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Autore: pampa98    31/12/2022    2 recensioni
[Questa storia partecipa al “Torneo Tremaghi - Multifandom Edition” indetto sul gruppo Facebook L’angolo di Madama Rosmerta]
Il Torneo Tremaghi torna a Hogwarts e per l'occasione tre valorosi studenti – Aegon Targaryen, Jacaerys Velaryon e Joffrey Lonmouth – dovranno formare una squadra per tenere alto il nome della loro scuola.
~ Aegon/Jace, Joffrey/Laenor, Aemond/Luke. ~
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aegon II Targaryen, Altri, Jacaerys Velaryon, Joffrey Lonmouth
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5

Il Ballo del Ceppo – Parte 2




 

Aegon sentì le loro voci, ma non si preoccupò di ascoltare cosa dicessero. Afferrò Jace per le spalle e lo trascinò via, fermandosi solo quando furono al riparo dietro una colonna.

«Ma che cavolo fai?» esclamò il ragazzo, cercando di allontanarlo.

«Dobbiamo parlare.»

«Sì, con i nostri fratelli» rispose, spingendolo via. Si voltò verso il cortile, ma la scena che si trovò davanti lo bloccò. 

La neve aveva iniziato a cadere, creando una piccola costellazione sui capelli di Luke che, libero da Jace, era subito corso da Aemond. I due ragazzi si voltarono verso di loro, prima che suo fratello mettesse una mano sulla spalla del Tassorosso e lo invitasse a tornare dentro la scuola. Luke abbozzò un sorriso nella loro direzione e poi seguì Aemond.

Jace sospirò. Si appoggiò contro la colonna e si massaggiò le tempie, la combattività di poc’anzi svanita in un soffio.

Aegon si appoggiò alla colonna di fronte a lui, fissandolo in cerca delle parole giuste da dire. 

Mi manchi. Ti amo. Sono stato un coglione. Ti amo.

«Come lo sapevi?» disse Jace, sollevando gli occhi verso di lui.

«Che cosa?»

«Dei nostri fratelli.» Davanti al suo sguardo perso, capì che doveva spiegarsi meglio. «Prima hai avuto una sorta di illuminazione, dopo che Joffrey – che a quanto pare ci vede davvero bene – ci ha detto che si stavano baciando.»

«Oh, quello. Non lo sapevo, in realtà.» Si staccò dalla colonna, avvicinandosi a lui. «È solo che ho visto spesso Luke aspettare qualcuno fuori dal nostro dormitorio nelle ultime settimane. Non avrei mai immaginato che fosse Aemond, ma quando Joffrey ha detto di averli visti insieme, ho pensato che forse poteva essere lui. Ma, più che altro» disse con un sorriso divertito, appoggiandosi accanto a Jace, «volevo vedere se davvero Aemond era in grado di baciare qualcuno.»

Sperava che quel commento aiutasse ad alleggerire l’atmosfera, ma tutto ciò che ricevette in risposta fu un sospiro. Jace spostò lo sguardo verso il cielo, da cui la neve aveva preso a cadere più fitta.

«Luke ha detto che lo ama.»

Aegon non riuscì a trattenere un risolino. «Suppongo che non tutti possano avere buon gusto, no?»

Jace annuì distrattamente. Si voltò verso di lui, rivolgendogli un piccolo sorriso che gli strinse il cuore.

«Abbiamo gusti simili a quanto pare.» Si staccò dalla colonna, voltandosi in modo da fronteggiarlo con tutto il corpo. «Aegon… Mi sono sempre convinto che, un giorno, sarebbe accaduto qualcosa che ci avrebbe permesso di ricostruire il legame che avevamo un tempo. Mi sono aggrappato a questa convinzione fino a oggi e… e penso che quel cambiamento che stavo aspettando sia appena arrivato.» Fece un passo verso di lui e Aegon intercettò la sua mano a mezz’aria, intrecciando insieme le loro dita. 

Alzò lo sguardo verso di lui, cercando le parole giuste da dire anche se l’unica cosa che voleva fare era baciarlo – e godersi il momento, senza più fuggire.

