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Autore: Jamie_Sand    29/12/2022    3 recensioni
Nell’agosto del 2005, la preside McGranitt nota lo strano nome di un nato babbano che doveva iniziare a frequentare la scuola proprio quell’anno. Chiede dunque quindi al suo ex studente Harry Potter di portare lui stesso la lettera di ammissione a casa del bambino. Quando però Harry varca la soglia del cottage in cui vive il piccolo mago, si trova di fronte la copia esatta del suo defunto padrino e una donna che dice che quello non è altro che il figlio di Sirius Black.
Dal prologo:
- Come è possibile…? Lui e Sirius… - Sussurrò Harry, continuando a fissare il ragazzo, senza accorgersi di avere gli occhi pieni di lacrime.
Poi si voltò verso la donna, che teneva in mano una tazza piena di tea. - Sono identici, non è vero? - Chiese, con voce rotta.
- Non capisco. - Disse Harry, sempre più confuso. - Se Sirius avesse avuto una famiglia, addirittura un figlio, tutti noi lo avremmo saputo! -
- È complicato. - Rispose la donna. - Lascia che ti racconti la storia. -
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Sirius Black
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lascia che ti racconti la storia'
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Epilogo

Parte Iª

Ritornare.


Giugno 2023

 

Erano le sette e mezza in punto, eppure, lì steso nel letto di casa sua, gli occhi spalancati nella penombra tipica del primo mattino, Janus stava morendo di caldo. Odiava l’estate, ma soprattutto odiava quelle lenzuola di poliestere, che lo facevano sudare molto più di quanto potesse essere sopportabile. 

Erano le sette e mezza in punto e lui non aveva quasi chiuso occhio quella notte, anche se in verità erano quasi due anni che non riposava più come si deve, da quando Faye se ne era andata, portandosi dietro perfino il loro gatto. 

Lei se ne era andata, ma in quella stanza le tracce che aveva lasciato erano ancora ben visibili, anche se Janus tentava disperatamente di non farci caso. C’erano ancora le loro fotografie incorniciate e appese alle pareti, i regali che lei gli aveva fatto nel corso degli anni che avevano passato insieme e perfino qualche suo abito, sepolto tra quelli di lui in fondo a qualche armadio. Solo una cosa non c’era più, una cosa di cui Janus sentiva fortissimo la mancanza: non c’era più nessuna traccia d’amore nella sua vita da quando lei aveva lasciato quella casa. 

Non era più innamorato di lei, ma non si era mai più innamorato di nessun altro ed era certo che non gli sarebbe mai più capitato. Aveva già avuto il suo grande amore, dunque l’universo con lui aveva chiuso, fine della storia, sarebbe morto da solo.

Un rumore improvviso al di là della sua porta chiusa lo fece riscuotere dai suoi pensieri: era decisamente ora di alzarsi se non voleva fare tardi. 

Così, dopo un sospiro molto sconsolato, Janus si tirò su a sedere e si stiracchiò prima di alzarsi in piedi. Raggiunse le finestre e spalancò le persiane, inondando la stanza di luce. 

Cercando di rimediare a quell’improvvisa angoscia che lo aveva attanagliato, il giovane decise di lasciare quella stanza e, una volta raggiunta la cucina al piano di sotto, si rese conto di non essere l’unico sveglio in quella casa. In piedi vicino ai fornelli, due ragazzi erano infatti intenti a fare colazione. Uno aveva capelli ispidi e castani, spalle forti tipiche di un battitore e un sorriso genuino sul volto, mentre l’altro era un ragazzo dai capelli biondi e incolti, il volto squadrato e dal fisico asciutto. Il primo indossava ancora il pigiama e l’altro era già vestito di tutto punto. 

- Buongiorno! - Lo salutò allegramente il biondo, non appena si voltò verso la porta. 

- Ciao, Lucas. - Si limitò a mugugnare Janus, raggiungendo la credenza per prepararsi del tè. Detestava parlare la mattina presto, ma Lucas, il fidanzato di Klaus da qualche mese, nonché attore di teatro babbano molto spesso logorroico, non sembrava averlo ancora capito. 

- Abbiamo già fatto il tè, se vuoi. - Lo informò Klaus. - Dev’essere ancora caldo. - 

- Ottimo. - Rispose seccamente Janus, prendendo così solo una tazza. La sua tazza, quella su cui era stampata una fotografia di lui e Faye in vacanza in Francia anni prima. 

Si versò un po’ di tè e si accomodò a tavola senza aggiungere altro. 

- Io vado. - Annunciò Lucas parlando a nessuno in particolare e abbandonando la tazza che aveva in mano nel lavandino. - Tra meno di un’ora ho le prove. - 

- A che ora mi faccio trovare pronto per la cena a casa dei tuoi?  - Domandò Klaus.  

- Ti passo a prendere per le sette. - Rispose velocemente l’altro. - Non ti preoccupare, ti adoreranno. - Poi lo baciò e filò fuori salutando alla svelta anche Janus. 

Quando i due maghi sentirono la porta d’ingresso chiudersi, Klaus sospirò sonoramente, lasciandosi cadere sulla sedia accanto all’amico. 

- Ti porta a cena dai suoi genitori, eh? - Fece Janus, sorridendo con una certa soddisfazione. Era felice che finalmente il suo migliore amico si fosse sciolto un po’ in fatto di uomini rispetto a quando andavano a scuola. - La cosa si fa sempre più seria. - 

Klaus annuì, rivolgendogli uno sguardo lugubre. - Già. - Disse. - In compenso io non gli ho ancora detto nulla sulla magia e nemmeno sul fatto che i miei mi hanno cacciato di casa dieci anni fa. - 

- È una vita di coming out. - Commentò Janus, portandosi la tazza alle labbra. 

