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Autore: CyberNeoAvatar    19/12/2022    4 recensioni
Nell'immensa regione di un mondo fantastico nota come Proéyld, o ‘ Landa dell'Origine’ per via dei miti ad essa correlata, esiste un particolare potere chiamato Foundation, il quale prende le sue abilità basandosi su luoghi ed elementi di luoghi. Dopo la morte del sovrano di questa terra, però, i possessori di tale potere hanno preso a sparire uno dopo l'altro; questo fatto si intreccia con il viaggio di Evret, un giovane personaggio che sembra sapere chi ne è la possibile causa, e il cui passato sembrerebbe nascondere qualcosa legato all'accaduto...
Così verrà sancito l'inizio di un viaggio che porterà Evret e i suoi alleati attraverso la regione alla ricerca della verità sulla natura delle sparizioni, una verità che nasconde ben più di quanto possano immaginare.
Avvertenze:
Questa è una storia originale che viene consigliato immaginare come una versione scritta di un manga o di un anime per com'è sviluppata. I suoi contenuti sono stati sviluppati senza copiare nulla, di conseguenza ogni possibile somiglianza/uguaglianza tra questa e altre opere è solo frutto di coincidenze. Ogni eventuale disegno inserito al suo interno servirà soltanto per aiutare l'immaginazione, anche se non dovesse essere in qualche modo perfetto.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3 – Il re della foresta.

 

Infatti, non più tardi di un quarto d’ora dopo, il corridoio del canyon finì all’ingresso di un passo montano che costeggiava le spalle dello stesso, sporgendosi ad una grossa depressione laterale del terreno in cui vi era nuova prateria per un tratto, mentre appezzamenti boschivi coprivano l’area più avanti. Non molto più avanti, trovarono il bivio interessato, un’intersezione – escludendo quella da cui erano arrivati – di tre percorsi che portavano in direzioni diverse.

Quello a sinistra conduceva ad una discesa che permetteva apparentemente un sicuro tragitto verso la prateria sottostante, azione diversamente estremamente pericolosa in quanto la roccia che si ergeva ai loro piedi dal terreno era troppo alta per poter essere scalata senza rischiare l’osso del collo; quello a destra conduceva ad un altro ingresso del canyon; quello avanti, invece, continuava verso le vette della catena montuosa.

Cabel si piegò sul terreno, con Sein che gli si affiancò per controllare a sua volta. Dopo qualche secondo, il maggiore dei due fratelli disse:« Sì... direi che è proprio questo il punto indicatoci da Lector: si vedono chiaramente le impronte di quattro Cavalieri Salamandra e di una loro cavalcatura incontrarsi con quelle di altri due soldati.». Si alzò, indicando la strada a sinistra del bivio.« Lector e Juine erano arrivati da lì, poi si sono uniti ad Eief e agli altri tre e hanno proseguito per la strada da cui siamo giunti noi.».

« Incredibile, hai realizzato tutto in un attimo!» esclamò Ev.« Si vede che sei un fenomeno.».

« E sicuramente non possono essere di qualcun altro, queste tracce... d’altro canto mi pare pure di scorgere Lìnkas, laggiù.» aggiunse Sein, guardando lontano. In effetti, al di là degli alberi di sotto, a grande distanza si potevano notare i tetti di alcune case, quelle della città da cui avevano detto di provenire i due soldati ‘ buoni’, quella dedicata alla Costellazione della Lince.

« Hai ragione. E... qual è la strada da prendere, adesso?».

« Le impronte del gruppo di Eief, sia quelle che seguivamo in origine che quelle che si allontanavano con Lector e Juine, proseguono verso le montagne.» spiegò Cabel, osservando il percorso davanti a loro che aggirava il canyon sulle pendici della zona montuosa.« Continuiamo per quella via.». Ev e Sein annuirono in segno di assenso.

La marcia riprese. C’era da dire che il calore, seppur non pazzesco, cominciava ad avere un certo effetto a quel punto. Una decina di minuti più tardi, imboccata una nuova strada sotto la guida di Cabel, che come un segugio continuava a tener d’occhio le orme sulla sabbia adagiata in parte sul paesaggio, si trovarono dentro una piccola gola nascosta.

« Guarda un po’...» notò Cabel, fermatosi al centro a controllare della gola.« Qui ci sono diverse altre impronte, oltre a quelle dei nostri ‘ amici’... e queste più piccole potrebbero essere quelle di Lira.» nel dirlo, toccò i piccoli segni di scarpe, più piccoli di quelli di stivali impressi su sabbia e polvere.

« Ah! Dunque è qui che è avvenuto l’incontro con coloro a cui è stata affidata.» comprese Ev.

« Poco ma sicuro.» annuì il fratello maggiore di Sein, studiando meglio le tracce.« Questo incontro era probabilmente già stato programmato in anticipo. Vedi quelle orme di Salamandra-Lupo? A giudicare dalla profondità, ce ne doveva essere una particolarmente carica. Sarei pronto a scommettere che trasportava le armature di Eief e soci.».

« Sono d’accordo.» disse Sein.« E dal po’ che mi hai insegnato in materia, infatti, sono state depositate poco distante.».

« Perché Eief e gli altri le indossassero.» aggiunse Cabel.« Ricapitolando ciò che si ricostruisce dalle tracce qui intorno, Eief e il complice di cui si è servito per il rapimento sono venuti qui, hanno incontrato qualcuno che li ha aspettati per un po’... gli hanno ceduto le loro Salamandre-Lupo da trasporto e Lira, mentre questi gli hanno restituito armature e la Salamandra-Lupo da combattimento affrontata da Ev. Poi, mentre Eief e il suo primo complice si sono uniti agli altri due compagni per andarsene, colui con cui avevano l’incontro se n’è andato portandosi via nostra sorella. Inoltre... il tizio non è venuto soltanto con i due soldati amici di quel farabutto.» il suo sguardo andò nei dintorni.« Oltre a loro, c’erano altre persone.».

« Quante?» chiese Ev, curioso.

« Non più di sei, direi.».

« Fantastico, quindi avremo a che fare con sei nemici, stavolta?» sbottò Sein, seccato.

« Non dimenticare che loro sono ignari della nostra presenza.» gli ricordò il fratello.« Se ci giochiamo bene le nostre carte, con il vantaggio della sorpresa dovremmo riuscire a tirare fuori dai guai Lira senza farci male.».

« E poi ci sono io.» ricordò loro Ev, ottimista.« Sicuramente non si aspettano di essere attaccati da un utilizzatore di Foundations, li sistemeremo senza problemi!».

« Hai ragione, socio!» esclamò Sein, convinto all’istante.

« Mi fa piacere vedervi determinati.» chiuse gli occhi Cabel, senza l’ombra di un sorriso.« Ma non possiamo permetterci di tergiversare. Le tracce ci indicano bene la via... continuiamo a seguirle, e in fretta anche, se non vogliamo dare troppo vantaggio a quei bastardi.».

Forzarono dunque la marcia, proseguendo sempre dritto fuori dalla gola, tornando con il fianco esposto alle pendici che devano alla prateria vicina. Ev non seppe bene per quanti minuti continuò la marcia, ma ad un certo punto a furia di camminare su quella mezza pietraia gli cominciarono a far male i piedi. Cabel e Sein gli suggerirono di salire sulla loro Salamandra-Lupo, per risparmiare un po’ di energie.

« Grazie.» sorrise Ev a Sein quando lo aiutò a salirle in groppa. Non era abituato a viaggiare sulle Salamandre-Lupo – preferiva camminare in genere – ma non si sarebbe lamentato di questo. E seppur le femmine di quell’animale non fossero tanto veloci , non quanto i più veloci maschi, sicuramente la resistenza di quella che montava le permetteva di tenere perfettamente il passo con loro nonostante il peso delle cose dei fratelli e il suo messi insieme sul suo dorso.

Mentre procedettero, ad un certo punto notarono un tratto in cui le tracce si fermavano nuovamente, per incontrarsi con quelle di altre tre persone venute da basso. Apparentemente, quindi, non erano solo con Eief che dovevano incontrarsi. Quello doveva essere solo il secondo incontro di una doppia lista. Ma chi altro avevano incrociato? Forse gli altri due del gruppo dello stesso Eief?

