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Autore: Khailea    30/12/2022    0 recensioni
Un'avventura action con trame avvincenti e personaggi unici e caratteristici!
Saghe appassionanti e ricche di colpi di scena, special divertenti e di ogni genere!
Unisciti alle stravaganti avventure degli studenti della Werewolf Shadow!
I personaggi di cui si parla in queste storie sono inventati da un gruppo di role chiamato Werewolf's Shadow 2.0.
Questo è il secondo progetto di fiction scolastica del gruppo fatto con l'approvazione dei suo componenti.
Non ci sono collegamenti con il precedente progetto e la trama é molto diversa.
Il logo del lupo appartiene al nostro gruppo esattamente come i personaggi e l'ambientazione.
Se volete unirvi a noi potete fare richiesta qui https://www.facebook.com/groups/660949357417726/members/
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Personaggi in questo capitolo: 
Jack
Daimonas 
Ailea
Khal 
Lighneers 
Zell 
Astral 
Lacie 
Hope 
Grace 
Milton 
Seraph 
Alexander 
Johanna 
Samantha 
Nadeshiko 
Ayame 
Ryujin
Yume
Cirno
Vladimir
Annabelle
Wyen
 
 
 
 
 
 
 
 
Era ancora piuttosto presto, a malapena le undici, perciò tutti avevano il tempo di cambiarsi o di fare ciò che più preferivano.
Hope ed Alexander erano entrati nella loro stanza, per mettersi il costume e scendere, ma Hope si era seduta sul letto ed ancora non si era alzata, senza nemmeno guardare il paesaggio fuori dalla finestra.
Preoccupato, vedendo la sua espressione malinconica, Alexander si sedette accanto a lei. -È per Grace?-
Hope annuì, coprendosi il viso con le mani.
Vedendola così Alexander provò l’impulso di trascinare la rossa per i capelli dalla ragazza per costringerla a scusarsi, ma si impose di restare fermo.
-Non avrei dovuto farlo…- sussurrò Hope avvilita. -Ho invaso la sua privacy, e scavalcato i suoi sentimenti.-
-Non hai fatto nulla di male.-
L’aveva portata nel resort della loro famiglia dove avrebbe avuto una vacanza assieme ai loro amici.
Grace doveva solo ringraziarla.
-No, avrei dovuto parlarle… e non avrei dovuto ficcare il naso nelle sue cose…-
Ormai era troppo tardi per rimediare, lo sguardo di Grace era impresso nella sua mente ed il senso di colpa aumentava.
Perché aveva pensato che una cosa simile fosse una buona idea?
Se Grace non parlava spesso della sua famiglia, o le diceva solo il minimo indispensabile, doveva esserci una buona ragione…
E se avesse rovinato il loro rapporto così?
Se Grace non si fosse più fidata di lei?
E se…
-Andrà tutto bene.-
La mano di Alexander si posò sulla sua spalla, ed abbracciandola il ragazzo la riportò alla realtà. -La gente sbaglia… ti perdonerà.-
Hope rimase immobile, chiudendo gli occhi ed inspirando profondamente.
Alexander profumava di caffè e di una nota dolce che la fece sorridere.
Rispose al suo abbraccio, senza dire nulla.
Ci sarebbe voluto del tempo, ma probabilmente Alexander aveva ragione.
Stava male per quello che avrebbe fatto, e proprio per questo si sarebbe impegnata per rimediare.
Avere qualcuno con cui parlare era meraviglioso, e sentire il suo sostegno nonostante tutto.
Johanna in quel momento, con Mattia lontano, capiva bene quanto il concetto fosse una risorsa preziosa, soprattutto adesso che era lontana da Mattia.
Sammy era andata a cambiarsi in bagno, mentre lei era andata dal balcone della terrazza per parlare con il suo ragazzo, il tempo però era scarso, perché Mattia doveva salire sull’aereo.
-Quindi siete al mare eh? Wow, sono felice per te.- le disse il ragazzo al telefono, ma lei non riuscì a rispondere con la stessa allegria.
-Già…-
Era appoggiata alla ringhiera, con la testa ciondolante.
Nemmeno il paesaggio riusciva a tirarla su di morale.
-Un giorno ci andremo insieme.- disse Mattia, cercando di tirarla su di morale, sapendo benissimo che era dispiaciuta per non avere trascorso con lui quell’ultima giornata.
-Sì… sarebbe bello.-
Se non fosse partita, avrebbero passato una bellissima giornata, e si sarebbero salutati all’aeroporto come una coppia innamorata.
Invece… lei non c’era.
-… Jojo, io ora devo andare, ma sappi che non ti faccio alcuna colpa. Sono stato benissimo con te.-
-Anche io… vorrei che fosse durato di più.- quella conversazione aveva dei toni così amari che stava solo peggiorando il suo umore. -Ci sentiamo appena atterri, ok?-
-Ovvio! Sarai la prima che chiamerò. Ti voglio bene Jojo.-
-Anch’io. Ciao.-
-Ciao!-
La telefonata si chiuse, ma Johanna rimase sulla terrazza ancora per qualche minuto, sospirando tristemente.
