Fanfic su artisti musicali > NCT
Segui la storia  |       
Autore: xthestorygoeson    30/12/2022    0 recensioni
"Il secco rumore dei suoi stessi passi era l'unico suono udibile, quella mattina, lungo il familiare vicolo senza fine. L'aria fredda pungeva sulle spaccature delle sue esili mani e il cielo era coperto di nuvole bianche che filtravano un'intensa luce fredda. Quel giorno, tutto sembrava surreale."
Oppure: Soulmate AU in cui Mark e Taeyong sono destinati a rincontrarsi, immemori della loro vita passata.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Haechan, Mark, Taeyong
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

stay in my life
Se mai fossi


Suo fratello maggiore lo aveva sempre rimproverato di non prestare abbastanza attenzione alle cose che lo circondavano. Nonostante Mark ribadisse costantemente il contrario, si ritrovava spesso in situazioni che gli facevano sorgere dei dubbi al riguardo.
Il giorno della messa in scena dello spettacolo Out Of This World, Mark era sicuro di aver preso la strada giusta per raggiungere il Teatro Nanta, eppure vedeva solo negozi nel quartiere di Myeongdong; fu solo dopo venti minuti che si rese conto di essere esattamente ai piedi dell'imponente edificio del teatro. Forse le parole di Jinhyung avevano un fondo di verità.

Mentre cercava il suo posto al buio della sala, diede uno sguardo ai presenti e si sentì improvvisamente a disagio ad essersi presentato lì da solo. Aveva quasi implorato Jaemin e gli altri del gruppo di amici di andare con lui, ma avevano già organizzato una giornata insieme a casa di Chenle, a cui era stato invitato ovviamente anche Mark, anche se un po' troppo tardi. Proprio quando finalmente intravide quello che doveva essere il suo posto, tra un'anziana signora ben vestita e una giovane coppia, sentì il suo cellulare squillare. Sul display, insieme al nome "Lee Donghyuck", c'era una foto di un ragazzo sorridente dai capelli castani e la pelle che pareva dorata. Dopo un momento di esitazione, Mark spense il telefono. Il silenzio calò solo qualche istante dopo che si fu seduto, togliendosi il cappotto. Il fruscìo dei sipari che si alzavano echeggiò invece nella sala, mostrando un palco ancora buio. Poi, una luce laterale illuminò da destra una figura al centro della scena: capelli rosa, fronte scoperta e un trucco da scena a risaltare i tratti decisi dell'attore, che Mark quasi non riconobbe come Taeyong, se non fosse stato per il colore dei suoi capelli. Diverse persone attorno a lui trattennero il fiato, ne era sicuro. Certo, alla stazione aveva pensato che avesse un viso molto bello, ma adesso, senza la sciarpa di lana e i capelli a coprirgli quasi gli occhi, il ragazzo aveva davvero qualcosa che lasciava a bocca aperta.
Un'altra luce venne puntata su Taeyong, questa volta da sinistra, illuminando interamente la sua figura.
Nella sala si diffuse il suono del violoncello. Era intenso, correva lungo il teatro riempendone ogni angolo, le sue vibrazioni si facevano strada fin nelle ossa di Mark.
Sul palco, Taeyong cominciò a muoversi. Più che ballare - pensò Mark - sembrava piuttosto che la musica lo controllasse, anima e corpo.
Era una storia incentrata sulle emozioni umane, emozioni che Mark riuscì a sentire: solitudine, rabbia, malinconia, felicità, follia. Gli attori secondari erano indubbiamente bravi, ma Taeyong aveva davvero del talento. Riusciva a portare a galla lo squilibrio del suo personaggio anche soltanto ballando, gli occhi di tutti erano fissi su di lui: il ragazzo era più che in grado di catturare l'attenzione del pubblico. Quando iniziò a cantare, tuttavia, Mark si ritrovò a battere più volte le palpebre dallo stupore. Fino a quel momento c'erano stati solo vocalizzi imponenti e acuti che avevano riempito la sala, inoltre Taeyong aveva dimostrato una certa presenza scenica, ma la sua voce era del tutto inaspettata. Era un suono delicato, rassicurante, che gli lasciò una sensazione di familiare conforto. Se si accorse di essere rimasto a bocca aperta, non ebbe occasione di ricomporsi prima che lo spettacolo giungesse al termine.