Fatto stava che alla fine, con il sole ancor più basso, arrivarono di fronte ad una delle montagne della zona.

« Mmh...» mormorò Cabel, tornando a studiare le orme. Si avvicinò di più alla montagna... nello specifico a quella che sembrava alla buia apertura che si allargava ad arco sulla parete del monte, grande più della porta di un’abitazione.« Sono passati da questa parte.».

« Per quel passaggio?» chiese Ev, che intanto aveva lasciato il posto sulla Salamandra a Sein.

« Già.» annuì lui nel riporsi in piedi.« Me ne hanno parlato, quando prendevo informazioni sulla zona a Fìdi: dà accesso ad un labirinto naturale che attraversa per intero la montagna. A quanto pare chi non conosce la via giusta rischia perfino di vagare al suo interno senza trovare più l’uscita.».

« Ma per noi questo non dovrebbe essere un problema.» disse con sicurezza Sein.« Se ci sono entrati vuol dire che sono tra coloro che la conoscono, la via giusta. Ci basterà seguire le tracce per arrivare a...».

« Purtroppo, non sarà così facile.» lo contraddisse puntualmente Cabel.

« Come? Perché?» chiese lui.

« Guarda tu stesso.» lo invitò a controllare l’interno del passaggio.« Il terreno del passaggio non presenta polvere o sabbia come il canyon che abbiamo attraversato. Solo roccia... con la struttura che ha, non si lasciano tracce qua dentro. E infatti le impronte spariscono una volta dentro il monte.». Il fratello si avvicinò a sua volta.

« Accidenti... hai ragione!» constatò Sein.« Non c’è alcuna traccia qua da cui partire, maledizione. Come facciamo a continuare l’inseguimento?».

« Dalle informazioni che ho, so per certo che la strada sicura sbuca dall’altro versante dei monti più a valle.» continuò Cabel, scuotendo poi il capo.« Ma è troppo rischioso avventurarvisi dentro senza qualcuno che sappia dove andare. Purtroppo, questa è una delle zone che noi due conosciamo di meno nell’area sotto l’amministrazione di Tolriot, e non ci è mai nemmeno capitato di passare dentro questo passaggio. Anche se ci mettessimo a cercare la via giusta, ci metteremo troppo tempo a trovarlo, se lo troviamo... senza contare che non voglio che vi perdiate là sotto.».

« E che mi dite di quella?» domandò Ev, indicando altrove. I due compagni seguirono la direzione indicata.

Vicino a quella montagna, scendeva una scarpata che conduceva ad una gigantesca foresta. L’alta vegetazione di latifoglie che la componeva sembrava quasi arrampicarsi alle rocce delle montagne, con le loro fitte fronde verdi piene di foglie che nascondevano il paesaggio che si annidava al suo interno.

« Quella?» disse Cabel, dando uno sguardo un po’ incupito alla distesa d’alberi.« È la Foresta Fronderoccia. Si tratta di una selva che si dice abbia le sue radici addirittura nella montagna stessa. Me ne hanno parlato altre guide come me e Sein.».

« Non potremmo cercare di arrivare dall’altra parte della montagna passando di lì?» suggerì Ev, cercando di guardare più lontano possibile.« Magari si rivelerà anche più corto rispetto a quel passaggio labirintico.».

« Sì, quella sarebbe infatti la nostra seconda opzione.» ammise il maggiore tra le due guide.« Tuttavia...».

« Tuttavia?» chiese Ev.

« … tuttavia, da quel che mi hanno riferito, la gente cerca di tenersi alla larga da quella foresta.» concluse la frase Cabel.« Pare che molte persone che vi si sono inoltrate non abbiano fatto più ritorno.»

« COSAAA?!» esclamò Sein, colpito.« Questa io non l’avevo ancora sentita!».

« Perché non presti più attenzione quando parliamo con chi fa il nostro stesso mestiere?».

« E... si ha una vaga idea del motivo per cui quelle persone sono sparite?» chiese Ev, un po’ intimidito dalla tetra fama del luogo.

« Buio completo.» scosse il capo Cabel.« Va anche detto però che si tratta più che altro di dicerie tra guide, non so quanto effettivamente ci sia di vero in questa storia. Quel che invece so per certo è che se decidessimo di aggirare la foresta, data la sua estensione, perderemo un mucchio di tempo prezioso, e non voglio che i rapitori di Lira accumulino troppo vantaggio, visto che non sappiamo nemmeno cosa vogliano farne di lei. Passare da dentro la foresta ci permetterebbe di arrivare dove sono sbucati con meno distanza da coprire... perciò io proporrei di entrarci. Ma voglio anche sentire la vostra, prima.».

Ev e Sein si scambiarono uno sguardo. Stavano pensando la stessa cosa: evitare la foresta pareva più sicuro, ma attraversarla ignorando la storia appena sentita li avrebbe certo avvantaggiati.

Più sicurezza o più rapidità?

Sein fu un il primo dei due a pronunciarsi.« Beh... ammetto che questo racconto mi ha messo un po’ la tremarella... ma al fin dei conti, siamo armati e con noi c’è addirittura un utilizzatore di Foundation. Forse sarebbe ugualmente una passeggiata se prendessimo la strada più corta... e poi, anch’io sono troppo preoccupato per Lira per lasciarla in mano a quei gaglioffi un solo minuto in più del necessario.».

« Mmh. E tu, Ev? Presumevo che Sein sarebbe stato d’accordo con me... tuttavia tu sei un discorso a parte.».

« Io?» disse Ev, apparendo deciso.« Io penso che se siete d’accordo voi, lo sarò anch’io. Come dice Sein, c’è la mia Foundation con noi, e non ho ancora nemmeno usato tutti i trucchi di cui dispongo. Ho promesso che vi avrei aiutati, una foresta non basterà ad impedirmi di rispettare la parola data.» quindi, sorrise.« Sono dei vostri.».

« Allora è deciso.» decretò Cabel, guardando poi il sole del cielo.« Sarà meglio affrettarci: abbiamo al massimo due ore prima che faccia buio, e non vorrei proprio ritrovarmi a superare una foresta potenzialmente pericolosa con l’oscurità.».

Deciso il da farsi, il gruppo discese per la scarpata, arrivando sul territorio verde subito di fronte alla distesa d’alberi. Senza indugio, superarono i primi alberi e si tuffarono in mezzo alla vegetazione.

Mentre proseguivano seguiti dall’immancabile Salamandra-Lupo da carico – stavolta montata da Sein – Ev ebbe modo di dare uno sguardo ravvicinato al nuovo ambiente. Non vi erano che cespugli a perdita d’occhio, il più del tempo, e c’erano alcuni sciami di insetti che ronzavano lungo la via, venendo talvolta loro incontro. Albero dopo albero, la vegetazione mostrò anche più parti della sua fauna: nelle vicinanze scorgettero alcuni gruppetti di un rettile piuttosto grande dal collo lungo e la coda crestata, con segni sul corpo e lacci di carne alle mascelle simili a quelli delle Salamandre-Lupo, grande all’incirca quanto una giraffa, intenti a staccare foglie dagli arbusti più in alto per nutrirsi. Si trattava di esemplari di Erpkrys, creature simili a dinosauri caratterizzati da piedi con un singolo artiglio sia davanti che dietro – di cui quello posteriore sempre sollevato – e da orecchie triangolari a membrana che gli sporgevano dalla testa allungata, una creatura assai mansueta e pacifica abbastanza comune in luoghi come quello.

Anche un altro quadrupede si mostrò loro, passandogli a dire il vero molto vicino, a soli tre alberi di distanza. Questi era decisamente più un mammifero, con una folta pelliccia di peli di un insolito colore bluastro. Dalle sue spalle e dalle sue ginocchia uscivano aculei ricurvi dall’aria minacciosa. Un corno gli spuntava dalla sua fronte, mentre un lungo dente piatto e appuntito gli sporgeva dal labbro superiore a coprire l’ingresso della sua bocca; un Kératorno, un erbivoro dal pessimo carattere, tanto è vero che Cabel suggerì di allontanarcisi, per non rischiare di essere in qualche modo attaccati.