L’universo ce l’aveva con lei? Sembrava tutto uno stupido scherzo…
-Johanna, sei pronta?-
Sammy era uscita dal bagno, con un adorabile costumino rosa, e stava aspettando l’amica dalla porta della terrazza.
-Oh… scusa, non ancora. Se vuoi puoi andare giù dagli altri.-
Non se la sentiva di uscire. Non voleva uscire, gli sembrava di mancare di rispetto a Mattia divertendosi.
Sammy non rispose, avvicinandosi a lei. -Ti aspetterò, non preoccuparti.-
-Sammy… non credo andrò giù.-
-Allora nemmeno io.-
-Sammy, non essere testarda per favore. Non avrebbe senso per te rimanere qui.-
-Nemmeno per te.-
No, il senso c’era invece, ma lei era troppo piccola e non poteva capirlo.
Tuttavia… guardandola negli occhi Johanna era certa che avrebbe tenuto fede alle sue parole.
Poteva veramente sacrificare le giornate di una bambina, per punire sé stessa?
-… va bene, andiamo giù…-
Non ne era felice, ed una parte di lei ce l’aveva con Sammy per averla costretta in questo modo, ma era la parte più irrazionale, quella che tutti hanno e che la coscienza deve limitare, e non voleva certo ferire un’amica per una mancanza di controllo.
Sammy le sorrise, prendendole la mano e portandola nella stanza. -Coraggio, mettiti anche tu il costume, e dopo scenderemo!-
Johanna annuì, prendendo il costume per cambiarsi. Almeno nel bagno poteva avere qualche altro minuto da sola, per pensare e per schiarirsi le idee.
In quel resort non era certo l’unica ad averne bisogno.
Lighneers aveva dato una rapida occhiata alla stanza dopo essere entrato, con la presenza di Zero sospettava potessero esserci animali pronti a sbranarlo o simili, ma almeno per il momento era tutto sicuro.
Il suo costume era sul letto, ma lui si limitò a sedervisi accanto, fissando pensieroso il muro.
Quello che era successo l’altra sera… doveva parlare con Ayame, ma Yume non glielo avrebbe permesso, e viste le condizioni in cui era l’amica difficilmente l’avrebbe lasciata da sola.
Lo sguardo di Ayame quando era arrivata a scuola, ed i suoi occhi rossi con il trucco sbavato quando era scesa… una fitta lo colpì al petto.
L’aveva già ridotta così una volta… ma proprio per questo aveva cercato più volte di farle capire che non doveva continuare ad andargli dietro.
L’avrebbe fatta solo soffrire, in un modo o nell’altro.
Perché non poteva capirlo? Perché doveva continuare ad essere così testarda, arrivando ferirsi?
-Merda…-
Darle la colpa in questo modo l’aiutava?
No, sarebbe stata una consolazione da codardi.
Non si possono controllare i sentimenti, nessuno può farlo… se doveva darle la colpa a qualcuno, quello era Zero.
Era stato lui ad attirare Ayame nel momento peggiore, e se l’aveva scoperto… probabilmente ora era terrorizzata da Lighneers. Sapeva la verità, sapeva che era un mostro.
Avrebbe vissuto nei suoi incubi per sempre, torturandola la notte, facendola soffrire per il resto della sua vita.
La rabbia cominciò a salirgli alla testa, mettendosi le mani tra i capelli il ragazzo cercò di calmarsi.
Doveva contenere le emozioni, doveva riuscirci… ma più pensava ad Ayame, più la rabbia aumentava.
-Devo pensare lucidamente… Ayame sa tutto… devo parlarle…-
Doveva assicurarsi che non rivelasse nulla a nessuno, per il bene di entrambi.
Avrebbe gestito più avanti come aiutarla a superare il trauma.
Quella sarebbe dovuta essere una vacanza tranquilla, ma molti avevano di che pensare.
Dopo avere parlato con il signor Allister, che gli aveva dato un lavoro, anche Jack era tornato nella sua camera, sorridendo allegro ma deciso a riflettere bene sul da farsi.
Più tardi sarebbe andato a lavorare al bar, e per quanto non fosse affatto un problema farsi vedere dagli altri Daimonas non doveva notare nulla, per questo motivo aveva deciso di infilarsi il suo costume, così una volta sceso avrebbe dato l’idea di stare andando in spiaggia, e con una scusa si sarebbe allontanato.
Il bar era molto distante e dalla porta, se rimaneva quantomeno socchiusa, poteva assicurarsi da lontano che il ragazzo non stesse arrivando.
Sospirando cinse le mani tra loro, sedendosi sul letto.
Era veramente morbido, e tutto in quella stanza dava l’idea di un resort di lusso: i muri color crema, il pavimento bianco, il grande letto ad una piazza e mezza, la televisione, ed il bagno con una vasca solo per lui.
Per non parlare poi della finestra, dalla quale si vedeva il mare.
Sapeva purtroppo che non si sarebbe goduto appieno quella vacanza, ma ne sarebbe valsa la pena, a prescindere da quello che Daimonas gli avrebbe detto di fronte al regalo, sarebbe stato un bugiardo però a dire che la cosa non lo rendeva ansioso.