«Aegon…»

«Ti amo.» Quelle parole sfuggirono dalle sue labbra prima che potesse fermarle. Era la prima volta che le pronunciava ad alta voce e colse entrambi di sorpresa – ma le aveva dette perché le provava, con un’intensità tale da fare male, e non valeva più la pena tenerle nascoste. 

«Ti amo» ripeté. Gli sfiorò una guancia con la mano destra e Jace chiuse gli occhi, appoggiandosi al suo palmo. «Vorrei… Vorrei essere più bravo a esprimere a parole quello che sento, ma non so come descrivere ciò provo per te meglio di…»

Jace posò le labbra sulle sue, zittendolo.

«So che sei un disastro, Aegon» disse, interrompendo il bacio prima che lui potesse ricambiare a dovere. «Ti chiedo di dirmi solo una cosa, va bene?»

Aegon annuì. 

«Giurami che non mi lascerai mai più.» 

Sorrideva, ma i suoi occhi lo fissavano con determinazione. Aegon ricambiò il sorriso.

«Non ti lascerò mai, Jacaerys. Lo giuro sul piccolo Sunfyre.» 

Jace sgranò gli occhi. «Hai… Lo hai conservato?»

«Certo. Anche se ha un’ala storta e non si avvicina nemmeno un po’ alla bellezza del drago leggendario, era un tuo regalo.» Posò la fronte contro la sua, sorridendo. «Non avrei mai potuto sbarazzarmi di qualcosa di tuo.» 

Jace gli strinse le braccia intorno al collo. «Mi sembra il minimo, con tutta la fatica che ho fatto per intagliarlo. Mi sono quasi staccato due dita!» Gli sorrise ancora una volta. «Ti amo anch’io, Aegon.» 

E lo baciò, dimostrando in quel gesto l’intensità delle sue parole. Aegon lo strinse a sé, assaporandolo come se fosse la prima boccata di ossigeno dopo un’infinita apnea, con la consapevolezza stavolta che non sarebbe mai più dovuto tornare a vivere senza la sua aria. 

Quando si separarono, Jace sorrideva ancora. Era la visione più idilliaca che Aegon avesse mai visto e odiava esserne stato privato così a lungo. Non avrebbe più permesso a nessuno di portargliela via.

 

~

 

«Quindi, adesso voi quattro state insieme?» 

«Due e due, non tutti e quattro insieme.»

«Grazie del chiarimento, Targaryen, non lo avrei mai capito da solo.» 

Jacaerys spostò lo sguardo preoccupato dal suo ragazzo al suo migliore amico. I rapporti tra loro non erano mai stati ottimali, e il fatto che Cregan lo avesse sentito piangere più volte proprio a causa di Aegon non aveva certo aumentato il suo apprezzamento nei confronti del ragazzo, ma sperava che, con il tempo, avrebbero imparato almeno a trattarsi civilmente. 

«Sono contenta per voi» disse Helaena, attirando la sua attenzione. La ragazza si era limitata a sorridere all’annuncio delle nuove coppie, come se fosse la cosa più normale del mondo – o come se sapesse già che sarebbe accaduto.

«Grazie.» Le sorrise a sua volta, felice del suo appoggio e, soprattutto, di avere la possibilità di essere di nuovo suo amico. 

«Jace.» Cregan si alzò e fece il giro del tavolo per raggiungerlo. «Ti posso parlare un momento in privato?»

«Ehi, non provare a metterti in mezzo da subito» sbottò Aegon.

Jacaerys gli diede un bacio sulla guancia e lo fissò con un tacito monito a mantenere la calma. Aegon sbuffò.

«Prendi un po’ in giro Aemond nell’attesa» gli suggerì per distrarlo, prima di alzarsi e seguire Cregan. 

