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Autore: EleAB98    03/01/2023    4 recensioni
Amanda Benassi è appena diventata una scrittrice affermata.
Non è mai stata una ragazza particolarmente estroversa, tantomeno appariscente. Tutto d'un tratto, si ritroverà catapultata in una realtà completamente diversa da quella di un tempo, diventando oggetto delle più svariate attenzioni maschili.
Ma sarà un uomo in particolare a catturare tutta (o quasi) l'attenzione della giovane, stravolgendo a poco a poco la sua esistenza.
Emozioni contrastanti faranno da sfondo a quella vita che, pur avendo sempre sognato, si rivelerà più impegnativa del previsto, mentre le ombre di un passato mai dimenticato la travolgeranno a viva forza, spingendola ad affrontare una verità del tutto sconvolgente.
Amanda sceglierà, prima o poi, di cedere alla forza dei propri sentimenti? Chi farà mai breccia nel suo cuore?
*Opera Registrata su Patamù*
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO II



Furono letteralmente travolti da una cascata di pioggia. Il tassista li aveva lasciati proprio di fronte a La Feltrinelli, sgommando poi a tutta velocità per le viuzze della città incurante del fatto che una bizzarra coppia di fidanzati – ubriachi e piuttosto malconci, a giudicare dal loro sguardo allucinato e dai vestiti semi-strappati che a malapena li ricoprivano – gli avesse fatto cenno di fermarsi.
Alessandro e Amanda non fecero nemmeno in tempo a raggiungere l'entrata della libreria, che un'abbondante sferzata d'acqua li colpì in pieno. L'agente richiuse l'ombrello e imprecò sottovoce.

«Okay, stare sotto lo stesso ombrello non è stata l'esperienza più esaltante della nostra vita», se ne uscì Amanda, trattenendo a stento uno sbuffo.

«Decisamente no. Il meglio deve ancora venire.» L'agente tornò a sorridere di colpo. «Allora, sei pronta?»

Amanda si scrollò il basco dal capo, rivelando una corposa massa di capelli scuri. Si avvicinò alla vetrina della libreria fino a spiaccicarvi il naso e la fronte. Proprio in quel momento, incrociò lo sguardo affilato di un dipendente che accennò loro di entrare. Amanda provò un certo disagio. Quell'individuo sorrideva troppo e sembrava parecchio su di giri, senza contare che il viso gli si era illuminato all'istante, non appena l'aveva vista. 

Bazzecole! si disse, scostando lo sguardo da lui.

Si voltò verso Alessandro e, nel frattempo, fece un respiro profondo. «Sono pronta», graffiò sicura, mentre il sorriso dell'agente si faceva sempre più entusiastico.

Amanda spinse la porta in avanti ed entrò. Come sempre, non poté non rimanere affascinata dalla pila di scaffali che si ergeva maestosa dinanzi ai suoi occhi sbigottiti. Se avesse potuto scegliere il suo paradiso sulla terra, quel paradiso sarebbe stato, senza ombra di dubbio, una qualsiasi libreria. I suoi occhi vagarono senza sosta su quell'immensa distesa di saggi, classici della letteratura, narrativa contemporanea e libri per bambini, perdendosi nel proprio mondo fatto di sogni diventati, finalmente, pura realtà.

«Ma buonasera!»

Una voce squillante la fece immediatamente scattare sul posto. Due profondi occhi color nocciola la scrutarono dall'alto in basso, la bocca sottile piegata all'insù, in una smorfia che sembrava quella di un cecchino pronto ad arraffare il suo bottino a piene mani. Senza pudore alcuno, l'uomo in questione si soffermò per qualche secondo di troppo a guardare la lieve scollatura che si intravedeva dal cappotto in piuma d'oca di Amanda, mentre le stringeva la mano congratulandosi con lei per il suo nuovo romanzo.

Ah, quanto sono stata scema! si rimproverò la ragazza, avrei dovuto chiudere il giubbotto fin sopra al collo! Con questo freddo, poi!

Amanda gli rivolse un sorriso forzato. Trovava quel tale profondamente sgradevole, oltre che privo di qualsiasi forma di fascino o cortesia. Lo sentiva un viscido. Lo scrutò a fondo con aria di sfida. Non avrebbe dovuto provare imbarazzo per un simile individuo. Semmai sarebbe stato lui a doversi vergognare!

Fronte ampia, capelli biondi scompigliati, media statura. Aria sfacciata. Sulla trentina. Il classico tipo che crede di poter avere uno stuolo di donne ai suoi piedi semplicemente schioccando le dita. 

