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Autore: Stillathogwarts    29/12/2022    3 recensioni
Cinque anni dopo la fine della guerra, il Wizengamot scavalca il Ministro Shacklebolt e fa approvare una Legge sui Matrimoni, nonostante lo scontento generale.
Hermione si ritrova così a dover sposare un Draco Malfoy che mostra fin da subito uno strano e incomprensibile comportamento, mentre una serie di segreti e omissioni iniziano pian piano a venire a galla.
• Marriage Law trope, ma a modo mio (per favore, leggete il primo n.d.a.).
• DRAMIONE
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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The Weight of Us



CAPITOLO 11
The Weight of Us





 






POV HERMIONE
 


La lettera arrivò all’improvviso, una notte di inizio marzo, circa una settimana dopo che Hermione scoprì di aspettare un bambino.
Aveva il sigillo dei Malfoy ed era indirizzata a “Draco e Signorina Granger”.
Come se Hermione non fosse affatto sposata e soprattutto non con Draco. Le faceva strano provare un leggero fastidio al riguardo, dopo mesi in cui lei stessa aveva faticato ad accettare di essere veramente sua moglie.
Draco, leggendola, aveva ringhiato infastidito dall’intero insieme della missiva ed era stato di malumore sin da allora.
Questo era accaduto una settimana prima.
Hermione era stata affaccendata con gli ultimi disperati tentativi di far abolire la Legge sui Matrimoni e la preparazione dei documenti da presentare al lavoro per informare il Ministero circa la sua condizione; infatti, la Legge per la Ripopolazione prevedeva che avesse l’orario di lavoro dimezzato per tutta la durata della gravidanza e che andasse in maternità al settimo mese, cosa che lei trovava eccessiva, considerando che durante la sua ultima esperienza in merito aveva combattuto una maledetta guerra e ora lavorava dietro una scrivania.
Draco era diventato sempre più apprensivo nei suoi confronti e si lamentava continuamente della mole di lavoro di cui si faceva carico, fino al punto da arrivare a proibirle l’accesso al laboratorio nel seminterrato della villa; lei non l’aveva presa bene, perché erano così vicini alla soluzione, all’ultimazione della pozione UnObliviate, che le pesava enormemente essere estromessa a quel punto della ricerca.
«Fammi almeno dare una sbirciatina!»
Il biondino sbuffò e si voltò di lato a guardarla. Le sorrise. «Sei bellissima.»
Hermione fece ruotare gli occhi. «Le lusinghe non mi faranno smettere di tormentarti.»
«Sei il mio tormento da una vita, Hermione» ribatté lui. «Ci sono abituato.»
La giovane assottigliò gli occhi. «Stai tirando troppo la corda, Draco Malfoy.»
Il biondino grugnì. «Vuoi smetterla di chiamarmi nome e cognome? Mi sembra sempre di aver fatto qualcosa di male, quando lo fai.»
«Beh, hai fatto qualcosa di male, in effetti» considerò lei. «Mi hai estromessa dalla ricerca e non mi permetti neanche di-»
«Domani, va bene? Se riposerai questa notte. Ero già contrario prima al modo in cui ti drenavi di energie, ma ora…»
Le sue mani scivolarono attorno alla sua vita, facendola rabbrividire, e la attirò a sé con gentilezza.
«…Ora ho un motivo in più per preoccuparmi.»
«Sto bene», sussurrò lei, sorridendo. «Da domani sarò al Ministero solo di mattina, quindi avremo tutto il pomeriggio per lavorare insieme alla pozione.»
«D’accordo», concesse lui, chinandosi su di lei per baciarla. «Signora Malfoy
La stanza padronale aveva ormai ripreso il suo ruolo principale: ospitare il signore e la signora Malfoy.
Avevano iniziato a dormire insieme dalla notte del ballo, quando lei, riluttante, aveva accennato a tornarsene nella sua stanza, pensando che Draco lo avrebbe preferito anche se le aveva confessato di amarla, e lui le aveva chiesto di restare; glielo aveva chiesto ogni notte, anche se lei non aveva più manifestato l’intenzione di andarsene… aveva smesso di farlo solo dopo che, una sera, aveva accettato di dormire con lui anche se erano troppo stanchi per fare l’amore.
Hermione mugugnò qualcosa contro le sue labbra.
«Non ho sentito», commentò lui, fingendo indifferenza.
Lei sbuffò, certa che, invece, avesse sentito perfettamente. «Ho detto che te la sei proprio legata al dito quella cosa che ho detto mesi fa.»
«E ora ti rinfaccerò la mia vittoria per il resto delle nostre vite» ribatté lui, ghignando soddisfatto.
«“Sulla carta potremmo anche risultare sposati, ma io non sarò mai la Signora Malfoy”» la citò, imitandola.
La giovane fece ruotare gli occhi. «Non sapevo quanto sarebbe stato bello il sesso, allora.»
Draco finse di accigliarsi. «Bello?» soffiò indignato. «Mi sembra alquanto riduttivo.»
Hermione rise. «Hai risposto ai tuoi genitori?», gli domandò, tornando seria e troncando il loro scambio giocoso.
«Credevo che stessimo andando a dormire», cercò di deviare il discorso lui, ma Hermione sollevò un sopracciglio e quello dovette essere sufficiente per fargli comprendere che non avrebbe avuto successo quella sera.
«No», disse lui, sbuffando. «Non voglio andarci.»
«Draco…»
«È scritta al plurale e firmata anche da Lucius», ripeté per l’ennesima volta. «Non mi fido.»
«Cosa… cos’è che è successo tra di voi esattamente?» domandò esitante Hermione.
Draco si irrigidì. «Credevo fosse ovvio…»
«Sì, ma… è come se ci fosse dell’altro…»
«Dormi, Hermione» sospirò lui. «Se domani devo aggiornarti con gli ultimi progressi della pozione, sarà meglio che tu riposi.»
*
Hermione aveva una sensazione molto strana in merito a quell’invito a cena da parte dei coniugi Malfoy.
C’era qualcosa nel tempismo e nei toni della lettera che la lasciavano perplessa, però, al contempo, non era sicura che fosse una buona idea ignorarla.
Draco sembrava certo che Narcissa non avesse cattive intenzioni, ma non si fidava di suo padre. Hermione aveva provato a indagare, ma il biondino sviava sempre l’argomento o le dava risposte evasive ogni volta che gli poneva domande in merito all’uomo.
«Ne hanno mandata un’altra», gli disse, facendo scivolare la missiva verso di lui.
Questa volta si erano superati, perché era stata indirizzata a “Draco e Signora”.
Draco grugnì. «Insistono per la cena.»
«Dovresti prenderla in considerazione, ho come l’impressione che non smetteranno finché non avranno una risposta» rifletté lei. «Una risposta affermativa
Il biondino serrò le labbra. «Credi che Andromeda potrebbe occuparsi di Sirius sabato sera?»
Hermione avvertì una punta di panico farsi strada dentro di sé. C’era una parte di lei che sperava che Draco non cedesse a quel ricatto indiretto, che non assecondasse la sua idea di accettare quell’invito. Tornare al Manor… Hermione non riusciva a pensare a niente che l’atterrisse più di quello.
«Anzi, non importa», rettificò lui. «Perché ci andrò da solo.»
«Da solo?» gli fece eco Hermione. «L’invito è indirizzato a entrambi. Lo prenderanno come un-»
«Non devi preoccuparti di questo. Non gli devi alcun rispetto», la interruppe il giovane. «E io non voglio rivederti…
La sua voce suonava definitiva.
«E se volesse… non so, risolvere le cose?»
«Non c’è alcun modo in cui possa farsi perdonare da me», asserì duramente lui. «Non accadrà mai. E pur volendo, non ne ha l’intenzione. Ha di sicuro qualcosa di nefasto in mente.»
«Non è che possa fare molto», considerò lei. «È senza bacchetta…»