Si fermarono davanti a una delle vetrate della Sala Grande, dalla parte opposta rispetto al loro tavolo. Mancava ancora un’ora allo scoccare della mezzanotte, ma molti studenti avevano già iniziato a ritirarsi e la pista da ballo era occupata da poche coppie coinvolte in lenti che permettevano loro di godersi la vicinanza della persona amata. Jacaerys pensò di invitare Aegon a ballare, dopo aver parlato con Cregan. Doveva fargli rimangiare il suo commento sulla sua incapacità di danzare.

«Jace, senti…»

«So che non sei un suo grande fan» lo interruppe subito, «ma sarebbe importante per me che voi due andaste… non dico per forza d’amore e d’accordo…»

«Bene. Perché l’ho trovato odioso e incivile dal primo istante in cui l’ho visto e in sette anni non mi ha mai dato motivo di cambiare opinione.»

Jacaerys si passò una mano dietro la nuca. 

«Non lo hai conosciuto al suo meglio, Cregan.» 

Lui lo aveva fatto e, sebbene fosse consapevole che nemmeno quella versione di Aegon sarebbe mai entrata nelle grazie del suo amico, era certo che l’avrebbe ritenuta tollerabile. L’Aegon Targaryen che aveva riempito i corridoi di Hogwarts negli ultimi anni non era il vero lui: Jace non aveva ancora capito cosa lo avesse cambiato, il ragazzo gli aveva accennato qualcosa tra un bacio e l’altro ma erano stati entrambi troppo concentrati sulla loro rinnovata relazione per preoccuparsene. Avrebbe preteso delle spiegazioni, ma in quel momento voleva solo godersi la gioia che gli procurava stare di nuovo insieme a lui – perché una parte della sua mente ancora temeva che fosse solo un’illusione, che sarebbe svanita con il sorgere del sole.

Cregan gli posò una mano sulla spalla, abbassandosi per raggiungere il suo sguardo. «Jacaerys» disse, con tono solenne. «Sei sicuro che vada bene così? Sì, io penso e continuerò a pensare che meriteresti di meglio, ma se sei felice per me va bene lo stesso. Voglio solo essere certo che tu lo sia davvero e che quell’idiota non ti spezzerà di nuovo il cuore.»

Aveva espresso paure che albergavano anche dentro di lui, ma Jacaerys rispose comunque con un sorriso. 

«Ha detto che mi ama.» 

Aegon non si era mai sbilanciato nei suoi sentimenti, non li aveva mai racchiusi in parole. Quella era la prova tangibile della veridicità delle sue intenzioni – e Jacaerys voleva credere che avrebbe mantenuto il suo giuramento.

«Davvero?» La sorpresa di Cregan fece ampliare il suo sorriso. 

«Sì. Questa volta è diverso, me lo sento. Andrà tutto bene.»

Un urlo proveniente dal lato opposto della sala attirò la loro attenzione. Davanti al tavolo del buffet si era radunato un capannello di studenti intenti a osservare qualcosa. Jacaerys e Cregan si avvicinarono per capire di cosa si trattasse. 

«Che succede?» chiese Luke, unendosi a loro. «Qualcuno si è sentito male?»

«Oppure è in corso una rissa» commentò divertito Aegon. Il suo sguardo intercettò quello di Jacaerys e il sorriso gli si congelò sulle labbra. «Cazzo…»

Jacaerys si fece largo tra la folla, trovandosi davanti proprio la scena che paventava. Joffrey era a terra, il lato sinistro del volto ricoperto di sangue e la bacchetta abbandonata accanto a lui mentre Criston Cole continuava a colpirlo, incurante delle ferite che gli provocava. Il Serpeverde allungò le dita verso la bacchetta in cerca di una difesa, ma il suo avversario fu più veloce a estrarre la sua. 

«Cru…»

«No!» 

Jacaerys si fece avanti, ma prima che potesse lanciare un Expelliarmus, Cole si accorse della sua presenza e puntò la bacchetta contro di lui. 

