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Autore: Justice Gundam    01/01/2023    1 recensioni
Il Confine dell'Oceano, un gruppo di rigogliose isole nelle vicinanze del Primo Continente. Un gruppo di coloni, facenti parte di una spedizione del Regno di Estania, in cerca di un luogo dove iniziare la loro nuova vita. Gli avventurieri che vegliano su di loro e mantengono la sicurezza. Ma una minaccia terribile incombe su di loro: un esercito di insetti giganteschi e creature insettoidi è apparso all'improvviso e minaccia l'incolumità degli abitanti. Una manciata di esperti, maghi e combattenti saranno gli unici in grado di proteggere i coloni del Confine dell'Oceano da questa mostruosa invasione...
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Pathfinder: L'Isola degli Insetti Giganti

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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Capitolo 9 - Ritorno alla normalità

Gli ostaggi appena liberati avevano guidato i loro salvatori verso un'ala laterale della terribile sala dei rituali, dove il resto dei cittadini di Tarago catturati venivano tenuti prigionieri in attesa di essere sacrificati. Alla fine di un corto corridoio, illuminato con alcune pietre luminose assicurate ai muri, il gruppo si trovò davanti quello che si aspettavano: un portone in legno robusto incassato in un solido muro di granito, con soltanto uno sportellino nella parte superiore a permettere ad eventuali carcerieri di guardare all'interno. Con un'attenzione dettata da una sana paranoia - non si può mai sapere cosa si trova, in un tempio dedicato ad un principe demoniaco - il gruppo raggiunse la porta, e Albion diede un'occhiata all'interno. Esattamente come era stato loro comunicato, tre individui (un uomo, una donna e uno gnomo) erano seduti sul pavimento di quella cella buia e spoglia, e davano l'impressione di avere ormai perso ogni speranza di essere salvati... almeno finchè non sentirono il lieve suono dello sportellino di legno che si spostava, e alla fioca luce delle pietre attaccate alle pareti, sollevarono lo sguardo per vedere di chi si trattava.

Albion si permise un sorriso sollevato - nessuno dei tre, malgrado gli evidenti segni di esaustione, sembrava ferito o seriamente denutrito. Chiaramente, Isrizzed voleva che fossero tutti in condizioni decenti prima di sacrificarli, ritenendo che Deskari non avrebbe gradito delle offerte scadenti.

"Un... un dragonide?" esclamò lo gnomo, un piccoletto dai capelli biondi ormai pieni di sporcizia, con una barbetta dello stesso colore. "Voi... voi chi siete...? Da dove... venite?"

"C'è qualcuno qui?" rispose l'uomo, un tipo dai capelli neri che sembrava avere circa una trentina d'anni. "Ma come... sono venuti a salvarci?"

La donna, i cui segni distintivi erano la lunga e ormai annodata treccia di capelli neri, e una benda ingrigita sull'occhio destro (forse perduto quando era stata catturata), assunse un'espressione spaventata e fece cenno ai suoi compagni di cella di non parlare. "S-state zitti, per favore!" sussurrò. "Se... se quel sacerdote ci sente, verrà qui e..."

"Potete stare tranquilli. Abbiamo già eliminato il sacerdote. E i suoi scagnozzi sono morti o si sono dati alla fuga." li rassicurò il paladino. "Ora vi tiriamo fuori di qui."

I prigionieri reagirono con stupore e contentezza, e i loro modi si fecero più vivaci. "Dite... dite davvero? Oh, che Pelor misericordioso sia lodato! Siamo salvi!" esclamò l'uomo, alzando le mani e gli occhi al cielo.

"Okay, restate indietro, signori. Adesso provo a far saltare questa serratura..." disse Albion, un attimo prima che Damiàn lo interrompesse con un cenno dalla mano.

"Aspettate, paladino Albion. Ho io un sistema." disse il mezzelfo. Fece un rapido gesto con la mano, puntando alla serratura, e bisbigliò qualcosa che il dragonide non riuscì a sentire. Un attimo dopo, si sentì uno scatto, e la serratura cedette, permettendo alla porta della cella di aprirsi e al gruppo di entrare per salvare i prigionieri.