- Lascia stare. Sarebbe tutto più semplice se fossi solo un babbano, proprio come lui. - 

- Come babbano sei molto credibile. - Constatò il giovane Black. - Vivi tra loro, lavori tra loro… non so quand’è l’ultima volta che ti ho visto fare un incantesimo. - 

Klaus scrollò le spalle. - Il mondo dei maghi mi ripudia, mentre tra i babbani posso sposarmi, adottare un bambino, camminare per strada tenendo Lucas per mano… è tutto diverso. - Disse, come a giustificarsi. 

- Prima o poi le cose cambieranno anche nel nostro mondo. - Assicurò Janus. - Il problema sta nel fatto che il nostro governo è costituito soprattutto da ex auror, non da politici. Comunque se hai bisogno di una famiglia fittizia da far conoscere a Lucas ci sono sempre i miei, dato che tornano oggi. - 

L’altro rise di cuore. - Sarebbe bello essere il figlio di quei due hippie dei tuoi genitori, questo devo ammetterlo. A proposito, come stanno? Stavolta tornano per restare? - 

- Sì, Aurora inizierà la scuola il prossimo anno e alla fine hanno deciso di mandarla a Hogwarts invece che a Ilvermorny. - Spiegò Janus. - Inoltre tra due settimane c’è il matrimonio di Ted, quindi hanno deciso di cogliere l’occasione per trasferirsi. - 

Klaus sgranò gli occhi. - Ted? Ted Lupin? Teddy? - Domandò incredulo. - Tuo cugino Teddy si sposa? Ma non ha tipo… sedici anni anni? - 

- Ne ha venticinque. - Chiarì Janus. - Mi toccherà rivedere tutti, ogni singolo Weasley, dato che quella canaglia di Ted si è beccato Victoire. - 

- La ragazzina mezza veela? Caspita, mi viene quasi da pensare che sia Ted quello con più successo con le donne, tra voi due. - Sogghignò Klaus. 

Janus annuì con un’espressione melodrammatica in volto. - Diciamo che l’ultimo anno e mezzo non è stato affatto facile per la mia vita sentimentale, sì. - Disse, guardando la faccia di Feye stampata sulla superficie della tazza. 

- Lo so, bello. - Annuì Klaus, dandogli una pacca sulla spalla. - Faye ha fatto la stronza ma credo che sia giunto il momento che tu ti dia una mossa. Non ti fa male vedere il suo viso sulla tazza che usi ogni singola mattina? - 

Lui alzò le spalle e poi bevve. In realtà aveva smesso di soffrire per lei già da mesi. L’unica cosa che lo faceva stare male era la convinzione di non poter più provare un sentimento tanto intenso come quello che aveva provato per Faye. 

- Dovresti goderti la vita. Sei stato solo con lei, per tutti i gargoyle! - Proseguì Klaus. 

Janus sbuffò. - Sembri mio padre. - Disse, alzando gli occhi al cielo. - Anche lui pensa che dovrei “godermi la vita”. E comunque non sono stato solo con lei. - 

Klaus rispose facendo una faccia diffidente. - Me lo avresti detto, quindi penso che tu mi stia mentendo spudoratamente. - 

- Non ti dico mica tutto ciò che faccio con il mio corpo, Klaus. - Sbottò Janus. - Tuttavia hai ragione, lo ammetto: sono il povero sfigato che è andato a letto con una sola ragazza in tutta la sua vita. O un romantico, decidi tu. - 

Klaus sospirò intenerito. - Certo che sei un romantico, Jan. - Disse. - Esageratamente romantico, aggiungerei, ma… ma quindi tu non scopi da quanto? Tipo un anno? - Chiese perplesso, parlando come se la cosa lo turbasse parecchio.  

- Oh Merlino. Ricordami perché siamo amici, ti prego. - 

- La mia era solo curiosità! - Rise Klaus. - Senti, torniamo al punto: davvero Teddy si sposa con la ragazzina veela? - 

Janus annuì. - Sai, hai ragione tu, Ted è quello che piace alle donne, non io. Dunque adesso mi trovo costretto ad andare al suo fottuto matrimonio e a interaggire con persone che probabilmente odiano me e il resto della mia famiglia. - 

Erano passati dodici anni da quando Hazel aveva lasciato Percy sull’altare e da molti di essi Janus non aveva più avuto a che fare con nessuno che facesse di cognome Weasley a parte Ginny che, per amore di Harry, aveva deciso di mantenere un rapporto civile con Hazel e Sirius. 

- Merlino… sarà imbarazzante, soprattutto per tua madre. - Disse Klaus. 

- Già. Sarà davvero strano. - Fece Janus. - Non ho idea di come abbia fatto mio padre a convincerla ad andarci. - 

- Chissà, magari l’ha incantata di nuovo. - Suppose l’amico.

- Conoscendolo direi che non è poi così improbabile. - Ribadì Janus, poi mandò giù un ultimo sorso di tè e si alzò in piedi. - Sarà una delle giornate peggiori di sempre. Anzi, credo che anche oggi lo sarà, dato che mia madre mi riempirà di domande su Faye non appena scenderà da quell’aereo. A proposito, sono anche in ritardo… mi tocca andare a prenderli in aeroporto. Non ti serve il bagno, vero? - 

- No, va’ pure. - Disse alla svelta Klaus. - Però non essere sempre così negativo, Jan. Che ne sai, magari incontrerai la donna della tua vita al matrimonio. Una cosa alla How I Met Your Mother. - Aggiunse con convinzione.