Montato! pensò disgustata, mentre cercava di rivolgergli un sorriso più falso del Rolex che aveva al polso.

«Buonasera a lei, e grazie di cuore per la gentile ospitalità!» gli disse, incrociando istintivamente le braccia dopo avergli stretto la mano.

L'uomo fece lo stesso con Alessandro, che però si limitò a un semplice cenno del capo ricambiando, palesemente controvoglia, il suo gesto di benvenuto.

«Hai bisogno di cambiarti?» sussurrò poi ad Amanda, non appena l'altro uomo si fu allontanato abbastanza per sistemare alcune scartoffie prima che iniziasse la presentazione. Sullo sfondo Both Sides Of The Story, una delle canzoni preferite di Amanda.

Lei scrollò le spalle. In un'altra circostanza si sarebbe messa a canticchiare con viva spensieratezza il brano del suo Phil Collins, ma in quel momento... Sospirò, cercando di nascondere il proprio fastidio agli occhi di Alessandro. Si sentiva lo sguardo di quel tipaccio addosso e il disagio che provava non accennava a scomparire. «Non avevo previsto un temporale come questo. Penso proprio che dovrò arrangiarmi, non ho nessun cambio di vestiti con me», replicò sottovoce.

«Scusami, immaginavo, non so...» Si bloccò di colpo. 

«Che cosa?»

Alessandro accennò un sorriso imbarazzato. «Non so, voi donne siete sempre così tremendamente organizzate che alle volte mi stupisco di quante cose teniate dentro a una borsa! E visto che la tua—»

«È esageratamente grande, credevi che, tra la moltitudine di ciarpame che ci ho messo dentro, ci fossero anche un bel paio di pantaloni griffati e magari anche una felpa glitterata di ricambio», completò Amanda, lasciandosi scappare un genuino sorriso. «Ma con chi caspita sei uscito, si può sapere?»

L'uomo rise alla battuta. «Meglio sorvolare su questo punto», le rispose, vago, senza smettere di guardare di sottecchi quella borsa dagli strani – e colorati – motivi rettangolari.

«Comunque non hai tutti i torti. Qui dentro ho un po' di cose che non volevo sistemare nella valigia», gli disse, indicando la borsa incriminata. «E tra queste cose, be'... ci sono un paio di thriller di Charlotte Link²».

«Vedo che non ti è passata», commentò lui con un mezzo sorriso. «Quando ti darai ai thriller storici, si può sapere? Che so... Dan BrownGlenn Cooper... ti dicono niente?»

«Ma guarda che ha scritto anche quelli!» replicò Amanda, fintamente indispettita.

«Nah, i veri thriller storici sono altri! Senza offesa per la tua bella», la schernì lui, facendole l'occhiolino. Si guardò per un momento. Era bagnato fradicio. «Cavolo, sono un disastro.» 

«Siamo un disastro», commentò Amanda, cercando di prenderla sul ridere. «Spero soltanto che la gente non faccia troppo caso a come sono conciata.» 

«I tuoi cari fans non potranno che ammirarti», rispose Alessandro, rassettandosi la giacca alla bell'e meglio. «Mi raccomando, fatti valere.» 

«Ci proverò.» Amanda ripose il basco nella borsa e, toltasi di dosso il pesante cappotto, s'incamminò verso il tipo che poco prima l'aveva importunata con lo sguardo. Non che le facesse piacere parlare con lui, ma non poteva fare altrimenti. Sperava soltanto che le cose non fossero andate troppo per le lunghe. 

«Vado io a parlarci», intervenne invece Alessandro, bloccandola delicatamente per un braccio. «Comincia pure a sistemarti, che alle questioni burocratiche ci penso io.»

Amanda gli regalò un'occhiata colma di gratitudine. «Grazie», disse soltanto, quindi lasciò che Alessandro se la sbrigasse da solo con quel dongiovanni da due soldi. Si guardò intorno ancora una volta: non avrebbe mai smesso di contemplare quell'enorme e variopinta distesa di libri che la circondava. Quando s'imbatté nello scaffale dedicato al suo nuovo romanzo, ebbe un tuffo al cuore. Il sogno coltivato sin dall'infanzia si era avverato da ormai qualche anno, eppure questa volta non riusciva a contenere l'entusiasmo. Forse perché, da quel momento in poi, scrivere sarebbe stata tutta la sua vita. Avrebbe finalmente potuto definirla – in barba a chi le diceva che il suo era uno di quei desideri destinati a rimanere tali – la sua attività principale, quella di cui non avrebbe fatto mai più a meno. Le sfuggì un sorriso emozionato. Con quali parole avrebbe accolto la numerosa platea che l'aspettava? Aveva abbozzato un discorsetto qualche giorno prima dell'evento per non farsi cogliere troppo impreparata, ma era quasi sicura che l'emozione avrebbe stravolto tutti i suoi piani. Pur avendo affrontato tanti esami all'università, non poteva certo definirsi un'esperta nel parlare in pubblico. Con tutta quella gente, poi! 