-… non pensiamoci.- si disse, alzandosi e dirigendosi verso la porta.
Passando di fronte allo specchio pensò che il costume non fosse niente male, azzurro con i bordi bianchi; magari sarebbe riuscito a fare qualche tuffo.
In corridoio non c’era nessuno, probabilmente sarebbe stato il primo a scendere.
Uno strano mormorio gli arrivò alle orecchie mentre passò di fronte alle porte, ma rendendosi conto di cosa potesse trattarsi accelerò il passo.
-Wow… alcuni sono proprio scalmanati.- ridacchiò imbarazzato, precipitandosi giù per le scale.
Il rumore proveniva dalla camera di Ailea e Khal, ed era iniziato poco dopo i due erano entrati.
Senza nemmeno darle il tempo di guardare la stanza il ragazzo l’aveva schiacciata contro la porta, prendendole il viso con entrambe le mani cominciando a baciarla ed a morderle le labbra.
Superata la sorpresa iniziale anche lei cercò di rispondere, lasciando che Khal le sollevasse la gonna, ma le labbra di lui si erano già spostate verso il collo, tempestandolo di morsi.
-Aah… mi vuoi marchiare?- sorrise lei, accarezzandogli i capelli.
-Sì…-
Voleva che ogni centimetro del suo corpo fosse cosparso di segni, voleva che chiunque la guardasse sapeva che fosse sua… no. Voleva che nessuno la guardasse, ma questo era il massimo che poteva ottenere almeno per il momento.
-Lo sai che dobbiamo scendere?- disse lei quando il ragazzo cercò di toglierle l’intimo, senza però fermarlo.
-Tranquilla, c’è tempo.-
Ed anche in caso contrario lo avrebbero trovato, inoltre i gemiti di lei erano solo un altro motivo per continuare.
Chi li avesse avuti come vicini probabilmente avrebbero dovuto comprare un paraorecchie per la notte, fortuna che quelli con l’udito più fine erano distanti.
Sia Daimonas che Wyen si erano potuti godere la stanza senza simili disturbi, e la ragazza era meravigliata delle comodità al suo interno.
-Siamo veramente in alto… quello laggiù è il mare?- chiese Wyen indicando l’acqua all’orizzonte.
-Sì, bello vero?- annuì il fratello sorridendole, riconoscendo nel luccichio dei suoi occhi la meraviglia che lui stesso aveva provato guardandolo per la prima volta.
-Ed è veramente sicuro nuotarvi?-
-… sì e no.- rispose lui ponderando le parole. -Se si rimane a riva, e si prendono le dovute precauzioni, è un’esperienza senz’altro splendida, però se ci si va in un giorno in cui le onde sono troppo forti ti possono trascinare via. Bisogna sempre fare attenzione.-
Non voleva spaventarla, ma non per questo era giusto nasconderla sotto una cappa di vetro.
Doveva sapere dei pericoli del mondo per poterli affrontare.
-Vado in bagno a cambiarmi, fammi sapere quando sei pronta.- disse raccogliendo il proprio costume, tutto rosso dai bordi neri.
La sorella annuì, voltandosi per raccogliere il proprio, ma rendendosi conto di come fosse si fermò.
Era a due pezzi, un costume di norma da quanto aveva visto su alcune riviste che le amiche di Daimonas le avevano dato per farsi una cultura generale del loro mondo, ma… l’idea di indossarlo la impietrì.
Rimase ferma a fissarlo, chiedendosi se fosse il caso di dire qualcosa, o se era meglio costringersi a metterlo e basta.
-Wyen, hai fatto?-
La voce del fratello, dal bagno, la fece sussultare.
Voleva omologarsi a quel mondo, essere una ragazza normale, ma…
-Wyen?- non sentendo risposte il ragazzo, preoccupatosi, aveva aperto la porta, trovando l’altra ferma ancora vestita con la divisa. -Va tutto bene?-
-Io…-
Daimonas la guardò, notando poi il costume.
Non fu difficile capire cosa non andava, Wyen era stata cresciuta con valori molto tradizionali, e molti abiti o modi di fare la mettevano in difficoltà.
-Vuoi andare a comprarne uno migliore?- le chiese gentilmente.
-… non dovrei cercare di omologarmi?- rispose lei titubante.
Già faceva fatica a relazionarsi con alcune delle ragazze proprio perché avevano dei modi di fare completamente diversi dai suoi, non voleva dare loro altri motivi per commentare sulle sue scelte.
-Questo non significa fare ciò che ti mette a disagio.- rispose Daimonas rassicurandola. -Non preoccuparti, andiamo al negozio, sono certo che troveremo qualcuno ad aiutarci.-
Wyen abbassò il capo, annuendo grata.
Sperava il fratello avesse ragione, stava ancora cercando il suo posto in un mondo tanto vasto, ed aveva cominciato a preoccuparsi che l’unico modo per trovarlo fosse cambiando radicalmente sé stessa.
Se veramente c’erano delle alternative che le permettevano di mantenere il suo decoro, ben vengano.
 