Janus fece una faccia scettica e poi rise sommessamente. - Oh, certo, come no. - Disse salace, uscendo dalla cucina. - Con la fortuna che ho, va a finire che questa fantomatica donna della mia vita fa la fine di Tracy. - 

- Abbi fede! - Urlò Klaus, quando ormai l’amico era sparito dalla sua vita. - E poi, se le cose andranno male, quando torni a casa ci mettiamo a guardare uno di quei programmi di true crime che ti piacciono tanto. - 

- Ho sempre pensato che saresti la fidanzata perfetta, Klaus! - Rispose l’altro dal bagno. 

Klaus rise. - Ormai quel treno per te è passato, amico mio! - 

Janus passò la successiva mezz’ora sotto la doccia, lasciandosi trasportare dalla piacevole sensazione dell’acqua calda che abbracciava il suo corpo. Sarebbe volentieri rimasto lì per sempre e dovette dunque usare una bella dose di forza di volontà per lasciare quell’angolo accogliente.

Una volta fuori, indossò il suo accappatoio di spugna e poi passò una mano sulla superficie appannata dello specchio, scontrandosi con l’immagine tanto detestata di sé stesso: un giovane uomo a un passo dal compiere ventinove anni, bagnato e con un bel po’ di capelli umidi e scuri in testa, tutti appiccicati sul suo volto malinconico.

Detestava quella faccia, o forse detestava sé stesso, dato che si stava avvicinando sempre più pericolosamente ai trent’anni e non aveva ancora ottenuto nulla di ciò che sperava dalla vita. Non si era sposato, non aveva avuto nemmeno uno dei quattro figli che desiderava, non era il Ministro della Magia e nemmeno quello dei babbani. Certo, aveva accontentato sua madre prendendosi una laurea in giurisprudenza, e in seguito aveva intrapreso la stessa strada anche nel mondo dei maghi, non aveva abbandonato le sue aspirazioni politiche ed era più o meno rispettato nel suo ambiente, ma aveva lo stesso l’impressione di essere terribilmente indietro rispetto a tutti gli altri. 

Annie, ad esempio, lavorava come insegnante di divinazione a Hogwarts, aveva incontrato un mago americano e aveva avuto da lui una bambina di nome Catherine, mentre Klaus aveva giocato per un paio di anni nel Tutshill Tornados come aveva sempre sognato, finché un infortunio non l’aveva costretto ad appendere la scopa al chiodo, e infine, proprio quel giorno, Teddy avrebbe finalmente sposato la sua Victoire a soli venticinque anni e con una bella carriera da medimago pronta a spiccare il volo. 

E tu vivi ancora con il tuo migliore amico come se fossi appena uscito da Hogwarts, non sai approcciarti a una donna senza fare figuracce e ti occupi di cause che il più delle volte nemmeno ti appassionano. Sei proprio un coglione. 

Janus era sicuro di una sola cosa: il sé stesso sedicenne avrebbe odiato l’adulto quasi senza sogni che era diventato. 

Dopo essersi asciugato e vestito, Janus afferrò le chiavi dell’auto, salutò in fretta Klaus e uscì, ritrovandosi subito imbottigliato nel traffico. Sebbene facesse piuttosto caldo per essere in Inghilterra, quella non era affatto una bella giornata. Il sole brillava pallido in un cielo nuvoloso che prometteva pioggia, l’umidità era tanta e sicuramente sua sorella e suo fratello avrebbero notato parecchio la differenza climatica tra la Florida, dove avevano passato gran parte della loro breve vita, e Londra. 

Una volta arrivato, Janus parcheggiò nel solito posto che occupava ogni volta che i suoi genitori tornavano nel Regno Unito per andarlo a trovare, e attese di veder uscire la sua famiglia dall’aeroporto, osservando intanto gli altri viaggiatori che andavano e venivano veloci. Non capiva perché i babbani avessero sempre così tanta fretta. 

Almeno un’ora più tardi, nel viavai generale, Janus riuscì a scorgere il viso di sua madre e subito dopo anche quello di suo padre e di due ragazzini, una femmina e un maschio. Lei molto alta per la sua età, era mora e aveva un bel viso su cui albergava un’espressione imbronciata e due grandi occhi color nocciola come quelli di Hazel, mentre lui aveva i capelli castani, era magrolino, pallido e con un paio di occhiali da vista ampi, rotondi e rossi davanti agli occhi grigi. Come al solito non avevano bagagli, a parte uno zainetto che Sirius teneva sulle spalle, incantato per fare in modo da contenere tutte le loro cose.

Non appena li vide, Janus uscì dalla macchina e alzò un braccio muovendolo nella loro direzione. Dall’altra parte della strada, Hazel ricambiò il saluto e poi tutti e quattro iniziarono a incamminarsi verso di lui. 

Guardandoli, Janus pensò per l’ennesima volta a tutte le cose che erano cambiate negli ultimi dodici anni: sua madre adesso viveva solo di arte, era riuscita a diventata una pittrice molto apprezzata e a vedere finalmente l’aurora boreale in Alaska e, quando era rimasta incinta la prima volta, fu proprio Aurora il nome che lei e Sirius decisero di dare della loro bambina, perché lei rappresentava l’alba di qualcosa di nuovo. Poi, due anni dopo, questa volta cercato e desiderato, era nato Halley.

- Ehilà! - Esclamò Janus, quando tutti e quattro lo raggiunsero. - Bentornati! - 

In tutta risposta, Aurora e Halley lo guardarono come se non fossero affatto felici di trovarsi lì, mentre Hazel lo strinse in uno dei suoi soliti calorosi abbracci. - Mi sei mancato così tanto! Davvero tanto tanto! - Disse, sebbene si fossero visti solo sei mesi prima, per le vacanze di Natale. - Stai mangiando sano, vero? Sei pallido, Jan. Stai bene? - Aggiunse, scrutandolo dalla testa ai piedi. 

