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Autore: Circe    11/09/2009    3 recensioni
Come nasce una strega oscura? Ultimo anno di scuola. Desideri di poteri misteriosi e affascinanti, riti magici e tempeste amorose... visti dalle pagine del grimorio di Bellatrix. La futura più fedele Mangiamorte.
Genere: Dark, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Serpeverde | Coppie: Rodolphus/Bellatrix
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'Eclissi di sole: l'ascesa delle tenebre'
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Mancavo solo io: dovevo procurarmi la divisa, i libri, i quaderni e l’ occorrente per i nuovi corsi a scuola. Quando però tutta la mia famiglia si è recata a Diagon Alley per le compere di inizio anno, ho trovato una scusa per non andare con loro. Volevo girare per Diagon Alley da sola.

Volevo avere libertà perchè ormai sono adulta. E ho idee precise su come iniziare l'anno scolastico. Per esempio, la divisa, deve essere diversa dalle altre.

La volevo nera, non grigia e scialba come quella di tutte le altre ragazze, e la volevo con la gonna leggermente più stretta, pericolosa, come lo sono io. Anche la divisa è uno status a scuola, soprattutto fra noi ragazze.

Sotto la divisa altra cosa importante è la biancheria: deve essere ardita e provocante, non importa se in realtà non sono mai andata a letto con nessuno, deve essere così, altrimenti non vali nulla.

Mancavo solo io, dicevo, per le spese di inizio anno e ho avuto la fortuna andare con Evan, mio cugino. Anche lui era in ritardo con le compere e anche lui voleva andare solo, per questo ci siamo accordati facilmente. Voleva mostrarmi e usare la sua nuova scopa, non so quale particolarità abbia rispetto alle altre, ma mi ha detto che va molto più veloce.

Passeggiando insieme, mentre ci procuravamo tutto per la scuola, notavo che Evan mi guardava incessantemente il seno.

Avevo indossato una maglia nera, scollata, col reggiseno che metteva in risalto tutto, per sembrare un po’ più adulta. Per questo si vedeva molto. Pensavo che di lì a poco mi avrebbe fatto un complimento piuttosto spinto, o un‘allusione provocatoria. Invece, ad un certo punto, ha fatto un sospiro, ha guardato altrove e mi ha allungato un pacchetto di sigarette.

L’anno scorso, a scuola, avevo iniziato a fumare, ogni tanto, ma sempre dal pacchetto di Lestrange. Ogni volta lo facevamo insieme, di nascosto: prima di iniziare le lezioni, o al loro termine, durante il pomeriggio nel parco, e anche quando scappavamo fuori al buio, solo per vedere la notte. Poi d’estate, sola a casa, avevo perso l’abitudine a fumare e non ci pensavo ormai più.

Ora Evan mi porgeva questo pacchetto e mi faceva ripensare a tutti quei momenti.

“Oggi ho visto Rodolphus prima di venire da te. Quando ha saputo la mia destinazione si è innervosito, ha aperto il pacchetto per fumarne una, e poi mi ha detto che il resto lo dovevo portare a te. Dice di non dimenticarti certe cattive abitudini, quando sei sola”.

Ho sorriso, di colpo mi sono venuti in mente tutti i ricordi di lui, non solo quelli delle sigarette.

”Che stupido,” ho risposto afferrando il mio primo pacchetto di sigarette “non sa inventarsi altro di meglio per farsi notare?”.

“Ma dai che lui ti piace! Lui cerca di farsi notare e a te non è indifferente.”

“Come ti vengono certe idee? È solo uno sciocco ragazzo.”

“Forse sei ancora troppo ingenua e troppo bambina per capire certe cose. Ti spaventa l’amore.”

Non riuscii a replicare, avrei potuto controbattere la qualsiasi cosa, invece mi sentivo punta sul vivo. Non ho più detto una parola per lungo tempo.

Abbiamo impiegato un po’ prima di riprendere le nostre battute scherzose, ma alla fine il piccolo incidente era dimenticato. Sul far della sera, poco prima di rientrare, mio cugino è scomparso per qualche istante, per ritornare poi con un pacchettino.

”Scusami, cugina, sono stato indelicato.” Ha detto, allungandomi il regalo.

Ho aperto e ho trovato uno smalto viola intenso. Un bel colore che mi piaceva, gli ho sorriso.

“Per me ti sta molto bene questo colore viola, un po’ ti si addice."

"In che senso mi si addice?" ho damandato guardandolo curiosa.

"Il viola è un colore che sembra scavare nei meandri dell’anima e della mente, sa un po’ di inquietante, come te.” mi ha risposto subito.

Ero stupita della sua analisi, sorpresa di come mi capisca così bene, di come mi guardi e studi attentamente.

Poi ho chiesto: “Sai vero cosa si dice delle ragazze che portano lo smalto viola?”

E lui: ”No, cosa si dice?”

Ho risposto: “Che sono pronte a fare tutto. A letto e fuori dal letto.”

Siamo scoppiati in una risata fragorosa entrambi, e sempre ridendo e scherzando si è avvicinato mettendomi le mani ovunque.

Non è stato nulla di che, ma mentre lo faceva io pensavo a Rodolphus.

Anche quella stessa notte l’ho pensato: ho aspettato che tutti in casa dormissero, comprese le mie sorelle, quando tutto finalmente taceva, quando regnavano silenzio e solitudine, sono andata sulla terrazza buia, vicino alle lanterne notturne e, in quell’ atmosfera macabra e oscura, ho acceso la sigaretta, quella regalatami da lui e affacciandomi sal grande parco già pieno di nebbia, ho pensato a lui, a cosa stesse facendo, a chi stesse pensando lui in quel momento.

Per la prima volta ho sperato che anche lui, nel buio del suo castello, dove sta quasi sempre da solo, fumasse una sigaretta e pensasse a me.

Bella

   
 
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