"Grazie, Damiàn. Questo ci risparmia un bel po' di tempo." disse Albion con un cenno di approvazione.

In breve tempo, tutti gli ostaggi erano stati salvati, e il gruppo stava già condividendo con loro un po' di provviste, in modo che potessero recuperare un po' di forze per il viaggio verso Pasiega.

"Noi... non sappiamo davvero come ringraziarvi." disse la donna con la treccia, addentando una galletta salata che Serena le stava offrendo. Notò che gli altri due ostaggi salvati nella sala principale erano con il gruppo, e anche loro stavano ricevendo le dovute cure ed attenzioni. "Io... non so esattamente come sia successo. Siamo... siamo stati catturati... da questo gruppo di persone che si fa chiamare... l'Ordine dello Sciame. Io... non sono come sia successo... qualche notte fa stavo dormendo nel mio letto, a Tarago... e poi all'improvviso..."

"Sì, anche i vostri compagni ci hanno parlato di questo Ordine dello Sciame." disse Hipolito. "Ma non sapete per caso di che si tratta? Cos'hanno in mente di fare?"

Lo gnomo scosse la testa. "Purtroppo no... li abbiamo sentiti parlare di un certo leader, e di una certa sorella... adesso non mi ricordo neanche il nome... e li ho sentiti, di tanto in tanto, fare dei discorsi su una punizione... ma non ho sentito abbastanza da poter dire che so cos'hanno in mente." rispose. "Mi dispiace..."

"Non importa, quello che conta, per adesso, è che siate salvi. E quei cultisti di Deskari sono stati sgominati. Per adesso, possiamo stare tranquilli da questo punto di vista." rispose Draig. "Ma... sarà meglio essere vigili e tenere d'occhio questo "Ordine dello Sciame". Certo non stanno architettando nulla di buono."

"Per adesso, vi aiuteremo a raggiungere Pasiega, e lì potrete finalmente recuperare le forze e riposarvi." continuò Albion. "Poi ci occuperemo di farvi tornare a Tarago... e con il permesso del comandante Verdugo, faremo qualche ricerca su questo... Ordine dello Sciame. Per il momento... ragazzi, prendiamo da qui tutto quello che potrebbe essere utile per le indagini, e poi riavviamoci verso Pasiega. Credo che ci sarà parecchio da fare, una volta che avremo scoperto chi sta dietro a questa storia."

"Prendiamo anche quello che c'è di valore, no?" continuò Draig con un cenno di intesa. "Dopotutto... abbiamo sgominato un culto demoniaco, e un premio ce lo meritiamo!"

Serena annuì lentamente e fece un piccolo sorriso di decisione. "Sono d'accordo. E' una tradizione onorata, tanto quanto combattere i goblin." affermò. Gli altri la guardarono con espressione interrogativa, chiedendosi cosa volesse dire, e la ragazzina proseguì senza perdere un colpo. "Anzi, credo che sia il caso di verificare se dopo questa spedizione, il nostro livello si sia alzato. Non vi eccita l'idea?"

Pepa sbattè gli occhi stupita. "Penso... penso di sì... quando avrò capito che diamine vuoi dire, Serena..."

Albion sorrise con decisione e fece cenno ai suoi compagni di proseguire. "Bene. Credo che qui non abbiamo più niente da fare. Raccogliete tutto quello che c'è da raccogliere, e scortiamo questa gente verso Pasiega." La sua espressione si fece di nuovo seria e concentrata. "Una volta che saremo arrivati, dovrò fare un rapporto dettagliato al comandante Verdugo. Se la presenza di questi cultisti è un indizio, credo che più avanti ci aspetterà un'altra spedizione, e questa volta più pericolosa."

"Credi che questi cultisti e gli insetti giganti che abbiamo incontrato siano in qualche modo legati all'Ordine dello Sciame, vero?" chiese Pepa.

