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Autore: Stillathogwarts    31/12/2022    1 recensioni
Tre anni dopo la guerra, Draco Malfoy fa il sogno più strano della sua vita, il quale gli darà la spinta necessaria a risollevare le sue sorti e riprendere in mano le redini del suo futuro.
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Una piccola rivisitazione del famoso classico di Natale "A Christmas Carol" di Charles Dickens, a tema Dramione, con una morale del tutto diversa che darà una lezione importantissima a Draco, aiutandolo a comprendere cosa desidera veramente dal suo futuro.
- SHORT STORY (Prologo, 6 CAPITOLI, Epilogo)
- DRAMIONE + ACCENNI DRASTORIA
- POV DRACO MALFOY
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
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A Christmas Carol
 





PARTE 5

All I Want for Christmas
 








 
19 settembre 2002
 
La grande sala è gremita di persone, ma non ha alcuna importanza per me.
Mi interessa solo di una e continuo a fissare la porta impazientemente, in attesa del suo arrivo.
Sorrido entusiasta quando la vedo e la raggiungo a passo spedito.
Hermione è raggiante, bellissima, in un lungo vestito nero, elegante e disarmante.
Allarga le braccia, felice, e mi lascio stringere da lei.
Chiudo gli occhi, inspiro il suo dolce profumo.
Merlino, la sua sola vicinanza è inebriante, essere tra le sue braccia… esiste sensazione più bella?
«Congratulazioni, uomo dell’anno!»
Sbuffo sardonicamente tra i suoi capelli. «Non esagerare.»
«Dico sul serio!», trilla lei, felice. «Sarai su tutti i giornali, domani.»
Come può essere così genuinamente contenta per il traguardo di un suo… non so neanche se definirci amici, in realtà. Abbiamo semplicemente un appuntamento quotidiano alla caffetteria sulla strada parallela all’ingresso per i visitatori del Ministero, che rispettiamo rigorosamente da mesi. Parliamo, ci portiamo il caffè quando sappiamo che l’altro è al Ministero… Vuol dire che siamo amici?
«Certo, quando mai finire sui giornali è stata una cosa buona, per me?»
Hermione fa ruotare gli occhi. «Guardati attorno! Pullula di gente!»
«Sono per lo più curiosi e pettegoli venuti a controllare l’ultima trovata dell’idiota che ha preso il Marchio a sedici anni, o a vedermi fallire…»
Mi guarda truce, socchiude gli occhi, poi sospira. «Sei nervoso.»
«Ovviamente» non ci penso nemmeno a negarlo. «So che anche una brutta reputazione può essere sfruttata per profitto, ma… questo è importante, per me. Non posso permettermi di rovinare anche questa cosa, che la mia vita vada a rotoli un’altra volta.»
«Andrà tutto bene», mi rassicura, ma non funziona più di tanto.
Non riesco più ad ingannarla neanche con l’Occlumanzia, ormai mi conosce troppo bene. Non so neanche come sia riuscita a farmi aprire così tanto, lo faccio senza rendermene conto ormai, anche se solo con lei. Con il resto del mondo ho gli stessi problemi di sempre, ma non posso dire che mi importi veramente. Voglio solo che lei mi conosca per quello che sono davvero, anche se sto ancora cercando di scoprirlo e in un certo senso è lei che mi sta aiutando a farlo; del resto dell’universo non mi interessa assolutamente nulla.
Il punto è che oggi inauguro la mia azienda di produzione di Pozioni.
Quando il mio rapporto con la Granger ha iniziato a dare nell’occhio, - dal momento che per mesi ci siamo frequentati all’esterno del Ministero, sebbene mai in contesti fraintendibili -, ho immaginato che mio padre sarebbe venuto a saperlo presto e che a ciò sarebbe seguito un ultimatum o una serie di minacce esplicite. L’eredità dei Black è sufficiente a mantenermi se dovesse decidere di disereditarmi, - perché col cavolo che rinuncio a Hermione, ho smesso di sacrificarmi per lui -, ma ho deciso ugualmente di investire in un’attività mia, di espandermi nel settore Pozionistico. Starmene a casa a rigirarmi i pollici non fa per me e sinceramente, sarebbe un vero spreco di potenzialità. Provare a spiegare a mio padre le lezioni che ho appreso grazie a tre fantasmi che mi hanno fatto visita in sogno, trascinandomi in un assurdo viaggio allegorico, non è di certo un’opzione. Se non ha mai capito perché ho deciso di abbandonare gli ideali purosanguisti, se non ha imparato niente dalla guerra, dubito che possa farlo da questo.