Comunque, l’attraversamento della foresta non diede grossi problemi. Andando più in profondità il verde intorno a loro si infittiva, ma sia loro che la loro Salamandra riuscivano a passare senza problemi tra i cespugli. E non si presentarono ostacoli all’attraversamento. Forse Cabel aveva ragione, a definire ciò che gli era stato riferito ‘ delle dicerie’.

Ad un certo punto, mentre sia lui che Sein erano scesi dalla Salamandra-Lupo, il fratello minore del duo si fermò:« Ehi, ragazzi... non trovate che sarebbe il caso di fare una pausa?».

« Ti arrendi già, Sein?» si girò a guardarlo Cabel.« Dovremmo essere a metà foresta...».

« Non sono tutti fatti di ferro come te, Cabel.» gli fece notare Sein, sospirando sconsolato.« Ricorda che non siamo praticamente stati fermi un secondo da quando siamo arrivati a Fìdi, se non per mangiare... tutto il tragitto fatto in precedenza da Liontàri, unito al viaggio fatto su quella maledetta pietraia di canyon, si sta facendo sentire, e stare un po’ sulla Salamandra-Lupo non basta a recuperare. Non abbiamo riposato granché...».

« Storie.».

« Però non ha tutti i torti, Cabel.» dovette intervenire Ev.« Anch’io ho trovato un po’ faticoso attraversare quel canyon, specie dopo aver sostenuto una battaglia. Penso che una piccola pausa potrebbe solo che giovarci. Dovremmo farcela comunque a percorrere la foresta prima che sia notte, o sbaglio?».

« Vedo che vi siete coalizzati per sostare, eh?» si mise le mani sui fianchi Cabel, seccato.

« È solo che... credo che sia anche il pensiero di Sein... che, per quanto vogliamo salvare Lira nel minor tempo possibile, ammazzarci di fatica non ci agevolerà di certo nel momento dell’azione per liberarla. Non è detto che una volta rintracciata non saremo costretti ad agire subito... dobbiamo essere pronti, no? Poi, se Sein è così stremato...».

« Mmh...» mormorò Cabel. Sembrava non molto bendisposto a questo.« Non dimenticatevi che non ci troviamo proprio in un posto sicuro...».

« Per il momento, non si è visto pericolo di alcun tipo nei paraggi.» gli fece notare il ragazzo con la Foundation.« E dovremmo cercare di darci un attimo anche per affrontare meglio qualunque eventuale pericolo ci capitasse di incontrare più avanti... sempre ammesso che quelle che hai sentito non fossero davvero solo chiacchiere e che quindi non ci sia nulla di che qui intorno.».

« Uff...» sospirò il fratello maggiore. Alzò le spalle e si voltò.« Ho intravisto uno spazio tra gli alberi che potrebbe fare al caso nostro, poco più indietro. Ci fermeremo lì per qualche minuto... ma tenendo gli occhi bene aperti.».

« Grazie, Cabel!» esclamò Sein, come ravvivato. Quindi, prese per le spalle sotto braccio Ev con calore, sussurrandogli:« Grande, ti devo un favore.».

« L-Lasciami, per piacere...» arrossì stranamente Ev.

Legata la Salamandra-Lupo ad un tronco perché non scappasse via e fattala sedere a terra, Ev, Sein e Cabel si accomodarono al suo fianco, concedendosi quel momento di pausa. Il punto trovato dal maggiore dei due fratelli non era stato affatto scelto a caso: era poco più di uno spazio, piccolo e stretto in mezzo all’erba, ma ben riparato tutt’intorno dalla bassa vegetazione e dagli alberi che caratterizzavano l’ambiente, rendendoli praticamente invisibili per chiunque non si sporgesse a guardarvi oltre.

Anche in quegli istanti, comunque, Cabel non abbassava la guardia. Rimaneva in silenzio, curandosi di tenersi pronto a scorgere, guardando attraverso i cespugli che li celavano in maniera da non muovere troppo le foglie, qualunque cosa potesse avvicinarsi alla loro posizione.

Mentre Sein rimaneva con la schiena appoggiata ad un albero a riposare da seduto Ev, con le gambe distese, si rivolse al guardingo guardiano del loro improvvisato punto di riposo con un sussurro:« Posso pensarci io a sorvegliare i dintorni. Anche tu sarai stanco, hai condiviso le stesse fatiche di Sein.».

« Mmh? Ah... non occorre.» lo guardò di sottecchi con l’occhio attraversato dalla lunga cicatrice che portava sul viso, appoggiato ad un ginocchio nello spiare oltre le frasche.« Sono ben più resistente di lui, e ho un’eccellente capacità di recupero. Limitare i movimenti mi basta a riprendermi... ma ti ringrazio lo stesso dell’offerta.».

« Ok... ma magari riposeresti meglio, se ti sedessi un po’ anche tu.».

« Tra un attimo magari mi siederò.».

Ev non insistette ancora. Dopotutto, gli era già costato parecchio acconsentire a quella fermata. Cambiò allora argomento:« Dimmi un po’... come ti sei fatto quella cicatrice sulla faccia?».

« E così, vuoi sapere di questa cicatrice che mi abbellisce l’occhio...» sorrise appena Cabel. Diede un’ultima occhiata ai dintorni, prima di rivolgergli lo sguardo.« Il fattaccio che me l’ha procurata è successo un annetto fa, in un bosco dalle parti di Arkoùda, mentre guidavamo una spedizione di cacciatori provenienti da Skìlos. Eravamo alla ricerca di alcuni Orsi Cremisi...».

« Quei bestioni giganteschi che vivono più a est?».

« Sì, le loro pelli sono piuttosto ricercate, con quel colore rossastro e quei segni distintivi a darle quell’aspetto così inusuale. Io e Sein abbiamo cercato le loro orme, ma sono stati gli Orsi a trovare per primi noi: un esemplare ci è capitato tra capo e collo alle spalle, e faccio appena in tempo a girarmi che mi tira una zampata che per miracolo non mi acceca da un lato, lasciandomi appunto la ferita che vedi.».

« E poi... che è successo?» chiese Ev, incuriosito.

« Diciamo che non ho gradito affatto il suo gesto, e come ti ho detto sono uno robusto... così, mentre cercava di fare un ricamino anche a Sein mi avvicino a lui per il secondo round, paro i suoi artigli con la mia Misàchi e gli faccio uscire le viscere dalla pancia con un fendente, terminando la sua esistenza.» spiegò Cabel.

« Wow!» fece stupito il ragazzo con la Foundation. Poi, guardò al fodero dell’arma che il suo interlocutore aveva appoggiato a terra.« Quindi usi proprio una Misàchi?». Le Misàchi erano armi poco usate a Proéyld – lui stesso non ne aveva mai vista una – , e il loro nome nell’altra lingua significava ‘ mezzaluna da battaglia’, a causa della forma. Originariamente, l’aveva diffusa una delle due stirpi che aveva formato il loro popolo. Comunque, il fratello maggiore di Sein annuì.« Non pensavo fossero così grandi.».

« Infatti vederne una così grossa è raro.» disse questi.« Ma ti sconsiglio di provare a usarla: sono piuttosto difficili da maneggiare in maniera efficace, per chi non si è allenato con esse per un certo numero di anni.».

« Ah... va bene...» annuì lui. Certo però che, Misàchi a parte, era ancora piuttosto colpito da quanto gli aveva appena raccontato... Era veramente riuscito a bloccare un Orso Cremisi e a sbudellarlo così facilmente come l’aveva fatto sembrare, per di più se era già stato mezzo accecato, senza possedere alcuna Foundations? Finora non aveva avuto modo di vederlo in azione, a causa delle azioni di Eief e dei suoi compagni, ma se era capace di questo era meglio non averlo come rivale. Doveva essere tremendamente forte, nella lotta...

La pausa finì per essere piuttosto generosa, ma dopo il gruppo fu costretto a rialzarsi e a riprendere la marcia. Erano comunque ancora in tempo per arrivare fuori dalla foresta prima della notte, non che sembrasse esserci chissà quale pericolo come si era potuto sospettare dalle parole di Cabel.

Ai loro occhi, il paesaggio più in avanti prese una conformazione più rialzata: diverse sezioni del terreno assunsero un’aria più rialzata, dando origine a collinette verdi, contornate dai tronchi di alcuni alberi caduti da chissà quanto tempo.

