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Autore: Stillathogwarts    24/12/2022    1 recensioni
Tre anni dopo la guerra, Draco Malfoy fa il sogno più strano della sua vita, il quale gli darà la spinta necessaria a risollevare le sue sorti e riprendere in mano le redini del suo futuro.
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Una piccola rivisitazione del famoso classico di Natale "A Christmas Carol" di Charles Dickens, a tema Dramione, con una morale del tutto diversa che darà una lezione importantissima a Draco, aiutandolo a comprendere cosa desidera veramente dal suo futuro.
- SHORT STORY (Prologo, 6 CAPITOLI, Epilogo)
- DRAMIONE + ACCENNI DRASTORIA
- POV DRACO MALFOY
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
Capitoli:
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A Christmas Carol
 





PARTE 3

The Ghost of Christmas Yet to Come
 







Din, don. Din, don. Din, don.
Campane.
Perché sento il rumore delle campane se non ce ne sono nei pressi del Manor?
Din, don. Din, don.
Mi giro dall’altra parte, il cuscino premuto sulle orecchie.
Il suono è assordante. Sembra leggermente lugubre, come se stesse scandendo il ritmo delle mie ultime ore di vita o comunque, come se stesse preannunciando un funerale.
Din, don.
Sbuffo e mi metto a sedere.
È mattina; la debole luce solare filtra con prepotenza dalla finestra. Mi stropiccio gli occhi, poi mi trascino giù dal letto per chiudere le tende, vorrei solo tornare a dormire. Sono incredibilmente stanco.
Quando raggiungo la finestra e tendo le mani, però, mi accorgo di essere vestito.
Mi volto e scruto la stanza: ho gettato i miei abiti sul pavimento, ieri sera; perché, allora, li ho ancora addosso?
Forse, quel bizzarro sogno non è ancora finito.
Si è sempre così consapevoli di stare sognando, nel mezzo di un sogno?
Non credo, dev’essere una delle tante stranezze peculiari di questo strano sogno in particolare.
Se si fosse consapevoli della dimensione onirica mentre siamo al suo interno, di certo gli incubi non avrebbero alcun potere su di noi, no?
La mia attenzione viene attratta da una scura figura in avvicinamento all’esterno; onestamente, avverto l’impulso di fuggire a gambe levate, ma so di non avere alcuna chance di evitarla.
Apro il vetro, anche se so che potrebbe tranquillamente attraversarlo. Non mi sembra educato, però, così lo accolgo come meglio posso.
Il fantasma indossa un mantello nero, un velo a coprire il suo volto. Non riesco a riconoscere la sua identità, ma la silhouette è decisamente femminile.
«Buonasera, Draco», mi dice con voce calda e chiara, confermandomi che si tratta di una donna.
«Ehm, buonasera», biascico a disagio. Per qualche ragione, questo fantasma mi rende nervoso.
«Credo tu abbia capito come funziona questa cosa, ormai», continua lei. «Non mi è concesso molto tempo qui con te, dovrei essere altrove.»
«Cosa vorresti dire?» chiedo.
«Solo che il nostro sarà un viaggetto veloce», spiega brevemente.
«Perché hai il viso coperto?» indago ancora, curioso. «Gli altri fantasmi non lo avevano e io li conoscevo. Conosco anche te?»
«Non posso rispondere a questa domanda», replica e sono certo che vi sia del divertimento nella sua voce. «Vedi, nel tuo tempo, non sono ancora morta. Non puoi conoscere la mia identità. Sono stata mandata dal Futuro per impartirti l’ultima lezione che puoi imparare da noi.»
«Il Fantasma del Natale Futuro», rammento distrattamente. «Come puoi essere un fantasma, se sei ancora viva?»
«Consideralo uno dei misteri magici insolvibili» taglia corto lei. «Ora, sebbene normalmente io apprezzi la sete di conoscenza e non mi sottragga a una conversazione stimolante, temo di non aver il tempo di restare qui a fare congetture insieme a te.»
Mi tende una mano, coperta da guanti neri. «Come ho detto, mi è stato concesso solo un breve lasso di tempo con te.»
Esitante, afferro la sua mano.
È più difficile lasciarsi andare al flusso delle cose, quando non sai da chi ti stai facendo trasportare oltre i confini spazio-temporali, una cosa che è già spaventosa per definizione, comunque.
«Dove andiamo?» le domando con voce instabile.
«Oh, andiamo nel futuro, ovviamente» mi annuncia. «Un futuro molto, molto lontano. Ma tieni a mente una cosa: questo è il futuro che potrebbe essere. Il futuro non è definito come il passato o persino quanto il presente. Può essere cambiato. È tutto ancora nelle tue mani, davvero.»
Prima che possa ribattere in alcun modo, il fantasma schiocca le dita e in un baleno, mi ritrovo in un lugubre cimitero innevato, più precisamente all’ingresso dell’area destinata alle sepolture dei defunti Malfoy.
Sorpreso dal cambiamento nella modalità del viaggio, mi volto a rivolgere una muta domanda al fantasma. «Come ti ho detto», mi anticipa, «io non sono ancora morta nel tuo tempo. Posso attingere alla magia della versione di me che vive ancora.»
«Perché siamo qui?» chiedo, inquieto.
Il fantasma risponde con un cenno del capo che indica un punto in lontananza.