Il caffè stava cominciando a raffreddarsi. Mark non lo aveva nemmeno toccato da quando il cameriere l'aveva portato al suo tavolo, in un angolo della caffetteria: la sua mano, da quando aveva lasciato il teatro, correva senza sosta sul piccolo block notes sgualcito che non lasciava mai la sua tasca.
"Spero per te che quello sia il finale del tuo nuovo libro." la voce familiare riportò bruscamente il ragazzo alla realtà. Alzando lo sguardo vide il viso di Johnny di fronte a sé, mentre si sedeva al suo tavolo. Aveva la sua ventiquattrore e indossava una giacca blu con una cravatta nera, probabilmente era di ritorno dal lavoro.
Mark sorrise. "Mi dispiace deluderti, è solo un'idea scritta di getto."
"Ma certo. Dopotutto, la data di scadenza è soltanto tra due settimane." Johnny, con un gesto teatrale ma spiritoso, poggiò la fronte tra le sue mani, sospirando "Dovrei smetterla di illudermi con te, Mark Lee."
La risata contagiosa di Johnny mise Mark di buon umore e, mentre prendeva finalmente un sorso del suo caffè, ormai freddo, il suo amico ordinò qualcosa per sé.
Johnny Seo era un punto di riferimento per Mark da ormai quattro anni. Era soprattutto merito suo se il suo primo libro, come anche i successivi, ebbero un discreto successo. Ma oltre ad essere il suo agente letterario, amato e odiato con l'avvicinarsi della scadenza dei suoi manoscritti, Johnny era una figura fraterna per Mark. Con lui sentiva di avere qualcuno su cui contare in qualsiasi momento.
"Cos'è che ti ha ispirato?"
Le immagini dello spettacolo erano ancora vivide nella sua mente, sentiva ancora l'intensità delle emozioni che gli aveva trasmesso e che aveva provato a mettere su carta. "Sono stato a teatro poco fa e lo spettacolo è stato davvero affascinante. Da togliere il fiato."
"Al Nanta? Ho visto il manifesto in questa zona. Pensavo che i musical non facessero per te" disse Johnny, prendendo un boccone della cheesecake appena portata al tavolo "Li escludi sempre a prescindere quando andiamo al cinema."
Mark stava per replicare quando sentì la campanella all'ingresso e, alzando distrattamente lo sguardo, gli saltò subito all'occhio una familiare capigliatura rosa. Forse fu il modo improvviso in cui il ragazzo ammutolì e sgranò gli occhi che portò Johnny a voltarsi e, con totale sbigottimento di Mark, alzò una mano sbracciandosi e gridò un saluto di cui, nello stupore del momento, l'altro non recepì le parole. Solo allora notò che Taeyong - ormai per lui facilmente riconoscibile - non era solo e che Johnny stava infatti salutando il ragazzo al suo fianco, con i capelli scuri e un abbigliamento casual. Mark sentì le mani umide mentre guardava i due avvicinarsi, la tremenda sensazione di goffaggine cresceva mentre prima provava a reggere il bicchiere di caffè, poi a impugnare la sua penna, o comunque fare qualcosa con le sue mani - per l'amor del cielo - pur di non sentirsi smarrito.
"Johnny hyung!" il ragazzo si inchinò al più grande, un amabile sorriso a trentadue denti stampato sul suo viso.
"Non sapevo che fossi tornato a Seoul, Chittaphon."
"Sono arrivato due giorni fa" disse il ragazzo "Dovevo tornare a lavoro, i bambini alla scuola di ballo sono un disastro senza il loro maestro Ten."
Mark si alzò in piedi per l'integrità delle sue buone maniere e, ignorando l'agitazione infondata che lo pervadeva, salutò i nuovi arrivati presentandosi e facendo i dovuti inchini di cortesia. Rialzando il capo notò lo sguardo di Taeyong su di sé.
"Oh?" il ragazzo portò istintivamente la mano sulle labbra, come a trattenere, troppo tardi, una reazione involontaria. L'espressione incerta sul suo viso sembrava cercare conferme in quello di Mark. "Ci siamo già incontrati...?" il tono con cui lo disse era a metà tra dubbio e certezza.
Chittaphon e Johnny, fino ad allora assorti nella loro conversazione, si voltarono verso di loro, sorpresi.
Mark, per qualche breve istante, non riuscì a mantenere il contatto visivo con Taeyong e il suo sguardo si perse lungo la sua figura esile. Era completamente vestito di nero, dalla t-shirt infilata nei jeans agli anfibi di pelle. Dal suo collo pendeva una semplice catenina d'argento e il suo viso, sebbene fosse ormai struccato, scintillava qua e là alla luce calda della caffetteria, le tracce di illuminante non andate ancora via completamente.
"Sì" disse Mark, annuendo forse troppo energicamente "Alla stazione, domenica scorsa."
La sensazione di imbarazzo che aveva provato si dissolse nel sorriso che il ragazzo gli rivolse. I lineamenti definiti di Taeyong parvero distendersi e diventare più delicati, dandogli un'aria mite e quasi innocente.
"Sei venuto a vedere lo spettacolo, oggi?"
"Sì, beh- mi sono quasi perso cercando il teatro ma alla fine era proprio davanti a me e, cioè, ero anche abbastanza vicino al palcoscenico quindi sono entrato più facilmente nella storia e, voglio dire, sì, è stato molto coinvolgente." disse Mark, tutto d'un fiato, realizzando solo qualche istante dopo di essersi espresso in modo davvero confusionario.
Johnny prese la palla in balzo: "Mark lo ha trovato così coinvolgente che quando sono arrivato stava scrivendo come un matto. Vorrei che avesse la stessa passione per i romanzi da consegnare." aggiunse con una punta di ironia, poi riprese il suo posto a sedere facendo segno ai nuovi arrivati di imitarlo.
"Lavori per Mark?" gli chiese Chittaphon.
"Sì, sono il suo agente letterario da qualche anno."
Taeyong, che fino ad allora aveva ascoltato con interesse, si rivolse a Mark: "Che genere di libri scrivi?"
"Fantasy." rispose, "Realtà alternative ispirate agli eventi della vita quotidiana."
Mark sperò che non suonasse pretenzioso, ma il viso del ragazzo, sorridente, lasciava trapelare sincera curiosità.
"Sembrerebbe esattamente il mio genere."