Il suo corpo prese ad ardere dall’interno, ogni singolo centimetro di carne, muscolo e ossa inviò spasmi di dolore al suo cervello. Cadde a terra, incapace di sostenere le coltellate roventi che lo stavano attaccando implacabili da ogni lato. Non capì se il grido che si levò nell’aria provenisse dai suoi polmoni o dall’ambiente attorno a sé – non era nemmeno certo che esistesse ancora qualcosa al di fuori di quel dolore. 

A un tratto, improvviso come era arrivato, tutto svanì. Jacaerys riprese a respirare, beandosi dell’aria fredda che gli colpiva il viso e la solidità del pavimento che lo sorreggeva. Sentì delle mani sulle sue spalle e dovette sbattere le palpebre più volte per mettere a fuoco il volto sopra di lui.

«Jace!» gridava Luke. «Jace! Jace, stai bene? Mi senti?»

«Non scuoterlo così, lascialo respirare» lo rimproverò Sara, accovacciata accanto a lui. 

«L-Luke…» Jacaerys sentiva la gola in fiamme e faceva fatica a parlare. 

«Proviamo a farlo sedere» suggerì Helaena. Gli prese il braccio destro, mentre Sara afferrò il sinistro e, sorreggendolo sulla schiena, lo aiutarono a tirarsi su. A Jacaerys girò la testa e fu costretto a chiudere gli occhi per evitare di vomitare. 

«Come ti senti? Sei ferito? Devi andare in Infermeria!»

Jacaerys scosse la testa. Passò una mano tra i riccioli di Luke, rivolgendogli un sorriso che sperava risultasse rassicurante.

«Sto bene. Cosa…»

«Jacaerys Strong!» Rhaenys Velaryon si accovacciò di fronte a lui, afferrandogli il volto tra le mani. Lo scrutò attentamente, poi sospirò e gli passò gentilmente le dita tra i capelli. «Resta in Infermeria per stanotte. Hai subìto la Maledizione solo per pochi secondi, non dovresti patire conseguenze, ma è meglio non correre rischi.»

«Lo accompagno io.» 

Aegon lo afferrò sotto le braccia, tirandolo in piedi. Il movimento improvviso lo destabilizzò e Jacaerys dovette reggersi alle sue spalle per non cadere. Credeva che le sue gambe si fossero liquefatte, ma quando ne tastò la stabilità, si rese conto che erano in grado di sostenerlo, anche se il corpo di Aegon era un aiuto fondamentale per restare in piedi.

«No. Tu, Targaryen, sei in guai seri, così come lo è Cole. Appena si rimetterà subirà gravi conseguenze per le sue azioni, esattamente come te.» 

Rhaenys spostò lo sguardo verso Criston e Jacaerys fece altrettanto. Non riuscì a nascondere il gemito d’orrore che gli provocò la scena dinnanzi a sé: la professoressa Royce stava passando la bacchetta sopra il corpo del ragazzo, facendo fluire il sangue sparso in una chiazza uniforme attorno al suo corpo di nuovo dentro le sue vene. 

«Tu aspetterai con me che il ragazzo si riprenda» sentenziò la preside, fissando Aegon. «Tuo fratello e il signor Stark possono scortare Jace in Infermeria, assieme a Joffrey.»

Jacaerys ricordò solo in quel momento dell’altro responsabile di quella situazione. Joffrey era ancora steso a terra, con Cassandra e altre due ragazze sedute accanto a lui. Metà della sua faccia era coperta di sangue, ma stava sorridendo e stringeva la mano della sua accompagnatrice, tutti segni che era ferito, ma vivo.

«No!» esclamò Aegon, stringendolo contro di sè. «Non intendo allontanarmi da Jace.»

«Targaryen, vuoi aggiungere all’accusa di tentato omicidio anche quella di insubordinazione?»

«Quel pazzo che lei ha riammesso a scuola ha usato una Maledizione Senza Perdono e sarei io quello da punire?» 

Rhaenys sollevò il mento, guardandolo negli occhi con severità. «Ho commesso un errore di valutazione di cui avrò modo di pentirmi per il resto della mia vita. E puoi star certo che il signor Cole vedrà le torri di Azkaban molto presto. Non sarò altrettanto dura con te, ma non posso soprassedere su ciò a cui ho assistito. L’incantesimo che hai usato l’ha quasi ucciso.»