Janus aprì la bocca per lanciarsi nelle solite frasi di circostanza che usava per tranquillizzarla, ma fu Sirius a rispondere al suo posto. - Non stressarlo, su. - Disse in tono leggero mentre apriva uno degli sportelli dell’auto del figlio per buttarci dentro lo zaino che aveva sulle spalle. - Sta alla grande, non vedi? - 

- Mai quanto te. - Fece Janus. - Sei abbronzato o sbaglio? E siamo solo all’inizio di giugno! - 

- Il bello di non vivere in Inghilterra, ragazzo. - Ribatté Sirius, dandogli una pacca sulla spalla, prima di alzare lo sguardo al cielo grigio sopra di loro. 

- Ma almeno qui non ci sono gli uragani, le sparatorie nelle scuole e il più alto tasso di serial killer al mondo. - Sottolineò Janus, entrando in macchina. - E poi qui abbiamo Hogwarts. Non sei contenta, eh, Aurora? Non sei contenta di iniziare finalmente la scuola il prossimo anno? - Domandò, voltandosi verso la sorella, abbandonata con aria imbronciata su uno dei sedili posteriori, tra sua madre e suo fratello. 

- No. - Tagliò corto la ragazzina.

Janus si sentì un po’ turbato dalla mancanza di entusiasmo di Aurora, ma non disse niente e mise in moto l’auto.

- Lei avrebbe preferito iscriversi a Ilvermorny. - Spiegò Hazel. - E in realtà anche io avrei preferito restare negli Stati Uniti, visto che è lì che lavoro. - 

Quando Sirius sbuffò, Janus si rese subito conto di una cosa: probabilmente i suoi genitori avevano passato gli ultimi mesi a litigare per quel trasferimento. L’avevano rimandato per anni per colpa dell’angoscia che Hazel provava nello scontrarsi di nuovo contro tutto ciò da cui era scappata molto tempo prima, come quegli articoli di giornale in cui l’avevano descritta come la persona peggiore del mondo per aver spezzato il cuore di un uomo all’altare. 

- Tu dipingi, Hazel, puoi lavorare ovunque. - Le ricordò Sirius, e il tono usato non fece altro che confermare i sospetti di Janus. 

- Sì, lascia stare. Tanto è inutile che mi metta a spiegare per l’ennesima volta che non è così semplice. - Controbattè Hazel. 

- Vedrai che ti piacerà Hogwarts. - Buttò lì Janus, guardando Aurora dallo specchietto retrovisore, nel tentativo di interrompere quel battibecco.

- Non credo proprio. - Ribadì la ragazzina. 

Il viaggio verso casa fu caratterizzato da un silenzio pesante e difficile da sopportare e quando finalmente Janus parcheggiò davanti alla porta dell’appartamento che i suoi genitori occupavano quando erano a Londra (quello che una volta era stato solo di Sirius), si sentì quasi sollevato di non dover avere a che fare con loro ancora a lungo. 

Lì le cose erano rimaste invariate nel tempo. Quella casa aveva mantenuto il solito stile vintage parecchio particolare. Alle foto della gioventù di Sirius si erano aggiunte quelle degli ultimi anni, scattate in giro per il mondo e in cui spesso comparivano Aurora e Halley molto sorridenti e felici. Ma se la casa era rimasta più o meno uguale, non si poteva dire lo stesso di tutto il resto: la voglia di essere perfetta di Hazel era sparita, facendola tornare la persona di un tempo, lei e Sirius avevano viaggiato, avevano esplorato il mondo e sbarrato ogni singolo punto della lista che avevano stilato molti anni prima e che ora era stata incorniciata e appesa a una delle pareti assieme alle foto, come ricordo di tutto quello che avevano passato insieme. 

L’avevano lasciata lì a Londra quando si erano trasferiti e, adesso che la guardava, Hazel si sentiva un po’ schiacciata dallo scorrere del tempo. Anche se adesso era molto arrabbiata con Sirius, non riusciva a fare a meno di pensare a che vita meravigliosa avessero avuto insieme alla fine.

Hazel sospirò e poi si voltò nella direzione di Sirius, che intanto stava iniziando a tirare fuori da quel minuscolo zaino una montagna di bagagli e scatole tipiche di un trasloco, dando indicazioni a Halley e Aurora per le loro stanze al piano di sopra. Quell’immagine le fece venire voglia di sorridere, ma tentò in tutti i modi di mantenere quell’espressione alterata che si portava dietro da qualche giorno. Sì, era davvero molto arrabbiata con lui, ma era anche ancora molto innamorata e amare, spesso, voleva dire scendere a compromessi e lui per lei l’aveva fatto per molto tempo. Hazel sapeva quanto Sirius avesse sentito la mancanza di Harry, ma anche di Andromeda, di Tonks e di Teddy in tutti quegli anni, sapeva che gli mancava avere a che fare con altri maghi. Forse era davvero arrivato il tempo di tornare a casa, anche se odiava ciò che questo poteva significare. Tra qualche giorno ci sarebbe stato il matrimonio di Teddy e Victoire, tutti loro erano stati invitati e stavolta non avevano scuse per non andare. Avrebbero rivisto Percy, avrebbero rivisto ogni singolo Weasley e lei non sapeva proprio cosa aspettarsi. 

- Cos’è quello sguardo vacuo? - Le chiese all’improvviso Sirius, facendola tornare alla realtà. - Sei ancora arrabbiata con me? - 

- No. Stavo solo pensando. - Rispose Hazel tranquilla. 

- E a che cosa in particolare? - La interrogò ancora lui, prima di abbandonare lo zaino a terra per avvicinarsi. 