Be', perlomeno non mi ha assaltato ancora nessuno con la storia degli autografi, questa volta il maltempo ha giocato a mio favore. 

O semplicemente ti sei fatta troppe aspettative! si redarguì poco dopo, scuotendo sommessamente la testa senza smettere, però, di sorridere. 

Come sarebbe stato lavorare a tempo pieno con la scrittura? Ancora non riusciva a figurarsi immersa in una simile, fortunata prospettiva. In moltissimi le avevano suggerito di provare la strada del giornalismo, ma Amanda aveva capito molto presto che scrivere su commissione non faceva per lei. Certo, le sarebbe tanto piaciuto redigere articoli di musica inerenti alle sue band preferite, ma non poteva certamente sperare di campare scrivendo recensioni occasionali su riviste specialistiche come Prog Italia³. E con quale curriculum, poi? Molto spesso, chi vi scriveva poteva vantare un'ampia conoscenza di stili, generi musicali e, soprattutto, degli strumenti in senso stretto. Chi vi scriveva era in effetti un musicista. E per quanto Amanda adorasse il pianoforte, non aveva mai frequentato una scuola apposita per impararne il funzionamento a livello tecnico. Questa sua passione, come diceva spesso, si era sviluppata un po' "troppo tardi" perché potesse considerarsi – o diventare – un'esperta in materia. A ogni modo, era comunque certa che, presto o tardi, avrebbe soddisfatto anche il capriccio di imparare a giocare un po' con il meraviglioso pianoforte che suo zio materno le aveva regalato per la sua laurea.

Un vociare improvviso la fece voltare di scatto. La platea tanto attesa si stava rivelando, a poco a poco, ai suoi occhi ancora increduli e sognanti. Un discreto numero di giornalisti – quelle persone col taccuino semi-inzuppato tra le mani non potevano che essere loro! – e tanti altri spettatori di ogni foggia, tra cui anziani, adolescenti e qualche bambino accompagnato dai genitori, provvidero a prendere posto sull'ordinata fila di sedie che era stata approntata dall'organizzatore in vista dell'evento. Se Amanda avesse dato retta all'istinto, sarebbe scappata in bagno come un coniglio per cercare di placare il battito costante del suo cuore, che correva come un cavallo impazzito. Peccato che non sapeva dove fosse – e peccato che il pubblico l'avesse riconosciuta seduta stante, dispensandole sorrisi talmente adoranti che quasi quasi non le aveva mai regalato neppure Daniele, il suo ex ragazzo. Per quanto desiderasse che il suo corpo non tradisse la tensione, non poté fare a meno di notare che le sue gambe stavano tremando un po' troppo per i suoi gusti. 

Mi sa tanto che qui è peggio di un esame! si disse, mentre cercava di sorridere naturalmente a quelle persone che, a quanto pareva, amavano alla follia tutti i suoi libri.

Okay, com'è che diceva la mia professoressa di Arte? "Quando siete davanti a una grande platea, cercate di immaginarla in mutande. Vi assicuro che cominciare a parlare sarà molto più facile!"

Ad Amanda scappò una risatina sommessa. Troppo forte, quella donna! Okay, concentrati, Amanda. Ci siamo quasi. 

Fece un respiro profondo e si posizionò dietro la scrivania sulla quale, ne era certa, non si sarebbe seduta nemmeno per un secondo, se non a seguito della sua presentazione. Il vociare della platea si faceva sempre più concitato, mentre i giornalisti cominciavano a scattare foto a destra e a manca al nuovo fenomeno editoriale. Amanda cercò Alessandro con lo sguardo, e subito lo trovò. Un sorriso caldo ma discreto, confortante e altrettanto emozionato, le ispirò immediata fiducia. Con un leggero cenno del capo, chiuse la conversazione con il tipo che li aveva accolti e le si avvicinò. Manifestando un'invidiabile disinvoltura – ah, quanto avrebbe voluto essere lui in quel preciso momento! – richiamò l'attenzione degli astanti e cominciò a parlare: «Buonasera a tutti, appassionati lettori – e, perché no, anche scrittori! –, grazie davvero per essere qui. Immagino conosciate bene la signorina che è qui accanto a me, pertanto... andrei subito dritto al punto e lascerei la parola proprio a lei. Quest'oretta e mezzo sarà dedicata alla presentazione del suo ultimo libro – Le Pazze Indagini Di Beltrand – di cui ci parlerà più o meno nel dettaglio. Per eventuali copie autografate, vi assicuro che al termine dell'evento ci sarà spazio anche per questo, perciò non preoccupatevi. Detto questo... buon ascolto!»