Continuarono ancora per qualche minuto, quando Cabel alzò una mano, dicendo:« Alt!».

« Che c’è, Cabel?» chiese il fratello.

« Sssh!» sussurrò il maggiore dei due. Si era fatto molto guardingo.« Non vi pare che sia tutto molto... silenzioso, ora?».

« Silenzioso?» ripeté Ev, guardandosi intorno.

Era vero... non ci aveva fatto caso: fino a pochi secondi fa si sentivano i tipici rumori della foresta, il canto degli uccelli o i versi degli animali vicini... ma ora nessun suono aleggiava sull’area. Nessun membro della fauna della zona era visibile.

Solo un silenzio innaturale aleggiava su di loro.

« Stiamo attenti.» intimò loro Cabel, afferrando l’impugnatura della Misàchi sulla sua schiena.« Se c’è questo silenzio, significa che qualcosa ha spaventato gli animali... e inoltre mi sento come se...» i suoi occhi si spalancarono, proprio mentre si girava a controllare alle proprie spalle.

Vedendo la sua espressione, Ev e Sein seguirono il suo sguardo.

A diversi metri da loro, da sopra un tronco d’albero caduto e ad una delle collinette che avevano incrociato, intenti a fissarli sulle quattro zampe, erano apparse delle bestie. Erano non meno di una decina, tutte simili a grossi leoni alti quanto un uomo. I loro corpi, di un biondo misto a verde, avevano presenti strisce di pelo più folte lungo le forti zampe, di cui alcuni pezzi coprivano tutt’intorno sopra le dita dai pericolosi artigli neri di cui erano dotate. Alcune piccole placche simili a foglie triangolari spuntavano dalle loro code, anch’esse aventi pelo più folto. Intorno ai loro capi, anziché la classica criniera dei felini a cui somigliavano, si tendevano all’indietro e sotto il mento fluenti tentacoli grigi terminanti con aculei neri, che erano come ‘ chiusi’ ad ondeggiare verso il dorso. Questi tentacoli erano coperti da parti verdi scure, che a occhio sembravano muschio cresciuto su di essi.

Le creature fissavano senza ombra di dubbio Ev e i suoi compagni. I loro occhi scuri lampeggiavano affamati sopra i segni sotto le palpebre. Le bocche erano spalancate, bramose di essere sfamate... con i grossi canini pronti a soddisfare tale desiderio...

« Merda...» mormorò Cabel, facendo un passo indietro.« Leokàmi...».

« Non ci voleva...» deglutì Sein. Ev non poté che concordare con loro... Leokàmi... predatori pericolosissimi della regione di Proéyld. Gli artigli, le zanne e i tentacoli a loro disposizione erano una combinazione in grado di affrontare anche i più grandi erbivori. E soprattutto... non si facevano scrupolo a prendersela anche con le persone.

Il Leokàmi in testa al gruppetto balzò giù dal tronco, muovendo il primo passo verso di loro...

« Che si fa?» domandò ingenuamente Sein.

« Tiro fuori la mia Foundation e-» cominciò Ev, quando Cabel lo afferrò deciso per la giacca e lo tirò via.« EHI!».

« Anche con la tua Foundation sono troppi! SCAPPIAMO!» esclamò il maggiore dei due fratelli. Sein li seguì subito, e la Salamandra-Lupo che stava tenendo per le briglie fece lo stesso, resasi anch’ella consapevole della minaccia alle loro spalle.

« ROOOOOOOOAAAAR!». Il Leokàmi sceso aveva lanciato un poderoso ruggito, ruggito che fece scattare gli altri esemplari in un’inarrestabile corsa alle calcagna delle loro prede in fuga.

« COME DIAVOLO FANNO AD ESSERCI COSÌ TANTI LEOKÀMI IN QUESTA FORESTA?!» gridò loro Sein.« NON SONO ANIMALI SOLITARI?!».

« VUOI FERMARTI A CHIEDERGLIELO?!» gli domandò di rimando Ev.

I fuggitivi si infilarono in mezzo agli alberi e ai cespugli più folti, cercando in qualche modo di mettere in difficoltà le belve. Queste erano piuttosto rapide nonostante la stazza, ma quantomeno la distanza da cui erano partite aveva dato un minimo di vantaggio per la fuga.

Ma quella era la loro foresta... i Leokàmi partivano in assoluto vantaggio.

« Accidenti... sempre più vicini!» esclamò Sein, guardandosi alle spalle mentre si immergevano in un altro tratto verde.

« NON RALLENTATE!» ordinò loro con forza Cabel.

“ Di questo passo, però...” pensò Ev mentre correva. Non voleva nemmeno pensare a cosa li avrebbe attesi in quel caso... avrebbero potuto combattere, ma il loro numero era nettamente superiore, non c’era garanzia di poter-

In quel momento, il suo piede affondò verso il basso.

« A.....AAAAAAAAAAAAAAAAAAH!» gridò il ragazzo: era appena sbucato su un pendio che non aveva visto nella foga della fuga, e ci era caduto dentro.

« AAAAAAAAAAH!». Altre grida alle sue spalle gli segnalarono che la stessa cosa era appena accaduta ai suoi compagni. Si accompagnò a loro il breve verso della Salamandra-Lupo femmina, e tutto il gruppo – animale da soma compreso – finì con il ruzzolare per il clivo in maniera alquanto rovinosa, finché l’impeto con cui erano scesi si esaurì su un terreno piano che lo arrestò.

« Ahi... Ahi...» si lamentò Ev, iniziando a rialzarsi. Dannata caduta... gli aveva quasi scorticato le braccia. Certo che pareva avere l’abbonamento, ultimamente, per le cadute...

« Che cavolo...» mormorò Sein, scuotendo la testa.« Dove siamo finiti?».

« Nei guai fino al collo...» digrignò i denti Cabel.

Ora si trovavano in una larga radura a mo’ di conca, una sorta di fossa circondata da alcuni altissimi alberi disposti in cerchio, su un terreno spoglio di ciuffi d’erba. Sulle pareti sopra la fossa, tra le figure degli alberi, potevano vedere i Leokàmi che li avevano inseguiti che si ergevano sopra ogni lato rialzato intorno alla radura.

« Mai sentito di tanti Leokàmi tutti insieme nella zona di Tolriot.» socchiuse gli occhi Cabel, osservando ognuno di loro.

« Direi che abbiamo capito qual è la ragione per cui molte persone sono sparite.» comprese Sein, cupo, tirando fuori la propria lancia.« Si vede che altra gente gli è andata incontro... dev’essere il loro territorio, questo.». La Salamandra-Lupo il loro possesso si strinse verso di loro, le cose dei fratelli cadute in giro insieme al bagaglio di Ev.

« Sì, ma ora?» mormorò Ev, pronto a richiamare la sua Foundation.

« Ora si aspetta che arrivino... cercare di uscire da questo buco con quei Leokàmi che ci attendono in cima è troppo ostico.» disse Cabel, tenendo la mano sulla Misàchi sulla schiena per estrarla.« Aspettiamoli e proviamo ad aprirci un varco in mezzo a loro quando saranno scesi. Forse, allora...».

« Ma bene, bene... guardate un po’ cos’abbiamo qui!».

L’attenzione dei tre si catalizzò su una direzione in particolare.

In mezzo a due Leokàmi, ne era appena sbucato un altro... e sul suo dorso vi era un uomo. Un uomo robusto, che indossava stivali scuri, dei pantaloni con un grosso strappo al ginocchio destro e leggermente sulla gamba destra e più fasce disposte a mo’ di cintura, da cui pendeva una sorta di cordicella. Sul busto indossava una semplice giacca verde scuro, anch’essa strappata, l’unico indumento su di esso insieme ad una corda, da cui pendevano alcune foglioline triangolari, legata intorno ad un braccio. Quegli strappi, uniti al fatto che il suo fisico scultoreo ed atletico rimanessero in bella vista, gli donavano un aspetto ben selvaggio. In quanto al suo capo, aveva capelli marroni scuri corti, ma con alcuni lunghi ciuffi dietro, con due strisce rasate in cima che disegnavano una sorta di triangolo che si allungava dalla sua fronte dietro la testa; il lato destro della stessa, poi, presentava una sorta di cresta corazzata ad ala indossata da dietro la nuca a coprigli quel suddetto lato. Un singolo, piccolo ciuffo gli andava quasi al livello delle sopracciglia. Due grosse basette gli si allungavano sulle guance, mentre al mento aveva un po’ di barba. I suoi occhi erano di un tenue colore rossastro, e ostentavano grande superiorità.