 
 
 
 
 
 
 
-Ayame, tesoro, non è favoloso qui? Hanno un sacco di costumini sexy.-
Dopo essersi allontanate dal resort Yume aveva fatto il possibile per risollevare l’animo dell’amica.
Le aveva dato una rapida sistemata al trucco ed ai capelli, le aveva raccontato del viaggio, ed ora la stava invogliando a comprare qualsiasi cosa nel negozietto ad una manciata di minuti dalla spiaggia, ma niente, negli occhi di Ayame c’era un’ombra oscura che non l’abbandonava.
Ogni volta che la guardava Yume avvertiva il suo cuore spezzarsi. -Ayame… va tutto bene?- le chiese nuovamente, accarezzandole il braccio. -Sai che puoi dirmi qualsiasi cosa…-
Lo pensava veramente, lei e Nadeshiko erano le sue migliori amiche, le sue compagne di festa, e chiunque si azzardasse a farle soffrire era morto.
Ora, non era difficile capire chi fosse il problema, ma del perché, quello era un altro paio di maniche.
Ayame teneva il capo basso e ciondolante, sentendosi pesante. Alla domanda dell’amica serrò le labbra.
Lo psicologo le aveva detto che doveva aprirsi con i suoi amici, che non doveva nascondere loro i suoi sentimenti, e proprio per questo non riusciva a rispondere a Yume. Non voleva mentirle, ma non voleva nemmeno affrontare la verità.
Non voleva che esprimendo ad alta voce ciò che pensava, i suoi timori si tramutassero in realtà.
Di fronte al suo silenzio Yume l’abbracciò, dandole un bacio sulla fronte. -L’affronteremo insieme, qualsiasi cosa sia.-
Il respiro di Ayame si spezzò, ed un singhiozzo le fece vibrare la voce. -Grazie…-
Rispose all’abbraccio, scavando il viso nel petto dell’altra, lasciando che le accarezzasse i capelli.
Si sentiva così fragile, ed odiava esserlo. Forse più tardi, prima di cena, era il caso di fare un incontro online con lo psicologo.
-Hai voglia di prendere qualcosa, o andiamo in spiaggia?- le chiese Yume.
-Prendiamo qualcosa…-
L’avrebbe fatta sentire meglio, e non voleva che l’amica si annoiasse a causa sua.
-Va bene, prendiamoci qualche bel bikini.-
Si erano allontanate un po’ dal reparto costumi, soprattutto per dare il tempo ad Ayame di sfogarsi.
Yume si era un po’ preoccupata di incrociare Astral e Seraph, che stavano girando tutto il negozio alla ricerca delle biglie perfette per Lacie, ma erano stati fortunate.
Non voleva certo che tutti sapessero i fatti di Ayame, anche se a prescindere, al ragazzo non sarebbe importato molto.
-Dai, prendine una qualsiasi ed andrà bene.- lo stava spronando Seraph.
-No, devono essere perfette altrimenti mi farà tornare qui una decina di volte.-
Da almeno mezz’ora il ragazzo stava setacciando ogni dannato sacchetto di biglie, più e più volte, ma ancora non ne aveva comprato nemmeno uno.
-Astral, non farà tante storie, sei tu che ti preoccupi.- continuò Seraph, ormai seduta su uno sgabello da esposizione.
Purtroppo era chiaro ormai che, qualunque cosa dicesse, non sarebbe mai bastato a convincere ragazzo.
-… li prendo tutti.-
-Fai sul serio?-
Eccome se faceva sul serio, aveva già svuotato lo scaffale, e stava correndo verso la cassa.
Per lui quello era l’unico modo per andare sul sicuro.
-Che te ne farai di un migliaio di biglie?- disse Seraph sfregandosi il viso sconvolta.
-Le regalerò a dei bambini.-
Era dolce come pensiero, ma rimaneva comunque un grosso spreco di soldi.
Cercare di convincerlo sarebbe servito a qualcosa?
Sicuramente no.
Quando si aveva a che fare con quei due fratelli, la logica non aveva più spazio in campo.
Almeno non si poteva dire lo stesso per Nate e Grace, anche se la ragazza, pur felice della compagnia del fratello, era visibilmente arrabbiata.
-Andiamo, non rovinarti il faccino con quel muso.- disse Nate sospirando.
