurante. «Lo so, Hermione.»
Lei si rimpicciolì ulteriormente tra le sue braccia; era la prima volta che ammetteva di provare qualsiasi cosa nei suoi confronti.
«Non tradirei mai la tua fiducia. Mai» sussurrò. «E la postilla sulla fedeltà non l’ho voluta veramente per il motivo che ti ho detto quel giorno. L’ho voluta perché senza di essa questo matrimonio non avrebbe mai avuto una chance di diventare vero. Per me è vero, lo è sempre stato, fin dall’inizio.»
Hermione tremava leggermente tra le sue braccia, ma non proferiva parola; tirava su con il naso di tanto in tanto, però non stava più combattendo contro di lui. Andava bene lo stesso.
«Sono sempre stato sincero con te, fin dal primo giorno» aggiunse ancora. «Voglio che questo funzioni.»
Eccetto… eccetto in merito alla questione “Oblivion”, ma quella non era una bugia, era un’omissione.
Non era la stessa cosa in fondo, no?
«Mi credi, Hermione?»
Hermione valutò la risposta da dargli per qualche istante, ma alla fine annuì debolmente e Draco tirò un sospiro di sollievo. Forse aveva risolto il problema, non tutto era ancora perso.
«Ora, se ti calmi, ti posso raccontare perché Pansy è venuta qui» le disse dopo un po’. «Penso che tu e Weasley vorreste entrambi saperlo.»
Questo parve farla ritornare in sé.
Lei restò in silenzio, ma si allontanò leggermente da lui e lo guardò con i suoi occhioni grandi, color cioccolato. Si diresse sul divano e lui la seguì.
Le raccontò dell’accordo che Pansy gli aveva proposto con una mezza smorfia di disgusto sul viso.
Hermione ascoltò senza dire una parola, ma la luce nei suoi occhi tremò per un istante.
«Che… Cosa le hai risposto?» chiese infine, sommessamente.
Le sopracciglia di Draco si inarcarono per un istante. «Ma mi stai ascoltando? Le ho detto no, ovviamente.»
Una punta di panico iniziò a farsi strada dentro di lui. Ingoiò l’amaro in bocca e domandò: «Perché, ti interessava?»
Lei scosse brevemente la testa. «Renderebbe tutto questo persino peggiore. Sono bambini, maledizione!»
Quell’affermazione neutra e oggettiva non era esattamente la risposta che voleva sentirsi dare, ma l’importante era che non gli dicesse che avrebbe preferito Weasley, o che fosse anche solo disposta a prendere in considerazione quell’idea.
Il biondino sospirò. «Lo so.»
«Avresti… se non ci fosse stata quella condizione… avresti… avresti voluto dirle di sì?»
Draco sbuffò. «Certo che sei ottusa quando ti ci metti…»
Hermione si accigliò. «Beh, scusa se ho chiesto.»
«Io non ti ho chiesto se avresti preferito Weasley, no?» ribatté lui, altrettanto accigliato.
«No, ma lo hai pensato» replicò la giovane, praticamente. «E soprattutto, sappiamo entrambi perché è venuta dritta da te.»
«Sono stato io a chiudere la relazione che avevamo a scuola, non mi interessa-»
«Non mi riferivo a quello» lo interruppe lei, distogliendo lo sguardo dal suo.
Draco esalò un respiro profondo. «Hermione, guardami» le disse e solamente quando lei si voltò di nuovo nella sua direzione, proseguì: «Non mi importa niente dello status di sangue.»
Hermione lo studiò per qualche momento, ma non disse niente. Le afferrò un braccio e la tirò a sé, dandole un leggero bacio sulla tempia. «Dimmi che mi credi» sussurrò, chiudendo le mani a coppa sul suo viso, obbligandola a guardarlo negli occhi. «Hermione, dimmelo.»
La giovane deglutì, ma alla fine annuì stancamente.
Il biondino tirò un sospiro di sollievo, poi la abbracciò; una manciata di minuti dopo le chiese: «Possiamo cenare ora?»