«Però, se non fosse stato per Aegon» intervenne Luke, «Jace starebbe ancora… Avrebbe potuto… Lo ha salvato» disse, prendendo forza dalla mano di Aemond posata sulla sua spalla. «Ha attaccato Cole per difesa, non per crudeltà.»

«Lucerys…»

«Nonna.» Jacaerys si raddrizzò, tenendo però sempre le braccia sulle spalle di Aegon. «Per favore. Lascialo restare con me.»

La donna sgranò gli occhi, sorpresa dal fatto che avesse usato quell’appellativo in pubblico o forse dalla richiesta stessa. Spostò lo sguardo da lui ad Aegon, finché un lampo di comprensione non la colpì e la sua espressione si rilassò. 

Sospirò. «Va bene. Parleremo delle conseguenze delle tue azioni domattina.»

Aegon annuì. Strinse un braccio sulla schiena di Jacaerys. 

«Ce la fai a camminare?» gli chiese. 

«Sì.»

«Sicuro?» Cregan comparve accanto a lui e gli posò una mano sulla spalla. «Posso portarti in spalla, non c’è nessun problema.»

«Posso portarlo io in spalla» ribatté Aegon.

«Piuttosto vado strisciando» disse Jacaerys con uno sbuffo. E, per mostrare loro di farcela, iniziò a camminare. 

Cregan scosse la testa. «Non serve che ti atteggi a eroe imbattibile. Vengo a trovarti domattina, ok? Ora devo riaccompagnare gli studenti nei loro dormitori.»

Jacaerys annuì. «Mi dispiace che il ballo sia stato rovinato.»

«E perché? Non è certo colpa tua» disse Aegon.

«Lo so, però…»

«Non preoccuparti di colpe che non ti competono.» Cregan gli diede un’ultima pacca sulla spalla. «Buon riposo» disse, prima di raggiungere gli studenti radunati davanti alle porte della Sala Grande. 

«Luke.» Jacaerys si voltò in cerca del fratello, che subito gli fu accanto.

«Dimmi!»

«Credo che dovresti seguire Cregan» gli disse con un sorriso, e gli scompigliò i capelli per rassicurarlo ancora una volta che stava bene. 

Luke scosse la testa. «No, io vengo con te.»

«Non credo che Mellos permetterà a più di una persona di restare al mio fianco stanotte.»

Il ragazzo spostò lo sguardo da lui ad Aegon, poi sospirò. Afferrò la mano libera di Jacaerys e la strinse tra le sue. 

«Giurami che starai bene.»

«Certo che starò bene. Io sono invincibile, lo sai.»

«Jace, non sono un bambino, non ci casco più.»

«Fino all’anno scorso lo facevi» rispose, guadagnandosi un’occhiataccia. «Va bene, va bene. Mellos è un ottimo Medimago, non preoccuparti, me la caverò.»

«Va bene» disse, dopo un momento d’incertezza. 

Luke gli lasciò andare la mano e prontamente Aemond prese la sua.

Aegon rise. «Il ragazzo si è già spaventato abbastanza per stasera, fratello, cerca di non peggiorare la situazione con la tua bacchettina imbranata.»

Luke e Jacaerys gli rivolsero uno sguardo interrogativo – poi il maggiore capì.

«No!» gridò. «Voi due, ognuno nella sua camera! E tu tieni le mani lontane da mio fratello, chiaro?» 

Aemond gli rivolse un sorriso divertito. «Temo che ormai sia tardi, Strong.»

«Spero per te di no!» 

Spostò lo sguardo verso Luke, che nel frattempo aveva capito di cosa stavano parlando e aveva abbassato lo sguardo, completamente rosso in volto. 

«È… È meglio… Dobbiamo andare! Riguardati, Jace!»

Corse fuori dalla stanza, trascinandosi dietro un fin troppo compiaciuto Aemond. 