Albion alzò le spalle. "A questo punto, non mi sento proprio di escludere nulla." rispose Albion. "Ma adesso non è il momento di seguire questa traccia."

"Giusto. E' più importante riportare al sicuro queste persone. Ne hanno già passate abbastanza." rispose Serena, per poi rivolgersi agli ostaggi appena salvati. "Non vi preoccupate, signori. Adesso siete al sicuro... e noi ci occuperemo del resto."

 

oooooooooo

 

Era ormai quasi notte quando il gruppo di esploratori tornò alla loro colonia, portandosi dietro le persone salvate. La reazione degli abitanti di Pasiega era stata di unanime gioia e sollievo, e la colonia aveva messo su degli improvvisati ma calorosi festeggiamenti per il ritorno dei loro eroi e il salvataggio degli ostaggi. L'unica nota negativa, che gettava un'ombra di malinconia e rammarico sulle celebrazioni, era il fatto che una dei prigionieri era già stata sacrificata prima che il gruppo di Albion potesse fermare il culto di Deskari. Tuttavia, rispetto a quello che sarebbe potuto accadere, era senz'altro una risoluzione meno drammmatica.

L'indomani, tuttavia, il dovere chiamava di nuovo - per l'esattezza, era il momento di fare rapporto al comandante Verdugo. Mentre Albion e i suoi compagni erano fuori dalla colonia in missione, il minotauro e la sua seconda in comando avevano svolto un meticoloso lavoro, organizzando pattuglie con turni ben ponderati, partecipando loro stessi a diverse perlustrazioni, e anche addestrando alcuni cittadini volonterosi e fisicamente abili in modo da formare una piccola milizia cittadina. I risultati erano stati innegabili, e Pasiega era stata in grado di difendersi da alcuni sporadici attacchi degli insetti giganti che popolavano le parti più interne dell'isola. Per il momento, la colonia era tranquilla... ma Verdugo e Torreblanca avevano il timore che se fossero stati attaccati da uno sciame più nutrito o da insetti giganti più grandi e potenti, sarebbe stato un problema serio.

Adesso, tuttavia, era il momento di ascoltare quello che i suoi subordinati avevano da dire. E di fronte ai rapporti di Albion e Pepa, Verdugo non potè che lodare il gruppo per i loro sforzi.

"E così, una volta eliminato il sacerdote di Deskari, siamo riusciti a liberare tutti i suoi prigionieri, tranne una che purtroppo era stata già sacrificata all'infame principe demoniaco prima che arrivassimo." stava dicendo il dragonide argentato.

"Abbiamo portato via dal tempio tutto quello che ritenevamo utile, e abbiamo ricondotto i prigionieri liberati qui a Pasiega, in modo che possano in seguito essere ricondotti alla loro colonia." continuò Pepa. "Questo... conclude il nostro rapporto sulla spedizione."

Verdugo annuì con approvazione. "Voi e i vostri compagni avete reso merito ai vostri compatrioti." affermò. "Avete condotto la vostra missione con serietà ed abnegazione, e siete riusciti a salvare delle vite innocenti, ed impedire ad un culto malvagio di minacciarne altre. Purtroppo, però, come vi sarete resi conto, questo culto rappresenta soltanto un sintomo. Questo Ordine dello Sciame resta una minaccia, resa ancora più pericolosa dal fatto che non sappiamo nulla di loro." 

"Capitan Verdugo, se posso dare la mia opinione... penso che al momento, non possiamo organizzare delle operazioni di ricognizione su lungo raggio. Rischieremmo di lasciare la nostra colonia indifesa." affermò la vice-comandante Torreblanca. "Credo che la cosa migliore da fare sia concentrarci sulla difesa. Preparare delle barricate o delle fortificazioni, in modo da essere preparati ad un attacco più massiccio da parte di questi insetti abnormi."