Un gruppo di persone molto esiguo avanza nella nostra direzione, una bara viene fatta levitare davanti a loro.
Sono un uomo, alto e slanciato, con i capelli biondi tendenti al bianco caratteristici del casato dei Malfoy, una donna dai folti capelli rossi e due bambini, un maschio e una femmina, che li seguono mogi. Per qualche motivo, non riesco a distinguere i loro volti.
Mi irrigidisco tutto d’un tratto, perché all’improvviso rammento le campane e mi subito è chiaro chi siano quelle persone e cosa ci facciano qui.
«È…» deglutisco con forza, «è il mio funerale?»
Il fantasma annuisce brevemente.
Che cavolo, non voglio morire durante il periodo natalizio!
«E quella è la mia famiglia?» chiedo ancora. «Mio figlio e sua moglie, i miei nipoti?»
Lei annuisce di nuovo.
Davvero non c’è nessun altro oltre ai parenti stretti che presenzierebbe al mio funerale? Neanche qualcuno che gioisca per la mia dipartita?
Deglutisco di nuovo, la mia gola è dannatamente secca e si rifiuta di reidratarsi.
La mia tomba, - rabbrividisco al pensiero -, viene messa a riposare subito dopo quella dei miei genitori, accanto a quella che suppongo appartenga alla mia ipotetica futura moglie.
Ignota Malfoy, recita la lapide.
«Non è dato sapere le cose con certezza», mi spiega il fantasma, prima che possa porgerle qualsiasi quesito in merito. «Il futuro, come ti ho spiegato prima di partire, non è definito.»
Annuisco, ma sono completamente raggelato da tutto ciò a cui sto assistendo.
Questo non è normale, nessuno dovrebbe poter partecipare al proprio funerale!
La funzione è breve e nessuno spende più di due parole per me; il mio ipotetico figlio mi ricorda come un uomo severo, tormentato dal suo passato e incapace di perdonare sé stesso, ma dedito alla famiglia.
Deludente, davvero.
Non mi sono trasformato in mio padre, ma non sono stato neanche il padre esemplare che desidero essere. La cosa non mi sorprende, tutta la mia esistenza non può essere definita in altro modo se non ‘fallimentare’. Perché dovrei pensare di riuscire a fare di meglio in futuro?
«Niente di definito», mi ricorda ancora una volta il fantasma, con fare incoraggiante.
Faccio un altro cenno del capo, cercando di farmi entrare in testa che posso ancora cambiare il mio destino.
Non sono sicuro di avere ancora la facoltà di parola.
Il fatto che la mia famiglia non stia versando neanche una lacrima per me, nemmeno i bambini, la dice lunga.
Sono stato rigido e freddo come i miei genitori, alla fine?
O forse sono stato distante? Troppo preso dal tenere a bada i miei demoni per esserci per mio figlio?
O ancora, gli ho impartito quella stupida lezione sul non mostrare le proprie emozioni in pubblico? Ma qui non c’è nessuno oltre loro. Gli ho insegnato che piangere è segno di debolezza?
O, semplicemente, non sono degno delle loro lacrime? Forse, la mia perdita, non ha alcun impatto sulle loro vite... né sulla vita di qualcun altro, a quanto pare.
E mia moglie? L’ho amata? Mi ha amato? O mi sono sposato solo per assecondare le pressioni di mio padre? Sono morto senza conoscere l'amore, alla fine?
Scuoto forte il capo.
Questa visione avrà delle terribili conseguenze sulla mia psiche, ne sono certo. Come se non avessi abbastanza immagini a tormentarmi!
«Niente di definito», ripete in un sussurro la mia accompagnatrice, mentre mi tende nuovamente la mano.
Un istante dopo, siamo nel mezzo di Diagon Alley.
Mi guardo attorno confuso; è cambiata, ma non poi così tanto.
I Tiri Vispi Weasley sono ancora in funzione e torreggiano sul resto dei negozi; hanno ampliato il locale a quanto pare e i colori sono forse ancora più sgargianti di come li ricordo.
«Hai saputo che è morto Malfoy Senior?» chiede una voce ruvida alle mie spalle; mi volto a vedere di chi si tratta.
È un vecchio mago dall’aria familiare, credo di averlo incrociato a Hogwarts, probabilmente. Dean Thomas, penso.
«Ma chi, Draco?» domanda un altro vecchio mago e anche questo solletica la mia memoria; mi sforzo di associare i suoi lineamenti a qualcuno con cui sono stato in classe a scuola e dopo un po’ ci riesco. Seamus Finnigan. Era il migliore amico di Thomas ai tempi, entrambi Grifondoro.
L’altro annuisce e Seamus fa spallucce. «Credevo fosse morto anni fa, in realtà», afferma con indifferenza.
«Oh, sì» commenta una voce stridula alle loro spalle.
Quella è una ex Serpeverde, ma non riesco ad associare il volto invecchiato a un nome. Credo fosse nell’anno di Astoria. «Non metteva mai piede fuori dal Manor. Se suo padre non gli avesse trovato moglie, probabilmente non si sarebbe mai sposato e sarebbe morto da solo in quel suo lussuosissimo castello» aggiunge meschinamente. «Chissà se prima o poi i pavoni lo avrebbero ritrovato.»
«Non essere crudele», la rimprovera una donna, appena unitasi al gruppetto. «Anche se si tratta di Malfoy.»
La riconosco immediatamente come Hannah Abbott, ex Tassorosso.