Draco si passò una mano tra i capelli. «Non lo so, My
Quel maledetto soprannome l’avrebbe fatta impazzire, prima o poi.
Per quanto si sforzasse di farsi un’idea in merito, Hermione non riusciva a capire se le piacesse o meno.
«Lasceremo Sirius da Andromeda o da Harry», propose lei. «Promettimi solo… resta sempre accanto a me, va bene?»
Il biondino deglutì e la strinse a sé. «Non ti perderei di vista neanche per un millisecondo, Hermione, non in quel posto.»
«Bene, allora è deciso.»
«My…» mormorò stancamente lui.
«Siamo marito e moglie, lo ripeti fin dall’inizio» sussurrò lei. «Combattiamo insieme, no?»
Draco deglutì; fece scorrere le dita sul ventre di lei, assorto nei suoi pensieri, come se ci stesse riflettendo sopra, ma alla fine scosse forte la testa. «Tu non vieni.»
*
«Che cosa volevano?» gli domandò quando tornò a casa quel sabato sera, ma lui liquidò la faccenda con un gesto della mano. Era visibilmente irritato, se non arrabbiato, ed era tornato prima del previsto. Forse era rimasto sulla spiaggia per un po’ per cercare di sbollire, perché le sue guance erano leggermente rosee, come se fossero state a lungo sferzate dal vento.
«Se non fosse che necessitavo di recuperare un manuale dal Manor, sarebbe stato solo tempo sprecato» borbottò quel breve appunto e si diresse nel laboratorio senza aggiungere altro.
Hermione lo raggiunse poco dopo. «Io non ho ancora mangiato», mormorò rimanendo incerta sulla porta. «Ero troppo nervosa. E dal tuo rientro anticipato suppongo che tu non ti sia fermato a cena dai tuoi genitori. Vuoi unirti a me?»
Lui la guardò per qualche istante come se non la vedesse veramente, poi annuì distrattamente. «Arrivo.»
Tornò a concentrarsi sul volume aperto davanti a lui.
Aveva un’aria vagamente familiare, cosa che attirò immediatamente l’attenzione di Hermione.
Si avvicinò per guardarlo meglio e si congelò sul posto.
«Quello è il libro del Principe Mezzosangue», disse con un fremito.
Draco si voltò a guardarla, corrugando la fronte. «Come fai a saperlo?»
«Perché non è la prima volta che lo vedo», rispose lei in tono asciutto. «Come fai ad averlo?»
«L’ho trovato nella Stanza delle Necessità poco dopo l’inizio del settimo anno», le spiegò. «Mi è stato dannatamente utile per i M.A.G.O.»
Hermione grugnì, il che lo rese sospettoso. «C’è qualcosa che non approvi?»
Ormai la conosceva troppo bene.
«Il libro in generale», sputò lei, accigliata. «C’è un motivo se Harry lo ha abbandonato nella Stanza delle Necessità, ti pare?»
Afferrò il libro e cercò la pagina che più la irritava. Il suo dito si posò aggressivamente su una Maledizione scarabocchiata: Sectumsempra (contro i nemici).
Draco la seguì con lo sguardo e deglutì nel leggere l’Incantesimo, probabilmente cercando di respingere dolorosi ricordi che minacciavano di affluire.
Ci era quasi morto per quello, al sesto anno.
«Sarebbe stato quasi ironico, morire per mano di Potter, dopo aver cercato di sopravvivere a Tu-Sai-Chi per mesi.»
Hermione non rispose, si limitò a guardarlo con un cipiglio severo.
«Sei maledettamente simile alla McGranitt quando fai così, te l’ha mai detto nessuno?»
«Continuamente», sbuffò lei. «Ron diceva che sarei finita a insegnare Trasfigurazione a Hogwarts e che non mi sarei mai sposata.»
«Beh, Weasley non è mai stato molto perspicace.»
La giovane non proferì parola, così lui ci riprovò. «Potter aveva il libro del Principe?»
«Come pensi abbia superato entrambi a Pozioni, il sesto anno?» sbuffò lei e il fastidio nella sua voce doveva essere così evidente che lo vide soffocare a stento un ghigno e una battuta indisponente.
Hermione alzò gli occhi al cielo, poi lo afferrò per un braccio e lo costrinse a voltarsi per guardarlo negli occhi. «Liberatene.»
Draco si accigliò. «Non posso», le disse, agitato. «Mi serve per la pozione! Questo Principe era un genio! A volte… è come avere ancora Piton a cui chiedere consiglio. Ti giuro che non ho mai provato nessuno degli Incantesimi sconosciuti, né ho intenzione di farlo.»
Lei fece schioccare la lingua rumorosamente, ancora palesemente contrariata dallo sviluppo della faccenda, ma se c’era una speranza che potesse aiutarli a finire di preparare la pozione… avrebbe potuto riabbracciare i suoi genitori…
«Ti sembra di avere Piton a cui chiedere consiglio perché quello era di Piton.»
«Allora non c’è nessun problema no?» le domandò leggermente perplesso.
Hermione sollevò un sopracciglio. «Ce ne sono eccome! È intriso di magia oscura!»
«Che io so perfettamente riconoscere!» chiosò lui. «E non ne faccio uso da cinque anni, né intendo farlo! Puoi farti bastare la mia parola, per una volta?»
La giovane donna lo guardò per qualche momento, senza dire nulla.
«Ho fame», annunciò secca alla fine, gli diede le spalle e risalì verso la cucina.
*
Anche se Draco non le aveva mai spiegato il motivo dell’invito a casa Malfoy, quello le risultò immediatamente chiaro quando un giorno, la settimana dopo, un barbagianni dall'aria regale si presentò alla finestra del suo ufficio, reggendo una lettera chiusa con il sigillo dei Malfoy, - Hermione aveva notato subito che era stato apposto con tanta premura che le parole Sanctimonia Vincet Semper (“La Purezza Vince Sempre”), il motto dei Malfoy, spiccavano su tutto il resto -, indirizzata alla “Signorina Hermione Granger”.
La lettera era, come previsto, un’accozzaglia di frasi poco carine da rivolgerle e intimidazioni mascherate da “felicitazioni e auguri” per la notizia della sua gravidanza. La scrittura era palesemente maschile, per cui sospettava che fosse opera di Lucius, - non c’era neanche la firma di Narcissa -, anche per il modo in cui si era premurato che “qualcuno come lei” comprendesse l’importanza di “produrre un erede maschio, perfettamente in grado di utilizzare la magia”, anche se “dopo i cinque anni, la loro separazione avrebbe comunque permesso a Draco di sposare una strega idonea e in grado di dargli un erede adatto allo status del loro Casato”.
L’antifona le era chiara; Lucius non approvava l’idea di un Mezzosangue nell’albero genealogico dei Malfoy, specie uno nato da una Nata Babbana, e voleva assicurarsi che sapesse che, se avesse avuto solo figlie femmine, Draco avrebbe potuto guardare altrove… che avrebbe potuto farlo in ogni caso, che era ciò che si aspettava da lui.
E Draco faceva sempre ciò che i suoi genitori si aspettavano da lui, alla fine… Hermione deviò quel pensiero prima che si radicasse nella sua mente.
In merito alla velata frecciatina sui Maghinò, la giovane era stata tentata di prendere un foglio di pergamena e spiegare al signor Malfoy che le probabilità sarebbero state più alte se lei fosse stata una Purosangue, dato che erano state le tendenze incestuose e endogame dell’élite purosanguista a favorire l’insorgere di discendenti non versatili nelle arti magiche, ma si sforzò di trattenersi.
Il barbagianni di Lucius era stato poi seguito da un altro esemplare, dal piumaggio più scuro, contenente un pacco anonimo. Hermione gli aveva scagliato contro diversi Incantesimi di Rivelazione e Controfatture per assicurarsi che non contenesse nulla di pericoloso e poi lo aveva aperto.
Dentro vi era una lettera e un altro pacchetto più piccolo.
Le sue labbra si schiusero di sorpresa quando lessero il nome del mittente: Narcissa Malfoy.
 