- A tutto. - Buttò lì Hazel. - Ma soprattutto al matrimonio di Ted. So che Tonks è stata piuttosto categorica: “se non venite non vi parlerò mai più!”, ma  continuo a credere che non sia una buona idea andarci. - 

Sirius sospirò. Non capiva quali fossero i timori di Hazel. Erano passati così tanti anni che sarebbe stato molto strano se Percy e gli altri Weasley non avessero ancora seppellito l’ascia di guerra. - Qual è la cosa più grave che può succedere? - Le domandò. 

Hazel si strinse nelle spalle. - Non lo so. Però so che ci guarderanno tutti. - Rispose. 

- Può darsi, in fin dei conti manchiamo dal mondo magico da un po’. - Disse Sirius. - Ma qual è il problema? Capiranno presto che siamo una famiglia come tante altre e passeranno oltre per concentrarsi su altro, magari su Harry. Lo sai che è lui la vera calamita per le attenzioni. - 

- Già, come se tu non lo fossi invece. Sei sfuggito alla morte e a una prigione di massima sicurezza. - Gli ricordò Hazel. - Continuo a pensare che sia una pessima idea. - 

- Io invece sono fermamente convinto che il matrimonio sarà un’ottima occasione per riappacificare finalmente gli animi. - Asserì Sirius. - Weasley si è rifatto una vita, ha una moglie e un figlio dell’età di Halley, è andato avanti. - 

- Conoscendolo credo che tenterà di sbatterci in faccia quanto la sua vita sia perfetta, lo faceva sempre quando incontravamo Audrey… e adesso io sono la nuova Audrey. -

- E noi, di rimando, gli sbatteremo in faccia il fatto che non abbiamo una vita perfetta ma che almeno siamo molto felici. - Ribatté Sirius, attirandola a sé. - Però se ti fisserà troppo credo proprio che dovrò ucciderlo. - Aggiunse, dopo averla guardata per qualche secondo, facendo un sospiro melodrammatico. 

Hazel alzò gli occhi al cielo. 

- Va bene, forse non lo ucciderò. - Ritrattò allora Sirius. - Però credo proprio che dovrò fargli capire in un modo o nell’altro che deve continuare a starti molto lontano. - 

- Be’, lo hai detto tu: si è rifatto una vita, è andato avanti. - Rispose Hazel. - Quindi non credo che ci sarà bisogno che tu ti metti a marcare il territorio. - 

- Hazel… Hazel… Hazel… - Disse solennemente Sirius. - Tu non puoi capire; quello lì ti ha vista nuda per più di sei anni, magari ogni tanto usa ancora quei ricordi per chissà quali losche e perverse attività. Ora che ci penso forse non dovrei farlo fuori ma cancellargli la memoria, sì. - 

Hazel aggrottò la fronte. - Sappiamo tutti che hai un certo talento per questo tipo di incantesimi. - 

Sirius sorvolò sulla frecciatina che Hazel gli aveva appena scoccato e sogghignò. - Quindi mi stai dando il permesso? - Domandò con nonchalance. 

Lei lo guardò male e incrociò le braccia sul petto senza dire niente. 

- Va bene, lo prendo come un no. - Disse il mago. Dopo fece un altro piccolo passo in avanti per avvicinarsi a Hazel abbastanza da poterla abbracciare. - Sicura che non sei arrabbiata per il fatto che siamo tornati a Londra? - Le domandò piano, facendosi tutto d’un tratto molto serio. - Gli ultimi mesi sono stati duri. - 

Hazel appoggiò la testa sul suo petto lasciandosi stringere e per qualche secondo non parlò. Dire che quegli ultimi mesi erano stati duri era un vero e proprio eufemismo: avevano litigato come non mai e Sirius aveva perfino passato qualche notte sul divano prima di riuscire a convincere Hazel a partire.

- Odio litigare con te. - Mormorò lei, godendosi quel contatto che non si concedevano da un po’. - E non sono poi così arrabbiata. - 

- Ma avresti preferito rimanere in Florida. - Affermò Sirius.

Hazel alzò lo sguardo per poterlo guardare nuovamente negli occhi. - Lì mi piaceva molto, sì. - Ammise. - Però so che ti mancava Harry e la vita da mago che lì non potevi avere. Inoltre, per quanto Ilvermorny fosse una scelta valida per i ragazzi… mandarli a Hogwarts mi fa stare più tranquilla. - 

- Per me è lo stesso. - Annuì Sirius. - E poi stiamo parlando di Hogwarts, la scuola migliore al mondo. Adesso Aurora sta facendo la ragazzina ribelle e imbronciata, ma vedrai che le piacerà da morire stare lì alla fine. - 

- Ribelle e imbronciata; chissà da chi ha ripreso. - Sorrise Hazel. 

 

Nello stesso momento, al piano di sopra, Janus stava aiutando sua sorella a sistemare le cose in quella che una volta era la sua vecchia stanza. Era lì che aveva dormito con Faye tantissime volte, quando lei aveva definitivamente tagliato i ponti con la sua famiglia alla fine del loro settimo anno. Anche lì, proprio come a casa sua, c’erano pezzi di lei sparsi ovunque: c’era il suo vecchio libro di pozioni pieno di appunti e annotazioni su uno scaffale della libreria insieme a uno dei romanzi babbani che lui le aveva regalato, c’era una sua sciarpa nell’armadio e c’era anche una foto stropicciata che li raffigurava insieme il giorno del diciassettesimo compleanno di Janus. 

Il ragazzo sospirò e, senza farsi notare da Aurora, piego quella fotografia e se la infilò in tasca, cosa che lo fece sentire stupido. 