Ad ogni modo, ho deciso di aprire la mia azienda; si occupa di produzione di Pozioni commerciali, ma anche di ricerche sperimentali in questo ambito. Non ho mai abbandonato il desiderio di creare pozioni nuove e utili alla comunità magica. Alcuni di voi direbbero che ciò deriva dal mio desiderio di riscatto e di redenzione per il ruolo che ho avuto durante la guerra, ma non so dire se sia veramente così o se sia solo frutto della mia ambizione spropositata, del desiderio di riuscire laddove altri maghi e streghe hanno fallito.
Ad ogni modo, la faccia della Granger quando ho svelato il mio pseudonimo e reclamato la mia proprietà sulla Pozione Lisciante Semi-Permanente è stata grandiosa! Ma sono sicuro che quello che scoprirà questa sera la stupirà ancora di più. Annuncerò la Pozione di lancio dell’azienda a metà evento.
«Draco, se può tranquillizzarti» mi dice giocosamente, «sono molto brava con gli Incantesimi di Memoria. Se qualcosa va storto, posso sempre Obliviare tutti i presenti.»
«Lo faresti veramente?» chiedo, corrugando la fronte. «Per me?»
«Certo», risponde senza esitazione.
Le rivolgo un breve sorriso. Ne sono lusingato, anche se so che sta scherzando. «Che fine ha fatto la tua morale, Golden Girl?»
Hermione fa spallucce. «I Babbani hanno un detto, sai», mi sussurra nell’orecchio, oltrepassandomi. «In amore e in guerra, tutto è concesso.»
Resto immobile come una statua.
Cosa intende dire?
È un’allusione?
No, freno i miei pensieri, le mie speranze e il mio cuore in subbuglio.
Probabilmente l’ha usata in maniera metaforica. Non posso illudermi di avere una speranza con lei, ma posso amarla da lontano e trarre ugualmente gioia dalla sua presenza nella mia vita, le briciole sono sempre meglio di niente. Uno come me non merita molto più di questo, comunque.
Non posso perderla, non devo fare stronzate.
Me lo ripeto in continuazione, come un mantra.
«Granger, aspetta», la richiamo, correndo nuovamente verso di lei. «C’è una cosa che devo farti vedere.»
Ricambia il mio sorriso, afferra la mia mano e si lascia condurre nella saletta dietro il palco, che è ad accesso riservato per i membri dello staff.
«Voglio darti un’anticipazione sulla pozione di lancio» le dico, porgendole una busta.
Lei la prende curiosa, avida di conoscenza come sempre, la apre e poi la sua espressione si tramuta dall’entusiasta al commosso. I suoi occhi si riempiono di lacrime, due cadono solitarie, rigando le sue guance. Le copro con i palmi delle mie mani e le asciugo.
Hermione si stringe contro di me. «Draco…» sussurra con voce soffocata, il volto affondato nel mio petto.
La abbraccio con forza. «Stavo lavorando a una pozione per aiutare pazienti in condizioni simili a quelle dei genitori di Paciock», le racconto. «Ma poi tu mi hai parlato dei tuoi tremori e della difficoltà di concentrazione e… ho rivisto le mie priorità.»
Normalmente, lo so, Hermione obietterebbe che il suo problema non è nulla in confronto a quello dei Paciock, che avrei dovuto continuare a lavorare su quella pozione, ma non lo fa, perché sa che le probabilità di successo in quel caso sono piuttosto scarse, anche se non ho intenzione di arrendermi. Magari lei accetterà di concedermi delle consulenze, lavorerà con noi alla ricerca. Il suo contributo sarebbe preziosissimo, ci darebbe una possibilità in più di riuscire nella missione impossibile di ridare una parvenza di vita normale alle vittime più sfortunate della Cruciatus. O, comunque, una vita migliore di quella che conducono al momento.