Hermione,
so che forse non sono nella posizione di rivolgermi a te in questo modo, ma essendo venuta a conoscenza della lettera inviatati da mio marito e delle dure parole a te rivolte, sono obbligata a intervenire. 
Devo esortarti a non dare credito alle sue parole, perché sono certa che a mio figlio non interessi nulla del sesso dei suoi eredi, né del loro status di sangue…
 
Su questo punto, la sua scrittura si era fatta più incerta, e Hermione sapeva che, nonostante si stesse prendendo la briga di invitarla a ignorare la lettera del marito, neanche lei approvava la sua presenza nella vita di Draco, né tantomeno il ruolo che vi copriva, ma lo accettava alla luce del volere del figlio e delle sue posizioni prese dopo la guerra in merito alla linea purosanguista. La faccenda “Magonò” era stata tralasciata, forse perché la donna era consapevole del calibro della strega a cui si stava rivolgendo.
 
…Posso assicurarti che mio figlio non ti abbandonerebbe mai.
Ti ha amata a lungo ed è rimasto fedele a quell’amore per anni.
So che sarai confusa da questa mia rivelazione, ma penso che il mio Draco abbia bisogno di una piccola spinta e che tu debba comprendere fino a che punto egli tiene alla tua persona.
Ti sarà tutto più chiaro una volta che avrai dato uno sguardo al pacco allegato.
Non essere troppo dura con lui, ha pagato a sufficienza per i suoi errori e non merita ulteriore sofferenza.
Spero che tu possa apprezzare il mio sforzo e concedermi, un giorno, di conoscere e magari trascorrere del tempo con i miei nipotini.
Cordialmente,
Narcissa Malfoy
 