Alle sue spalle, seduta sul letto appena fatto, anche Aurora tirò un sospiro colmo di nostalgia. Le mancava la sua cameretta, le mancava casa sua; lì era tutto troppo diverso. - Non mi piace questo posto. - Disse di getto. 

Janus si voltò verso di lei. - Che cosa in particolare non ti piace? - Le domandò, sedendosi al suo fianco. 

Aurora alzò le spalle. - Non conosco nessuno. - 

- Be’, sì, per adesso non conosci nessuno. - Fece Janus. - Ma a Hogwarts conoscerai tante persone e alcune di esse rimarranno nella tua vita per sempre, te lo assicuro. Io non avevo nessun amico quando sono arrivato a Londra, proprio nessuno. Poi al castello ho conosciuto Klaus e Annie e tutto è cambiato. Devi capire che Hogwarts non è solo una scuola, è più come… una casa. - 

Aurora fece una faccia scettica. Janus parlava di quella scuola esattamente come ne parlava suo padre.

- Secondo me dovresti vederla per crederci. - Ipotizzò lui. - Vuoi fare un giro turistico in anticipo? - 

All’improvviso l’interesse della bambina si accese. - Si può fare? - Chiese sorpresa. 

- Certo. - Annuì Janus, con un sorrisetto dipinto in volto. - La mia amica Annie ha iniziato a insegnare divinazione a Hogwarts all’inizio dell’anno, ma nonostante questa sia l’ultima settimana di scuola non sono ancora andato a trovarla come le avevo promesso di fare. Potremmo approfittane, che ne dici? Non posso stare a guardare mentre hai quella faccia abbattuta per i prossimi tre mesi. - 

Aurora ci pensò su. Lasciare sua madre, suo padre e Halley a sistemare tutte le loro cose mentre lei visitava in anticipo la sua futura scuola le sembrava un’ottima idea. - D’accordo. - Accettò, nascondendo naturalmente quel neonato entusiasmo dietro alla sua classica espressione annoiata. - Lo dico a mamma e papà… - 

- No, lascia stare, altrimenti di sicuro vorrà venire anche lui e lo sai quanto nostro padre sia una calamita per i guai. - La fermò Janus. - Sarà la nostra piccola avventura. - 

- Allora che scusa ci inventiamo? - 

Janus scrollò le spalle. - Che andiamo a mangiare fish & chips. - Buttò lì.

- Molto britannico. - Commentò Aurora. 

Lui sorrise. - Esattamente come Hogwarts. - Disse. - Adesso indossa qualcosa di più pesante: andiamo a nord! - 

 

 

Fu un viaggio piuttosto movimentato, d’altronde usare il Nottetempo regalava sempre una bella dose di adrenalina ma, una volta arrivati a Hogsmeade e in seguito al castello, Janus fu certo che Hogwarts avesse fatto colpo. Al suo fianco, Aurora non riusciva a staccare lo sguardo dell'imponente struttura che si ergeva arroccata tra quelle montagne, con le alte torri che ferivano il cielo tempestoso e l’immenso parco a circondarla. Dopotutto anche lui aveva avuto sicuramente quello sguardo la sera in cui era arrivato in quella scuola e di sicuro sia Annie che Feye, — entrambe sedute davanti a lui quando aveva preso la barca ormai una vita fa — lo avevano avuto. 

- Allora, che te ne pare? - Domandò alla sorella, sorridendo vittorioso. 

Lei batté le palpebre, come per riscuotersi da un sogno meraviglioso. - È il posto più bello che io abbia mai visto. - Disse. 

- E aspetta di vedere l’interno allora. - Rispose allegramente lui, iniziando a camminare verso l’entrata principale.

Janus non metteva piede a Hogwarts da tempo, da quando Faye lo aveva lasciato. La ragazza aveva iniziato a insegnare pozioni al castello dopo appena quattro anni dal diploma e loro due avevano pensato spesso di trasferirsi lì, in uno degli alloggi per gli insegnanti, magari far crescere quelli che sarebbero potuti essere i loro figli totalmente immersi nella magia. Ma poi tra loro era finita, lei si era licenziata ed era sparita, lasciando nel cuore di Janus un vuoto dilaniante e il fantasma della vita che avrebbero potuto avere insieme. 

Janus odiava che qualsiasi cosa e qualsiasi luogo al mondo le ricordasse sempre e solo lei, e lì a Hogwarts… be’, lì era peggio, dato ogni angolo di quel castello si portava dietro il ricordo di tutto ciò che erano stati. 

Camminando verso la torre di divinazione, Janus riuscì quasi a rivedere sé stesso mentre calcava quei corridoi insieme a lei, un Grifondoro e una Serpeverde, due individui nati ai poli opposti della vita e che in qualche modo si erano trovati e amati per molto tempo. 

Era una giornata come un’altra al castello: gli studenti affollavano i corridoi nelle loro divise scure e i fantasmi si aggiravano volando a mezz’aria, illuminati dal loro chiarore spettrale. Janus era pronto a imbattersi in uno dei figli di Harry, che frequentavano rispettivamente il settimo, il sesto e il quarto anno, ma quando arrivò davanti alla porta spalancata dell’aula di divinazione, in cima a quella infinita torre, fu lieto di non aver incontrato nessuno: era pur sempre un tipo introverso dopotutto. 

- Professoressa Carter. - Esordì quando entrò, notando che Annie era abbandonata sulla poltrona lasciata lì dalla Cooman quando era andata in pensione, i capelli rossi e increspati dall'umidità che da sempre aveva caratterizzato quella classe, i soliti occhiali spessi sul naso e l'abbigliamento che ricalcava un po’ quello dell’ex insegnante di divinazione.