-Non posso farci niente.-
-Sì invece, potresti perdonare la tua amica, e goderti il mare.-
-Non è lei il problema, cioè, solo una piccola parte. Papà non avrebbe dovuto convincerla ad orchestrare tutto questo.-
Sì, Hope aveva la colpa di non averle detto nulla e di avere ficcato il naso nella sua privacy, ma il padre aveva superato un grosso limite approfittando della sua gentilezza per trascinarli lì.
Tanto non sarebbe cambiato niente, poteva anche mostrarsi tutto gentile e comprensivo, ma non appena si sarebbe aperto l’argomento per il quale era lì, sarebbe tornato l’uomo testardo e chiuso che era.
-Lo so che papà può essere difficile avvolte, ma forse questa è l’occasione per chiudere la questione una volta per tutte.- continuò Nate.
-Era già chiusa. Ho fatto la mia scelta, e me ne sono andata.-
Non si pentiva di quello che aveva fatto, non l’aveva mai fatto e mai sarebbe successo.
-Di famiglia ce n’è una sola.- ribatté il fratello, ma si sbagliava.
L’aveva capito in quei mesi a Rookbow, la famiglia poteva essere molte cose, non solo un legame di sangue.
-Prendiamo un costume e basta.- tagliò corto la ragazza, prima che il suo umore peggiorasse ancora.
Sapeva che avrebbe dovuto affrontare un’altra lunga discussione con il padre, e qualsiasi cosa Nate potesse dirle non avrebbe cambiato questo fatto.
Yume ed Ayame tornarono nel reparto proprio in quel momento, e Grace allontanò rapidamente il fratello da lì. Aveva imparato ad apprezzare Yume, ma le avrebbe staccato un braccio se si fosse avvicinata troppo a Nate, ed a lui avrebbe messo una cintura di castità a vita.
Fortunatamente poco dopo le due comparvero anche Daimonas e Wyen, che puntarono proprio verso le ragazze.
-Ciao, avete trovato qualcosa di carino?- chiese loro Daimonas.
Yume sollevò una gruccia con un filo fucsia aggrovigliato attorno. -Molto carino, vero?-
Wyen la guardò, non sapendo se la stesse prendendo in giro o meno.
-Molto particolare. Posso chiedervi una mano? Wyen voleva trovare un costume, qualcosa di carino, ma adatto a lei, potreste aiutarla?-
Ayame non era nelle condizioni di fare nulla, ed i gusti di Yume… non si accostavano bene a quelli di Wyen.
Entrambe lo sapevano, ma la ragazza sorrise comunque. -Possiamo provare. Sai già cosa vorresti, tesoro?-
-Niente di troppo… poco.- rispose l’altra guardando imbarazzata il filo.
-Prendi un intero ed una maglia trasparente…- mormorò Ayame, sforzandosi di venirle incontro.
Sapeva quanto fosse difficile inserirsi in un nuovo gruppo di persone, soprattutto quando sei molto diversa da loro.
La sua proposta sorprendentemente sembrò andare bene per tutti.
-Hai avuto una splendida idea! Oh, e credo di sapere cosa prenderle!-
Gli occhi di Yume le si erano illuminati, e prese Wyen per mano, trascinandola via. -Pasticcino, tu vai pure in spiaggia, ti raggiungiamo dopo!- disse rivolgendosi a Daimonas, sparendo in un mucchio di vestiti.
Il ragazzo rimase per qualche istante immobile sul posto, interdetto sul da farsi.
Il suo istinto protettivo lo pregava di raggiungerle, ma la ragione gli diceva che sarebbe andato tutto bene, e che anzi era proprio ciò di cui Wyen aveva bisogno.
Sorridendo leggermente si voltò, uscendo dal negozio per raggiungere la spiaggia. Probabilmente molti erano già sotto gli ombrelloni, ma prima voleva controllare nella hall, in caso ci fosse qualcuno ad aspettarlo.
L’unico che vide fu Jack.
Istintivamente i suoi piedi si fermarono, e Daimonas si guardò attorno indeciso sul da farsi. Gli sarebbe piaciuto veramente molto raggiungere il ragazzo e parlare un po’ con lui, soprattutto ora che erano da soli, ma a Jack sarebbe andato bene?