«Ho… ho già mangiato», lo informò, «ma se vuoi ti faccio compagnia.»
Draco fece un cenno d’assenso con il capo.
«Mi vuoi dire perché ieri sembravi così debole?» le domandò mentre si dirigevano verso la sala da pranzo. «Ero preoccupato.»
«Oh, ero solo stanca» rispose evasivamente lei.
Draco sollevò un sopracciglio. «Sei una pessima bugiarda, sai?»
Hermione sospirò. «Una volta al mese vado al San Mungo per un trattamento. È sempre lo stesso giorno del mese. Per questo ti ho chiesto di tornare dallo chalet con un paio di giorni in anticipo.»
Il biondino rispose con un breve cenno della testa. «Potter me ne ha parlato.»
«Non spettava a lui farlo», sbuffò lei, seccata.
«Tu non lo avresti fatto.»
«Prima o poi, forse, sì» obiettò Hermione. «Sono comunque affari miei.»
Il giovane alzò gli occhi al cielo. «Me ne vuoi parlare?»
«Non c’è molto da dire», sussurrò lei. «Vado lì, mi sottopongo al trattamento, sperano che funzioni. Secondo loro sta andando meglio.»
«E secondo te, no?»
Hermione fece spallucce. «Mi sembra sempre che il braccio tremi allo stesso modo. Forse mi ci sono abituata troppo.»
Draco deglutì. «Ti fa male?»
«Il braccio?», chiese. «A volte.»
«E il trattamento?»
«A volte», ripeté lei.
«E ieri… ieri stavi male?»
Dal tono della sua voce era palese che si sentisse in colpa per non essere stato al suo fianco; era vero che la ragione alla base della sua assenza era lei che lo aveva sbattuto fuori dalla sua stanza senza farlo parlare, ma il malinteso si era creato perché lui non aveva sbattuto fuori Pansy in primo luogo.
Quella vipera… E che dannata sfortuna, qualsiasi cosa Draco facesse sembrava aver preso la decisione sbagliata!
«Mi rende molto debole e stanca per un paio di giorni», ammise lei. «Un po’ di nausea o mal di testa. Ma niente di insopportabile.»
Draco esitò un attimo prima di parlare ancora. «Un paio di giorni? Oggi sei andata a lavorare.»
Hermione arrossì leggermente e lui capì che si era buttata giù dal letto di proposito solo per evitarlo.
«Sono stata da Andromeda.»
Il biondino le sbarrò la strada sollevando un braccio e le si posizionò di fronte; si leccò il labbro inferiore, con l’aria di chi stava combattendo una lotta interiore per determinare se fosse più conveniente parlare o restare zitto; lei lo guardò con aria interrogativa.
«Lo so che non è facile, ma… Vorrei che tu mi parlassi un po’ di più.»
Hermione dischiuse le labbra, sbigottita. «Ha parlato mister Occlumanzia costante!»
Lui soffocò un grugnito. «Non occludo così tanto con te», le fece notare. «Ci sto… provando, almeno.»
«Ci sto provando anch’io!» ribatté lei. «Solo… non so come fai, ma tu ti comporti come se fosse semplice, quando non lo è! A volte mi sembra quasi che tu sia abituato ad aprirti con me e qualcosa mi dice che tu non ti sia mai aperto con nessuno prima, il che lo rende ancora più confondente.»
Tutti i muscoli di Draco si tesero.
Lui era veramente abituato ad aprirsi con lei. Sebbene all’inizio della loro storia al sesto anno non si lasciassero andare a confidenze eccessivamente intime, per la fine… loro parlavano di qualsiasi cosa liberamente. Visto lo stato delle cose, l’Occlumanzia gli serviva solo a gestire al meglio tutta quella situazione incasinata, non per nasconderle cosa provava.  
«Come ho detto», mormorò lui, cercando di segnare la fine di quel discorso che aveva avventatamente iniziato, «ci sto provando.»
«Anch’io» ammise lei in un sussurro. «Mi serve solo un po’ più di tempo.»
Draco fece un piccolo cenno di assenso con il capo.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Stillathogwarts