"Hm. Credo che sia la cosa più avveduta da fare, in questo momento." rispose il fiero minotauro dopo averci pensato su per un po'. "D'accordo. Paladino Albion, esploratrice Vallesteros. Credo che sarà richiesto anche il supporto vostro e dei vostri compagni per formare meglio la nostra milizia. Sono tutti giovani volonterosi ed audaci, ma l'entusiasmo non può esattamente competere con l'esperienza sul campo. Credo che avremo bisogno anche del vostro aiuto, se vogliamo fare sì che diventino una forza armata efficace."

Il dragonide argentato non ebbe esitazioni. "Come desidera, capitano Verdugo. Le mie responsabilità vanno come sempre verso il mio paese e la mia gente." affermò.

"Credo che anche gli altri saranno d'accordo." rispose Pepa, chinando il capo e provando tra sè un certo orgoglio per essere riuscita a procacciarsi le lodi del capitano Verdugo.

"Molto bene... per quanto riguarda voi, signori, credo che vi siate meritati una gratifica per la vostra condotta esemplare." affermò Verdugo. Con un lieve sorriso, fece cenno alla sua seconda in comando di andare a prendere qualcosa... e poco dopo, la donna tornò portando con sè un piccolo forziere, mentre altri soldati Estaniani la seguivano recando delle armi che erano chiaramente di ottima fattura.      

"Il regno di Estania ricompensa i vostri servigi." disse Orsola. "Oltre al giusto pagamento per il vostro lavoro, da dividere equamente tra i membri della spedizione, vi consegniamo anche alcuni armamenti e protezioni che sperabilmente renderanno più agevole il vostro lavoro. Avete dimostrato di avere la responsabilità necessaria per usare questi strumenti, e confido che potremo ancora contare sulla vostra competenza ed abnegazione."

Albion sgranò gli occhi meravigliato quando uno dei soldati gli consegnò un'alabarda, molto simile alla sua ma chiaramente meglio forgiata, e con un'aura magica che aleggiava attorno ad essa. Non era nemmeno necessario specificare che era stata costruita con la magia. "Ah... ehm... vi siamo estremamente riconoscenti, capitano Verdugo... vice-capitano Torreblanca... e sapremo dimostrarci degni della vostra fiducia quali che siano le difficoltà a cui andremo incontro."

"Sono convinta che anche gli altri apprezzeranno." rispose Pepa con un lieve sorriso, mentre riceveva una scimitarra dall'elsa argentata e dalla lama elegantemente incurvata.

Verdugo fece un'espressione fiera e annuì. "Ottimo. Grazie mille del vostro operato. Ora potete andare. Prendetevi pure un po' di tempo libero... ma tenetevi comunque pronti ad intervenire nel caso ci sia qualche emergenza."

"Vi siamo grati per la fiducia, comandante Verdugo." rispose Albion con un inchino. "Vi auguriamo buon proseguimento di giornata."

Il minotauro sorrise lievemente mentre osservava i suoi due fidati sottoposti che si allontanavano con la dignità di due perfetti soldati. Una volta che Albion e Pepa furono usciti dal suo ufficio, Verdugo diede il permesso anche ai suoi soldati di uscire.

"Sono troppo indiscreta se le chiedo cosa ne pensa lei di tutto questo?" chiese Orsola, avvicinandosi di due passi appena alla scrvania del suo superiore.

"Mentirei se dicessi che non sono preoccupato." rispose Verdugo dopo un po' di silenzio. "Ancora non sappiamo che cosa si celi nelle regioni più interne del Confine dell'Oceano, e temo che quello che abbiamo visto finora sia soltanto l'inizio. E il fatto che il paladino Albion abbia menzionato un tempio dedicato all'infame Deskari, e un culto che lo controllava..."

Orsola scosse la testa con un brivido di disgusto. La vice-comandante aveva combattuto la sua brava dose di battaglie, ed era sopravvissuta a pericoli che avrebbero fatto tremare uomini molto più grandi e robusti di lei, ma l'idea di culti dedicati ai principi demoniaci, agli arcidiavoli o ad altre mostruosità immonde di questo tipo la faceva ancora rabbrividire. Che razza di persona poteva scegliere deliberatamente il male, soprattutto un male che non aveva altro scopo che la distruzione come il Signore della Schiera di Locuste?