« Cosa?» disse Sein, sbalordito.

« Un uomo in groppa ad un Leokàmi?!» si chiese non meno sorpreso Ev.« Com’è possibile?».

« Tre baldi personaggi a spasso per la mia foresta... un bell’evento!» commentò il misterioso individuo, guardandoli con il mento su un braccio appoggiato ad uno dei tentacoli che fungevano da criniera alla belva su cui si trovava, che ‘ fluttuavano’ intorno e davanti al suo corpo con fare calmo, gli aculei alle estremità tenuti in maniera da non nuocere al suo cavaliere.« E armati, per giunta, mmh?».

« Ehi, tu lassù!» esclamò a voce alta Cabel, ripresosi dalla sorpresa iniziale.« Chi diavolo sei?».

« Ah, io?» chiese a tono lo sconosciuto.« Vorresti sapere qualcosina su di me?».

« Sì, se non ti è di disturbo.» socchiuse gli occhi Cabel.

« E sia...» disse lui, togliendosi la testa dal braccio. Guardò in alto, quindi messosi una mano sotto il muso iniziò:« Dunque, dovete sapere che sono nato all’incirca trentatré anni fa. La mia famiglia mi ha dato alla luce in una fredda notte primaverile, in una città più al sud: era un posto bellissimo, ma era talmente tranquillo che dopo aver dimostrato a suon di botte di essere il più tosto tra tutti i miei coetanei dell'abitato mi sono stufato e me ne sono andato, e da lì in avanti ho...».

« Ehm...» mormorò Ev, allibito.

« Taglia, coso!»> esclamò Sein, seccato.« Guarda che qui nessuno vuol sentire la storia della tua vita!».

« Ah no?» batté le palpebre questi.

« No, Sein ha ragione.» rispose brusco Cabel.« Dicci solo chi sei. E perché ti trovi in mezzo a dei Leokàmi come se niente fosse. Non ho mai sentito di qualcuno in grado di fare una cosa del genere.».

« Eeeeeh... che noia...» fece lui, irritato, grattandosi la fronte.« Avevo voglia di parlare un po’ del più e del meno, dopo tanto tempo che non passa nessuno... Ma va bene, veniamo al sodo.» i suoi occhi si puntarono altezzosi su di loro.« Il mio nome è Derow. Ma potete chiamarmi ‘ Vostra Altezza’... perché di questa foresta io sono il re.».

« Il re?» domandò Sein, grattandosi il capo.« Non capisco... che vorresti dire?».

« Non lo vedete da soli?» spalancò le braccia lui.« Io non sono semplicemente in mezzo ai Leokàmi... io sono il loro capobranco.».

« Capo...» cominciò Cabel.

« …branco?» terminò la frase Ev.

« E chi è a capo dei Leokàmi della Foresta Fronderoccia è automaticamente considerabile come il suo sovrano.» precisò con presunzione Derow.

« Questo è impossibile...» scosse il capo il fratello maggiore di Sein, scettico.« Nessuno può addomesticare un Leokàmi, tantomeno mettersi a capo di un loro branco. Come avresti fatto?».

« Ce l’ho fatta perché...» cominciò a rispondere l’uomo della foresta. Mentre stava per rispondere, parve avere un ripensamento.« Nah, meglio che tenga questa informazione per me. Tanto, saperlo non è qualcosa che possa cambiare la natura della vostra situazione. Infatti, purtroppo per voi, siete finiti dritti dritti nelle nostra trappola. Sapete, la fossa in cui vi trovate è frutto delle tattiche di gruppo di questi miei cuccioloni... vi hanno spinti appositamente qui dentro. Così, non potendo più fuggire altrove...» il suo sguardo si fece molto più cattivo,« … i Leokàmi vi aggrediranno tutti insieme, e banchetteranno felicemente con le vostre carni.».

« COS’HAI DETTO?!» esclamò Sein, inorridito.

« Uno spettacolo spiacevole, lo so... ma che volete farci? Devono pur nutrirsi, questi gattoni.» disse con semplicità disarmante Derow.

« Stai dicendo che lasceresti divorare degli esseri umani da queste belve?» protestò Ev, pieno di rabbiosa incredulità.« Che razza di mostro sei?!».

« Modera i toni, giovanotto: ti ricordo che la vostra vita dipende soltanto da me.» sorrise lui in risposta, ben consapevole di essere in pieno controllo della situazione.« Ad ogni modo, hai frainteso le mie intenzioni, difatti non ho mai detto che vi avrei lasciati morire, almeno non in questo modo. Se c’è una cosa che mi piace più di ogni altra cosa al mondo è lottare... così come anche le lotte stesse... e voi siete armati... quindi vi darò una possibilità di sopravvivenza.».

« Di quale possibilità vai cianciando?» domandò con diffidenza Cabel.

« Questa...» disse Derow, muovendo lateralmente tre dita di una mano in maniera che le belve da lui comandate le vedessero bene e spingendo la mano verso Ev, Cabel e Sein.

A quel comando, tre Leokàmi balzarono sulla corteccia degli alberi che spuntavano a livello delle pareti di roccia su cui si trovavano e si proiettarono al suo interno da lati diversi. Iniziarono a muovere alcuni passi verso i tre viaggiatori.

« Occhio!» strinse la propria lancia Sein a quella vista, guardandosi intorno.

« Sconfiggete quei tre Leokàmi.» disse Derow, incrociando le braccia.« Qualora ci riusciste, vi sarà dato l’immenso onore di confrontarvi direttamente con me... e se prevarrete perfino in quest’ultima impresa, beh... i Leokàmi, che vedono in me il loro capobranco, nell’assistere alla mia eventuale sconfitta si terrebbero alla larga da voi, permettendovi di lasciare incolumi la foresta. Questa è la possibilità che vi offro.».

« Che razza di possibilità sarebbe?» ribatté Cabel.« Dovremmo sconfiggere prima questi tre Leokàmi... e poi te? Perché invece non scendi direttamente tu a combatterci?».

« Perché a me piace battermi solo con gente forte: se non siete in grado di sconfiggere questi tre Leokàmi, vuol dire che non avrete una sola speranza contro di me.» chiuse gli occhi il nemico.« Capirete presto il significato delle mie parole, nel caso usciste vivi da questa prima prova. Nel frattempo... vediamo come intratterrete il re.».

« RRRRROOOOAARR!». I tre Leokàmi avevano disteso le criniere di tentacoli lateralmente per lanciare ruggiti furiosi verso le prede. La Salamandra-Lupo femmina si allontanò in fretta da Ev e compagni, come resasi conto che le creature ce l’avevano solo con loro.

« Bastardo...» digrignò i denti Cabel, stringendosi ai compagni.

« Che si fa?» domandò Sein, guardando gli altri di sottecchi mentre teneva d’occhio il Leokàmi che si faceva più vicino a lui.

« E cosa altro vuoi fare? Non abbiamo altra scelta che assecondare questo pazzoide...» mormorò il fratello, tirando l’impugnatura dell’arma sulla sua schiena e facendola uscire fuori dal largo fodero, ondeggiandola davanti a sé di fronte alla belva che doveva approcciarlo.« Dobbiamo combattere!».

Finalmente la Misàchi si resa completamente visibile: l’impugnatura era piena di fasciature che coprivano il ferro di cui era fatta, mentre da essa si allargavano due lati ondulati che, andando verso l’esterno, davano forma ad un’enorme lama bianca a mezzaluna, larga più di un metro e trenta. Il filo più esterno era diviso dal corpo principale da un lungo motivo ad arco argenteo che partiva dagli angoli più esterni, congiungendosi in una copertura esagonale. L’arma sembrava pesante alla vista, eppure da come Cabel l’aveva estratta e da come la stava tenendo con una mano sembrava quasi avere meno della metà del suo carico apparente.