«L’abbiamo testata in collaborazione con il San Mungo e funziona, l’hanno approvata» le rivelo. «Questo ti garantirà un ciclo completo di terapia», aggiungo ancora. «Gratuito, ovviamente.»
«Draco, non posso accettare…»
«Granger, non questa volta» la interrompo sul nascere. «Non è negoziabile. Devo fare almeno questo per te.»
La guardo implorante. «Per favore, lasciami fare questa cosa per te.»
Non c’è bisogno che le spieghi le mie motivazioni, perché è così importante per me aiutarla a guarire completamente, le sa perfettamente; ciò che non sa è che non si tratta solo del mio desiderio di rimediare a un errore passato, lo faccio anche perché la amo più di ogni altra cosa o persona al mondo e voglio che stia bene… se posso contribuire a garantirle questo, allora sarò felice, avrò fatto qualcosa di buono.
Hermione sospira e annuisce arrendevolmente. «Grazie», mormora, poi tira su col naso… e rieccolo, il suo sorriso meraviglioso, tornato a illuminarle il volto.
Sorrido di rimando, fremo di piacere quando mi abbraccia di nuovo.
È la cosa più bella al mondo, stringere Hermione Granger tra le mie braccia. Vorrei poterlo fare ogni giorno, per sempre.
Non riesco a capacitarmi del fatto che ci sia stato un periodo in cui la disprezzavo. Dove avevo gli occhi? Come ho potuto mai credere che questa creatura divina potesse essere inferiore a chicchessia? Come ho potuto considerarla sporca, quando è talmente buona e pura da essere riuscita a perdonare persino un essere rotto e macchiato dall’oscurità come me?
In pochi mesi, Hermione ha stravolto la mia esistenza, ha tirato fuori il lato migliore di me, quando io neanche sapevo che esistesse; è riuscita nell’impossibile: mi ha insegnato ad amare. Io, che neanche credevo di essere in grado di farlo, mi sono perdutamente innamorato di lei. C’è chi la considererebbe una punizione, ma per me è una sorta di salvezza, davvero. Anche se non potrò mai stare con lei, anche se tutto ciò che avrò con lei in quel senso sarà sempre e solo il ricordo di quei baci rubati durante un ballo di Capodanno in maschera.
«Grazie a te, Granger», mormoro, lasciandole un bacio sulla testa.
È il massimo che posso avere, ma me lo faccio bastare.
Ciò che conta è averla al mio fianco, in qualsiasi misura possa averla.
A volte, però, mi chiedo se si renda conto del fatto che le mie labbra indugiano sempre più del necessario sulla sua pelle.
 
 
23 dicembre 2002
 
La guardo circondare la sua tazza di cioccolata calda con entrambe le mani, come se volesse assorbirne il calore. Le sue guance sono arrossate dal freddo e si passa la lingua tra le labbra per assaporare il cioccolato dopo quasi ogni sorso. Vorrei smettere di guardarla, ma non ci riesco. Ha un effetto ipnotico su di me.
Come fa a non accorgersi del desiderio nei miei occhi? O del modo in cui cerco costantemente di finire il più vicino possibile a lei?
Come fa a non rendersi conto che le mie mani tremano ogni volta che la stringo a me? O che faccio sempre di tutto pur di stabilire un contatto fisico con lei, per bearmi del calore della sua pelle?
Domani sarà la di nuovo la Vigilia di Natale, la prima dopo la mia assurda esperienza con i fantasmi dei Natali.
Tanto è cambiato in un anno, forse la mia intera esistenza. Ho fatto molti passi avanti, a sentire Hermione; sostiene che ho ripreso in mano la mia vita, che… com’è che ha detto? Qualcosa sull’aver preso un limone amaro e averci fatto una buona limonata, credo; non è che abbia capito bene cosa intendesse dire, ma non volevo chiedere ulteriori spiegazioni per non fare la figura dello stupido con lei.
Insomma, a quanto pare ho degli amici, ora. Daphne e Adrian, Hermione, persino Potter si è ammorbidito molto nei miei confronti.