«Ha sofferto tanto nei suoi ultimi giorni, sai?» dice ancora. «Mia figlia si occupava di lui, perché nessuno nella sua famiglia voleva l’impiccio di stargli dietro. L’hanno pagata profumatamente.»
«Suppongo che abbandonare gli ideali purosanguisti, cosa che dev’essere vera visto che il figlio ha sposato una Mezzosangue, non significhi che sia diventato più facile da amare col passare degli anni» afferma Finnigan.
«Non ha mai fatto ammenda per i suoi errori giovanili», gli dà man forte la Serpeverde non identificata. «Ed è rimasto solo.»
«Non si è mai sciolto più di tanto. Suo figlio sembra reprimere tutto esattamente come faceva lui. Il vuoto, nei suoi occhi! Il vuoto!» esclama qualcun altro.
All’improvviso, mi sento male.
Ho rovinato anche mio figlio…
Hannah si acciglia. «Non siate così insensibili, a Natale poi! La mia Laura diceva spesso che era quasi un’agonia vederlo. Le uniche cose che diceva erano ormai “basta, ti prego, smettila”. Credo sia morto tormentato dai suoi demoni interiori.»
Capisco immediatamente quale vicenda del mio passato mi ha perseguitato fino alla morte.
Non voglio più ascoltare.
Inizio a correre, imboccando una stradina isolata, anche se non mi può vedere nessuno. Vomito, ma non ho niente nello stomaco per potermi liberare da quella sensazione nauseante.
«Se mi ripeti ancora una volta che niente è definito, distruggo qualcosa.»
Il fantasma, la cui presenza avverto alle mie spalle, resta in silenzio per un po’, mi lascia riprendere fiato.
«Temo che l’ambiente che ci circonda non possa essere scalfito dalle tue azioni, non in questa forma», mi informa. «Per cui, sentiti libero di sfogarti come meglio credi.»
Sbuffo e serro gli occhi. «Voglio andare via.»
«Comprensibile» conviene il fantasma. «Ma forse c’è un’altra cosa che dovresti vedere.»
«Voglio andare via», ribadisco, deciso. «Ho visto abbastanza.»
«Ne sei sicuro?» mi chiede. «Perché ti assicuro che è una cosa molto importante.»
Le rivolgo un’occhiata scettica, tiro su col naso. «E va bene.»
Tanto peggio di così non può andare, no?
Riappariamo nel cimitero e noto subito una donna, un’anziana signora, terribilmente familiare, che indugia davanti alla mia tomba.
Le mie labbra si schiudono quando la riconosco: è Hermione Granger… e sembra, per qualche assurdo motivo, dispiaciuta per la mia morte. Ma non può essere, vero? Non può essere così buona da provare veramente compassione per me. I suoi vecchi amici hanno detto che, com’era prevedibile, non ho in alcun modo cercato di rimediare ai miei sbagli, quale motivo potrebbe avere la Granger di rammaricarsi per la mia dipartita?
La guardo piegarsi con fatica, lasciare una rosa bianca sulla mia tomba.
Tira fuori la bacchetta, la punta contro la struttura marmorea impersonale su cui è stato inciso il mio nome. Rivolge un ultimo sguardo al complesso, poi si allontana.
Mi avvicino a guardare e leggo ciò che Hermione ha aggiunto al freddo “Draco Malfoy (1980-yyyy)”, - ovviamente, non mi è permesso sapere quando di preciso tirerò le cuoia -, “Figlio, padre, nonno”.
Noto che la Granger ha aggiunto l’epiteto “filantropo anonimo” dopo “nonno”.
La strega più brillante della nostra generazione.
Mi viene quasi da ridere. Mi prendo la briga di donare anonimamente, ma per qualche assurdo motivo lei sa già che sono io, ne sono certo.
Passo alla dedica e quello che recita mi dà il colpo di grazia:
“Che tu possa finalmente trovare la serenità che non hai avuto in vita.”
Mi volto e osservo la figura della Granger anziana trascinarsi verso l’uscita del cimitero e ricordo le parole di Astoria.
«La Granger ti perdonerebbe se le chiedessi scusa.»
E mentre la guardo sparire in lontananza, oggetto di un altro dei suoi gesti di gentilezza immeritati, scoppio a piangere, senza riuscire minimamente a trattenermi.
Il fantasma riappare alle mie spalle dopo avermi concesso appena qualche minuto per riprendermi, posa una mano sul mio braccio.
«Non devi essere per forza solo, Draco», mi dice. «Non devi diventare per forza questo. Puoi cambiare il tuo futuro, trovando finalmente il coraggio e la forza di agire.»
«È troppo tardi ormai» farfuglio tra i singhiozzi. «Non c’è speranza per me! Sono troppo in là per potermi salvare…»
«Draco» mi riprende lei. «Non sei una causa persa. E qualcuno disposto a vincerla insieme a te la tua causa, lì fuori, c’è. Fidati di me. Non condannarti a una vita triste e solitaria.»
Il fantasma mi prende per mano, schiocca le dita… e sono di nuovo al Manor.
«Il tempo a mia disposizione è finito», annuncia solennemente. «Spero che tu abbia fatto tesoro di questa esperienza, Draco Malfoy. Spero che tu abbia appreso le nostre lezioni.»
La vedo alzare la mano, avvicinare l’indice al pollice, ma un istante prima che schiocchi le dita e sparisca, le urlo dietro: «Aspetta!»
Lei si ferma e deglutisco forte, prima di dare voce ai miei dubbi.
«Dimmi un’ultima cosa! Tutto questo è reale o… sta succedendo nella mia testa?»
«Ma certo che sta succedendo nella tua testa» risponde lei, con ovvietà. «Deve forse voler dire che non è vero?»*
 
