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Autore: Dakota Blood    29/12/2022    0 recensioni
Cosa succede quando una ragazza giovanissima come Savannah Smith, diciassettenne da sempre isolata dal resto del mondo tanto da sentirsi una Hikikomori, incontra un ragazzo affascinante e per di più famoso in tutto il mondo come Max Denver?
Una storia che nasce dal buio e affronta la luce, con tutto il dolore che ne consegue, perchè è vero che a volte le cicatrici sono dolorose, ma il sangue che scorre lento può essere di gran lunga peggiore.
-Tu non vuoi fuggire, Sav, tu vuoi restare.
Lo guardai con occhi smarriti, colmi di pianto. Non volevo restare, non volevo andare. Ma dovevo proteggermi...
-Io non capisco Max. Io dovrei odiare ciò che sei.
-Sh, tu non mi odierai MAI.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Non mi importava se il diavolo un tempo era stato l'angelo più bello di tutti, perché per me restava comunque soltanto e sempre un gran traditore da cui stare alla larga.

Me ne resi maggiormente conto quando incontrai gli occhi di Matt High, il batterista della band il cui leader era Max, colui che mi stava rovinando la vita e allo stesso tempo mi stava regalando il paradiso sulla terra.

Matt era strano, c'era qualcosa in lui che non mi convinceva e non c'entravano i numerosi tatuaggi in vista, anche perché non avevo nulla in contrario con i disegni permanenti sul corpo. 

Era il suo sguardo da ammaliatore, non mi piaceva per niente e cercai di evitare di guardarlo.

Lui smise di suonare e mi prese la mano, per baciarla senza sfiorare la pelle, ma io desistetti.

-Non è poi così tanto carina la tua amica, non è come ce l'avevi descritta.

Rise e Max rimase in silenzio. 

Avevo paura di Matt, guardarlo era come vedere il demone che sosta nei tuoi pensieri di notte e che quando sei piccola pensi viva sotto il tuo letto o dentro il tuo armadio. 

-Lasciala stare, lei è preziosa. Lei è mia.

-Io non sono di nessuno, precisiamo questo dettaglio.

Un oggetto, ecco cosa mi sento e la cosa mi dà tremendamente fastidio. Non appartengo a nessuno, a parte a me stessa.

Matt era deviato, me lo sentivo nell'anima, mentre mi trapassava gli occhi, il mio sguardo fragile reso ancor più debole dal contatto con i suoi occhi ferini e tutt'altro che ingenui.

Era un demone da cui dovevo stare distante, per il mio bene.

-Perché mi hai portato qui?

Mi rivolsi a quello che era stato il mio ragazzo fino a poco tempo prima e che adesso mi stava facendo schifo, ma lui inclinò la testa di lato, spaventandomi. 

-Davvero non capisci, Sav? Andiamo, dopotutto non sei così stupida, anche se hai passato tutto quel tempo chiusa nella tua camera. Poverina, deve esserti andato in pappa il cervello.

Matt e lui risero sguaiati. 

Solo allora capii che il suo amico, il batterista degli "A ghost story", sapeva che io ero fragile, era a conoscenza delle mie debolezze e ne traeva beneficio come solo i mostri sapevano fare.

-Che cosa cazzo dovrei capire?

-Non essere maleducata, oppure saremo costretti a ricorrere alla violenza e non sarebbe bello rovinare quel tuo bel faccino, sai?

Era stato Matt a parlare, e nel frattempo si era alzato dallo sgabello che utilizzava come postazione per la sua stupida batteria. Ma chi credeva di essere?

Solo perché era uno dei musicisti più in voga del momento, questo non significava che poteva fare tutto ciò che desiderava, distruggendo la vita delle altre persone.

Le parole potevano fare malissimo, molto più dei pugnali e in quel momento me ne accorsi, ma mi resi conto anche che la mia vita era in pericolo quando vidi Matt e Max guardare alle mie spalle e salutarmi con dei gesti sfrontati. 

Aprirono le mani e fecero "ciao ciao", dopodiché sentii solo un dolore leggero ma pungente sulla base del collo e poi tutto divenne nero. 