Mi ritrovo spesso ad andare a fare visita alla tomba di Astoria, le parlo; vorrei averla conosciuta meglio, ha avuto un’influenza positiva su di me e forse non lo sapeva neanche prima di morire. La prima persona ad aver avuto un impatto positivo su di me e ho sbagliato in toto anche con lei. Non me lo perdonerò mai. Ne ho persino parlato con Hermione una volta e mi ha detto di non essere troppo duro con me stesso, che sto ancora imparando e che devo essere orgoglioso dei miei progressi, che tutti hanno i propri tempi per metabolizzare le cose e fare passi avanti. Io penso che sia semplicemente troppo buona nei miei confronti.
Il problema fondamentale è che i miei tempi sembrano essere molto più lunghi di quelli degli altri e ho sempre il timore che quello che mi viene dato a disposizione sia troppo poco per i miei standard. Astoria ne è la prova più grande.
Mi schiarisco la gola per attirare l’attenzione di Hermione che, in questo momento, sembra persa nei suoi pensieri.
Con l’avvicinarsi delle vacanze di Natale, il suo umore è andato gradualmente precipitando; lei oggi non doveva lavorare, ha due settimane di ferie, ma si è presentata qui ugualmente. Ne sono stato contento. Non posso perdere i miei trenta minuti quasi giornalieri con lei. Mi tengono a galla.
«Tutto bene?»
Mi guarda sbattendo le palpebre una volta più del necessario. «Sì, stavo solo pensando», risponde in un sussurro. «Volevo avvisarti che domani non mi sarà possibile venire qui.»
Annuisco, avvertendo già una punta di tristezza farsi strada dentro di me.
«Hai qualche impegno?»
«Qualcosa del genere», afferma evasiva.
Inizio a temere che si stia vedendo con qualcuno; mi rendo conto di non aver mai riflettuto sul fatto che prima o poi succederà, che si troverà un ragazzo. Cosa accadrà a quel punto? Sarò in grado di sopportarlo? Di restare al suo fianco e guardarla amare qualcun altro, quando tutto ciò che desidero al mondo è essere amato da lei? Quando l’unica cosa che vorrei nella vita è poterla amare liberamente? La nostra strana amicizia passerà in secondo o addirittura in terzo piano? Si dimenticherà di me? Mi abbandonerà anche lei?
Come posso tornare a una quotidianità senza Hermione Granger?
Il panico inizia ad affiorare, per cui mi affretto a sopprimere quei pensieri, ma tutto il discorso sul tempo che la mia mente ha elaborato poco fa riemerge nella mia testa a gettare benzina sul fuoco.
«Cosa fai domani sera, Granger?» le chiedo impulsivamente, prima di ponderare bene cosa sto per dirle o proporle.
«Oh, io... è dal settimo anno che non festeggio il Natale» ammette, senza guardarmi negli occhi. «Immagino che quest’anno non faccia differenza.»
Stringo il labbro inferiore tra i denti. «Non pensi che sia arrivato il momento di ricominciare?» le domando esitante; in fondo, è passato molto tempo dalla fine della guerra… e se io, che ho sempre visto il Natale come il promemoria di ciò che non ho mai potuto avere e che mai avrò, sto valutando la possibilità di festeggiarlo, non potrebbe farlo anche lei? So che è un’idea stupida, ma magari potrebbe farlo con me, no?
«Ho una mia tradizione» mormora, «Una specie, almeno.»
La guardo interrogativo, perché forse ho capito il motivo per cui non le sarà possibile incontrarmi qui domani.
«Non sono ancora pronta a lasciarla andare.»
Ricordo quello che Astoria mi ha mostrato nel sogno e immagino Hermione, seduta da sola su una panchina, al freddo, intenta a guardare i suoi genitori dalla finestra, con i suoi occhioni color cioccolato colmi di lacrime; il suo modo di passare il Natale con loro, anche se da lontano.
Capisco che non è il caso di insistere, ma posso ancora offrirle il mio supporto.
«D'accordo, Granger», sussurro allora. «Ma sappi solo che ci sono, se hai bisogno di un… amico
L’ultima parola mi rimane incastrata in gola per un momento e poi viene fuori in una sorta di suono strozzato.
Non voglio essere davvero suo amico.