"Comunque, agiremo come voi avete suggerito, vice-comandante." continuò Verdugo. "Ho l'impressione che il nostro diretto coinvolgimento sarà inevitabile, giunti ad un certo punto. Fino ad allora... cercheremo di velocizzare quanto più possibile la costruzione di opere per la difesa di Pasiega. Non possiamo lasciare che i nostri timori ci impediscano di prendere in mano la situazione e gestirla il meglio possibile."

Orsola annuì e tirò un sospiro. "Sono d'accordo. Non saranno tempi facili, ma dobbiamo fare fronte comune a qualsiasi cosa possa minacciarci." rispose. "Il nostro paese e Sua Maestà si aspettano molto da questa spedizione."

 

oooooooooo

 

I giorni successivi videro un incremento di attività nella colonia. Un messaggio era stato inviato a Tarago per comunicare il destino dei loro concittadini. E tutti i coloni che erano in grado di farlo, senza distinzione di sesso, avevano cominciato ad addestrarsi per imparare ad usare armi e tattiche di difesa, nel caso ce ne fosse stato bisogno. Il clima che si respirava a Pasiega era di attesa e di tensione... ma non c'era mai l'impressione che i coloni avessero paura. Gli abitanti della nuova città la consideravano come una nuova sfida, una alla quale avrebbero fatto fronte come a qualsiasi altra.

Mentre il sole cominciava ad inabissarsi all'orizzonte, Damiàn guardò con attenzione le grandi palizzate di legno che venivano rinforzate ai confini della colonia. Albion e Draig si erano presto uniti ai lavori, e anche il resto del gruppo stava dando una mano, ciascuno secondo le loro capacità. Damian stesso aveva partecipato ai lavori, non fisicamente data la sua scarsa prestanza, ma certamente dando un'occhiata ai piani, individuando i punti deboli della palizzata e fornendo le sue conoscenze di ingegneria perchè il lavoro fosse quanto più solido ed affidabile possibile.

Adesso che era scesa la sera, il mezzelfo stava facendo una passeggiata per le vie di Pasiega. Muovere un po' le gambe lo aiutava ad organizzare i suoi pensieri e scaricare lo stress, in modo che il giorno dopo sarebbe stato più attento ed agile di pensiero. E ora che la giornata giungeva al termine, Pasiega era piombata in una calma rilassante, interrotta soltanto da qualche imprecazione proveniente da qualche stradina, o dalle risate e dalla musica proveniente dalla taverna vicino alla riva. Damiàn si incamminò verso il porto improvvisato al quale erano attraccate la Reina del Viento e la Orgullo del Marinero, e verso la spiaggia che sorgeva al suo fianco. Faceva uno strano effetto, adesso, vedere quelle due navi sulle quali lui e i suoi compagni erano arrivati nella colonia. Ancora oggi, malgrado si fosse già abituato alla sua nuova vita nella colonia, il mezzelfo provava una strana emozione al pensiero dell'avventura in cui si era letteralmente imbarcato - proprio lui a cui piaceva pensare di essere così logico e padrone di sè.

Il suono di risate e voci provenienti dalla spiaggia attirò la sua attenzione. Alcuni dei coloni, decisi a godersi il più possibile quei momenti di libertà, avevano deciso di andare in spiaggia per rilassarsi e sguazzare un po' tra le onde - stando sempre ben attenti a non spingersi troppo al largo, considerato quanto potenti fossero le onde dell'oceano. Alcuni bambini restavano con i piedi a mollo o giocavano nella sabbia, mentre gli adulti li osservavano perchè non si cacciassero nei guai, cantavano qualche canzone, o semplicemente si rilassavano, godendosi lo spettacolo del sole al tramonto e del cielo tinto di arancione.