                                                                                                                                     ***


Mi risvegliai sudata e stanchissima. Ero a letto. Max mi guardava e mi accarezzava il viso, come un angelo dannato.

I suoi occhi verdi erano contornati da un nero intenso. Aveva messo il kajal che lo rendeva ai miei occhi assolutamente perfetto.

-Si è svegliata, ragazzi. 

Era stato proprio Max a parlare, rivolgendosi a Matt e ad altri due ragazzi alternativi e davvero bellissimi, stravaccati in delle poltrone dai mille colori.

Non solo mi sentivo strana fisicamente, senza forze, ma sentivo un capogiro incredibile, perciò non cercai nemmeno di sollevarmi dal letto su cui giacevo.

-Stai giù e stai calma. Non puoi andartene, non ora perlomeno.

-Che cosa... che cosa volete da me?

-Ragazzina, noi non siamo come ci dipinge il mondo. Siamo molto di più. Siamo un piccolo esempio di criminalità, ecco cosa siamo. Non siamo solo la band più influente degli ultimi vent'anni, non siamo solo attorniati dalle groupies di tutto il mondo, siamo questo e altro. Non ti conviene muoverti.

Max mi baciò sulle labbra, arse. 

Mai avevo sentito un sapore tanto dolce e disgustoso allo stesso tempo. Era il sapore del mostro che c'era in lui e che aveva preso possesso della sua anima.

-Ho molta sete, mi sento k.o. 

Risero.

Max bevve dalla bottiglia di birra con avidità e poi cantò un motivo che io ancora non conoscevo, la sua voce era stupenda ma su di me era una tortura quando si avvicinò alle mie orecchie e sospirò soffiando.

-Ti daremo da bere, ma dovrai stare zitta dopo che avrai bevuto. Altrimenti ti inietto una dose massiccia di sonnifero e non ti svegli più, nemmeno se preghi in mille modi.

-Perché mi state facendo questo?

-Lo scoprirai molto presto.

-Io mi fidavo di te, Max. Io lo so, non sei un ragazzo cattivo. Lo so che non sei malvagio, tu devi solo guarire ma ce la farai.

Matt e gli altri due mi fissarono sbalorditi.

-Hai sentito, Max? 

Un ragazzo biondino, che teneva la chitarra vicino a sé, e l'altro con un piercing sul sopracciglio sinistro, risero e poi si alzarono dalle poltrone.

Si avvicinarono a me e io temetti per la mia vita.

Max non permise che mi succedesse nulla, non capivo perchè non mi uccideva seduta stante. Perchè farmi soffrire in quel modo?

Era assolutamente frustrante essere trattata come un oggetto, avrei preferito morire piuttosto che essere sottomessa al loro sadico gioco.

Erano quattro contro una, assurdo.

Quando il ragazzo biondino cercò di baciarmi e io mi indispettii e cercai di sputarlo, Max gli intimò di lasciarmi stare e ringraziai il cielo per quel gesto gentile. 

Perché ero su quel letto? Ma soprattutto che cosa mi avevano fatto?

Mille domande iniziarono a frullarmi in testa ma non seppi darmi le risposte, perciò iniziai a piangere come una bambina, non potevo farne a meno e Matt cominciò a prendermi in giro, ridendo.

Il modo in cui Max guardò il suo amico, mi fece capire che il capo non era Max bensì proprio Matt.

Quel ragazzo... dove avevo già visto il suo volto? E soprattutto perché quando lo avevo visto all'inizio mi era parso di sentire i brividi di terrore come se stessi guardando un demone dritto negli occhi? Occhi vuoti... occhi spenti e pieni di rabbia, violenza.

Max non era così... Max poteva anche odiarmi, ma in fondo sapevo che mi amava anche se mi aveva fatto andare lì a tradimento. 

Mi aveva preso in giro, si era preso gioco di me come fossi una stupida bambina o un'oca. 

Chi gli aveva dato quel potere su di me? 

Io mi ero innamorata, merda, e la vita ora mi chiedeva il conto di quell'amore assurdo.

-A che pensi?