Jacaerys rimase a guardare imbambolato il punto in cui erano scomparsi. Le labbra di Aegon contro la sua tempia lo riscossero dalla trance in cui era caduto.

«Quel grandissimo figlio di puttana!»

«Sarebbe anche mia madre.»

Jacaerys sbuffò. «Non ci posso pensare! Luke che fa… quelle cose… con tuo fratello! Ma ti rendi conto?»

«Già. Dobbiamo vendicarci per quello che hanno combinato, ma intanto preoccupiamoci di te.»

Aegon affondò il volto tra i suoi capelli e la sua vicinanza fece sorridere di riflesso Jacaerys, nonostante l’orrore di ciò che aveva appena scoperto.

«Temo che l’immagine di Luke e Aemond insieme tormenterà la mia mente per parecchio tempo.» 

«La mia invece sarà tormentata dal suono delle tue grida.» Il tremore nella voce di Aegon gli fece stringere il cuore. «Quella maledizione raramente uccide, ma il dolore che causa può portare le persone alla pazzia. Ti ho appena ritrovato e non posso credere di… di averti quasi perso… di nuovo.»

«Sto bene, Aegon.» Jacaerys gli prese il volto tra le mani, sorridendo mentre con i polpastrelli asciugava le lacrime che si erano formate intorno ai suoi occhi. «È finita. Siamo insieme, va tutto bene.»

Posò le labbra sulle sue in un bacio che sperò riuscisse a tranquillizzarlo. Aegon lo abbracciò, affondando il volto nell’incavo del suo collo.

«Se Cole non viene cacciato domani stesso, giuro che lo ammazzo con le mie mani» disse. «Lui e quell’idiota di Lonmouth.»

«Dimenticati di Cole.» Jacaerys gli scostò una ciocca di capelli dal viso, portandogliela dietro l’orecchio. «Per quanto riguarda Joffrey, sono certo che domani Laenor sarà qui a rimproverarlo a dovere. Lascia che se ne occupi lui, d’accordo?»

Aegon sbuffò. «Come vuoi. Ma me la pagherà comunque per averci rovinato la serata!»

Jacaerys non poteva dissentire su quello, ma sorrise al pensiero che, nonostante tutto, avrebbe comunque avuto Aegon accanto a sé per tutta la notte. Fino a un paio d’ore prima era un pensiero inconcepibile e adesso era la realtà. 

«Ehi» gli disse, notando che aveva ancora uno sguardo cupo. «Non lo vuoi sapere?»

«Che cosa?» chiese Aegon, mentre continuavano a camminare verso l’Infermeria.

«Che cosa penso del tuo vestito.» 

Aegon abbassò la testa. «No.»

«Perché?» Forse era troppo presto per tornare a battute e allusioni. Anche se il loro rapporto si era interrotto lì, non significava che dovesse anche ripartirci. «Non… Non importa, lascia stare» rettificò subito, temendo di aver appena distrutto il loro rinnovato legame. «Scusami.»

Aegon si fermò davanti alle porte dell’Infermeria e il suo braccio stretto saldamente attorno alla vita di Jacaerys fece fermare anche lui.

«Jace, so già cosa ne pensi» disse. «Ho visto la faccia che hai fatto quando sono arrivato e, per quanto mi piacerebbe molto ascoltare quello sguardo tradotto in parole, questi pantaloni sono già mortalmente stretti senza che tu peggiori la situazione.»

Jacaerys lo fissò per qualche secondo in silenzio, poi scoppiò a ridere, sollevato che le sue paure fossero immotivate. 

«In effetti» disse, «sembra un po’ attillato.»

«Solo un po’?»

Jacaerys continuò a ridere e presto sentì che anche Aegon aveva iniziato a farlo. Unirono le fronti, mescolando tra le loro labbra la gioia che provavano come avevano fatto tante volte in passato. Jacaerys non vedeva l’ora di scoprire quali altre abitudini avrebbero riscoperto e quali novità avrebbero fatto capolino nel loro rapporto.



 
   
 
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