- Ah… Janus. - Fece lei con aria distratta, come se l’amico l’avesse appena riscossa da un sogno molto profondo. - Non ti aspettavo. -

Poi rivolse il suo sguardo verso la ragazzina che l’amico si stava portando dietro e ci mise un istante a capire che si trattava di Aurora, — anche se l’ultima volta che l’aveva vista era praticamente appena nata, — visto che somigliava molto al fratello. 

Lei, esattamente come Janus, aveva un aspetto molto aristocratico e, nonostante gli occhi di Aurora fossero scuri come quelli di Hazel, manteneva un certo gelo nello sguardo. 

- Sei venuto a farmi conoscere in anticipo una mia futura studente? - Chiese Annie sorridendo e continuando a guardare la ragazzina. 

- Una cosa del genere, sì. - Rispose Janus. - Aurora non è molto entusiasta di iniziare Hogwarts il prossimo anno, così le ho proposto un giro turistico per farle cambiare idea. - 

- E sta funzionando? - Domandò Annie direttamente a lei. 

Aurora arricciò il naso, mantenendo un atteggiamento distaccato. In realtà stava funzionando eccome, ma era troppo orgogliosa per ammettere che suo fratello aveva ragione: quel castello aveva davvero qualcosa di magico. 

- Ho giusto un’ora libera, metto a fare del tè. - Decise Annie, e dopo appellò una vecchia teiera ammaccata e solo due tazze. - Perché non chiedi a Kreacher di portare Aurora a fare un giro per il castello? Ho paura che qui possa annoiarsi. - 

Janus esitò. Aveva l’impressione che Annie volesse parlargli di qualcosa di importante, dunque seguì il suo consiglio: chiamò il vecchio elfo domestico della famiglia Black e gli ordinò di occuparsi di Aurora per un’oretta, non badando alle proteste della ragazzina, che trovava Kracher piuttosto disgustoso. 

- Lo dirò a papà! - Gridò indignata, prima di sparire dalla sua vista insieme all’elfo.

Quando si ritrovò da solo con Annie in quella classe satura di odore d’incenso e umidità, seduto su una delle tante poltroncine con la tazza calda tra le mani, Janus lesse nello sguardo dell’amica una certa afflizione. 

- Allora, che c’è? - Domandò andando dritto al punto. 

Annie prese un respiro profondo e parlò: - Faye mi ha scritto. - Disse tutto d’un fiato. 

- Ah. - Si limitò a dire bruscamente lui. 

Nessuno aveva più avuto notizie di Faye Selwyn da quando era andata via, nessuno sapeva dove fosse o cosa stesse facendo e c’erano notti in cui Janus si lasciava trasportare dall’angoscia di non sapere se stesse bene o meno. 

- A quanto pare adesso vive a Leeds, mi ha detto che ha conosciuto un tale, che è felice. - Raccontò Annie. 

Janus tacque e si mise a fissare la tazza che aveva in mano come se fosse diventata d’un tratto molto interessante. - Sono contento per lei. - Disse distaccato, dopo almeno un minuto di religioso silenzio. 

Annie lo fissò con uno sguardo pieno di scetticismo e poi unì le mani davanti a sé e si sporse un po’ nella sua direzione, come faceva sempre quando si calava nei panni della perfetta terapeuta. - Se la cosa ti fa soffrire è normale. - Disse con comprensione. 

- Ma non mi fa soffrire. - Rimarcò Janus. - L’ultimo anno che abbiamo passato insieme è stato infernale, lo sai, probabilmente alla fine mi detestava. Quindi se adesso ha trovato qualcuno che può farla stare meglio non posso far altro che essere felice per lei. - 

- Non ti detestava. - Obiettò Annie. - Faye era solo un po’ instabile in quel periodo, tutto qui. -

- Lei è instabile da quando la conosco. - Mugugnò Janus. - Senti, Ann, possiamo non parlare mai più di lei, per favore? - 

Annie alzò gli occhi al cielo. - Va bene, continua pure con questo tuo patologico evitamento, se pensi che sia la giusta strategia per guarire da questa cosa. - Concesse sbuffando. - Ma, a proposito di Faye, mi sono dimenticata di dirti chi ha preso il suo posto come insegnante di pozioni quest’anno. - 

- Chi? - 

- Una tua vecchia conoscenza, nonché nemica giurata di Faye. - Sogghignò Annie. 

- Faye aveva un mucchio di nemiche giurate, dato che detestava tutte le donne tranne te e mia madre. - Ribatté Janus. - Se poi erano anche mie amiche allora era peggio, dovresti stringere un po’ il campo se vuoi farmi indovinare. -  

Annie aprì la bocca ma, prima che potesse emettere qualsiasi suono, la porta dell’aula si spalancò e sulla soglia si palesò una strega che Janus guardò appena, dato che la sua attenzione ricadde subito su sua sorella che, spinta nell’aula quasi a forza, ricambiò il suo sguardo con l’aria di una che aveva combinato qualche guaio. 

- Professoressa Carter, scusi l’interruzione, ma c’è qui questa bambina… l’ho trovata che si aggirava nei corridoi da sola, dice che suo fratello… Janus? - 

Solo in quel momento Janus staccò gli occhi da sua sorella per puntarli sulla sconosciuta. Si trattava di una giovane donna dai capelli rossi e ricci che le arrivavano poco sopra alle spalle e che le incorniciavano un bel viso tondo e con qualche lentiggine sparsa qui e là sugli zigomi alti e sul naso, su cui erano poggiati un paio di occhiali da vista. Indossava un vestito da strega e Janus ci mise un po’ per riconoscerla e poi per riordinare i pensieri. Alla fine scambiò un’occhiata con Annie e capì a chi l’amica si stesse riferendo poco prima: 

- Molly? - Chiese per accertarsi che fosse proprio lei, alzandosi talmente goffamente dalla poltroncina su cui sedeva che si rovesciò metà tazza di tè addosso. 