Non ho mai voluto esserlo.
Voglio molto di più di questo, ma non sono abbastanza audace da agire in merito, non quando sono perfettamente consapevole di non avere alcuna speranza di essere ricambiato da lei. Probabilmente mi ha dato la sua amicizia per pietà, cosa che normalmente non avrei neanche preso in considerazione di accettare, ma è lei ed è già tanto così.
Non posso fare alcun passo verso di lei, perché se lo facessi mi respingerebbe e la perderei. Farebbe fottutamente male e non sono sicuro di quale parte delle due mi ferirebbe con maggiore entità.
Hermione mi guarda con la fronte leggermente corrugata, come se stesse cercando di stabilire se so di cosa sta parlando o meno, ma deve decidere che non è possibile, per cui scuote impercettibilmente la testa e poi abbozza un piccolo sorriso.
«Cosa farai tu, Draco?»
Faccio spallucce; il mio unico piano prevedeva di invitarla a cena a casa mia. «Forse quest'anno farò l’albero» butto lì. «Magari mi darà speranza.»
Il sorriso sul viso di Hermione si allarga leggermente. «I tuoi genitori...»
Un grugnito misto a una sorta di risata sardonica sfugge al mio controllo. «Ti prego» le dico. «Mia madre mi ha invitato, ma ho rifiutato. I miei ultimi incontri con mio padre non sono stati esattamente piacevoli.»
Lei apre la bocca per dire qualcosa, ma la richiude subito dopo.
«A dire il vero, li definirei piuttosto degli scontri
«Mi dispiace, Draco», mormora lei e dal tono della sua voce comprendo perfettamente che è sincera.
Non capirò mai perché le importi così tanto di me o di cosa provo; probabilmente è solo la sua indole che la porta ad empatizzare con gli altri, chiunque essi siano.
«Non essere dispiaciuta» le dico. «Mi ha fatto di peggio.»
Hermione deglutisce, poi annuisce mestamente. «Quindi sarai solo?»
«Come ogni anno», ammetto, una semplice constatazione, quasi indifferente, anche se, in realtà, la cosa mi ferisce. Mi chiedo se sia in grado di carpire la differenza tra quando veramente non mi importa di qualcosa e quando fingo. «Va bene così. Ci sono abituato.»
Si morde l’interno della guancia sinistra, fissa la sua tazza di cioccolata ancora fumante e dall’espressione sul suo viso noto subito che sta riflettendo su qualcosa. Alla fine, mi guarda.
«Vuoi venire con me, Draco?» chiede esitante. «Non sarà allegro, ma suppongo che neanche il tuo Natale lo sia.»
Le mie labbra si schiudono per la sorpresa. Non mi aspettavo che me lo proponesse veramente. Devo metterci un secondo di troppo per risponderle, perché poi aggiunge: «Possiamo essere miserabili insieme», ridacchiando nervosamente, come a voler smorzare la tensione nell’aria. «O cercare di tirare fuori il meglio dal nostro Natale altrimenti solitario.»
Socchiudo leggermente gli occhi. «Come mai non trascorri la Vigilia con Potter o con i Weasley?»
Il sorriso sul suo viso svanisce. «Da quando Ron sta con Padma, l’aria è molto tesa quando ci sono anche io», rivela, triste. «Continuano ad invitarmi, ma preferisco evitare.»
Annuisco distrattamente. «Cosa non ha funzionato tra te e la Donnola?»
Hermione fa ruotare gli occhi. «Eravamo troppo diversi… e anche il fatto che ci conoscevamo troppo bene non ha aiutato. C’era troppo imbarazzo tra di noi perché potesse funzionare. Ci siamo lasciati di comune accordo e in buoni termini. Padma è convinta che potrebbero esserci ancora sentimenti latenti tra di noi, ma non è così.»
Annuisco distrattamente. «Capisco.»
Se Weasley era troppo diverso, io non ho davvero alcuna speranza, penso. Ma credo anche che tutte le differenze che ci separavano prima, ora non hanno più importanza. Non per me, almeno, e sono stato io ad iniziare. Forse… deglutisco, non riesco a impedirmi di non illudermi almeno un pochino di avere una possibilità con lei.
«Mi piacerebbe venire con te, Hermione.»