Il mago mezzelfo tirò un sospiro e discese verso la spiaggia, guardandosi attorno ed osservando tutti gli esempi di umanità che la frequentavano. In quel momento, sembrava che le preoccupazioni del mondo diventassero così evanescenti, fino a sparire del tutto. Anche quelle persone, a modo loro, stavano combattendo... e la loro vista ricordò a Damiàn che era soprattutto verso quelle persone che andava il loro dovere.

"Non immaginavo di trovarvi qui, messer Damiàn." disse una fresca voce femminile che non tradiva molte emozioni. Sorpreso nel sentire quella voce, Damiàn volse le sue attenzioni alla persona che aveva parlato... e sgranò gli occhi in un misto di incredulità ed imbarazzo quando si rese conto che si trattava di Serena, e che stava indossando niente di più che un paio di strisce di stoffa, uno attorno al petto e uno attorno ai fianchi, mettendo in mostra un fisico sorprendentemente agile e robusto per la sua età. Non la turbava per niente il fatto di essere quasi nuda davanti ad un suo compagno di viaggio - o davanti a tutte quelle persone, che in effetti non sembravano in alcun modo disturbate.

"L-Lady Serena..." rispose Damiàn con calma, volgendo lo sguardo altrove. "Non mi aspettavo nemmeno io di trovarla qui. Anche se mi fa piacere constatare che lei si sta godendo questo posto."

Serena prese un bel respiro, godendosi il profumo della salsedine. "Sì. Trovo che questo ambiente sia... molto suggestivo." affermò con la sua solita calma serafica. "Speravo di vedere qualcosa di particolare, come una viverna o un sahuagin. Ma a quanto pare non hanno voglia di farsi vedere. Poco male. Sarà per un'altra volta."

Damiàn fece una breve risata nervosa - quella ragazza era così stravagante e distaccata che a volte gli sembrava che non si rendesse davvero conto del pericolo che avrebbero comportato certi incontri. Ma per certi versi, questo la rendeva un membro insostituibile della squadra.

"Com'è Pasiega? E' come ve la siete aspettata, Lady Serena?" chiese il mezzelfo dopo qualche secondo di silenzio.

Serena scavò nella sabbia con un piede nudo. "Mi piace. Davvero. Non sento la mancanza della mia villa, o di tutti quegli agi in cui vivevo." affermò. "Mi sembra... di aver cominciato a vivere davvero soltanto adesso. Anche se ci sono dei rischi, e a volte mi sento incerta su quello che potrebbe accadere in futuro... sono contenta di essere qui. Dico davvero. So che non sembro una ragazza molto emotiva, ma... vi assicuro che quello che dico corrisponde alla verità."

Damiàn non ne dubitava. Serena era un po' eccentrica, ma non aveva malizia e non aveva motivo di mentire. Certo, era piuttosto strano che una giovane proveniente da una famiglia così altolocata preferisse la dura vita del pioniere a quella agiata di una futura ereditiera. Ma Damiàn non era tipo da guardare a questi dettagli. Finchè Serena si trovava bene, non vedeva perchè interferire... e poi, se si era allontanata volontariamente dalla sua famiglia, ci doveva essere un buon motivo.

"E voi, messer Damiàn?" chiese Serena dopo aver passeggiato un po' in tondo. "Cosa vi ha spinto ad entrare a far parte di questa spedizione?"

Il mezzelfo guardò verso l'orizzonte, nella direzione da cui erano provenute le loro caravelle. Incredibile pensare che Rioruna, e con essa l'università in cui si era formato, fosse ora al di là di quell'immenso oceano. E per quanto riguarda cosa lo aveva spinto a tanto...

"La curiosità, immagino. Il desiderio di sapere cosa ci sia oltre il mare." rispose Damiàn dopo averci pensato su. "Ho sentito spesso parlare delle civiltà che hanno popolato il nostro mondo, Nexos, secoli fa. I faraoni di Nila. L'impero di Rema. Le lotte tra il regno dei draghi di Arkosia e i tiefling di Bael Turath. Le Streghe del Peccato. E ho sentito dire che anche qui, nelle isole del Confine dell'Oceano, c'è la possibilità di trovare dei reperti delle antiche civiltà che le popolavano. Almeno... stando a quanto ho sentito dire, una volta non erano disabitate. Sarebbe bello scoprire di più su chi viveva qui tanto tempo fa. Quel tempio di Deskari, dopotutto, non è venuto qui da solo."