 
Mi sveglio a causa dell’incessante e familiare picchettare contro il vetro della finestra della mia camera da letto che annuncia la presenza dell’unico contatto che ho con il mondo esterno da anni: il gufo che consegna la Gazzetta del Profeta.
La testa sembra scoppiarmi e sono ancora stordito dall’assurdo sogno che ho fatto questa notte. Il me che ha vissuto l’esperienza non ne ha compreso la morale, ma io credo di averlo fatto: l’importanza di aprirsi alle possibilità, all’amore, di trovare il coraggio di chiedere scusa e di ricominciare.
Come se alle persone che ho ferito fregasse qualcosa delle mie scuse o del mio dispiacere per ciò che ho fatto!
Hanno le loro vite perfette con la gente che amano, cosa gli importa del Draco Malfoy che ha fatto di tutto pur di rendere un inferno la loro infanzia? Cosa può significare per loro il mio dolore?
Incolpo la bottiglia di Firewhiskey che ho svuotato ieri sera e che giace in pezzi da qualche parte nella stanza, ora. Ricordo vagamente di aver perso le staffe quando è finita, ma di non aver avuto la mobilità necessaria per andare a prenderne un’altra dalla dispensa o per appellarla.
Il gufo picchietta con più insistenza e non posso fare a meno di sbuffare.
Magari non lo volevo il giornale questa mattina, no? È Natale, maledizione!
Imprecando e valutando mentalmente l’idea di inviare una lettera anonima a Hermione Granger per supplicarla di intraprendere qualche altra assurda lotta come il diritto degli uccelli corrieri di avere i giorni festivi liberi, getto le coperte di lato e, barcollando, vado ad aprire la finestra. Il vento pungente contro la pelle nuda del mio petto mi fa rabbrividire all’istante.
L’uccello mi lancia uno sguardo torvo, lascia cadere il giornale sulla mia scrivania e vola via subito dopo aver preso i soldi.
«Peggio per te», borbotto, pensando al fatto che non ha neanche atteso che gli dessi qualcosa da mangiare. Ma è il giorno di Natale, per cui immagino che di gente che lo rimpingua ce ne sia in abbondanza.
Sono fermamente deciso a tornarmene a letto e a sprofondare nuovamente nell’oblio quando l’articolo in prima pagina attira la mia attenzione.
Dispiego il giornale con dita tremanti.
Una foto di Astoria Pucey ricopre l’intero foglio.
 