Hermione deglutì.
Confusa” era decisamente riduttivo per descrivere il modo in cui si sentiva in quel momento.
Con la mente sempre più affollata di domande e il cuore che le pulsava prepotentemente nel petto, scartò l’involucro del pacchetto più piccolo, che rivelò un vecchio diario.
Perplessa, lo aprì, riconoscendo immediatamente la calligrafia di Draco.
La prima data riportata era il 17 ottobre 1996, quindi risaliva ai tempi del loro sesto anno a Hogwarts, poco dopo l’attacco a Katie Bell, se la memoria non la ingannava.
Aveva tra le mani il diario del Draco sedicenne che si aggirava per il castello spaventato e tormentato.
Hermione si lasciò cadere sulla sua poltrona, incerta su come procedere; le sembrava un’invasione della sua privacy mettersi a leggerlo, ma Narcissa aveva suscitato in lei una pungente curiosità con quella lettera e le sue affermazioni ambigue l’avevano resa famelica di risposte, così relegò in un angolo le sue remore e la sua etica e cominciò a leggere.
Il suo volto diveniva sempre più pallido, man mano che andava avanti attraverso i pensieri e gli eventi che avevano scosso la vita del Draco adolescente alle prese con cose decisamente più grandi di lui.
Le prime pagine riportavano pensieri confusi, il genere di cose che si potevano trovare nella mente di un ragazzino spaventato e in preda all’ansia, in un momento della sua vita in cui un’ascia pendeva sulla gola di ogni persona a cui teneva, sé stesso incluso; pensieri che divenivano sempre più frantici e carichi di sofferenza e tormento man mano che gli eventi si dispiegavano. Ad esempio, dopo l’accaduto a Katie Bell, iniziava ad emergere un profondo senso di colpa e il desiderio di tirarsi fuori da tutta quella situazione, l’ammissione di non voler procedere nel fare quanto gli era stato chiesto, la realizzazione di non avere in sé la natura del Mangiamorte, di non volerlo essere e di non essere più sicuro di niente di ciò che gli era sempre stato insegnato. Nelle prime pagine, c’erano anche parole crude contro quasi tutto il resto del mondo: invettive contro i suoi genitori, invettive contro Hogwarts, invettive contro Harry, persino contro il Ministero e gli stessi Mangiamorte che affollavano la sua dimora… Aveva addirittura trovato il posto per scarabocchiare su una serie di insulti indirizzati a lei.
Hermione aveva dovuto fare una pausa a un certo punto, perché ora leggere quelle parole le faceva male, anche se sapeva che l’opinione di Draco doveva essere cambiata a un certo punto della sua vita. Fu persino tentata di abbandonare la lettura, ma non lo fece, perché notò un paio di dettagli interessanti: la sua rabbia e il suo astio nei suoi confronti che andavano sfumando sempre di più, man mano che le pagine si ammucchiavano sul lato sinistro del diario… e la presenza di alcuni eventi che lei non ricordava assolutamente.
Primo in assoluto, Hermione non ricordava di aver mai sorpreso Draco Malfoy a piangere nel bagno di Mirtilla Malcontenta, né di avergli offerto aiuto, né di avergli consigliato, se proprio non riusciva a sfogarsi con le persone, di farlo nelle pagine di un diario.
Perché mai avrebbe dovuto fare qualcosa del genere?
Hermione non ricordava neanche di essere stata approcciata da lui a metà novembre, di aver visto il suo Marchio e di averlo accompagnato nell’ufficio di Silente, perché aveva deciso di raccontare al Preside quello che gli stava accadendo, né di essere stata lei a portarlo da Piton quando la Parkinson aveva provato a rifilargli un filtro d’amore.
La questione diventava sempre più strana e destabilizzante: Draco parlava spesso di lei, del loro tempo trascorso insieme, del fatto che lo stava aiutando a riparare gli Armadi Svanitori, - lei? -, di come aveva notato che fossero una squadra perfettamente funzionante e del fatto che continuare ad insultarla in pubblico stava iniziando a fargli male, anche se era per finta.
Quando era che Silente le aveva ordinato di aiutare Draco? E perché gli aveva detto di proseguire con la sua missione invece di promettergli che lo avrebbe tirato fuori da quella situazione?
Ci fu un passaggio che la sorprese al punto che dovette rileggere tre volte per convincersi che fosse vero, nonostante fosse lì, nero su bianco, scritto con la calligrafia chiara ed elegante di Draco in persona.
 
Mi ha abbracciato.
È pazza.
Eravamo lì, a cercare roba sugli Armadi e sinceramente non ricordo neanche cos'avevamo scoperto. Ad un certo punto, lei strilla entusiasta di aver compreso qualcosa di nuovo, mi guarda sorridente, dicendomi solo "geniale" e poi mi getta le braccia al collo.
Credo di non essermi mai irrigidito così intensamente in vita mia. Sono rimasto lì, impalato, come se mi avessero pietrificato. Totalmente incredulo in merito a ciò che stava avvenendo. E poi… poi lei deve essersi resa conto del suo gesto, perché stava per staccarsi da me, lo potevo percepire dalla tensione nei suoi muscoli. E dico stava perché a quel punto ero io ad aver capito una cosa: non volevo che si allontanasse.
Chi sarebbe così stupido da lasciare andare il calore, quel tipo specifico di calore, se lo si è provato così poche volte nella vita da contarle su una mano?
Chi immaginava che un abbraccio così, sincero, genuino e spontaneo, inaspettato, potesse essere talmente disarmante?
Non io. Non credevo neanche che si potesse veramente aver bisogno di un abbraccio. Ora so che quella sensazione che ho provato spesso nella vita ha questo nome.
E poi, cazzo, mi sento solo. Lo sono sempre stato, ma mai così tanto in vita mia. Lei è l'unica presenza costante che ho, ormai.
Ed è quasi piacevole sapere di averla in qualche modo al mio fianco.
Comunque, era a una frazione di secondo dall'allontanarsi da me quando le ho circondato la schiena con le braccia, assicurandomi che restasse ben premuta contro il mio corpo.
La prima cosa che ho notato è che sembra veramente piccola tra le mie braccia; potrei circondarla completamente e sparirebbe interamente dalla vista altrui. Questo pensiero mi fa sorridere. Mi chiedo se mi permetterà di stringerla ancora a me.
La seconda cosa che noto è che la Granger profuma di gelsomini.
È un buon odore, ho deciso che mi piace.
E anche se non mi ha guardato più in faccia per tutta la sera e le sue guance sono rimaste scarlatte anche durante tutta la cena in Sala Grande, ne è valsa la pena.
 