Alessandro si voltò verso Amanda e, fattole di sfuggita l'occhiolino, si allontanò per poi piazzarsi in un angolino della sala. La ragazza prese il microfono e cominciò a parlare, senza manifestare troppo coraggio nello scandagliare nel dettaglio la curiosa platea, che l'accolse con un bell'applauso di incoraggiamento. Da una parte temeva di scorgere ancora quegli occhi insolenti da cui poco prima si era sentita violata, mentre dall'altra temeva che il suo amato pubblico si sarebbe annoiato a morte. Quando voleva riusciva pure a intrattenere un discreto numero di persone – anziani o, in generale, persone molto più grandi di lei, con le quali aveva un feeling particolare –, ma in quel campo minato che comprendeva, invece, persone di qualsiasi fascia d'età, si sentiva assai più esposta a un eventuale giudizio che, magari, le sarebbe apparso meno lusinghiero di quanto potesse aspettarsi. Anche se col tempo aveva imparato a fregarsene delle opinioni altrui, ammetteva che nel campo della scrittura non riusciva del tutto ad assumere un tale atteggiamento. D'altronde, il gradimento del pubblico per un romanzo permetteva all'autore di farsi strada nel campo editoriale e, in taluni casi, persino spalancargli la strada per il successo.

Amanda continuò a parlare al suo pubblico incrociando, di tanto in tanto, lo sguardo di Alessandro: la sua espressione non era mutata. Il solito, impercettibile sorriso faceva capolino sulle sue labbra e permetteva ad Amanda di proseguire quel discorso che, se lo sentiva, si sarebbe fatto più appassionante a ogni minuto che passava; tant'è che, non appena presa dimestichezza con tutto quel marasma, come da lei segretamente definito, iniziò a soffermarsi su ogni singolo sguardo cercando di farsi un'idea sul come se la stesse cavando. Quell'implicita domanda passò però in secondo piano non appena Amanda constatò che la platea contava un numero spropositato di uomini, che di certo non la stavano guardando manifestando ingenua curiosità – o almeno, non tutti –, bensì con quei tipici occhietti che lei avrebbe giudicato, in prima battuta, non tanto dissimili a quelli di un... predatore. Per un momento si chiese se la sua non fosse frutto di una suggestione momentanea. Era davvero così strano che il suo affezionato pubblico fosse composto prevalentemente da membri di sesso maschile? In fin dei conti i suoi gialli tragicomici – come lei stessa li definiva – erano stati tutti scritti dalla parte di Beltrand, lo squattrinato ma geniale detective protagonista di episodi tanto agghiaccianti quanto esilaranti. E poi... era proprio necessario dare credito a tutti quei sondaggi che dipingevano il pubblico femminile come il principale fruitore di romanzi? Amanda si morse la lingua. Non era proprio il momento di pensare alle statistiche!

Quegli sguardi, però... Tornò a fissare, con misurata discrezione, un paio di ragazzi, che non sembravano disposti a staccarle gli occhi di dosso. Uno di loro, tra l'altro, aveva stampato in faccia un sorriso vagamente impertinente e, a tratti, anche piuttosto irritante. 

Non sarà parente di quello di prima? si domandò, cercando di buttarla sull'ironia. 

Non era sua abitudine sentirsi così al centro dell'attenzione, ma d'altronde... da quel momento in poi il fiume della popolarità l'avrebbe travolta a viva forza o, perlomeno, sarebbe stato così per tutta la durata del suo tour promozionale. Poteva forse tirarsi indietro? 

Scostò lo sguardo da quel giovane biondino e si soffermò, per puro caso, su un altro uomo che la scrutava, invece, con un cipiglio piuttosto severo ma non meno interessato. Aveva tutta l'aria del tipico docente misterioso, riservato e pragmatico a cui a tutti, almeno una volta nella vita, è capitato di imbattersi. Capelli neri spruzzati di grigio, bocca sottile. Completamente sbarbato.