Taeyong e Chittaphon ordinarono qualcosa da mettere sotto i denti e le conversazioni filarono con disinvoltura, soprattutto grazie a Johnny, che conosceva Chittaphon dai tempi delle scuole superiori.
Mark si ritrovò ad osservare Taeyong mentre parlava, tra un boccone e un altro. Lo sorprese notare quanto contrasto ci fosse tra le sue fattezze imponenti e la delicatezza dei suoi modi di fare, le sue espressioni e i suoi toni di voce; eppure tutte le sue caratteristiche contrastanti sembravano unirsi perfettamente in un quadro di generale armonia.
Il ragazzo dai capelli neri, invece, aveva dei lineamenti più dolci, seppur il suo mento fosse appuntito e il naso all'insù. Chittaphon spiegò a Mark di essere un ballerino. "Lavoro part-time come insegnante di danza hip-hop per bambini." disse "I miei alunni mi chiamano maestro Ten, perché non sanno pronunciare il mio nome thailandese, così ho adottato Ten come nome d'arte."

Il resto della serata trascorse in modo piacevole, e quando la caffetteria si svuotò completamente, cominciarono a recuperare i loro effetti personali per lasciare il tavolo ed avviarsi verso l'uscita.
"L'ultimo autobus dovrebbe passare tra dieci minuti," disse Chittaphon, rivolgendosi a Taeyong "faremmo meglio ad andare via adesso, se vogliamo tornare a casa senza seccature."
"Sì, andiamo," convenì Taeyong, prendendo il suo giubbotto "Dovremmo anche portare a spasso Tommy."
Mentre parlavano, Mark li fissò, stupito: quei due vivevano insieme?
Il tintinnio delle chiavi di Johnny interruppe quel filo di pensieri. "Vi do un passaggio" si offrì il suo amico "C'è il rischio che il bus non passi affatto, a quest'ora."

L'abitacolo della Hyundai blu di Johnny profumava di febreze al legno. Mark, seduto nel posto da passeggero, saltava tra le canzoni della playlist di Johnny mentre scorgeva distrattamente gli appunti presi qualche ora prima. Ten e Taeyong, nei sedili posteriori, davano indicazioni a Johnny sulla strada da prendere. Il loro appartamento si trovava quasi nella periferia di Seoul, dunque Johnny, prima di proseguire in quella direzione, decise di dirigersi verso l'appartamento di Mark.

Chiudendosi la porta di casa alle spalle, quella sera, Mark si tastò le tasche dei pantaloni ricordandosi del suo cellulare, spento ore prima. La luce dello schermo, al buio dell'appartamento, inizialmente lo abbagliò, poi con gli occhi ancora un po' socchiusi guardò la schiera di notifiche che quasi mandarono in tilt il cellulare: Mamma (2), Casa Editrice (1), Johnny Seo (1) (il tuo nuovo protagonista combatte il male con dei jeans neri attillati? haha), Chenle e gli altri 5 poveri (852) - quella chat cambiava nome almeno una volta al giorno, pensò Mark -, Lee Donghyuck (1 chiamata persa), Lee Donghyuck (1) (ciao. ti va di parlare?)





 

Note

Ciao a tutti! Ebbene sì, pubblico il secondo capitolo dopo ben quattro anni dal primo. Era nelle bozze da tempo, inoltre questo doveva essere originariamente il terzo capitolo della storia, ma ho deciso di pubblicarlo dato che il secondo - focalizzato su Mark e Donghyuck - non ho mai finito di scriverlo. Non credo riuscirò ad andare avanti con questa fanfiction ma, nel dubbio, volevo pubblicare almeno questo capitolo. Se vi va fatemi sapere cose ne pensate! Anche se, chiaramente, questo è il mio stile di scrittura di quattro anni fa, con qualche aggiusto qui e lì.

PS. Il titolo del capitolo è tratto dalla canzone "Se mai fossi" dei La Maschera. Potete trovare la stessa storia pubblicata su Wattpad.

A presto (spero),

- xthestorygoeson

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > NCT / Vai alla pagina dell'autore: xthestorygoeson