Hermione strinse il labbro inferiore tra i denti così forte da farsi male. Si sentiva strana in merito a quelle parole e, paradossalmente, per quanto estranee avrebbero dovuto suonarle, le sembravano al contempo estremamente familiari. Era quasi come se non fossero una novità, come… come se le sapesse già.
Bevve un po' d'acqua per riprendersi, poi proseguì con la lettura.
Il tono della scrittura si faceva sempre più disteso, man mano che procedeva.
C’era un intero “capitolo” sulla festa al Lumaclub a cui lei era andata con McLaggen, - quella in cui Draco si era imbucato -, e una sfilza di insulti nei confronti del ragazzo in questione; veniva riportata una conversazione con Piton, che lei conosceva perché Harry gliel’aveva riferita, ma non era più sicura che avessero mai compreso bene di cosa stessero parlando veramente.
La parte in cui ammetteva di essere stato lui il responsabile di ciò che era accaduto a Katie sembrava accurata, ma quando parlava di “essere stato scelto”, nel diario, non sembrava parlare di Voldemort… pareva riferirsi a Silente.
 
“Questo è il mio momento. La mia occasione di riscattarmi, di fare qualcosa di giusto, per una volta. Di meritare l’aiuto che lei mi sta dando, di valere quel beneficio del dubbio che mi ha concesso. Non permetterò a Piton di intralciarmi. Lui non pensa che io possa farcela, Non crede che io possa andare fino in fondo. Ma devo farlo. È tutto ciò che mi è rimasto, veramente.
Ha ragione su una cosa, però. Sono spaventato. Dal Signore Oscuro, dall’idea di ritornare tra le fila dei Mangiamorte nei panni di una spia, di essere scoperto… dal modo in cui ho perso la testa quando ho visto lei con quell’idiota. Non capisco… non so quando abbia iniziato ad importarmi.
Gelosia. Non l’ho mai provata prima.  
Non ho avuto l’impulso di spaccare la faccia a Zabini quando ci ha provato con Pansy lo scorso anno.
Ci ho riso sopra. Non era neanche perché in quel periodo e in relazione a lei ero dannatamente sicuro di me, mentre adesso sto crollando a pezzi e la ragazza in questione è addirittura la Granger… semplicemente lo avevo trovato divertente.
Non è stato divertente vedere McLaggen provare a baciare la Granger, però, nonostante un tempo avrei dato qualsiasi cosa pur di avere l’informazione per prenderla in giro. Non mi piace più prenderla in giro, non in quel senso. Mi disgusta il modo in cui l’ho trattata in passato, forse addirittura mi odio un po’ per quello.
Vorrei essere in grado di dirle che mi dispiace, magari persino scusarmi. Ma sono un Malfoy, non mi è stato insegnato a fare questo tipo di cose, non so da dove cominciare e non ho nessuno a cui chiedere consiglio in merito all’argomento.
Chissà se c’è un libro in biblioteca che può aiutarmi…
C’è qualcosa di diverso nel modo in cui ci punzecchiamo io e la Granger, ora.
È quasi eccitante.
Lei… mi fa saltare i nervi, onestamente. È una ficcanaso colossale, non chiude mai la bocca. È oltremodo irritante, davvero. Mi fa perdere il controllo e tutto ciò a cui riesco a pensare è a quanto mi piacerebbe farla stare zitta.
Baciandola.
Mi viene l’impulso di farlo anche quando stiamo facendo delle ricerche insieme e ho una teoria e lei capisce al volo quello che voglio dire o completa le mie frasi.
E il modo in cui sorride quando giungiamo a una svolta… Vorrei che mi sorridesse in quel modo più spesso.
Non mi ha più abbracciato, dopo quella volta. Cerco di soffocare la delusione ogni volta che si presenta una situazione propizia e lei non mi getta le braccia al collo. Non mi sorprende che sia più attenta ora in fatto di vicinanza fisica, non credo abbia mai superato l'imbarazzo per quell'abbraccio improvviso e avventato.
A volte prova a farmi parlare, mi sembra persino che riesca a vedere oltre il velo della mia Occlumanzia… non so cosa le importi, veramente. Non dovrebbe fregarle proprio niente, di me.
Non riesco a chiederle perché mi sta aiutando, perché lo ha fatto in primo luogo.
Ma la verità è che vorrei che mi dicesse che le importa di me, nonostante tutto.
Non so cosa sia tutto questo, cosa voglia dire esattamente.
Ho accettato la proposta di Silente perché ho ammesso a me stesso di non voler seguire la strada che i miei genitori hanno tracciato per me e allo stesso tempo sono venuto a patti con il mio desiderio di avere delle amicizie vere, - di certo non ne ho mai trovate tra i Serpeverde -, e in particolare volevo essere degno della sua di amicizia, ma non avrei mai immaginato che avrebbe portato a questo.
Io non ho mai provato niente per nessuno, non posso… non posso farlo per lei. Non può importarmi in quel senso. È la Granger… e lei non è per me.
Non è neanche per il suo sangue, credo.
A questo punto non so quanto mi importi di tutta quella roba.
È solo… il peso che tutto ciò avrebbe.
Il peso che il nostro passato avrebbe.
Il peso che i miei errori avrebbero.
Il peso che noi due, avremmo.
Non sono pronto per questo.
È troppo.
Piton l’ha capito, ha capito che c’è qualcosa di più da parte mia. Dice che ci è passato anche lui, che non va mai a finire bene, che dovrei fare un passo indietro finché sono in tempo.
Ma anche se sono terrorizzato, anche se non sono pronto… non voglio farlo.
Lei mi fa sentire come se fossi una persona.
Solo Draco.
Niente lignaggio, niente stupide responsabilità e aspettative dell’essere un Malfoy.
Niente obbligo di rispettare qualche stupida norma da etiquette.
Niente Sepreverde.
Solo Draco.
E Merlino, è quasi intossicante, non dovere reprimere me stesso in continuazione.
Perché anche se avrebbe tutte le ragioni di farlo, io so che non mi ferirà, che non userà ciò contro di me.
Lei è buona.
E Salazar si rivolti pure nella tomba ora, ma lo devo dire.
Lei è pura.
È sempre stata lei quella pura.
Sono io quello sporco.
E adesso, chiunque dovesse vedere il mio avambraccio sinistro, lo saprebbe con certezza.”
 
