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Autore: Xandalphon    31/12/2022    0 recensioni
Dopo molti tentennamenti, ho deciso di rieditare e revisionare 'A new Generation' e ripubblicarla da capo.
Per chi si approcciasse ora alla storia, si tratta di una 'what if?' che prende il largo dalla trama del manga dal capitolo 689.
In questa versione della storia, un Naruto ancor giovane si metterà nei panni del sensei per addestrare tre scanzonate ragazzine... Cambiando completamente il mondo ninja (Niente Boruto e Sarada. E più avanti si scoprirà anche perché)
Genere: Azione, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanabi Hyuuga, Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Dopo la serie
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- Questa storia fa parte della serie 'A new generation'
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25)Rotten Roots - Part two: From hell with love


NewGen2

“Trovo divertente il fatto che Tsunade continui a mandarmi allegre comitive di topolini pronti a farsi mangiare. A ennesima riprova della sua stupidità.”

Il morto vivente era lì, davanti a loro, sicuro di sé e completamente padrone della situazione. Al contrario, loro erano completamente spiazzati. Di tutto ciò che li poteva attendere, un Danzo redivivo era decisamente fuori dalle loro aspettative. Persino Sai, abitualmente imperturbabile, lasciava trapelare dalla sua espressione una tensione particolare.

Ad Hinata, per un attimo che sembrò infinito, si piegarono le gambe, diventate improvvisamente molli dal terrore. Se la cura del sonno non aveva influito negativamente sulle sue abilità, quello che si trovava di fronte era un avversario di gran lunga fuori dalla sua portata. Ed anche in cinque (comprendendo Akamaru), l'esito difficilmente sarebbe mutato. Ma... No, non poteva tirarsi indietro. Non ora. Per i suoi compagni avrebbe combattuto fino alla fine. Non che desiderasse la morte, ma da qualche parte sentiva di doverlo fare.

Come se la scarica di adrenalina le avesse dato una concentrazione nuova e un'accresciuta percezione della realtà, disse: “Yue, corri a Konoha. Tsunade deve sapere!”

“Ma...”

“Yue, ti prego, fa come ti dico.”

“No! Hinata, sarei pazza a lasciarvi qui da sola senza supporto medico!”

A quel punto, fu Sai ad intervenire: “Ichiraku sama, a cosa ci servirebbe un medico se morissimo tutti qui? Conosco meglio di te la forza del nostro nemico. Obbedisci al tuo capitano. O stai per caso dando ad Hinata-sama della stupida?”

A quel punto, Yue, finalmente, si decise e scattò via. Danzo aveva ascoltato quasi divertito la discussione. Ma, alla vista della ragazza che correva verso il bosco, esplose in una fragorosa risata.

“Saggia, la primogenita di Hiashi e il piccolo traditore che ho allevato con tanto zelo. Ma vi prometto che i vostri patetici tentativi di guadagnare tempo per permetterle di scappare dureranno poco. Fidatevi, non vi farò sentire molto dolore.”

Per tutta risposta, Hinata strinse i denti ed urlò, mentre con i suoi compagni di squadra si lanciava contro al nemico: “ Kiba! E' il momento di testarla!”

Kiba fece un'espressione costernata e scosse la testa: “Hinata... L'ultima volta che l'abbiamo provata sul serio ti ho quasi ammazzata!”

“Tra morire di certo e morire probabilmente cosa pensi sia meglio, Kiba-kun?” fece Hinata, con una per lei insolita punta di sarcasmo.

“Se la situazione non fosse pessima, riderei per quello che hai appena detto. Ok, forza, facciamolo.”, replicò con un mezzo sorriso l’Inuzuka.

Hinata lo sapeva perfettamente, La Raionzu futago no kosho, Le Zanne dei leoni gemelli”, era una tecnica combinata che aveva ideato lei stessa, per poter sfruttare il suo palmo dei leoni gemelli assieme all'esplosività delle mosse di Kiba e Akamaru. L'attacco, se forsse andato a segno, avrebbe avuto una forza distruttrice paragonabile al rasenshuriken di Naruto. Il piccolo dettaglio è che, finita la sua parte, la stessa Hinata sarebbe stata travolta dalla Gatsuuga, senza poter fare molto per evitarla, Byakugan o meno.

Colta da un'improvvisa folgorazione, Hinata si rivolse a Sai, che dal canto proprio, ne aveva sentito parlare da Naruto e Sakura (erano stati loro assieme ad uno sconvolto Kiba, a portare all'ospedale Hinata e a curarla), ma non l'aveva mai vista.

“Sai-kun... Appena vedrai le teste dei leoni congiungersi fino a formarne una sola... Beh, entra nelle sue fauci con una delle tue aquile e recuperami, prima che il morso si chiuda. So che ti chiedo molto, ma... Credi di poterci riuscire?”

“Se è una questione di sincronia, hai domandato alla persona giusta, Hinata sama.”

Danzo, in quel momento, non stava badando molto alle parole senza senso dei suoi inseguitori. Si può dire che più che altro fosse perfidamente divertito. Era da un po' che non faceva “esercizio”. E giocare al gatto col topo con quei ragazzini prima di ucciderli era un passatempo decisamente interessante.