Amanda guardò altrove. Aveva "conosciuto" un simile individuo proprio all'università. Un uomo all'apparenza molto schivo, di poche parole ma non meno disponibile che però, durante le lezioni, ostentava un carattere piuttosto diverso da quello che lei stessa gli aveva associato. Quell'uomo, tra l'altro, le aveva fatto da relatore di tesi, e di lui Amanda conservava, tutto sommato, un buon ricordo. Ciononostante, lo sguardo di quel tale le suscitò una strana sensazione; una sensazione che, almeno sulle prime, non riuscì a spiegarsi. Decisa a non indagare oltre, scrutò con interesse gli altri membri della sala, scoprendosi più curiosa che mai. Ogni individuo aveva una sua storia alle spalle, una propria identità. Un motivo forte che li aveva spinti a essere lì in quel giorno così importante per lei. Doveva essergliene immensamente grata. Quasi senza accorgersene, arrivò al termine della presentazione del libro e si beccò, seduta stante, un applauso entusiasta da parte dell'intera platea.

Amanda sorrise. Finalmente poteva tirare un (bel) sospiro di sollievo! 

Si lasciò cadere sulla sedia e attese il momento del firmacopie. In fondo alla sala, un entusiastico Alessandro cercava di calmare la corposa platea di giornalisti che, da un momento all'altro, avrebbero assalito la sua protetta con mille (e più) domande. La ragazza prese in mano la penna e fece segno, a chiunque volesse una copia autografata del suo libro, di avvicinarsi. Sperava tanto che quel paio di individui visti poco prima non si facessero vivi ma le sue stesse speranze, come aveva immaginato, vennero prontamente deluse. Mentre stava autografando la copia del libro appartenente al "biondo ragazzo dagli occhi blu", un impudente "ti va di uscire con me?" riecheggiò nella sala, mettendola in pesante imbarazzo. Qualcuno ridacchiò, qualcun altro strabuzzò gli occhi al pari di Amanda – che a quell'uscita si era bloccata di colpo – mentre Alessandro... si era voltato immediatamente verso quel brusio tutt'altro che indistinto. 

Amanda, sin troppo educata e discreta da rispondere a tono a un individuo che comunque non conosceva per nulla, fece finta di niente e, con estrema serietà, porse il libro autografato al ragazzo in questione senza degnarlo neppure di ulteriori occhiate. Fortunatamente, il biondo capì l'antifona e sparì seduta stante, lo sguardo basso, la coda tra le gambe. 

La ragazza tornò a sorridere. Non voleva – né poteva – farsi rovinare la giornata da simili sfacciati. Rialzò lo sguardo e riprese a dispensare sorrisi a destra e a manca, mentre accoglieva con gioia, infinita soddisfazione e timidezza insieme tutti i complimenti che i lettori – i suoi lettori! – le dispensavano.

Dopo un'ora abbondante, un'Amanda a dir poco esausta si apprestò ad apporre le ultime firme della giornata. Proprio in quel momento, lo sconosciuto che poco prima l'aveva scrutata in quel modo così penetrante durante tutta la durata della presentazione le comparve davanti, il romanzo tra le mani, uno sguardo indecifrabile impresso su quel volto dai lineamenti squadrati – ma delicati al tempo stesso. Il cuore di Amanda prese a battere fortissimo. Improvvisamente, si sentì le mani così sudate da pensare che le sarebbe scivolata via la penna, se soltanto avesse provato ad apporre quella benedetta firma. Si fece coraggio e, accennando un flebile sorriso, fece per prendere il libro che l'uomo teneva debolmente nella mano destra. Ma forse non poi così debolmente come Amanda credeva, dato che lui, tutto d'un colpo, rafforzò la presa e mormorò un mi scusi che le procurò un istantaneo brivido lungo la spina dorsale.

«Mi scusi, io ho... ho dimenticato una cosa importante in macchina, me ne sono ricordato giusto adesso... Potrebbe aspettarmi un momento?» 

«Si figuri», mormorò Amanda con aria confusa. «Comunque non ci vorrà molto, posso firmarl—»

«Mi scusi davvero», insisté lui, «ma la cosa è piuttosto urgente. Un minuto e sono subito da lei.» Si voltò immediatamente e uscì, a grandi falcate, dalla libreria.

Passò il fatidico minuto, quindi ne trascorsero altri cinque. Amanda, almeno per quel giorno, non l'avrebbe più visto.



[2] Charlotte Link è una delle più celebri scrittrici tedesche della narrativa contemporanea. È nata a Francoforte nel 1963.

[3] Prog Italia: rivista bimestrale dedicata alla musica del passato, in particolare al rock progressivo italiano e straniero. Il suo fondatore è Guido Bellachioma.
   
 
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