Hermione avvertì il pavimento svanire da sotto i suoi piedi, anche se era seduta.
Iniziò a leggere più velocemente.
Avevano litigato poco dopo, per la sua impulsività nell’imbucarsi alla festa al Lumaclub.
Le aveva detto che non sopportava di vederla tra le braccia di un altro, l’aveva baciata e lei gli aveva tirato uno schiaffo.
E poi lo aveva baciato a sua volta.
Non si erano rivolti la parola per una settimana dopo quegli eventi improvvisi e sconvolgenti, finché non avevano dovuto incontrarsi per via degli Armadi. Draco non era stato bene in quel periodo di lontananza.
Era strano avere accesso ai suoi pensieri in quel modo; persino da quando si erano avvicinati, in seguito al loro matrimonio forzato, c’era sempre stata una sorta di controllo su ciò che le lasciava vedere, su ciò che permetteva di trapelare. Adesso iniziava a capirne il motivo.
Quello nel diario, invece, era Draco Malfoy completamente senza filtri, che si riversava in pagine che non avrebbero mai dovute essere lette da qualcun altro.
Si erano baciati di nuovo. Avevano iniziato a farlo ripetutamente. Draco esternava il desiderio di baciarla continuamente. Si erano arretrati con le ricerche sugli Armadi Svanitori. Quello strano rapporto che avevano instaurato era andato avanti per mesi, era progredito fino al punto di fare le sue prime esperienze con lui; in quello, lui era già esperto, perché da qualche parte c’era un commento su quanto fosse diverso, - in tutti i sensi, stando a quanto riportava -, con Hermione rispetto a quando era con la Parkinson.
Le tempistiche del loro avvicinamento al sesto anno rispecchiavano più o meno quelle della loro relazione attuale e lei non sapeva cosa farsene di quel dettaglio che aveva colto.
 
“Credo che nessuno di noi due sappia esattamente cosa stiamo facendo.
Solo che non riusciamo a smettere.
Io di certo non ci riesco.
Il suo sapore dà dipendenza.
Sento il profumo dei suoi capelli nell’Amortentia.
Gelsomino.
Penso che sia il profumo più bello che abbia mai sentito.
A volte mi piacerebbe prenderla per mano e stringerla a me mentre ci spostiamo da una classe all’altra; il desiderio di farlo è prorompente, ma mi sforzo, mi trattengo. So di non poterlo fare: la mia copertura salterebbe, saremmo sulla bocca di tutti, le metterei un ulteriore bersaglio sulla schiena. Allora devo fingere che sia tutto come sempre e fa fottutamente male, cazzo!
Non avevo mai notato veramente quante classi avessimo in comune.
Segue letteralmente tutte le mie materie, o forse sono io che seguo le sue.
Chi può dirlo a questo punto?
È davvero iniziata soltanto ora?
O è sempre stato nelle carte?”
 
I rampicanti.
Draco aveva circondato la casa di rampicanti di Gelsomino.
Hermione aveva sigillato la porta del suo ufficio alla fine dell’orario lavorativo. Quel pomeriggio sarebbe dovuta andare a pranzo con Ginny, per cui Draco non la stava aspettando a casa, ma lei lo aveva rimandato. Doveva finire di leggere. Era ormai arrivata alle vacanze di Pasqua.
 
Abbiamo fatto l’amore ed è stata… Merlino, la cosa più sensazionale che abbia mai vissuto.
Era la prima volta anche per lei, non pensavo veramente che avrebbe permesso che fossi io.
È stata generosa con me, in questo senso. Me ne ha date tante, di prime volte e non so se meriterò mai di essere il ragazzo che l’ha toccata per primo. Se meriterò mai di averla in generale.
Forse, permettere che accadesse è stato il più eclatante dei miei atti egoisti.
È brutto che non mi importi?
Insomma, lei… cazzo, vorrei passare il resto della mia vita sepolto dentro di lei, avvolto dalle sue braccia calde e confortanti. Saremmo solo noi due e nient’altro avrebbe importanza. Sarebbe la perfezione, la pace.
Quando le ho chiesto se volesse farlo, si è messa a ridere.
«Credevo avessi detto di non poter avere rapporti al di fuori del matrimonio.»
Le ho risposto che non mi importava più.
Davvero, che differenza fa?
Un giorno la sposerò lo stesso.
Perché aspettare?
La norma è di farlo solo con la donna con cui ci si sposa.
Non dice nulla sulle tempistiche.
Non l’ho neanche infranta per davvero, quella stupida regola, no?
Io… io la amo, cazzo.
Ma non sono ancora pronto per il nostro peso.
Forse, un giorno riuscirò a dirglielo.
Forse, un giorno sarà più facile.
 
A Hermione mancò il respiro.
Andò a sciacquarsi il viso con l’acqua fredda.
Il Draco del diario aveva ragione, quello era troppo.
Fottutamente troppo.
Non riusciva a crederci, ma allo stesso tempo iniziava tutto ad avere senso.
Il suo comportamento, il suo atteggiamento verso di lei fin dall’inizio, il non aver provato minimamente ad essere ricollocato con un’altra strega qualsiasi, la sua fede nel fatto che il loro matrimonio avrebbe funzionato…
Si ritrascinò nel suo ufficio per finire di leggere. Le mancava poco ormai: era a fine aprile.
 