Era contro il villaggio che aveva sempre e strenuamente difeso, spesso con metodi brutali, ma la cosa non gli interessava poi molto. Solo dopo essere stato evocato dall’Edo-Tensei si era sentito veramente “libero”. Libero di sottostare solo a sé stesso, libero di essere un ninja come meglio credeva, come gli aveva detto il suo evocatore.

Cos'era per lui un ninja? Un soldato e un assassino. Niente di più, niente di meno. Che quei moralisti bacchettoni del villaggio, dal defunto Sarutobi a quella megera di Tsunade credessero pure a tutte le ingenuità che volevano, ma questa era la realtà. Non c'era il lieto fine, nel mondo degli shinobi. Non c'era una famigliola felice da accudire, una bella scuola con cui giocare con i kunai per difendere un ammasso rivoltante di buoni sentimenti. E le cose erano solo peggiorate da quando il figlio di Minato-san si era imposto come salvatore della patria. Tutti a blaterare di ideali di pace e fratellanza.

Giocavano a fare i bravi bambini, mentre sapevano benissimo di essere null'altro che mercenari. Tutte le volte che ci pensava gli sembrava di avere il diabete, per la sdolcinatezza insensata che aleggiava nell'aria a Konoha, appena prima che morisse. Eppure l'aveva sempre difesa, perché quello era il suo dovere. Ma ora…

Ora non aveva più doveri né catene. E, grazie ad una certa persona, proprio l'ultima che avrebbe pensato di ringraziare fin tanto che era ancora in vita, era anche, potenzialmente, immortale.

Forse, però, avrebbe dovuto prestare maggiore attenzione a quanto i “marmocchi” stavano facendo. Perché una enorme testa di leone fiammeggiante di colore bluastro, straordinariamente simile al bicoda Matatabi, chiuse il morso letale sul suo braccio destro.

Quello su cui aveva impiantati dieci sharingan.

Quello su cui aveva impiantate le cellule di Hashirama.

Fu un attimo. Si vide costretto a fare una cosa che non avrebbe mai voluto, e che era l'unica condizione che il suo “padrone” gli aveva imposto di non violare: non sprecare nemmeno uno degli sharingan per utilizzare Izanagi, la riscrittura della realtà.

“Un solo Sharingan. Uno soltanto. Un minuto basterà e avanzerà per rivolgere contro questi ragazzini il loro attacco.”

***

“Sas'ke-kun... Toglimi una curiosità...”

“Suigetsu, sei troppo curioso ultimamente. Mi fai venire voglia di toglierti di mezzo.”

“Spiritoso come sempre, piccolo Uchiha, eh? No a questa mi devi proprio rispondere, perché non la capisco. Perché proprio Danzo Shimura? Non l'avevi ammazzato tu stesso?”

“La mia voglia di eliminarti non fa che accrescersi. Ad ogni modo, era un semplice test. Del resto, ho scoperto che i Kage non si possono più evocare, dopo l'ultima battaglia contro l’eremita. Per cui non mi rimaneva che lui, per cominciare. Ovviamente, i suoi dieci Sharingan mi serviranno in futuro anche per mettere in pratica in forma completa il Kotoamatsukami. Io non ho sangue Senju nelle vene, lui sì. Certo, se trovassi per conto mio il modo di impiantarmi le cellule del mokuton, sarebbe molto meglio, ma per ora basta così. Non ultimo, Danzo provvede graziosamente a tenere impegnati i ninja di Konoha, così come quegli idioti del villaggio ricostruito dell'Erba che si sono fatti chiamare Akatsuki. Più distrazioni ci sono per la foglia, meglio è per me.”

“Ahahah! Non ti facevo così codardo. Fai uccidere i tuoi nemici a dei morti che camminano... E poi, scusa, l'Edo-tensei di Hashirama non ti aveva dato il suo chakra, prima di svanire?”

“Non è codardia, Suigetsu. E' studio delle variabili. E poi Danzo non può uccidere proprio nessuno. Gli ho sigillato parzialmente gli Sharingan, per cui non può utilizzare Izanagi. Non voglio che sprechi in modo idiota il suo braccio. Anche se lui naturalmente non lo sa ancora. Per quanto riguarda il chakra di Hashirama... Beh, svanito. Evidentemente, per stabilizzarlo servono proprio delle cellule funzionali. E con il corpo del dio degli Shinobi ridotto in polvere, sono decisamente a corto di alternative: o Yamato o l'Edo tensei di Danzo.”

“Capisco... Ma rimani pessimo. Non avevi già deciso di doverlo eliminare, quel dannato clan dagli occhi palliducci? Che aspetti?”

Con una calma glaciale, Sasuke non notò il tono sarcastico del nukenin della nebbia e replicò:

“Te l'ho già detto milioni di volte, Suigetsu. Al contrario di te, per me la violenza è solo un mezzo, e nemmeno il più importante, non un fine. E poi, ho pazienza. Ci sono molte cose che devo valutare. Ho dato a Karin il compito di studiare un modo per ovviare all'incompatibilità genetica tra Hyuuga ed Uchiha. Fino a che non mi darà una risposta definitiva, eviterei di sterminarli solo perché loro potrebbero vedere che sto usando lo sharingan ipnotico su mezzo villaggio. Al limite, se Danzo non fa casini e la cattura, provvederò a che tolga un occhio ad Hinata per impiantarmelo sulla mano, giusto per la curiosità di vedere che succede.”

  
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