Max mi si fece vicino. Potevo sentire il suo profumo dolcissimo, sembrava zucchero filato. Amavo tutto di quell'essere che assomigliava a un angelo sceso dal cielo solo per farmi impazzire, ma che si comportava come un demone pronto a divorarmi il cuore e straziarmi l'anima. 

Che cosa mi sarebbe successo se avessi cercato di fuggire di lì?

Max non mi avrebbe protetto in eterno... oppure si? D'altronde in modo malsano ci appartenevamo, o almeno ci credetti fino alla fine, perché non potevo non pensare che in quello sguardo non esistesse la proiezione diretta del mio cuore. 

E nel mio cuore c'era scritto "Max Denver".

-Penso che dovrei odiarti.

-Ma non ci riesci, giusto?

Mi morsi il labbro inferiore. Stavo impazzendo. E non sapevo quando sarei rinsavita da quello stato febbrile in cui mi trovavo, era una febbre che mi consumava lenta, una pazzia d'amore che sapeva di tortura ma anche di estasi davvero sublime.

Forse ero morta ed ero in Purgatorio, e il cuore si stava lentamente corrodendo, come pena per i miei peccati più gravi, oppure ero finita dritta all'Inferno e ciò che mi spettava era decisamente peggio di tutta la solitudine che avevo provato in vita, relegata nella mia stanza per così tanto tempo.

Quello non poteva essere il Paradiso, anche se negli occhi di Max ci leggevo gli astri più belli, i pianeti più vicini, l'empireo che si disperdeva come un immenso lago o meglio come un mare fantastico in cui potermi perdere velocemente, senza paura di affogare.
 
Risposi solo quando mi sentii affondare, come fossi in apnea costante.

Ero a corto di ossigeno semplicemente perché stavo aspettando i suoi baci, niente più.  Mi stavo facendo del male, ma era un bene al contempo.

Più mi sottraevo a lui, più moltiplicavo la voglia di avere i miei occhi incollati ai suoi. Era una mania, un'ossessione continua quel suo sguardo su di me, io rabbrividivo e lui mi ricopriva di attenzioni senza nemmeno rendersene conto.

-Non posso. Sei entrato nella mia pelle, nel mio animo, hai totalmente il mio spirito. Perché ti sei imposto in questo modo?

-Non posso risponderti, Sav. Tu sei tutto per me, questo posso dirtelo.

Vidi che si mise in bocca una caramella rosa. A mio modo gli feci capire che stavo impazzendo e fremendo per avere le sue attenzioni e essere al centro di tutto. Volevo la sua bocca sulla mia.

Volevo quelle labbra carnose, il silenzio che trasmettevano i suoi piccoli sospiri mentre ci baciavamo e l'impeto con cui mi sollevava ogni volta da terra per posarmi di nuovo giù poco dopo. 

Volevo essere sua, a ogni costo.

Volevo essere una principessa, ma non una qualunque. Volevo essere la sua piccola principessa e avere la sua mano nella mia, passeggiare assieme senza paparazzi attorno o senza i suoi stupidi amici che controllavano ogni nostra mossa.

Insomma, volevo vivere una storia vera, con la S maiuscola. 

Volevo lui, e basta.

-Se sono tutto per te, come dici, allora perché mi hai fatto questo?

Si inchinò fino a raggiungermi, mi passò le mani tra i capelli da lavare di nuovo, ma lui non osò provare ribrezzo, dopodiché mi sorrise e gli occhi si inumidirono di pianto.

Stava soffrendo per qualcosa che io non potevo ancora capire. 

Era una battaglia la sua, una lotta contro i mostri del suo passato, che in qualche modo si legava alla mia stessa battaglia. 

Eravamo uniti da un filo rosso invisibile, un legame indissolubile che nessuno avrebbe potuto spezzare.

Quando mi baciò, sentii il suo sapore dentro di me, ma non era dolciastro come prevedevo, bensì amaro come la morte.

Dopodiché si staccò e disse qualcosa agli altri.

Per me iniziò l'incubo vero e proprio. 


Angolo autrice:

Quinto capitolo... la storia diventa sempre più dark secondo me, cioè ho voluto espressamente inserire dettagli particolari che credo si intensificheranno maggiormente nei prossimi capitoli.

Stay tuned.

Dakota. ♥


   
 
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