No, doveva smetterla di titubare in quel modo. Avevano parlato, erano ancora in buoni rapporti, e se voleva sperare di riavvicinarsi a lui in maniera più profonda doveva fare il primo passo.
Imbarazzato quindi riprese a camminare, salutandolo appena l’altro si accorse di lui. -Ciao Jack.-
-Ehilà, hai già visto la spiaggia?-
-No, sono andato ad accompagnare Wyen a prendere qualcosa. Tu stai andando o…-
-O-oh! Ho solo dimenticato qualcosa, mi godevo la hall e poi tornavo due minuti in stanza.-
In realtà era già da molto che Jack era lì. Non aveva visto Daimonas scendere solo perché era andato a dare un’occhiata anche in piscina, ma quell’incontro era stato una fortuna, visto tra pochi minuti avrebbe cominciato a lavorare.
Forse l’universo era dalla sua parte, ed aveva evitato che Daimonas lo vedesse lavorare appena in tempo.
-D’accordo allora, ti aspetto in spiaggia. Magari potremmo nuotare insieme.- rispose l’altro, e Jack annuì felice.
-Mi piacerebbe.-
Daimonas rispose al suo sorriso, allontanandosi verso la porta, mentre Jack rimase nella hall, continuando a sorridere imbarazzato.
Magari, se cominciava subito a lavorare, sarebbe riuscito a fare una nuotata.
 