« D’accordo, fratellone!» esclamò Sein, agitando davanti a sé la propria lancia con una certa maestria.« Facciamo sì che quel malato scenda da là sopra alla svelta, che abbiamo ancora Lira da salvare.».

« Giusto.» annuì Ev. Non gli piaceva certo l’idea di ‘ dare spettacolo’ a quel disgustoso esempio di essere umano che incombeva sopra di loro, ma non c’era molta scelta. Il Sign sotto la copertura sul suo braccio diramò la sua luce al di là del tessuto, ed esattamente come accaduto nel canyon i bracciali ornati e le sue sezioni di roccia fluttuanti vicino ad essi si materializzarono dai bagliori emessi, mentre il ragazzo piegava braccia e gambe in una posizione da battaglia.

« Una Foundation?» si sorprese Derow. Un sottile sorriso si delineò sul suo volto, mentre pensava:“ Ancora più interessante...”.

Intanto le belve discese nell’improvvisata arena avevano iniziato a girare intorno alle loro prede, come a studiarle. Ev, Sein e Cabel, schiena contro schiena, non staccarono gli sguardi un istante da loro, in attesa di scoprire quale sarebbe stata la loro prima mossa...

All’improvviso, uno dei Leokàmi si lanciò avanti in direzione di Sein, per poi balzare in alto verso il gruppo.

« VIA!» esclamò quest’ultimo, spostandosi alla svelta da lì ed imitato nell’azione anche da Cabel ed Ev. Il Leokàmi atterrò pesantemente al suolo dove si erano trovati un attimo prima senza colpire nessuno, ma la separazione del gruppo causata dall’assalto fu il segnale perché anche i due rimanenti bestioni si aggregassero all’attacco, andando a rivolgere i loro brutali artigli contro Ev e Cabel.

« UGH!» parò gli artigli con la roccia della sua Foundation il primo.

« Dannazione!» socchiuse un occhio Cabel, appoggiando una mano al piatto della lama della Misàchi e tenendola spinta per schermarsi dal colpo a lui lanciato.

« ROOOOOARRR!» lanciarono i loro ruggiti le belve, fronteggiando ognuna un singolo avversario. Anche quella che aveva iniziato l’assalto si era girata, infatti, prendendosela con Sein, verso cui saltò di nuovo a fauci spalancate.

« Ehi!» esclamò Sein evitando di poco le acuminate zanne del mammifero con una pronta schivata. Il momento in cui lo fece però dei tagli gli si aprirono al braccio sinistro.« ARGH!». I tentacoli della criniera della bestia si erano distesi con un movimento repentino, sferzandolo con i pericolosi aculei. Prima ancora di rendersene conto, gli stessi tentacoli gli si avvolsero al braccio, sollevandolo da terra.« AAAH!».

« SEIN!» si girò subito Cabel. Il Leokàmi con cui era alle prese ne approfittò per allungare verso di lui i suoi di tentacoli, così che venne notata appena in tempo dalla maggiore delle due guide, che con un buon riflesso si tirò indietro.« Tsk...».

« ROOOOARR!» ruggì ancora il Leokàmi, e con una mossa inaspettata ruotò su sé stesso per assestare una codata che raggiunse Cabel in pieno stomaco, sbalzandolo a terra.

« Ugh...».

« RRROAAAR!» si lanciò in avanti il felino mirando alla sua gola, quando puro metallo incontrò in pieno il lato destro del muso, deviando il suo impeto verso il suolo in cui si ritrovò ad abbattersi.« Grrr...!». A quel punto, belva e uomo scattarono di nuovo in piedi, tenendosi sott’occhio a vicenda.

I tentacoli del Leòkami scivolarono in avanti come fruste, costringendo Cabel a muoversi lateralmente, mettendosi sulla traiettoria di quelli sull’altro lato della ‘ criniera’, che dovette parare con la sua lama, non riuscendo tuttavia a pararne uno che gli si insinuò vicino all’ascella sinistra.

« Ah...» strinse gli occhi Cabel, guardandosi il buco sanguinante appena apertosi.

« GROOAAAR!» tornò a ruggire trionfante la belva nel lanciare la propria bocca verso il suo petto per sbranarlo. Il contendente si spostò rapido, lasciando parte della sua veste agli affilati denti della fiera... e proprio quando questa si voltò di nuovo nella sua direzione uno zampillo di sangue esplose davanti ai suoi occhi, accompagnato da puro dolore:« RRRRRAAAAAAAAAAAARGH!».

Parte dei tentacoli dell’animale erano stati appena recisi di netto, mostrando una profonda fenditura apertasi all’altezza della sua spalla che zampillo parecchio mentre questo si faceva disordinatamente indietro: la lama di Cabel era scattata come una ghigliottina a ferire pesantemente la bestia prima che questa potesse anche solo pensare di evitarlo.

« Tsk...» fece di nuovo Cabel, girandosi poi verso il fratello.

« Maledetto...» socchiuse un occhio Sein: i tentacoli della fiera gli avevano avviluppato e teso allo spasimo anche l’altro braccio, tenendolo fermo in aria.

« ROOOOOAAAAR!» ruggì il Leokàmi, sul punto di ritirare i tentacoli per attirarlo verso le proprie fauci.

« N-Non... CREDO!» si oppose il fratello minore, e con un abile gioco di dita ruotò la lancia ancora stretta nel suo pugno in maniera da tranciare alcuni dei tentacoli che gli stringevano le braccia.

« ROORRR!» fece un passetto indietro per il dolore la creatura. Ora però il dolore che stava provando diede la possibilità a Sein di sottrarre il braccio armato dal resto dei tentacoli.

« YAAH!» gridò quest’ultimo, e con una sola mano sferzò la lama della propria arma lungo la fronte della belva in diagonale, ruotandola immediatamente dopo tra le dita per riposizionare la lama nella direzione opposta ed infliggergli un secondo taglio nello stesso punto.

« ROOOOAARRH!» chiuse gli occhi il Loekàmi,mollando la presa e lasciando completamente libera la sua vittima.

« Ha!» sorrise Sein nel tornare con i piedi per terra, lanciandosi da un lato con agile movimento e poi girando su se stesso, muovendosi per piantargli la lancia in un fianco. Proprio allora però il felino inferocito mosse contemporaneamente una delle zampe anteriori e alcuni dei tentacoli ancora intatti nella sua direzione, e solo all’ultimo il giovane riuscì a modificare la sua posizione per intercettare con l’asta della lancia la zampata devastante, che comunque ebbe l’effetto di spingerlo prepotentemente via mentre gli aculei dei tentacoli che accompagnarono l’offensiva ferivano le sue braccia e il suo petto.« AAAH!!». Il giovane barcollò pericolosamente indietro, e solo per miracolo non cadde a terra.

« GROAAR!» lanciò un ruggito il Leokàmi, balzandogli addosso ad artigli sfoderati. In risposta, la punta della lancia di Sein raggiunse le sue dita, costringendolo a ritirare la prima zampa, per poi lanciare un’altra zampata con il secondo arto che il giovane contendente evitò abbassandosi.

« PRENDI!» gridò Sein, colpendolo altre due volte con la lancia in rapida successione all’altezza del mento, prima con un attacco diagonale e poi con uno esattamente opposto ritirando via il braccio come aveva fatto prima.

« GRRRR!» ringhiò l’animale, furioso, rispondendo istantaneamente con un allungarsi degli aculei che venne deviato dalla lancia, ma che funse da diversivo per assestare un brutale graffio che scavò nel fianco di Sein.

« AH!» chiuse gli occhi Sein. Strinse i pugni.« Se vuoi la guerra... FATTI AVANTI!». Il Leokàmi parve accogliere quell’invito, e gli aculei dei suoi tentacoli e gli artigli neri delle sue zampe si fecero avanti più e più volte, scontrandosi ripetutamente con la lama della lancia o venendo evitati dal giovane avversario, che dovette tenere un’attenzione disumana per cercare di non venir lacerato un’altra volta... non sempre riuscendo nell’intento.

« Grrrrrr...» ringhiò nel frattempo il Leokàmi alle spalle di Cabel. Si era ripresa dall’ultimo colpo, e fremeva di collera più di quella che stava fronteggiando Sein.