"Comprendo." rispose tranquillamente Serena. "In tal caso, cercherò di darle una mano come posso. Ho il presentimento che faremo qualche scoperta davvero interessante. Qualcosa di cui potrà fregiarsi quando tornerà a Rioruna."

Damiàn sorrise leggermente e guardò verso le grandi montagne che dominavano l'isola di Abundancia. "Se a Boccob piacesse... sarebbe davvero un grande privilegio portare alla luce questi segreti." affermò, facendo il nome della divinità della magia.

 

oooooooooo

 

Hipolito fece qualche gesto in aria con la mano libera e creò una piccola sfera di luce, più che sufficiente a consentire al vivace halfling druido di proseguire il suo lavoro. Davanti a sè, erano ordinatamente disposti dei mucchietti di foglie, bacche, fiori e altra materia vegetale, al momento sotto il suo studio... assieme a qualche rimasuglio dei giganteschi insetti ed artropodi che lui e i suoi compagni avevano abbattuto nel corso della loro spedizione. Accantonata vicino a lui, si trovava una zampa di quegli scorpioni giganti di colore del tutto inusuale che avevano abbattuto nel tempio di Deskari. Tra tutte le cose assurde che aveva visto in quel covo di malvagità, quella lo aveva colpito in modo particolare, oltre all'apparizione di quel sacerdote insettoide.

"Questo colore... uno scorpione, o comunque un aracnide con questa colorazione non avrebbe nessuna possibilità di passare inosservato in natura. A meno che lo scopo non sia quello di farlo immediatamente riconoscere come una preda non appetibile... ma considerando che gli scorpioni sono cacciatori, la cosa non avrebbe senso." disse tra sè, ricordando tra sè gli insegnamenti dei druidi del suo circolo - in particolare, di quando gli avevano insegnato di certe rane o farfalle velenose che sfoggiavano colori vivaci, avvertendo del fatto che cercare di cibarsi di loro sarebbe stato un errore fatale.

"No, no... senza ombra di dubbio, si tratta di un mutamento indotto artificialmente. Forse utilizzando delle tecniche di mutacarne, o iniettando quelle creature di icore abissale... in ogni caso, una perversione del ciclo della natura." continuò l'halfling con disgusto. "Un po' come quei mostruosi millepiedi evocati da quel sacerdote demoniaco. Non riesco ad immaginare i loro scopi, ma sicuramente non sono nulla di edificante."

Con un sospiro, Hipolito appoggiò la sua penna vicino al suo libro di appunti e si distese sul suo giaciglio di paglia, posto appena sotto una finestra che consentiva una spettacolare visuale del cielo notturno. Il piccolo druido aveva scelto una vita modesta, e quell'abitazione piccola e spoglia di tutto ciò che non fosse indispensabile era per lui una sistemazione più che sufficiente. Tra l'altro, gli permetteva di stare da solo quando ne aveva il desiderio, e di avere tutto il tempo di meditare, riflettere e comunicare con gli spiriti della natura. Non era un concetto facile da capire per chi non facesse parte di un cerchio druidico... ma era una parte importante del suo compito di difensore del mondo naturale.

Il piccolo halfling, non sentendosi per nulla assonnato, decise che in quel momento fare un po' di meditazione avrebbe potuto aiutarlo a rilassarsi. Con tutta calma, Hipolito si mise seduto sul suo giaciglio ed incrociò le gambe, poi mise le mani sulle ginocchia, chiuse gli occhi e cominciò a respirare profondamente, ispirando con il naso e buttando fuori l'aria dalla bocca.

"Quando hai dei dubbi... ricorda che tutto parte dal respiro." sussurrò, ripetendo gli insegnamenti dei suoi mentori. "Niente respiro, niente vita."