Se in passato ho pensato che sforzarmi di comportarmi come mio padre fosse estenuante, all’inizio di tutta questa storia non avevo idea di quanto lo sarebbe stato obbligarmi a comportarmi come il vecchio me con lei in caso di pubblico. Ho paura di ferirla, anche se sa che ora è tutto diverso, che fingo. Lo sa, vero? Trascorre ore tra le mie braccia, quando ci vediamo nella Stanza delle Necessità. Deve saperlo.
Tutto ciò che vorrei fare è prenderla e baciarla davanti a tutti, far sapere al mondo che è la mia ragazza, che ha scelto me per stare al suo fianco.
Ma lo ha fatto veramente?
Nessuno sa niente di noi, neanche i suoi amici.
È davvero la mia ragazza?
Il fatto che mi abbia scelto per la sua prima volta dovrebbe confermarlo, no?
Il fatto che non se ne sia pentita, che mi abbia permesso di averla altre volte e che continui a permettermelo, dovrebbe significare questo no? Che stiamo insieme. Che ci apparteniamo.
Ma perché non ne ha parlato neanche con San Potter e la Donnola? Credevo si dicessero tutto.
Si vergogna di me? Merlino, me la meriterei quest’ironia!
O forse Silente le ha detto di non dire niente riguardo a ciò che stiamo facendo? Riguardo al mio cambio di fronte? Sarebbe difficile spiegare quello senza spiegare di noi.
È stata lei a cambiare tutto, per me.
Credo… credo che mi abbia cambiato in generale o che mi abbia fatto capire chi voglio essere veramente, a prescindere dalla famiglia da cui vengo. Che ho la possibilità di essere chi voglio, che non devo necessariamente essere chi dovrei essere secondo gli altri, i miei genitori inclusi.
O forse, semplicemente, neanche lei è ancora pronta ad affrontare il peso del nostro amore.
Dirlo a qualcuno lo renderebbe spaventosamente reale.
O forse, non glielo ha detto perché sa che non la prenderebbero bene e questo non è il momento di litigare con loro. Se le chiedessero di scegliere, so che non sceglierebbe me, comunque. Fa male, ma mi accontenterò di quello che mi vorrà dare, finché sarà disposta a farlo. È letteralmente l’unica cosa bella che mi sia mai capitata. La migliore che potesse capitarmi. Ho intenzione di viverla fino in fondo, finché posso. Il ricordo di lei mi basterebbe per andare avanti o verrei schiacciato dal dolore? Com’è che funziona? So che la prospettiva di perderla mi terrorizza e mi distrugge. So che anche solo l’idea di non averla più al mio fianco mi lacera dentro.
Piton me lo ha detto più volte.
Ma a me continua a non importare.
Silente dice sempre che l’amore è la magia più potente che esista; non gli ho mai creduto veramente, finché non ho visto cos’è stato capace di fare per me: cambiare tutto.
Non ho mai pensato che sarei arrivato a desiderare l’amore in maniera così ardente, prima di lei.
Forse, è stato capire che sono in grado di amare che ha cambiato tutto per me.
Ed essere amato da lei a darmi la forza di agire in merito, di passare dalla parte giusta, di fare qualcosa per uscire dalla mia inerzia.
Non so, in realtà, cosa prova per me.
Mi piace pensare che si senta allo stesso modo, che stia aspettando una mia mossa in tal senso, perché sono consapevole di dover essere io a farla. Merita che io mi esponga fino in fondo, per primo. Lei lo ha già fatto tendendomi una mano per salvarmi.
Ma ho anche paura che amarmi sia un po’ troppo da desiderare, da parte sua.
Per ora, il Vecchio mi ha convinto con la sua melensa saggezza.
Se ho una scelta da poter fare è quella di credere nell’amore.
Spero di non uscire Tassorosso, da questa scuola infernale.
Il giallo non mi dona.
E io non le perdonerei mai di avermi trasformato in un Tassorosso sentimentale.”
 
Hermione si ritrovò a ridere tra le lacrime, leggendo quell’ultima considerazione.
Iniziava a pensare che fossero più simili di quanto aveva pensato all’inizio, perché quei suoi sentimenti contrastanti si rispecchiavano anche in lei, in tempi più recenti.
Ed era sicura che, se quello che il diario riportava era vero, anche lei si era sentita allo stesso modo. Non era possibile che avesse accettato di… essersi innamorata di Malfoy senza aver dovuto prima combattere una battaglia interiore, forse anche più di una. Perché se tutto quello era vero, se lui era stata la sua prima volta, anche se non glielo aveva detto, doveva essersi innamorata di lui.
Se non glielo aveva detto, doveva aver temuto di non essere ricambiata in quel senso.
Suonava assurdo persino nella sua testa, molto più dell’aver scoperto che il Cuore di Cupido li aveva associati nel processo di matching, molto più del sentirsi appellare come “Signora Malfoy”, molto più dell’essersene innamorata nel presente.
Non riusciva a immaginare un Draco Malfoy sedicenne nascosto in qualche nicchia a scrivere di lei su quel diario.
Non riusciva a immaginare sé stessa, ai tempi, stesa sul suo letto alla Torre di Grifondoro, a pensare a lui fissando il soffitto con aria trasognata.
Guardò l’ora ed era quasi buio fuori dal Ministero, ma doveva proseguire.
Era arrivata a maggio, ormai.
E il suo cuore continuava a prendere velocità nei suoi battiti.
 