Quando a quella scena Aurora ridacchiò, Janus si sentì immediatamente seppellito sotto una montagna di imbarazzo. Ricordava benissimo per quale motivo lui e Molly non si vedevano né si sentivano da più di dieci anni e questo motivo aveva un nome e un cognome: Faye Selwyn. 

E adesso lui non sapeva che dire e se ne stava lì, con la maglietta che indossava bagnata di tè e con sua sorella minore che lo prendeva in giro. 

- Ciao. - Disse Molly, accennando un sorriso tra tutta la sorpresa che albergava sul suo volto in quel momento. - Quindi… lei è tua sorella? Hai una sorella. - 

- Due… cioè, no, in realtà una. Un sorella e un fratello. - Fece Janus, prima di rivolgersi ad Aurora. - Dov’è Kreacher? - 

- L’ho fatto tornare in cucina, camminava lento e poi puzza. - Rispose la bambina. 

- Ha seicento anni, certo che cammina lento. - Sottolineò Janus. - Potevi perderti o imbatterti in qualcosa di pericoloso. - 

- Rilassati, sei peggio di mamma. - Sbuffò Aurora, prima di raggiungere una poltroncina, per poi sedercisi sopra. Fissò prima Janus e poi Molly con sospetto e poi chiese: - Perché voi due vi conoscete? - 

- Molly è una vecchia amica di famiglia. - Spiegò alla svelta Janus. 

- E perché non l’ho mai vista? - 

- Perché abbiamo perso i contatti. - Tagliò corto lui. - Grazie per avermela riportata, Molly, riconosco che affidarla a un elfo decrepito non sia stata una grande idea. - 

- No, non preoccuparti! - Esclamò Molly in tono incerto. - In realtà sono contenta di vederti. Come… come stai? E Hazel come sta? Lei e tuo padre sono tornati o… - 

- Sì, sono tornati dato che Aurora inizierà la scuola tra un anno. - La anticipò Janus. - E poi tra due settimane ci sarà il matrimonio di Teddy. Scommetto che ci sarai anche tu. - 

Molly annuì. - Tu e Faye ci sarete? - Domandò a sua volta. 

- Ci sarò solo io. -

- Si sono lasciati. - Si mise in mezzo Annie, senza riuscire a trattenersi.

- Oh… mi dispiace tanto. - Disse Molly, sforzandosi di apparire credibile.

Janus, che non sapeva mai cosa rispondere quando gli altri gli dicevano cose del genere, si limitò ad annuire e poi cercò alla svelta una alternativa a quel discorso: - Quindi tu insegni qui? - Chiese a Molly. 

- Insegno pozioni, esatto. Ma è solo temporaneo, per mettere qualche soldo da parte, anche se mio padre è davvero contento che io abbia finalmente un impiego stabile come piace a lui. - Spiegò la giovane. - In realtà vorrei fare la scrittrice. - 

- Quindi scrivi ancora. - Osservò Janus, sorridendo al ricordo di quel quadernino che le aveva regalato tantissimo tempo prima. Chissà se davvero le era servito di ispirazione. 

- Sì, ultimamente scrivo soprattutto poesie. Ho stampato una piccola raccolta ma non ha avuto ancora il successo sperato. - 

- Dovresti farmi leggere qualcosa. - Asserì Janus e non lo disse solo per gentilezza: era davvero curioso. 

Molly indugiò prima di rispondere. Nessuno tra tutti quelli che aveva intorno si era mai dimostrato interessato davvero alla sua scrittura, in realtà la maggior parte dei suoi cugini e delle sue cugine la prendevano addirittura un po’ in giro per questo. 

- Sì, va bene. - Approvò alla fine, decisa a superare l’angoscia di ricevere critiche. - Al matrimonio potrei regalarti una delle tantissime copie che sono rimaste. - 

Janus annuì. Improvvisamente l’idea di andare a quel matrimonio gli sembrava meno spaventosa rispetto a qualche ora fa: Molly era una Weasley e a quanto pareva non lo odiava, quindi forse nemmeno Percy e tutti gli altri lo odiavano. 

Si prese qualche secondo per guardarla, rendendosi conto che era davvero molto diversa da come se la ricordava. Era cresciuta e, a suo parere, anche molto bene. Anzi secondo lui era diventata davvero molto carina, ma non fece in tempo a terminare di formulare quel pensiero che si costrinse a cancellarlo dalla sua mente. 

- Quindi suppongo che ci vedremo tra due settimane. - Fece Molly, pronta a lasciare la classe di divinazione. 

- Certo, sì. Ci vediamo al matrimonio. - Disse lui. 

- Bene… allora ciao. - Molly sorrise e accompagnò quel saluto con un piccolo gesto della mano e poi uscì, richiudendosi la porta alle spalle quando anche lui, Annie e la piccola Black ricambiarono, lasciando i tre nuovamente da soli in cima alla torre. 

Alle spalle di Janus, Annie sorrise vittoriosa. La sua idea iniziale era stata quella di farli incontrare e ovviamente non casualmente, ma aveva l’impressione che le cose fossero andate bene anche così. 

 

Continua…



 

Ciao persone. 

Avete passato delle feste piacevoli? Io non tanto, odio il Natale con tutta me stessa e probabilmente se la prima parte del capitolo è così deprimente è anche grazie a questa tristezza natalizia che mi ha colpita fortissimo quest’anno.

Comunque fatemi sapere cosa ne pensate. 

Saluti,

J.

   
 
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