Hipolito prese di nuovo fiato, poi buttò fuori l'aria in un soffio prolungato, tenendo gli occhi chiusi e cercando di concentrarsi sulla natura selvaggia che circondava la colonia. Anche dalla sua dimora, i suoi sensi soprannaturali riuscivano a percepire chiaramente quello che i druidi come lui definivano "la voce del pianeta". E in quel momento, Hipolito riusciva a percepire una strana sensazione. Non gli sembrava che la natura stesse davvero soffrendo. Tuttavia, percepiva un malessere di sottofondo. Un disagio, come se gli spiriti della natura volessero dirgli che stava per accadere qualcosa di brutto. Purtroppo, con le sue attuali capacità, Hipolito non era in grado di sapere di più. Cercò di concentrarsi di più, ma ottenne l'effetto opposto, e non riuscì a mantenere la sua meditazione, destandosi di colpo e mettendosi seduto sul suo pagliericcio.

"Ah... cavolo... ancora non ci sono... non ho imparato a mantenere lo stato di trance..." sospirò, per poi tergersi il sudore dalla fronte con il dorso di una mano. "Niente da fare, per adesso... senza sapere di più di cosa stia succedendo qui, non posso dire più di quanto non sappiano già i miei compagni e la gente di Pasiega. Si stanno già preparando il meglio possibile per eventuali problemi, e non aiuterei con il pessimismo. Credo che la cosa migliore da fare, per il momento, sia di fare la mia parte al meglio e sostenere i miei concittadini quanto più possibile."

Soffocò uno sbadiglio e si distese sul pagliericcio, tirandosi dietro una coperta leggera un po' consunta. Poi, cercando di scacciare i pensieri almeno per quella notte, l'halfling druido chiuse gli occhi e si risolse di dormire qualche ora, in modo da essere fresco per la giornata di lavoro che lo attendeva l'indomani...

 

oooooooooo

 

"E questo conclude il mio rapporto." disse la minuta figurina insettoide, inchinata umilmente davanti ad un essere insettoide più grande, assiso su un seggio di legno intagliato con delle complesse geometrie. Accanto a lui, era appoggiato il martello in miniatura che aveva cercato di usare per sabotare la bottega del fabbro a Pasiega, una missione che non aveva avuto il successo sperato. "Ho avuto modo di vedere che gli esploratori degli invasori sono riusciti ad abbattere Isrizzed. Il culto di Deskari ha fallito su tutta la linea."

"Capisco..." disse una voce nasale proveniente dall'insettoide più grande. "E sanno qualcosa sull'Ordine dello Sciame o sugli altri nostri... collaboratori?"

L'insettoide più piccolo scosse la testa. "Non credo sappiano molto, potente Kadox." affermò. "Potrebbero sapere dell'Ordine dello Sciame, ma non credo proprio abbiano idea della connessione tra loro e noi."

L'insettoide più grande di nome Kadox annuì pensieroso. "In ogni caso, si sono rivelati più abili del previsto. Poco male, Isrizzed e i suoi miseri gnefri sono sempre stati sacrificabili. Ma questo vuol dire che dobbiamo muovere più forze di quanto ritenessi necessario. Dobbiamo spezzarli prima che possano diventare una minaccia seria."

Si alzò dal suo seggio e si incamminò verso un'arcata scolpita nella roccia, sotto la fioca illuminazione di alcune luci magiche poste sulle pareti. "Chiederò permesso di iniziare subito l'attacco. Credo che si convinceranno quando presenterò le mie ragioni." affermò, per poi volgersi di nuovo verso il messaggero. Il suo volto da vespa non era atto ad esprimere emozioni, ma l'insettoide più piccolo potè giurare di aver visto una gioia maligna scintillare negli occhi compositi di Kadox.

"E tu, fedele messaggero, avverti i nostri guerrieri." affermò. "La nostra guerra contro l'umanità è appena iniziata, e quello che ci è stato sottratto tornerà nostro!"                            

  

oooooooooo

 

CONTINUA...

 

 

  
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