 
 
 
 
 
 
 
In quel preciso momento, Zell non avrebbe potuto chiedere niente di meglio al mondo.
Era steso su uno sdraio comodissimo, con un telo di tessuto morbidissimo, sotto ad un ombrellone bianco dai bordi gialli con sotto un appoggio abbastanza grande da tenere comodamente sia i cellulari di tutti che alcune bottiglie d’acqua avevano comprato al bar.
La spiaggia era splendida, di una fine sabbia bianca senza spazzature di alcun tipo, e di fronte a loro si stagliava il mare cristallino.
La bandiera bianca segnalava che fosse sicuro nuotare, ma lui era comodo dove si trovava.
Trasse un respiro profondo, beandosi dell’aria salmastra, socchiudendo gli occhi.
Sì, una bella pausa era proprio ciò che gli serviva.
-Nya nya! Guardate che bella pista che ho fatto nya!- esclamò Lacie poco distante da lui.
Nella sabbia aveva disegnato una gigantesca pista per le biglie, che Astral tra non molto le avrebbe certamente portato, ed assieme a lei anche Cirno si stava impegnando per abbellire la pista, per quanto lo stesse facendo con piccole sculture di sé stessa e di ranocchie.
-Splendido ragazze, davvero splendido.- rispose Nadeshiko senza veramente aver guardato la pista.
Con il suo costumino bianco a strisce blu aveva dei grossi occhiali da sole dalla montatura quadrata, ed un cappello di paglia color crema sulla testa che la teneva in ombra.
-Vestita così sembri una di quelle zie ricche nya.- le disse Lacie divertita.
-Guarda che è un gran bel complimento.- ribatté l’altra, spalmandosi un po’ di crema solare.
Assieme a loro anche Annabelle, Ryujin, Milton e Vladimir si stavano godendo il mare, quest’ultimo soprattutto con un bel bicchiere di vodka lemon presa dal bar all’inizio della spiaggia.
-Non dovresti bere al mattino.- lo rimproverò Ryujin. -Non ti fa bene.-
-Ehi, siamo in vacanza, bisogna godersi questi giorni al massimo.-
-E pensi di goderteli da ubriaco?- ribatté Annabelle.
-In che altro modo posso godermela?- ridacchiò Vladimir, ormai sul fondo del bicchiere. -Mh, dovevo prenderne due.-
-Che ne dici invece di fare una passeggiata sul bagnasciuga? Così non collassi sullo sdraio.- gli propose Milton.
-Mmmh… mmmmmh… mmmmmmh… massì dai. Qualcun altro vuole venire?-
-Io vi raggiungo dopo.- rispose Annabelle, guardando il sentiero che conduceva al resort.
Stava aspettando l’arrivo di Lighneers e di Ayame, il primo per dargli dell’insalata di riso che aveva preparato per lui, l’altra perché era preoccupata per lei dopo quello che era successo sull’autobus.
Anche Yume aveva notato che qualcosa non andava, e sicuramente l’aveva portata al negozio nel tentativo di distrarla. Annabelle sapeva bene che, visto il suo rapporto difficile con Ayame, Yume era tra le persone migliori per aiutare la ragazza, ma voleva sapesse che, in caso di bisogno, ci sarebbe stata per lei.
La sua attesa comunque non durò ancora a lungo, perché dall’ingresso del bar sbucò un piccolo gruppetto di facce conosciute.
-Ehi, stanno arrivando gli altri nya!- esclamò Lacie alzandosi in piedi, correndo verso il fratello per reclamare le sue agognate biglie.
   
 
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