“Vorrei prenderla, portarla via, lontano da tutto questo.
Tenerla al sicuro.
Appena compirò diciassette anni e avrò accesso all’eredità dei Black, comprerò un posto sicuro.
Mi assicurerò che abbia le migliori protezioni, che sia irrintracciabile. Mi garantirò di avere un modo per proteggerla, se dovesse divenire necessario.
Finché siamo al castello siamo al sicuro, ma dopo… devo capire come eseguire una transazione del genere da qui. Devo fare come Silente e Piton, non devo lasciare niente al caso, avere sempre un piano di riserva.
Non sono diventato coraggioso e audace da un momento all’altro, no, quella è roba che lascio volentieri ai Grifondioti. Difendo ciò che conta per me e questo è quanto.
In realtà, vorrei chiederle di scappare via con me, ma non mi seguirebbe mai.
È troppo leale ai suoi amici e alla loro causa, per farlo.
Troppo buona per abbandonare chi ha bisogno di aiuto, lei… non è come me.
Allora non le dico niente, ma le prometto che se usciremo vivi da questa guerra, non la lascerò più andare.
Glielo ripeto in continuazione, spero che prima o poi arrivi a credermi, perché sono sincero.
La prima volta che gliel’ho detto, lei ha riso, forse pensando che stessi scherzando.
Perché avrebbe dovuto pensare che fossi serio?
Non abbiamo mai definito niente riguardo al nostro rapporto, ma intendevo ogni singola parola di quella frase.
Le ho detto che intendo sposarla un giorno.
Ha riso più forte.
Non so se non abbia creduto alla sincerità delle mie affermazioni o se stesse semplicemente cercando di non pensare al futuro in un momento storico così incerto.
Ma è stata al gioco.
Quando le ho detto che ho già in mente l’anello di fidanzamento perfetto per lei, ha risposto che lei sa già che tipo di abito indosserebbe al matrimonio.
Ha detto che le piacerebbe avere i gigli come decorazioni floreali e che il suo sogno è quello di andare a vivere da qualche parte vicino al mare.
Le ho promesso che avrei reso questi suoi sogni realtà.
Ha riso di nuovo.
Ma di nuovo, io non stavo scherzando.”
 
Gigli.
C’erano dei gigli allo Chalet quando erano arrivati, il giorno del loro matrimonio.
Lo Chalet… lo Chalet era irrintracciabile. Lo aveva acquistato in quel periodo, a quello scopo?
E Dragonshore… Si era costruito lì la villa, - si era comprato l’intera spiaggia! -, per via di quella promessa?
Hermione aveva iniziato a piangere.
Era arrivata a fine maggio, ormai.
Sapeva cosa stava per succedere, anche se non ricordava come gli eventi si fossero dispiegati in relazione a loro due.
La verità stava iniziando a colpirla con violenza.
Era andata a letto con Draco per mesi durante il loro sesto anno a Hogwarts e a fine maggio stavano ancora insieme; lei aveva scoperto di aspettare Sirius durante la prima settimana giugno.
C’era un motivo per cui Draco aveva subito voluto conoscerlo, per cui era sempre stato così attento e premuroso nei suoi confronti, una ragione per cui era così ostinato nel volerlo riconoscere, per cui le era parso da subito che si assomigliassero più di quanto fosse possibile per caso.
E c’era un motivo, ora che ci faceva caso, per cui Sirius era sempre stato in grado di attraversare le protezioni di Dragonshore, anche prima che Draco lo riconoscesse: il suo sangue scorreva in lui, non aveva bisogno di un legame con il biondino, perché ce lo aveva già.
E quello poteva significare solamente una cosa: era Draco che lei non ricordava… E lui non le aveva detto niente.
Le aveva promesso che non l’avrebbe lasciata andare, ma non era tornato a riprendersela.
Quella consapevolezza le fece male.
Non era più convinto che lei fosse abbastanza?
Il loro matrimonio continuava ad essere fondato su un obbligo?
Si accinse a leggere l’ultima pagina del diario, sperando che le desse le risposte che cercava, sperando che le rivelasse cosa fosse accaduto veramente sulla Torre di Astronomia.
 
Hanno cambiato la data.
Anticipano a questa sera.
Sono andato nell’ufficio di Silente per dirglielo, ma lui non c’è.
Secondo la McGranitt, sarà via per un po’, non sa se tornerà in serata.
Non so cosa fare.
Ho provato a cercare My, ma non l’ho trovata da nessuna parte.
Ho sentito dire alla piccola Weasley che non è stata bene, questa mattina, ma quando sono andato in infermeria non c’era.
Sono preoccupato per lei, per il cambio di programma, per quello che accadrà.
E non so come contattarla.
Non posso scriverle, i gufi sono controllati e non si sa bene se solo dai ‘buoni’ o anche dai ‘cattivi’.
Non so cosa fare.
Ho degli ordini precisi, proseguire fino alla fine.
Restare tra le fila dei Mangiamorte, perché è là che Silente ha bisogno che io mi trovi.
Ma lei non lo sa.
Se io… se stanotte loro entrano nel castello e io vado via insieme a loro, lei penserà che l’abbia presa in giro, che io abbia tradito la sua fiducia, che l’abbia manipolata.
Se eseguo gli ordini, Hermione mi odierà.
Il pensiero mi uccide, ma se il Signore Oscuro non verrà sconfitto, lei non sarà mai al sicuro.
Devo procedere, non ho scelta.
Finisco sempre per non avere scelta, qualsiasi cosa io faccia.
Ma dopo, quando tutto sarà finito, la verità verrà fuori e lei capirà.
Hermione capisce sempre.
Mi ha perdonato per il modo in cui mi sono comportato con lei in passato… mi perdonerà per aver agito in questo modo per una buona causa, no?
Posso solo sperare.
Potrei comunque morire.
Se Lui scopre che l’ho tradito, mi ucciderà.
Forse mi ucciderà lo stesso per punire mio padre.
E in tal caso, forse è meglio che mi odi, almeno non soffrirà per la mia morte, in quel caso. Forse.
Vorrei solo averle detto che la amo quando ne ho avuto la possibilità.
Vorrei averle detto tante cose, invece di essermi affidato alla convinzione che la strega più brillante della nostra generazione le avrebbe capite ugualmente.”
 
Il diario si interrompeva lì.
My.
Il suo soprannome non era nuovo, allora.
Ecco perché non le aveva mai spiegato da dove fosse venuto fuori.
Mentre Hermione lasciava il Ministero per tornare a Dragonshore, si sentiva svuotata.
Aveva solo due certezze: durante la guerra, Draco aveva cambiato fronte per lei, ma non aveva mai saputo di Sirius, prima che venissero coinvolti nella Marriage Law.
E anche se questo giocava a suo favore, il biondino le doveva comunque una marea di spiegazioni.

 
   
 
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