Lei sorride in risposta. «Sei mai stato in Canada?»
«No», ammetto. «Ma ho sempre voluto visitarla.»
«Bene», commenta, «ho una PassaPorta per domani, dopo pranzo. Se vieni a casa mia, ci possiamo andare insieme.»
Non riesco a fermare gli angoli delle mie labbra dallo scattare all’insù. «Mi sembra perfetto.»
Poi Hermione si schiarisce la gola. «Direi allora che se hai intenzione di aggiustare quell’albero, ti conviene farlo oggi. Non avrai il tempo domani.»
Si rialza, afferra il suo cappotto e la sua borsa. Mi rimetto in piedi anche io, con uno scatto talmente repentino che accidentalmente urto il tavolino.
Impreco, perché odio sembrare così impacciato, ma lei ride.
«Pago io», dico, risoluto. «Oggi tocca a me.»
Lei annuisce, mi sorride. «Grazie.»
Si incammina verso la porta, ma la raggiungo a grosse falcate.
«Hermione, aspetta!»
Si volta a guardarmi e attende che sia di nuovo davanti a lei.
«Ti va di aiutarmi con l’albero?»
Non ho idea da dove stia uscendo tutto questo coraggio, ma decido di approfittarne. Quante volte mi può andare di lusso in una sola giornata?
Hermione sorride di nuovo.
Giuro che potrei sciogliermi ogni volta che mi sorride in quel modo dolce e genuino. Posso illudermi che nasconda un po’ d’affetto nei miei confronti per la maggior parte delle volte.
«Mi farebbe molto piacere, Draco.»
Pago il conto, poi torno da lei, le poso una mano sulla schiena mentre usciamo dal locale; un brivido mi attraversa il braccio e si propaga in tutto il corpo a quel contatto.
Una vecchia signora, che di solito siede fissa al tavolino più vicino all’uscita del locale, - e lo fa ogni singolo giorno -, ci ferma sulla porta.
«Siete proprio una bella coppia, sapete?» esclama con aria trasognata. «Mi ricordate molto me e mio marito.»
Mi irrigidisco subito, ma resto in silenzio. Guardo Hermione, studio la sua reazione. È sorpresa in un primo momento, ma dopo l’ultima parte della confessione della donna le sorride dolcemente.
«Sono sicura che siete una bellissima coppia anche voi.»
Gli occhi della donna divengono lucidi. «Oh, mio marito è morto da due anni cara, ma lo eravamo» mormora. «Sapete, anche noi, quando non eravamo altro che due ragazzini innamorati, ci vedevamo qui ogni giorno per bere un caffè insieme. Come avrete sicuramente notato, è un’abitudine che non ho mai perso.»
Hermione si porta istintivamente due dita sulle labbra, poi prende le mani della donna tra le sue. «Mi dispiace molto per la sua perdita.»
«Oh, è solo la vita, cara» dice lei. «Abbiamo vissuto molti anni felici insieme. Ricordatevi di fare tesoro del tempo che vi viene concesso e di approfittarne il più possibile per godere l’uno della compagnia dell’altro.»
Sono così colpito dalla storia dell’anziana signora che in un primo momento non realizzo che Hermione non le ha mai detto che non siamo affatto una coppia; e anche se probabilmente non lo ha fatto solo per gentilezza, non vedo perché dovrei farlo io che con lei vorrei starci veramente.
«Passate un Buon Natale, ragazzi cari.»
«Buon Natale a lei», rispondiamo in coro e restiamo impalati a guardarla allontanarsi sul viale affollato dalla gente che si affretta ad acquistare gli ultimi regali per i propri cari.
Io ho solo una persona a me cara al momento e il suo regalo è già incartato, custodito in un cassetto nella mia villa. 
Ci guardiamo entrambi leggermente imbarazzati, lei ha le guance arrossate, ma non capisco se è dovuto al freddo pungente o alle supposizioni della donna in merito al nostro rapporto.
Mi schiarisco la gola e le indico la strada con un cenno della mano; lei mi segue fino al punto di Apparizione più vicino e, quando le tendo il braccio, vi si aggrappa.
«Pronta?»
«Pronta.»

 
   
 
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