« Che aspetti, bestia?» domandò quest’ultimo, voltandosi.« Avanti...».

« Grrr... RRROAAR!» lanciò un nuovo ruggito, e subito si lanciò contro Cabel con tutto il corpo. Cabel fu lesto ad assorbire il colpo sulla propria Misàchi: la massa della creatura lo travolse, trascinando i suoi piedi per diversi metri insieme a sé... finché, impuntandosi, la maggiore delle due guide riuscì ad arrestare la corsa.

« Cosa... speravi... di fare?» domandò questi, sotto sforzo.« Avrai anche una forza spaventosa... ma la ferita che ti ho inflitto non è roba da poco... questo indebolisce la tua potenza selvaggia.».

« RAAAAH!» tornò a ruggire furiosa la creatura, cercando di far passare i suoi tentacoli oltre la Misàchi, ma Cabel respinse con immenso vigore il suo muso pressato sulla propria arma modificando la traiettoria dei tentacoli. Un lampo apparve negli occhi di Cabel, e quando la bestia cercò di azzannarlo la grande lama nella sua mano la fendette di netto esattamente a metà del muso. Un nuovo scoppio di sangue sferzò l’aria, e la massa della belva crollò al suolo con uno schianto.

“ Cosa?” pensò Derow, a cui non era sfuggito l’esito di quella battaglia. Pareva impressionato.“ La prestanza con cui ha vinto senza avere poteri speciali e senza quasi subire nessun grosso danno... Non mi aspettavo che una persona normale potesse battere un Leokàmi tanto facilmente da sola...”.

« OUCH!». Nel frattempo, Ev aveva chiuso e posto davanti a sé le sue sezioni di roccia per parare una poderosa zampata della fiera che ce l’aveva con lui, che tuttavia riuscì a spingerlo indietro.

« ROAAAR!» gli ruggì contro quest’ultimo Leokàmi, sfoderando all’unisono con un movimento contemporaneo tutti i tentacoli da un lato e poi anche dall’altro. Ev dovette evitare i due flussi di aculei finendo con il mettersi in mezzo ad essi, e la belva si mosse allora per sferrargli altri due colpi d’artigli consecutivi che dovette affrettarsi a parare.

« HA!» fece subito dopo Ev nell’avanzare uno dei pugni potenziati verso la creatura, quando sentì qualcosa colpirlo alla schiena con forza.« AGH!». I tentacoli erano scattati di nuovo, stavolta incrociandosi dietro di lui e frustandolo abbastanza forte da interrompere il suo attacco.

« GRAARR!» la creatura tentò di approfittare del momento per azzannarlo, ma Ev riuscì quasi senza pensare a balzare indietro, sprigionando il potere della sua Foundation per ricevere una ‘ spinta’ ulteriore che potenziasse il suo balzo, in modo che lo portasse più alla larga dalle sue fameliche fauci.

“ Questo Leokàmi... non agisce a caso.” pensò Ev, serio, mentre l’animale ritirava dietro la schiena i tentacoli.“ Usa i tentacoli in maniera da far posizionare la preda in mezzo ad essi, poi si prepara ad aggredirla con le zampe. Se non riesce, cerca di coglierla di sorpresa alla schiena per poi azzannarla.”. Proprio allora la creatura gli saltò appresso, e il ragazzo si affrettò ad abbandonare la propria posizione per evitarlo.“ C’è una sola cosa da fare...” quindi si lanciò verso il nemico, dicendo:« … attaccarla senza schivare!». Staccò i piedi da terra e si lanciò con un altro salto potenziato verso il nemico.

« RAAAR!». Questo, d’istinto, cercò di colpirlo con la coda al volo, ed Ev parò con parte delle sue sezioni unite il colpo prima di riportare i piedi per terra. Ma sapeva che l’avrebbe fatto, tanto è vero che non perse un secondo a procedere in avanti con un pugno forte delle linee prodotte dalla sua Foundation.

« UOOOOOH!» gridò Ev, quando i tentacoli più vicini cercarono di fermarlo. Fu lesto a pararli grazie alla protezione dell’altro braccio, e così con un riverbero il pugno raggiunse il fianco dell’animale.

« RAAAAAAH!» gridò questo, sentendo le ossa scricchiolargli pericolosamente nel compiere un balzo indietro.

« ANCORA!» esclamò il giovane nel corrergli ancora contro. Ancora una volta il Leokàmi cercò di sferzarlo con i tentacoli prima che potesse saltare, ma stavolta non avrebbe evitato i suoi colpi come si sarebbe aspettato per la sua strategia, invece lo deviò con un movimento deciso della sua protezione, poi arrivarono velocemente tentacoli anche dall’altro lato e ripeté l’azione con l’altro braccio: ora sarebbero arrivate le zampe, doveva stare attento per rispondere adeguatamente...

Ad un certo punto, però, sentì il suo braccio destro trattenuto.

« Cosa?!» fece Ev: invece di sferzarlo, gli ultimi tentacoli si erano avvolti sia al braccio che alla protezione rocciosa della Foundation, arrestando la sua corsa. Poi, con grande energia, i tentacoli lo spinsero da una parte.« AAAH!».

« GROOOARR!» ruggì ancora la creatura, tirandolo quindi dal lato opposto per metterlo sulla traiettoria dei suoi mortali artigli, appena fatti scattare per togliergli la vita. Ev non ebbe il tempo di fare niente, solo di far girare con un colpo di reni il busto, e alla fine le affilate estremità nere gli lacerarono poco sopra il suo stomaco i tessuti degli abiti e la pelle sotto di essi.

« AGH!». In risposta a quel segnale di dolore, il ragazzo strinse il pugno e lo infranse disordinatamente contro il grosso naso della belva. La creatura fu costretta a mollare la presa sul suo braccio e ad indietreggiare.

Il giovane ansimò, la giacca e la maglia sbrindellate dai segni delle lacerazioni, e sotto cui si intravedevano righe di sangue colare verso il basso. Fortunatamente quel gesto istintivo aveva ridotto al minimo i danni, causando soltanto dei tagli superficiali. Però c’era mancato davvero poco... sarebbe bastato qualche centimetro in più perché non se la fosse cavata così bene.

“ Se mi fa un’altra mossa del genere, dubito che me la caverò.” pensò Ev, deglutendo. Strinse le dita della mano sinistra. Non dimenticava gli obiettivi del suo viaggio: il dover salvare la sorella di Sein e di Cabel... e, non meno importante, il motivo per cui stava recandosi ad Arcteve.“ Non posso più trattenere in questo modo le mie capacità... non posso fermarmi qui. Non dopo tutto quel che ho... sacrificato...”. In quella frazione di secondo, alcuni ricordi dolorosi si affacciarono alla sua mente.

Ricordi per niente piacevoli... di una fuga nel buio... da un luogo che un tempo chiamava ‘ casa’...

Chiuse gli occhi.

« Grrr...» socchiuse i propri il Leokàmi, apparendo confuso da quell’azione. Confusione che però durò solo un secondo, perché la belva non tardò a tornare alla carica, annullando ben presto le distanze con una zampa sollevata:« ROOOAAAR!».

Fu allora che gli occhi di Ev si riaprirono, e di nuovo usò un balzo potenziato all’indietro per staccarsi dalla posizione corrente ed evitare il colpo. Poi si lanciò a sua volta contro il Leokàmi, il quale mandò i propri tentacoli all’attacco, prima una fila e poi l’altra. Nonostante la rapidità degli aculei in arrivo, Ev li evitò con estrema precisione, quindi il Leokàmi procedette come da programma e lanciò una fulminea zampata.

« UOOOOH!» gridò allora Ev, e subito il suo pugno si alzò altrettanto fulmineo a spaccare le ossa che connettevano il palmo a quella zampa dell’animale nel neutralizzarne l’azione.

« GROOOOAARH!» si lamentò il Leokàmi, facendo un passo indietro. I tentacoli scattarono per frustare come prima la sua preda, ma nel momento stesso in cui si mossero il ragazzo aveva già piegato la schiena, cosicché i tentacoli sferzassero il vuoto e, quando poi la belva cercò di azzannarlo nuovamente, senza neanche guardare il giovane si era tirato indietro vanificandone il morso.