“ASTORIA PUCEY NATA GREENGRASS MUORE PREMATURAMENTE PER VIA DI UNA TERRIBILE MALEDIZIONE DEL SANGUE.
La triste nuova colpisce la comunità magica nel giorno di Natale, annunciando la perdita di una delle più grandi filantrope del Paese.”
 
Corrugo la fronte, le mie labbra si dischiudono per lo stupore.
Ho sognato Astoria questa notte, che mi diceva di essersi appena spenta. Come potevo saperlo in anticipo o in contemporanea, se la notizia della sua morte è divenuta pubblica solo questa mattina?
Lascio cadere il giornale e mi passo una mano sul viso.
Mentre mi trascino fino al bordo del letto, oltrepasso lo specchio appeso al muro: sono pallido come uno straccio. Mi siedo; vorrei riflettere, ma i miei pensieri sono confusi e frammentati.
«Aspetta! Dimmi un’ultima cosa! Tutto questo… sta succedendo nella mia testa?»
«Ma certo che sta succedendo nella tua testa. Deve forse voler dire che non è vero?»
Le parole dell’ultimo fantasma, o dell’ultima entità o quello che era, riverberano rumorose nella mia mente.
Non so davvero come spiegarmi quest’ultima assurdità capitolata nella mia vita, non richiesta e senza alcun preavviso.
Ripenso ad Astoria, al suo fantasma.
«Vorrei aver avuto più Natali con i miei cari. E un giorno, tu potresti desiderare di averne avuto almeno uno.»
Stringo il labbro inferiore tra i denti fino a farmi male, poi sospiro e, scuotendo la testa, perché davvero non ci credo che io stia per fare qualcosa del genere, tiro fuori un foglio di pergamena e una piuma. La intingo nella boccetta di inchiostro e inizio a scrivere.
 
PROPOSITI PER L’ANNO NUOVO:
  • Essere coraggioso (a piccoli passi)
  • Uscire di casa
  • Chiedere scusa (alla Granger)
  • Se ottengo il (suo) perdono, rendermene degno
  • Essere aperto alle possibilità
  • Ricominciare
  • Smetterla di autocommiserarmi/autopunirmi
  • Imparare ad amare (?)
 
Con un colpo di bacchetta, appendo il foglio alla parete.
Poi mi do dello stupido.
Cinque minuti dopo, un gufo plana nella stanza, la finestra ancora aperta.
Scuote le piume per liberarsi dalla neve e fa cadere una lettera con il sigillo di Hogwarts in ceralacca, poi corre via senza attardarsi oltre.
La apro con dita tremanti.
Cosa possono volere da me, adesso?
 
Gent.mo Sig. Malfoy,
con la presente La invitiamo a partecipare allo straordinario Ballo di Capodanno che si terrà nella Sala Grande di Hogwarts a partire dalle ore 21.00 del giorno 31 dicembre.
L’evento ospiterà un gran numero di ex studenti del castello e l’unico dress code d’obbligo è quello di indossare una maschera.
L’evento sarà simbolico e di augurio per quello che si spera possa essere un nuovo inizio per la società magica, il primo passo dovuto per avviare un percorso di guarigione e progresso che possa permetterci di lasciarci alle spalle il passato e il dolore causato dalla guerra, per ricucire i rapporti e costruire una società migliore e armoniosa.
Nell’auspicio che l’invito venga accolto positivamente, le porgo cordiali saluti.
La Preside,
Minerva McGranitt


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*Cit. Albus Silente, I Doni della Morte
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n.d.a.
Salve a tutti/e!
Scrivo questa breve nota per avvisarvi che aggiornerò questa storia ogni martedì e ogni sabato, mentre The Weight of Us passerà al giovedì; essendo i capitoli di quella storia molto lunghi, non sono riuscita a revisionarla tutta prima delle vacanze e non riesco a garantire il doppio aggiornamento durante le feste. Vi ringrazio per la comprensione e un grazie in particolare a chi di voi segue le mie storie, in particolare a chi dedica un attimo del suo tempo per lasciarmi delle recensioni, cosa che significa tanto per me. 
Vi auguro un Buon Natale.
A presto :)


 
   
 
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