« Uff...» sbuffò il giovane, alzando i bracciali da cui levitavano le sezioni di roccia. La belva parve interdetta: i movimenti del ragazzo erano perfetti, ora... le sue azioni come calcolate al millimetro... come se avesse saputo in anticipo le tempistiche esatte dei suoi attacchi. Anche sapere la sua strategia non avrebbe dovuto permettergli di sottrarsi tanto facilmente ad offensive che gli avevano procurato tanti problemi solo un istante fa.

Tuttavia, il Leokàmi fece vibrare i tentacoli e ignorando il dolore alla zampa spezzata decise di spingersi contro il giovane, che lo aspettava. Cercò di colpirlo con i tentacoli, ma il ragazzo evitava di essere ferito dagli aculei con perfetta prontezza allontanandoli da sé con colpi mirati delle sezioni unite a difesa. Ad un tratto cercò di aggrapparglisi di nuovo al braccio con una finta, ma Ev spostò subito il braccio al di fuori della portata delle lunghe diramazioni appuntite un secondo prima che gli si avvolgessero ad esso.

« GROOOARR!» ruggì furente la belva cercando di morderlo di nuovo, ma Ev calò come un martello un altro pugno contro una delle sue zanne mentre la scansava, che saltò via e finì a perforare una delle guance della fiera dall’interno.« ROOAAAAAAH!». Questa si allontanò il più possibile scuotendo il capo.

« È abbastanza?» domandò Ev, deciso.« Sappi che se smetterai di lottare, lo farò anch’io.». Il Leokàmi gli scoccò un’occhiata feroce nel rimuovere il dente dalla bocca con uno scuotimento del corpo, tutt’altro che rassegnata.

« GROOOOOAAAR!» lanciò un ultimo fiero ruggito la belva, e con un lamento di dolore nel premere sulla zampa malmessa riuscì comunque a spiccare un ultimo salto a bocca spalancata. Come se sapesse già della sua mossa Ev compiette lo stesso gesto, sprigionando nel mentre un’ondata eterea che lo fece proiettare in aria molto più veloce del suo avversario e che lo spedì davanti al suo stomaco esposto dal salto stesso.

« Duomaglio...» disse Ev, con le braccia ritirate all’indietro, « … TERRESTRE!». Il doppio attacco colpì in pieno la fiera, che spalancando gli occhi venne scaraventata contro il tronco di uno degli alberi dell’arena, scivolando da lì a terra con un tonfo.

« Gggrrr...» fece piano il Leokàmi, cercando di alzare il capo a dispetto di quell’impatto devastante. Tuttavia, ci volle poco perché i suoi tentacoli si afflosciassero sul terreno e il suo corpo smettesse di muoversi.

« Non ci ho messo tutta la forza a mia disposizione.» mormorò il ragazzo, abbassando le braccia.« Dovresti essere ancora vivo...». Infatti, il petto rovesciato della creatura si alzava e si abbassava molto lentamente, segno inequivocabile del fatto che non fosse morta.

Intanto...

« AH...» fece Sein, venendo spinto indietro dall’ultima zampata del Leokàmi suo avversario.

« GROOOARR!» gli si lanciò addosso senza preavviso la belva.

« AH!» fece Sein, venendo atterrato violentemente dalle sue zampe. Allungò poi la bocca spietata per sbranarlo, ma la giovane guida mise la parte allungata della lancia tra le sue due mascelle, trattenendogliele dal dilaniarlo.

Doveva scrollarselo di dosso a tutti i costi, o era finita...

« GROOOOOOOOOOOAAARGH!». Di colpo la bestia si ritrasse con un ruggito di dolore. Sein spostò lo sguardo vicino alla creatura, accorgendosi che Cabel aveva appena piantato la sua Misàchi vicino all’anca dell’animale.

« VAI, SEIN!» gli gridò Cabel. Sein non rispose nemmeno: girata la lancia mentre la creatura era distratta dal nuovo arrivato gliela piantò con decisione tra i tentacoli, dritta dritta nella gola.

« GROOOooooooH....» lanciò un grido strozzato questa nel ricevere anche quella lama in corpo. Ondeggiò per un attimo, poi stirò le gambe e si abbandonò definitivamente sul campo di battaglia.

« È... fatta...» mormorò Sein, rialzandosi piano.

« Santi Stoinos, cerca di non farti sempre salvare il culo da me, Sein.» disse con un certo tono di rimprovero Cabel, estraendo con decisione la propria arma dal corpo appena divenuto cadavere del Leokàmi.« È già la seconda volta, contando anche quell’Orso Cremisi.».

« Me ne ricorderò... ah...» strinse i denti Sein nell’alzarsi, con la ferita al fianco che gli faceva parecchio male.

Tutti e tre i Leokàmi erano k.o. , adesso...

« Bravi... complimentoni.» applaudì loro Derow, facendoli voltare.« Devo dire che avete fatto un lavoro superbo. È stato alquanto avvincente assistervi.».

« Non ci servono complimenti da te, Derow.» lo guardò malissimo Ev.« Ci hai costretti a far del male a questi animali soltanto per il tuo gioco malato, e l’unica cosa che vogliamo in questo momento è andarcene da qui.».

« Ev ha parlato per tutti e tre.» ammise Cabel.« Perciò, ora che li abbiamo sconfitti...».

« Non vi siete dimenticati quanto abbiamo detto prima, vero?» sorrise Derow.« Avete ancora uno scontro da disputare.».

« Sì, lo sappiamo, pazzoide che non sei altro.» lo additò Sein.« Quindi alza il fondoschiena dalla tua cavalcatura e scendi quaggiù, che abbiamo fretta!».

« Se proprio insisti...» chiuse gli occhi con un sorriso Derow, sollevando il dorso della mano sinistra.

Vedendola bene, un sussulto si diffuse tra i tre viaggiatori.

Sul dorso di quella mano vi era un punto da cui si propagavano venature verde scuro che potevano passare per un tatuaggio... ma tutti loro intuirono subito che non si trattava affatto di un tatuaggio: d’altro canto, se avessero potuto dare uno sguardo più da vicino al suo aspetto, che dava l’impressione che il punto da cui si diffondevano le venature venisse da più in profondità nella pelle, avrebbe fugato ogni rimanente dubbio sulla sua reale natura.

« Non sarà... un Sign?!» esclamò Ev.

« Foundation.» pronunciò l’uomo della foresta, nel riaprire appena gli occhi.

Quelle venature si riempirono a partire dal loro punto di origine della stessa luce verde chiaro che si manifestava attraverso le coperture degli avambracci dal Sign di Ev, la quale aumentando d’intensità avvolse nella luce il personaggio, iniziando a manifestare intorno alle sue mani e ai suoi piedi qualcosa che guizzava nell’aria...

Ben presto, le mani di Derow si presentarono avvolte in una pelle verde-bionda, così come anche parte dei suoi stivali: la pelle in questione sulle sue dita terminava con artigli neri simili a quelli dei Leokàmi, seppur più demoniaci, mentre sopra gli stivali avevano proprio formate tre nuove, grosse dita animalesche con le stesse estremità acuminate. Delle parti a ‘ spuntone’ triangolate color muschio uscivano da esse a coprire parte degli arti, delimitando mani e piedi con un cerchio ciascuno da cui spuntavano alcune sfere di piccole dimensioni... e da queste sfere, per ogni dito delle mani e di quelli che avevano avvolto gli stivali, si agitava un tentacolo armato d’aculeo, sempre identici a quelli dei Leokàmi ma senza alcuna traccia di muschio come nel loro caso.

« W...Wow...» mormorò Sein, colpito da quanto visto.

Derow si alzò in piedi sul dorso dell’animale che cavalcava, e con un’agilità atletica si buttò nella radura-fossa: nonostante l’altezza atterrò su mani e piedi come se nulla fosse, ad una certa distanza dagli opponenti.

« Eh...» alzò lo sguardo da terra verso di loro il nuovo nemico, sorridendogli. Sollevò anche la schiena, mettendo in mostra nel proprio ghigno un canino più in evidenza rispetto agli altri suoi denti che prima non avevano notato, i tentacoli originati dalla sua Foundation che ondeggiavano tranquillamente in alto, lungo le braccia.« È arrivato il momento di giocare.».

  
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